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ALLA VI R T VOSIS*
SIM A SIGNORA,' L A
SIGNORA LODOVICA_
SO L F A N E L L A. - ' f--
LLI giornipa(Ta
ti uennea uifitar-
mi (per fua grada)
il fignor Pietro A n
tonio Solfanello,
padre di V.S.& do
po molti ragiona,
menti hauuti inlìe
me > uenislìmo in
un particolare, &
quefto fu che fua Signoria diflc» che doppo
infinite uertù che quella posfiedc,che quel,
la molta fi dilettaua di legger libri, fi di hi.
ftorie.comedi Romanzi, & altre forte let-
tioni^4o tal ragionamento non me l’ho pun
to fcordato,anzi Tempre ftauo attéto, afpet
tandodccafione di fcoprire in parte la*
mor ch’io tengo uerfo V. S. & il fignor uo-
ftropadre, qual neramente perlefuerare
qualità,# amore uol naturanio me li fon tao
A a
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to affettfonato.che piu nó fon niio.chefuo,
chedTcn^omi porta urgentisfima occafio
ne di manifeftar al mondo il grande amor
ch’io porto al Signor uoftro pad rc> Se a uoi,
inficine col fignor conforte di V. S. che ha.
uendo noi dato alle (lampe la bella.&dilet—
teuolc Hiftoria del ualorofisfimo & inuit-
tisfimo Cauallier Tirante il Bianco,doue fi
nede ampiamente quanto in un Caualliere
polla il valore.la cortefia & la beltà nelle dó
lelle.lafplendidezza, & magnanimità ne i
Re,& Imperatori, fra me medefìmo ho giu
dicato fra molti mici amici, & patroni fin-
gu!ari,che mi erouohauere.chea V.S.piu
che ad alcun’altro un tal dono fi conuenga,
fi per le rare doti che uoftrafignoriaposlie
de, fi anche per che leggendo una tal Hifto¬
ria che altro non tratta, che ualore,& corte
fia, quella uenirà a folleuarfi da diuerli d i-
fturbi,&fuggendol’otio , uenirà pattando
il tempo in gaudio, & allegrezza grande.
Fra tantoV.S goderà quella prima parte,
chefequella gli piacerà, non men piacere
quella ha u era nella feconda parte, cifoli ua
tuttauia apparecchiando, per efter molto
piu bella,e piu grande della prima V-S.notv
fi ammiri cheiohabbia hauuto tanta prc-
fontionedi mandar in luce la prefenteHi-
iloria fotto all’honorato nome di V.S. per-
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»
che la feconda parte di detta Hiforia, (pe¬
ro farne un dono all’h'onorato Signor uo-
ftro confortc.Et con quello farò fine bacii
do 1 honorate mani di V. S. pregando fem
preil Signor Dio>che da mal ui guardi, &
di ogni uoftro defiderio felice fine ricfchi.
DiV.S.
Humiliff. feruitore
Domenico Farri.
A i
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TAVOLA DE 1 C A TITO LI
< della prima parte dell fattoria di Ti-
■ tante il Bianco.
O Vello che amenne al Conte Guglielmo di
Varo 'u ballando uolje andar in ptlegrinag-
gio in Gierufaleni, con la Contcjfa}na moglie.
Cap .I carte. I.
Quelli) che riffufi fi Conte Guglielmo di Varoich,
alla Contejfa fua moglie & tolfe l'ultima lii etìa,
gr imbarcesfi,e quello che gli auuenne. C. i. 4
tome il Conte Guglielmo doppo molto tempo tornò
nella fua propria terra uefiito da frate. Ca. j j
Come U He di Canaria uenne con potenùsfima ar¬
mata /opral’lfoladInghilterra &uifece mol¬
te battaglie ,& il He fi fuggì nella città di Va-
roich.Cap. 4 6
Quello che al t{e d'Inghilterra auenne doppo chel
fi hebbe un peg^o lamentato della fuafortuna
> aduerJa.Cap.j i
Quello che rijpqfe l'Eremita al I{e d'Inghilterra .
Cap. 6 io
Conte l’Eremita fabricò certe palle artificiate, per
leqmHil.t{e d'Inghilterra hebbe la fattoria dei
fuoin'mùci.Cap.j 1 ?
Quello che dijjè l’Eremita nel gran configlio in ri-
fl>ofia duna letteradi disfida. Ca.8 j6
Cofne il ]\e d’Inghilterra fi fpogliò il manto, & la
1 corona regalct& ne imeftì » & coronò tEremi-
p*.
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TUVQLU.
fa.Cap.9 18
Cerne l'Eremi tafece la crudel battaglia col f(e Mo
ro>& la fattoria che nbebbe,& la crudeltà che
il mouo %e Moro usò aUi ambafciatori Cbriflia-
ni.Cap. i o io
Come il Re Eremita ft palesò alla Signora di Fa-
roichy fua moglie * & la grande allegrezza che
tUanehebbe.Cap.il 31
jCome il He Eremitaft Jpogliò del manto, e della Ce
ronaregale,&ne inuejlì, & coronò U nero l\e
d'Inghilterra,et tornofli alfuo Erem.Ca. 11.3$
Di quanta dignità fta il grado di caualleria > et qui
- to importa ejfer Caualliere.Cap. 1 3 jp
Ter qual auentura capitajfe Tirante il Bianco auan
ti l’Eremita,& il ragionamento che bebbero in
fteme.Cap.1% tf
•Quél che fece un Cauallier Bimano inCaflantino-
poli,& che(ignificanolearmedefenfinedel c$
uaHiero.Cap.iq > 4 *
Come Tirante il Bianco ragionando con VEremita»
recitò molte prodezze del Conte Guglielmo di
Faroich.Cap. 15 40
la gran pompa con cui comparfe il Bg»& H em *
. d?Inghilterra al lor fponfalitio.Cap. 1 f* 5 $
Quello che ftdouea fare ciafcun giorno della[etti-
manager fin che durammo le fette. Cap. 18. 5 6
Come Diofebo ragionando con tEremita recitò le
gran cauaUerie che fece Tirante nelle gran fe&e
del He d’Inghilterra. Cap. 19 66
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T A V 0 L M
la gran quiHione che il Signor di FOT Ermes fece
con Tirante & fuoi parénti, & d'alcune lettere
di disfida che fi madarono l'un l'altro.C. io. 7*
La terribile,& fiera battaglia che fu fra Tirante,e
il Signor di r ii?Ermes, & quel che ne figud. ■
■ Cap.i 1 7S
La fiera battaglia che Tirarne hebbe con un cane
v/ ilamxap.ii $4
Cóme uenne alla corte delRe d'inghiktrrail Redi
Fri]a, il ES di Apollonia, il Dncadi Bamera,e
U Duca di Sterlkh,con grandisfima pompa,
cap. 15 87
'Come Tirante con bellisfima pompa andò a toccar
tutù quattro i feudi dei cauallieri incogniti, &
■di tutti quattro ne hebbe honorata vittoria.
■ cap.ì+ 94
Come Tirante ninfe, & uccifegU altri tre cauollie-
ri incogniùy&comc l'ultimo gli diede piu che fa
' re de gli altri, cap. 24 104
Come giurie incerte del Re d'Inghilterra una don-
%eUa conma lettera di disfida a Tirante, incol¬
pandolo di tradimento nellamorte del Eedi Fri
fa,& compagni, cap. 25 104
Coméithuatiier Kirkleìfitn ueme per combatter
con Tirantefopra la querela della morte del Bg
di Frifa,e compagni,e comeuededo leftpolture
dei due re,e copagni,di dolor mort.c.26. 108
ComeTomafo da Mont'jllbam uenne a colattere
coTirdteJopra la morte del re di Fri.c. 17. u 1
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T ^ V O L jt.
Come il Fp d'Inghilterra,per un bellisfimo cafi hi
lìituì un nuouo ordite di Caua lier indetto l’or di
ne della Ganotera,& quel che i cauallicri di tal
ordine doueuano ofieruare.Cap.iq 119
Come Tirante & compagnigiunfe in corte del Du¬
ca di Bertagna,&come iui intefe il gran tradi-
• Mento che fifaceua ned'ifila di Hpdi dalli Geno
. ue(ì,& come per una donna il tradimentofu fio
perto.Cap.18 12 6
■Come il l{e di Sicilia uolfi ejfer infume con Tirati
te,e Filippo figliuolo del re di Francia a foccor -
' t er tifila di I\odi,& come la infanta Incornami
s‘innamorò di Filippo & egli di lei, & quel che
diloroJkcc1ffe.Cap.29 141
Come Tirante mandò ambàfiiatori da parte del t\e
di Sicilia al re di Francia, & come imbarcato
no il re di Sicilia, Filippo,& Tirante, con tutti
gli al tri,e conte ficcar feto i l{odiani.Ca. 3 o 146
Come il marinaio diTirante con bellisfimo modo ab
brufcìò la bilia nane del Capitano de Genouefi,et
come il Soldano leuò campo,et tornosfi nellaJua
terra. Cap.3 1. 15*
Come il Soldano che poj'el'afiedioaìl’lfila di Rodi
fu ammainatoci pagani ne creorntifèùaltro»
qual fece uno inmmerabile effirt ito &. andò fo
pra l’imperio di Colìantinopoli, & quelcte «i
pafio.Cap.31 156
Come il gran maeflro di Bgdi uolje cheTirante fipa
gaffe della uett<mglia,& della natte conche gli
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r jl r o l a.
' baueafoccorfi,& egli tuttogli donò,& come gì
unfero iu Gierufalem,<& come nel ritorno Tirar»
te rifcojfe grS moltitudine di fchiaui.C.33 158
Come il re diSicilìa,Filìppo>& Tirante ginn fero in
Sicilia,et trouomocbe il He di Francia hauea
mandatoambafciatori al He di Sicilia,per il ma
' titaggio dell'Infanta con Filippo,e quelche poi
‘ nejiguì. Cap.34 161
Come Tiranteper Juagran prudentia fece che l'In-
• fanta Hjcomana saccafaffc con Filippo figliuolo
del redi Francia,& le gioJlre,egranf(Jìe che fa
ron fatte àifponjalitio. Cap.3 5. 1 a y
Come il re di Francia congrandisfima amata arri-
’• uba Tripoli di Barbar ia,& come Tirante,& al
tri gran cauallierifecero diuerfiuoti,equelche '
( tieJuccefJe.Cap.36 ijq
Come il re di Francia giunfe ia Sicilia con Carnata
& uifitò il re,& fece grandi accogliente alla In
fanta Hjcomana fua nuora , & come Tirante fi
partì per andar in CoJiantincpoli.Cap.37 179
la grande allegretti c ^ ,e belle l'imperator di
Coftantinopoli dell a uenuta di Tir ante,& come
• per honorarlo lo fece fico Capitan Generale,con
■ quefWfiiefegui.Cap.3S 18 g
Come Tirante uifitò la infanta Carmefina,& come
di lei fieramenteJè innamorò,con quel che poi ne
fcguì.Cap.39 i8i
Come Tirante battendo accompagnato la Impera -
- Orice, e la Infanta a meJfa,doppo belbcro molti
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r u y o l j(.
■ intertenìmenti, & come Tirante li donò un tei
. officio lo>e quel che poi fra loroftgut.c.qo. ip*
Che Tirantepofe ItlìUfimo ordine nella città di Cp
JlantinopoUt& .laprouidde di tutte le cofe ne y
ccfjàrie,&il ragionamento che la infanta Carme
ftnahebhecon-Timte.pap.qi aoi
Come la Tret;i%iJJ*'ca> me fina con la Imperatri¬
ce mirarono a Tirante ilgrantcforo dell’lmpe
raiore,e l’apparecchio che Tirate fece $ laguer
raxon qntithe domandò all’Imperatrice, c.43.
cartel io£
Che la Tyencipeffa Camefma ragionò con Tirante ,
& come Tirante con un jpccchio gli feoperfe chi
era la Signora che lui tanto amaua , & come la
Vedoua ripofata tipreje affai la Trenàpeffa.
cap.q 4.
Come Tirante mandò Diofebo a {piare fe la Trencir
peffa hauea intefa la cof 'a dello jpecchio, & come
la ttouò in grande altcratione, con quelcbehifìe
> meragionaronoxap. 45 ai?
ChelaTrencipejfa Camefma andò allo alloggia¬
mento di Tirante per paura che’l non fi uccide/
fe,Creonte lì mperator lo uidde nel giardino con
effo lei,& la rotta che i Mori died&dG&Jrifiia-
ni.eap.q 6
Come Tirante usò un bel Stratagemma , &po{e in
ordine lef quadre, & inuiolle al campo , & ilra
gionamento che hebbe con la TrencipeJfa Carme
'fina nel uoler partirfi.cap.q r j ai»
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T u r 0 L JL •
Come Tirantegiunfe alta Città di Tellidas,qud e -
va inpericoloniper4erfi,& come diede un fiero
affatto al campo nimico, glabella uittoriachi
- rihtbbff.cnp.4% 3 s j
Come Tirante Uberò ilpuca di Macedonia dall af
Jèdio, ilquale ufcì delta città, & predò tutto il
campo nimico > qual non uolje parteciparne con
Tir ante,& come ttemtero a tirane parole infie-
me.cap.49
Come Diofcbo,& Tirante mandorono un meljò allo
Imperatore con nuoue della uittoria ritenuta fb
pra i Turchi, cap. 50 3 j £
Come il gran Soldano mandò a domandar tregua a
Tir ante per Jei me fi, & un prigionerofratello
difua moglie,&quelchediciòfeguìx. 51.2 3$
Sjtel che rifpofe Tir ante alli ambafciatori del Sol -
dano, & del Turco fopradella tregua.c.5 * .54*
Come Diofebogiunfe in Cofìantinopolii prejentò
• all’Imperatore gran moltitudine di prigioni, &
comeparlò alla TrencipeJ]a,perparte di Tirati
te.cap.H 244
Come tarmata del gran Maeflro di Hpdigiunfe in
CoHantinopolì,&uìfitò l Imperatòri come in
fienì^Jiofebogiufero al capoi pigliorotmtt
groffacittà,ch'erainmade Turchi, c.54. 247
Che giunfe granfoccorfo al campo de Turchi et quet
cbefuccefle.cap.i6 • 24*
Che il DecadiMacedonia mandò un meffo alti m-
\ peratore dicendogli come i Chrifliani cranoflati
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TAVOLA.
■ uinti>& il gran duolo che in tutta la corte fi fa
, ce.Cap.56 251
Come Tirante abbrucciò.ilponte,et dette un [caco*
matto alli Turchia come Tir amo portò la nuoua
all'Imperatore di che n’hebbegrande allegre^
%3'Cap.^’j 153
Cbei Turchi manioronoimbafciadore a Tirante,et
fi diedero tutti prigionì.Cap. 5 8 257
Le gran cofe che diffe lo Imbafciator moro a Tiran
te,eatuttiifuoi.Cap. 5 <) 25.9
Che 1 ‘imbafciator moro infieme con uinti altri fur
fatti liberi,etgiunfe uittouaglie al campo di Ti-
rante,& come Tirante mandò Diofebo con tutti
sprigioni all’Imperatore.Cap.60 . 167
Come l'Imperator dì Cofiantinopoli dijgradò i pri¬
gioni Chriftiani dell ordine di cauaUeriai& che
tl Duca d'Andria morì di dolore,& Diofebo li¬
berò da morte il fcudiero del Duca di Maccdou
ma.Cap.6l 272
Come Diofebo ragionò conlaTrencipeJfa ,& con
Stefania di Macedonia,& come Stefania fi ac -
tato con Diofebo,& la Trencìpeffa mandò à Ti
rante per Diofebo molto oro in dono.C.62.2 74
Che U Rg d’Egitto f abboccò con Tiraù 0 tqualegli
fece molto accetto, & quel che fra loro feguì
Cap.63. *8*
Che il re £ Egitto mandò a disfidar Tir ante,et quel
che fopra tal disfida da quelli di Tirantefu ragù
iyitO.Cap. 6 i 285
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TAVOLA.
/ Quel che rijpofè Tirante alia lettera didisfida
** redi EgittQ.Cap.6i st.i
Quclche èffe il Duca di Macedonia* Tirante
quelclx neJegut.Cap.66 2pr>
Che Filippo figliuol del re di Frondose? re di St-
lia,mandò un btlfoccorfo a Tir ante, c 'T come .
Jecretario prefentò le lettere aW imperatore <■«
partedelfuoCapitano,& quelcheClmpcrat-v.z
[opra ciò terminaffe. Cap.6 ~j 2 9 :<
Che il Signor della Tantaùuea uìfito la Trenciptf
fa,& come (Imperatore andò al campo , cr la
Trencipefla Carmeftnaarmata cóiufse teg > ri
della Èpina di Sicilia aTirante,& quel che f u
loropafiò.Cap.68 jc t
Che Tirantefece una bella oratione ai fuoi t inatta
mandali aìlagran battaglia,& quel che in ejjà
feguì. Cap.79 3 c5
La horrcnda, e Jpauentemle battaglia che fu fra
Chr&ianiyeMor^&quclche nefegtà. Cap. 7 o
#07
tL flUE DELLA TUFO LU,
,
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DELLA
HISTORIA DEL VALO
^OSISSIMO CAVALLIIR
■ TIRANTE IL BIANCO.
parte prima.
oac^”
AVELLO c H E jlVrEXK* Al
Conte Guglielmo di Faroicb , quando uolfe an¬
dar inpelegrinaggioinGierufilem, conia Con¬
tesa fiamoglie,. Cap, I,
ELLA fertile,ricca,
& diletteuol lfola din
ghilterra habitaua un
mlentisfìmo Cauaìlic-
re , nobile di progenie »
& molto piu di uertàùl
qualeperjuafittilefa -
pientia, et alto ingegno
haueua feruito per lun¬
go tempo all’arte di ca
ualleria con grandisfimo honere, per cuilafuafa «?
ttJST. DlL eAVoiLlE\
manti mondo molto trionfano , nominato il Con*
te Guglielmo di Varncb. QueHo era unofortif-
fimo Canapiere ,, che nella fua uirilegiouentù m ll’ef
/ercitio dell’ami feguendo guerre cofi in mare co¬
me in terra la fua nobile perfino efrerimentato ba¬
tta, conducendo molte battaglie adhonoratofine.
£t era fi ritrouato infette campi militari, nelliqua
li era %e,o figliuolo di J{e, e piu di dieci mila com¬
battenti . Et eraentrato in cinque Beccatidi cam¬
pofranco a corpo a corpo > & di tutti hauea otte-
tmtogloriofa uittoria . EteJJendoiluirtuofo Conte
in età declinante alla vecchiezza de cinquantacm-
que armi ,moffo da diuina injpirationc propofedi-
borfi dalle armi t & andar einperegrimtione,&di
fallare alla cafafiotta di Cierufalem , doue ciafcu-
nofedel CbriBiano>fegli ìposfibile,per fare peto-
tentia de mancamenti Juoi è obligato andare . Cofi
quel uirtuofo Conte battendo dolore , & contritione
di molti homicidij che fatto hauea neUagiouentu
lUaijeguenavYucrrcicr ;-v f
nato , andare gli uolfe . £ fatta la deliberatione la
tegnente notte alla Conteffa moglie Jua , m/im bre-
ne partita mamfeBò,la quale quaqr-'ow\fufie niol
to uertuofa & Jàuia,con non poca pu.xiftia lo ajcol
tò, &per ilgrande amore che gli portava , pronta
mente non poti refi fiere la feminil conditionecbe
tmfidimoBraJfe effere fommamente aggrottata ,
lamattinail Conte fattofi uemre manzi tuttigU
fiim fornitori » qneBe parole a loro diffe . %AUa di-
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Tlt^AT^TE JL BIACCO. %
tibia maeftà piacefiedelisfìmifornitori e figlioli mìei»
da uoi altri m'habbiaa partire,& la ritornata mia
è incerta,effendo il maggio di grandisfimo pericolo *
perche bora diprefiente a ciafcuno di uoi fatisfare un
glio il tempo che in ben feruire mi haffiefio, & fiat-
lofi portare una gran cafla di moneta a qualunque
defuoi fruitori diede molto piu che non era debite
re,in modo che contentisfimi ne reiiorono-^ipprefi-
fio fece alla Contejfa donatone di tutto il fino Conta -
to,benché hauejje uno figliuolo di molta poca età .
Et haucuafiotto,fiate uno anello d'oro con le arme
fine e iella Conteffia, il quale era con tal maglierie-
fabricato, che fi dipartimi pel meggo refiondo eia
fama delie parti con la mota deiformi loro integre
anello, & quando erano aggiunte infierite tutte l’or
mi compiutamente in quello fi uedeuano, & tutte
quello che fiopra è detto. uoltatofi alla Contejfa con
lietisfirma facciagli dijfie . La manifefla ejfierientie
ch’io ho deluojlro uero amore & conditione affa¬
bile,(ignora mia, mi fa fientire maggior dolore ,
ch’io nonJèntirei, che di efìremo amore ui amo per
la molta uertù uosìra,& la pena,& il dolore, che
la mia anm'^ Jfe penfiando nella abfientiauofba .
Ma la gran fperatrga ch’io ho per hauer cogniùone
delle uofìreuertuofie opere, mifia conformare effien^
do certo che co amore epatientiala mia partita prt
derete, & udendo Iddio mediante i uofìri preghi»
& oratiomfil maggio mio prefiamentefiarà compita
t0,&fcaugumenfarà fallegrezzandìra. lo uiU
A %
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HIST. DEL C jf V jtLTEli
feto Signora di tutto quelle ch'io bo,prcgandoui cioè
babbiate per rìcomadati il figliuolo e fruitori, i ua
falli & la cala, & uedete qui una parte dell’aneli»
ch'io ho fatto fiare,prcgoui caramente che in luogo
della miaperjona lo teniate,& quello guardiate fi
no alla tornata mia. % Ahi trilla me dific la addolora
ta Conte/fa,Jerà aero Signore ebe la partita uoflra
facciatefengameialmeno fatemi gratia ch’io uen-
ga conuoi,percheferuire uipojfa,chepiu cara ho la
morte,che uiuere f'enga uoflra signoria,& fe fare¬
te il contrario,il dì ch’io finirògli miei ultimi gior¬
ni, nonfentirò maggior dolore di quello che bora io
prouo,& in tutti lifentimenti miei pormi Cernire la
eftremapena che’l mio addolorato cuorfòftiene qui
do penfo nella affentia uoflra, Dicetimi Signore > i
queflo il gaudio & confolatione che da uoflra Signo
ria io mi afpettauo t è queflo il conforto dell'amore
&fede coniugale che in uoi haueuotche il reflo > ò
mifera me, doue blagrandisfima ff>eran%a ch’io ha
ueuo che il refio di mia uita uoflra Signoria con me
dimorale?Tslpn era Hata lunga affai la mia addolo¬
rata uiduitàìO trifia me che ogni mia fperangaper
duta io uedo. Venga la morte poi cfg^fjma cofa no
mi può ualere. Vengano tuoni,lampi, e gran tempe
ila, accioche il Signor mio reHi che da me partire
non ftpoffa.O Contefia & Signora mia fio ben cono
fio che il uoflro eflremo amore ui fa paffarcgli ter
mini della uoHra gran prudentia diffe il Conte, &
douett confi dorare che quando il noHro Signor DÌO
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Tl^T^TE IL BIOTICO }
fu gratin al peccatore che'l uiene a notata de pec¬
cati & mancamenti faci, & uuolfarepenitentia di
quelli, che la moglie chetahto ama il corpo fuo de¬
tte amare maggiormente l’anima,& nongli diè eoa
traBarc, anif douerìa rendere gratta alnoflro Si-
'gnor Dio che illuminare ha uoluto, e tanto più me
che fon grandisftmo peccatore, che nel tempo delle
guerre hofatto affai mali & danni a molte genti,et
non èmegliOipoi che mi fon tolto dalle granguerre
et battaglie che mi dia tutto al feruigio di Dio,e fac
eia penit etnia di miei peccati,che uiuer ne lacci del
mondo inuolto?Buona cofa feria quefia,difjc la Con
tejfa, o però io uedo che quetìo calice di dolore che
itanto amaro,ft ha a bere per me, laquale fon fiata
tanto tempo che recitare non ftpotria,dipadre,e di
madre orfana, & di Signore e marito uiuo uedo-
ua, & horach'iopenfauo chela mia fortuna paffuta
fuffe* tuttigli preteriti mali rimedio haueJJero,ue-
do che gli mieitrifli dolori augumentano. Ver che
dir potrei, chefolo queflo miferabile figliuolopegno
di fuo padre mi refìa & latrifla madre con quello
fthauràa confortare: prefe il picciolo figliuolo per i
capelli, & tifag li ffa do: figliuolo mio piangi la
dolor ofa partita di tuo padre, e farai compagnia al
la tua trifia madre,& il picciolo figliuolo che no ha
neapiu di tre mefi commincib a piangere . il Conte
nedendopiangere la madre & il figliuolo , pre¬
fe in Je grandiflimo affanno,& uolendola conforta
re non potèretenir le lagrime d’amor naturale ma
A 3
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BIST. DEL CAVULLlEt^
fife fiondo il dolore e la compafiione che hauea del »
la madre e del figliuolo,& per buon (patio parlar*
non pothje non che tutti trepiangeuam infieme.
dittandole donne & le domatile della Contesagli
ridderòfar pianto tanto tfremo,mafie da grS cova
pa sfione tutte a piangere comincìorno,et afare giri
lamenti per il cordini amor e che elleno alla Contef-
faportavano. Le dome di honore della città fapeh*
do che il Conte fi douea partire, andorno tutte al cé
flelhperprendere da lui commiato,e quando furo*
no entrate nella camera, trouorono che il Conte Sìa
ua confortando la Conteffa,laqualepoi che ridde eri
trare le nobili donne hebbe patientia fin chefusftno
fofte a federe,poiuoltosfi alar odicendo.Veri trar
vaglio fi futuri ajfalti che nel core femimleelettioni
fevjgffieramtae molefìiagranditfima confando in.
fondono,grande è il dolore , che tormenta ilfinrito
mio. Ter il quale le mie afflittioririgirileper uoi al
tre dorme d honore conofciute e/Jèrpomo,& accom
pagnando le mie dolorofe lagrime & ajpri fofpiri%
vinti per la miagiufta querela l 'anfietà & opraper
la ejjecutione che talprorifìonegli manifeflajriap
prefetto. uoi altren,f?fapoi cgrie maritate gli
miei pianti ridrico, & le nìiégrauipasftonifigri
fico , accioche gli miei mali facendo uoflri meco ri
dogliate confiderando,che facilmente fìmilcafo co¬
pte è il mio feguire ri puote, et dolendovi del uofirot
che ri patria fuccedere,compasftone del trio prefen
tthaurete,e l’ orecchie di quelle che il mio doloreo*
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TJJ^JiT E IL ttJtmeO. 4
dottorai fignalfacciano , per il quale conofca che il
mio mal futuro piangano, poiché fermerà negli
Immini non fi troua. 0 morte crudele perche idem
4 quelli che non ti vogliono, & fuggi quelli che ti de
fideranoi Tutte quelle matrone fi lemma efuppti-
tomo di gratta alla Contejfa , che uolejjè dar {patio
al dolor juo infieme col Co nte confortandola al me¬
glio? modo chepoteano*Uequali ella rijpofe. A me
non è nuoua cofa ahondare in lagrime , ej {fendo que-
fio mio celiarne , che in molti tempi & armi che il
Signore mio è fiato nelle guerre di Fracia,maigior
no alcuno fenici lagrime non ho paffuto, & a quello
th’iouedo in nuoui lamenti haurò ad ufare il rima¬
nente della mia uita,& meglio afiai/aria per me»
che dormendo io tduesfi quello che mi refta,percbe
nonfentirei le crudeli pene, che mi tormentano,!»*
come appafiionatada tal penofauita fuor ad’ogni
fperan\a di confàlatione dirò i glorio fi Santi prefe
ro martirio per il Signor nofiro Gicfu ChriBo,etio
per uoBra Signoriaprendere iluoglio,& da qui in
nan^i fate tutto quello che ut piace,poi che la for¬
tuna per efìermi uoi^Sknoree marito altro nonni
conferite. Maber t ~ ~ 1 heuofira Signoria,fia cer¬
ta,che e fendo io iatCnfientefimin Inferno,&ap-
prefio a lei in Taradifo. Finendo la Contefia le/ite
dolorofelamentationi nelfequente modo il ContegG .
rìjpofi.
e
I
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HJST. DEL CAV ALLIEE^
Q^V ELIO CHE EJSTOSE IL COTf-
te Guglielmo di Haroich,alla Contcffafua mo¬
glie &tolfelultima licentia , & imbarcosfh c
quello che gii amarne. Cap. lì,
G randetta contentione Conte(ìache di uoihd
l'anima mia per gli ultimi acuti delle parole
thè bora detto mi bauete , & piacendo alla diurna
Maefla in augumento della allegrezza noSlra, & à
falutedeWanima mia moltoprefta laritornatamia
ferà,ed otte fi uoglia ch’io mi ritroui continuamente
quella con uoi haurete. Qual cofolationcpofioioha
ner e iella uoflra anima Jbnza il corpo,dific la Con-
tefla;Ma ben fon certa che per amore del figliuolo»
alcuna uolta di me ui ricordarete,che amore tonta -
no &fumo di Stoppa è tutto uno.?olete ch’io ui di¬
ca Signore?piu è il dolor mio che non è l'amor uo-
(Irò, chefèl fufie come la Signoria uoSira dice ,
credo che per me refiareSti * Ma chi uale all'in¬
fedele la Crefmafelo errorfuo non conofcetche un¬
icorne l’amor de marita - ■'afa alcuna preualere
non me ne pofioSContefi,^ il Conte,tem
pofariadiponerfine à queste parole,che a me ifor
%a di partire,ma tandare,& ilflare incile man uo
ftre.Toi che piu fare non pofjo,dijfe la Contefia, en-
trarommene nella camera mia,piangedo la mia tri
fla dijgratia.il Conte baciandola molte uolte,prefe
ia Ui doloroj'a licentia dijiillando da gli occhi fuei ui
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Tl^V.TE IL ìlot^CO. i
Uc lagrime,e da tutte le altre dame con ineffabile
affanno commiato tolfe,spartendo/} dalla cittàfua
È Varoich con uno fol fcudiere in Una nane fi raccol
fe,& con prò [pero uento muigando per dijcorjò di
tempo in Jilé(landria armò,e dijmontató interra»
con buona compagnia feccia uia di Gierufatem * &
giunto nella/anta terra confefiò berte &• diligente-
mente gli peccatifuoi , e ricettato con grandisfima
deuotionè il pretiofo Corpo di Giefu ChriHo , entrò
per uifitare il Santo Sepòlcbro,e quitti con molte la
grime e grande contritione defuoi peccatifece fer-
uentisfima óràtione,per cui lafantaperdonando d’
ottenere meritò , Et battendo uifitato tutti gli altri
/antitarmiche fon in Gierufalem,e tornato in Meffan
dria,d’indi raccolto in una naucperuene a Vinegta»
douedonò tutti i danari f begli era rimàHi alfcudie
fe,pche baueUa ben (eruito,&perche non fi curaffe
di ritornare in Inghilterra,a Vintgia in matrimo¬
nio lo collocò,poi fece leuarfama aljcudiere » come
egli era morto, & co aflutia fecefimere a menata
tiin Inghilterra, come il Conte Guglielmo di fa-
)rOÌcb ritornando dalla cafa Santa di GierufJtm di
queflapreferite ulta exApa/'ato.intendendo latter-
itiojà ConteffatalnuouaniotJ) attribuita fece im-
tnoieratisfmo p ianto,ór fecelì fare quelle belle efi
fiquie ch'uno Catialiere di tanta uirtù meritano,
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HI ST. DEL CAVULL1E\
COME IL COISTE GVGL1ELM O
doppo molto tempo t ornò nella fan propria terrà
mjlito da frate. Cap. 111.
A Tprefioper difiorfo di tempo il Conte con
i capelli lunghi fino alle [palle, & la barba
alla cintura tutta bianca uefiito dell habito delglo-
riojo Santo Franccfio,uiuendo di e lento fine tutto fa
lo nellafua propria terra ritornò , & fecr et amente
fipofe in uno diuoto Eremitorio dellagloriofa Ver¬
gine Maria Signora nofira,il quale molto poco difla
ua dalla città fua di Varoich.Erv quejìo eremitorio
in una alta montagna diletteuole per molti arbori ,
& per uno lucidisfimo fonte che gli correa ,& co-
fi m quefla dijertahabitatione fi era ridotto il uir-
tuofo Conte a fare[elitaria uitaper fuggire le mon
danecurtìà fine che de mancamenti fuoi condegna
penit enfia fare pot(J]e,&perjcuerando'mfua uer-
tuofa uitaydi elemofineuiuendo , dfioncfiiuto dalle
gentipt r la gran barba & capelli longbi che porta¬
mi,una uolta ognifiumana fi riduce a alla cittàfua
di Varoich per impur are charità,e ueaendo la uhr
tuoja Conteffa mc&fifo* con bumilità tanto profon
dagliaddimandaua elemofina,Creila molto piu che
agli altri poueri dare gli nefacea,& cofi per alcun
tempo lapouera & mifirabil uitafoftemc.
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Tl^HTE IL BIOTICO. §
COME IL ILE DI
ne conpotentisftma armate Jopra l'ifola £ ln-
| ■ ghilierra&mfece molte battaglie,#ilHeft
foggi nella città di f'aroicb. Cap.lIU.
N On àoppo molto, fuctefle che H gran He di
Canariagionenefortitfimo connirilegmen-
tù mepòeta;& di nobile Jfieranga guarnito,fcmpre
m forando agloriofa mttoria fece grande adunati »»
ne di nati &galee,con infinita moltitudine di gen¬
ti,perche certi cotfari con futile un luogo fuo rubba
tegli haueuano,&prefo in fé molta ira, & infiam¬
mato d’intoleróbilfùperbia, perche alcuno hauejjè
bauuto ardire di moleftarla.Con potenti!finta arma
tapartì dada terra fua,<& nauigando con projpeto
vento arriuò nelle fertili, & pacifiche riue dell In¬
ghilterra, & nella ofiuranotte aggiuntoli raccolto
efferato al porto d\Antona,t con grande aflutia de
fimbarcata lamorifma ttfcì inficca terra,per modo
che quelli dell lfola,m lapentirono,et arriuati in ter
ragli Mori ordinarono le battaglie loro,& per tut
tali fola afcorrere cominciarono. 11 pacifico Re Ja
futa la mala nuouà&dtutate ffigéte chepuoteper
refifierli,# fece uno gran fatto d armi congli Mo
ri,douefu fatto un gran confiitto,che d'ambe le par
ti moriinfinitagente,mapiu de Cbritiliani, & per¬
che gli infideli erano molto piu leuorono il campo, »
WlngltfePf rotto per far coriucnne ntirarft,&
H1ST. DEL CJLV.ALLìE’K
con Ingente che rima fagli era fi raccolfi detto km
città,che fi nominaua. S.Tomafo di Cantuaria,pe?-
chein quel luogo il fuo Jantisfimo corpo giace, il He
dtInghilterra torvo a corg, cgare maggiorgete,'^
Seppe che gli Mori andavano conquijlando l'ifola ,
facendo morire molti Chrifiiani , sformando donne
& donzelleponendole tutte in cattività, il Chri -
ftiamsfimo He intendedo che i Mori bave ano da paf
fare apprejjò a una riviera d acqua , all’bora della»
tncgga notte al pajjò fìpofe,ma tanto Jccretamente
noi potè fare che l’infi deli non ne hauefiero notitia,li
quali afrettarono fin che fu chiarito ilgjorno,&al-
Ibora battaglia molto crudele gli dicdero,nella qua
le afiai Chrittiani morirono,&quelli che reHorno ui
uiconilsfortunato He fuggirono, & il He Moro ri-
ma/e in campo vincitore.Grande fu la difgratia di
queflo fie Chrifiiano,che nove battaglie l’una dietro
l’altra perfe, e dentro la città di Londre»fu co fret¬
to a ritir or fi,& li fifece forte,mafubito che i Mori
ilfepperOipoferol'a ficàio intorno alla città, & una
gran battaglia prettamente gli diedero in modo che
intrarono,& fino alla metà del fonte prejero,e fa -*
ceanfi ciajcun giorno dì molte ftarammge. Ma fu
forza alla fine allo Jflìtto He ujeir di Londre»per la
grande careflia che gli era, sfacendo lauta delle
montagne di Gales,pafiò per la città di Varoich.
Quando la uertuofa ConteJJa feppe cheto fie molto
difuenturato ueviua fuggendole e per quella notte
appàmebiareuiuandei e tutto quello che mestiere.
ed by CjOO^lC
\
nHyt^TE IL XIJIXCO. 7
gli era,e come donna digran prudenti* pensò conte
f otrebbe difendere la città fua, che tanto pretto rio
fufieprefa,& uedendo il t{e gli difie quefteparole,
Vertuofo Signor ingrande afflimene vedo la Signo
ria uofira efier pofla infìeme con tutti noi,cbe que¬
lla ifola babitiamo.Onde Signorefc l'altera uo¬
fira uorrà affirmarfiin qutftafuacittà & mia, la
frouarà abondante di uettouaglia,& di tutte le co-
fe necefiarkt& pertinenti aUaguerrajchc Gugliel¬
mo di raroicbgia S.e marito mìo- J & Conte di que
■Ha terra fornì la città,& il cattello cofidi arme» co
me di baleflre,bombarde, colubrine,&fi>ingafde»et
molte altre artegliarie. Et la diurna bontà ci ha da
io per fua clementi* quattro anni figuenti molto,
grande abondarttia delli frutti de Ila terra > perche
da.S.f.puo fecuramenteflar qm.Difie tire, Conte/
fa a me pare che uoi mi diate buon configlio,poi che
la città è tanto forte,& ben prouiftadituttele co -
fe necefiarie alla guerra, & ogyi uolta ch'io me ne
voglio andar e,lo potrò benfare fi.Santa Maria Si¬
gnore,difie la Contefla,poflo cajochegli Morifujfe
ro molto piu di quel che fono,per forga hanno da ue
ture per il piano,che per l'abradane per il gran fin
me che gli è,it quale ha per ripili monti di Gales >
nonpotriano umre.lofon contentisfìmo difie U fie,
di rettarli,& ui prego Contefia,che uoi pomate tal
crdine,che'l mio campo per lijuoi danari fia ben prò
uifto delle cofenecefiarie. incontinentelauertuofa
Conte]]a con due donzelle fi partì dal {{eie andò co
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tnsr. DEL CAVALLìE\
li Vittori dell* città per le cafe facendo portar fòt
menta,& biada,& tutto quello che era medierò in
pia^a.quando il He>& tutti li altri uiddero tanti
grande abondantia furono content 'tifmi,&Jpecial -
mente della diligentia della uertuofa Contefia. Qui
do li Mori fepperotcheil Ut della città di Londre*
{era partito,lofeguirono fin che intefero che dentri
della città di Farmch {era raccolto,& jeguitando %
combattendoprefitre un caRello nominato J.lim»
buch,che era due leghe lungi da Faroich, & hauen
do già eonquiflato una gran parte del ttfgnojtolen»
do il l{e Moro far allegrezza il giorno della natiuir
tàdel gloriofo S.Giouauni Battifla uenne con tutto
ilpoter fuodinanzi alla città doue fi riftorauail t{e
Chrifiianotil quale addolorato fuor di modo ueden •
dofifewz*jptranza alcuna,nefapendo che far fi, mi
to alto fopra una torre del caRello mirando la gran
moltitudine d’infideli,che facendo morire tanti Chri
ffiani quanto poteuanoycofihuomini come donne »
uille,ér cafe,& cafielli deSìruggeuano,& abbruci
ciauano.quelli chepoteuanojcampar con urlati &
Rridi ueniuano ucrjo la città correndole di buona
mezza lega potè am ejjer uditi gli comenia morire »
ò in man de Mori rifar cat tini. Et Slando in tal ma
mera il Re à uedere la crudeltà,&gran danno,che
faccano,di pasfione eftrema morire fi penfima ,&
non potendo piu mirare la de/òlatiòne fua difeefe del
la torre doue egli era, &entratofenein unapicciola
camera fecreta,cominciò a Riandare dolorofijofòm
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rn^^TE IL BIOTICO. $
éìHìUandoglì occhifuoi mue lagrimefacedo lémag
giori lamentationì,che buono giamai far potefìe fi
camerieri eh'erano fuoriflottano ad afcoltare il duo
lo che’l Uefacea,/? quando bebb» affai pianto afi-
milparole principio fece.
QUELLO CHE Ut \E D’IOGHIL
terra auenne doppo che’lfi htbbe un pe^go la¬
mentato della fua fortuna aduerja. Cap. FI.
S E.glib uolontà d’iddio ch’io miferofopra tutti
iuiuentifiauergognatotuenga a me la morte
che b l’ultimo rimedio de tutti i mali,perche a me
crefcono infiniti affanni & fofpiritanti,& tali, che
fe la uirtà mia non gli refifle, breui i miei giortù fa
ranno. Omedi/gratiato t{e, chei miei danni tutto
il mondo a pietà commouono, & alcuno aduocato
nella maghila confa non trono.0fupernof{e diglo
ria,fi lapasftone,& ilpocojaper mio non mi conce
donluogo che mamenteposfi dire le mie fatiche,tu
Signore lidefetti dell’ignorantia mia fupplifci poi
che tato ampio e chiaro la mia giuftitia il camin ti
moftra,& no uoler signore f la tua pietà abbaiano
re quello tuo popolo Cbriftiano anchora ch’io flagri
peccatotene permetta la clemetia tua chel fio afflit
to p l’infideliMori,ma defedilo,et cof ruolo che fi ri
duca al tuojantoferuigio,acciò che’l ti poffafruir et
' Digitized
>ogle
HIST. DEL CUVjtLLlE\
dar laude & gloria,& io che fio in tal punto; qual
trauagliato marinaro, che macandoli quel porto da
ucprejumcua lajua jperanga,ricorro a teJacratisfi
ma madre di quel Diogloriofo Ginfu che uogli f tua
pietà & mifericordiafoccorrere,aÌHtare,<& liberar
mi diqueftagrande jmprejà & pasfione,nella quale
foupoflo,a fine che nel mio l{egno fia glorificata il
Janto nome deltuogloriofo figliuolo.Et e/fendo l'af¬
flitto I\e in quelli lamenti pofe il capo fopra il letto»
& un lieue fanno l'occupò, neiquale gli parue uede-
ve una bellisfìma donala uett ita di damajco bian¬
co,con un picciolo figliuolo nelle braccia entrarla
porta della picchia camera, & molte altre dongel -
le cantando ti Magnificat,dietro lafeguiuano .
Quando il canto fu finito, lafignora fi accollò al
ne , &pofigli la mano fopra il capo dicendo , non
dubitare re ualorofo di coja alcuna, babbi buona co
fidentia ch'in qui flagra tribulatione in cuiftipofto >
il figliuolo &la madre te aiuteranno; il primo buo-
mo che uedm con lunga barba che per amore d'id
dio elemofinati addimatidijnJegno dipace nella boc
ca bacialo,&pregalogratio/amente che lafci l'ha-
bito che l porta,& fallo Capitano di tutta ]agente .
Lo addolorato re ffuegliò, & non uide co fa alcuna ,
retto admirato delJogno,che fatto hauea, & pensò
molto a quello fiduceniofi a memoria quanto ha¬
uea uitto t & ufctfuori della picchia camera, & hi
furono de imagghri Cauallieri che gli difièro. Signo
Té,gli infideltfijòno Attendati intorno alla città-il.
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I
I
T l^A'b{TE 1L Él^n^CO p
%e fece affai buon sformo nel modo che poti, facen¬
do malto ben quella notte guardar la città.La mat¬
tina feguente il Conte Eremita era afceja ned alta
montagna per accogliere herbe perfomentare lafua
pouera uita,& uidde lagran moltitudine delti infi"
delitbetrafcorrevano tuttala terra, allhorafgom-
brando la lua habitatione deferta fi raccolfe dentro
la città, laquale moka addolorata ritrovò,il pouf*
vecchio che molti dì erano paffuti ehe nonhauea nA
glate fe no herbe, uedendo la tributata città andofjè
pe al camello per addimàdar alla Còteffa che gli pia
coffefar dare elenio fina. Quandofu dìtrofì rifcotrb
pei He che veniva da udir meffa,& uedendolo mol
to preffo di fe mginoccHosfi innari a lui fvpplicando
lo che per riuerentia di l ddiogli uolefje dar demo-
fina.il He hauendoin memoria il uedutofogno ain
tallo a leuare baciandolo nella bocca,&prejoloper
la mano dentro una camera fece lo condufjè, ne/la¬
quale affettati alle Jequcnti parole principio diede»
La fperan^a gloriojk chè hauemo della grandeuer
tàtua,Vadre Rguerendiffimo, ci dona animo dipre
gatti , che neuogli prtfiore aiuto & configlio nella
immenfa necerftà nofira, vedendoti intorno diJan¬
ta mta,&amca di Giefu Cbrijb,dei confi derare &
dolerti del grati danno &dcBruttione» che queBi
tnaluagi infideU fanno,&bannofattanel regno tur
Bro,chela maggiorpartedeKifola bornio dcBm*
ta,battendoci juperatommolti &diuerfifatti d'or
! pi» & morto la miglior cavalleria tbefujfenel re*
H
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NIST.DEC C AV ALIEV^
gno noflro» & fenohai dolore di noi,babbi compaf
/ione di tanto popolo Chrifiiano che è continuo &
giudicato aperpetua cattiuità,& donnc,& donnei
le che /ono t drferannofuergog nate, & polle infer-
fdtà, et cotempia cb’anbora che quefia citta fia ben
promfla diuettouaglie & d’altre cofe pertinenti al¬
la guerra» che per effèr infinita la moltitudine delti
Mori lìqualigia hanno coquifiatola maggior parte
deU'ifola,mn fi potremo lungametefotknere,pero-
cbefolamente attendeno alla ruma notÌra,& mag-
gkrmSte chi da alcuno foccorjo no ajpettiamo,fe no
dalla madre del nofiro fignor Dio»e f meggo di tua
Hiuerentia.Onde caramite ti preghiamoleJe hai
amore a Dio,&fe nera carità b locatain tee babbi
eompasfionedi quitto afflitto regno » & defolation
di quello, per tua uertù tu ti uogli difpogliar quelli
panni che porti di penitentia,et ti uogli ueftire quei
li di carità,chefono l'armi» che mediante l'aiuto di¬
urno,& la fouention tua noi altri delli nemici noflri
glorio/a uittoria otteneremo. Finito c'hebbe
parole da tata compasfione accompagnate,lEremi
tain itilo di fimil parlare gli rijpoje. La celfitudine
. diuotlra Signoria, & eccellentia Signor mio mi fa
fiore molto ammirato,come confederata la couditio
ne tir difpofitionedi mepouero & debole chèla Si- '
gnoriauoftra configlìo & aiuto m'addmandijaptn
do uoftra Eccellentia ta mia debole & antiqua per
fona efferpolla ingrandedecrepità» co fi per bauer
molti anni »comeper l'azera uitatche per lungo tent
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T1^X te 1L Bl'J'KCO. IO
po ho Joftenuta nella montagna uiuendo fotoitherbe
et di pane.La mia uertù non patria effer tale chefuf
fiJofficiente afopportare l'armi,maggiormente non .
gli offendo ufato,et uoBra Signoria che ha nel regna
fuo tanti Baroni & Cauallieriualentisfimi » atti &
molto deflri nell'armi,che meglio di melapSno con
'figliare et aiutare >a me configlio addimanda. ben tà
fi dire Signor mio che siofusfi Bato Canottiere uer
tuofo, ò fapesfi cofa alcuna nell'arte di cauaUeria » à
fitsfi dehro nell’armi, uolontieri & di buon animo
Jèruirei la Maefiàuoflraponendo la mia debole per
fina a ciafcun pericolo di morte per liberare tanta
popolo Chrifliano,mapiu la Maeftauofira dellaqm
leJarà gran ditto, che nel fiore dellagiouitàfua imi»
bina effer depofiadalla Realfedia, perchejupplica
alla Eccellenza uoBra che mihabbiaperefiufato .•
Lo addolorato Re molto difionfortato di tal rijfo-
ftanellajequenteforma a dkeinCommdb'. Tqpnò
da accettarefeufa alcuna di dimanda tanto giufia,
fe pietà & mifericordia in te fi trouano, che ben fa
la Reuerentiatua che Usanti buoni & auentura-
ti,& li marttripcr augumentare, & difendere la
finta fède catholicaJianno combattuto coni’infide-
li » &gloriofa corona di martirio & triomphan -
te gloria » confortato il loro uertuofo animo iel¬
la diurna potentini ,hanno ottenuto . Teroche
padre Reuerendo atti tuoi piedi mi inginoc¬
chio , con queBe mie dolorofe lagrime a /ap¬
plicare ti tomo, che fe Jet fideUsfimo Cbri-
I
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H1ST. DEL CAVALIERE
Kant,par reuerentia di quella.facratisfimapasfio-
ne che ilneflro maejiro & Signore Dio Cieju uolfe
fiBcnere nell'arbore della Mera Croce per redime -
refhumana natura,che di me afflitto Re,& di tue
So il popolo ChrtBiano babbi compaflione,che tutta
la mia & loro fperanxa, è nella mifericordia d’Id¬
dio,& nella molta tua uertù,non mi uolere dunque
negare quefloper la tua infinita bontà. Le affettio-
nate lagrime dello attriilato Rf moffero a pietà lo
Eremita, & mollificato il Juo pietofo core di gran
eompasfione mandò da gli occhi fitoi lagrime uiue»
& benché il propofitofuo fuffejempre di [oneràrio%
furia conBantiafua efperimentar uolfe,& appref.
fi poco $atia che l’Eremita bebbefatto leuaril Re
di ginocchioni, & rafciugate lefue lagrime in riffe
ila cofiprefeà dirgli.
Q^VELLO CHE EJSVOSE V HE-
remila al Re d’Inghilterra. Cap. VI,
A Te Reprudentisfimo gioitene , che in tuta
felice ràffi fei, meritamente fi appartiene
riguardarli nella effecutione delle opere uertuofe cS
grandiligentia, & amenocchiofiguentele regole
di cavallerìa con granpericeloperuetnre agloriofa
fama, perche aiti uecchi animafi ferrea far atto al¬
cuno di wtajbafta mantenerft in credito > che nella
gioventù loro con efperientia di trauagìiofe fatiche
fi guadagnarono.Qnde confidaraudothe le tue pie-
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T1^%TE IL Sierico, il
tofe parole addimadano coja giufta, ragioneuolmeif
te le tue dolorofe lagrime in me bario hauutofor^a»
in modo che giuftamZte me ceflringefii aU’effecutio
ne di quefi’imprefa innari che la deliberation mia ti
fuffe manifefla. 0 attrifiato He che tanta poca ff e-
rmjphai nella uba tua a difgratia maggior di qui
Sia le tue lagrime riferirà» poi ch'io uedo che li tuoi
preghi fono tanto humili etgiuflhper amore di quel
lojper cui m'hai congiurato » tir per amore di te che
mi fei Signore naturale, io fon contento di ubbidire
aUi commandamenti tuoi, & attendere cpnjòmma
diligentia alla liberatione dite & del tuo regno,&
dijfonermifelferà bifogno, coft uecchio come io fo¬
no per difendere la ChriHianitài & augumentare
la fatila fede Catholica, &r per abbacare la fupcr -
Via della Macometica fetta di entrare in battaglia
contai patto & conuentione, che tua Eccellentia al
mio coniglio fi gouerni, cheeoi diuino aiuto ti darà
gloriofo honore ] facendoti de tutti li nomici tuoi um
citore.Hjjpofe il He,Heuerendopadre,poi che tanta
gratin mi concedete di non ufeire un punto dell’or-
dination uoHra a fede di promettoydiffe lEre
mita,quando farai fuor a nella granfata alli Canai -
ìievit&à tutto il popolo in Molto allegro, & molta
contento ti dimoHra,dr con grande affabilità a eia
fcunoparlerai:& al dif nave mangia bene,& datti
piacere,& moftra maggior letitia di quello che per
coftumehaueui, acciò che tutti che hanno perduta la
foranea la poffuiQ recuperar e t che’l signore Idea
* l
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H1ST. DEL CAVULL1 EH,
tastano per nonfmarrir la gente (ua, non debbe fnù
ftrarlafacciafua triHa per gride aduerfità che gli
fopragbtnga,et fammi dare uno hab'tto da Moro, et
uedrai quello ch'io farò, ch'andando allacafa Santa
di Gierujàlemfui in M.leffandria,&in Baruth mi fu
infegnata la lingua Morcfca,perche moltigiorniftet
ti con loro, gir dentro Baruth imparai a far palle di
' certi materiali compofle che fei hore ad accenderli
JlÌno,poi quadofono accefe fariano /ufficienti ad ab
brucciare tutto il modojbe quanto piu acquafopra
gli fi getti piuJe accedono,inmodo che tutte i acque
del mare notile potriaeHtnguere,eccettofe con olio
tir refa di pino non fi jfegneffero.Cofa è di gride ad
miratione,diffe il He, che co olio & rafa di pino &
non con altra coja fi Jpengano , ch'io mi credeuo che
l’acqua tutti li fuochi del mondo efmor%aifmo, non
Signore difie l’Eremita,fé la V.S.mi da licentia che
io uadi fino alla porta del caHello io portaròfolo un
materiale colquale con acqua chìara,& con uino ac
cendereté una tor%a.Ter la mia fede diffe il Be mol
to hauerò fingular appiacere di uederlo,& l'Èremi
tapreflamente ua alla porta del creilo per che alt
entrar gl’hauea uifto calcina uiua, & ne prefe un po
C0,& tornò doue il B£ Pafpettaua, poi tolfe alquan¬
to d’acqua & gettagliela fopra & con una picchia
faglia una cadela accefe. diffe il He mai non haurei
potuto credere efperietia tale,fé con li occhi miei ui
fta non bauefi.Hora no ho per imponibile co fa alcu
. sa che gl'Immini far non lafappino, & ffecialmen
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I
1
I
\
(
\
Tlì^jiìiTE IL BI.ei.tyCO i*
te quelli che ferii moie uomo, & prtgoti {{eueren
disfimo padre mi facci gratta di dirmi tutte le cefi
neceffaric che a far quefiepalle bifognam.lofignor t
diffe 1‘ Eremita fi andrò a cifrare , perche baucdole.
molte uolte fatte di mia mano fo meglio conojcere li
materialifefon bora.Ma quando fattefaranno io Si
gnore anderò tutto fido uerfit il campo de Mori » &
frejjo al padiglione delire poneroUe,& quando fa¬
rà qua fi mexja notte le palleJarano acce/è, e tutti i
Mori correr ano uerfo quella parte per eflinguere il
foco.lAllhora la gente, uedendoilgran focoujcirai
a ferirefopra loro, &faccio certo tua Signoria,cbe
diece mila delti tuoifonoJufficienti a feonfingere ci
to mila delti altri, che alla Eccellentiatua conueri
' ' tà dir po/Jo,che trottandomi in Baratti uno fimil co-
fo uiddi dun I\e contro un altro>& con aiuto del no
firofignor Dio spermio con figlio la città dalli ne¬
micifu liberata, ll^e ch’era detrofu uincitore^r
tialtro che di fiorigli tenta tafjèdio fu uinto,et non
Jolaméte tatua Signoria, ma qualunque altro Cerna
liere dette alpoterfuo faper coje da offendere li ne¬
mici > & de fender li amici. Le amfateparole del¬
ti Eremita allo addolorato B^e molto piacquero > &
della gratto fa prof erta Jua infinitegrotte gli refe %
& conofeendo che’lconfiglioche eglidato gli beute
ua era di Caualiere uertuofo lo accettò con benigni
fammela,et allegrezza ineftimabileinfe neprefe»
et previamente fece fare tutto quello,che l'Eremita
banca ordinato, Et quando btbbero dato fine al ra¬
ti
4
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HIST. t>EL C JtV jUAÉt^
gmamento loro, ilEeufi ì nella ampia fala dime »
Sbando con allegro Molto a tutta lagóne bauerc
grande y& ualorófo animo. Tutti li Caualieti reSìa
Mio admirati > uedendo il ÈS bautte tanta letitia,
thè molti giorni eranpajfati t che non l’bàutano ui*
fio ridere» ne con allegra faceta. l'Eremita che dal
9S s'era partjtonon flette molto che fu ritornato
da comprare lecofe necejjarieper far le palla &
differii Ee,Signore unfol material cìmanta, ma io
io fo che la Conteffa ne hayche quando fuo marito Gd
glieimo di Varoìcb tra uiuo affai ne teneà ypercuh
che a 'molte cofefirue.diffe il Et bora uoglio che noi
due gli andiamo per baderne. Il E e gH mandò a di
te che uolea andare per parlare coniti, & ufcertdd
della camera fuailEp con l’Eremita all'incontro fi
tiidde la Conteffa , dijfe il Ee, per uolìragentileggd
et uertà fatemi gratin che mi donate un poco di gpl
fo uiuo di quello che tien focofenga confumar fi y di
quel che'l Conte uoftro marito facea mettere nelle
torgcylequali per gran uenio che jpiraffé tftinguere
non f/poteano.nijpofe la Conteffa t cbi ha detto a V*
S.chemiomarito Guglielmo di Varoich fapeafat
tal farge con (imillume?Contesa il Eg diffe» quello
fremita che quii .la Conteffafubitamentc andò
alla monitionei& portome tanto chel contenti/
fimo ne reflò.Quando il ESfu tornato nella granfa
la ildijnare era apparecchiato « Il Eeprefe l’Ere *
tutta per la mano & fi poje a tauola % & appreffo
a lni jfedtfa Hfece.t dandogli quello bomrt che gfi
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TlR^iT^TE IL BltAT^CÓ. . f
tra degno .Tfon poca admirottone baueano li fornita
Videi He del grande honore eh'el facea all' Eremita ,
«jr fimilmente la uertuoja Conttffa ricordandoli
quando gli folca dare ebarità, ebe venendogli a di¬
mandare elemoftna prendea tanto piacere& confo
lattone di parlare con lui,chc delle parole fue reflu¬
ita confolatisfima , & doleuafi molto per il gran*
de honore,che'l Re gli facea, che maggior dioriti
non gli haueàfattOitabnente banca di lui la natu¬
rai tognitione perfa,& diffe alle fue donzelle.Quan
to reftofaflidita della mia intolerabil ignorarnia >
quando non ho fatto piu honore aquetto pouero Ere
mita,ch'io credo ch’eglidebba rflirhuomo di fantif
fimo uita,&tanto tempo Iho tenuto nella mia ter¬
ra negli hò faputofare l honore che lui meritano ,et
Vedendo bora che monfignor il Re che è tanto beni¬
gnò Ut pietofo il fa mangiare al latofuo. Onde del
poco honore eh'io gli ho fatto tutto il tempo della
mia ulta mi dorrà>0 Re uertuofopadre di mifericot
dia fati*fa bora a quello ch'io bòfallito* I
COME VtìE\EMlTjt PiAÈfltCO
torte palle artificiate, perlequali il Rcd'lngbil
terra bebbe la uittorìade i funi nimici.
Cap t Vlh
i
L Éuatofida tavola il confortato Re d'ivghil*
tetra diede licentia all’Eremita che a fare ti
palle andafieflequalì in pochi giorni fece > & finiti
_
.OO'
r
HIST. DEL CUVUELIEI^
che furori l’Eremitafi ne tornò al fe& difigli,Si --
gnor e fi Vlà.mi da licentia io anderò per dar com ■
pimento a quello che è fiato deliberato.la Eccellen¬
ti® uoftra faccia mettere in ordine tutta la gente
che ha adufiirfuori.ll fe diffi effer contenti!fimo.
Et nella ojcura notte il uertuofi Eremita mutato fi
delle uefle che hauea apparecchiato da Moro,&per
la falfa porta del came llo ficretamente ufiì, che da
niunofuuiflo ne conofciuto,&entrò dentro il cam
po dilli infideli, & quando bora gliparue buttò le
palle à una parte del campo prejjo al padiglione del
gran Capitano parente del fe Moro , & quando la
mez^a notte qua fi fu pafiata,tanto grande & jj>a-
uenteuolefu il foco, che tutti ne fiatano admirati
delle granfiamme che mettea.il fé & lialtriinfi-
deli difarmati co fi come erano corfiro in quella par
te doue maggior era tifico per ifiingucrlo , & per
molta acqua che gligi ttafkro fipragiamai noi potè
ro ammorbare,anzi quanto piu acqua gli gittauano
tatopiufi accended.il uertuofi fe d'Inghilterra ut
dendo il gran foco efieudo in ordine & armato con
quella poca gente che rimaflagli era ufiì delta città
& con grande animo aflaltò ti Mori con tantagran
defìruttione di loro ch'era coja di gran fiauento,per
che nonprendeuatio rimo a tnercò,ne a prigione .
Quando il fg Moro uidde il granìisfimofoco &
tanta fua gente morta montò fipra un canalleggie-
ri,&fuggendofiraccolfi dtntroun caflelloche ha-
ueaprejo nominato Mlimbucb,& itti con tutti quel
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TJK^ATiTE ILtJjTìqtXl. 14
li che della battaglia erano /campati fi fece forte fìt
admiratisfimoegli & tutti gli altri infidelhcomeco
fi crono-flati rotti,che nonpoteano imaginarelacau
fa-delia loro deHruttione,perocbe erano cinquanta
volte piu che i Chrifliani,quando li Mori furono fug
giti, li Chrifliani rubbarono tutto U campo loro , flr
effendoil dì chiaro congrandisfinta vittoria dentro
ia città entrorono.il He Moro apprefjò pafiatiquat
trogiorni mandofuoi ambafdatori con una lettera
di battaglia dRef Ingbikerraja qual era del teno
refeguete.^4 te HeCbrifliam chegiafignoreggiaui
l'ifola d'inghìkerratfh’io ^tbraym He & Signore
de Uà pan Canaria,chefetuvuoi che quella guerra
fra te&me babbi fine,&fra il tuo popolo &ilmio
-cesfila mortalità,bench'io in quella lfela d'InghiU
terrOìCofiidi utile,& ditaflella, comedi gente &
afor^o di cauatleriafia piu pot ete di te,chefe ilgri
Dio t’bastonato uhtoriafopra dime yiotartte mite
fopra dite i’bo bauuta. Ondefe tuvorrai che non fi
-Jparga piufangue entriamo in campo chiu{o He per
He fótte comedone, che ì’io vinco tener ai tutta In
ghilterrafolto ta mia podefta > & ciafcun anrto.ee ,
mia doble di tributo mi reniederai, & nellaftfla
del gran s.GiouSni ueflirai una mia uefte ch’io ti mi
derò, e in quel dì farai obligato à trovarti in una di
qutfle quattro citta , ciò è nella città di Lmdres, o di
Càtuoria,odiSelesberi,o in quefla città dìFaroicb.
Terche qui farai flatofeonfitto, et qui uoglio che fi
faccia la prima fefia^t quefiofarà in memoria t( re
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BIST. DEL CAVULLIEU.
tordatione della uittoria,ch’io di te barò battuta .
Mafe la fortuna admimfbrafbe tufiauincitore , Ì 9
me nc ritornato nella mia propri a terra , & tu con
face & ripofo,& tranquillità con tutti ti tuoi nella
tua refiataii& pinati reHituirò tutte le iti He y & cu
flellaycbe conta mia uertuofa mano ho guadagnato
etf eonqtùfiate.qutfìe parole non Jonoper uanaglo
riajieper manco eHimare la Hpal coronaria come
Dio è grande darà à ciafcuno lapartedi cuifara de
gno per li meriti fuoi.Tartironfi duegran Caualieri
Mori dal Cétfiello d’^dlimbucbjiqualilo l{e di Cane
ria mandaua alla città di Faroichper amba/datori
al Hed’ Inghilterra>& innanzi la partita loro moti
domo un trombetta atta città per addimandarefai
uo conduttori qual quando atte porte fu giunto lega
ardicgli difieri cb'ajpettajfe un poco, che gli toma -
rianorijpofia>&un diloroloandòjubito ad anrnm
t tarai He,il quale tenuto configlio difie alla guardia
che'l lajciajfeentrare.quando ii trombetta fu dentro
della città il Conte di Salesberi parlò con lui & dif
fegli,trombetta io ui dico da parte della maefià del
fignor 1{e che li ambafciatorifalui & fecuri ponm
venir e f c he damo & mtdefiia alcuna non giiferà fat
ta,& donogliuna robba difeta & ceto doble.il tro
betta contentisfimo fe ne tornò , & innanzi che li
ambafciatoriuemfiero difie l'Eremita al 1\e.Sign<b
re Jpauentiamo quelli con uilìa^rdini uofira alte
%a due gran Signori che efcano fuori della porta per
ricettar li amb4cioton,& uadine con motta gente
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!
TI^ot 7 {TE IL BljtUCO. jq
dSr ben armati##tutti in bianco,ma che non i forti¬
no w elmo ne bacinetto in capo# alla porta pergn¬
or diafano.ccc.buomim co fi armati come li <dtri#t
fuccial’EcceUentia uofira apparare tutte le Orato
per legnali debbono poffare,# tutte le dorme,# dS
oselle cofi uedone,conie giouenuche comportar ilpo
tramo per le finefire# per li tettipongano drappi
adii intorno tanto alto,che fina al petto gli giungano,
4# cìafama di lorocelata,elmo># bacinetto terghi
incapo*# quando li amba filatoripafierannouedcn
do il lucente amefeferrea dubbio che filano gente £
armi creder anno,# li ccc.cheguardaranno la por¬
ta per altre Sìrate piu carte gli partiranno innanzi
thè per cantoni # piagge & nuouo li uederanno,#
quando li ambafdatori faran pacatigli vengano
tante volt e ali incontro con firmi ordine fin che loro
peruenghino dinanzi alla altera uoSìra,& certa¬
mente cofi per la battaglia che homo perfa,nonfa¬
tando come ne in qual modo,come anchora per ue-
der tantagente darmi intolerabil timore prenderan
Ho,# cbe foccorfo da moleagente di Francia,diSpa
gfla,# di udkmagtia ci firn venuto finga dubbio ere
deramto.il Bg # tutti quelli del configlio per otti¬
mo laudorno quello che l’Eremita haueadetto,#
*ofifu fatto.Eie fiero il Duca diLinc.firo, # il Con
te di Stdesberiche receuesfino lì ambafdatori,e co
queUiandafièro quattro mia huomini, # ciafcun
di loro portafie una ghirlanda di fiori in capo, #.co
fi ricetter li ambafàaxori un buon miglio fuori del•
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BIST* DEL CAV ALLIETA
Ucittà ufcirono. difle il Duca di Betaforth, dicett
T.Eremita poi che tante cerimonie fe hanno a fare
in qual modo trotteranno li ambasciatori il Re,uettt
tOyO dispogliato, t armato,o deformato ? Se pasftone.
non mefiolate nel parlare buona dimanda hauete
fntto,difiel’Ermita.Ma ui dirò quello che Significa
no le uottre parole,quali piupretto fono inclinatio-
ne di male che ai bene,&perche fon uecchio &Ere
mitanel configlio & alla prefentiadel Rf &fignor
mio,uituperare mi uolete, & però, regolatine neh.
palar uottro,Jè non ch'io ui porrò un freno in boccai
che ui farà affermano ciaficunpafJò.Allhora ilDU>
ea fi lieuò in piedi e mifie mano alla fpada dicendo y
fe uoimnfuHitaniouecebiOy& nonportafìi l'habi -
todi s.FrancefcOyCon quella Spada laqual è uendica
trite di parole ingiuriofe fin alla correggia Ihabito
ni afcortarei.il Refubito con feruente ira fileno in
piedi, & prefe il Duca & leuogli la fpada di mano
&in una gran tórre inprigioneponete il fece.Tutti
ti alti Signori che iui erano l'Eremita pacificamo »
ilquale perla età Sitaci per l'habito che portauafa
cihnente douea perdonar e,&egli fu contento. Ma
giamai il Re non lo uoje liberar per molti pregin &
fupplicationi che li Signori & li altri magnati con
l’Eremita gli fecero,il qual con certa aflutia uolea
no cauare di prigione,percheandajfè a riceuere li
ambafciatori Móri.Gia quelli uemuano, & pretta¬
mente ufciron quelli eh'erano flati eletti con tutto 1?
ordintiCbe di fiopra è dettoci fiuti li ambafàatm .
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TU*yfXTE IL BljiTiCO. 16
dinari al negli diedero la lettera di battaglia infine
me co quella di credega,et inprcfentia di tutti,il f{e
leggere lafece,& l’Eremita fi accofiò al l{e et dijfe-
li.S.uoflra altera accetti la battaglia,allbora il re
diffè alliambafdatori.lo accetto la battaglia fccodo
la coditione cbe’l uoflro Re addhnada,poi pregolli
che refiafiero fino al fcquetegiorno che rifpofla piu
ampia gli darla, et molto ben gli fece alloggiare da
do li tutte le coj'e pl’humanamta necejfarie.il I{e fe
ce cogregare il generai cofiglio,<t in quel jpatio che
fi admauano lo Eremita co molti altri Signori ingi
noccbiosfi innari alli fuoi piedi e baciolli la mano &
il piede,fupplicddolo co gradiifmahumiltà che per
fua gratta jì degnaffe dargli le chiaui della torre , le
quali tenea ingra cufiodia,accioche ne potefletrar
il Duca, e tato furono lefupplicatiom dell'Eremita,
et dellialtriSignori che laintorno,che il re uinto da
preghi loro fu sfo rgato dargliele,et (Eremita et gli
altri andorono alla pregione doue era il Duca , &
quitti era uno frate che lo cofejjaua che certametee~
gli fi teneaper morto,et quado finti aprire la porta
prefe alteratane tatograde,ehe'l plsòufcire del sé
no,credÌdo che'lUokfiero trar fuori per farne giu-
fiitia.Ma come l'Eremita il uiddegli dijfe. S. Duca »
fi uoi mi bautte detto alcune parole ingiurieje,&io
a uoi in gratta & merci uidimado mi perdonate,
eh io Sottima uolotà ui pdonorfuàdo la pace fu fot
ta tornarono tutti al configlio,& rilejkro la lette~
tra del l\e Moro,c perche l He et li altri amauano e
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HI$T, DEL CjtF^iLLlER
fedicauaUeria & elettro fecondo ilparlar fuo neV
ermi per tutti furo» date le noci,che egli diceffepri
tHajlqual a ftmilparlar principio fece,
SPELLO CHE DISSE L'HEBJZMi
fa nel gran coniglio in rifpotta duna lettera di
diffida del He Moro, Cap. Vili,
P Oi che condritto naturale la ragion forza ub¬
bidire aU,i commandamenti diuqttra.S. M.in
ottentatione del mio poca Jhper,& non acuto infen
dere,nonpreiudicanio alleSignorie di quefti magnai
timi Signori,mi cotnnfandate ch’io parli prima in
quello negocio. Io ui dirò ilparer mio,benché co -
nofea non ejfer degno di parlare in ftmil fatti per eP
jer huomo (Ite molto poca s'infide ncll'cfiercitio del
Tarmi,an^i non mifiordo di protettare & dimane
dar perdono cofì al %efignor mie,come a tattili al¬
tri,che sio diròalcuna cofa che ronfia ben detta, ui
piaccia correggerla,^ non fia petto in alcun compu
locante cofiebe efeono da huomo nutrito nelfere-
ftajhauéda piu. nofitia. di befìiefere, che d’armi,Qtt
de dicq a uofira ^dltei^a,per Jatùfare alla lettera
del gran M.orO,ilqua\ dice chea tutta fua xichiefia,
conia.S-V .4 corpo 4 corpo combatter vuole, & ha
Vendo accettata la battaglia co fi come buonEp &
dertuofofar deue, non temendoi liperkoli della mor
teJòn di parere che meglio fia ualerofimente morir
.fesche rtttar He(vergogKato,& confideranda cbel
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TTUfAXr* 11 17
|{e Moro fia huomofornir di grande armo te di*
ce ne Ufi lettera fua che ({e per Re uuolfar la batta*
gliajàudarei che la S.V.per feruar lapromeffafe*
de ì& per ii $. noBro Dio giudice & conofiitore del
laucritàjperche a Ita non è occulto alcunfecrtto.,&‘
acciò che habbiamo ogni ragion dalla parte noBra
non facciamo cofa alcuna con inganno fé delti itemi
ci noBri uittoria ottenir uolemo,perche ftamo cer-
ti deli'indijpcfittone del Re S. mio > ilqualeb molto
gioitane di debole complesfione & infermo yanchora
chabbia Vattimo di uertuofo caualiere non faria cofa
condecente ne giufia, ch'egli entraffe in campo chiù
fo contrahuomo fortisfimo tanto come il He Moro»
ma il Duca de Lincaflro pigli l'imprefa difare que
fta battaglia » & il Signore fi jpogli del fcettro , &
della Reai coronatacelo che'lgran Moro non fi a in*
gaimato del combattere contra Re. Finito chebbe F
Eremita Vultime fiUabe dellefue parole di Duca di
lincaflro, il Duca di Betaforth, il Duca di Tretra
mosfi da ira eflrema fi leuomo,&con gran gridici
minciornoadire che non uoleano conjentire che il
Duca de lincatlro entraffe in battaglia , nefujjèfu*
blimato al Regno, q (fendo ciaf curi di loro pitf al R§
parente prosfimo,allattali piu che al Duca de Lin-
cafìrotera lecito di fare la battagliaci Re non con»
portò che piu parlaffero , ma con alta noce diffe a lo
ro. Giufia cofa è che la dimanda che tanto èfuor a
di ordine non fi a udita,megliofaria flato per uoi cht
«m dubbiofeparole tentato hauefti la uolontà mia,
C
t
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H 1 ST. DEL CMVJtLLlE^
perche no» mi piace, ne voglio, che alcuno de rutti
noi altri entri per me in campo ,poi ch'io ho accetta
ta la battaglialo fola la uoglio condurre a fine . Le-
uosfiungran barone & dijje finiil parole. Signore
perdonimi la Eccettentia uofira di quello ch'io dirà
che quello che uofira altera dice,giamai ccfentìto
uifarà,perchefe ben il noftro S.Dio ui ha dato il ho
lere, non ui haperò conceffo ilpotere per quanto co,
nofcemo tutti noi altri,che la fublimitàupfiranonb
habileper battaglia tanto dura &•forte come l quo
fia>gouemift la.S.V.a configlio & a volontà no(ira y
thèfi: noi conofcefiimo la uofira uirtuofa per firn ef-,
fer dijfrofia a tal meftiero,di buona volontà batter ef-
fimoadberito a quello che l’altezza uofira hautjje
commandato, & allhora tutti li altr i baroni & ca¬
valieri lodorono quello che quel barone hauea det-,
to. "Poi che coft a uoi altri uafialli &fudditi miei,dif
fe il re,non piace, e conofcete l’indijfrofitione mia di
combattere col re Moro, io ui ringratio del rnflro
amore che dimoflrate diportami, & mi diffrango
di feguir la uolontà uofira, &però io uoglio & co
mando che rumo fta tanto ardito fiotto pena detta ui
ta, che dica di far per me la battaglia fie non quello
ch'io eleggerà,& quello uoglio che fta per me, & in
luogo mio,& a quello la corona > il regno,& il reai
feettro renontterò. Bjffrofom tutti eh'erano cotenti,
dafoi egli difife.
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n^VTE IL BILUCI).’ iS
t
COME IL B^E D'i'EfGHI LT EBJt^jl
fi fogliò il manto, &la corona regale,& ne in-
uefi\,& coronò Ghermita. Cap. IX.
C Qft acctìfluma di accarezzare l'iniqua forti*
na quando del tutto uuole dcSlruggere quello
ch’ella inganna, & che della aducrfità fua alcuna
parte non dimcftra, acciò che non s’armi contro di
tèi quello che èpofto in felicità . 0 grande infortu¬
nio &difgratia y quelli che molto fono prefferati nel
là piu alta fortuna accompagna, che non battendo
ejperientia d’alcuna cofa contraria li piccioli danni
maggiori esimano, & li gridifoflenere non pomo»
e però Duchi,Marchefi,Conti, et tutti uoi altri miei
fidelisfimifudditi uoglio manifestare,poi che alla di
uinaprouidentia della forza & corporal fanità è
piacciutopriuarmi, & tutti uoi altri me dite,& af
fermate ch’io non fonoEfficiente per entrare in ca¬
po di duello,mlenio confentire al grande amore, &
buona uolotità di tutti uoi altri dijpogliomi di tutta
la mia Signoria ,&la dono infieme col luogo mio t
colfcettro, & con la reai corona di buona voglia no
conSlretto,non sformato, ne con patti o comentioni
al mio amato padre Eremita, ilquale è qmprefen-
te,& di^cgliandofili pannifuoi Uff e, co fi come io
mi dijpoglio quelle ueìle reali,cofi mi difpoglio tut
to il mioregno, &. Signoria donando & riueSledq
/oprati quello jl padre Eremita, & pregolo (begli
C %
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H 1 ST. D EL C JtryfLlE^
piaccia di accettati lo,et che faccia p me la battaglia
col re Moro. Etpo e le uejlefit: fopra al padre Ete¬
rnit a,ilcjual udendo il re dir fitmil parole >leuosfi mol
toprefiopuoler plare,ettuttiigra Signori che qui
ni eran di un accordo fi leuorono, & tato prejfo fi te
nero all’Eremita che maiillafiiorno parlar.
glilpogtiorno Ihabito che ueflia, egliferno ueflir le
robbe reatine il re in prejèntia di tutt’il cofeg!io,c co
cifentimento di tutti i Baroni conattodi Votaiol*
fua Signoria renuntiò all’Eremita,e uìilipl’ Eremi
faipreghi di tutti quelli del configlio accetto il Re
gno,& la battaglia, &prefiamente domandò che
gli portaffèro una armatura, che gli (lcffebene f &
molte ne arrecarono, ma di quante fe neprouò,non
neritrouò alcuna che fe gli confacele a piacer fuo.
per mia fede,diff'e il Re Eremita, perqueHo nonre
fiora la battaglia fe ben douefii entrar in campo in
camifcia: &pregoui Signori un piaccia andare alla
Conteffaepregatila carifiimamente che per la fua
molta uertù & bontà mi unglia dare quelle armi
di Juo marito Guglielmo di Varoich, con lequali
era confueto entrare nella battaglia. Quando la Co
tejfauidde uenire tanti Duchi,Marchefi,& Conti »
eSr tutto il configlio del Re , udita la cagione perche
ueniuano , rifilili eh'era contentisftma, e dettegli
certe armi che non erano di molta ualuta. Quando
il Re leuiddédìffe, non fono quefte quelle cha addi -
mando,che altre ne ha che fino miglior affili, & tut
tigli Barerà tornorno alla Conteffa, & le domando
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Tl^yiTiTE IL BlUTfCO. 19
rono altre armi, & la ConteJJa gli rijpofe che altre
non ne hauea. lntefa il j$e la rijpojla dijfe, Signori
& fratelli miei andiamogli tutti di compagnia, &
prouaremola uentura noftra, quando furono dinoti
-fi a lei,il He le diffe, Signor a Contesa ut prego per
lagrande bontà & gentilezza, uoftra miuogliate
prifiare /’armi eh'erano di uoflro marito Gugliel¬
mo di Faroicb. Signore, dijfe la Contefia » cojì Id¬
dio mi conferai quello figliuolo che altro ben non
bo al mondo,come già uè le ho mandate.? ero è dif
fé il Hje^ma non fono quelle ch'io uiaddimando,pre
piamente predatone quelle che fono nella picchia
guardarobba della camera uoftra, lequali fono co¬
perte di damafio uerde & bianco.Dijfe la Contefla
poi che fu inginocchiata in terra. Signor He.grafia
& merci addottando alla Signoria uoftra, mi vo¬
gliate far certa del nome fuo,& come del Conte
Guglielmo di Varoich, Signore e maritomio haue
te cognitione.Contefladifie il He Eremita, non Iho
ra tempo per poterai maniftflar il mio nome per¬
che egli mi conuien attendere ad altre cofepiune-
ceflarie e utili per tutti: &però uiprego mi voglia
tepreflar l’armi,ch’io ui ho addimandato,& ne ri-
cenerò ftngular gratta. Signor e,difie la Contesa, di
buona gratta fon contenta di prejiarle a uoftra al-
tegzp, ma fl Dio ui doni buona vittoria del He MO
ro, fatemigratia poi ch’io non pofio fapere il nome
uoslro,almeno mi dicalas,F.qualcagione & ami
cim ba homo col mo marito . Signora poi che tau
C 3
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HTST. DEL CUr^lLLIETt
tomi sforzate,& miete eh io ue lo dicalo fon con»
tentorilpofe il Re, per il molto meritar uojlro, ben
douete batter in memoria quella gran battaglimi
laquale uojlro marito uinjè il l{e di Francia alla cit
tà di t{oan. Egli era Capitano maggiore della cit»
tà,& uennegli il Ut di Frati. i.t a campo con Ix. mi»
la combattenti fra da piedi e da cauailo. Et uojlro
marito Guglielmo di Varoicbufàcon poca gente
della città lajciando le porte molto ben prouifle,et
ni capo del ponte fi fece un bel fatto d'arme , Onde
de Ili France fi fra quelli che fopra il ponte fi fece,fa
ronmorti,& checafeornonellariuierapafiaticiti»
que milahuomini morirmi & uoHro marito ritirqf
fiuerfo la città, & tutti quelli di Ticcardia pajìar
nompajlo,epenforono pigliare la città,&l‘haue»
rian fatto,fe Guglielmo di Varoick,nonfìfuflefat»
to forte alla porta, allaquale con tutto il Juo potere
nggiunje il re di Francia, & iui ftftce unojingular
fatto d'armi, in tanto che uoHro marito fe ne entrò
con lui infieme motti Francefi,quelli cheguar da
nano la torre della porta della citta,quandouiddt»
ro che ajiai Francefi erano entrati dentro lafciorno
calare lafaracinefca,ci il Re rejlòfuori.quando Ga
glieimo hebbe desinato tuttala gente de Francefi
che era nella terra, e posta in forte prigione, mdde
che’l Re di Fracia cóbattea Li città co gran sforza
per pigliarla,il Conte ufi ì per un'altra porta e ferì
in quel luogo oue era il Re di Franca, & quelli deir
la città fimilmente ujcironjmra. il Re fu ferito Ai
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TIIfaAyjTE IL BT^AVCO 20
due ferite,&gli lucifero fatto il cornilo, & uno Ca
ualiere dfÙijmi che mdde il Epa piedi,et tanto ma.
tornente ferito difcefe del canai fito,&fecegli afcen
dere-il %e,& coftfu sformato andarjene,& la bat -,
taglia fu perfa. Contefiàui douete raccordare come,
uoflro marito per commandamento del Signor tifi
non dopo molti giorni uennc in quello Sdegno, &
conquanto honorefu ritenuto per il F{e,& per tue
ti quelli deiregno,gli ruppono un pe^go del muro »
che non confentirono che egli cntrajjè per porta afa-
cuna > & entr ò dentro fopramo carro coperto di
drappi di broccato, &■ i causili che tirauano il car¬
ro erano i operi idijeta,& egli tutto falò armato in
bianco era [opra il carro conia fpada nuda in ma-
no.^Appreffo utmero in quella uotira città di Va-
roich,et iui fletterò per alcuni giorni,& io continua
mentefuiinfìta compagnia,& nellaguerrafufiimo
fratelli d’armi.T^on tardò gran Jpatio chelaContef
fa fe principio a tal parlare.
COME ' L'HEEJ.MIT MFECE Ljt
crudelbattaglia col Ep Moro, & la ustoria che
n’hebbe,& la crudeltà che il rnouo Ep Moro «■»
- sballiambafciatori Ckrifliani. Cap. X»
C On allegrezza di ineffabile gaudio mi ricor¬
do effer nero tutto quello che uoflra signoria
m'ha detto, e*r reflo molto confolata, quando ode
recitare glifmgular atti del mio uirtuofo marito &
C 4
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HIST. DEL CJIVJILIEI^
Signore, che io in estremoamano, & in grandifli-
ma Rima teneuo,come quello cbe-eradegno diglo-
riofa fama, & meritata per le fnc gran uertù por
tare Eeal corona , ma la fortuna mi i Hata molto
aduerfa,che mi fa uiuer e addolorata che mi l’ha tol
to dinanzi da gliocchi,& dapoicheda meJèpar¬
ti non fo che fi fi ano buoni dì» ne manco buone not¬
ti . Ma fra le altre cofe tutti gli dì mi fono di paf-
fione ,& di ciò non uoglio piu parlare per non dare
noia alla altera uoSìra. Solari addimanio in gru
tia & mercede mi uoglia perdonar la Signoria uo-
stra,fe nel tempo di uoSìra eremitaria ritanonfe-
ci per l'altezza uoSìra quello che bene gli haurei
potuto fare. Et quando hauefiifaputo la fraternità
che hauete hauuta col Conte Guglielmo di Paroich
S. mio, io uì haurei fatto molto piu honore ,& do¬
natori degli miei beri piu che non hofatto. Conten
tisftmo restando il I{e delle parole della urtuofa Cd
telagli rifpoje, doue noni errore non bifgnaad -
dimadar perdono. Tante fono le uoSìre uertù che rii
fi potriano recitare,m rifarei fu furiente a render * .
ri le gratie che ri fono obligato. Solo ri prego per la
immenfa uertù & getilezza uoftra cheprefiare mi
uogliate le armi che ri ho addimandato. Et presta¬
mente la Conte/fj gli fece portar altre armi che e-
rano coperte dibroccato.Quandoil He ridde gli dif
fe. 0 Signora Conteffa come tenete in buona custo¬
diate armi di uoStro marito , per molto che quefti
Signori & io ri borimmo pregato , anehora non
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T I\y47^Tt IL Ét^tT^CO. it
ithauete minto prestare » Con queHe entrami Gu¬
glielmo di faroich nelli torniamenti > Quelle che
io addottando fono appiccate nella uoHra guardar*
ba,& fono coperte d’un damafco bianco > & uerde t
con un lion foro coronato > & con quelle fo certo
che egli entraua nelle crudeli* finte battaglie >&fe
«ti Signora Conteffa non hauefii per male ch'io etu
truffe dentro la guardaroba al parer mio le ritroua-
rei. 0 trilla merifoofe la Conte(la e pare che tutto
U tempo della uita uojlra habbiatehabitato in que¬
lla cafafoenpotrà entrare la Signoria uoflra,& uè -
der,& prender tutto quello che meglioglipartrà 4
Vedendo il ^e la buona uolontàfua la ringratiò al*
lbota,& entrorno tutti dentro alla guardaroba! &
le uiddero ini appiccate . il fole fece dare > &
lefece mettere ad ordine di tutto quello che gli era
bifogno. La battagliafu or dinata per il giorno fe-
guente,&il He tutta la notte digitò nella Chic fa mag
giare inginocchiato orando dinanzi aWaltare della
Jacraticfima madre di Dio signora noflra, tenendo
tutte l'armi fue fopra l'altare , &uemto Udì con
gran diuotione udì la meffa. Finita la meffa dentro
la Chiefa fi fece armare > &per rifiorare alquanto
la natura mangiò d’una pernice.Patto quefio entrò
in campo,& tutte le donne falciate, & donzelle
Jcapigliate in procesftone ufeirno della città fuppli-
candoalla maettà diurna,&alla facratisfima ma*
ire di CbrìBo Giefu cb€ csncedeffe uittoria al He lo -
ro contro al H£ Moro.Quando ilRg Eremita fu dtu
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H1ST. DEL CjtV^tLLlEI^
tro al campo ncrm il Moro con tutto il poterfuo da
piedi & da cannilo e con animo di uertuofo Caualie
ro entrò in campo>& tutti i Mori per uedere la bat
taglia afcefono un picciol colle >&gli CbriBiani re-
Borno prtjio alla città.il Rp por tana una lancia col
ferro ben ammolato,&una rotella in braccio,{pad*
& pugnale, & il RpMoroportaua un*arco dafaet
te efpada y & in capo portaua unaJe creta celatine
inuolta& coperta con moltetouagiiuole.Quando
gli duo animofì E^egi furono in campo y uno andò con
tròl y altro congrandisfimo animo.il Memoro gli ti
rò previamente d una fatti a, & lo accolfe in
della rodclla y &prima che fi affermale pafolla in-
fieme col braccio>& con gran preBeg^agli ne tor
nò a tirare un altigiunfelo nel meggo della co
fcia>e la fletta nonpoi v pafiare del tutto l’arnefe
che portaua y magran noia gli daua al palleggiare
chefaceua.il Re Eremita fu ferito di duejaette pri
ma che accoBarfeglipotefie, & quando glifu pref
fo alquanto y glitirò con la lancia,&il Re Moro mot
40 nettarmi deftro y con larco fuo gli rebatthlalan -
vacuandola uidde nenire y e in modo che la fece art
dare lungi da lui piu de dieci pasfh & in quejlotem
po lo Re EremitatantoJegli approsfimò^chepiù no
gli potea tirare coni arco y equadogli fu tato prejjo
che qua filo potè atoccar e conia manoydife gridaà
do altamente y aiutamiIddio,& uerghi tutta cantra
me la morfrna.il Re Moro fi tenne perduto quando
fi uidde l'altro tanto appreso che piu non gli potm
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TI^jn^TE IL B1>A?{C0. %z
tirare con l'arco. Quando lo He Eremita gli bebbeti
rato con la lanciafubito pofe mano alla (pada,quan-
to poti accoflosfì alluiye un gran colpo jopra al capo
gli dkdejna tante erano le tonagliele che egli ha-
uea inuiluppate che poco mal gli feceil /(f Mo-
ro coni arco fidefendeua ribattendogli molti colpi,
tjr infra tanto il He Eremita con un gran colpo gli
tagliò il braccio,& tutta gli cacciò la fpada dentro
al co fato, otllbora il He Moro fu forcato a caler
interrag li He Eremita conia maggior prette^
che potè gli tagliò il capo , ilquale poffii la punta
della lancia.Et con quella littoria fé ne tornò dent ro
iella città . ViangeaciafcunOjtanta fu la letitia c*
hebbero iChnfliani y donne, & don^tIle,petifando
come erano fuori di cattiuità.Quandoil l{efu entra
to nella città feceno ueniregh medici , che le ferite
gli medicamo.La mattina del giorno Jigucnteil He
tenne con figlio nella propria camera doue giacea %
& fu deliberato che mandaflero duo Caualkri per
ambafeiatori allì Mori lignificandoli che uolefiero
ejferuare ipattu& couetioni per tutti loro promesfi
& giuratiche tutti i loro naui'.ij, r obbedir gioie
nelle proprie loro terrefatui & fecuri andar fe nepo
teano jhe per alcuno del B^gno male & danno fat¬
to nogli faria. Qua do gli ambafeiatori furono eletti
mandorno il trombiti a per i!film condotto, i Mori
fumo coteti di concedergli il Jaluo co dotto tanto ba
fante come louoljèro. Gli amb*[datori fi partiro¬
no , & quando furono giorni in campò calice?
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VIST. DEL CJ.VULLIEK
reno la amba filata loro alli Mori,liquali gli fecero
ben alloggi are,pregandoli che afpettasfiuo la r'tfpo-
famigli Hjjèro qutfio per fargli una granfecuriti,
per il gran dotare ciré haueua.no della morte del Kg
loro'gli accrebbe la malignità . Fra Mori fu
grandisfima iifiordianelle elettioni del mom I\c,
alcuni mietutile che fuffe Cale aben cale, altri no le a
no che fuffe ^tduquìpech, eugin germano del t\p
morto,fatta finalmente la elettione per loro di Ca->
le aben cale,per cieche era ualentisfims,& buon Ca
tiere. Incontinente che l'hebberofublimato alla Kg
al dignità, communio che piglia fiero gli ambasciato
ri,& tutti quelli che con loro uenuti erano, & che
gli occidcfiero;& tagliateli le ielle, fipra uno afino
in due celie uerfo la città le mandorno. Le guardie
eh'erano [opra te torri uiddero dui a cauallo che con
duceuano Fafmo,liqttali,quando furono prefio alla
fittalo diacciarono, e co gran udecìtà fi fuggirne,
il capitano delleguardie che uidde quel atto, com-
mandò a dieci huomini a cauallo chiandaffero a ue~>
dere che cofa era quella,e tome fihcbberouilia non
Montane effir ufeitiper uedere cafo tanto tttfandisfi
mo,neditalperditione.Etfintamente lo andaron
a dire al re,& a tutto il configlio. Quando il Hefep~.
pe tal nowtàfupoflo in grande admiratione,& difi.
fe fimilparole.Io ho offerta laptrfona mia a perito
lofo acquilìoze quefto accioche la fama mia eterna¬
mente uiua.-che quelli io eliimo morti il proprio gior
tip della natiuità loro fili quali in tenebre di ofeura ui
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TIt,Jt 7 {TE IL BIOTICO. sj
tacoft con unitocelo pafarro uiuendo , che innanzi
la morte V implacabili fati gli trafportano fuori del
mondo,acciocbe iluiuer loro non pervenga a notitia
d’alcuno, ffftndo da meno che lepietreegli arbori,!*
qualiper utili propietati e fiatata. de dilettoli frut¬
tigliMittenti con grande filma cokimm & hanno
grati:&filmoglorìofamente uìuere quelli che con
crudo animo morendo finga poter mai morire in fi
cura uita conferenità di gloriofafama eternalmente
triuiuene.O cmdelùfimi infitti e di poca fede eh:
non potete dare qui Ilo chenonhauete . Hora io fac¬
cio f bienne noto cofi ferito come io fon di non entrar
mai in cafa copertafi non inchiefaperudir mefiafi
non tanto che non hobbìacacdato tutta quella mo
rifmafuora ditutto il regno. Etongean prevegga
fi fece dar le lue uefti.Et leuosft defletto,cfece tee
care tutte le trombette,& eglifu 'dprimo che ufcì
fuori della città,&fece fare la grida fitto pena del
la Ulta che ciaf cuna che da undecianni in fu,e dafèt
tanta ingiù lo doueffero feguire. E quel dì fi attendo
tono in quel luogo doue i Mori erano flati uifii. E il
re in quelcafi fece condurre moka artiglieria necef
/àriaper laguerra.Quando la uertuofà Contefjafèp
ftcbe’l Hfbaueafatto bandire fimi! grida ,& che
tutta lagente ch'era da undecianni in fu ilfiguia »
reflb attribuiatefìnta, conofcendoche fio figliuolo
era centprefi in quella,& era sforgaio d'andarli. E
con gran fretta & affanno a piedi ella andò dotte
crai! re: e fattoli riuerentia con i ginocchi in t erra
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H1ST.DEL C JtFjtLLlET^
conpietofa noce le parole frequenti a diregli cornine
ciò.Lia Serenità uoftraprudentisfimo l{e inueterà
to in benauenturata uta meritamente fi appartiene
bauer pietà e compadrone delle perfine afflitte,per
che io addolorata Coteffa uengo à fipplicare allaEc
cellentiaucflra che cèfi come fete mifericordiofo e
pieno di tutta botà e uertu:che balliate pietà di me
eh 9 io non ho al mondo altro bene fe non qui fio figli¬
uolo, il quale è di tanta poca età che in cofa alcuna
nonnipatria aiutare , e fiadiuoftra mmedericor -
darfi dilla gran beniuolentia, amor e, e co fiderà t io¬
ne del mio uertuofi marito co Iquale uoftra altera
ha hauuto tanta amicitia nel tempo delle guerre e
battaglie,&r educo a memoria de UaSignoria uoftra
quelle elemofine e charitati che nql tempo della uo-
tira eremitica uita io ui faceuo dare> che ni piaccia
ubbidir dii miei dtfiderij e Jupplicationi, cioè che
mi Uogliatt lafciare mio figliuolo,ilquale è orphano
dipadre,e io no ho altro bene colquale mipofjà cefo
lartjenon conquefto mi} rabilnato:adunque Signa
re poi thè fete padre di mifericerdia,e di pietà , otte
ga dalla Signoria uoftra qutfla tato altagratia,ac~
ciò che io,e mio figliuolo per fi mpre ne refliamo obli
gati alla Signoria uoftra.il reconoficiuta la difirdi -
nata uolota della Contejfa non tardò a dirli tali paro
le.Molto defiderarei ubbidirui Signora Cotefia fi la
uoftra dimanda fufie honoreuolt,&giufla y bauendo
io Vhonore & tftimatione di uoftro figliuolo per
mia propria , perche a ogniuno è noto che gli Imo*
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TlT^^TE 11 *4
mime hanno da esercitar arme , e*r /raw/to da fape*
re laprattìca della guerra eilgctil nome che ha que
fio auenturato ordine di caualeria,edebita cofa è di.
buona confuetudine che glibuomini d'honore nella
prima lorogiouentà debbano principiare l\jj'ercitio
delta miyche in quella età imparano molto meglio
degli altri co fi in battaglia di campo di duello,co¬
me in gutrr aggreggiare , e per quanto appartiene
a quejìo che è bora nella meglior età del mondo per.
uedere e conofcere igrandisfimi honori,quali confe
gnomi Caualiertr-ifimil fattivefiercitandofìin atti
uirtuofiyperilche lo uojio condurre in mia compa¬
gnie tenerlo in conto,& luogo di figliuolo,& io gli
farò tutto quello honore che mi fcrà posfìbile per a-
more di fuo padrc,& a contemplatone uoflra . O
qual gloria e alla madre quando ha uno figliuolo gìo
uem e ben diffiofloyqualfifta trouato & trouifiin
fimil battaglie degne digloriofa famat Vero e di ne
cesfìtà che uenga meco , & io iho fato Caualie -
renaccio posfi imitar gli atti uirtuofi di fuo padre
Guglielmo di Varoich » ilqualefe hora uiuejjè tut¬
ti i buoni Cauallierilo terrebbono per lo migliore ,
& io che tanto ho amato fi o padre in uita , lo
debbo anchora, amare in morte , perche nel uero
mai a huomo alcuno non portai tanto amore quan- \
to alConte Guglielmodi Vai oicbuoftro marito *
& bora in luogo fuo voglio amare & boro-
ràr fuo figliuolo * perche al preferite non gli
pofio fare altro bene > per qiuflo ni prego uir-%
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HIST. DEL CJ.V ALllERi
tttoja Conteffa,&uì coniglio che uè ne torniate de*
tro alla uofira città,che mi lajciate qui uofiro figlino
lo. Ver mia fi, diff'e la Contcffa, Signore,il uoflro,
configlio non i ne bello ne buono per me. Vuoimi
dare uofira Signoria ad intendere che queflaarte
di caualleria i bene auenturata.jL nifi giudico che b
affai difauenturata,dolorofa,trifla,e di malferuire»
thè miete maggior elfiericntia di uoflra Signoria»
che hierierauate allegro,& contento, bora ui ueda
fconfolato & di mala mgliajconjolato,ferito,&• in
fermo,ettriflo per coffa di quelli chefonofiati mor
ti, &queflo i quello che mi fa dubitare di mio figli
nolo, che fe io fufii certa che'l non moriffè nelle bat¬
taglie^ non fuffe ferito,firei contenta che uenif-
fe con uofira Signoria. Ma chi bquello chem’afiicu
ri de dubbi) delle battaglie che l'anima mia trema
di eflremo dolarejpercbe l'animo fuo b alto & gene
rofo, & vorrà imitaregli uirtuofi atti di fio padre.
Signore,io fi (he gli pericoli delle guerre fono mofi
tograndi,& però Canima mianonpuabauer ripo-
fi,miglior configlio faria per me che uoflra Eccellen
tia mi lajciaffe mio figliuolo , & uoi altri face fli le
hattaglie.il Re con grande affabilità difje. Tutte lo
effe {tanno ben in bocca di donna. Signora Contejjà
non voglio in vano )fendete mflre parole, andate co
la pace del mitro Signore, & ritornate dentro ne fi
la città, che cofa alcuna da menonimpctrarete. I
parenti detta Contejjà & del figliuola la pregarono
thtfenetornaffè,^- lajciafjtlifiofigliuolo,poi chel
R?
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TlViJiTiTZ IL tìjt^CO *5
J(e ne pigliava il carico. Quando ella uidde che piti
fare nonfipotea,cofi piangendo di/Je.Cofafuor (Fo¬
gni ragione fedir fi puotela graniti de miei dolori
auamy tutti li altri:0 dolorofe lagrime,cbe rappre
fentate la diftrutmne & la mi feria mia, traforia¬
te gli appasf:orniti auditori alla prefentia della mia
perdita grande, laqualnon conferite tffer uditafe no
con anfietati,Joffiri,& fingulti,quefti fono dolori di
madre qual non hafe non un figliuolo, & quello per
finr^agU Stolto & offerto alla crudele & dolorofa
morte,conproteflodi omicida & amore.O madre
fimi a quella che ha partorito il figliuolo per effere
morto nella crudel battaglia. Ma che migioua do¬
lermi fopra cafo irremed 'ubile, poi che'l non
ha potuto hauerpietà dimette di mio figliuolo i il
Sgmoffoda compasfione per le addolorate parole
& lamentationi della Conteffa mandò dalli occhi
funi urne lagrime,& tìrosfi alquanto daparte »&
diffe a fuoi parenti che la conduceffero nella città »
due Canalini parenti della Conteffa la leuorono di
terra in braccio,et laportorno in fino alla porta del
lacittà confortandola nelmiglior modo chepotea-
no.Benuipenfateuoi altri,diffe la Conteffa» di con
firrtar il miograndisfimo dolore,che quanto piu pa
role mi dicete di confolatione:tanto piu mi tormen¬
tate , & maggior pena fente la mia tribolata ani¬
ma.lo folo per queflofigliuol ero chiamata madre»
fe quefio mi muore nella guerra, che/èra di me tri
fia&fuemurata, laquale hauerò perduto marito €
i>
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* HTSTì DEL CUVALlElt
figliuolo > & quanto ben hauea inqueflo miferabitc
mondo. 7qonCaria meglio ch’io fusji morta,innanzi
cheuederc dinanzi a gl'occhi miei tanto dolore?& •
fujjero uiffuti mio marito ù mio figliolo, che mina.
glionoibeni, & le ricchezze, poi cb io fon priuata
dog ni gaudio,piaccre,&confolatione,e tutti ifatti
miei non fono fenonabondarein dolorofe lagrime»
&uiuere in continue lamentationi. almeno mi fa
ceffi 1 ddw gratin che io potè fi peruenire alla uer—
de, & diletteuole ripa del fiume Letheo , acciocbe
fmenticando gli preteriti & futuri mali, confi-
guisfi eterna, & ripofata ulta . Finito che Ireb¬
be la Conteffa queFìe parole, il figliuolo fece prin¬
cipio a tal parlare . - Signora » io ui fupplico
che uiuiate in piacere > & non piangete ne uo -
gliate affaticare la uoFlra uirtuojà perjona per
me, & io ui bacio le mani del molto eflremo amo.
re > che uerjo me la Signoria uoHra, ho cono -
f iuto. Ma douete penfare che io fono già di e-
tà che hormai debbo ufeir delle braccia di mia.
madre , & fono per portare le armi & entra¬
re in battaglia per moHrare de chi fono figlino- .
lq , & chi è Flato mio padre , però, fi piacerà
alla diuina Maefià , miliberaràdiogni male,
mi lafcierà fare tali atti > che gli piaceranno »
& l’anima- di mio padre farà conJolata,ouunque è ,
éruoi ue ne allegrarete.Come la Conte fagli udì di
re tali parole > uoltosfi uerfói parenti fuoi che la con
àuccuanOi& dtfìe a loroMra lafciateui morireper
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Tt^A^TE tt nrAfiCOl
figliuolo alcuno.lo mi crcdeuo che mio figliuolo fi#
fe conforme al uolcr mio partendo fi da uoi altri,
Jè afconderia nelli cantoni per fuggir i pericoli dell#
battaglie perefere di poca età. Mora ueggo che hi
fa tutto il contrario, ben è uerita lo ejèmpio & prò.
uerbio uolgare qual dice,che per natura caccia il c*
ne. Come furono alla porta della città i Cavalieri d*
mandomo licetiaper ritrouarfi *lcampo,e il figlia#
lo inginocchiato fi baciò ipiedi&le mata & la boa
ca alla madre, &fupplicolla,che li uoltfie darla fiat
benedittione.Et la Contefia lo fegnò,&glidife.fil
gliuol mio,ilnoHrofignor Dio ti uogli tenere nelltt
fuaprotemone & custodia, & guardati da tutti i
mali,& bachilo molteuolte nel partire dicendo,ta
totriHo commiato è quello per me, che altra cofit
non mi mancava per augumentare la mia miferia.
Come il figliuolo fu partito, laContefafe ne entri
nella citta facendo moltogrande lamentatone
molte honorate donne laccompagnauano confortati
dola nel miglior modo ihe lorpoteano.làdue Cava
lierife ne ritornarono al campo col figliuolo deliaco
teffa,& feceno relatione al re di tutto quelloche la
Contefa,& il figliuolo haueuano detto, il re molto
fi rallegrò della buona difpofit 'ione del figliuolo, drv
quella notte il re fece molto ben guardar il campo»
& non confentìyche alcuno fi dijàrmafe » la mattina
come il Sole fu ufiitofe fare diligente inquifithnet
intorno al campo fe gente alcuna gli mancava. Toi
fece fonare le trombette,&fece movere il capouer.
D %
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. HIST. DEL CJ.VjtLLl lX
Joi Mori qua fi tne^alega apprejfo oue Siauano,
attendatoftfopra ungranpiano che ini era , & ordì
nati tutti ipadiglioni fece rinfrefcare tutta la gen¬
te tpvr ch'era pajjato mexjp dì. 1 MoriJapendo che
iChifliam erano ufittifuori della città flettono con
grande admirottone nonfapendo la caufa,perche po.
§0 innanzi non haueano ardire di ujcirepur unpaf
Jò fuori della città , & bora gliuenianoa trouare «
DiJJono alcuni Capitani che queHo haueua fatto la
grandisfinta crudeltà del loro He Cale abencale.il,
quale fopra la fede banca crudelisfimamentc fatto,
morire li ambafciatori ChriHiani, & hauendopro-
uiflo di haueregente di Spagna, & di Francia, &
per queHo ne uengono a trouare , & potemo efler
certi che quanti ne faglieranno di noi taglieranno a-
pe^gi minuti . Tarlò uno di quelli ambajciatori, i
quali haueuano portato la lettera della concordia
della battagliai diffefli Chrifliani cifeceno gran,
de honoretquando fusftmo dentro della città uedej-
fitno infinita gente per le torri,per le piazze, fette,
Sire,& tetti, in modo che era una grande marame
glia a uedere tanta moltitudine di gite armata, per,
Macomettoào imaginauo che doueano ejferepiu di.
ducento mila combattenti, & queflo noflro maina
gio He ha fatto amazzz re ^ ^ oro umbafciatorifen
Z» che lo meritajjero. fedite da tutti i Capitani Mó,
ri leprefenti parole dello atnbafciatore,prefono ith
formatone da quelli che erano entrati con li am¬
bajciatori dentro nella città, & uiHalaupritàam
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Tl^UXTE IL BlutT^CO. »y
itòazgprm il loro He Cale abeti cale, & fecettotmo
nitro He, non lafciomoperò di armarfi>come che fc
'bauefjòno ad andare alla battaglia, & uennono a ut
4la di liiChriHiam. Era già quafi il Sol baffo, peri
deliberarono di montare alto foprauno monte che
vicino haueano.ll He EremitauedutoqueHo dijfet
per mia fede dmoftranohauer paura di noialtri »
•& per quello fono afctft tanto alto. Hora dicete Si-
* gnori,& fratettimiei,uoltte che noi uinciamoque*
-fh crudeli Mori perforga d’arme, & per delìreg^
•za di guerra? con l'aiuto del noftro Signor Dio, &
della fua Sacratisfìma madreio ui faròuincitori »
Se già là mifiricordia del nofìro Signor Dio ,& la
uertù uoftra non ci aiuta,dijfono tutti. Signore, dif¬
fidi eofafarà che noi fumo uincitori,peroche come
hanno uifto il loro He morto, hanno congregato tut
tala gente che hanno potuto,et fono in numero pi»
che noi altri, & però tutti credemo che la peggior
partefarà la nofira.O Signori diffe il Hp* Io ài do¬
mando di grafia che non fiate /moniti, non hauete
voi uifto mai che nelle battaglieli pochi vincono li
molti, & li deboli vincono li forti?attendete ben a
quello ch'io ui dirò, inguena uale molto piu l'atti »
tudine che la fortezza, & benché noi fiamopochi »
& loro molti,quifarà il gran nome et fama ,laqual
noi riportaremoper tutto il mondo : & tutti quelli
venir anno dopo noi ne allegar anno per effempio dì
perpetua gloria.Et io qualfaccio uha eremitica af-
jfàluo dipena & di colpa tutti quelli che in quella
Dì
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. HJST. DEL e JLIEU,
guerra meco morranno» & ciafcuno iene sforgarfi
in fintili atti »&non temere i pericoli della morte»
perche è molto meglio morire come Chriftiam» che
venire in potere detti infidett.Adunque eia fimo fi
sforzi di far bene,& diamo la battaglìa»perchefa¬
remo ad ogni modo uincitori in qualunche forte ua -
i li la cojdy perche niunoprincipe del mondo ci potrà
accufared’infidelità, ne di poco animo > & che non
habbiamo fatto tutto il pofiibile per defenderfi da
quegli infideli rimici nofiri» quali ci vogliono pri¬
vare della propria nofira terra » & delle mogliere»
guatare le figliuole» & condannare i figliuoli a
perpetua cattiuità. Finito il He Eremita quefle ani
mojc parole y quello che già folca ejjere I\e con ani¬
mo uirile fece principio a tal parlare. La tua I\eal
Signoria affabilisfimopadre mi asficura » che i tuoi
vertuofi atti fono tali che chiaramente dimoHrano
chi tufei. T\on refia fe non che tu alzi bt tuapon-
deroja mano con la tagliente fpada,poi che fei la no-
f ira freranga»et refugio, e con la tua uittoriofa ma
no andiamo controgli infideliiet conmanda a noi al
tri che facciamo atti che fiano di gloriofa ricorda-
tione» perche ftamo tutti apparecchiati ad ubbi¬
dirti» et a ofjeruare i tuoi commandamenti .Et non
hifognano piu parlamenti» ne configli » fe non che
con crudeli arme» et uendicatrici di tanta inhumar
nità feriamo netti crudelisfimi Mori con grande no.
ftra allegrezza,per che a uno buon Cavaliere» piu
vale la laudabil mertfyhe la mala l et penojàuita »
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T1\JÌWTE 1 18
•piacqueno moltoàttol{e tremule anmofeparo
le dell’akro He che già falena efìtre, & cojt dijje,
€6 inettimableallegn^rniraUegro Signor mo
naturale uedendoui con fi forte armo iiualorojo
(maltiere, perciò noit voglio piu ragionare Je non
che dapoi che mudato il potere dal nottro Signor
DÌo>& appn fo dalla Eccellerla uottra,faccia cojt
ciafcum comefaròio, perche con l’aiuto dmino tu
darò vittoria, de Ut nottrì nemici. Et prefcinunama
no uno rettoceli’altra una pappai & mjjefi in¬
nanzi atutti,& come gli altri gran Signori uid-
donofare quetto al i\e, cofi fece ciafcuno. Et già »
innuofo Heivnangi che ufafe della citta haueapro
vitto di tutto quello era nectJJario per la guerra »
& intorno al fuo palancato fece uno Beccato alto
una lancia «giungo fino a una grande rutterà dac
qua, & lafciorno in ntezgtp una gran porta,per la -
quale poteano ben pajfare cento cinquantahuomini
pernotta, Cauoronodall’altra parte, &fecenomo
altro fìecca'O grande, ilquale teneua infitto alcapo
duna gran montagna, diffe il Hg > p ot c ^ e H lut: •.
fatto di quìa dì non fono Je no due hore:ylndate uqt
con gran fretta Duca di GloceftrCiet noi Conte della
Salisbera alla ConteJJa,e ditele che per amor mio e
di uoi altri mi uóglia mandare due gran botte,lequu
li ha di Guglielmo di Faroich nella camera delle
ormiJequali fono piene dilauoro de tribdh&Jono
tutti di cupro : loro andorono prettamente & cm
freghi e (ommmàmtnti che glifeceno da par-
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H1ST. DEL Cjtr JtLlEI^
te dell\e>gli bebbero dalla Conteffa > ben chefieffe
malcontenta del He: perche non le bauea voluto la,
fciare ilJuo figliuolo:ma corufcendo la gran necesft-
tà che la confirìngea ,fu contenta di dargliele, pur.
non potè Bar che non diceffe.Dio eheuol dir che qua
fio He di Matura fa tanto della mìa caf < :che non ho,
cofa alcuna de armi e di guerra ch’eglino fappiatlo
nonfo,fe luì fa indouinartfi fe è negromante .1 baro
ni feceno caricare le botte delti tùbuli > & co carri
le conduffero al campo . Quando furono dinanzi al
Hegli dijfeno tutto quello che la ConteJJa haueadet
io.ll uirtuofo t{e cominciò a ridere,& con lietafae
'eia glifece moltaftfta. Uppreffo,feceportare gli
tùbuli nella porta, & lafciorongìi per terra a fine
che quando gli Mori paffafferofe glificcaffeno ne pie
'di:& cofi fu fatto. Et piu fece fare molte cauefoni
doje come po^zi, accioche come ufeiffero gli Mori
di uno male eutrofie ro nell'altro > & tutta la notte
t Cbrifiloni non fecciono altro. quando comminciò
ad apparire l’alba i Mori fectono granfeftafonanr
do tamburi,trombette,econ moltiplicate uocigrv*
dauono battaglia. Et con quella allegrezza difeefe-
ro il monte contrauenendo alla Cbriflianagente. il
He Eremita commandò che tutta la fua gente fltjfe
in terra gittatafacendo dimoBrattorie che dormif-
feno. Quando furono uicini ad un trardi bobarda ,
tutti fi leuomo moBrado efler mal deBri nella guer
ra,& comminciorno ad ordinare la battaglia > qua
dot Mori furna dtyro allaportajl He dijje, Sìgno •
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TI^ATiTE IL BIOTICO. tjf
ri di grafia non uifmarrite , nottate le Jpalle ma 4
Jìrando di fuggire,i Mori che uiddonofuggir i Cbrìr
fianì co gran fretta gliperfeguitauano il piu che pi
team,quando furono dentro della porta detta, che
per altra paffar non poteuano,fi Accanano queitribn
li di capro ne piedi.Comeil uertuofo i\e Eremita mi
de gli Mori dentro alla porta fece alquanto ritenere
ha gentefitacofi come quello che nella guerra &
ned'armi era deflro& effetto uidde reBarc i
Mori per le ferite de tribuliy&altri cadere nellipo ^
%i coperfidifrafcbct& di terra. Ullhoracon alta
uoceilBecomminciò a gridare.0 caualieri degni i’
honore lafciate la uiBa della città & uolgete la fac¬
cia alti nemici della fede Chrifiiana & noBri, feria¬
mo congrande animo, che lagiomata è noBra, dia¬
mo a loro crudel battaglia ,& non perdoniamo ad al
cuno.ll Kg fu il primo a ferirexappreffo tutti gli al¬
tri J Morì che uiddero tanto audacemente ferire i
Chriftiani,& nonfipotcauomouercla maggior par
te diloro per le gran ferite che ne piedi haueano,fu
toho forcati a morire » & fu fatto grandisfima de-
flruttione di loro,quclli che ueniano di dritto uedu-
ta tanta Brage de Mori fenzgfar refiflentia alcuna
fi fuggirono uerfo il c«Bcllo,onde fi eranopartiti,et
Ufi feceroforti.il itegli diede la caccia ama%gan
do & decollando quanti ne poteagiungere. Ma al¬
quanto faticato per le ferite che hauea, fermosfi un
poco & prefono uno Moro molto grande,& di fini-
furata figura,battendofatto Caualiere.il figlino»
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HIST. DEL CAVULL1EK
lo della ContefiàyUolJe che lui amaxjofjc quel Mo¬
ro : & cofì con grande ammogli diede tante ferite
con la (padache l hebbe morto. Come il f\e uiddc
morto il Moro prefe il picciolo fanciullo per i ca¬
pelli i&gittollo addojfo a quel Moro* & forte h
fregò in tal modo che gli occhi &il uolto haueatut
topieno dijarguc , & fecelo cacciare le mani den¬
tro alle ferite ì(t co fi lo rincorò incarnandolo nelfan
gue di quel Moro . Mpprefìo diuerme uno uirtuofó
.i Cavallie e, & tanto della fuaperfonaualjè nelfuo
tempo che innanzi gran parte del mondo nonfitro
uò Caualliere che tanto ualeffe. Come il buon Pg vài
de la battaglia uinta,andò figuitando i Mori ama ^
X/mdo quinti aggiungeuano, questa fu la maggior
[confitta e mortalità di gente che mai fufle fatta in
quefìo tempo,che infpatiodi diece dì morirno nouc
cento mila Mori . llP^eper le ferite che haucua non
poteiia molto andare, condufionoiui urto cauallo ac
ciò chel caualcafk , ueramente non farò di fi? il ì\e 9
tutti gli altriuanno a piedi >s’io anlasfia cauallo
non feria co fa giufta . ^Andarono a picciolpafio fin
turno che furono al cafldlo,nelqualei Mori fi era¬
nofaytiforti y &iuipofcroil campo, & quella noi
te fi ripojbrono co ine filmabile allcgrei^a.jLl mai
tino nell’alba chiara il }\e fece fonare le trombette^
&armosfì tutto il campo, lll\efi mifelafopra*
nettatale ,&pofefi innanzi a tutti, et diedero
gran battaglia al caflello , oue furono ben forniti
di balestre et lande et altre arme Squali rnmam.
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rn^jfUTE IL BljiTiCO. 24
tratte da alto dal Camello.Et tanto fi sformò H %e
cheJolo pafsò tutti gli altri in modo che non era alcu
■no che lo potefie aiutare.Et il figliuolo picciolo deb
la Conteffa dijje con gran grido. Corriamo caualie-
'ri (Thonore ad aiutare il nofiro Signórefilqua
le Ipofio in gran pericolo te prefa una targhettapie
aiolà laquale portaua uno raga^jo » & mifefì den¬
tro b peccato per andare dotte era'il re , gli altri i
■quali uiddono U picciolfanduUo che pajfaua,tuttife
‘mifero in frotta à pafiare à quella partirne.furono
moki caualieri morti & feriti. Ma il fanciullo con
l'aiuto del nofiro Signor Db non hebbe male alcu¬
no . Quando tutti furono pajfati mi fino foco alla
porta del caHello>& de lìpajjòrononel primo riuel
lino, il fanciullo cominciò àgridaretanto alto co-
mepotè,& difie. 0 dome Inglefe , ujiite di fuori
stornate nella uoflraprima libertà>che uemto è
il dì della uoSlra redentiont . Trecento e none
donne erano dentro dal caftello, come [attimo quel-
■lauQceStuttc carfano alla primaporta, perche all'al
■tra era gran foco i & tutte le donnearono riceuute
dalli Cbrifiiani, fra le quali erano molte honorate do
•ne . Cornei Mori uiddono il gran foco > et che
tutto il camello fi abbrucciaua , fi uoljono dar
prigioni , ne mai il ualorofo re uolfe accon-
fentire , Je non che mori/fono a ferro e fiam¬
ma . quelli che ufiiuano fuor del camello pre¬
stamente erano morti » ocon lande gli faceua-
*0 tornar dentro , Cefi quel dì furono mor*
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HIST . DEL CUVjlLLlElf,
ti & abbracciati ucntidua mila MoruTartisfì lo
Eremita del camello,con tutta la gente, & andato*
m per tutto ilt\fgno,in quelle parti,Uguali baueua
mprefe i Mori,ne trouorono Moro alcuno, al qua*
le uotcsfmo perdonare.^indorano inftno al porto it
jtntona oue trouorono tutte le fufìe &nandù, [opra
quali erano uenuti,&gettorono inmare tutti i io
ri,che quiui trouorono,& quelli abbrucciorono.
preffo il Re ordinò&fete leggigeneralighe q tua m
che Morosi quale fufje o intrafie neWlfola d in p bit
terra per qual affare fi uolefie,mor\fiefen%a mercé
dcuna.Corne il ({egnoftt recuperato , fu adimpiuto
& finito il uoto del me, & con tutta lafita genteft
ne tornò dentro la città di yaroicb. La Conttjfq
come intefecbe’l peuemua gli andò incontro a rice
uerlo con tutte le dome & donzelle della città,per
cheglibuomini non uieranorefhti fenon quelli li
quali erano ammalati & feriti. Quando la Conttffn
fupreffo la Maefià del me, dette delle ginocchia in
tcrra,& tutte le altre donne gridando ad alta uoce:
ben fu uenuto la Signoria del tip uincitore : & egli
con lieta faccia le abbracciò tutte <Tuna in una, &
prefelaContefiaperla mano,& andoronocofi par
landò fino che furono dentro dellacittà, & la Con*
tefiareniutoliinfimtegrafie del molto honore che
baueafatto alluo figliuolo,ringratiò anchora tutti
gli altri Signori.
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TI Hjt'HTE II ESANCO. jt
COME 1L HJE EREMITA SI VA*
Usò alla Signora di Faroich , fua moglie » tt la
grande allegrezza che ella tu bebbe.
Cap. XI.
H Auendofi ripofato per alcuni dì ilualorofo re
Eremita,poi che baueaimpofio fine allaguer
ra,&pofio tutto il fuo Sdegno in tranquilla pace &■
fecuro Slato,un disiando nellafua camera deliberò
pmnifcflarfidtla Contejfa/ua moglie , & a tutti gli
óltriqjerclte piu prefio poteffe reflituir la Signoria
adprimo f{e, & ritornar fi a far la Jolita penitenti.
Et un dì chiamò uno fuo cameriere, e dielli la metà
dello anello qual haueapartito con la Contefia,quan
do da lei prefe commiato, udendo andar alla cafa
fanta di Gierujalem,& difiegli. Amico , ua alla Con
teffa,&daUi queflo anello e digli quefie paroU.il ca
menerò andò prestamente alla Contejfa , Eringio-
ttoccfùatofi dinanzi allei te diffe.Signora, queftoag¬
nello tu manda quello che ui ha amato & ama con
infinito amore. La contefia prefe lo anello, & alte
rosfi tutta quando lo uidde,&pofia in forti penfic-
rientrojfene con gran preSlegga nella camera fua»
& innanzi che apriffe la coffa figittò inginocckiont
dinanzi ad un oratorio qual hauea nella corner a fua
cue oraua alla madre di Dio Signora noftra, et ini
fece principio a tal or ottone. 0 burnii madre di Dio
Signora mifèricordicfàjalprincipio innanzi afecali
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’ H1ST. t>ÉL CUVJtUt \
mente diurna,uoi folafufli degna di portar nel urflro
rirginal ventre notte me fi lo He di gloria: fatine fi'
gnora compiuta gratta noi che fetipiena di tutte le
gratie,&per quella confoht iene,che l’anima uoflret
facratitfima bèbbeper la Jalutatione dell’angelo
Gabriello uogliatemi confolare il corpo &l anima t
& piacciaui Signora gloriofafar che'l uofh-o pretto
Jofigliuolo mifacci grafia che quello anello fila dii
miouertuofo marito,per che ioni prometto di feriti'
re uno anno compito nella uofìra cafa denota nel pog
gio di Francia,& donarle cento marche d’argento *
Leuatafi dalla or atiene aprì una cafia otte ella tetti*
l'altra parte dello anello & congiunto infieme rid¬
de che tutte le arme fi moftrauano nello anello,&di
tutto era uno:Conobbe allhora, che quello tra dei
Contefito marito,& dtfìecon molta tribulatione,di
temigantil’huomo oue è il mio Signore, il Conte di
Faroich?Lo camerierointefe che dicefj'eper iljito
figlmlo.Ditemiper uoHra bontà farebbe mai egli '
Slato prefo dalli Mori?& che è fiato di lui, che non
fi e trovato nella gran battaglia col fé & li altri ca
ualierino credo neramente che fe fufie fiato in fua li¬
bertà non haueria fallito, o mijera mefatemi certa
oue egli è,perche correndo uoglio andare oue fi tro
ua,&uolfe ufeire della camera, & andava tanto tur
lata& fuor delfuo naturale fentimento,che non tro
uauala porta di ufcire,& queflo caufaua la inefti-
mabìle allegrezza che hauea della uenuta del fu»
marito . Et tantafu la perturbatane che per db-
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n
Tl\jt7yTE lLBljt%CO.
i [entimemi & cadde in terra tramortita . Quan¬
do le fue don felle la mddonoflar in tal punto con
gran grido cominciarono a pianger e,& lamentar fi*
quando il cameriero uiide la Conteffa in queflo tffe
re molto jpauentato fi tornò dal t{e con la faccia al
teratisfima.il Itegli diffe:amicouedcndoti tale che
mone mi porti di là oueti mandagli cameriero c*n
U ginocchia in terra difie.Signore,per una gran cit
tà non uorrei che uofira Signoria mi hauefie manda
to alleilo non fofe Cartello tiene infe qualche mala
uertàyt ì jt è fatto per negromantia,<*r che uofira Si
gnoriaChabbihauuto dalli Mori: perche in omini n
te che la Conteffa fe lopofe in dito è caduta morta in
terra,quefio mi par cofa di grande ammiratane p r
la mala proprietà qual ha quello in fe. 0 lauta M «•
ria dijjèil R^e, farà utrità che la uertuofa Contefia
fia morta per caufa mia? Etfubito fi Ituò della fe-
dia,& andò alla fua camera & trouoUa piu morta
cheuiua,& con tutti gli medici chefeaffaticauàno
per lafalutefua . il {{e marauigliatofidi tal
cafo pregò gli mediciche in tutti i modi del mondo
ledesfinofoccorJo& nonfilafciaffecofa alcuna,ac-
ciocbe la Conte fia la prcflafanità recuperafie : Et
il Re mai non fi uolfe partire infino àtantoché
lei fu ritornata nel fuo e fiere . Qjiandó la
Conteffa hebbe recuperata la naturale cognizioni %
<*r uidde il marito , rileuosfi correndo ,& in-
ginocchiata/} dinanzi a lui per uolerg’i bafeiar
gli piedi et le mani:Ma il benigno Signor non le noi*
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ttJST.DEL C\AVjtLLìE\
fe acconjentire,fic non che la prefie perii braccio, &
Ututala di terra C abbracciò^ molte uolte la baciò.
Et in quel punto fi dette a conofcerea tutti t Si-
fuori del regno & a tutto il popolo. La fama fi jpar
J'eper tutto il caftello & per tutta la città come il
He Eremita è il Conte Guglielmo di Varoich, &
tutti i Signori grandi & piccioli » donne e donzelle
della città uennono alla Contejja per fefteggtare il
He & la nouella Bigina. Quando il figliuolo Jeppe
che’l %eera/itopadrepreflamente andò alla came-
ra,& inginocchiatofi alli fimi piedi bac toglili. Tutti
quelli Baroni bafciarono la mano al He & alla Hggi
na^et tutti di compagnia andorono alla Chiefa mag
giore,& lìfeceno emione, & ringraziarono la di -
tana bontà,cheper mano di uno cèfi ualcnte Canai*
lierc la ljola £ Inghilterra era fiata liberata dalli
infideli,poi fi tornarono al caftello con molte trom¬
bette^ tamburi, con gran trionfo & allegrerà :
mandofumo nella granfiala del caftello y la Contefi..
fa fupplicò il He firn marito & tutti quelli che con
lui eranotche uolefifiero cenare con lei quellajera,&
ogni dì mangiasfino tanto quanto lì reflarianotll re
fjr tutti gli altri lo concefjero,efurono contenti. La .
Contefiia fi partì dal re et tolfie tutte le donne et le dò
ygUe di cafiafina, et preflamente fifpogliorn o t etfuc
cinte pararono una granfiala di belli sfimi drappi di
raigi tutti contefti d’oro,difieta,ct di fili d'argento
dtgrandisfimo pregio , le altre donne parte alla ere
dcn%a# parte alla cucina , in modo che quefta uir r
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TlXJtyrE ILBIAÌfCO. 33
tuffa Signora in breue fpatiofecenobiUsfìmamehto
ordinare lacenaxpunio ogni cofkfupreparmam*
dòprefto a dire al He che da ciafcunahòra ebe gli
fufje piacere con tuffigli altri tténifìe smangiare,il
He con tutti igran Signori entrò mila granfiala ut -
dendola cofi ben in ordine con tutte le umtmdepre - *
parate & il tinello] parato de ricchi uafi d’oro &\
£ argento iiffefe Dio miguardi la perfanarben pa¬
re Òhe la Conte/fa babbitt mefiòle mani inognìcqfa,
eff óndo la piu diligente dorma del monda. Il Re com
mandò che innanzi a tutti fèdeffe quello che prima
folea effere Eg.^ippref[ofece la Conteffafua moglie:
dipoi fedè I\e Eremita jn ultima, gli altri Duchi fe
tondo che l ordine uetnanoìm altre tauole furono col
locatiM*rebefi>Cùnti,7òpbili,& Cqualicri: & tue
tifarono ben fermi di diuerfe uiuande fecondoche
Pieritauano tali Signori >& quanto sfattene nella
fitta mangiorno continuamente a fuajpeja, tir ogni
dìfi faceuano grandisfimfesle.TaJfati che furono
natte dì,uennonò quattrocento carri carichi d'oro et
£ argento: di girne <$■ altre cqfe di grande ade¬
quali haueaho tolte a il dori. Commandò il Re obe.
quello oro,& argenta, & gioiefaffino meffe in ar¬
bitrio & potere di quattro Signori, & furono rac-
tramandate al Comedi Salesberi,;al Conte di Sta
forttfl Duca di Gloceflte , & al Ducati Betaforte,
fatto quello, il {{e commandò per il dì feguente
configlio generale. Come tutti furono congregati,
ti He Eremita ufcìdella camera & nelcofigliamol
E
?:• HYST. DE'L CJtV iALL'IE
tobeWinordinecon uefiedi braccato Brasfinandtt.
per tètra, col mantello dicbermifiMfoderatodiar
meUtn'hcon la corona in tefia, & lofcetpro Reale in
mauopofìoft a federe nel cordiglio inprefèntia di cut
tt dijfeparole di tdfententìai
COME IL RE EREMITA SI STO-
gliÒdelniantOì e della eterna regale,& nem-
* ueflì,Scoronò il uero Re A'Inghilterra,& tor-
* noflialflto Eren/itório. * Cap. XII. 1
* V ' ■ ' \ . • ?
L jl fecuragloria che hauetrio dì efier Batiale..
toriofi ci dee molto allegrare, & per quello
douiartio retribuire grafie infinite a Dio. Voi thè
tutte legratie difeendeno dalla fua immenja bontà
i&mifirkordia, che con l’aiutoluo babbiamo uìnto
tutte te battaglie, & morti tuttigli inimici nofirii
éSr déllafede Chrifliana:& con lefpade nude ftamò
flati uìncitori,& babbiamo Mendicato inefandifii*
mi danni, quali ci hanno fatti: & è uemta la loro
robbain noBro potere , per iiebe io uoglio & com¬
mando che quella fta tutta compartita infra uoiaU
tri:& tutti quelli che fono fiati feriti i n recuperatio
ned'eCafleUi,Ville,& Città,babbino due parti,&
tutti quelli cheferanno fiorptdtt di alcuno delle fito
niebrache no pofatto port ararmi babbino tre pam
'ti : & quelli ch'è tion banno battuto vide alcuno un*
parte,&l’hpnore,ilqualòualpiu. Et noi Re & Si-
grior mio ben deuó efiere contenta Toltela uaBra
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71 RUT^TE TL trU^CO 34
dellagratia lacuale ui ha fatto lo Onnipotente Dia
battendo con Vaiuto de uofiri uafòlli recuperata tut i
ta Pi fola & J nghilterra, irrendutala nel fuo primo
fiato.per ilche io bora in prefintia di tutti quefli ma
granimi Signori Ui rrfiituifco tuli il Regno et la Si-,
gnor indi quello,ta corona, lofcettro.etilmaio Rea
le:et prego la uofira Reai Maeftàli uogli accettare
da uno fioJeraitor e etuafiallo.Et [ubilo fi dìfpoglìàt
et tornójii l'habitofuo eremitano. il Re & tutti gli
barèòirepktormquefla unagran virtù &gentile^
%a ,&dettafuagrandisftma cortefia glirendemo
infinitegratk.il Refìueftì ilmantoRc ale,pofi irto
ila ta corona,& Ipfcettro in mano: & pregò mollò
10 Eremita che volt fé farli-gratta,di re flore nella
Jua corte,che gli erariali principato diGales,etché
nel Regna,e nella corte tanto pàtria comandare qui
to lafua propria perfino, 01 tutti quelli del cofiglia
tnolto di qkefle topregorno,(glififiusòdicPdo,chti
non làfcieria il/èruir di Dio per le vanità diqueflà
mondò. Ottifrpuò confidar are quanta ernia ucrtìo
'&fingularitidìquel CatiaUiere éhepoteuarettan
• Re,&{he figliuolo dopo b<i, &mai non louolfi fa
re, benché motto fafiepregatila fua moglie epa*
rem. Come ilReuidde che lui non uóleua rettore
toèttd Jka cèrte deliberò di fare alcuna gratta al fin
gltobl fici per amore t et per rifpètto di premiar6,
11 pódre . Et dettegli la maggior parte del Regno.
di Córrtóuaglià, & che potèfie coronar fi di coro *
lindi iAcerro, 0 non di altra cofi,et fi hauefie 4
£ *
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HI ST. DEL C-Jir4.UtE\
coronare il dì deg litre 1\egi £ Oriente^ U<fi dd
la Tentecofie : & tutti quelli che fuccedefiero da lui
ferbaratm quello ordine, tir hoggidìfi coronano di
corona di piceno. Come il Conte Eremita feppe la
gratta che hauea fatta il Re al fuo figliuolo andngli
dauanti& inginocchiato a fuoi piedi gli baciò la
manojbencheil Re non nelauolea porgtre,& mol¬
to lo rirtgratiò del dono ebe hauea fatto a fuo figlio
lo:& cofiprefe commiato dal Re& da tutt i quelli
della corte diquali lafciò molto addaloratip&lafud
partita : perche tutti lo amauano con piu amore che
l'altro Re>& a tutto il popolo affai difiiacqm, shè
hauefie renuntiata la Signoria. Quando /’ Eremiti
fu partito dal Re> fe fiondò fuor della città ad una
Jiut mila qual èra ma lega dijcofla dalla città ; &
qui flette alcuni dì. il Rgcon tutto il conftglio ordi¬
nò che gli fusfmo mandati trenta carri carichideUe
tneglior gioie cbe'haues/ino tolte de Mori. Come lo.
Eremita uidde gli carri difiea coloro che gli con-
iuceuanoi Riportateli al mio Signor-Rp : & diteli
ch’io non uogliofe non l’honore » & 1'utile.fia fuo,et
di ttatigli altri. Cofipreflàmentefi ritornò alla cit.
tà. Quando il Re& gli altri Signori Jeppeno che
non banca uoluto prendere alcuna cpfa, tutti difie¬
no,collui è il piu magnammo cauadiere che già mai
fitfiefiato neimondo,&chedi quello conquido non
fe ne hauea riportato alno fe non l’honore 3 pericoli,
et ferite. Cometa uirtuofa Contefiaiméfe che firn
^marito fi trapanilo dulia corte difiareccbiò il co-
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j TIXUXTE IL Bianco: ì%
f Fletto^ non difìe al Rg&t a niuno alcuna cofa. Ma
contefue.donne &donzelle andò oue cra ilfuo mo¬
rite. Vochi dì pafiorone che! He &gli altri Sigi»
■ -rinon andasfino a parlare con lo Eremita per batte
, re dalai lai configlio dello sìotó del HgZ M , & di
molte altre cofe . Vndìefiendo a parlamento U He
i con lo Eremita fece entrare la Contefia in camera,
ìp & il He le difie:Signora non pigliate fafiidio di quel
10 ch’io ai dirò. Voi fete Hata la cauja ch’io hoperfo
11 ConteuoHro marito, alqualeio molto uolontieri
ciaf dia terza parte del mio Eegno,& lui di conti¬
nuo fiefie in mia compagnia.uthitriHa medifiela
Couttfia.Come Signorefon io fiata caufa cheuoflra
* Signoria habbia perfo per me il mio marito?jlman
' doui lui fopra tutti le cofe del mondo:difie il He , Je
mi lo hauefli moltopregato,eglifaria uenuto meco.
‘Permiafe,difie la Contefia, Signor io ho maggior
dubbio che non è quello; che io non perda uoHra Si
gmria ,& Ini non fi metta in qualche monalterh >
& (ofifra loro pafiorono alcumragionamenti. il
He come gliparue bora, fe ne tornò nella città, &•
infra tre dì il He con tutta la gente fu in ordine per
partir fi., il Conte Eremita difie alfuo figliuolo che
JiheandafiecolHe,echeloferuifieatuttafuapofia
\ %a,&chefc ndHegno uenisfino queflione,o diffenfio
ne alcuna non fitfie mai in cafo alcuno contro-aifuo
He & Signore,fe benglifacefie male & danno af-
fai,& tieni per certo che la maggior infamia , qualp
pofia b<wcrc un Cauallicr in quello mondo fi b, an-
£ ì
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HI ST.DEL CAV ALLI EH,
idiore contro al fuo Signore naturale, ór pollo cafo
xhe'l Ut ti togliere quanto ben tu baiane poterai an
<chora battere. Jfon uoler uemre cantra la MacBà
jm,perche co fi conte te gli toglie, co fi te gli può ri-
darcbabbi da me quefta dottrina, che per molte io
giurie, che'l ti faccia dandoti o di mano,o di baf¬
fone,di fpada,o di quale akra cojaft uoglia,cbe uer
gogna non ti può fare: ben potrebbe far danno nel¬
la tua perfona, ma non uergogna efiendo tuo Ep et
Signor naturale. Io uiddi Jlando nella corte dello
Imperatore un Duca uajiallo etfuddito dell'lmpcr
rio un dì di Tfatale uenendo l'imperatore da Mef
fa con infinita gente di Duci,Contì, et Marcbeft,et
molti nobili Cauallieri, lo Imperatore andana alr
quanto faHidito di uno Epijcopd che haucua detto
la Mefìa,ct difi calcane parole di lui .il Duca per¬
che era fuo parente et amico uolje e/cufarlo inqud
cajo ,l'imperatore non poti hauer patientìa: ma alr
%òla mani et dettegli uno gran buffetto: difieilDu
Ca.Signore,quefto,e molto pin può fare uojbra Signo
ria,et debbohauerepatientiaefiendo iouoBrofudr
dito et uà fallo.M aje niuno altro gft o Imperatore
nel minor capello ch'io babbi in capo contro mutuo,
lontà mi toccafie,ne lo farei pentire . Et perciò fi-,
fliuol mio ti prego tanto caramente, come iopofr
fi» etfo, non.nogli uenire ad e fiere contro il tuo J{et
ecofìglipromefie il figliuolo difare quanto gli coni
mandaua . il Conte Eremita fece molto bene met¬
tere in ordine fuo figliuolo, et tutti,quelli cheanda-
v ' * •
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ùanocon luidtgioieyetnette -, et.buonecauolcatu*.
' reaet prefe cornato cefi dalla madre come dalpa*
I dre : & de indi non fi partì infino a tanto che non
! fippe che'l Bufinole* partire :■ Coinè il Bf fu alla
j .porta della città domandò del figliuolo del Conto
i £remita,ct mai nonfiuoìfi partire fina cbe’l non fu
venuto > ma ini alla porta lo fece Conteflabil mag¬
giore di tutta Inghilterra , il Re fi partì e fece lauta
della città di Londra. Come la Contefia intefie cbe’l
<£e era partito pregò il Conte che tornafie alla citr
. tà:ll Conte fu contento , et iui flettono per (patio di
cinque me fi : alla fine del quinto il Conte moltoprCf
gò la Contefia che piu non lo ritenefieyperche hauea
necefiità d'andare a finire ilfuo noto di finóra Dio
in uita EremitanÀ Difie la Contefia. sigrtorejl mio
jpirìto.molti dì è flato alterato penfando al mio dolo
ro yperche benfitpekocbe hauea ad efierpeggior la
ricaduta della malattia: al manco uofira merci mi
faccigratia ch'iouengacò uoiper potentifimreyet
faremo uno eremitorio dittilo con due flantie>etuna ■
cbiefk in me^pytt non uoglio che meco flutto fi no.
due donne uecchie et uno prete che ci dicamefia:
tante ragioni usò la Contefia,che fu forcato il Con~
te di ubidire ajuoipreghi : Come la Contefia ridde,
quello che fi haueua a fare non uolfiche fìfermaf-
fe in quello eremitorio oue prima Jolea flaretma e-
lefie un'altro locoilqttale era. diletteuolisfimo d'ar-.
borì molto fpesfiyoue era ma bella et(Lucida fonte»,
laqmle fopra le mài e floride herbe&ion fanne.
. E 4
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BIST. DSL CUFJILL1SR.
mormoriocorreua,& in mago di quella prateria
era uno Vino di ftngular bellegg* > & ogni dì tutte
le bcBie/aluatichc di quella felua uenianoabere a
quel delicato fonte che era gran diletto a uederle.
Come fu fimo loeremitorio, & pollo in ordine di
tutte le cofe neceffarie alla aita humana : il Conte e
la Contejfalafciato ordine circa il reggimelo della
città,& diluito ilcontado,et maritate,& allogate
le donne & donzelle della caja loro,& uoleanfi par
tire per andare allo eremitorio, quando arriuò il Co
te di 7ìptarebal3,qual nenia ambafciator per il Re
alla Contejfa con lettere di credenza. L’imbafciator
molto pregò da par te del Reil Conte & la Contef-
fa che gli uolesftnofargratia di andare ambidui al¬
ta città di Londra, perche egli hdueu contratto ma¬
trimonio col l{e di Francia,&feil Conte nonuottffè
undarejion mancaffe la Contefia, perche era digra
necesfità acciò riceuejjè la Regina, &gli moBrafie
laprattica & coftumi d'Inghilterra: & e fendo do
na di nobil fangue,& digran difcrettione: il Re gii
uolea fare quefohonore per imeritifuoi. il Conte
Eremita rìfpoje in quoBzforma.^dmbafdatore,di¬
rete alla Mae fa del Signor Re, che io farei mol¬
to contento di poter feruire fua MaeBà, ma non
pofio Infoiare il uoto quale ho fatto di feruire a Dio;
della Conte fa fori molto contentagli fatisfacciaper
honorfuo &mio:Lauirtuofa Contefia molto piu de
fnleraua di reBareperferuir fuo marito,che anda¬
re aucderfeBe : Ma uedeqdo lamlonta del Conte
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Ti^xn n biacco. J7
Inamarito, & lagnila ragiomiel t\e,& che aitai
necesfità notigli doma negare fu contenta, il Conte
Eremita prtfe da tutti commiato,& con infinite la
grinte fu fattala dipartita loro, & andpfieneal fm
crentitorio,oue flette con gran ripofo lungo tempo#
ogni dì bauendo detto le fue orationi fe ne nenia al
baffo a quel bello arbore per nedere le bcSl'ietpul
umano a bere alla lucida, fonte.
TE\ Q^VjlL AVE'HJVB^A CAVI
tafle Tirante il Bianco ottanti Iheremita, &
il ragionamentoebe bebberoinfitme.
Cap. XIII.
D I giorno ingiorno debilitandofi & flambi* -
odo gli animi de Canallieri Inglefi, molti dì
erano paffuti in pace& in tranquillità,& ripqfo co»
grande loro diletto & piacete Jluirtuofo Bf de in-
, gbilterra ateioebe alla pigrida & ali odo in tutto
non fifottomeffero,&intuendo contrartto matrimo
nio colBe di Francia: deliberò di farpublicare cor¬
te generale,a fin che fifacesfmograndi eflercitij nel
VarmuLafamafu diuulgata p tutti i 1{egni de Cbn
ftiani dellagrandisfma feHa che il famofo He prepa
rana:Anemie che uno gentilbuomo di antiquo fan
gue di Bertagna andando in copagniad’altri gentil
kuomini cheandauano attagran fefhtr&r eHatoa-
Metro piu detti altrife addormitofoprail cavallo fa
tìgato da tramigli per il gran camino c ime* fot*
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. * HTS'T.'DEL C'AFULLllX
mhio che hauea fatto, ilpio cauallo lafciò il camini
jCF andoffcne per una uia, la quale conduceua alla
Mettofa fonte oue ftaua lo Eremita,ilquale in quel,
tempo fi dilettano dileggereuno libro nominato,Ar
hot di batt agite,& continuamente quando lo legge
ua rtvgratiaua il noiìro Signor Dio delle /iugular
gratieche in qui fio, mondooticnuto h., uea,/eruan r
do bordine & esèrcito dicaualleria^&flaitdo co/i»
uidde uenire uno buomo a cauallo per quelpiano,&
conobbe che ùenid dùtmndàylaftii il leggere : mg
nplltolfe,rilueglisrtjfnando il tannilo fu dauanti la
fonte,& uidde l\Otqm aècoHasfi peruoler bere,&
perche hauea lofarfardÌMWllo arcione della fella »
nonpotea,& tanto fi moffe che fu sformato ilgentil’
bumo fueglìarfi>& apeHi gl'ódthifimdde dottanti
UnoEremita em grandisfma barba tutta bianca >
©r di[eolorito,& conleueflequafì rotte,moflraua/i
e/fir attenuato & difiolorito : & quello eaujaua la
gran pènitentia che focéna continuamente,&le mol
te lagrime lequaligiòcchi diftylauanojjauea gli oc,
chipiccioli & debilitati.il fuo.ajpctto era d'buoma,
a,imirabile,& digran fantitàilgentil.huomoft,
marauiglib di tal uifionerMa per il bum/ètitimento»
dr giudiào che hauea conobbe che douea ejfer bua•*_
mo di/anta ulta,ilqualefi ftt/fe iui ridotto per far fé.
nitentiattfaluar l'animafua^t come huomo tjpe-
ditodifmontòtftgli fecegrande riuerenfia, La Erti,
mito loriceuete co lièto uolto,e infiemefi pofcro a fa,
detti neUauerde et Mettofa pr.atemdo Eremita
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TIHìAXTB il 'Rieduco.- ?8
: uiper uoftra cortefia & gentilezza nàsciate il m
me uoflro>& come, & par qual faeendefete tienili»
iin qutftodeferto . T^on tardò molto ilgencil 'huq
-ino À rtjpondere tritai marnerà. Taire inerendo
'ptàche aia Santità ttojlrapiace tantoJapereU »o-
memojofon molto contento di dir lottici e fon chia¬
mato Tirante ilBianco,perche mio padrefu Sigm.
ve della Marca di Tiraniadaqnalper mare confina
con Inghilterra , et mia madre fu figliuola del Duca
idi Bertagita et batterne Bianca,perciò hanno uolutè
ch’io fia nominato Tirante il Bianco, fama}per tut
tigli ^egtiiChriHiani,comeil Serentsfimo l{e d'in
ghilterra hacommandato celebrare corte generale
nella città di Lonàra,eiha contratto matrimonio
tonda figliuola del He di Francia:Uqual è lapin bel
la donzella che fia in tutta Chrisliamtà,et ha molte
uirtà/iugulari che non hanno molte cètre > fra le
quali ne pofio recitar una; Trottandomi io nella cor
tedel He di Francia nel dì di fiotto Michele pafiato'
nella Città diTmgi,perche in quel dì era flato con
firmato ilmatrimonio , il Hcfactuagranffte.
il Hc , & La Hpgina,et la figliuola mangiauano ad .
ìumtauola , et certo ui pofio dire fignor, che co*
me la figliuola beueuauinouermiglio > figli ut dea ,
pafiareper Ugola , per lo infinito fuo caniort :&\
tutti quelli che ini eranopre/enti,fìauano di ciò ad~
mirati . Mpprefiofi dice che il fie fi uuol fa¬
re Cauallierc » et. dapoi farà CapaUiarituttigli
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HIST. DEL. CUr^LLTEX,
idtri quali Morranno riceuer l'ordine della CauaUe
ma.& io’bo’dimandato a l{egi d'jtrmi& addirai
Stfetche il He era fattoCauaUere neltemptydella
guerra che banca coti gli Morijiannorifpotloche ite
tutte le battaglie che- baueua battuto con. gli Mo¬
ri eraliato perditoreJnjino-à tanto che iterine quel
famofo Camliereuincitore di battaglie il Conte Cu
gli timo di y aroidhil qualprefiamentt delbujfetut
fi i Moriy&gltpoje tutto il^egnoinripojòy&pm
dicono chela Aggina farà il dì de Jan GiouannineUa
città di Londra fi faranno gran fifle che durerà»
no uno-anno & un du&per quella caufa fi fiiarno
partitidi Bertagna trenta gentil’huvnùnt di nome-
& diame.,dijpofii per rictuere il grand* della Ctt
ualeria,& ueneiidoioper ilmio-tfamino uoljè la fora¬
te che per Stanchezza del miocauallo refiasfi u»
pocoadietropergli gran trauaglich'io ho bamti del
kgrangiomate eh’io,ho fatto,pertichefendomifar
tifo pintardi cheglì altrUmi addormentaiandando-
Joprapenfiero. Jl mio caualloper queHacaufah»
tafiiata la uia maettra,& haxnmi condottodinanzi
la r euerenfia uoSlra :Ojt andò l’Eremitaintefk che l
gentil’huomo andana per riceuer e bordine di Caual
Uria ricordando fi che cofa era quello, ordine•>& quel
lo chefiapparteneaadumCaualierettraJJè ttnòfo *
j fpiro,& entrò ingranpenfiero tìcordandofi del grò.
de honore,m cui lungamente lhaueamantenuto que
Ho ordine fedendo Tirante Upenfierow Iquale fin
MaiEnmita>difie.I{eueredopadre piaccia alla un
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TI^jr^TE II VIATICO. 39
Ora Santità far mi gratta di dirmi onde procede que
fiouoSlrogranpertfarc.di{[e lo Eremita:Amabile
figliuolo,il miopenfìero è deb ordine di Cauallerie
della grande obhgation nella quale è uno Caua-
liere,cheuoglia bene mantenerlo. TadrcreuorenA»
4if]e Idrante, fupplicolamerci uoflra, mi dicaje
fitte taudiere.Figlmol mhtdific lo Eremita, ben fa
ito già cinquanta armi ch'io riceuetti l ordine dica*
Valeria nelle parti diAphricainuna gran battei
gliade Mori.Difie Tirante,Signore et padre di Ca~
valeria piaociatti di gratta dirmi hauendouoi tanto
fieruitoqueslo«rdine,comepuote alcumhuomo me
glio fermigli battendo ilnojlro Signor collocato io
tanto alto grado & dignità: & tome difie l’Eternò-
tajmnfaituqualei laitególa&Vordine di Canale
ria?& tome puoi tu domandare Caualeria fino 4
tanto che tu non fai lordine,cfa mono non può nuoti
tenere l’ordine,fé prima nonlosà,&nonconofcetUt
to quello cheJègli appartienemimo Caualiere è
Caualierefe non fa quello ordine: perche iifordina
to Caualiere è quello,il quale fa Caualiere altri, &
eongtifamoUrar i coftumi che ft appartengono À
tal dignki.Come Tirante uidechelo Eremita loro
frendette configiufla eaufa,adegrosfi di iuefiimabi
le letitia & coninomi noce cominciò a dire. O qual
gloriai quella miache la diurna bontà mi babbi
fatto ta.rctagrqtia,cbe mbafattonemr in parte otte
posfì ejjèr mHrutto di quello cheJ^nto tempo ha de
ftderatolanimo mio,érper Caualiere tanto uertuo
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1 . HTST. DEL CJtraLL1E\
fi,& di tanta bontà, & amico di Diodi quale haut
do ben finito all'ordine fuo fi èridotto in luocofo-.
Utario,fuggendogli negocif mondani per feiuire al.
fuo creatore,rcnckndoli conto deltempo che bafpe -
fi> in qtiefio mòdofingafrutto di buone operèiper H
cìx fignor uipofjò dire,comeio fonflato nella corte
dello ImperatoreydelRgdi Franciafii Ca/iiglia,&,
di A ragona>& fammi trovato con molti Caualieri
ma mai non udìalcumparlare tanto egregiamente
dell'ordine di caualeria,&fi àuofìra mercè non è.
motefloibora difimma gratta usrria mi dicifle che
tofa è l’ordine di CaUaleria,che molto mi fento di-,
JpoHoi&r V animo mi bafia d’adimpire tutto quello,
che lordine & regole fue commandano figuire &
qfleruare.Figliuol mio,diffi lo Burnita, tutto lordi
He è firitte m quefio librofi quale leggo alcune uoU
te per ricordarmi della gratta che mi ha fatto il mn
8r0 Signorèinqùefto mondo,perch'io con honore ho
òffiruato flètto lordinedi cauakria.fecondo il mio
poterecefi come Cavaliere ho patito tutto quello
Che fi appartiene al Caualiero.Cofiil Gaualierodeb
he ùfare tutte le fue forge per henorarlo.Lo Eremi
ta aprì il libro,& dinanzi à Tirante leffi un capito-^
lo nel quale'fi conteneva comefutróuato lordine di
iamlètia i &perche confa fu ordinata. > • »
DI DIGVJT^t Sljt lt
' grado di CauaUérìa ì & quanto importa effet ti.
,'mtiere, Xap. XUU
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TIpiAT^TE 11 SJUXCO: f 40
M zincando al fecola la eh trita,la fidelità,&
la uerità,cominciò la uo tonta, lingiuria»
lafalfìtà a regnare,* però fa •rande errore &
confusone nelpopolo di Dio , il quale acciò che tuf¬
fa amato,coTX>fciutó,homrato,ferHÌt«,&temutfì nel
• mondo,fa di necesfìtàiche ntWbomre profferita
I fua fuffe tornata la giuflitìaja quale nel principio
i, per mancamento di charità era poco eftimatchó
per quella caufa di tutto H popolo furono mofi
, ti milenarij > <& diciafcmo tnilenario fa eletto
uno huomo 'piu amabile y di piu affabilità - ;
piu fauio , piu leale , piu forte , & di piu
nobile attimo, & di piu uertùogr migliori coftumìdi
tutti gli altri : Jlppreffofeciom cercare di tutte le
beftie qualfa/fè la yiu betta, & piu corrente,&che
potefefofienir maggior fatica,& effe fafle connetti
ente allaferuità deli huomo,<& di tutte eleffeno itco
uallo,& donoronlo a quefio huomo,ilqualefrantine
filo eLtto per il miglior e :& per quello quello buon
mofu chiamato Caualliero, come hauefero cottgiun
toil miglior animale colpiti nobile huomo :&qUafH
do,Bpmafa popolata da pomologi quale fu U fri*
mo pedi poma,la qual pòpdationefafatta cinque
mila &. trentauno anno 'dopo la creaiiontiedi.
■ \Adàm , dalla popolation-di poma tifino,
I aUa hatiuità di Chrilìo pafforono anni' fìtte-
cento & cinquantadui.&perche fife poma purità
■minata per honore & mbiltàdldetto potitelo elef~
fa mille huomim giouam i -de qtijtli effò - gli.
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HIST. BE'* C\A VULIEI^
conobbe che erano migliortneUe armi & annoili ,
érfecegli Caualieri y & mifeli in dignità dando loro
grande nobiltà facendoli Capitani deli’altre genti,
perchefusftnodefcnfori della città,&furno nomina
ti milithperche mille furono fatti in un tempo Caua
Iteri.Quando Tiranteintefeche il Caualiere è una
buomo eletto di millead batter il piu nobile officio
thè untigli altri,& hebbe comprefo l’ordine & la
tegola di caualleria fuingranpenfiero y & difie ,fia
data gloria a te Signor Diodi qualfei fomma bon-
fade,che m’hai fatto uetàre in tal parte oue babbi
potuto confeguire nera notitia dell’ordine di cauale
. riajlqual lungo tempo ho feruito con ignorantia,no
Jàpendolagran nobiltà, I bonore & la magnificen-
tia mila quale fono collocati quelli che lealmente l'
efferuanoybora molto piu che »$» baueuo prima fi è
OUgumentatod de fiderio,&uolontà di efier Caua tic
re.diffe T Eremita,fecondo ilparer mio tuJei da ejjcr
amato perleuertù che in te ho conofciuto , per ciò
comprendo teeffer degno di caualeria. Tfcpenfare
che in quel tempo fusfino fatti cauallieri tutti quel¬
li che qolean e(Jere,mafnrono creatijolo quelli,iqua
Iterano bounnifortiaon molta uertìt,leali,&piet»
fitacciò chefusfino feudo &defenfion dellegenti fenp
plichcbe alcuno non gli facejfè for%a,per quejlo co
ukneal caualiere che fiapiuammofoet piu nolente
ditutti gli altri,acetiche poefiperfeguitare i mali et
triftioion dubitando de pericoli che gli posfmo atfcni
te. dall’altra parte debbe efiere affabile et gratiofo
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TlHytTiTE IL Bia^CO. 41
in tutte le cofe , & fiaceuole con tutte le genti So¬
gni conditione. Onde gran fatica & trauagliobad
e(fere buon CauaUiere.Dunque Signore, difle Tiran
te, uno CauaUiere non deboe henne maggior for-
%a,& potere chealcuno altro.Tìpngia,difJc lo Ere
mita^nrzìgli nejono di tanta potentia quanto egli.
Ma uno CauaUiere debbe hauere in fé tal uertù che
adaltnhuomini non feappartengono, per mia fe»
dijfe Tirante, moke de fiero de intendere quali fo¬
no quelle uertù che fi appartengo no ad uno Canai -
liere,& non ad altro buomo. Figliuolo mio difle lo
Eremita, uoglio cbetufappi,che cofi Jèparato & re
moto come io fono, ogni dì mi r educo alla memoria
gli eccellenti atti degni di gloricfa recoriaùone »
quali fono in quelloben auenturato ordine di canai
Uria, & il CauaUiere fu fatto per mantenere nel
principiofedel tà,& giuflitia fopra ogni altra cofa»
& non ti pe/are che il Cauallierefùfie eletto di piti
aitai & piu nobile progenie delli altri,per che tutti
naturalmente fiamo ufciti di uno padre, & di una
madre, perche neramente il CauaUiere fu fattoper
mantenere & defendere lafinta madre Chiefa, #
non debbe rendere male per nude, anzi debbe effèr
humile, & perdonar liberamente a queUi da quali
ha hauuto damo,pwr che fi reducano allafua mera
de.il CauaUiere è tenuto a defendere la Chiefa, cht
altrimenti farla perduta, & tornar ebbe in deftrut-
tione,& nelprincipiodel modo fecondo fi leggenti
lafacrafmttwra, non era buomo chebaueflè ardirò
F
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HI ST. DEL CjtVjtLLìEfi
ài camicar e [opra il cornilo , infino a tanto che non
furono fatti cauallieri per/aggiogare le malegtnti,
& furono trottate le arme: dapoi che furono amati
fi temono per ficuri da tutti quelli che uoleano con
traflare: e però figliuol mio,io ti dirò le arme co fi of
fenfiue,come defenfiue:chelignificano,et il ualor di
quelle. .Al Caualliere che porta learme non gli fu¬
rono datefenya gran cau/à,&fieno di moloo granfi
guificatotche co fi il Caualliere debbe coprire,defetu.
dere,& fluar la/'anta madre Chiefa,come figliuolo
di leticarne dimoftra la efpcrientia di quelformo fi/-
fimo Caualliere: ilqualfijeppeguadagnar molto ho
fiore:inqut fio mondo,&gloria nell'altro. il nome
del quale era QumtoSuperiore,ilqualefu mandato
tAmhafciadore per il Tapa allo Imperatore de Co-
JlantinopoU con due galee, oirriuònelportodi Co-
Hantinopoli, & ufcito in terra uidde che era molto
/aggiogata da i Turchi, & inteje fi carne gli Turchi
faceuano/alla da caualli della maggiore Chitfa del
la città,egli con poca gente andò a far riuerentia al
ìlmperatore,& difieli quefle parole Signore corno
può la maesiàuoftra comportare che quelli Turchi
huomini dipocaHima debbiano difiruggere cefi fi»
- gular Chiefa,come è quefla,& che in. tutto lo utù-
uerfo non b urtatale? del che Ho molto admirati-
uo come lo comportate:che il cor uoSlroatoucria pii
giregocciole di/angue, difie lo lmperatore,Caual-
• liete, io non po/fi far piu del posfibUe,che loro fotta
tanta moltitudine di gente che tengono qua fi tutta
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TJ^TiTE IL BljltiCO. 4 »
la città per fini. Entrano per le cafe & fanno dello
donne & donzelle tutto quello che uogliono, & fe
tanno gli dice alcuna cofa fiubito è morto,opreJo, et
per queSìa caufa io con tutti gli altri comportiamo
contro il noflro uoltre. 0 gente di poco animo,di/Jc
il Caualliere, per timore della morte ui bautte co/i
lajciatofignoreggiareiogni huomofe armi & lajcia
te far a me. Caualliere di/fe /’ Imperatore,io uiprò
goper uo&ra gent ilezza, che non uogliate fare no
uità alcuna,perche fe lafacefli farei priuato della
Signoria di tutto lo lmpcrio,cbe iouoglio innanzi
Slare in quella foggiogatione con tutti i miei, che
e/fer del tutto depoftodelBegno.difie Quinto,oge»
te di poco animo & pocafede , ben moSlrate e/J'ere
mali ChriSlianiycbenon ui confidate dello aiuto di¬
vino . Hora io faccio noto a Dio che al primo che
parlerày io darò conia mia tagliente Cadauno tal
colpo, che faràjentito il grido da quelli chefono deit
tro della Chìeja. Lo imperatore tome la uiddepar
lare con tanta furiay non ardìpiu di dir parola. il
CauaUierfe ne andò & prefe quella fu a poca gente
che egli banca nelle,galeeentrò dentro la Chiefit
ton animo molto irato. lngimcchiosfidmaz} laitar
della madre di Dio Signora noflra, & iuifece ora-
tione.T^ellaqualefiandomddeutniremolti Turchi,
iquali andavano per disfar Cattare maggiore, Leuof
fifubito & domandò qual diloro era il Capitano^
gli mofirato che andaùa per la Chiefa facedo far (4 <
mere,ftalle,et altre uil tofe,diJ[e il cauallierydimi C4
e*
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HIST. DlL C^tr JIL11.X
pìtano di mala gente, perche fai tanto disljotiore al
la nofira chiefalaqualè caja di Dio?commanda alle
tue genti che reHino & tornino tutte le cofe nelpri
mo loro fiatone non che col tuo proprio [angue &
delti tuoiimpaHarò la calcina con le mie mani, &
farò racconciare tutto quello che tu haiguaHo , &
disfatto.Difle il Capitano chi fei tu, che parli con ta
t 4 audacia?o dì qual nation, & lotto qual Signoria
Hai tu?& il CauaUiereglirifpofi ; inqueHo modoi
QJFEL CHE FECE CJLVAIUEB^
Bimano in Coftantinopoli, & che fignificano le ar
me difenfiue,& offenfiue del caualliero.C.Xllll •
I O fon ^imbafeiatore dello Imperio di Epma &
del Santo "Padre, & fon uenqjoper cajligar te,
cheJet disfipatore della ChriHiamtà>con qucflajpa
da mda,la qual ho in mano , & è molto crudele,&
per dar la morte a tutti quelli che uogliono dcBrug
gere la cafa di Dio. 11 capitano diffe,CauaU.iere y io
nonmiJpauentoperletue minaccio,perche qui non
mipuoi far uiolentia effendo io fortisfimo di gente.
Maper quanto fon informato delle uettàdiqueBe
uofhro Santo "Padre della ChriHianità per la Vjue-
rentia & fantitàjua làfarò,&mnptr timore delle
parole tue .■ Et commandò il Capitano delle
JuegentUchereducesftm neiprimo Hatotuttelece
flitì erano Hate disfatte nella Chiefa ,&congran
preBe^g* & molto meglio che effer nonfoleanofu
reno ridotte nelpriftinoBato.TartisfiU Capitane
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T-lUJiflTE IL' niUWCO. 4 $
Turco della città di CoBantinbpoli con tutta la fua
gente,& promeffeche mai piu tnmtafuanondareb
be molestia alcuna aU’Jmpetatoné^dlqual.il Canal
lì ere fece refiìtuireU Signoria» .& daini mólto ne
fu ringrdtiàto per là/itagran uertù. Toltaliccntia
il nomano CanottieredaìrImperatore, & entrato
ne Ile gale e, con prejpero ue nto fé ne tomo a Rpma.
il Santo padre fopendo che il fuo ambafeiatore ne¬
nia con buona efpedttiofie di tutto quello gU era Ha¬
ta comm andato,gli fue andare incontro tutti i cor
dinalh&EptfcopLconmtitacauaUeriaper rictuer
lotCr congran triompholo conduflem dinagi al Ta
pa,il qual lo riccuè con molto amore,& benignità,
& inpremiodeUe fite fatiche gli dette tanfo deljuo
thè forò ctieglìy&tutti ifuti ne fumo ricchi, & do¬
po laJìta morte glifufatto grandisfmo honore>&
ilfuo corpo fufepolto nella chiefadi S-<Si«uarmi La
termo a pièdeWaltatacon molta [olennità.Guàr-
dafigliuol mio quanto bontre acquiftòqueHo Ca j.
ualliereper la/ita uertù, & io ti dirò quello che fa
gnifica la cora^gina, qual portati Caualliere, che
gli defende tutto il corpo.Significa la chiefa, laqual
debbe effer tutta cbiufa & murata della defenjione
del caualliere, ilquale debbe andare, contro tutte le
genti per de fenderla, & cofì comeTelmo ha da fta*
re nelpiueminUteluogo del corpo humànot coft deh
be Bare piu alto Patàmaper de fendere, & mante-
tur il popoloycbel{e,nealcun altro gli faccia male
ne danno, fbracciali, & guanti difèrro ftgnifìcam
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BIST. DEL CAVALLIE\
thè non fi dee mandar altri, ma andarli egli isìejjb»
«Sr con le braccia, & con le mani de fender e la Chie
ftti& il popoloche è buono , & tutti quelli che fo¬
no di boom uita, &fimilmente con le braccia &
mampume li buomini di mala uita. Li fpalacci li¬
gnificano che il Caualliere deueguardare,che ne ho
micidiali,ne negromanti facciano danno alcuno al- 'S,, •,
la Cbkfa.Lefchinere delle gambe fignificano,chefe ì
il Caualherefente ofappia, che alcuno uogUa fare
danno alla Chieja, o infidelientrasfino perdannifica
re la ChriHianità,debbc andare per defenderla, fe
non può a cornilo,a piedi.Diffe Tirante, 0 Signor,e
fadre di cauaUeria,che cofolationfinte l'anima mia
inpoter fapere ioi gran fecreti che fono in quello
nobile ordine di caualleria, & ucgUatiue degnare >
poi ch'io ho J'aputo la proprietà dell 'arme defenfiue,
dirmi anchàra là figmficatione delle off enfine, acciò
ch'io habbia anchora notitia di quelle , allegratofi,
l'Eremita per la gran uolontà che uidde efftrin Tt
tante,infaper l'ordine della cauallerià,rifiondendo
diffe. La buona confidenti ch'io bo di uoi Tirante
miobligaadiruicon perfetta uolontà tutto quello
che ho faputo nell'arte di caualleria, & primamen¬
te la lancia, che è lunga col ferro acuto fìgnifica ,
che il. Caualliere dee far tornare àdictro tutti quel
li che offenfione i & danno alla Chiefi dar uogliono%
come la lancia è lunga,cofi la Chiefa i lunga. Tanto
dee far il Caualliere che ella fia temuta & dubi¬
tata da tutti quelli che non rimeranno UiHa, co*
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TJ^ rE tL g,^ nco
& Atbiuta li
^thcZluì'T T^'f-^fi’ ' *« 4 .
m aéS-ttsass
v 3 .'sSgssssass:
aS«sasaaasa
^Z lTJn ll P nmo WtndertUchuJaamZ
ff*f«d«for a tutto quello che m i H n Z e co fi d
uSSS**"? «•«&£?*
‘r l i. ctirf. wtmcffLe.
Jìróper redimi i redentore
CoJZr^ lhurnana ” atura »><>rtc &pap.
1 tutto qùiUchV^ 0 ?! 10 ™'® cot> fiructione di
«TlZt r ZJ m n °
rii al T>a* %r •^ eWoi '?/7 e anima fica nejcglie-
%£%?£.; 11 tifila
qak ****** uera Ì, l uHititia il Caualtiere del
. x ‘ e a
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< UIS T. DEL CJ.V U'LIE %
màntenere,che co fi come il cauaUier fi sforma dico
femore il cauallq, quando uuolc entrare in batta.
glia,che nomo non lo offenda, co fi dee confemore il
popolo,che alcuno non glifaccia molentia^tforga,
■& il cauaUiere dee batter il core coHante et forte co
tra quellichefonofalfi et dipoca pietà. Et dall'al¬
tra parte dee hauer il core tenero et molle,in bauer
pietà delli buomini di buona uita, che fono pacifici
et ludi.Et(e il cauaUiere trouandofi aimimfiratore
digiuflitia ufa pietà et clementina quelli che men¬
tanola morte danna l’anmafua. li (peroni dorati
che fi calcia il cauaUiere hanno moki lignificati »
che l’oro ilquale tanto i eitimato fi pone alti piedi»
che per quel oro il cauaUiere commettere non dee
maUgmtà,otradimento,ò fimUi attiche defrauda-
nol'honoredi cauaUeria : Li (peronifono acuti,ac-
cioche poifino far correre il canalio, <&• lignificano
che’l cauaUiere dee Simulare, es pungere il popolo
perfarlo uirtuofo, che uno cauallier con le uirtàfue
è (ufficiente per farne molti uirtuofì. Et dall'altra
parte dee pungere il popolo peruerfo per farlo timo
rofo.il cauaUiere che per oro e per argento lafeia di
far quello che appartiene althonorfuo, difpregia
ordine di cauaUeria, & in tal cafa merita che tut¬
ti li ES d’armi, ^Araldi,e Tajfauantifaccino injìan
tia,& inquifitione a ibuoni cauallierhet quelli che
fono obligati di andare dal Ef,e con grande infian-
tia et (òlle citUdine tutti inferno fe. lo panno piglia¬
re lo debbono armare di tutte l’armi con qu el prò •*
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XI I T^TE .IL B 1 bilico. 45
ptìobupordine, come/e douefic entrar in battaglia,
eueroinakunagran fella, & condurlo Jopra uno
grande catafalco,accioche ciafcuno fipofii uedere»
ione debbono effere tredccìpreti che dicano conti-
marnate officij de defunti , cofit propriamente co -
tnefehhauefiino imtangimorto. da pota qualun-
xhe sdmo che dicano, Iettarli prima H bacinetto »
per cieche egli è il piu principal membro nel Canai
fiere colquale ha confentito con gli occhi uenire con
tml’ovdmdicMaUerh^kfffeffogU debbono luta¬
re Uguanto di ferro della man delira, perciò ch'ella
è offenfiua,cbe fe per oro ha defraudato l’ordine di
cauaUetiOtCon quella mano Hporfe,etoccò~Appref
fogli deue effèrleuato il guanto della man fimlìrai
peràoche ì defenfitta,& fupartecipe in quello che.
fece la delira, da poi gli debbono ejfer leuate tutte
tarmi che’l porta,cofi defenfiue come off enfine, git
tandole hrafemàper fè da ulto dclcatafalco in ter-
rat&xlebbono dire tettigli ned'armi prima,dipoi
gU\Xraldi,&ultimamente iVaffananti nominan -,
docrafempe^gp tarmiche glilenoronoper ilf’uo
proprio. neme,altamentegridandorfuelio è il baci¬
netto bguanto di quel disleale,difraudatore di quel
btn attenterete ordine di Caualleria, fatto quello
debbomhauere apparecchiato in uno bacino d'ore
& d'argento acqua caldo, & dicendo li Araldi ai
oltauoce eornehanomequeflo Cwalliere? riffondé-
do*li tafananti, tale, nominandolo per il fuo no -
me, età loro dicano li l\e d’armi . Enonbuero,
it-ize' Google
H1ST. DEL Coir ALLIETA
.ém$ h (futi tritìo Cauaikre utUano che ha poco e/U
nato l'ordine di cavalleria . .Allhnra riffmderamo
i Capelloni,poniamogli nome,dicano (i trombettilo
me bàtterà nome, l\i(fonda il l{t,fra con gran uitu~
ferie cacciato & bandito di tutto il no/t io tergilo
& terre il mal Cavaliere,che ha uoluto vituperare
l alto ordine di Catta Uria; Dipoi che’L Ri batterà det
tofimilpar ole,li jt raldi & l\e ddrtni.gl, diano con
l acqua calda nella faccia dicendoli,tu farai,nomimi
to da qui innanyper tuo dritto nome .Traditore. .
•Apprt/fo il tip fi ueila da ingranchito concede
ci altri CauaUieri con gramaglie, & capitoni tutti
«guri,®facciano uno gran dimofìratione di trifie ^
7*>ta ciaf cundt Ilipegpfid'arme cheglileuino gli
gettino nel capo dell'acqua calcati dapoi che gli è
del tutto di firmatoJo mandino giu dii catafalco ni
fer lafcaladoue afiefe quando era Cavaliere,ma da
poi che l hanno di/armato con una fune lo leghino *
& lo calino in terra . ^tpprtjjb lo conducane con
grande improperio alla chiefk di S.Georgio, & qui
dinanzi all’altare lo faccino gittare in terra & dir
gli il Salme di maleditetene.Et fìa il l{e puf ente co
dodeci CauaUieri thè lignificano Ghju Chriflotonli
dodeci pifioli^Fgli dianofetitentia dinorte,odi
perpetuapregiose con molti uiliptndi),& imprope
ti) che gli fiatifatti.Gnde figliuolo puoi veder qua »,
tee dura cofa a riceverel'ordine dicaualerìa. ain-,
ehorafti tenutoa fare forti co/e, che per qutSìo ofdi,
nefii tenuto di mantennepupiUìfUedoue, orphani «
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Tl^rtlTS IL Bianco. qc
tir donne maritate fe alcuno le uuol sformare, mole
flare,ò torgli i loro beni,che i Caualierifono obliga*
ridipone leperfine a ciafcnnpericolo dimorte,fefo
mricbtelH'm aiuto,ò dtfenftone da alcuna donna di
bonorc, & ogni Caualliere il giamo che riceue l'or¬
dine di caualleria giura dimantenbr con tutto il po
cerino tutto quello cb'h detto difopra>Et per que¬
llo ti dico figliuol miOyChegran trauaglio,&fatica
i à efier caualiere t perche a molte cofe è obUgato t &
il caualliere che nonofiema tutto quello chedeeofier
uarty l'anima fua aWinfemo cBd2na.Ee però molto
meglio naie àuiuerefemplicemente > che ad alcuna
cofa efier obligato.^Anchora non ho detto quello che
s'appartiene per effer compito caualiere e fiondo duh
biofe tutte le perfette condithni. Tirante per efier
molto defiderofodifaper tutte te cofe che apparten
gono à caualieri, fece principio a tal parlare .,
COME TlI^jtT^T È 1 L Èl^^CO
ragionando con l'heremta, recitò molteprodri^
5 £ del conte Guglielmo diVaxùcb.
Cap. XV.
S E le parole mie non carfano moteflia a uofìra
Signoria padre l{euerendo,io ui farei molto o-
bli^ato, fe la V^eucrentia uoHrà mi uolefie
far gratta di dirmife nel principio che la caUal-
kriafu cominciata nel mondo furono CauaUieri
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HIST. DEL CUVALIEV^
tanto uirtuofi &/iugulari, comefono fìnti dopo. Vi
gliuol mio dijfe l’Eremita fecondo che recita la fan
tafcrittHra>Fdlorafi & forti Caualieri fono fiati
al fecole,cbeleggiamo nelle bifiorie de Santi "Padri
lagran uertiì del nobile lofue, & di Giuda Maca-
beoideili ì{e,& di quelli fingulari Caualieri Greci »
& Troianii& di quelli Caualieri inuincibili,Scipio
ne,^tnKbale,Tepeo,Ottauiano,&Matc’Antonio,
& dimoiti altri Caualieri che faria granprolisfìtà
à recitargli.& dall'ottenimento di Chriflo in. qua 9
diffc Tirante,forni fiati dicojìbuomisidijft l’Ere¬
mitaiebe il primo fu Ciojeph ^ébarimatbia, che tot
fe dellasroce Giefu C bri fio, & lo pofi nel mommen
to,& molti altroché dijcefero datiajua progenie »
thèfurnonaletitisfimi Cavalieri deUiqualifu Lanci
loto del Lago, Galliano,Borfo, Trinciuafe Jopra tut
ti Galafjbiche per uertù di caualeria,&perfua uer
gioita meritò di conquifìare ilfangradale. Et bora
nell’età noflrt a età potremo dar timore in quefio
I{egm>difleTir*Ht£tl{iflM)fi l’Eretti ita,certamente
il buon Caualìere, Montagna Tfegrak degno drgra
de honore,perche ha fatto molte buone caualerie»
che meritano di non effer tacciute.Et il Duca £ at¬
tuterà giouene difpofto,& di fìngular for^a flimò
piu reftar pregiane in podeflàdinfidcli, che fuggir
uergogmjamentexacciò che li Caualieri reprendere »
& imputare nolpotesfino,& iiS.Giouanni Stuar -,
do ualorofisfimo nell'ordine fuo,<& molti altri, tic
uoa mimo direcitare 3 neper quefio resìò Tirante.
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TlK^ATgTE IL BIOTICO. 47
contento,ansigli t ornò a replicar lefequentiparo-,
le.Taire & Signore perche non parla la.Signoria
Mo(lra ùmilmente di quelfamofnfìmo Caualiere,fi
conte Guglielmo di Varoich,del qual io ho udito re¬
citare infiniti attifìngularitxme per la efirema tur
tùfuajono fiate tónte molte battaglie in Francia,in
Italia ,& in altre diuerfe partì?Et liberò la Contef-
fa di Bel fiore,laqual il tnaritoton tre figliuoli ac-
cufauatio di adulterio,&• uolendomandart acflccu-
tione lafiententia datacontrala detta Signor a, &
abbruciarla ligandda a un palo colfoco preparato
* tornoy& Guglielmo di Faroich , cbeperauentura
glifoprauenne,andò congranfrettadal i{e che gli
eraprefiente,&faceua mandar lafiententia ad ejfiet
tOy&difiegli. Signore,uofiraaite%gafaccia<eftin-
guere il foco ch'io uogtio per battaglia liberare qtte
Sia Signora,cbe agran torto è incolpata,^ 4 con mi
camento digiuSUtia la uolete far morire. Et il ma¬
rito con ti tré figliuoli fi fece i'nnan^itù' dijfe,caua-
Siere,e noni bora tempo di defenderequefia malafio
mina,madapoi che la farà morta cefi cometa me¬
ritato ui rifpondcrèjòper armi,o nel modo che hot
rete.pifie il ]{e,il Conte parla molto bene, quando
Guglielmo diraroichuidde tanta inhumanità dd
^e,de]marito,& de figliueli,miffe mano allafpada
& diede al marito uno colpo tanto grande fui capo
che morto ilpofe in terra. Dapoife riandò uerfo il
K e *& con un colpo gli leuò il capo dalle /palle, &
aprejjo/ìriuolfe a gli figliuoli di quello,dm ne uccifi
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BIST. DEL CJLVULLIEK
<Jr Valtrofe ne fuggì,che aggiungere noi potè, &
ufiai gente per lamorte del Re andarono contra di
lià.EtilCaualliereualorofo fece tanto col fuo ani¬
mo muitto che entrò dentro del circolo del foco che
baueanofatto intorno alla Conte fa,& tagliò la ca¬
tena con laquale era legata.Et quando li parenti di
lei uiddonola mirabilprederà del cauàlliere che
l’hauea liberata da morte, molti andorno in aiuto
fuo,&per uiuaforza la trafferò del mezzo della
gente,&la eonduffero in uno monaflerio di mona-
che,dotte StettebonoratUfìmamcnte, & il conte di
Varoich prima che di quindi fipartiffe fece ritorna
re laContefia dentro della città con uolontà di tutto
ilpopolo.Etle reflituirno il contato fuo , & partita
fi dalla cittò,ilualoroJà conte andando al fuo cami¬
no fu detto che trouò un Itone effefe ne portaua una
picchia creatura,& per la infinita gente che'Ifegui
uanonofauadiaffirmarft per mangiarla, quando.
Gulielmofiuidde dinanzi il lione col fanciullo pic¬
ciolo che portaua, difmontò fubita da cauallo,& traf
fe fuori lafpada, il lione che uerfo a lui il uidde ue-
nire lafciòla creatura,& andogli incontra . Ondo
molti differo,chefra loro due fù unafingular batta
glia.In modo chefiuetmero ad abbracciare^ hora
tra uno di fopra,c l’altra difotto,& fife ceno molte
piaghe.alla fine il contefuperò per forzati lione &
ucciselo,& tolto la creatura,che anchora lattaua in
braccio, & pre/o il caualloper la briglia, andate¬
ne apiedi uerfo la città,che nonpotea caualcare per
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{TE IL B1<AHC0 48
ia moltitudine delle ferite che bauea hauifto dal Ih
tie,cofi caminando trono la madre conaj]ai gente*
chefcguiuano il Itone il picciolo fanciullo gli re-
ftituì . Et bora è poco tempo che i Mori ba~
nettano conquistato la maggior parte de l'ifo¬
ia d'Inghilterra . Onde il t{e fu depofìo , & per
ejfer egli Caùalliere tantouertuofo locoiftituirno
He , c2r combattete a corpo a corpo col Moro ,
& lo ninfe, & ama^ollo dentro al campo. ,
Dapoi con la jua uittoriofa mano fece morire in¬
finita morfina non ufando dementici, 0 pietà a nin¬
no , & con la tua jomma uertù liberò di cattmti
tutti i Chrittiani delia lfola d'Inghilterra , & al
primo He rtfiìtuì la corona>& la Signoria del t{e-
gno,& taccio molti altri honoriycbefi ha Caputo ac
quift areiche uolendSglirecitare non batteria tutto
il giorno. L'eremita per non fare dimoftratione chi
eglifufie d'ejfo, li difie. f igliucl mio , egli è uero »
ch'io ho udito parlare di quetto caualiere conte Gu¬
glielmo di raroichymagiamainon I ho uitto ne co
nofciuto,&perciò non t'ho parlato di lui alcuna co-*
fa. Ma caualieri ottimi fono fiati & alprefente fo¬
no in quefio Hegno,che per de fender e la Chrittiani
tà hanno patito morte,et ferite. jLÌlhora difie Tira
te,Tadre,& Signor e,poi che tanti gli nejono Siati,
bratti tanto fmgulari hanno fatto nobili cauaUieri,
fecondo mi ha detto la Signoria,& paternità uottra%
fupplico a quella che non pigli mokttia alcuna di,
quello che gli dirò * 0 quanto mi terrei per ni-
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HIST. DEL C^r^LLlE^
le per tónto,& con poco animo, s io dubìtasfi d' me
tiere l’ordine di Caualeria per male,per trauaglio,o
per fatidiche a mefeguir nepotefe,pcrche ciofu-
no dee conofcere la grandezza dell'animoJuo, &con
verità dico alla Signoria uoHra,che fe nell’ordine di
caualeria fujfero pericoli molto maggiori, che ho gli
fono,io nonlafciareiper cofa del mondo di ricetterlo
pur ch'io trotti alcuno che dar mi lo uoglia, & Juc~
cedendomene tutto quello che me ne può fucccdere »
Et terrò la mia morte per gloriofa s io moro aman¬
do,et defendendo l’oraine della caualeria,& feruen
do quello con tutto il poter mio, acciochcio non fa
rifiutato dabùonicaualieri.F'tgliuol mio,gli rifi/ofe
tEremita poi che tanta uolontà hai dimenerei’or
dine di caualeria riceuilo con nominanza,& fama,
do è che in quel giorno,che tu It riceueraifacei effev
citio d'armi,accioche tutti gli amici,& parenti tuoi
comofca.no cheJeiJufficienteperferuirlo, et mante¬
nerlo,(t dapoi che Tbora è già tarda, e la tuacornpa
gnia b molto innanzi,ti configliar ei else ti partifii,
perciò cheJeiin terra ttrana,etnonfai il camino,on ,
/ depotrefti ejferinpericolo diperdertiper ifolti bo
Jchi che fono in quefie parti.Ma ben ti prego che me
porti tee o quefto libro, et lo mofiri alla maeftà dtl
Re, et a tutti gli altri buoni caualicri, acciò chefap->
pino qual cofa b l'ordine di eaualleria, et al ritorno
che farai ti prego ne uenghiper de qui, et mi Jappi
dire quelli cheJarannofiatifatti cauallieri minili,
et tutte le fette,et galle che fi faranno,ch'io le posfi
fape-
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T I \iA7iTE 1L BlUTiCO 4P
fapere che me ne furaiferuigiograndisfime, \&do
itogli il libro ìnfime con la licentia. Tirante con ine
Jiimabil allegrezza tolfe il libro rendendogliene in
finitegratie,et promiffegli di tornargli.Ma alla par
tita jua gli di(Jc,dicetemi Signore[e il Rp & gli ab-
triCauallieri mi addimadanoìl nome di quello che
gli manda il libro,cbegli debbo rifportdeteije tal dr-
rnada ti è fatta diffegli l’Eremita,Dirai da partedi
quello che fempremai ha amato,&honorato l ordi
ne di caualleria.Tìranteglìfece gran riuèretaìa, &
montò a caualfi & fipofe incarnino , efr la compa¬
gnia Jua er din grande admirationechenefuffe dir
uemto,perche tanto tardona , penfauano che nel bo
fcoperfo fifujfè, & molti deìli fuoilqtomorono a
cercar e,& trouorqnlo nel camino che andana leggi
do lè cauaUerìe,&-mto l’ordine che dentro al libro
era firitto. Quando Tirante fu arriuata aUauill*
dotte erano i compagnifuoi,& recitoglila bella au-
Ventura a cui il noiiro Signore Giefu C hriflo l’bauea
condotto, & come il Santo Tadre Eremita gli ba¬
nca dato quel libro, & tutta quella notte fletterò a
leggere fino al mattino che fu già l'hota del canale*
re,& andorono tanto per loro giornate chearriuo-
trono alla città di Londra, dòue era il Re conmolta
caualleria,cofi di quelli del Regm,come degli efter
tii,chegiàfen%a tmmerogli erano uemtì,& allafe
Ha di S. Giouanni non erano firn che tredeci giorni.
\Arriuati che fumo Tirante ù li compagnifuoi , an
limono a fare riuerentia al Rp, liquide con Jereno
G
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o; HÌST' DEL CAVjUIEI^
mito gli ricettettc, gr ciafcuno fi pofe in punto
■ed meglio che potè feconde il fiato gr conditone
loro . Et la Regina era quitti appreffò a due
giornate in una città cheh nominata Conturbiti »
deue giace il corpo di San Tbomafo > & il dì de
San Gioitami fi principiarono le fette >& in quel
■dì il Re & la Regina fpofafaa fi uiddera , & le
fette durorno uno anno, & uno dì > & finite che
furono t & che il Re hebbe compiutoli fuomatri-
tnonio con la Regina figliuola del Re di Francia,
tutti li ettervi prefero licentia dal Re & dalla Re¬
gina »& ciafcuno fe ritornò nella Jua tirra . Ti¬
fante dapoi che fu partito dalla città dì Londra
conli compagni fuoifi ricordò dellapromefi'a c’ba¬
ttona fattaal Tadre Eremita, & effendo prefitta
quella parte oue egli habitaua f difie a loro . Si¬
gnori, & fratelli, a me hfor%a pafi'are perii luo¬
go oue ttail Tadre Eremita , & tutti quelli della
compagnia lopregorano, che gli concedefie,chepq
te fiino andare con lui i perche haueuam grandefi-
derio di battere notitia della Santità J’ua,& Ti¬
rante fu contentisfimo , & tutti prefero il loro ca¬
mino uetfo. l’eremo, & in quella bora che loro ue-
tmtano l'Eremita ttauafotto all’arbore dicendo la
fue bore.Ma quando egli uidde venir tanta moltittf
dine, flette congrande, ammiratone penfando qual
gente poteaefier qttetta . Tirante jè pofe dinan¬
zi a tutti li altri, gr quando gli fu prefiò (tifino*-
tò da caudllo , gr finulmente fecero loro, & con
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rinvilir e il Bianco. ;a
profonda humilità accollatigli feciono riunenti*
co ginocchi fino interra, rendendogli quel debito
'fionorc di cui parata degno . Et Tirante gli noljc
baciarla mano , & tutti gli altri » ma egli com¬
portar noi uolfe , & cofi come quello cbtera mol¬
to prattico, & cortefiygli fece gran coregge ab¬
bracciandogli tutti, & pregollicbe per genti legga
fi uolcfiero affettare appreffoaluinella verde her-
ba,&gli rijpofero,che job uolejfe federe,# loro tut
ti Cariano in piedi,ma il uabtofo Signore noi nolfe
comportare, angi apprejfo a lui tutti fèdere li fece»
ajfentati che furono, Hettno affettando che t Ere*
mitaparlafìe, ilqual conofcendol’honore che gli fa
ceanoycofidifie. Magnifici Signori non ui potrei re¬
citare il gran contento, che di uedere tanta nobil
gente riceuono gli occhi miei, per ilche mi farete
fomma grafia dirmi fé bora uenite dalla corte del
Bg Signor mio, & defederò faper quelli che no¬
velli cautelimi fon flati fatti, & b bonomie felle
che io mi penjo figli fiano celebrate . Et prego
-uoi Tirante il Bianco ut piaccia dire li nomi di tut¬
ti quelli Signori, che quifona preferiti, acciò chela
anima mia ne refii confolata, & pefe fine alfito par
lare,Tirante fi mlfe uerfo la compagniafuayperciò
che lofi diprogenie come di ricchezze, & d’altre
cofe dì maggior autorità & Signoria elfi erano,#
difie loro.O uabrofi Cavallari, io uifùpplico che uq
ghate rijpoder, etfatufarealla dimanda che ci è fi*
fa fatta per k Rjctteritiadel padre Erenùtadtjcui
G »
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HIST. DEL C-dV\ALU E\
/opere,& fantità molte uolte a uoi altri ho parlato*
Et come egli fiapadre di caualleria & degno d in-
finito honore,che ne uogliatefarrelatione.Bflpofero *
tnfieme,dicedo,parlate uri Tir ante per noi tutti,da . I
poi che’l Santo Tadre, di uoi prima hebbe cogmtio-
ne.Horaio ui addimando di grafia dijfe Tirante,poi
thè a uoi altri piace ,& il Ecuerendo Tadre me'l
commanda, cheJ'e per obliuione errafie in cofa alcu¬
na me la uogliate ridurre a memoria. Et tutti diffe-
to che lofariano.Et Tir ante fece principio a tal par
ìare,& difie.Signor e di molta Squeri ntia, & {un¬
titela Signoria ùoflra dee /opere che la fera dì S.
Giouarmiprosftmo paffuto fu uno anno,che’l I{e,&
tutti quelli eh’erano nella città, fecero la mottra,co
fi donne,come domglle,& tuttofi artefici, & tutti
li eflerni, che iui erano uenuti da molte parti della
Chrifìianitàjapendo le granfile che/egli apparec
chiauano,però che il He haueua mandatoper molti
3{egi d'amù*Araldi,et Taffauanti a notificarlo per
tutto il mondo, & prima dirò Signore una grande
magnificentia la quale ho udito dire che ti Epha
fatto che nonfitroua infcrittura, ne manco è Hata
fatto à tempi noflriichea ciafcun porta dì mare, o
per qualunque mila , o luogo>& altri camini Heali,
gli habitatari delle uille,o città, donano uiuande a-
bondantemente a tutti quelli che ueniuamper uede
re le fefle,o per far armi, cominciando al giorno che
ìtfeiuano di barca firialgiorno che fi partimmo déL
flfola d'Inghilterra battemmo fempremaila fpc-
9
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TI^TyfTE IL Bl.A'UCO. jr
fa franca,} Igiomo di S. Giouanni il He fi ueffipom
pojamente con uno manto tutto rate amato digrof
fi ifìme perle,foderato di martori gibellini, le calze
di quella mede finta ricamaturamolto ricca, il giu-
bone di broccato di filo dargento tirato,von portati
do co/a alcuna doro, perche anchora non era Caual
liete, eccetto che incapoportaua unariccbisfima
corona d’oro di gran ualuta, & nella manoilfcet-
tro, caualcandoun bel cauallo, & dimoftraua nel
gefiofuo beneficre l{e . Cofipartitoli dal fuogran
palagio Je n'andò alla gran piagna della città ac¬
compagnatola tutti i gentiluomini che /ègli ri-*
trottarono, che fujfero di quattro corti, & niuno
altro andana col Bg,ct effóndo peruemto nellapia^
ga,uetme il ùnga di Lincattro tutto armato in
bianco con qumdeci mila combattenti . il He poi
che gli hebbe fatto riuerentia, commendagli che
fimettejfe innanzi ad ogniuno,& che guidacela
anteguarda •. il Duca incontinente fi mife per il
primo, & tutta la gente d'armi pafiò dinanzi al
He molto ben armata, & con bell’ordine, & con
molti cattaUi,conparamenti di broccato, &direca
mi doro,& d’argento,& molte coperte,&pennac
chi, & cimieria modo d’Italia, & di Lombardia ,
dietro alDucaondauano tutti gli ordini, ciafcun»
con uno cirio accefo in mano. Dapoi neniuano tut¬
ti gli arteficifecondo Carte con la fua leurea che fat-
t/tbaueuano,efu tal diuifione tragli artigiani,che
io fui in dubbio ebenon fi ammazgafferò inftemti
Gi
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H1ST. DEL c AV JtLlEll
Etfoptaqual confa fu qucfta diuifìone, dijìe f Ere*
imitai difie Tirante,iouelo dirò. Fra gli fatta*
ri,& gli tesfitortfu ,chei tcsfìtori do pami di.li
no diceuano , che doueuano precedere a gli ferran
ri» gliferrori diceuano il contrario» che loto do*
nettano battere I honore detti te sfttori . Congrc*
garonfi in ciaf cuna parte piu di diect mila huomini»
& di tutto quello furono caufa gli giurici , che ai*
legauano per parte delliteifitori» che non fi p otè*
ua dire ttoefia, ne confettare il prefiofo corpo di
Chrifto ferina drappo di Imo , & gli giurigli ab
legauano per parte de gli ferrori che prima fu l'ari
te del ferrare che quella del tesfitOrc , perche il te*
laro non poteua efiere fatto fenga ferro . Onde
era approuate l’arte del ferrare ffiere piu antiqua»
di quella delti tesfttori, & per quello doueua prece
derealtesfttore, & molte allegagioni che io non mi
ricor iofarom allegate per clajcuna parte.Et que+
flafula caufa della dmi/ione^&fe notigli era il Du *
ca che fi trouo a cauallo, & armato,fortegiornatd
faria fiata, cbe'l già non gli poteua dàr rimedio»
Jl duca-fi pofe nel megjp della calcadi tuttala gen
te,&prefe (ci giuriHi,tre di ciafcuna parte, &traf
Jfigli fuori della città . Loro fi penarono che l DU*.
cagli uolefie per addimandargli qual parte batte*
ua miglior, ragioni* quando furono fuori della citi
tà mille huotnini d'arme fece reìlare al capo deh
fonte » commettendo a loró » Che eccetto la perfo*
ua del Fi» non lafciasfmo poffare .alcuno * li
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tL VliXHCO. q%
Ducadifmotttò da cauaUoin mtp^p delponte * &
fegli con ia maggior preStogo c ^ e P 9 ^ fa* dm
forche fet in ciafama col capo in giu fece appiccar *
tre giurigli per fargli molto honore, & non fi pardi
de lì fino che mnhebbeno manétte le nùferabtli a*
urne nello inferno * Quando il Hejeppe taluno*
tu andofienefubitatnente dotte era ilDuca, & difa
fegli fimil parole , M mondo mai non mi bauercfU
potuto fare maggior feruigio , et piacere di quel che
fatto hauete, perche quefii hutmùni di leggi fame
ricchi toroftesfì, et deftruggono tutto il popolo, et.
tutta Inghilterra , et però io commando che fìia\
no nel modo che Hanno, et domani y et dapoìfiotto
fatti in qttattroqnarti, ttpongano quelli per gli ca ■
mini, kilpòfèHittica. Signore'fola Maeflà un»
ilrauolefie fare amo modo, ordinaria che nelfitè
J{egtto non fufiero piu di due umili, tt quelli fra.
dieci o quindeci giorni hauesftm determinata qual:,
fi mglia confa con fententia diffinitiua, et dar buon*
falar io a ciafcuno ,et fé da ninno prendeflcno co*,
fa alcuna , che non hauefiere altra pena, che quel¬
la che hàrmohauuti queiìi al , preferite. Et il prò -<
fiero Ee commandò,che cofifufiefatto. Intefoper »
tutto il popolo, il uirtuofo detto che il RghaUetuti
commefìo, infinita laude gli attribuirono . Ma per \
quello non reflòla fejla,cbe non fifacefieperii mo*
do che era ordinata prima . >i/tpprefio ti artefici
nbnuameon norie maniere di giuochi, et intra».
Vtesft, dapoi fumano jirebiepifeopi > Epifiòpi, •
' A
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* HIST. DEL C JFULLltfl,
j>ntonot*ri»"Prepofiti,CanonÌ£Ì, "Preti» & tHtto.il
fiero con molte reliquie,dipoi Menata un baliacchi-
mricchisftmot & grande » &fitto quetioueniua il
Sg con tatti quefoche ttohenano ritenere l’ordine di
cauolleria» & tutti'erano uefitti dicetmno bianco»
che figmfica uirginità , che è di broccato d'argento»
& tuttiqucMnon-serano anchora accompagnati
ipn le mogli loro, ma erano fiofi »& benché non
hdttefierola fiofa nel Regno » poteuano andare nella
compagnia delfle . Dietro a loro ueniuano igran Si
gnoriueiliti di broccato » & di ueHe r icche d’ar¬
gentei'oro t et di cotonino, etuelutocamefmo, et
damafcoyCt, tutte le donne maritate uefiite alla fig¬
ga delii mariti » Upprejfi ueniuano.mùgli hito-
mini et. donneuedoue ,-ueBiti di delitto negro, et.
Itloro caualcature guarnì di quel mede fimo colo¬
re . Upprejfi ueniuano tutte le donzelle, et tetti i
poueni t che nonhaueuanamoglie i tf erano uefliti
di bianco,o di broecatouerde » et di ueHe cariche di
argento>etmfiunoSquetti che è detto dijopra por
trtuanogroffe cathene d’oro confermagli d’oro » con
molte perle»dianunù, rubini» et pietre di gran ua-
luta » 'ct ciajcano haueua fatto il poter fuo d'andar
meglio utilità cbtgìifhjfe flato posffiile.Dapoi ue-
muamJ tuttele monache di qualuncbè.prdine, et ciet
fatua cheudea portare l’babito di feta lo potea ben
far e,fé ben l’ordinejMO gliel wetaua»perche l flebo,
uea ottenuto licentiadal "Papa, che ciafema moni-m
tu chefiefie in religione ferrata per quello anno^ et
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TlHJtllTM lLMlidltCÒ.. H
uno giorno poteua Barefuoridei mpnaflerio,& ut-
Ttirfidi qual drappo uoleJfe,pur chefujje del colori
delfuo ordine,&acciò che fipoteffero ùefiire, il He
commandò che fu/fe dato danari à tutti gli ordenti
& faccialmente a quelli che erano peneri, e co/i tue
te le monachegioueni & galanti,& anebora molti
delle uecchie fiuefiirono di feto, & ciafmna di lori
portaua una candela acceja in mano . ^ppre/fogli
uemua.no tutte le dome della terga fregola non mate
co ddlemonacbeueflite didrappo difeta,& ciafcu
na portaua in mano fimilmente una candela acce/a,
& uemuano cantando il MagràficatÀietro uemua~
no tutti gli officiali Ideali del Bpgno,& tutti gli bui
minìarmatì a piedicofi come doutffeno entrare in
battaglia,& tutti con laleurea del^e bianca,&uer
miglia con armellini recamati, che fi faceuano per
diuifa. Dapoi uemuano tutte le dome publicbe, &
quellecheuiueuano d'amore,con tuttiglì ruffiani ,
che andauono con loro,& acciò che fu fiero tonofeiu
teportauano in capo una ghirlanda, o di fiori ,0 dì
mirto,&fé glie ne era alcut)a,chefe ne fujfe fuggi¬
ta dal marito,hauea da portare in mano una piccia
la. bandierai andauano ballando afoni di tatnbu-
riw,&in tal mòdo Signor e,come ho detto andana
ciafcunoftato,& co fi per faatio di tre. miglia andaf
fimo-fuori della àttadì Londra. La Bigina Japendo
che'l i\e ueniua ufiì daunoluogo,che fe nomina Gra
nugti,nelquale è uno rìcchisfinto,& ornatisfimópa
lagg),et po/è fi dentro a uno castello tutto di legno ,
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fiTST. DEL Cjr^iLLlEK
fitceua condurre fopra un carro di iodeci ruote tir»
to datrentafiì cavalli li piu grandi & forti jchciu
tutta Francia poterono ritrouare,& con la Regina
andavano cento & trenta donzelle tutte ffofe , &
altra donna ne donzella non andava con lei . Mp-
preffo uentuano a cavallo mclÙDuchi,Conti,& Mar
the/i intorno al detto carro,& fimilmente affai doti
ite & donzelle di grande Slima , & nel melodi
una grande prateria la Regina ft fermò,& prima¬
mente arrivò il Duca di Lincafìroarmatocon tutti
gli (voi,& difmontato da cauallofecegran riueren-
tia alla Regina,che flava alla porta del cafteUo, &
non nolente ufeire fino che'l Re non ueniffe,& ctafim
no flato cofìcpmeueniua per ordine» cofi andana»
fare riuerentia alla Regina* •
LM GRMTf TOM"PM COI ^ CV1 COM ,
parfe il Re>& Rfina dlngbilterra al lor {fon*
• falitio.
Cap. xrn.
A Ramato il Re con quel flato che baite» ap~
preffodi fetonte è detto difopra,& quando
fu.prefio al caftello difmont oda cavallo co tutti quel >
li che uentuano conimi & quando la Regina uiddt
cbe’lRe difmontaualeuosfi in piedi,& preflamente<
gli fupoflo unafiala tutta d’argevto,per la quali di
fsefit& tutte le donzelleffofi che erano con iti .
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r jz siut^co ^
la figliuola del Duca di Beni prefe la Bigina à
braccio, & la figliuola del Conte di fiandra gli
frefe la coda detta ucfìa,& tuttiifrofi cbcgli era¬
no fi pof ero innanzi atta Regina per accompagnar*
ia,&tutteiefpofegli ammana dietro . Quando la
Bigina fu preflo al B^gliftceuna picciola rittcreà
da col ginocchio) il ]\e abbafiò il capo rendldogliU
faluto,& apprefjotutti quelli che ucniuano conia,
tofi gli huomini come te donne baciamo la mano tà
%e.Fattoque&ofu qtùil Cardinale d'ingbikenaue
fìttagli de uefiimenti jacer dotali per dir mefiatot»
uno ak are portatile che portammo & nella peate-
rial’appararono . il Cardinale cominciò la meffa^,
quando fu allo EuangeUoàl re frosò la regina &ai
ìhorala baciò unx&ynolte mite quando la meffaf»
dettati refe gli accoflò)& lì flettere per buon fra¬
tta parlando & fefleggiandòfi dellefefie che fra fra
fi attaprifentia di tutta la gente fi ufaaptaAdo fifa-
romafixifAleggiati uenne U Ducadilìncafiroifa
del re,&in pre/èntia di tutti gli dette Ìordine dica
uderia,quiuierano moltigimam che in quel cafo.hà
vertano, uoluto riceuere Cordine di caHakria>magli
regi d'armi,^Araldi, & Vaffinantipublicarono chi
mxptel giorno noti fi potuta far aleuto Cauxl iere.
Quandoil re fu fatto nouelio CattAttere chtrofjeni
dentro ad uno picciolo padiglionei& difrógiiosfituf
te leuefte chehaueaportatodagentil'huomo,et md
dotti al figliuolo del Duca d’Orliens, ilquale era ue+
fatto conia regina,grerafuo cugin germano,et c$ If
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•• HIST. DEL CJ. V J.L1EK %
mite gli donò duegtoffe uitteutthora il Heufòid
fadiglion con ima nette di panno d ororicciocarme
fino foderato diarmcllim>& bauea lafciatola coro*
na,& portava in capo ima picciola beretta di ne!**
th negro con unfermaglio,il quale fiimauanouàlert
dento & cinquantamila feudi» & partironfi tutti
de ti.ll t(e lafiiògligentil'huomim,& fi pi fi incom
pagaia delti Cavalieri fioft fitto uno alto baldachi-*
noncehisfimo,>i gentil'huomiainonperfirola
poffesftone del baldachinofitto delquale erano ue~
Huti;&cofi andarono tutti fino alla cktàidiro ancbO
alla Signoria uefira come era uettita lafiegimxtta
portava una netta di broccato carmi fino di filaio*
rotirato,& dotte doueua parere la feta apparino*
tto cardi di argentana ricamatagli capi detti carciofi
fi alti erano d'orofinaltati,& fipra alla giubbahó*
netta uno manto,il quale tutto coperto era di penden
ti d'oro battutoj& feminato di rubirùi&fmeriddi %
lei andaua in capettiliquali erano lunghi fina terra
parevano fili d’oro,per gente alcuna mai non fu
tòno ritti fimiti capetti. Lafaccia,& le marò fi rii*
•mojlrauano de inettintabile candore y &belle^(a,e-
glifidee contemplare netto aggraitato gefiofemim -
le,che mottraua,che tutte le parti afiofe non potea*
voejferfe non di maggior efiima.con verità fi può
dire che delle donnette fiofi y che con lei venivano gli
tratutto il fiore della Francia,& anchorade C àud
Iteri dir gran Signornò" di dome, & di altre- Son-
%elle,ricamate,Qrnate,nettaforma ch iù ho dettórt
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TII^yf^rE IL BULICO. 5?
la Signoria uoflra,andasJimo tutti per ordine fino i
uno miglioprejjò oda città . Et quando ftu fimo in
mczgp i'magrande prateria trouasfimo molti pa¬
diglioni (jr tende tirate,^- fonatori infiniti con di-
uerfe maniere di infìrumenti che continuametitefo-
ruxuam.ll Re dijcefe immediate da cornilo & tutti
i Cauallieri jpofi,& montarono alto nel cajtcllo del
la Fuegina,&.prefalaper mano bachila nella pra¬
teria,& eofifecionogli ipofi delle loro Jpofe. Tacila
bella prateria fi cominciò a danzare,&poi che lf{c
&la Regina hebberodanzato,danzprno iCaualiie
ri Jpofi con le donzelle fpofe,appreJfo danzarono tut
tigli flati cofi per ordine come nemicano di grado in
grado,& quando l'uno flato finiua di danzare , &
l’altro uoleua cominciare, 11 Re danzata con la He
gina,& quando hauea Inficiata la Regina prendea la
piu gentilDama di quel flato,& danzaua una dan¬
za con lei.quando tut ti gli flati bebbero finito di dan
Zareportarono la collarone di mattina,che fiugien
pero uerde con buona maluafia,& ufiano quello per
che la terra è moltofredda.partiti diqui ucnisfimó
prejfoalla chtàjopra una grande rimerà, che gli è
molto bene arborata di diuerfie forti d’arbori,fiotto
aUìquali trouasfimo molte tauole apparecchiate,&
ciafcun flato haueuailfiuo alloggiamento per man¬
giare con molte cafie di legno, che gli haueuano fatte,
affai padiglioni & tende tirati con/iugulari let-
ti,atàò che ninno flato hauejfe occafione di entrare
'dentro della cittàJt 7 piouea già baueano là le ca
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BIST. DEL CAVALLtEl^
fe di legno,&padiglioni } & tende dotte tuttiJÌpotè
tutto raccoglierc.& ditoni anchora Signor mo,ckt
ciafcuno flato cefi ne giorni da carne » conte dape-
fce era benfervuto di afidi uiuande, & Utti,& que*
fio durò.per tuttofarne, & mogiorno con ottimo
compimento di gran magnanimità. 11 primo gior¬
no tutto fifiefi ingolle & fette , il fecondo giorno
che era il uenere mattina andasfimo a tnefia, & da
poi entrasfirn ornila riuiera con molte barche tyttt
coperte di drappo difita, di drappi di ra^ga» & di
broccato jet eia fimo ttato con lafua diuifa,et andafi
fimopefiattdo per la riuiera conpiu di ducente bori¬
che» che era di marauigliofit piacere . Dapoicht
la Eccellentia del re ktbbe difinatfo fi tirò da partf
col fuoflato,et Henne il maefiro della campagna con
molti bracchi,et cani daprefa,etleurieri di Berta■»
gna»et con tutti gli cacciatori» et andasfimo con I 4
fdatflà del re a cacciare » deuefu fatto grande 00
cifionedibettiefaluatiche . llfabbato la matti¬
na fu congregato il generai configlio di tutti gliflati
cefi di huomini come di donne » & in prefinùa di
tutti gli regi d'armi»Araldì» et Tafananti fu pubfi
tato,et manifeflato quello che fi doueafare ciafcun
giorno della fittimana.
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TlT^ATiTE IL SI^tTiCO, 1$
QUELLO CHE SI DOFEU FjdBJE
ciafcungiornodellafettìmana ,perfin che dura
tianolcftftc del t{e. Cap. xyjll.
1 ) ^imieramcntt la Domnìca che è giorno di he
, Jf nedittione fuflero fefle date per tutti gli fiati,
cofipergli ordenitcome per gli artefici, et qualun-
che che dangaffe,et fefìe meglio giuochi t et raprejen
tatiorii y con piu gratta al parere de giudici » che
guadagnale uenti mar die d’argento,et tutto quello
che coflauano le rapnfentat'iom , et coft quel giorno
non fi haueua à {pendere in altro che in clange,mo~
refche,et raprefcntationi,o cofe fìntili che fuflero di
allegrezza. #
il Inni fu puhlicato per gli fopradettt Uggì d'or-
mi,^.raldi, & Taffauantiyche qualunche uolefjèpo
tefjègiofìrare con armi ideali, o con armi da guerra
gli ferri delle lande delle armi reali fuffero conquat
tro punte nella cima molto ben incerate > con cera
gumataciafcunapunta deldimimno.Le altre lande
ddlearmidagutrraal capo della landa era unaue
radi ferro rotonda > doue fufìero dnque punte di
acciaio a taglio di diamante molto bene annoia¬
te,& in qucftauerarotonda con glifenidi diaman
tifiueniua a incaftare la landaquello che piu lan
eie rompeffe,& faceffè meglio,guadagnafle ciafcuno
lunudelianno dnque marche doro,et uno luni fìgio '
Strana con armi R^alhdr l'altro con armi da guèrra.
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UTST. DEL CUV^LLIEJ^
il Marti ciafcun Caualiere,&gentil'huomo che
Volejfe combattere àpiedi in campo chiufo a corpo
4 corpo à due per due,o diece contra diece, o uenti
' contra uenti,o venticinque contra venticinque, che
ponpotefiero eflere di maggior numero,non tffendo
■gli mantenitóri del campo piu che uentifei,accioche
il premio del campo non reflafie ferrea defenditore ,
<*r in quel giorno ancbora ciafcuno che uolejfe potea
combattere per uno afialto a Juo piacere,& quello
che faceuameglioguadagnaua unajpadad’oro che.
fefauapiu di diece marche d'oro,& quello che face
ita peggio era obligato di ponerfi inpotefta di quel¬
lo che haueua fatto meglio per prigione,&tantofief
fea quel modo fin che lfufiertfcofio,o che per altra
uiaufiifie.
Il Meteore ciafcuno che polca combattere a ca¬
vallo à guerrafinita, & fino a tanto che fi cauafierot
ilfanguefra quetti tali,quel cbefaceua meglio gli
fitffe data una picchia corona d'oro che eccedejfe
quindeci marche di pefo,
JlGiouedì ciafcuno Cavaliere, (irgentil’buomo
che uolefie entrare in campo cbiujo à piedi à guerra
finita àcorpoà corpo,& à due contra due,come d ì
{opra ó detto, quel chef acefie meglio in tal cajo gua
dagnaffe ma dama tutta d’oro à fimilitudine della
Regina.Et perche quelle arme fono piu forti,& pe-
ticolofe,che’lcauaUierposfifareguadagni meglio di
trentacinque marche d’oro,& quel che farà uintofx
tàfacramentofecondo la volontà de giudici che in
tutta
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1 TI IL BI^^CO. 57
! tutta la fua ulta non richiederà ninno altro Cauallie
re & gentil’buomo agnina finita, & non fortori
fra quello amofiada, ne inguerra, o lite ,oque-
fìione, non prenderà arme defenfine fegià nonfujfe
contro a gli infideli. oltradi queflo fia obligato di
uenirfi a ponete inpodeflà della Signora Hgina , la
quale ne potrà fare del tutto la uolontàfua.
fi Venere perche h giorno di pafiione non facefii
no armi di forte alcuna,ma detta la mtjfa,& il ue-
fieropoteano andare a cacciare.
llSabbato fu flatuito a tutti quelli, chefiuolea
no far Cauallieri, & il He di buona uolontà , dapoi
che erano e/faminati fe erano degni di riceuere l or
dine di caualleriagli facea cauallieri , Vedete qui
padre & Signore, pome erano partiti i giorni della
fettimana, & furono eletti uentifei cauallieri capi¬
tani del campo di tal progenie & Jorte,che alcuno
non gli poteua rifiutare. Finito il configlio & ordi¬
nata capitoli, & publicatigeneralmente per glifa
fradetti Higi d’armi,*Araldi,et Tafiàuantieragia
l’hora tarda. La eccellentia del He fi leuò con tutù
gli flati, & fe n'andò a iìfinare, & detta il uè fiero
egli con tutti gli flati con molti fonatori incantino»
teinfieme andasfimo doue flauano gli uentifei ca¬
uallieri eletti per defendere il campo,liquali erano
i diflanti dallo alloggiamento del flato delHgun tiro
di baleflra,& dentro al campo la doue esfi flauano
tramo ferraglio di legno altisfìmo, che alcuno non
gli fotta uedere ,fe non per la porta, & entrando
l> h
i •
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Hisr. DEL CAVULll EH,
detaro,& tutti erano affittati in catedre tredeci da
ima parte, & tredeci dall altra , & armati in bian¬
co al capo portauano Una ricchisfima corona di
oro, & quando il He entrò con la Hpina non fi prò-
mojfero in coja alcuna, Je non che abboffando unpo
CO U capofalutorono il H£>& non fu alcuno che par
laffe o diceffi coja alcuna, jl He con tutti gliflati fiet
te lì un poco, e quando il He fi uolfe partire ufcirono
quattro donzelle de ineftimabile bellezza riccamt n
te ornate,& fupplicorono al t{e che fuffe in piacere
alla Maeflà fua di reflare un poco fin che haueffe fot
to collatione, & il l{e graiiofamentegliel conceffe.
incontonenteufcì la collatione moltogrande,&aio
dante di marzapani,paffa reai, & di tutte l’altre
forti diconfettidi ‘%uccaro,& forane molto benftr
uiti,& ciafcuno deCauallieri, &gentil’huomini
fedeano foprale ueHe a donna o a donzella. il l{e
dopoché fu fatta la collatione ufcì nella prateria,et
qui cominciarono a dannare,&gli mantenitoripre
fornente furono difamati, & tutti uentifei ueme-
ro ueiliti con le loro cadenelle in molte uolte d'oro al
tollo,& conuefliticorti d'uno colore, & d'unafat-
te^ga riccamati dipendenti d oro battuto, & eia-
Jcunoportauaincapo una beretta di grana conm
belfermaglio, & ben parca che fafferò Cauallieri
digran Hate & £ alta cavallerìa.Quando fu poflo
fine alle dan^e il f{e con tutti gli Hati andò a uede-
re gli Heccati, & le tele doue fi doueua gioHrSre »
lequali erano molto ben fatte con molti catafd-
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TinJnvrz il si^tyco. jS
ehi apparati di beUisfìmi,et fingulati drappi dira^
%a. uifto qutfto uennero a{applicare al Kg da parte*
de Hi mantenitori del campo ciré con tutti gli Siati
andajfe a certa con loro,eir il t\efu contento , & ef¬
fondo alla fine,gli ]\_gi d’armi publicorono thè eia-
forno cauatliere,& Cauallieri,ogentiluomini che
uoltjjeno gi forare, & combattere con l’armi det¬
te di [opra doueua Mentre il giorno antecedente al
giorno determinato con le armi che Moietta fare , &
portarle ferine in una carta uerntiglia, & Menata,
accompagnato da molti fonatori che gli andauana
innan%i,& da tutti quelli del foto Stato, & non an¬
dana con lui alcuno dclli altri fiati, & uemua ito
mc^zp di due donzelle di bonore, o donne feconda
la ho tonta fua,& quando arriuauano al ferraglia
erano obi goti nominar fi per loro propri nomi %
& chi era/ito padre ,& di qual terra natiuo, & la
armi che uoleua far Je le faceua per donna , o per
donzellajnonaca, uedoua » o maritata, Je dicena•
no che era per donzella Iafiiauano quelle dome, che
lo accompagnammo, &prendtuano due donzelle»
& quelle lo conduceuano, & gli faceuanograndt
bonore, & tutte le donzelle dueuanogridando ad
altauocc. ilnoftro Signoreuoglia dare uittoria al
ttofiro CauaUiere, che è degno di hauere honore »
'& merita hauer amore di donzella, & fe eromper
uedoua , monaeba , o maritata faceuano. alla
ftmilitudìhe delle donzelle . ^Apprcfio gli dona¬
no bornia di entrare dentro al castello, dotte fia/na
H »
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KlST.DEl CAVjllLlEì^
itogli uentifii Cauallieri, ma non potè unno fapere
con qual di loro doueff'ero combattere ,<Apprejfoil
caualliere che ueniuaper fard’armi daua la carta
uermiglia feruta con quale donm,donzella, uedo-
ua,monaca^ maritata, & ellaJcendeua alto al ca-
tafalcùydoue erano gli uentfei mantenitori, & po-
neuailfcrittofopra aunafiutola, ione i Cauallie-
ritutti fi leuauano inpiedi,& faceuano grande bo¬
llore alla Signora che hauea por tato,laqual defien-
detta dal catafalco,& tornauajeneper l'altrogtor-
no che Ì armi fi doueaanofare.Qjtandofu finito tut
to quello che difopra è detto,fi par ti fiimo deli, &
andasfimoprefio alla città in una gran prateria che
gli h molto arborata,per laqualpajja un gran riuo f
& in me^o di quella uedesfìruo una cofa di gran
magnificentia m modo ch'io non credo che altra ta¬
le fia mai fiata fatta al mondo. Molto mi piaceri#
Japere,difie tEremita, qual cofa di tanta estima fu
quefla.Io ueldiròSignore,difiè Tirante.Igei me^-
%o della prateria troua sfimo uno gran monte di le
gno,per fottìi artificio tutto chiufo,fopra alqualefe
dimoSiraua uno grande & alto caììello con forni¬
mento di bellisfima muraglia,doue erano cinquecen
to huomini d’armi tutti armati in bianco ehe’lguar
donano, primieramente arriuòil Duca con tutta la
gente darne , & commandò che aprifiero le porte
del caftello,& quelli che g li erano dentro a guardia
vijpofero che per huomo del mondo non le aprifia-
ho, perche il Signore loro non uolea& chefene tor
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Tl^T^T E I L BI^Tf{CO. f?
ttasfino indietro.Su difii il Due a,igni buomofaccia
quello ib io farò,e dijn.ontato da cauallo, fipcfeina
%i a tuttit&gh fuoifeceno il fimile , & con le fj>a-
de,& con le lande in mano il detto monte fonemi
te combatterono, quelli che erano alto fopra lemtè~
ra lanciauano gran traui,bombarde, colubrine,fpin
garde, & pali che panano diferro, & pietre , &
tutte quelle erano di cuoio n<gro,& le pietre di cito
10 bianco,fra lequali n’erano di grande & di piccia
Uì& tutte piene dentro di arena > ma signore,fe le
dauanoperò a ninno buomo d ar mi difhfo lo mette.-
uano per terra , & certamente fu unagentilisfima
battaglia, & quelli che nolfapeuanopenfauano nel
primiero aJJàltOycbe andafè da nero . in modo che
molti dfmontatfmo da cauallo,& con le (fade tm-
de in mano correfifmo là. Ma prestamente cono-
fcesftmo che era una piaccuolczga^ApprcJfo annua
tono tutti gli flati d uno in uno,&pregoronli che fi
uolefftro dare,& non manco per loro, quanto per il
Begli uofero aprire la porta. La Bigina che uidde
che non Itoleano aprire ad alcuno , fi aqcoSlò colfica
flato alla porta, & domandò chi era Signore del cct
fiello,loro gli rijfoferoyil Dio d'dimore, il qual pofe
11 capo a una finestra,la Brina che l uidde col girne
chioglife gran riueremia,& diffe. llpenfier mia
i molto alterato della celfitudine di nostra maeSli
Dio d\Amore , che afupplicationidi tanti uofirifer
ni Gabbiate denegatola beatitudine & gloriano-
Sira, & poi che nel mondo predominategli animi
H i
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. HÌST. DEL CJtvALLIETA
de fedeli amanti non fiate lauaro di fette tur e a quel'li
thè bene,et lealmente uifemmo,che’l fi/tede per e-
jperkntia,cbe quelli che fidelmente ui ubbidì fono,
tt hanno maggior de fiderio diferuir la Maeflà uo~
■firn,quelli lafciateJoflenere maggior pene,nè pernio
peruenire, ne fentire la dolcezza della uoHra defi-
derata beatitudine,perche ui tupplico Signor mio ef
fendoui denota,che alla celfitudine uojìra piaccia a
me innocente di tal delitto far aprire le porte del-
la glorioja habitation uoftra, dapoicheioui defi .•
dero ferme,et accettarmi per ferua,et nel uoflro a-
ttenturatisftmo ripofo di tutti gli alti flati feminili
efier compagna, & accogliermi nella uoftra de fide-
rata gloria. Finito che hebbe la Fritta lafuahu-
tnilefupplicatione,fubitamènte con un gran tuono
s’aprt la porta del caflello. il $ et la flirta con gli
fiati a piedi entrorm dentro a una gran corte tutta
intorno apparata di drappi di rajfia lauorati d'oro
• et difeta, et di filo d'argento di diutrfe hiflorie %
dellequalile imagini erano fatte per arte di fitti¬
li artefici . il cielo era tutto coperto di drappi di
broccato Aleffandrino, et alto di/opra dalli drappi
di ragga erano intorno intorno loggiette,ntllequali
fi uedeuano angeli ueftiti di bianco, con le loro dia-
deme in capo, fonando diuerfeforti de inflrumenti t
et altri cantando per arte di fingtdar mufica che gli
auditori udendo fmil melodia faceuanoftare quafl
alienati,dapoipoco (patio il Dio dAmore refplendS
infimo fi fece ama fineflra,et con gratino mito ri
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T I K^tT^TE 1L B1 LÌTICO éo
fifiofie alla Regina. il molto meritar uoftrogratio/k
: j \eina mi obliga a fami Signora del uoler mio, ac -
cettandouiper figliuola ubbidiente,et dijpenjatrice
•delle gr atte,che efcono da queHo diletteuole Tara -
radijò, dandoui afioluta poteftà di poter premia-
: re,et punire tutti quelli, et quelle , che nel mare di
Untore navigar amo, dando ad alcuni tempera us
fida fenga. pervenire al porto che de fiderai», ad
altri profpero uento per giungere al difilato porto
. del uoltr loro, eccettuandone tutti quelli et quel¬
le che con fraudo et inganni amano,chefilanoe-
fclufie di trovare intuii pietà et mercede,et dette que
fte parole il Dio d'amore diffarue chegiamaipiu no
fu uifto, negli Angeli, et tutti li drappi fi comin¬
ciarono a muovere quafi a fimilitudine di terremo¬
to • vdllbora tutti afcendesfimo all'alto del ctt-
flcllo , et quando fusfimo alle fineftre che fie apri¬
vano uer fio il cortile non uedesfimo drappo alcu¬
no , fie non la bella prateria, et dirò alla Signoria
uoftra unacofa di grande ammiratione di quefio
caflello , che fiubito che i drappi furono leuati»
in quattro parti diuifio il uedesfimo , ntU'una
delle quali fi alloggiava il fie con tutta la cor¬
te , nella feconda la fieina con tutti li Francefi,
che con lei erano uenuti,et tutti li efterni et fo¬
restieri, come erano quelli della Magna, d'Ita¬
lia ,di Lombardia,diutragona,di Caftiglia,di Por
togallo,et di jqauarra. Pi fedir Signore che cia-
jcunaiiqmfie parte bauea moltefialericcamate et
H 4
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<
BIST. DEL CAV ALLIER
frittate,& molti letti, con grande & gentil pompi
ornati, & coperti & incortinati, in modo che tutti
quanti noi che fi trouamo, molto bene trauarno al»
loggiati,# il luogo faria fiato grande et capace per
due tanta gente,# piu fi fiata uifofiè,# queflo ha
no detto tutti g lifor efiieri che hanno cercato ilmon
dOychcgiamai uiddero, ne hanno udito dir e,che al¬
cuno gran Signore babbi fatto una fifta di tanta ma
gnanimità,# abondante di tutte le coJe,ne che tan
to duraffe, et hauerefii uifto nello alloggiamento del
Re una donna tutta (Cargento effer con il ucntre al J
quanto rileuato,et le mammelle che un poco gli pe
deuano,lequali con le mani fi fpremeua, Et per li ca
pegguoli ufciua un gran zampillo d’acqua chiarisfi
ma,laquale per cannoni d’argento ucniua dal fiume
et cadeua in un bel uafo di criftauot et nell’altra fix
tia doueftauala Regina era una donzella tutta di
oro fmaltata, che fi teneua le mani baffo al drit¬
to della natura, doue gli ufciua uin bianco Aro¬
matico , et finis fimo, ilquale cadeua in un uafo di
Metro cri fialiino , nell’altra parte era uno Fefco¬
no cón la mitria in capo tutto <f argcnto,ilquale con
le man giunteguardaua uerfo il cielo, et per la mi¬
tra gli ufciua un condotto di olio, ilquale cade¬
ua in un uafo fatto di diajpro . nella ultima par¬
te era un Itone tutto di oro con una ricchisfima co¬
rona in capo con infinite pietre pretio/e et fine, il -
qualper la bocca mandava continuo mele bian -
chisfimo » et chiaro,ilquale cadeua in un uafo di cal.
I
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rn^yf'^TE IL Biacco. 6l
Ctdomo,& nel me^gp di quefte quattro jlantie eru
unTfiano difformisfìmo dalla natura che Ji temuti
una delle mani al capo, e l altra al uentre , e ufciuali
per lumbilico una falla diuino uermiglio buono cJ*
delicatisfìmo,ilquale cadeua in un uajb di porfido,
jldetto nano era la metà d'oro,& la metà ([acciaio
gir mottrauafi coperto di meggo manto , & era nel
Ute^zo del oonile ielle quattro fiantie. Et un poco
piu alto del nano era uno buomo tutto diargento,U
quale dimottraua di gran ueccbiezza, con la barba
bianchisfima molto gobbo, &con uno battone in ma
no, & nellagrangobba c’bauea era carico di pane
belHsfimo & bianco,& nonpoteua alcuno entrare
nel caftello che non uedejji il nano,& il uecchio, &
patena ciafcuno prendere di quello che gli era libera
mente,&non penfi la Signoria uottra,cbe tutte que
fle cofe fu fiero fatte per incantamento, ne per arte
di negromanti, ma artificialmente, & mai non fi
trouò quanto le fcfle hanno du rato, che di tutte le co
fe cbeui ho detto nonfuffepiu abondante l’ultimo dì
che il primo. Et ben uifo dir che que fio panatiere ni
era mai tanto pouero che non fi ritrouefl'e piu di tri
ta mila pani,in modo cheJ'empre era abondantisfu
mo,le tauole mai non Jejparecchiauano Je non per
mutare le touaglie bianche,& ciaj'cun dì haueano ui
uande ingrande abondantia,&in ciafcuna parte era
il fuo bel tinello parato continuamente con ricchi ua
fi dbrgento,in modo che non gli era perjona alcuna
che non mangiafje o beejjè in argento , Signore $
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HIST. DEL CUVsALLlEU,
giamai non finirei di recitare a V.S. le gran magri*
ficentie cbejono Hate fatte in quefle fette,che ciafca
duna corte , & flato mangiaua da per fe»& tutti
erano benferuiti d'infiniti uccelli di diuerfe manie¬
re de potaggi fingulariiftmiiie uini di quante nata
re fi porno,di confetti in grandisftma abondantia»
'che tutti li ettem,& forefiieri ne rettorono admira
ti. vèlie fpaìle del cafteUo eraunogiardino molto b*
ne arborato doue il f{e fouenteentraua per fuo di¬
porto , ch’era diletteuolisfimo, &in quettogiardi¬
no era una bellisfima porta perlaquale fi pajjàua in
uno gran parco, doue erano diuerfe nature d’ani -
malijàluatichi, cioè daini, cerui, leoni , caprioli,
porcifaluatiehi , & di tutte le altre bettie di monte %
kqualiU Bgglibaueafatto porrf per fuo diletto,per
che pigliaua gran piacere diuederle,&baueagli di
molte tende parate che panna un camporfp quetti
dì Signore tutti furono difefle,&ilfiquente ch'era
di Venere la mattina celebrata la me(la,&l’officio
andamoper la riuiera per gran fluito con infime
barche tutte coperte dipanno di rarga , di drappo
di feta,& di bracato,ciafcuno fiato con la diuifafua
per il fiume follaggando prendendo piacere con infi
nife trombe,clarini,& tamburini. Voi che'l He ér
tutti li altri hebbero di finato uenne il maettro della
campagna con tutti li cacciatori,& co fi col t{e an*
dasfìmo à cacciare. Gran piacere hebbe l'Eremita
delle fette recitate per Tirante, & con chiaro mito
difie quefie parole,Infinita èia gloria per li Cauallia
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TTHJtT^TE IL VIATICO. 6%
ri che in arme efper'mentatifono, quando fi trouonO
vincitori fendei reprenfrone alcuna,& per ciòfuppli
co alla moka gentilezza dì uoi altri Signori uipiac
eia dirmhqual èflatoilmeglior dclh uittoriofi, &
à cui hanno dato l honorem il premio di quefla Po¬
terne fefla. Signore difie Tiramela quelle honora
te no zgc fono infiniti Cauailieri di grande auttorità
& Signoria,che quiui erano l{rgi,Duci,Conti,Afar
chef,nobili Cavalieri, Gentilhuomini diantiquisft-
ma progenie,& la maggior parte di quelli,che non
erano Cauailieri in queflo bonorato paffo hanno re-
ceuutol’ordine dicaualeria,e non è flato alcuno che
fifta fatto novello Cavaliere,cbe non habbia fatto
armi cìuili ò criminali. Ma combattuto con animo
gagliardo da CauaQierc il Duca d^fcqua uiua, &
con lui ueniua infinita gerite,&della fua compagnia
fi fono fatti piudifbffanta Cauailieri gentiluomini
di nome & d'armt,& di Quattro quartìeri,<&que
fio Duca fece armi à piedi,& a c avallo, & di tutti
fu vincitore il fratello del Duca di Borgogna, come
ttirtuofoCaualiere chegliè congrande animo ufcì del
ta battaglia.^Apprefio fece d'armi il Duca di Deues
nelle quali molta laude,& honore accquifìò,& infi¬
niti altri Signori, che gli fon uenuti hanno fatto ar¬
mi,come a nobili Caualieri. Et poffo dire Signore cj
verità, che piu di cento cinquanta Cauailieri gli fu¬
rono morti , & dirò alla Signoria uofira una cofa
di grande ammiratione , che uno garzo¬
ne . » che al parer mio non pafia quattorde*
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H1ST.DEL CJ.VJÌLLIEJ^
tì o quindeci annt,& il Re & tutti altri gli fanno
moltobonore>& dkongli il gran Conte fiabile (fin-?
gbilterra>undì uenne allo alloggiamento di qucRi
miei Signoriycbe qutfono y & domando di me non fa
fendo il mmemio,ma qua fi per fegnalinti trouò>
& pr opriamente ideila mia dijj>ujit!one,& quan¬
do mi uiddeyperche il Signor l{e,& la Contifià fua
madre nonmlea che factfie armi ne àpiedi,ne à co.
Hallo peri grandi pericoli,che in quellifino , & con
tal grafia &affettiont mi pregò ch'io gli uoltsfipre
Rare il mio cauaUo & tarmi che non gli poteineget
re,ansigli disfi che di buona uoglia ghel darei >
dentro il campo li Cauallìerigli dauano armi & ca
Halli ad ognifua requi fittone,&egli nonuolfe fe no
farmi mie y & il mio cauallo, & io gli disfi, Signor
Conte fiabile,de Ili miei bem,& della per fona pro¬
pria uolontieriui fermò,ma da l'altra parte molto
mi doleua il core per uederlo cefi giouane>& ta nto
bello Caualliere,che nonuorria,che male o danno
alcuno hauejle receuuto nella perfonafuaMa pur co
fi fu cÒpito il defidcrioJuo,cht egli fece d'armi chtl
He, ne fua madre la Conte(la, mi fipperofino à tati
to che furono compite del tutto . Onde giudico Signo
re che fra tutti i Caualieri che in queflo honorato
pafio hanno combattuto che non è Rato fatto incon¬
tro tanto bello ne fingulareccome egli fece,che della
primiera cor fa accolfi in melode Ila uifiera delba
emetto in modo che dall'altra parte gii pafiò unogra
braccio di lancia,quando il Caualierc fu morto , il
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Tlt^TlTE IL BIjtT^CO* €3
J{efeppc che il Contefìabile fuo bauea fatto queliti
Infimo incontro,mandò per lui,& eglitimorofiifi-
mo ftfcufam per non andargli, alla fine piu per for
%a che per uolonta andò dinanzi al t{c,il qual lo ri
prtfeaffai,& ben morirò Jua Eccellenza che fama
ua dtgrandisfìmo amore dicendogli,tbe con huomo
di cofi eflremafor i ga,& animo come tra H Signore
di Scala Hpmpudajl qual tutti diceano efier di mag
gior for %a>& animo dicauaterio,che fujfe in quel¬
la compagma,&il migliore Cauaìlier di tatti li ma
tenitori del campo bauea fatto armi fenica licentia
fua,&piu gli foggiunje che nonhaueffe ardir di com
battere fen^atuo efbrefio commandamento . Et qua
do il Conteflabile uidde lagren reprenfione che gli
bauea fatto il {{e, con grande ira gli rifpofe, farà a-
dunque uero Signore ch'io habbia riceuuto lordine
di cauateriapir efier tenuto perii piu uile& co¬
dardo Cauatiere tljc per paura della morte uoHra
Maefià non mi lafcìa far armudapoì eh io fon Ca-
uaUit re debbo far opera di Cauaìlier e ,&fe uoHra
•Altezzanon mole ch'io ut dall peri coli delle armi
commandimi eh'io ftia ueflitoin habitofra le don¬
zelle della Signora l{egim,cofi tome fece quello in
uincibilt Cauatiere *A chillefra le figliuole del l\e Li
comede,& non fa la Maefià uoflra li magnanimi
atti di quel padre & Signore mio Guglielmo di Va-
roichalquale tenendo il feettro Ideale fu uincitorc di
tante battaglie,& coljuo uertmfo braccio à taglio
difpadafuuendicatorc del Chrifliano /angue, et de
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HTST. DEL CjirjtLLìE\
gli Al «ritti qual mi prefe per li capelli e fendo di po>
ta etàt & mi fece «magare uno Moro, & tutto
bagnato & tinto neljùojàngue mi uoljefar uincitOr-
rOt& lavarmi quello per dottrina di ben fare , &■
piaccia alla diuina bontà ch iamo urna al monda
s io non debbo effer tale come egli,& s’io uoglio ad»
que Signore in honoret&uertù di caualleria imita
re miapadretfoflra Mitezza non me lo douerta uh
taret & però quefiofuppluoalla Serenisftma Mae -
Sìa ut fra che mi dia licentiayche doman a tutta ol~
traumaàcorpo àcorpo conarmeojfenftue,&defat
fitte pojfa combattere uno Caualliere,& il f{e con fi
nule parole gli rijpofe. Se Dio mi fatui il Hata» & bo
ttor 4 »& la Bpal coronalo credo ueramenteycbe qua
Ho farà il miglior Cau altiere del mondo > & farà il
peggiore,che breue far àia fita ulta , & per la fedo
ch’io debbo allacaualleriaìionongli darei luogoypoi
che la uentura ti ha condotto cbfrjeiRato uincitore»
ben ti dourefìi contentare del premio della batta-
glia,& non ttoft piu udirlo. Lamia ànima è tributa
tisfimaydiffe il ConteHabile,fè la mercè della Signo¬
ra Bpinanonmi aiuta, & andò previamente alla ca
mera fua,& ùginocchiosfi dinanzi a It i, & bachili
molte uolte le marnai? con humìlparlarè fupplican
dola che l’impctrajjègrafia dalla Eccellenza del Si
gnor I{e che gli lafciajh far armi,quandi la nobilisfi
ma Opina uidde lagran uolontà del Contentabile »
diffegli, che era contentisftma di pregare per lui
U Maeflà fuaypoi che cofi bau tua dirotto » 0
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Tl^jlVJE IL BIjIVCO 64
non tardò molto che il l{c iterine a uedere la Hei-
na,& ella molto gratioJamemPil [applicò, che'l uo
lejje dare licentia algran Conte flabile , che fot effe
far armi a tutta Jua uolontà . Come Signora ri-
fpoje il He, uolete noi che un fanciullo, il quale ap
pena fifa cingere la jpada entri in campo chiufoi e-
gliue nehajupplicato,& uoiperamoredifua ma¬
ire che tantouale,gli douerefli effere contraria, &
pregate per ilmaljuo . lo per cofa del mondo
nóngliel concederei, che ilfito uirtuofo padre ha fiit
to tanto per me,& per la corona d ’Inghilterra, che
giamai non farei[ufficiente a fatisfargli, et per gli
gran pericoli che fono nell'armifaria facil cofa chel
riceueffe alcun danno 0 dishonoreM qual efirmarei
batterlo io fieffo,quando egli l'hauefie nella pròpria
perfona. Fedendo la Rgind il grande amore che
moflraua il R£ portare al Contestatile , nonuol~
je piu dargli moleSlia , ma lo pofe in altri ragiona
nienti, quando la Heina fu ritornata alfuo allog¬
giamento,il Conteflatile gli fu prejente, et citagli
diffe tutto quello che’l He gli bauea detto , et che
lefuejupplicationi in quello tempo non poteano
effere ammefie . il Conteftabile rimajfe molto
affannato , & uenuto al mio alloggiamen¬
to tornò à ripregarmi con grande infanga, ch’io
il configliaffe in qual modo potrebbe combat »
ter e uno altro Caualliere manttmtore , & io.
gli* disfi il parer mio , che poi che l'baueua
morto uno Caualliere il miglior dcucntijei > &
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HIST.DEL C^VULLIEtt^
ritenuto tanto honoremn uolejjc notare la Matfli
del Signor Qe.Se Dio uiprofferi,et uilafci compire
il uoHro buon de fiderio,diffe l'Eremita, questo Con
tefiabile cbekauete detto haueuapadre,ne madre,
neprosfimiparenti?'Si ben difie Tirante, gli era la
Conteffafuamadrefia quale è delle magg orì della
corte,et nonghè dorma alcuna chebabbia maggior
Signoria di lei,che incontinente,che la Regina fu ue
nutrii I{e con tutto il configlio erdinò,et uoljè che la
ConteJJadi Paroich latenefie infiua custodia con tut
tele donzelle fue,delpadrefuo non mi curai di ad-
dimandarne,perche haueuo piu occupato il penfier
mio nell’armi,che intendere le progenie, et piu in¬
nanzi non hareifaputoffe non per caufa che la Signo
ra Conteffa fua madre mandò ^er thè,et quando le
fui dinan^, dimandommi s'io haueuo moglie, ne
figliuoli, Iole disfi, Sig nora,fche me lo dimandati ?
jouel dirò,mi rijpo/effe figluolo bauete lo douete a-
mare,et fe bauete moglie la douete guardare da mo
Itfiia, et d'affanno,che gran cofa balla honorata do
na non hauercfe non uno figliuolo, et ponete quello
in per icolo di talgrandegga,etcon aggratisfime pa
rote mi addirti andò per qual caufa haueuo prefla¬
to le mie armi,et il caualto ad un fanciullo di fi poca
età fi qual era orphano di padre et di madre, fe beo
ella era lì,che l'anima fua era in grande alteratione
che fe per malaforte fafte flato morto,co fi come egli
haueauccifo qutlfamojocaualliere non li refìancajc
non che la terra fi aprifie *etla riceuefle,pregont~
mi con
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TlS^jiTlTE IL BIOTICO. 6f
mi congrande affabilità,che poi che la diurna prò -
tàdentia lattea uoluto dare uita alfuo figliuolo, che
io nonuohsfi efler caufa dellafua morte defola -
tione, che altro bene non baueua in quello mondo >
& io lepromìfi a fede di Caualliere di non fare già
mai cofa che poteffè refultare in danno al fuo figlino
lo, ma fargli tutto quello honore cheposfibile fufie,
& affai lafupplicai che mifaceffegrolla dirmi fefuo
marito era motto in battaglia,o di malattia, & la
uirturfa signora, non leuandogli occhi da terra con
affabile parole mi rifpofé, Caualliere uirtuofà, per
gli miei peccati,et difauenturado fon uedoua di ma
rito ub.O, marito ho hauuto nel tempo della miagio
ttentùyche neimondo per le uirtùfue moltocra cono
fciuto, & poi ch'io afidi la buona uolontà fua, non
curai di domadarglipiu. Ditemi dijjèilpadre Ere-
mita,poi che mi bauete detto tanto di quefto Conte -
ftabilc,qual è flato quello che ha guadagnato il pre
mio,& l 'honore del campo ? Certamente Signore,
difJcTrante, l'huomo non può ben giudicare una
tal cofa ,peroche effendogli uenuto tanti gran Si~
gnori,& nobili Cauallieri, & hauendo la maggior
parte di lorobonoreuolmente combattuto,chiara co
fa è , che quando ft sforga di far armi donavo innan¬
zi honore àquelli,chc non fanno ad uno pouerogen
til huomo,ilquale babbta fatto molto meglio.Tutto
quefto fi può ben fare diffe lEremita, imperò che
gilè t*fan%a in quefto Efgno,che quando ft fanno ar¬
mi imperiali » & fi compiono difarlefefte,ìn quel
I
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KIST.DEL C^ir^tLLIEfi.
giorno,gli t{egi d’arm'r^AralÒ,& Tafananti , con
trombetti , & fonatori di uarijinHromenti pubiica
no quello che è Hatoil megliore delli uincitori, &
effondo quelle fiate folemisfime » & imperiali, che
per tutto il mondo fono flati pubUcati & admefii al
la uera efeùfatione di oltrangaatorria fapere chi è
fiato quello che la glor ia, & honore[opra tutti ha ot
tenuto.Tirante tacque&non uolfè piu parlare,ma
col capo baffo, & con gli occhiin terra immobile > i
mafe.Tir ante figlimi mio dijfe VEremitarconte non
rifondete a quello ch’io ui addimando s* Leuosfiun
CauaUiere,cheftnomiriaua Diofebo, & diffegli.Si~
gnor e,parole gli fono che non hanno rifpoBa,& im¬
però S gnor e ui giuro per quellofàntoordine di ca -
Matteria ch'io indegno riceuett^ il dì <kll\Affuntia-
ne, io ui dirò la uerità fenga fittione alcuna di tutto
quello che iJeguito, di cui dimanda la Signoria uo-
fira .Vofira Signoria dee fapere come il maggiore di
tutti li uincitori ì,che guadagnato il premio del ca¬
po giudicato pii Signor fie,&perli giudici del cam
po,&anchoraperli figgi d'ami,^dtraldi,& Taf-
fauantiy&per tuttiligran Signori della ChriHiani
tà che gli erano » che furono tefiimom con frittura
dilormano, gr confugetlodi loro armi,con carta
togata per uinticinque Tatari che haueano auttori
ti figaie, & plenaria licentia di riceuer fìmtti atti
in publica forma,& autenticata per loro, ponendo
ticiafeunottfegno delfuo tabettionato. Laqualc ben
pofamoHrarealla Signoria kefir a. adendo qua-
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TJ\^7iTE IL BIOTICO. 66
fio V Eremita interruppe Diofebo dicendo, 0 come
mi piaceria uederequeHo fingularatto. Tirante
ultima leuosfi de lì doue fedeua , che piu rcBare
nongliuolje , & commandò di/caricaretuttelefo
me in meggo della prateria,# che tirasfino le teu-
de,& prejfo della fonte poneffero le tauole, # che
parecthiajfero la cena, & Diofebo fi fece dare un «
bolgetta in cuiportaua la carta,# cominciò a leg¬
gere quella,che era deltenorefequente .
COME DIOFEBO \MG107^M7{DO
con l’Eremita recita le gran cauaUerie che fe¬
ce Tirante nellegran fefle del d'Inghilterra.
Cap. X l X.
N Oi Enrico per la dima grafia I(c df Inghil¬
terra,Signor e della gran Bertagnadel prht
cipato di Barksydi Cornouaglia,# d'Irlanda,Con-
falonier maggiore della fanta madre Chiefa , et del
fante Tadredi Bpma, notifichiamo a quelli che a
grado,& in piacere l'haucranno,# a tutti generai
niente,a Imperatori,I{egi, Duci, Marchefi,Conti ^
'Trencipi,nobili Cauatlicri,#Gentil'huomini, co¬
me per mi hanno celebrate fefle ad bonore, laude »
et gloria del noflro Signor Dio,et dellafuafacratisfi
ma Madre,# ad honor delti Canali ieri,chefono ut
nuti a cobatterea tutto oltragojn queflo homrato
pqffb darmi i necejfario,c'honore fia attribuito qut
flojetqueicbe meglio bmm fatto inqfi’bonorate
. 1 %
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H1ST. DHL Cji LI E\
pttffb,&Jòno Slatijèmpremai uincitoriferr^a ejfere
tónti uoltaalcuna,& fenica alcuna reprenfione,poi
chel'bonore dar fi debbe, &• per quejlo ordiniamo,
eommandiamo,& fentetuiamo,che la mondanaglo
ria,homre,taude,&fama,all’egregio, & uirtuofo *
Caualliere di noHra man fatto, Tirante il Bianco»
ùolemo chefiaper tattili quattro cantoni delle li '
%e,& sbarre,publicatoper li l\egi d’armi,Araldi,
& TaJJàuanti,contrombette,&fonatori, con con-
fentimento nojlro,& de giudici del campo,repr/fen
tanti la perfona noflra per il megliore di tutti i Ca
uallieri. jtnchora commandiamo che’lfia poflofo-
pra uno gran cauallo tutto bianco,et tutti quelli che
glifcranno,cofi huomitù come donne, uenghinO con
mi tutti a piedi,& fia fattaprotesfionegenerale,et
Tir ante uadafiotto il baldachino firn alla chiefa del
gloriofio Caualliere Signore noflro S.Geòrgia.Et gli
fia cantata la mefifa con folcane \ermone de Carni
fieri,che ha fatto Tirante ilBianco. <Appreflo com¬
mandiamo , & ordiniamo, che ufcendo della chiefa
di S.Ceorgio andiamo per tutte leli%ge,& sbarre,
& Tirante prenda lapofjesfione di quelle, & perii
Hegi d'armigli filano date tutte le chiaui delle dette
lÌT^e,infogno di tóttoria, &anchora commandia
mo , che fiano celebrate felle, chi durano qtóndeci
dì,in laude,&gloria di queltóttoriofogia fopradet
to Tir ante.Et perche ciajcuno cornifica la reai ueri-
tà di quello affare, bauemo fignata la preferite tòr¬
ta con colore uermigliot&figiUatu col no8ropat&
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TlUjAllTE IL BIOTICO. 6j
te ftgìUo, data mila noflra città di Londra a quat¬
tordici di Luglio,dell'amo dellanatiuitàddncflro
Signore &c.Rex Henricus. Segno di tutti igiudi
ci del campo. Segno di tutti i l[egi d’armi, Aral¬
di,& Tafiauanti. Segno di tutti i magnati &gra
Signoriyckeui erano. Mi piacerla faper delle caual
Uriefue.difie /’ Eremita,thè afidi miparebuomo da
bene,egli s è lauato èqui per non dire ne udire le
fue laudi, conofco ueramente chfi egli è degno di efie
re Caualiiere. Onde uiprego mi diciate quali fono
Slatti fatti fini. Signore difie Uiofebo,ionoi uorrei
per efier noi di una terra, & di una itolo età che la
Signoria uoflra barn fie a penfcre ii contrario di me,
tna con tutta lauerità recita) ò alia signoria uoflra
tutto quello ebefeguitò.. llprìmoa cuiill\e diede
l’ordine di caualleria fu Tirante il Bianco, & egli
fu il primo che fece ami. Egli cogregò Signor quel
giorno tutto il Juo flato di genti'Intonimi, & di don
7 gUe,& andasfimo al catafalco là doue il Bg bauea
ordinato di far i CattallieriJTrouasfmo le portefer
rate,& battesfimo in quelle con gran colpi. Mp-
prefio pafiato buon [patio i Bggi d armi fi fecero fi
pra la porta alto del catafalco,& difiero, chi èque
flohkeuoleteuoi?Le donzelleglirifpojero babbia-
mo un gentil'buomotche uuol riceuere l'ordine dì ca
ualleria,& dimanda caualleria,poi che gli è degno,
et merita riceuerla , preflamente aprirono le porte ,
et afeendeuano in alio con lui tutti quelli che uoleua
Mi quando erano inmc^p di una gran Jala facem
li
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KJST. DEL CJtFULL1E\
ito federe ilgentil'huome in una cathedra tutta dt4f
gito coperta di Jetà uerde, & l’ejfaminauanofé era
per riceuere l’ordine di cauatleria, dicoBumi/uoi,
della fanità fua ,fe egli era guaito, &Br oppiato iti
alcuno de/noi membri , per ilquale Jttffe mdifpoBo
di entrare in battaglia, :' 1 ' trottandolo tale come ef-
fer douea,& riceuuta informatione da teflimonide
gnidi fede ,ueniua il Fefcouo, o l'^irc'tuefcouo di
quella città ueflito coma a Diacono col mejjale a-
perto nelle mani dinamo al gentil’huomo y & m
prefente il He,& tuttigli altri, che gli eranoÀice-
uagli fimil parole.Voi gentil’huomo,che viuecetef
órdine di cauatleria, giurate a Dio & i Santi quat¬
tro Euangelij di non uenire in alcun modo contra lo
altisjìmo & Eccellentisfimo cheuifa Cauallie-
rc tfegianon fuffe coluoflro Signor naturale, ma
restituendogli il colo re,& ladiuijà,cheil detto Si¬
gnore accoìluma donare a tuttiquelli che fa Caual-
lieriyin tal cafo potretefar guerra contra di lui,cbe
ninno de buoni Cauallieri nonni potrà reprendere,
altramente cadente in nefandissimo cafo>& dima
Infama, &fefarete prcfo nella guerrafenga dub¬
biofarete in pericolo di morte. Viu,giurate per il
facramento che fatto hauete,che con tutto il poter
Mosìromantenirete,& defenderete donne, don^cl-
le t uedoue,orphane, difionfolate, & abbandonate,
& a nchora maritatefeJoccorfo ui addimandcran-
no, & panerete la perfona ad ogni pericolo, & ad
entrare in campo a guerra finita, fe buona ragion-
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Tl^yi^TE IL BIACCO. 69
i ■■ torneranno quella o quelle,che aiuto ni addimandc-
I . vanno. Fatto il giuramento,duegran Signorsì mag
( giovi che ui erano » lo prendeuano per il braccio ,
i et condactuanlo dinari?} al %e, ilqualegli poneua
i la fpada fopra il capo dicendo, Dio ti faccia buon
Caualliere, ei Signor noftro S. Georgio, et bacia -
mio in bocca. ippreffoueniuano fette donzelle
ueWte di bianco, fignificanti i fette,gaudi) della uer
ghie Maria,et gli cingeuano la fluida. Dapoiueniua
ito quattr o Cauallieri di maggior dignità, che qui-
uifiritrouauano ,ftgniflcantii quattro Euangelifti,
et càlciauangli ijperoni. allbora ueniua la j^eina,tt
pigliamlo perun braccio, et ma Duchefifaperlab
tro,etlo conduceuano fin ad uno bel tribunale, et
haffettauano nelltucathedra reale, et il Re fi affet¬
tatila da uno lato,et la HcinadalPaltro, et tuttii Ca
uaUierfiet le dorelle bafio intorno a Uù,apprefifop«r
tauano la collatione molto abondantemente, et que
fio ordine Signore hanno ofieruato a tutti quelli ,
che fiJono fatti CauaUieri. Ditemifc ui piace,diffe V
Eremita,il principio,et la fine dell’ami,che Tirate
ha fatto.Signor la uigiliadeldìasfignatoafarar-
mi,Tirate caualcò coti tuttiquelli deljuoflato nella
' forma detta di fopra,et andò doue iìauano i uenù-
fei CauaUieri,et quando furono alla porta,diede uno
' ferino che contenta, che quel CauaUierechcuoleflc
far arme con luihauea da correre tanto et tanto lun
gamente con lande da ferri ammolatifino che co ui
ti colpi di punta fi trahefiero fiangue, o deU’uno, «
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°c
' H1ST. DEL C JLV ALLIETA
dell altro, oche luna di lorofibaucfie a vedere per
uinto>& previamente fu accettata la dimanda fua%
£*r co fi tornasftmo allo alloggiamento noflro.ilgior
noJeguente tutte le donale lo prefero, & con mol
to honore fino alla porta della sbarra armato lo co
dufitro ponendolo inpottflà delli fedeli del campo »
che morto o uiuogli lo douefiero re§ìituire,& i fe¬
deli con quella conuenientia, & con grande honore
che gli fodono,lo riceuerono . lineetta I\einagid
erano afceft al catafalco, quando Tirante fuori che
il capo tutto armato in bianco,entrò in campo,e por
tana unouetaglio chauea dama parte dipinto Gie
fu ChriHo , et dall'altra l'imagint della uergìne Ma
ria Signora noHra . Et come egli fu in me% 7 $ del
campo fece gran riuercn^a al l$,et alla I\eina, &
a. dòa tuttiquattroi canti della sbarra, et coluen
taglio fignòciajcunodi loro. Fatto quefto difmontò
da cauallo,et i fedeli lo cendufìero dentro uno pie*
dolo padiglione", ilquale nell'uno de canti della
sbarra era tirato , et quiuiportorongliuiuande , et
cóhfettiyacciocbe hauendone bifogno fipotefie rin -
frefeare, et tornatofi a racconciare l'armi montò
a cauallo, et trono che già il mantenitòre del cam¬
po era ai capo della sbarra, et Tirante fipofe dal~
(altro capo . Qjtandofu fatto fìlentio fra tuttala _
gente * ilcommandò attifedeli cheglilafciaftero
andare . ICauallieri previamente ferirono c^nt
Jperoni,e con le lande nelle rcVle,ct tanto fcramen
tefeincontrorno chele ruppero in minati pe^j §
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TlUjAHTE IL BtUVCO. 4?
appreflo feciono molte correrie con frigidari incon¬
tri. La uigefinta uolta che cor fero,il mantenitore in
cóntro Tirante in ni e jgo della bauiera del bacinet¬
to^ paflògliela tutta doppia,& dall'altro col mo
nere del petto nell'entrare della punta ferillo un po
co nel coUoy& fi la lancia non fi fufie rotta il Caual
liere nofiro era morto,ma egli, ri cannilo cafcomo p
terra,preftamente fi lem Tirante, & fece fi dare m
cauallo migliore delprimo,& pregò i giudici del'fi
po che gli deJfroMcentia di prender un'altra lacia.
Et igiudici rifpofiro che ciajcnno à uolontàfua pren
defie le lande.Tir ante fe ne fece dare una grosfisfi-
ma,& ilfimile fece l'altro,& corfero con grandisfi
mafuria l'uno uerjo l’altro . Tirante lo incontrò un
poco di fitto della nella, & l'incontro fu ponde-
rofi, & la lancia romper non fi uolfi,in modi che
lipafiò dall'altra parte,& cofi il Caualliere caddi
morto in terra.le donzelle prettamente furono alla
porta del campo,& domandarono adì fedeli che il
Caualiere loro gli fufie reflit uito.I fedeli le feciono
aprire la porta,& ellepreferoil cauallo di Tiran¬
te per le redine,& congrandiifimohonore lo con-
duffero al fio alloggiamento,& difirmoronlo,&ui
fla laferita che hauea nel collo feciono uenire li ciru
gici che'lmedicamo, & le donzelle contentisfime
che’l primo Caualliere che hauea fatto armi per do
ideila era (lato uincitore, con gran diligentia lofiruir
nodi Rjcon tutti i gran Signoriche cjuiui erano t
entrò dentro alfleccatotdoue giacca il Caualliere
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BIST. DEL C jr^LLlEK
morto,& con filarne procesfione,& honore lo por*
torono alla chiefa di San Geòrgia,neliaqual haueua-
. no fatto una ftngular captila per quelli che nell’aire
mìfusfino morti,&inqueBo non poteaejjer fipol-
to alcuno che nonfufie Caualliere,&fe egli eragen
tilhuomo lo portavano alla chiefa maggiore, nella
quale erano altre capelle,doue lofepelliuano.Signo-
re,quando Tirante fu ben guarito tornò à congrega
re tutto ilfuo fiato fecondo che l’altra uolta batte*
fatto,{ir andai fimo doue erano iuenticinque Canai
licri,&diedi li mjcritto comeuolea combattere un
CauaUicrc àpkdi à guerra finita, & accettarono la
dimandafua. Tir ante entrò dietro nel Jleccato arma
to cofi comefe apparttneua con gran forga, {Ir ani¬
mo che in fi moflraua con agga»fpada,& daga .
Quandofurtmo dentro, & ciàfcumnel fuo padiglie
ne fi tornorno à racconciare le enfi necejptrie . uficiti
fuori,lifedeli gli partirono il Sole ,acciocht non dcf-
fe piu à uno che all’altro nella faccia. Quando il I{e
fu aniuato con tutti gli altri Siatipafior otto pel cara
po per ajtendere al catafalco, & ciaf cuna de Caua-
lieriflaua armato alla porta del padiglione f con le
«Xgeinmano.Et quando uidderoilRpponendoilgi
nocchio in terra fecionogran riuerentiaaUù ,&l*
Flirta,moSìratido che bene erano Cauallieri di gran
ualofe. Et tutte le dottatile fi inginocchiarono in
terra pregando il noSiro Signore , che donqf-
fe uittoria al loro Caualliere . Quando le gen¬
ti tacquero > & i padiglioni furono tratti fuon
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Tl\ot't{T1L ÌL tiaXpO 7<*
ri del campo,i trombettifonarom, & gli Araldi
di/fero adatta uoce > che non fufìe huomo , ne
donna. , che ofafie parlare , acennare , tosfìre,
ne fare fegno alcuno., (otto pena della aita »
quando la grida fi* fatta,otto Cauallierifedeli gli
quattro prefero lutto , & gli altri quattro/altro»
tir gli conduflcro in me-^o del campo , & par -
tifo eguale il Sole andarono l’uno uerfo l'altro , &
f edotto armi molto ualentemente,in modo che non
fi conofceua Maritaggio alcuno fra loro . La bat¬
taglia durò gran /patio , &per la gran fatica
thefoHeneua il maptenitore del campo man *
canali la lena, alla, finterà in tal punto , che
non poteua fofienire l'alga , & mi conteni¬
mento fuo dimotkaua , che batteria amato piu
la pace , che la guerra . Conofcendo Tiran¬
te in qual putito era il fuo nimico > pre/e l'-
argga à due mani , & col martello gli det¬
te tal colpo nel bacinetto , che tutto il con¬
turbò , & ddde che con gran fatica fi po¬
teua tenire in piedi, accosìatofigli Tirante gli
dette tal (pinta , che'l fece cadere in ter¬
ra . Fedendolo in tanto mal termine, del
capo gli leuò il bacinetto tagliandogli con la
daga le corde che'l tenda legato , & diffeglt
le fequenti parole . CauaUtere uirtuofo, ben
può/ uedere come la tua morte & uita è nella
libertà mia , & per quefio commandami quello
ebeuoi ch'io faccia,difeuuoi uita o morte, che pi?
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BIST. DEL CAVULL1E\,
confoUto reftarò del benebbe del malejommandé
alla mia deftra mano che habbia mifericordia , &
che ti uoglia per donare,& che non faccia tanto ma
le allatua perfona come potrebbe. Tiu dolore ho >
dijje il Caualliero,delle tue crudeliparole abondan-
ti dkftrema uanagloria^chedel perdere la uita,
menoefìimola morte che dimandar perdono alla
tnamanfuptrba.Lamiamano è coturnata di per *•
donare agli huomini uinfhdiffe Tirante , & non far
gli danno >& fe tu uuoi ioperdonavo di buon corei
tutto limale che fare ti potrei.0 qual gloria, dijje il
Cauallkre che in terra fi au acquando gli huomini fo¬
no uincitori per forte per difgratia abondare in mol¬
te parole, lo fono il Camliicre di Monte .Alto ftn-
%a infamiareprenfione alcuna,amatotemu¬
to da molta gente,& fempremai fon flato pietofo *
ufando mifericordia à ciaftuno.Et iouoglioujareuer
fo te di quefliatti che detto hai per la tua molta uer
tu bontà,dijje Tir ante.hor a andiamo innanzi al
J{e,& qui inginocchiati apkdimiti,& addimanda
rmmercede,& io liberamente tiptrdonaro.il Ca-
mlliere con ira mortale dife.Tsjonpiaccia à Dio,ne
men conceda la potestà eh'io faccia già mai atto di
tanta uergogna,per me,rie al li miei, ne à quello e-
gregio Signor mio il Conte Guglielmo di Faroicb,
dalquale receuettì qUeflo amato ordine di Caualle-
ria.pcrò fa di me tutto quello che buon ti pare, che
piu filmo ben morir e,che mal uiutre, quando Tirali
tc udì la mala uolontàfuarfifp: tutti i Cauallieri chi
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TII^AXTE ILBl^T^CO. 71
vogliono ftguireì’armi,& ben ufaredJlilo di quctle
per hauer nome,ór fama,debbono ejjère crudeli,/r
batter cathedra nel meigo dello lnferno,tratto fuo
rila daga gli pofe la punta in uno occhio, & con 1‘
altra man gli diede coftgran colpofopra il capo del
manico,che glie la fece poffare dall’altra parte .
Qual animo di Caualliereft quttto,che meno Rimò
morire che uiuere auergognatoper non hauer biaft
trio da buoni Ceuallieri, igiudici del campo erano
dodici,li Jeiteneuanomo librodeUiuincitori, gli al
tri lo teneuano delti uinti,&quelli che moriuano JcH
%a arrìder fi,ne metirfìglifaceuanoprocesfi diMar
tiri d'armi,a quelli che fi retideuano,& che fi menti
vano gli faceuanoprocesfi di mali Cauallieri uinti,
& pofli in gran ditbonore,& infamia . Et quefta
prattica fino al fine hanno feruato. "Pochi diappref-
fo SignoreJeguì,che la Maettà del Signore ke,&
della Signora iberna erano ingranjólaigp facen¬
do danre, & molte fette in meTgo della prateria
prefio al fiume, & eragli una parente della l\ema
nominata la bella ^ignefe figliuola del Duca di Ber
ri, laquale è la piu aggradata donzella, ch’io hab-
biauittogiamai, itero è, che di bellezza la Bf ina
paffa tutte,ma di grada,& di gentil loquela, òr di
grandisfimahonettàquettagligli hparija qualek
affabile ad ogni gente,& liberale piu che dotmagia
mai habbia uifto,però che la maggior parte delle dS
ne Jbno aitare perfua natura,&quefla galante don¬
na fi uettiua roftbecheualeuano ilpre^pduna cip
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HIST. DEL CUVULLIE\
penfaua cofa alcuna à donare, & gioì e, & altre CO-
J~e che s’ixmcfje,tanto era di gentil conditione. Sign *
reyquefla bella jlgnefe portaua quelgiorno nel pet
tonno gentilisfimogio'tcllo,# finite le dange Ti¬
rante fi accoflò alla mbil donna,& in prefentia del
Xe,& della fieina,# di tuttii Cauallieri fece pria
àpio à tal parlare. Ver la cognitione ch'io ho del uo
Uro molto valer e,co fi di progenie , come ([infinita
gran belle^glp,gratta,# fapere,# di tutte le altro
nertà che in uno corpo piu angelico che humano tra
turefipofìono,molto ui de fiderò feruire, # haue-
riauene infinitagrafia,che la mercede uoBra mino
lefie dar qutfio gioiello,che nel petto portate ,il qua
lefi per uoBra benigna mercede miferà concefio,ac
ccttaroilo,& porterò quello di Iguana uolontà per
honor uoSìro,# perJeruirui,promettendo,& giu¬
rando fopra 1’aitar e,& per l'ordine di caualeriadi
combattere uno Caualliere àguerra finita à piedi ,
. # à cornilo, & armato, &difarmato,# nel migli¬
ar modo che fora dutifato . 0 fanta Maria,dijjè la
bella *AgneJe, per una cofa tanto mìnima,# di tati
topoco Malore uolete entrare in campo chiufo à guer
ra finita, non temendo gli pericoli della morte, & il
danno chefiguirenepotria f 1 Maaccioche io nonfia
riprefa da donne,# da donzelle,#da buoni Caual
lieti degni d'honore,# che uoi non perdiate il pre¬
mio del ben fare,# dell'ordine di caualleria,co*len
tirò che in prefentia del Signor I{e,# della Signo¬
ra l\eina pigliate il gioiello con le uofìre mani.Tita *
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TI^^TE IL BI^T^CO. 7 »
te reftò contentis/imo della ribotta della bella id-
gnefe,& perche ilgioiello era legato con la cordel¬
la delia uefìa non fi poteua torre sella nonfi dislac
ciaua ì & dislacciandolagli ueniua perforga à toc¬
cargli il petto.Tir ante con Ut mano tolfe ilgioiello ,
& baciollo,& appreflò mgimccbiatofi nella dura
terra difie . Infinite gratie Signora rendo alla
Signoria uoHra del gran dono che m hauete fatto»
che piu fiimo afiai,che fe m’hauefli dato tutto il rea
me di Franciat&prometto à Dio > che chi il gioiel¬
lo mi torrà,mi la/ciera laperfonafua.Etpofifeloal
to al capo ad una beretta che portaua.il dife quatte
ejfendo il Re a meffàuemeun Caualier Francefe , il
quale fi nomìnauail Signore di Pili'Ermes di fua
perjona ualentisfimo,&in armi molto ejperimenta
to>et fece à Tirante un tal parlare » Cauallie-
re > donde fi mgìia che uoi fiate bautte bauu-
to troppo grande ardimento di mettere mano
in un corpo glorificato , come è quello della
bella ^ignefe , & giamai Caualliere del mon¬
do fece tanta mala dimanda » perche è di
necesfità , che per amore , 0 perforati mi dia¬
te quel gioiello » che per dritto di ragione
ildebbohauere » hauendodalla mia pueritia fi¬
no a quella bora amato , Jeruito » et uenerato
quella Signora » la quale èdegna dipoffedere tut¬
ti ibernichefono nel mondo . Et per quanto a
mudatala gloria che copie mie inmmerabilifa
V
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H1ST. DEL C>AVsALLlEE^
fiche, moli Aie,&pcnfieri me l’hofaputa guadagna
re,pertiche ho deliberato di ricuperare il premio
della mia giouentù,che parte di quello ho perfo per
Jeruire afua mercede, & fe dare non mel uoh te, di
foca durata far àia aita uoftra. Datimelo adunque
con pace anzi che piu mal ite fegua.
LJL Q^FIST10?{E CHE IL.
Signor di Fili’Ermes fece coni ir ante, & futi
parenti, & d alcune lettere di disfida che fi ma
daronoiun l’altro. Cap. XX.
G lande offefa mi faria, diffe Tir ante,eh iodo-
nasfi quello che m’è fiato donato liberalmen
te>&cui io ho slegato conte mie proprie mani,& la
promeftafede,^ il giuramento eh io ho fatto,ben fa
ria tenuto per il piu uile,&codardo Caualliere, else
giamainafceffe,edouerian ponermiun bacinetto af
focato]opra il capo,&però caualiere uoi moArate,
fecondo iluoAro mal parlare, troppo granfuperbia
& farà forza chi io ue lafaccia abbaffarc. llCaual-,
liete fece dimoftratione diuolergli leuar il gioiello,
ma Tirante che flaua fu l’auifo pofe mano alla jpada
& mùgli altri sfodromo,etglifu ira loro una bri¬
ga ciuile,nellaquale anzi chefuffero dipartiti morir
no circa dodeci fra Canottieri,&gentil'huomini.La
feina che erapiuprefio a loro,fentì il rumore, &
igran gridi che legentìmetteuano, epofefi in megj-
dipartii'una gente dall altraXtiouene pqf-
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fr ben contare nume nere , che fui ferito di quattri
colpi nella miaperfona,& molti altri per formici
pagnia. Quando il I{e fu giunto >gia era pacificata
ogni cofa, ma non paflòrono troppo giorni che'l Fri
cefi Caualliere móndo a Tirate per uno picciolo ra
ga^o una lettera che era del tenor feguente. Jl te
Tirante il Bianco che fei flato principio della de -
Bruttionc del militar fangue,Jel tuo sformato aròma
bavera ardire di mirar al pericolo delle armi chefi
ufi fra CauaÙieri armato,&• difirmato,apiedi, &
a cornilorueflitoi & dijpogliato, nel modo che a te
piu parerà ficuro,accordati meco co conditione, che
lajpadatua&la mia aggiungere fiposfinoadeter
minata morte,fcritta di mia ma propria,e fìgiUata
col figlilo fecreto dfjle mie armi, il Signore di ViU
fErmes. Letta per Thrantela lettera,prefeilpic-
dolo ragazzo, er condottolo in una cameragli do-
nò mille feudi d’oro, facendolipromettere che non
diria alcuna cofa a buomo del mondo.quando il ra~
ga%gp fu partito, Tirante andò tutto filo, &ritro¬
vò uno Hje iFarmi, & conducilo tre miglia lungi de
lì,& diffègli. He d'armi per la fede che ti è attribuì
ta,& per ilgiuramento che felli in potere, & mani
del Signor He,ilgiorno che riceuejìi quefto officio,
ti prego a tanrefigreto quello ch’ioti dirò, & con¬
figliami bene & lealmente,fecondo che per itilo &
dritto d'armi fei obligato difare .il He d’armi che
batteua nome Gierufilem gli rifiofi netta Jeguen-
teforma.Signor Tirant e, io vi prometto per "loffi-
K
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^ msr. DEL CJ.VALZ1EIL
ào ch'io ho, & per il giuramento chiofeci di teiÙJ
te Segreto tutto quello che peruoi mìferàdctto. Ti
Tante allibragli moHrò la lettera cbegli era fiata
mandata,&gli la fece leggere.(Quando Ihebbelei
ta, Cierufalem mio buono amico gli diffido mi ri -
faterò a molta gloria di poter compire, l'appetita
& volontà di quello uirtuofo Caualliercil Signor di
VilSErmes. Et effendo iogiouane ,& non Japendo
la pr attica, ne il Siilo della cavalleria, che pur bora
ho compito uenti arnioni confido della nostra mol~
taprudentia.Et perche iofo chefete molto pr attico
fra fipgi& gran Signori, & Sapete tuttofi siilo
deiformi molto meglio che ninno altro,ui vidimati
do configlio,& non peniate che per poco atomo, ne
per timore ut habbia detto quello che battete udito *
ma pcnfo di non fare offefa alla MaeSià del Signor,
JtgMquale mi fa tantobonore,però che egli ha or¬
dinato nelfuo Bggm leggi morali in queSio honora
to paffo di cavalleria. Onde non uorrei efjere bia~
fimato da buoni CauaUieri, che per queSio cafo mi
potejjèro riprendere & rifiutare per mancamento
alcuno.nifpofe il I{e d’armi nel modojéguente.0 co
Stalliere.giovane uirtuofo, & di buona ventura,amo
toda tutte legenti, io ui darò il configlio, che la
mercèuoHramiaddimanda >& uelfaluaròdinan
%i alla MaeSià del fie, & de giudici del campo .
Voi Tirante il Bianco potete ben combattere con
queSto CauaU'terefenzarepretfftonene biafimo al¬
cuno di Bcjte de giudicane di CauaUieri, però che
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TiHj47{TE IL 74
Inibii requiritore ,& uoifeteil defenditore . Efa
fendo egli il principiatore del male ,femprc maiftr
rete efcufato, & io prendo tutto il carico foprame %
C*T faluarò fempre Ihonor «offro dinanzi gli buoni.
Camllieri , fe alcuno bauerà ardire di parlare con-,
tra uoijapete quando faria il danno & lacolpauo-,
ftraife uoifufli flato requiritore, che per haueruk
iato il Signor He l’ordine di cauaUeria prima che t '
ninno, ér mutare legge, & prattica nella fua cor-\
te t fernet alcun dubbio caderefli in cafo di biafìmo
fra i buoni CauaUieri,& però fate come nolente hu n.
mo, ntofìrate fempremai alle genti i animo ualo-
rojodi CauaUiere, & fe volete frittura di mia ma -,
no del coqfiglio ch'io ui ho dato,ue lafarò. Andate,
ualorojamente alla battaglia, & non ui facci paura
la morte, molto reflo confalato di far benetdtjfe Ji-
rante, del configlio che mi hauete dato > po che mi.
dicete ch’io nonpojjo efier riprefo dal Signor He,dé.
giudici del campo >&da buoni Cauallieri. bora im
ui uogltoJòmmamente pregare Gierufalem t per In
officio che hauete di efier giudice della battaglia
noflra, del Signore di Fili Ermes % & di me, che >
il tutto pasft per le man «offro » acsiochc rendi*
teuero teBimanioa tutti quelli che lo dimando*,
ramo di quanto farà luccefio frabù & me, difie
Gierufalem farò contentisfimo di accordarui che
non potrei efier giudice di voi altri,fecondo ri~\
cerài l’officio mio dirouui la ragione, che nini
mCauaUwrtyBg dormi , timido ,et Tafananti»
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HIST. DEL CAV ALLIEB^
che dia configlio non può effergiudice » che gentile^
%a patria effer defraudatale il mio Signor i\e d’in.
ghilterra efj'endo giudice china battig ia per ejjère
Signore di tutti nel conftglio(ito non dee dire paro -
ta infattore d'alcuno t & fé lo facejji patria ejjère
chiamato ingiallo giudice, ettal battaglia non doue
riahauerc luogo, & poHo cafo che C uno fuffe uinci
tare,dinanzi allo Imperatore cótefUmoni degni di
federai battaglia fi potrìa retrattare.Ma accioche
non perdiate uoi & egli il premio della battaglia ut
trouarò giudice cbpetete,nefofpetto aialcunodiuoi
in cofa alcuna di noHro officio,allenato f{e itami,
che fi nomina Claros di darete* » huomo molto in
tendente nell’armi.Ben lo conofco diffe Tirante, &
fon contento che egìifia ., fe al Signor di t'iti’ Emù
piace , perche è buon /[e d’armi, & darà timore a
chifelfaprà guadagnare, & uoglio che fiate auifa-
to del tutto, come egli mi ha mandato quefia lette -
ra per uno picciolo ragazzo, & s’io gli mandasfi la
rijpoflaper un’altro fimilejeggiermente fe potriafa
fere,& la battaglia non uerrebbeaquel fine, ch’e¬
gli & io defideriamo,&però facciamo cofi.uenite
allo alloggiamento mio,& ui darò una carta bìaca
fittofritta di mia mano,figillata col figillo delle
mie armi, & uoi accordate la battaglia a tuttofuo
Montaggioi& danno mio, & ejfcndo egli il requiri
tore, gfr ioil defenditore , tome eglidice nella let¬
teraJua , donerei hauercla elettione dette ornili
io di buon grado & uoiontàgUc I4 remano, &glì
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T I^UsAT^TE 1 L BI Wt^CO yq
• do fiacuità che egli le elegga in qual modo gli piace
■ranno, che nonf'aròjemn quello che farete,& or-
. ditterete,& quanto piu crudeli le eleggerà, le con-
.firmaret e per parte mia, & tanto mi farà maggi*
gloria.Tirantefi ne ritornò col B>e tarmi al juod~
foggiammo, &fectg/i la carta bianca, cioè fitto
/crina difua mano, & ftgiUoglitlacon l’ami fue,
& diedela a Qierufaltm t{e tarmi* & donogli una
robbadi fiato che era dì broccato * foderata dimar
tori &gibellini, pregandolo ciré la prendere,et che
per fio amore la portnfie . il l{e tarmi fi partì
per dare compimento alla battaglia, & ceri ò tut -
tigli fiatidei He,& della fritta, & quando uidde
che non lo polena ritrouare, fi ite tornò dentro alla
*****, & ttornilo rn un monafieriode frati che fi
amfejfaua. Quando (ì fi confidato, Gierufile m il ti
ròdaparte,& di figli che andasfmoà parlare fio
ri della cniefa,the in tal lo ego non i conceffo parla*
ré di cofe criminali > tir coffrprettamente ufcirono
del tempio,& Gierufalem glìdiffe. Signor di Fili '.
Ermes, io per l’officio mioferei conti» fu fimo, che
pottfiiponer pace,&buona confedtraùoncfra mi,
& Tirante il Bianco, & fi uoi accordare non ui no
fote, li ledete qui la lettera uosh a, con la riffofta di
queUo,in carta bianca, figiUata col figillo delle ar-
ttiifie,cr fittofiritta di fia propria mano, ricercati
domiper l’offficiomio, cheiouenisfià mi, per ac¬
cordare la battaglia, concedendomi tutto il poter
Jkoitt quefiaformagliele armi coft defn[iue,como
* ì
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-- H1ST. DEL C\AVJ.LL1E\
* ojftnfiue,à piedi ,& à cavallo » fecondo che nella
■lettera uofira fi contiene. Via dffufamcntedice , &
*-uuole, non preludicando in cofà alcuna del fuo drit-
fo> cornea defenditore,ut dona potere, & facultà»
*he eleggiate tarmi nel modo che ui piaceranno, c6
quello che fiano eguali,& finga falfa maeHria,&
/egli è posfibik, che la battaglia fta in quifta notte .
i Contentisfimo reflò ilfig nor di VUTErmes della gt
til pratti cadi Tirante, dalquale non fi deue affret¬
tare altra cofa, che tutta uertù.lo accetto uolontie
l ri layoteflàilaquale i per uoi à me toncefiaper par
te firn,che io elegga le arm’het la battaglia, lequali
faranno nella feguente forma. Io voglio che la bat¬
taglia fi faccia a piedi,con camice di tela di Prato-
eia , con una targa per huomoali catta fin capo una
ghirlanda di fiori, finga alcuno altro ueftimentoc
armi off enfineJàranno due coltelle Genove fi di
Iwtgbegja di due palmi, taglienti a due parti, con
acutisfme punte *t con qutHefaremo la battaglia
noiìra à guerra finita. Et reflo io molto ammirato
di uoi i\ed armi, come fate della concordia difior
dia. 'fioi altri fiamo ([accorda della battaglia no*
[ira,et uoi mi parlate della pace. Quello eh’io ho
detto, diffi Gierufalem, et per l’obhgo ch’io ho,cbe
per l'officio fin tenuto non uolere la morte di alcun
caualliereche fta degno d'honore. Voi che fiamo d*
accordo,io accetto la battaglia per Tirante, ^tdun
quedifieilfignor di MI’Ermes, noi fiamo inbuo*
na concordia,et non piu in difiotdia. Et ia,dijj'e Gie.
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TltisAVTt tL BlJtliCO. 76
"tujalem, firn contentissimo che fiate d’accordo,hàta
nudiamo per ha uer te armi, et tutto quello che ci ap
paritene amache nenga lanette , incontinente gli
'■due andoronoa comprare le coltelle, et benhfimo le
-fecionoarrotare codacutisfime punte, & hebbtro
■ drappo di tela di Francia,& con grande prefle^-
'%a ne feciono tagliare & cucire due lamifciejequa
4i feciono fare un poco lunghe con le maniche cur¬
iefino al cubito, acciò che non gliimpediffero nel
combattere . ^tppreffo toljero uno foglio di carta,
& ne feciono due parti, & ciafcaduna condonino
a modo di taiga.Toi chehebbero dato compimen¬
to al tutto,diffe il Signore di Pili’Ermes a Gierufa -*
km, Fot che hauete accordato la battaglia,& jete
per la parte di Tirante,prendete qual parte uolete,
che io prenderò quella che lafdarete delle armi, che
non de fiderò hauere alcuno per la parte mia,fi non
folo Dio,et le mie proprie mani, leqnalifono accofin
mate di lauarfi nel nobilfangue militare. Signor di
Pili’ ErmeSydiJJè Gierufalcm,lo nonfonoquiperche
io habbia a far parte fra cauallieri degni d’honorem
T^iiofonobligatoper l'officiomio configliare«&ac
cordar cauaUieri,etgentil’huomini a tutto mio potè
reset non far parte, che fé uoi mi defli quanto al mi
dohauete,Chonor et officio mio non defrandarci.On
de facciamo quello che douemofare, fe no datemi li
centia,et cercate altro che no ni fia fufpetto,p il mio
tnò re d’armitdijjé il caualliere,io non ho parlato al
l’intetioncif battete prefi, t fe non che uorrei chefiufi
* 4
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HIST. DEL CAVA LL1E\
mo alla battaglia, però ch'io nedo che la notte fi ne
aumcina,poi chefitenottrogindice, fare che la fine
prettamente fi uegga.SÌgnore uf dirò,diffe Gierufa -
lem, iononpenfo efjèr giudice uofìro per hauerecon
figliato mi et Tirante, &s'io face fi tal cofa in --
giufto giudice potrei e fiere riputato. Et però io ni
trotterò un'altro giudice competente ne a uoi ne a
lui fumetto in cofa alcuna, llqualfi nomina Claros di
’ Clare^ga i{e d’armi molto intelligente nellaguer-
ra,et neU’armi dcttrisfimo, che bora rmuamente i
uemto col Duca di Clarez$a>& è perjona che per
l'officiofuo anzi fi lafciaria morire .> che cadere in co
fa contraria all honorefuo,di tutto farò contento dif
fe il Caualliere t pur che la cofa fia eguale , & fegre-
ta.Et ioni do la fede,diffe Gierttfaltm , di non mani
fefiare quc.fto fatto a huomo del mondo fe non a Cla
ros di Clarezza .tìora difìe il Caualliereprende¬
te larmi > & portatile a Tirante cbe piglia quelle
che meglio gli parranno,& io ui affetterò in quello
•Eremo di fànta Maria Maddalena , acciochefel mi
uedefie alcuno della mia compagnia potefie dimo-t
firare,che iofltfie lì a far or ottone.Tartisfi Gieru-
falem, et andò a cercar Claros di durezza l\e d’or
mi per tutte lé corti, et trouata che l hebbe gli nat
rò il tutto , et tgligli rijpoje che di buona uogliail
Jdria,ma chef bora era già tarda,chtil Sole haueua
computo il fuo uiaggio, et per la òfcura notte non m
lena porre inferitolo due CaUaUìeri, ma la malti-
mi delgwmofeguente , quando il He accompagnai
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Tin^i^TÉ IL tljtXCO. 77
foia tutta la gentefaria à mefia,che in quella bora
faria contento dieffergiudice. Óierufalem tornò a
Tirante,& difieg li tutto quello che tra bifgno con
honejìà dell'officiofuo,Creatogli la forma,come fi
doueuafare la battaglia^ le armi che baueua ditti
Jate,& che di quelle due tolejje Cuna che meglio gli
parefie,che la mattina feguente, quando il B^fufia
à me/fa fi faria la battaglia. Voi che la battaglia
non dee e fiere quefta notteydifie Tironie, non voglia
teme le ami in poterà mia,che fé io uincesfi , o lo
amaggatfi,non uorreiche la gente dicefie eh'io ha
nesfi fatto alcuna arte tenendole la notte apprefio
dime,&per queHo l'bauesfi uinto,cofl come furo¬
no quelli due Cauallìeri,che al porto del mare a*
tnaggò fumi'altro apprefio diceuano,che con or
tedi negromanti era Hata fatta la lancia con cuil
ucci/e. Onde non le uogliouedere ne toccare fino in
quella bora che faremo la battaglia, & tornatele al
Signore di Vili Ermes,che domani, quando donerà
efière la battagliatile le pòrthcbe ben tronera aUho
vachi le prenderà quando Gierufalem udì parlare
in tal modo Tirante guàrdoUo nella faccia,&ii(Je.-
0 cauaUiere uertuofò,& in ami efperimentatq, fi
difauentura di malaforte non b contraria allaperfo
tu uoflra,degna per meriti fuoi di portar Real coro*
nato non poffo crederebbe non fiate vincitore della
battaglia-Tartisfiil i{e d’armi da Tirante,&andò
àU’éremitoriOidoue era l’altro CauaUiere, & dijje •
gli come l’hora era tarda, rjf cht non ejjèudo di
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r HfSX., DEL CUVULLlEt^
'giorno il giudice nonpotriabengiudicare la botò
taglia , ma che l'baueam ordinata per il giorno
Seguente , quando H Re faria à nteffa, per oche ab-
ibora i Cauallieri , alcuni per accompagnare il
■E* ; alcuni per accompagnare la Regina , alcuni
per uectere le galanti dante faranno in occupatiò*
ne . il signore di Fili Ermes,difie che-era contea*
to . Et gli Re (Tarmi accioched’alcuno nonfuf*
fino uiWty la mattina per tempo toljiro i due Co-*
nallierì , & gli condujfiro nel meggo di uno bo*
fio , quando uiddero che erano in luogo dijpoflo
Cierufalem difie . Cauallieri. di molta uertk ,
uedetc qui la morte \,.& la Sepoltura uoflra.»
qutfiefono Tarme per il Signor Fili Ermes dette,
tir per Tirante accettate,ciafeitno prenda, la parte
chegliparerà,& piacerà,& pofile nella bella ber*
badelprato.^tllhora difie Ctares di Clareqga . Si*
gnoruche di gran nobiltà , & caualeria ueifeti in
quefto luogo jeparatOìChe da parenti ne damici ni
affettate aiutò alcuno,&fet$ nell'ultimo pafiò della
mcru,cbe non tù hauete à con fidarefe non di Dio fa
lo, & della uertùuofira. Et però uogliofapete da
uoi qual polite per giudice in quefia battaglia .
Come , difie il Signore di Fili’Ermes * non,
fiamo noigià daccordo,cheuoi farete Clatos di Cla
teyga.lAllborafiuolfèàTirante, & diffègli,&
noi chi uoltteper giudiceìEt egli rifpofe, lo uaftii
quello che mole il Signor di Fili'Ermes, poi che A
uoi altri piace ch'io fia uoUrogiudice^ifie Clm
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n^ariTE n
Tlàrevtfa,giurate per Cordine i> cauallerir che M
Meteritenute, didare adogni ordinationema , &
tofiprimifero,&giurorono . Fatto il giuramento ,
difieil CaMalliere à Tir ante,prendete t’armi,che no
Ìete,-& io entrare in campo con quelle che lajciatcr
te,non,difie Tirante,uoilt battete battute, & in no
ine uoflro fono fiate portate, & prendete noi prima
tbefeterequiritore,& apprefìoió le prenderò, &
\ofì fletterò i Canottieri altercando per poco di he-
nore. 11 giudice per ceffate quefia odinatione, prefè
le armi,& ne pofe una alla parte dedra, & Coltra
ulta fini[ira,&tolfe due paglierina lunga,& l altra
turta,& dtfie, chi prenderà la piu lunga pgli l ar¬
mi da man dtftra,etchiprenderà la cuna pigli quel
le defila finifira. quando rinfilino bebbe prefo Carmi
fue in un putito fi fumo (pagliati tutti nùdi,e uediro
fi le atolvrofe tornile ,che ben poteuano effere chiama
te ciiitij di amaritutfine.il giudice fece dueftgni nel
tampt>,&pofe Cario de Canottieri nell‘uno,&‘ l'aU
tro nell'altro, & commandogli che non fi mouefie
te fino à tanto che egli non glie lo dictffe.
1~A3VAVEWT0SAì E te\\ibiil
battaglia, che fu fra Tir ante,e il Signor di y ili'
Ermes, & quel che neftguì.
\ ' ! ' ‘ ' „ V
Cap. XXI.
*«■' ‘ v.
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VIST. DEL CjlVjtlLJTI^
P Ofcia tagliamo rami d'uno arbore & l'accom
moderno in modo di catafalco,nelqual doueffe
feder il giudice,e quando fu ordinato ogni cqfà,ilgm
dice andò al Signor di Vili Ermts,&diflegli. lo fon
■giudiceper lapottilà da udì altri à me cottcefia, &
per ragione del mio officiofim obligato di pregami
& ammaeflram , & udì che primieramentefeto
principiatore ycbeui piaccia di non uolere utnire in
paffo tanto tflremo>eome lqucflo,babbiateil nofiro
Signore Iddio dinanzi àgli occhi uofiri, <&■ nonno*
gliate morire come difj>erati,perchejapete bene che
l huomo che cerca la morte propria,digiuHitia il no
Uro figrnrt non gli perdona,& è e terminante dati
nato nell’Itifcrno lafciamo bora dijjeil Concilierei»
queHe parole,che ciajcunocomfcein fe quello che
naie,ne può fare cofi nel temporale,come nelfpiri-
tuale,ma fate uenire Tirante qui innanzi ime, &
per uenturapotrà efiere che fi accorderemo. 2 qon
mi dite che addimandiate cofagiufla, difie il giudi*
ee,fe uoifite eguali in campo,come Morrà quello ne*
ture,dauci, ma pur ua tu Gierufalem,& di 4 Tirato
te fel uorrà uenire fin qui per parlare con queilò Ca
uaUiere,Gieru]alem andò à Tirante, & dtfiegliji
gli piaceua d'andare fin lì,& egli rifjiofe,ditemi u<ò
che fi te fedele fra noi altri,Jel giudice mi comman¬
da cb togli uada,d: buona uoglia iq gli aqdarò ,ma
perilCaualliere che wh,neper quanto iluale,mn
dorrei muouer unpafìo. Gteifujàlemgli diffe come
il giudice per ragione dell’officiofuo,era obligato di
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Tt'^JiTiTt IL ÈI^TKCO. J9
fiore tutto il [ho potere p er accordare i Cauallieri,
acciò che tutti non ucnijkno in tanto eBremo peri -
colo.jiUhora difie Tir ante, Gurufilem,dial Cauat
here ch’io non fa caufaper laquale io debba andare
a lui,nta fè egli uole cofa alcuna da me tirò funghi
qui.Gierufdem tornata la rijpofia dijje algiudue ,
ben mi pare che Tirante faccia quello ch'egli dee fa
re,& però Canottiere mi potete uenire fido in me^
Xp del campo,& Tirante uemràfina lì,&cofifu fat
to,quando i due Caualieri furono preferiti tono all'
diro,il Signore di Pili Ermesgti difle,Je tu uoi TU
tante hauer meco,pace,amore, & buona uolontà »
<2r ch'io perdoni alla giouentù tna,io farà con que¬
lla condttione,cbe tu mi dtj ti gioiello di queflaincli-
trt Signora madonnt^Agneftdi Berti, infteme con
la coltella ,& la targa di carta che hai inmanOtac -
cloche le potft moBrare alle dame degne d honorc ,
che tu fai ben che non meriti ne jet degno di poffède
re cofa alcuna che fia’di una tanto alta,& tanto uer
tuofa Signor a cornei quella,perche per ilBato,prO
genie,& conditionetuanonfeifufjiciente didifcaU
X*rle la fìniflrafcarpa,ne per farti eguale meco,
fe non ch’io per la mia benignità ho uoluto -confenti
re di farmi eguale a te,& di notermi combattere te
eo.Caualtiere,difJè rirante^gli ft/àquello chei la
gentilesimi tua,quanto uali,& quello che puoi far*
& però non fiamo bora in tempo , ne in luogo che
babSiamo à uenire à meriti diparole,ma iojln Ti¬
rarne il Bianco,che co» lajpada in mano mg,Duca,
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K1ST. DEL CjdVJLLIEIt'
Come,® Marcheje non mi può rifiutare,® <jnefì+
allegentihnotorìe^Onde iute prcfiofipotria» tro-,
nar nati li fette peccati mortali, ® tu creditori pa,
rote udii® diihonefle fpauentarmi,®dar carico.
4 me® oU* canditionmia.Etperò ti dico che daCa.
udliere tanfo libero nel parlare comefihnonmiten.
go per ingiuriatane mi terrei per lodato je bene al~
orno dimediccfti,cbe per commrnefintemùhtanta
naie all'buono tfiere laudata da mali bmmni,qua
to effere laudato di mule opere, Veniamoaliabat*
taglia,® facciamo quello per adfumo coudott'het,
pori filano piu infuperflue parole di poco odore*
che muti uorrei battere dato nn fid capello che mi
fufìe cadutola terraine meno tatfentirei che lo to*
glicfti.Voi che accordare no» m^olete,diffe il giudi-?,
ceatoleteaita à morteiHifpoje il Signordi Vili'Ev*
tpes.ben mi duole la morte di quefiogioitane fùper-
bo,bora Meniamo alla battaglia. Ciafcuno tornò d
fio luogo.Il giudice afctjè alto nel catafalco,, che fi
htuea fatto di rami, &diffè ad d(auace,fu€aualc~
ber i ciaf una faccia come da nolente,® buon Canai
liete.^tUbora come huomini rabbiofi cor fono Cun co
trataltrfi.il CauallierFranccfe portami alto deità
pota coltella^- Tiramela portami aidrittodelpet,
to.ll Cauatlier Francefc tirò un gran colpo à Tira»,
te,per me%%o del capa,® egliglielrebatti,® con
trapafiò,® di riuerfo loaccolje /opra lorecchia,che
tanto glie ne fe cadere /opra la(palla,quanto ntptQ
fi,® quaft gli par tua il cemìknfi'altro dkdc àlkm
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Tl^jiT^TE IL Biacco So
nòtte nel mevgo iella cofiia che uno gran palmo di
apertura moilraua la coltellata,frcongran prefie^
paglie ne tomi a dare un'altra nel braccio finifiro
cbe fina all’offo Vaggìunfe,& tanti colpi donano eh'
eracofadifrauento, &fiauaufitantopre/fo,cbe fi
recauano/angue ad ogni colpo che fi tirauam > che
granpietà era àuedere le crudeli ferite che l’uno et
l altro hauea.Trifie le madriche gli haueuano parto
riti,& Gierufalem dkea Jouente algiudiceJèluolea
eheglifacejji lafiiare la battaglia, &■ ilgiudice fen
7(a pietà rijpondea.Lafciateli morire alla defi derata
fine delli lor dì crudeli,ch'io credo hi eh’in quel cafri
ciafcm di loro eHimauapiu la pace che la guerra.
Onde continuamente fi combatteuanofen%a bauer-
fipietà alcuna,cofi cagne quelli cb'erano ualenti Ca
uallieri,& di grande animo. Mia fine Tirante peti
il molto /angue che perdeua vedendo/i prtffo alla
morte tanto come poti fi accollò all’altro, & tiro*
gli d’una punta & accolfelo nella mammella firn -
fira proprio al drittodelcore,e l'altro gli diede una
gran coltellata fopra il capo che gli fece perdere la
iàfìa,& prima che l’altro cadde in terraife ileo
uallier F rancefe fi fuffepotuto/ottenere quando Ti -
rante ca/cò,ben Thaueria potuto ucciderete egli ha
ue/feuoluto, ma eglinonbebbe tantauertu,che in¬
continente noncadef/e morto in terra . Ve¬
dendo ilgiudice ilare due Caualieri tanto pacifici
difee/è del catafalco , & accoHatofi a loro »
per mia fede uoi altrtbauete fatto come , buoni
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VIST. DEL CUFolLlEVi
noni alcuno che dar uipoffa carico > &fegnò due
noIte ciaf, uno di loro,poi prefe duepezzi di legno »
CjT fecene due croci & quelle pofe /oprali corpi loro
& dijfe.anchora uedo cheì irante tiene un poco gli
occhi apertile non i morto egli è molto prejio.Gie
rufalem bora ut ricerco che remiate qui per guarda
re queflicorpi,& io andari alla città nella corte per
mamfeftarlo al t{e & àgiudici del campo,comeper
regione cofifar fidouea,& trouatoil l{e che ueniua
da mejfainprefentiadiogniunoglidijfe. Egli è il ue
ro Signore che due CauaUieri che hoggi in quefla
mattina eranonellacorte della Maeflà uoHm&ho
rafono in tal punto che della morte effer liberi non
ponno.Qualifono iCauaUieridiffeill{etsignore,TÌ
fboje Clarosdi Clare^gaàl Signor di Pili Erme $b
l'uno,& Tirante il Bianco l’altro.Molto mi di(pia-
eedifimilnoueri/pofe il [{e.BenJaria che manditi
diftnare andasfmo doueJòno,& uediamo Je in ca~
Ja alcuna aiutategli potremo. Ter mia fe difie Cla-
ros l’uno èpafiatodi quefla uita,& credo molto bi f
che l'altro gli vorrà far compagnia,tanto fono cru¬
delmente feriti.Quando iparenti &amici de Caual
iierifeppero talmoua,prefero l’armi,&àpiedi &
i cauaUo corfero il piu che fu posftbile, & il noflro
Signor Dio cifecegratia che arriuasfimo prima del
lì altri >«Jr trouasjmo Tirante tutto pieno di fangue
tip non era Intorno che’l conojcefltjhauea un poco gli
occhi aperti, Quandoglialtri uidderoil lorSignor
HmtOiCOrJero con gran furia uerfo il nofìro Caual*
'liere
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TJK'J'KTE u BljiyCG. 9t
fiere per ucilerlo priuar di uita,&noi altri il di feto
desfimo molto tieni,fi àmdesfmo in dueparti,met
tendo il tarpo in mex^o,& uolgendofì le (pallente*
ciò che laro eh’erano piu di noi nettando da qual par
te fiuoleffèro, trouqffèro genti cbegltuoltasfino la
facda,m con quella tirarono molte faette , & con
unagionferoalpouero Tirante che in terragiacea.
Fra poca (patio arriuò il gran Contestabile tutto ar
moto in bianco con molta gente ch'egli condncena 9
tir nedijpartì luna gente dall'altra, & molto pre¬
fi i appreffofu qui il He, &igiudici del campo,&
quando uid dero l’uno de Cauallieri morto, & l'al¬
tro cheflaua per poffare, cornmandorono che non
loleuafferodelì fino che nonfuffi fatto il configlio»
& effondo il He nel oonfiglio,ejr uedendo la reietto•
ne fatta per Claros di Clareg$a,&per Gierufaleno
He farmi arriuò la HfM * con tutti i flati, & tutm
tele donne,& donzelle, lequali quado uidderoi Ca
uallieri in tal temine,digran dolore, & compasfio
ne mandarono da gli occhi uiue lagrime, dolendofi
della morte di due tanto fìngulari huomini . Quan¬
do la befia jtgnefe uidde ci-ifcun di loro in coff tri-
fio punto fi uolfe uerfo la Heina, & li siati difit.
Signora uedetc qui gli honori,&gran dolori,& da
poi diffe olii parenti di Tirante, moHrate in que¬
llo punto poco amore uerfo il uofbo buono amico •
& par ente,& cofi per colpa uoHra il lafiiate paffa
re di quefli tòta,però che morirà,che giace nella du
tra terra,&efcegli tutto fifangue di corpo.signora»
L
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BIST. DEL CUVULUEH,
che volete uoi che facciamo, rifpofeun CattaUierc,
che la Maeftà del He ha commadato {ottopena del
la morte che nonfia alcuno di qualmche conditi»-
ite fi uoglia che gli oft toccare , ne leuargli doue fo-
no, fin che egli non lo commanda infieme con igiu¬
dici del campo. \Ahi mefchina,difie la bella >Agne
fe,il nofiro Signore Dio non mole la morte del pec¬
catore, & uoralla la Maeftà del He ? fate portare
un letto in cuiftia laperfona, & poniamoglielo fi¬
no a tanto che il He habbia finito il configlio , che'l
uento gli entra nelle ferite, & fagli grandisfim»
danno. Incontinente i parenti mandoronoper un
letto, & per una tenda, & in quello {patio che ef-
ft andavano, Tirante molto fedubitaua per le fe¬
rite che {egli raffreddavano, &per ilmoltojangue
che perdona, & quando la bella Mgnefe uìdde Ti-
rante co fi fortemente Affannar fi diffe, per ima con-
fcientia da padre, da madre, da fratelli, da pa-
renti,dal He,ne dalla Heina non debbo e fiere incol¬
pata , ne bafimata, poi che con{anta intentione di
mifericordia lo faccio, & difpogliosfi le robbe che
baueua in doffo, leq itali erano di ueluto bianco fo¬
derato di martorigibellini, & fecelipontre in ter¬
rà, & /òpra gli fece mettere Tirante,&pregòmol
to quelle donzelle che fi diffogliasfmo le uefte, &
con quelle il coprifiero. quando egli Jenti il calore
della robba troni gran rimedio, & aprì gli occhi
piu che non hapeua fatto innanzi, che la bella M.-
gnefefi affettò appreffoalui,& pr fieli il capo&-
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TÌ^T^TE IL EUtT^CO. 8a
fel pofe in grembo dicendo, ahitrifla me Tirante >
quanto fu malequelgioieUorfuantofu mdt ìlgior~
no,mala bora, male il fegmchio il feci fare, &
peggio quando iouel donai, che s io hauesfifaputo
che tal cafo ne douefje fegmre ,mnutluorrei hauer
donato per cofa dèlmondo . Onde ciaf cune procac¬
cia la uentura, &io triBa rtflo addolorata della
gran difauentura di uoialtriicb'io poffoeffer detta
caufa di tutto queflo male.Trtgotà tutti uoi Canai -
Iteri,che amate gentilezza,che portate qui preffo a
me il corpo del Signore di FiliErmes, che poich'io
non t'ho uoluto amare in ulta, gli uoglio far honore
in morte.Et preftami nte glielo portorono, & fat
tofelo porre col capo in grembo alla parte finiBro
diffe,uedete qui amore,& dolore, queBo Signore di
y ilT Ermes che quigiace,bauea di patrimonio tren
taf ette caflella, città, & luoghiforti circuiti di mol
te torri,& di belle mura,& fra l’altre haueua una
città nominata Ermes, & uno fortisfimo caBello
chiamato Fides, &però era intitolato Signore di
ViU’Ermes huomo di gran ricchezza,& ualentif-
fmoCauaUiercyche ualea tanto quanto altro ualer.
poteffe, & confidandofi del fuo ualorofo animo po^.
tete uedere doue è giunto ilpouero Caualliere, il -
quale fette anniha uoluto perdere per amarmi, <jr
per amor mio deftderandod'hauermi in fua pode-
flà per lecito matrimonio, ha fatto dafingular Co»
uadtere, cofa che mai non haueria confeguito, ne
to mai uolfi adherire in fargli cofa che fuffe in
L a
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rnsT, ntLC^vuLLinf^
piacere & contentoJuo per effer io di maggiore aut
tonti di pragonie, & di beta di fortuna, & alla fi¬
ne quefto b il premio che egli ne ha hauuto, che bora
ilpouero Camlliere per gelofta, et per juagran difa
uentura è morto.llgeufcì del confeglio hauendoha
nato plenaria informatione da i fopradetti t{e (far
tni.Etfeceuemrelì tre Arciuefcovù, & tuttii Ve-
fceui,&tutto il clero con fdenneprocetfione detta
òtta per far honore al morto Canottiere,&i pare»
ti di Tirante feciono rnrnre medici,letto, & tenda»
e tutto quello che era neceffario per medicarlo, &
trouorono che egli haueua mila per fona fua undect
ferite,fra lequatt quattro ue rierano mortali& cin
que tutte mortali all’altro CauaUierem trottarono,
quando Tirante fi medicato tutto il clero fu
uenutofil ge coni giudici ordinarono,che il Caualr
liere morto fujfe pollo dentro nel cataletto doue fi
portano i morti molto honoratamente coperto con
unobellisfimo drappo d’oro, ilqualeteneuanopcri
Cauallieriche marinano in armi. jlpprejfoa lui
uenitia Tirante portato fopra uno gran targane, &
perche la manfua era per la ■ debolezza ferrea ufi-
le & profitto alcuno,ne lapoteua foììenere, deli¬
berarono che glie la lega (lino con uno battone con
quella fpada con cui l haueuamorto,acciochegliflef
filettata, & in tal forma andarono le crociprima
del clero, & dietro era portato il Caualliere mor¬
to con tutti iCauallieri a piedi. .Apprefio uetùua
il ge con tutti igran Signori degni di titolo,poi ap»
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TIE^^TE IL BIOTICO. 8f
prejfoueniua Tirante nel modo detta di /opra cote
la mfinajaquale accompagnavano tutte le donne*
& donzelle dititolo,& di gran flato, dapoiueniua
il gran ConteBabilc con tre mila huomini d'armi ,
& cofi andorono fino alla chiefadiS.Georgio « &
qui congranfoUtmitàglidiflerola mefladÌB^quit.
iSr quando pofero il corpo neUafepoltura, tanto gli
accoflorono appreflo Tirante,febea era piu morta
ehe uiuotche quaft con la man dellafpadafaceuafe
gno che dentro ue lo,mettesfino,che cofi era flato or
dinato per i giudici del campo. Et partendoft il
Ee con la Beina,contuttii(latidalla chicfaaccopa
gnor ano flno alfuo alloggiamento Tirante, con ec¬
cedo honore che gli fu fatto. & ciafcun giorno il %e
eoa fattele corti lomdòauifitarefin che egli heb «
berecuperatola priftbtafanità, & tal ordine fer-
uauano a tutti quelli che erano feriti, & a Tirante
furon date trenta donzelle che cotimamente lojèr
afflerò . Quandobebbero poilo Tirante inietto
era già alto il Sole , & il Èeanchora non baueua
mangiato , &per quello glidifiero fel piaceuaaU
la Maeflà fua di difinareprima innanzi che tornqf*
J'eolia chiefa dis. Georgio perdat la fententiaal
Signore di ViìfEmes , & i giudici del campo che
gli erano preSenti gli conflrmorono far e gli atti che
reSlauano, & cofi fedone. Venuta l'horadeluejpe
ro iljlg- t & la Ecina contattale corti andarono al¬
la chiefà di S. Gcorgio$douefeciono portare T'tran*
te» & detto ueffcero, il Eefectpronontiare la fw
Lì
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VIST. DEL CUVULLlEt^
tentia nel tenore fequent e. Efiendo slata conce/fa
licentia, & facuità dalla Maeftà del Serena fimo
Esami altri giudici del campo di giudicare,& da
re fententia in tutte le battaglie che fi far anno nel
tempo per la Maeftà fua confignato co/i in sbarra,
tome in li / ^ga,fieccato>opalacatofinpiano,o in mo
te,in luogo publico, ofeparato, & acauallo armar
to, & difarmato,con tela etfenga tela, et perlapa
teftà data a mi altri ,fen tentiamo che il Signore di
Vili Ermes è morto come buon caualliere, et mar-
tir dtarmi,& perche egli non può, ne deue finga e-
fpeeffa licentia noftra ejfer pofto in ecclefiaflicafepol
tura, decloriamo poi ch’egli ne è degno ch'el fìaJot
terrato,&ammefJòalli fuffragi della [anta madre
Chiefa,attribuendo la gloria dkdettabattaglia a Ti
tante il Banco, & appreffo che gli rifponfi/arannoi
detti che'l fiapofto'nella fepoltura di quelli cauaUie
riftiqualifenga arrederftet mentirfi neWarmi muo
tono. Et quefia è la fententia noftra figiUata col figli
lo dell’armi noftre. Quando la fententia fu publica
ta tutto il clero cantò una bella letama /opra alla fi
faltura del Caualliere , & l’honore che gli feeiono y
perche non fi era arrefo,ne mentito, & perche tra
morto nolentemente, con l armi in mano, durò fin.
preffo a megga notte.Fattoquefio tornò Tirante al
fuo alloggiamento congrandehonoreche'l Be,la Bei
na,et tutti li ftati.et tortigli feciono,& untai bona
ve fìmile a quell ofacemmo a tutti gli altri uincitori:
CauaUieri.
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T1 HytWE 1L BIACCO 84
LA BELLM E STB^AT^J. BjlTTjl-
glia che Tirante bebbe con un cane 0 diano» &
quel che neriufcì. Cap. XXII .
I O prendo infinito piacere per la primanotitia
ch’io ho hauuto di luii ch’egli fiafiato il miglio¬
re delti uincitori. Ma molto refio admtrato che gli
babbiano dato l’konoreper tre campi ch’egli bauin
to, & farmi che netti altri Caualtieri, & non in lui
fia fiato mancaméto.Vpnfignore» difie Diefebo che
anchoraha fatto attipiu ftngulari ch’io non ho reci
tflto alla Santità uoilra.Di quefto baierò molta le -
titiafel uifarà piacere iti dimegl'hpercbe ne prete,
do grandìsfimo diletto. Signore la Santità uoftra
deefitpere,diflè Diofebot che due meft appreffo qua
do Tirante fu leuato di lettot & chepotea ben porta
te armigli feguì un cafo ch’io recitarò alla Santità
uofira,Ma lafcio Signore di recitar l'armi che ha no
fatto molti altri buoni caualtieri , liquali hano uinti
cap i, et hanno uccifo caualtieri per no efier prolifio%
et p dirfolamete ifatti di Tirate, accioche la Signoì
ria uofira conojcafé l’hotior gli è flato datolofe gli è
flato giudicato ti meglior caualtier di tutti co ragio-
ne>etgiuftitia. M quefle.fefie èuenutotiTi eàpe iti
Calte con grandisfinta corte di Caualtieri & genti-
i’humini,&perche egli è gran cacciatore bauea co
dotto infiniti cani alanipotentisfimUet molto bratti
da prefa,&era alloggiatoprefio aliàjnuragliadel-
L 4
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ìlì ST. DEI CUVUILIEJ^
la città , &per uentura un giorno il l{e foto con tre
et quattro Cauallieri trauettuto alfuo'atloggiàmen -
to per folleggiarlo per caufa che in pueritia hauea-
no hauutogrande amicitia > & erano parenti molto
prosfimi>& perche il Trencipeuoleua fare ami ue
dendo il pe in cafa fua lo fupplicò che l fac effe ueni
rei giudici del campo per dargliconfiglio.il foein
continente li fece uenire > & tenendo ilfuo/ecreto
tonftglio era quafi pajfato il meggo giorno , che in
quella bora le-genti ripofauano. tirante ueniuadal
la città perche fi fiocca riccamare una netta d'oro
battuto, & quando fin dinanzi alio , alloggiamen¬
to del Trencipe, un tane alano banca rottola cathe
na,& era ufeito del filo albergo,& ui era molta gt
teche’l uolea pigliare per legatdo,& eglieratanto
brauo,che alcuno nanfe gli ojkua accollare . Quan
do Tirante fu nelmegjo della piatta doue egli pafi
faua u dde uenire lo alano correndo uerfio lui per
darimftcarlo » & prettamente difimontò. da cauallo
&sfiodrò la jpada,quando il cane uidde la fpada tor
nò a dietro,& Tirante dijfe>per uno animale non uo
glio perdere la aitane l'honore della uita tempora
Icì& afccfie a cauallo. il l{e& gli giudici erano in
luogo che ben lopoteuanouedere > diffe il Trencipe
di Cales,per mia fo Signore, io conofeo quel cane di
tantamala conditiOne,dapoi che gilè slegato ,chefel
Caualliereche paffa naie co fa alcuna > che fra loro
uedrete una gentil battaglia.E mi pare, difje il*He%
che quello fia Tirante U Bianco, & già V ha fatta
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Tl^T^TE tL 8f
fuggir una uolta,non mi penjo che piu ofi di torna»
re a lui,quando Tirante htbbe fatto circa Menti paf
fipiu lungi,il cane congran fretta tornò uerfo lui in
modo che gli fu forza unaltrauolta difnmtart da
cauallo,& dtffefio nonfofe (fuetto b il T>iauolo,o co»
fa ìncantata,un altra Molta sfodro lajpada,& andò
Uerfo lui,& lo alano gli andana attorno,ma per ti¬
more della (pada non hauea ardire di accofiarfigli.
Uoradifie Tirante,poi che tubai paura dell'armi
mie,nonucglio che dicano di me che con au Maggio
d'armi babbi teco combattuto, ttgittòuia la {pa¬
ia, il cane fece due o tre fatti , & corfe tanto come
poti,&co denti prefe lafpada,& portatala un gran
pezjp lungi,uenne correndo uerfo Tirante, horafia
ino eguali difie Tirante, & con quelle armi che mi
tu*oidannificare,con quelle tidannificherò, &con
gran furore abbracckronfi l'un taltro,dandofi mor
tali mor fi. 11 cane era molto grande fin modo chefu»
peraua Tir ante,& tre uolte lo fece cadere in terra
& egli tre uolte fel pofe fotto,& fra loro durò mez,
%a. horaquetto combatteresti Trenti pedi Cales
commando à tutti glifuoi che alcuno nanfe gli acca
ftafieper dipartirgli fin che l'uno non refiajjè uinto,
Sii pouero Tirante hauea molte ferite nellegam¬
be,& nelle braccia,alla fine Tirante con le marùgli
prefi il colloflringendolo quanto forte potea, & co
denti congran fierezza mordendogli la maficella in
terramorto cadere il fece . Il Bluffi prtfornente
ton i giudici,& prefitto Tironie , & portoronlo in
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HIST. DEL CAVjILLJZK I
eafa del Trcncipe,dotte feciono ut nire li medici che
lo medicorno,per mia fe dìfie ilTrcncipe,io non utnr
rei Caualliaeper il miglior catteUo d’Inghilterra »
che m bonetti morto il mio cane. Signore,rijpoje Ti
tante,cofi milafci Dioguariredelleferite ch’ioho
chenonuorreiper la metàdellauoflra hercditaeffc ti
re nel termine eh'io fono: Optando la I{eina ì & ledi
ielle feppero ilcafodiTirante,prettamentelouen
nero à uedere,& fubito (he la Ideino il uidde in tali
to mal puntogli difie. Tir ante,con affanni, & tra¬
ttogli fiacquitta honore, uoiujcitòd uno male, fete
caduto nell'altro.Serenisfima Signora ,la Maettà
ttofìra fia giudice del miopeccatofftjpofe Tirante »
io non andane per far male , ma e mi prefe un dia¬
nolo informa d’un cane con confentmento delfuoSi
gnore,& io defiderai di compire il defiderio mio.. :
•tyon ui douete attriftare di cofa alcuna dìjjc laRgina
per molti mali che feguirui poffano , che qui moftra
te piu la uertù uottra.Egli non fu mai alcuno Sere-
nisfinta Signora rijpofe Tirante,che mi uedejje tri¬
llo per gran perdita cb’iofacesfi,ne meno allegro f
molto bene ch’io acquittasfi,& nella Merita confi¬
sche Ipenfier dell’huomo è uacillante, & il corpo
alcuna udita fi moftra allegro, alcurialtra dimoftra
. tritteiza.Ma quello che ha per còitfuetudine dijo -
ttenere trauagli,affanni,ferite,&difauènture,non
fi pubfmarrtre di cofa che gli pojJafuccedere,jnu no
ce alla perfona mia una cofa ch’iomi uedafarefen
<ga ragione,che tutti i pericoli dm uedere mi posfiì
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Tl^^TE IL B1UVC0' 8 *
£tìn qutflo ufcì il ]\e co giudici,& difltro à Tirate,
perche foro haueuanouiflo dibattere lui & il cane,
ilquale era flato cS eguali armi,però ch’egli haueus
gittata uia la jpadagtidauano tal premio & bonore
della battaglia,come jt tglihauefleuinto uno Calta
iiere in campo, & comadorono alli t{egi d’armi, *4
valdi,& Taflauanti,che fuflepublicato per tutte le
torti,& per le città l bonore che à Tirante era fla¬
to dato in quelgiorno,quado il portorono al fuo al¬
loga lanuto gli fechino quel proprio bonore che ba¬
lenano fatto f usaga di far nell’altre battaglie. .Ap
preffo à queflo Signore,fi come baueuano intefo p re
iatione de molti Cauallieri, drgetilhuomini, il %e
■di Frifa,& il Re d‘.Apolloniafratelli di padre , &
di madre ftamauanOdi eflremo amore,& defideri
dofìmolto diuedere deliberarono l'anno paffato di
andare à hpma, però che era la fanta pdonaga del
giubileo,& fi mandorno dire l’uno all'altro, che in
certo dì determinato fi trouafiero nella città divini
gnone, dotte fe partiriano infìeme f andar à Hpma,
finitimele gli andarono molti altrigra ftgmri,p gut
dagnare Usata f donala (falute dell’anime loro,et
troua do fi i due fratelli effer molto p oca gete, ftraue
fidi,acc foche nofufjèro conofcinti in pronta ,cCétro del
Ut chiefa di.s.Vktro il giorno che fmoflraualafacra
yeromca,e le altre sate reliquie,uno delDuca diBor
gogn# conobbe ill{e d’^Apollonia, & accoflosfi a lui
facedogligràriueretia, fi come s’appartiene à !{e,et
Ufle gli addimandò felpatafuo Signore fitto»*-.
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VIST. DEl-CjirjiLlKIi 7
tta.SÌSignore,diffe ilfcudiero,eglibin quella capet¬
te doue fa oratiene, diflèil Re, gran piacere ho
chef a qui, & maggiore haueròdiuederlo - 1 due
]{e andarono 1 alla capella doueera il Dura,ma ilfc*
<Kcro,corfè innanzi adirgli cornei dm fratelli I{e-
gierano che'lueniuano à uedere. il Duca n’hebbe
grande piacer e,& quando fi uiderograndefu la con
Jòlatione fra loro, che Borgogna confina quaft coir
Apollonia,& fouente fi uedeuano’chaueuanogran
disfima amcitia 'mfieme,doue che difft no molte ra¬
gioni della uenuta toro.HoraJifìeil %e, poi che la
fortuna è Hata tanto buona, che cofìfi paino uiSli>io
uiprego che boggi definite mec»,& tanto come in
quella tetra faremo .il Duca lo r'mgratiàmolto del
la buona uolontà Jùa,& difìegti, Signore,ptrhoggi
la Signoria ttollra mi baitela ptr ifcufato , chequi i
Thiìippo Duca di Bauiera,dife il He, è quello quel
lo che ttflimoniò centrafua madre,& la fece mori¬
re in pregiane? Si SÌgnore,rijpofe ilDttcaeglii figli*
uolo dell'Imperatore di <Akmagna,&nonpHo ef-
fere alcunolmperatore scegli non è di quelle due prò
genie,di Bauiera,o di Sterlich, & la elettione dello
Imperio eperuenutaalpadre di quefìo,& iobocó
aitato quefla mattina lui , & il Duca di Sterlichr
queflo non fi puòfare,dife il mi altr'tbauett
tutti a mangiar meco,& mio fratello, & io uernre-
mo à definare con uoi,grandefarà la gratin, epe te
Signoria di uoi altri mi farà,Jè ueniregliuorretc, ri
fpofiil Duca.EtaUbora tuttimontorono àcauado»
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TI^A^TE IL BIOTICO. 87
<tSr andando per la citta s‘incontrarono col Duca <S
ttauiera,& col Duca di Sterlich,& qui il Duca ài
Borgogna fi feoe conofcere alti RggUìiqualireftoror
mo contentkfirm di hauere l’amicitialoro , & cofi
*on motta confolatione definoronoinfiemedouc a-
bondantùfimmemefimnoftmiti di tutte le cofe
fertinentià tali Signori,&tantocome incornafiat
tero màgiornoinfieme,& appreso ancbora finoche
fumo pofii nellafinltura ~ Ejjèndo un <ù dianola
dapoiil c&ouemeroàparlaredel Rg d’Inghilter¬
ra, & della Rànadicendo ch'era delle heUUfinte
donne del mandoi& parlando delle gran felle &
grandi bonari cbefaceuano a gli efierni, & à tutti
quelli che gli animano finamente deU’amfl
che ■ciafcunofacea^kefare le uoteaà guerra finita,9
ù piacere,& fmdedagrm quantità delle genti che
gliandaua chi per combatterei chi per uedereil
gran trìompho delle feftethe dentro al càilello di
legno fifaceuànotdijfeil Sg di Frija^oich'iofonda
to a questa fama perdonanti farei contentisfimo
d'aniargltjQuedo Spera di età di uintifettanni,et
xxx. nonne hauta il Sg di *dpollonia,rijfofe il Du-
ca distirlithipermiafcythefè nonfusfinogligran-
di efihf,deflruttioni, &•guerre chefono de tiro alla
terra mia,di buona uolontà io ui farei compagnia
& uorretefperimentare la perfona mia con quelli
Mertuofi Camllieri , liquali denta tffere uintifeifa-
tendo armi a mio piacere con ìoro>& apprejfoà
guerra fii$ita»uillbora par là il Duca di Borgogna *
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HIST . DEL CAVALL 1 ER,
itffe, or fe alle Signorie uoftrefaràin piacere di am
dare in Inghilterra,io lajcierò tutte le cofe eh io h»
a farje qui col "Padre Santo,& di buongrado ui fa¬
ri compagniaypromettendo in potere di uoi airi co
me Caualliere ch'io fono di non tornare nella ter¬
ra mia fino à tanto ch'io non habbia combattuto i
Cauallieri àguerra finita.Signor Duca tijpofe il Re
d’Apollonia,poi che mio fratello il Re di Frifa ha uo
Unta di andargli,di buona uoglia mi ojferifeo di ue-
nire con uoi altri,& fare armi cofi ptrico lofi ^ome
alcuno che ci fiali figliuolo dello Imperatore Duca
di Bauiera rifpofe,Signor e,certamente per me non
reflaràlinnprtfalcheuolentieti non gliuada . Toc
che fumo d’accordo,difie il Re di Frifa, facciamo
tutti quattrogiuramentodi femar amore,& fedel¬
tà l'uno all'altro in quefto uiaggio, che fra noi no fi*
Juperiorità,ne Signoria alcuna fe non che tutti f ta¬
tuo fratelli eguali,& fratelli in armi.Tuttilodoro -
no,& confirmorono il detto del Re di Frifa,& infi*
me andoronoallachieja di.S.Giouanni Laterali,et
fopra l'altare feciono il lorofolcane giuramento. ■
COME FE 7 p{E Ljt CORTE DEL
Re d'Inghilterra il Re di Frifa,il Re di Mpollo-
ma, il Duca di Bauiera, & il Duca di Sterlìàh
con grandi*fima pompa. Cap.XXlll,
A Ppre fio fi mifero mordine di quello che gU
eramefjario copiarmi,comedi cerniti i*
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T1J{^XTE IL BT^T^CO. 88
molte altre cofe che dapoi ft nomineranno,&perla
ro giornate permare,&per terraarriuoronoaUa
dilettinole ifola d'Inghìlterra^che nuù non fi diede
*o à conofcere ad alcuno. Et loro bene informati
della praticai modo del [{e,una notte quaftàdue
tratti di baleflrapocopiu o meno prefi»'lcajiello do
ue il t(e flaua^arriuomoy&in queUanottefeciom ti
rare quattro gran tende,& la mattina al leuar del
Soleglipomi delle tende per il jplendorechegli da -
ua dentro molto rihtceuano. Et perche le haueuana
tefe i^pnpoco di altezza parenano molto megliot
quelli che prima li niddero l’andarono a dir alligoi
dici del campo.Et quelli ildifiero d He, ilquale con
aonfigliolwo deliberòmandargli un Bufarmi per
fapere quduentura ora quella. Et fu eletto Gieruft
lem che gli andaffè,il quale ft uefiì la Cotta d’armi »
tuttofalo andò alle tende. Quando egli fu alla
porta,gliufcììncontrouno Caualliere antiquo conia
barba biancbis/ima>& lunga con uno grafo baUor
nemtnanoj&MuaueSiadiuelutonegro da corte,fo
Aerata de martori,& nell’altra tnanohauea una co -
tona di calcidom,&al collo unagròfla cathena d’o¬
ro.Vedendo il Rjc d'armi il Cauallierefolorefiò am
mirato& leuatoft la beretta di capo gli fece honorc
da CauaUiere.il CauaUiere antiquo congrande affa
btlitàgli refe ilfaluto , benché nongìiparlafie ne di -
cefie coja akmut,& Gierufalemgli difie,Signor Ca
Maltiere qudfi Uoglia che uoi fiate jl Bg Signor mio.
drigiudlcìdel campo mi hanno còmadato ch'io uen
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BIST. DEL CjlVALLIE\
ghiquiper utfi tariti,& battere notiti* di noi ,fefètf
Signore ò patrone di quella compagnia,& chi fono
ì capitani de gli altri, & acciò ch'io po,ft fare nera
telamone vi reHaròfommamente obligato, che mi
diciate tatto l'efier uofiro > &fe io ni potròfermo
deimo officioàofaròapparccchiato ad ubbidire 4
tnttigli commandamenti uoflri.il Cmalliere udita
la cagione perche era uewta fenga parlargli nulla
fttrafjfelaberetta»& abboffandomi poco ileapodi
moflrò,che lo ringratiaua di tutto quello che gli ba
netta detto.Etprejfolo per la mano t primieramente
lo condufie in una tendanone erano quattro cavalli
Ciciliani molto grandi,# belli,con le felle guarnite
d'acciaio,# le briglie tutte dorate « <4ppreffo lo
condufjc in un'altra tendanone erano quattroletti
da campo bettisfimi # fìngulari,quale era la finga
laritàloroidifk l Eremita?Signor cut lodirò,nfpc*
fe Diofebo, In ciaf cuna letto erano coperte,# me
taraci, #ìpadigUomcheglieranojfopradi bree
tato uerde)& erano foderati dentro dicetmno eoe
me fino tutto marnato d oro battuto con infiniti tre
molanti,& pendenti,li quali quando fpiraua un pa
co di uento tutti fi moueuano > # tal era l’uno letto
tomeCaltro tutti dipi colore,# d'unafattcT^afen
%a hauergli vantaggio alcuno ,# alli piedi dici**
finn letto tra una donzella galantemente ueftita,#
di intllimabil beUcìga,# quella face* i letti finge
hri,& due erano i letti al capodella tt»da,<#gli al
tri due dall'«Uro capote quando fi entrava dentro t
dinm*
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TIH_UÌITEILB1U9{C0. 2p
dirimpetto della porta della tenda pendemmo quat
prò feudi ben dipinti. */Ipprefio lo condujfe in un’al¬
tra tenda,alla cui porta fiauano quattro leoni coro-
nati, liquali quando uiddero Gieruflem tutti fi le
uomo in piedi, & egli bebbegrandisfimo terrore ,
j&fubito uenne unpicàtdragajjp , ilqualconuna
faccbetta in mano diede un colpo à ciaf cuna,ejr loro
preflamentefegittorono in terra.quando egli fu den
tro uidde quattro armature lucentisfimeponquut -
tro fpade molto ben fomite Jren dorate, & al capo
della tela un poco piu oltra del meggo era una cor
fina diueluto uerde laquale un’altro picciolo roga ^
70 tiròuia, & allhora il tip d'armi uidde quattro
Cavalieri affettati jopraun banco,liquali haueuano
dinanzi dalla faccio ungranuelodi feta chiarii fi¬
mo,per ilqual loro potevano ben vedere tutti quelli
cb’erano nella tenda,&gli altri nonpoteanodifeer
nere loro,& haueuano li (proni in piede,& fpade nu
de con le punte in terra,et il pomo appre/fo il petto.
Quando UBpd'armi fu fiato un poco di (patio per
vederli,d Caualiere antico lo trajfe fuori, & lo con
dujfe in uri altra tenda. Et tutte quefi tende ch'io ui
bo detto,erano dalla parte didentro di ormefino,et
tuttericamate al modo eh'erano i padiglioni de let¬
ti-quando il I{e riarmi fu dentro à quella tenda,md
de un gran limilo parato con infiniti uafi rioro , &
d'argento^ molte tavole apparecchiate,& ogniu
no che entrava in quella tenda,per forga, abuona
volontà conveniva mangiare & bert,& fentd vote¬
ti
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< JttST:DEL CUVULLIER^
ha fare nonio sforzavano, ma ueniua un leone che fi
ponea allaporta della tenda, & noi lafciauaufcire.
Grande honore fu fatto al [{e d'armi,& quando e-
gfibcbbe mangiato che’lfe ne uolfe andare,l'anti¬
co Caualliere tolfe dalla credenza un gran piatto
d’argento dorato, che pefaua trentacinque marche >
C*r infìeme con la licentiaglielo donò, quando egli fu
venuto innanzi al Re recitò tutto quello dhehauea
viflo, & dtflègli che gì amai in tutta la fua tata non
bauea hauuto maggior paura.Difte il Re,nonftdee
maravigliare alcuno di cofa che l vegga,perche eia
fcunouienecon lafua fantafìa ,fe Cavalieri fono di
iiima, loro verranno qui.il [{e andò à udire meffa,
& dapoi diftnare,che ihoraeragiatarda, uiddero
venire i quattro Cavalieri. qttando il Re il feppe fi
pofe alla porta del caHello con la Regina,& federo»
fi l'uno appreffo l’altro, & tutte le corti fletterò in
piedi tirandofì parte à man deflra, & parte à man
finiftrafacendo nel mezzo flrada.Hora padre mio
recitaròauodra reuerctiacon qual magnificentia
vennero inmangi al Re, innanzi à tutti uéniuano
quattro ragazzi di poca età con giubboni tutti d’ar
gentaric,con zucchetti lènza maniche increfpati, et
nelle crejpe è il corpo ben ricamato, le calze tutte
fatte a recami di perle btUisfme, & ciajcuno con
duceua unitone legato con una cordella fatta con
collari d'oro che i doniportauovo al codo^Apprcffo
' venivano i quattro Cavalieri à cauallo, ciafcuno fo-
pramachinea tuttabianca, conguarnimentidi ve
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TlUsAT^TE IL STUCCO: po
' luto morello,& ricamate i'una diuijà,&d’uno co¬
lore.Le uefli che portammo erano di damafco bian¬
co con le maniche aperte & fe/Je d ogai lato , con
giuboni di broccato cremefino,<&• portauovo papafi
chi di ueluto negro, & Jòpra in capo baueuano ca¬
pelli di paglia coperti à modo di tegole dilaHrcd’o
ro, & {opra glipapafichi portavano grofie cathene
d’oro,li illudili erano di rajo negro, con le punte lun
ghe,chegli flauano benisftmo, con gli ffroni dorati,
<Sr ifliualli erano fodrati di fina grana, & la velet¬
ta d’alto che ftfapreffoalla coffa eraricamatadi fi
niefime perle orientali, & portammo tanto aitogli
papafichi,che con fatica dimefirauanogli occhi, &
con lefpade cinte dimofirauano igeili loro efiere di
gran Signori che di camino ueniuano,& con aeriti
fi può dire che di tantigran Signori,chegli/on uenn
ti,non gli ne è flato alcuno che piu accetto alle gen
ti, ne che con tanto gentil ordine fta comparfo, &
quando furono appreffò all\e difmontorono da ca¬
vallo,& col capo lo/alutorono,& alla Regina,per¬
che era donna gli fedotto un poco di riuerentia col
ginocchio.il He&la Regina refocheglibebberoil
faiutofe ne tornorono àfedere, & i Cautieri ferrea
far movimento alcune fletterò fermi piu di meg%a
bora mirando il fiato & ilportamento del I{e &
della fiegina ,& non era alcuno che gli potefie co-
mf$ere,& loro conofceuano molti,cofi delli uaffal-
li lorOiCome delli efiemi.Quando hehberoben mira
to al piacer lorojegli accoftò uno delli ragazzi col
M 2
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, H1S 7V DEL C^tV ALLIETI
leène che conducea legato, & l’uno di Caualieripo
fi nella boccadel leone unfcritto, & abbajjosft ai¬
tar ecchia fua et parlolli.Ma non fi potèfapere quel
lo cbeglidiJJèjilltoneandò uerfoil H.e cheloconób
he cefi come fefuffefiato unaperfona,quando la He
gina uiddeuenire il leonde dislegato non potè stare
che di paura non fi leuaffe da prefio il Hf>& tutte
le donzelle con lei.il He la prefeper gli panni,& re
tennela dicendogli, che fitornajfe à federe, che non
era da penjare ne credere che tali Caualierifuffero
/tenuti nella corte fua per nocere o dare fallidio ai
alcuno con animali. Et la Hfina piu per fargot che
per buona uolontàfie ne ritornò al fuo luogo, & non
era admiratione che la Hpina fi pauentafie, perche
era coja da temere . Ma il leone era tanto ammac-
firato, & domeftico, che nonfacea male ad alcuno,
& andò dritto al He con la lettera in bocca che por
taua,&ilualorofo Hgfengapaura alcuna gliela tol
fidi bocca , & prettamente fipofe àgiacere olii pie
di/uoi,etla lettera eradeltenorfeguente.Sappiano
'per certo tutti quelli che per la prefente charta ue-
deranno,come quefli quattro fratelli d’armi fino co
par fi inprefentia del fenato di Hpma del Cardinale
di Tifa,del Cardinale di Terramoua,del Cardinale
di.S.Tietro di Lucimborgo,delVatriarcha di Gie
rufalem, del fignor Alberto da Campobafjo, & del
fignor Lodouico Colonna, et hanno richiedo me Jfi
taio per l’auttorità imperiale ch’io face sfatto pu
hlico come quelli fono Caualieri da quattro quartir
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TI^HTE IL BI^tT^CO; 9 i
roni,cioèdapadre,di madre,#auo,& d'aiuti & al
tm Signore del modo rifiutare no li putte per nobil
tà di progenie , neper titolo alcuno, et per Jegno tS
Merita hopofto qui il mio cofuetofegno di Tfotaiopu
btico,Mmbrofino da Matoua.Datata Romandi 1 .
di Marzo del anno mille.Quando il Re bebba uifta
la chartatconobbe che parlare non uoleuano,coman
dò che per ferino gli nffiòdeffero, et quifupreflamt
te ilfecretariojlqualgli fece fimilrifj>oHa,che loro
fujfero gli ben ucnuti nel Regno, nelle terre,&cor
te Jiia ,&fe coja alcuna uoleuanoper loro piacerei
honore, & diletto che’l dicejfero , & egli il faria di
molto buona uoglia.il Re di fua mano pofe in bocca
del lione il ferino,ilquale prefi amente leuosft,&ri
tornò al fuo Signoqe.il Caualierc tolfe il ferino, &
leffelo alti altri,& tutti infìeme U uoronftgli capel~
li di capo , & bumilioronftuerfo il Re,rendendogli
grafie delThonore, & offerte che gli facea. uenne
Poltro ragazzo con l’altro leone, & accbHosfì al
fuo Signore,ilquale pofe un'altroJcritto nella bocca
del leone et fece quello ordine chauea fatto il prima
Caualiere.l l Re tolfe ilfaiuto di bocca,et il fece leg
geri in prefentia di tutti,co fi come baueafatto l’al -
tro,et còteneafmil parole:TSJpi altri quattro fratei
ti d'armi effóndo nella grScittà di Roma bauesfimo
mona corne ialtisfimo, et poter,tisfìmo Red'lnghil
terra daua capo ficurofenza inganno, ofraude, a
tutti quelli che uemtum neUa fua proserà corte, et
ajfendonoi qua Uro fratelli d’ami defiderofi di co-
M 3
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UIST. TìtL CAVJILLll 1*
bàttere à guerra finita , fupplicamo all’Allegra
tm»che ci doni liceità difar farmi che meglio ci pa
reranno,et il He fece fatela rijpofla in unaltroferie
to che era contentisfìmo,&gli concedeailluogo,la
ghmata,& l’hora che alorofujfein piacere,dapoi
che alcun dì fusfmo ripofati,&pregauali molto che
uolesfino uenire alfuo alloggiamento,tafanagli fot
to l’honore che meritauano, e di fila mano il Re ilpo
Jèitt bocca del leone , & quello tornò al fuo Signore .
quando i Caualieri hebbom uiSìo la rifpofta del He»
della offerta che gli facea,fitornorono urialtrauol
ta à leuar i capelli del capo,& con un poco di riue-
rentiafi humiliorono a lui,& il Hp congratiofoge
Siagli refe lefaluti.il tergo Caualiere fece come ha
Menano fatto gli altri, & portò uyfcritto del tenore
figuente. Qual fi uoglia Cau altere o Caualieri che
conncù altri à guerra finita armifare uorratmouen
ganoalloalloggiamento noSìro,& trouaralìper di
■ uifa una gabbia dinaue poSìa /opra un’albero, che
non ha frutto, fogliaste fiori, il quale ha nome Suo
moro, &, intorno della gabbia trouaranno quattro
feudi tutti dipinti à aro & fiamma,& ciafcumfeu¬
do hail fuo nome, l’uno fi nomina Calore, faltro
Amorejl tergo Honore, & il quarto manco Falò
re .Et il Caualiere che toccara il feudo,che fi nemi-
na Amorefarà obligato à combattere à cauallo co#
tela,& con arnefit di una doppia, & Inaieranno da
correre tanto & tanto lungamente , fina chel’untf o
l’altro refi morto# mntorft in quefio moiochefe al
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1 l 1 L BI J17ÌCO 9»
amo perde pago di arnefi qualfiuoglia che fifu*
os’egli rompefie Aringa o cordonealcunononlapof
fi tornare à racconciarcene co fi fia obligato di cor
rere,et compire l'armi,&gli arnefifumo Jim&fai
Ja maestria, Je non tale conte s'ufano àportare in
guerra. quello che toccherà il Jcudo che fi nomino
HonorCyha da fare l’armi finga tela con arnefi Jcn
%a guardia alcuna ne targane feudo, & langon tir
langefiano di fette palmi à ferri ommolati, &fel
perde la lancia, ofe la rompe ne poffà battere tante
come gli piacerà,tir in quello modo debbono corre -«
reper fin a tanto che tuno di loro retti morto ouin
to. Chi toccìxra ilfiudo di Falere habbia à faro
l armi a causilo con fella tir telìiera d'acciaio conio
fiajfe dislegate con jbalaggi di xx.libre in giu , &
una lancia fila dilunghegga di tredeci palmi col
ferro et con tutta la punta di diamanteja grojfcg-
Igcome piacerà à ciafcuno,fpada di quattro palmi
di lunghetta,una daga à uolota di ciafcuno,tma
Xa da una mano picchia,et in capo una celata co la
bauiera^accioche la battaglia piu preflo nega alfine
che defideriamo,etfi l’aggafopradetta li cadejè di
mano laposfi tortate uolte quante la potrà rccu-~
ma C ^ ea ^ trl notigliela posfi darfe non che
luifleffofi la pigli fi la potrà bauer. L’altro leone fe
ce tutto quello else l’altro hauea fatto, et ilreglitol
fi il firitto di bocca, et fecel legger,et co fi dicea, il
CauttUer che toccara il feudo di manco ualore hab
bia da far tarmi àpicdicòquefte quattrofirtidw
M 4
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H1ST. DEL Cjir^LLIE^
mi lancia, daga,fada,o^a da due mani,la lancio
cbila vana portare conterrà ben loposftfare , &r
fe meglio gliparca fpada da filoicbe fi a in poterfuo
di portarla,#- babbuino à combattere tanto,& tH
to lungamente fino che l’uno delli dui refi morto»
è uinto,& felperdente rejìa fano & lentia lefione
de U ape fona fua , fia obligato à ponerfi in poteftà di
quella dama cbel uincitore uorrà,& che ella posft
far diluita uolontàfua. La morte farà eguale tra
noi altri perdonando di buon cuore & di buona uo
lontà a tutti quelli che ci ojfenderamo,&dimandia
tuo perdono à quelli che mai non babbiamo offefo.
Quando il l{e bebbe uifìo li quattrofcritti,&tutto
quello che i quattro Cauatlieri addimadauano per
luiylifu coccffo ognicofa,& difif che le quattro im~
prefc erano pericolofe,& che quefti Cauatlieri fe
procacciauano la morte. Copiuto tutto quello che i
detto di fepra feciono riueretia al t{e et alla I{eina»
et montati à cauallofe ne tornorono alle tfdi loro.il
]{e diflc ad uno ]$e (Tarmiche andafie alti quattro
CauaUierì,& lidiceffe,chelipregaua che quella fe
ra ueniffero À cenare co lui,& fece caricare trenta
fame di uettouaglia,&di tutte le cofe neceffarieper
lauitahumana,& col I{e d’armi inftemegliele mi
dò,quando i quattro Cauatlieri uiddero la buona uo
lonta del I{e molto lo ringratiarono rifondendoli
perftrittOfCbe alprefcnte non accettavano dono da
perfona del modo ne fi fariano conofcerefino elle tifi
htoufiero co mbattute,& quefto non fattuano csft
by'Google
. IL Bl^TiCO. p*
per pinture l bonore difua altera, ma pche tha -
ueuano muoto ]& che li rendendo infinite gratin
rijpofta che gli kaueanofatta,mapiu quando ui dde
tornare le.fontecariche. Vofcia lanette finente i
quattro CauaUierifeciono rlcchisfirnameme oppa
tare Ingabbia della naue^intornoglipefiro qm
uaUere oCauaUteriycheuerramoper toccareque
fcMd0 di P int0 “*
IrifVTr dt J Ue J CaUaUiereche Uorrà dibattere ,
” 5 P°fi a P onare fi no dinamo donnei
£ e d *™h^faldo,oTafiauati>&che colfat
dolche portar anno debbono toccare nelfcudo della
gabbia fecondo tarmiche far e uorr3no } & lardare
queljcudo appiccato apprefio quello feudo che fari
tocco.llg m „ofiguentegli andò infinitagente per
vedere lagran cortei magnificentia ebeteneua-
* , d fuam da mangiare copiofis/imamente alla
Igale a tutti quelli che gli andauano , & gli loro
Jpenditori nonpagauano cofa che comprafiero fi m
con moneta d oro,&figli uentua coja alcuna indie
Y^t^^labfciauano perche nonno
leuanoche toccasfino moneta biàca.La mattina del
Z t,Z”uli? Uer n e and f ono all ° uUoggiamento del re .
P* r "dir mefia con lui, &uennero Mettiti in altro
co robbe dibroccato chermifino lunghe
tro colore ricamati digrojfepcrle. & capelli fatti i
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HIST. DEL CJl r sALLlEV^
modo di turcbia con collari d'oro masficci,& coca
rone di calcidonij moltogrosfi et belli, che ciafcum
portaua in mano,& ueniuano a piedi cogli quattro
leoni che gli acccmpagnauano,& ciajcuno portante
nella bocce a uno officiolo molto benguarnito, et Jlet
tero in una gran fata per buon (patio afpettado qua
do il Rg ufiiria di camera, quando il re gli uidde fu
molto contento della uenuta loro. La Rtinaufcì del
la camera,& il P^cglidijfi,che prendijfi i due Ca-
uallieriiL begli ne prenderlagli atri due. il Re
la Reina andauano in ìntimo, che eglino conojceato
eh’erano Signori di grande auttorità, et fiima.il re.
freje gli due per le mani, & la Remagli altri due,
& il Re et la Reina andauano in mezgp. quelli del
la Reina laprejero a braccio,£t cofiandarono tutti
fino alla chic fa,innanzi cioè cominciasftno la mef
fa,il Re gli diffi, io nonJolbonort ch’io ui debba fu
reper nonfapcre chi uoifite,et gratifiimo mi/aria,
poi che non ui miete darmiui aconofcere, che pia-
ceffi a eia fimo di uoi prendere il luogo fecondo il
flato,et condurne nellaquale noflro Signore Dio ui
hapofio,fifite re, che prenderti il luogo che merita
no li Re,o fimilmentefifete Duci, & di qualfim-
glia altro flato,perch'io defidtrarei di fatui il mag.
gior honore,ch'io potesfi,& loro col capo bafìo rin—
grattandolo dell’honore,etproferte che glifacea,tu>
gli uolfiro con par ole, ne confcrittó rifpóndere : con
tuttoquefioilRe comandò che gli facesfmofòdere
prima che tuttipropinqui allo altare, & dalla hoc,
I
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T 1 HjA'tyTE IL BliAT^CO. 94
■ca d’unleone che appreflogli erano tolfero glioffi-
cij,& dijjcrolebore. quando lameffa fu detta tor¬
naronogli offici] diti leoni,et fi pofero in compagni 0
del Re,& della Spina, & ejjendo arriuati al cartel
• lo fletterò gran fratte àuederc la magmficentia del
le corti,& apparato che dentrogli era,tir hebbero
grandhfimo piacere a vedere quelle donne d'argon
to come mandammo acqua, & nino per le mammel
le,& per la natura,tir re franano molto admbrati dì
tendo efiere,come è perforatole queflo erafatto
«•» maggior ordine & Jòttile imentione, che giu¬
ntai hanefjèrouiflo, ma per molto che’l Rp gli pre¬
gale,non uolfero rcHar con lui a difinare,et prefero
commiato,& ft ne tornare allo alloggiamento loro.
COME TI^7ÌTE COX BELL1S-
fima pompa andò a toccare tutti quattro ifeudi .
dei Canallieri incogniti , Cr di tutti quattro ne
hebbebonorata vittoria. Cap. XXIII.
O Vandoi quattro Cauallieri bebbero finito
didarei quattrofcritti, il primiero dì che
comparino, incontinente che fi furono partiti di-.
tuoni dal Re, Tirante fcretamente che ninno di tue
ta la compagnia noi feppe fe ne entrò dentro della
città, & hebbe quattrofeudi, & gli fece dipìngere
tutti quella notte nell’uno l'armi dì fuo padre, nel¬
l’altro frittile di fua madre , nel tergo quelle di fuo
atto, nel quarto quelle di futi aita. Et in quel fratto
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HIST. DEL CUV^tLLÌE^
àie gli feudi fi dipingeuano baurefti uifto infiniti ca
uallieri di Francia, d’Italia,di jlllemagna, diedra
gona,di Cattiglieli Tortogallo, & di 7qauarra,li-
quali erano quii & fra loro erano di ottimi Canot¬
tieri effrerintentati in arme che fi congregammo dì
quattro in quattro per uolere combattere con loro*
& molti il ponemmo inopera,mail Duca di (lare 55
%a,il Trencipe di Galee, il Duca di T-retera, & if
Duca di Batafct, quegli quattro haueuane fatto con
eordia di uolerefar armi con loro , & della mitra
compagnia,che non miuogliofcordare, pregasftm*
Tirante poi ch'egli hauea fatto armi, & sera libe¬
rato daglipericolidella morte, eleggeffe quattro di.
noi altri di tuttala compagnia, però che erauama
tutti congiunti in parentela , & piu in amicitia, &
eglirijpofè che era contenrisfimo, & fece tutto il
contrario, che quando gli feudi furonofimtidi di¬
pingere, Tirante congregò tutte le donzelle fùnga
tanti & di maggior dignità, &diede a ciafeunauno
fcudo,& congregate tutte le corti de CauaUieri,con
moltitrombetti,& fonatoripaffafiimo imarrq al¬
la corte del Bejlquate quando uidde gli quattrofot
di,dimandò di cuierano. $ignore,di Tirante il Biatt
ce & della fua compagnia, quando Tirante uidde il,
J(e diftnontò da caiiallo, & afeefe domerà ilBp con
la Berna, & fupplicollo che fuffein piacere dell*
fùa Maettà dargli licentia che con tutta quella cor¬
te poteffe andare a toccare quelli quattro feudi per
liberar quelli Cauallicri dadaforte imprefaebepor •
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, ^
Tt UstlìTE IL BI^CO. ff
in 9atum9.il Bpfucontentisfimoper due cofe,laprima
perche Tirante, & quelli della fila compagnia era¬
no nolenti buomitii, la feconda, perche con tal pre¬
vegga battolano nella corte J'uatrornato Cauallien
che gli battolano rifpo&o. Et Tirante usò tal fretta
in, per dubbio che altri non toccqffe glijcudi prima di
Imi, che appena hebbe tempo di far dipingere quat-
-i irò bandiere grandi cheportaua, & quattro cotte
:a d'armi per due Regi d'armi, & uno oiraldo,& u~
h oio Taffauanti, & coftcon tutto quel triompho an¬
ta dasfmo fino alle tende de Cauallieri, liquali quan-
t dojèntirono le trombette, &uiddero uemretanta
iiS gente, fi citerò molto admrati, comebaueuano cofi
w prefio trottato quello che cercauam, che non era
f pàjfatofenenun dìnaturale, dal dì eh'erano arri-
ì\ uati.l quattro Cauallieriufeiromdellatendamolto
i -1 bette in ordine, benchéfempre portauamgltpap *-
1 1 fichi per non effe r conofciuti, & feciono abboffate
» 1 mpoco lagabbia, acciò chele donzelle potè fino
i | toccare,# la primachetoccòfu labellaUgnefe^a
. ' quale [e ben era piu propinqua agli altri feuditoc-
1 | co quello d'dimore,per che prima andò leggendo le
r ^ Jfetteretft compendolo non uolfe toccar e fé non jl-
I onore. MadonnaGuiumar figliuola del Conte di Eia
i j dranon piacque ditoccare fetton ilfeudo di malore.
1 C(fiandra figliuola del Duca diVrouenga uon uolfe
toccarefe non il feudo di manco malore. La bellafen
appari figliuola del Duca deJfmu fu contenta di
toccare nel feudod hotme. quando tutte hebbero
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BIST. DEL CUVU±LtE\
toceoi ciafcuna appiccò il feudo cbeportaua,& jp -
prejfo quel feudo che haueua tocco, & cofi ftauat»
tutti per or dine, acciocbe il Caualliere che fufieuin
citare potefie portar uia il fuo feudo,e quello de IT al
tro, che cofiera determinato . quando tutti quattro
gli feudi,furono appiccati,gli quattro cauallieridi-
Jmontaronodacauallo le quattro galanti dame che
glifeudi haueuanoportati, & tiafeunprefe la fua a
braccio, & difmontati tutti noi attrici condufiero
dentro alla tenda deue erano i letti, & difie l’uno
de Cauallieri alla bella utgne/è per fritto,per mia
fé Madamafeuoifuttiin carni fa gettata in quello
lettoi& fimilmente le altre tuttaunanotte d'inucr
no, io potrei ben dire che in tutto il mondo non fi
trouariano quattro letti piufmgulari. *4 uoi altri
Cauallieri non bifogna la compagnia nottra,difie la
bella Mgnefe, che io uedo li quattro gentil dame
che la notte uifanno compagnia, perche non ui bi¬
fogna desiderare piu del buono,& ha a eleggere
huomo il migliore,riffofi il Caualliere per fritto,
& prettamente fu qui la collatione abondantisfi-
ma,&grande d’infiniteforte di confetti,& al par-
tire che facesfimo,il caualliere donò alla bella M-
gnef uno officinolo molto fingulare & ricco diguar
nimento,taltro Caualliero donò aMadamaGuiu-
tnar uno ban%aletto me^go d'oro & mezgpd'acr-
ciaiocon molti diamanti, & altre pietre fiqe,l'al¬
tro Caualliere donò a Cafiandra una Jerpe tutta di
oro ebefemordea la soda ricchisfinta de pietre pre
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TluayTE' IL BIOTICO 9&
tbfi&gli occhi bauea di duigrofìi rubini, alla Bel
la fetrga pari che hauea li capelli rosfi & lungbif-
ftmi donogli uno pettine d'oro l’altro Caualliere &
\non dimanco Rima delle altre girne, & a gli H« d’¬
armi Araldi, Vafìauanti, Trombetti, Sonatori,mil
le doble aciafcuno, drgiamai uolfero lafciare le do
%eIle,fin che no fumo alla Corte della I{eina,laqual
in quel cafo fe ritrouaua col Be>& H H? k riceuh co
mólto honore & carità,& iui e/fendo i quattro ca¬
nottieri dinanzi al I{e, con uuofcrittofupplicornoa
lui & atti giudici del campo che prefio alle lor ten¬
depotè fiero far fare un nuouo Reccato, però che in
quello che innanzi era Rato fatto, tanti huominie-
rano morti che non era fi non fipoltura di Cauallie
ri, & il He con li giudici fu contentisfìmo che fufle
fatto.Bfieuuta larifpoRa toljero licentia ,&fine
tornorono , & incontinente pofero ordine a fare il
Reccato > & ciafiun dì fi mutauano di nuoue ueRc
di grande Rima, & di nuoua foggia, & pofio ben
direa uoRra Signoria, che molti gran Signori fin
flati mal contenti di Tirante per laimprejachetol
fe di fare quefie armi, per òche loro leuoleam fa¬
re.Finito che fu il Reccato , & iCauallierifurnori
pofati, pofero unoferitto alla porta del caRello che
diceua che il Caualliere che haueua tocco il feudo
d’ Jlmore il tergogiomotrouare fidouefie in cam¬
po. Et Tirantegia molti dì erano che Raua in ordi¬
ne affettando quando lo addhnindarìano. E uenu-
•to il dì asfignato egli congregò tutte lefue donzelle
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HIST. DEL CjirULLlElt
tontutte le corti de Cauallieri, &andò con le con-
fuetegalle,& già il I(e & la Rema erano nel cam.
fofopra il Catafalco.quando Tirante aggiunfe tro¬
ttò un Caualliere al capo della tela,ma riccuuto che
il fu per gli fedeli, ferrarono la porta delfleccato,et
lo conduffero alt altro capo della tela, quando la tro
bettafonò , i caualli eri ferirono li caualli delti (pro-
tù,& fcciono molte correre, di beltisftmi incori -
tri. il caualliere incontrò Tirante in una cartera,et
fendo fopra la teHa,& la lancia fdrucciolò che ben
nolprefc,&Jcorfe alJfallacelo drento, & del tute»
gtiel leuò con un pe:de cottone del giubbone,
che la punta della lancia fe ne portò.Tir ante fi (pa¬
ventò molto di quello colpo.L’altra caneralo torni
a incontrare alto nella utjcraJeU 'elmetto,&fe due
dita Chaueffe accolto piu baffo, di mille ulte non glie
ne reflaua una,& iui dotte lo incontrò loprefe nella
■ wjera,& la lancia non fi ruppe, & lo tr affé di fella
i» modo ch'egli cadde in terra, & Tirante con la
maggior preHe^ga che potò rimontò a cavallo .Ma
bene ò uero eh'egli hauea fatto due incontri nel (pai
laccio finifiro,& gli hauea amaccato uno poco lì do
ne uernua quafi il piu delti incontri, & l'altra carré
ra che feciono, Tirante lo tornò ad incontrare,& in
quel jpallaccioegti ruppe il cuoio, nel qualentraua-
no le Siringhe,^ il (fallacelo era legato dalla par¬
te di dietro con uno cor don difetagrojfaicome ho il
4ito,& le Aringhe non fi poterono rompere,perche
tratto di cuoiocrudo di Camoccia, & il fpaUacci»
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Tl^'l/TE IL BT^T>{CO. 97
gli firia caduto del tuttofi rumfuffi fiato il cordone
dififa. Ma dall'altra parte gli dauagrande fpatio,
perche era retto il cuoio che lo tenia dalla parte di
/opra, che non gli faceva utile alcuno, & co fi fedo-,
no molte correre, che all'ino mancava il fpallaccie
defìro,& all'altro il fìnifìro.Malafortuna fu favo¬
revole a Tirate chevn altra volta incontrò il Cavai
liere in quel mede fimo luogo,&perche lo accoljè un
poco alto, la lancia ch'era un poco groffa gli leuò il
braccio,ilqualgli cadde fopra il collo del cauallo che
niente fi nepoteua aiutare, perche l'offa erano ròt-
te, & il miferabil Caualliero uolea che li legaffero
il braccio, & ancbtra far armi. Ma il fpiritagli
mancò che non poti piu per il molto fangue che per
dcua, & fpafimò injpodo che divenne attrattomi
lafella,che noipoteron torre da cauallo fi non conia
fella infieme. Tirante fi tornò co fi come egli fìaua
finga leuarfi l’elmetto • di capo al fio alloggiamene
to,&preftamente l'altro Caualliere diede uno fcrit
to al fip che in quella bora medefima uoleua com¬
battere, & li giudici del campo ìiffiro che per co-
fa del mondo non rompcriano le ordinationi loro ,
perche in quel dì non fi potevano fare due armi a
morte, ne in tutta la fittimana chepoteffero in-
trare in campo fi non li diche erano eletti,per fa¬
re armi a guerra finita in fiaccato. Et fi quefio
non gli piaceffe , ebebaueuano libertà di andar-,
fine* ad ogni bora che uolefjero . pifpofiro
gli Canottieri , bora che ci hanno morto uno fra-
K
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HIST. DEL CJtr ALLIETI
teli» d'armi dicono che ce ne andiamola oche tot
tiuendicarmolamorteJua.il %e fece fare gran-
db fimo honore alla fepolcura dèi morto CauaUiere
eofi come fàccuane tutti gli altri. Ma quando il por
tomoallajépoltura à fepeUire,li tre Cauallierifen
^a piangereste farefegno alcuno di trillerà fi ue'
fiirono di ueirmigìio con robbe di grana, & ogni ap¬
parato loro era uermigUo in [ignifcatione di ucn-
detta.
COME TI^yn^TE ri^SE, ET VC
afe gli altri tre caualUeri incogniti,& come l’¬
ultimo gli diede piu chefare,chegli altri. •
Cap. XXI HI.
è
V Erutto il dì ch’era asftgnato per far la bat
taglUfTirante s’armò tanto frattamente
quanto poti,ma non peri fi la Signoria uollra che in
quello cafo il fapefiero tutti quelli della nolira com
pagnia,ma trefoli di noi altri parenti di Tirante »
&unofuo anticoferuitore n erano confapeuoli.Ti-
rantefece portare le bandiere, drfòpraueHe per lui
Crper gli Epgi d’armi,& Araldi delle armi defuo
auoyperche le prime furono difua aua,&ben arma
tomento foprailfuo cauallo apparato. Ma quello
CauaUiere per molti preghi di Tirante refiò in una
camera,di modo che ogniuno penfaua che fufie e-
gli. Tirante andò accompagnato nel modo^con-
fuetoeome è detto dijòpra, quando fu dentro alfa
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TI^AUTE IL ^Ijt^CO. 9 %
{leccatogli trottò già il Caualliero dal fendo d'hono
re,& haueuano a correre ferrea tela , & con amefi
fen%a guardia alcuna, onde pochi incontri fecero l‘u
no &. 1altroché non rupponopiu de cinque lande,
C la undecima correrà Tirante gettò uia lafualan
oio,& domandò che gli ne de/fero unapiugroffa,et
con quella lo incontrò tanto forte che la lancia che
non fi rompi non gli uolfe ujar pietà,ma pajjòllo dal
l'altra parte,& nell’andare olirà che fece Tiran¬
te con la lancia nella reHa,al uolgere che fece il ca¬
vallo la landa ft uoltò a trauerfo, & fecegUgrandif
fimo damo, & gli aperfe molto la ferita, cofa che
nonhaueria fattofe la lancia fifufjc rotta,& però
cofi doueua e/fere che ilpouero Caualliere cadde in
terra,&■ con VanguSlia della morte fortementegri
dona . Tirante dtjmontò da cauaUo,ór cacciò mano
alla fj>ada,& feglipofe Jopra, accioche fe ft uoleffc
leuare,che lo feriffe, o che l’ammazgaffc, o uoleffc
mentir fi o arrender fi per vinto,fecondo ch’i laprat
■ tica nell'armiaguerra finita. Et Tir antegli addi-
mandò fe uoleua piu combattere, & taltro che era
piu morto che riuo nulla gli rifpofe. Li giudici del ca
pò difeefero del Catafalco, & dijfero a Tirante che
fenga alcunofuo preghtdicio benfe ne poteva anda¬
re,& egli cofi armato come fra, rimontò a cavallo,
<& tornò alfuo alloggiamento, che alcuno non fe ne
«ridde cbi’lfufie. Tutti quelli della compagnia, &.
della cafa del Bgpenfauano che eglifufìe quello che
tra flato asfignato nell’altro dì per far la battagli *
o
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! BIST. DEL CAVALLIEU
Venutoti confi ituto giorno perii terzo Caualliere
dal feudo di ualoreftl t{e & la Bucina erano aftefifui
catafalco,& egli era in campo,quando Tirante en¬
trò nelsleccatb per l ordine preporla (àbito che la
trombett afono » igiudicicommandorono chetila*
f dall'ero andare, & loroi con animo ualorofò con le,
fi>adeinmano, &conte picciole agge nelle ane Uà
ideili arcioni delle felle andò l'uno uerfo l'altro che
fembrmano due leo ni, & prima con le fpade molta
fieramente fi combatterono chefubellacofaauede
re. Ma egli è nero che Tirante banca il eauallo piu
leggieri che f altro, &-dimoBrauaft affai meglio al
parer delle genti. Mccofìoronfi li Cauallieri molto
preffo l’uno all' altroy & Tirante gli tirò mafiocca¬
tafotto il braccio,& fccegli unqgran ferita,quanio
egli uidde che per dea moltofangue,pofe con gra prò
(legga la Ipada nella man della briglia >& trofie
l’agga>& cominciòadarefierisftmi colpi, quando
il Caualiiere uidde tire mal fi dipingea il giuoco,uol
fe far come hauea fatto l'altro, uolfe tornar la fpada
nelfodro, & non potea che un buomo armato ha da
far affai a potere m ttere la fpada nella guaina, &
in quefìo fpatio che'gl’era in tepo a riporre la fpada t
Tirate li daua colpi tanto fmifurati, ché’lfaceafìar
tutto turbatoci cauallier fipofe la fpadafotto'l brac
ciò per potere prendere l’agga,& Tirante tanto lo
ftringeua toccandolo con fierisftmi colpì, che tanto
quantoprendea del bracciale,et deljpallaccio,tan -
toglie ne leuaua, che mai il non potè prendere l ag
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TJ HUtVTE IL Blji^CO 99
7$ , latitai è neramente la piu mal arma a una per
ima che fia. Thrautegli diede tre o quattro colpi Jo-
pra il capo che il conturbò tutto che gì amai no potè
trae Valga daWarcione della féUa,&tenta la Jpada
fotto il braccio per no perderla, et nonpotea uolger
il cauallo, & dimofirò bench'era mal deliro nell'or
mi, et tali come quefli morirono auergngnatiper nS
faper la prattica ne il Siilo dell’armi,et al parer del
te,et di tuttigl’altri morì molto dijgraiiatamente,e
non come Caualliere.Tirantc lidette tanti colpi jo-
prò il braccio che tenta J'opra’l collo del cauallo che
Unopotea lettorlo,et Vultimo colpo che gli diede fu
jòpra il capo che tutta la celatagli cacciò nella tefia
t - chtbcerueìlogh fece ufcir per gCocchi et per l’orec
„ chic, et cadde morto del cauallo a terra, & i fedeli
con lóuolontà deigiudici del capo aprirono la por
ta del Steccato & le dorelle che già l’afpettauano p
ritenerlo, perche già haueano uìfio morto filtro ca
Maltiere con grande allegrezza lo riceuervno,& ci
molto honore lo accompagnarono al fuo alloggia¬
mento . Ma Tirante però non fi uolje dijarmare 'tl
capo per non effer conojciuto,ma poi che fu dijhrma
to fi pofe molto bene in ordine, & quanto piujecre-
f - tornente potò fi mefiolò con gli alni Camllieri.ben
fu mala/òrtediffè l'Eremita di morir cofi tre cattai
* ticri,Mediamo qualfin fece’lquarto.Pofirafignoria
. deeCaper che quefia battaglia fi douea fora pie di,et
l'or due entrorno in capo il dì allignato prejente il re,
& lo Remagli giudici del campo,& tutti igra»
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♦ . R1ST. DEL CAV AttìE\ J
tignavi che nella carte erano,& combatterono fie-
rifiimamente per buon jpatio, & uennerft ad ab r
tracciare, & perforati tuno & Poltro le a%ge co- !
dere fi lafciorno,& cacciarono mano alle daghe che
per Ìlare tanto Erettamente abbracciati non fi po |
teuanoferuire delle fpade loro, fi tagliarono li cordo. \
ni dijèta con liquali erano legati li bacinetti * Come j
difie l'Eremita,Tirantc&gli altri fanno tantopo- !
co i che con cordoni di feto legano il bacinetto t &.
con qual altra coja fi può legare meglio, difie Diofe
bo,fe Dìoui doni lunga ulta in quello mondo, et pa
radifo nell'altrùiFigliuol mio, difie l’Eremita nell*
tuta gioventù,non che fia ufato diportare ne di fare :
ami,ma io fletti alcuni dì con uno caualliere chef». ,
peua molto dell'armi,et uiddilcytombattere in caia,
po aguerrafinita,eglifuria flato morto a quella uol,
ta,fe non fuflt fiato il cordone diJeta che portano, ,
et bora dirottiti figliuol mio come fi dee fare,prende,
te fil diferro di quel che fi adopra nelle lapade che •
fi piega ad ogni parte, et copertolo tutto di fetà a.
modo di cordone,et piu forte che’l legaretefempre,
fe piegarà in qual parte che uorrete,et uolcndolo ta¬
gliare non potranno, lafeta potranno ben tagli are,-. j
monomi ferro, et quello e buonfecreto nell'armi,. j
horauediamo la fin della battaglia. Signore difie t
Diofebo. Efiendo loro coft abbracciati et bauendo j
tagliati i cordoni de bacinetti fi diedero l’uno all’ab.
tro molti colpi,et caderonointerra, et Ivuoronfi co :
me nolenti caualtieri,etfubito che furono a piedi tof,
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TI^^T£ IL B1UVS°' *°0
norono le daghe nelle guéne,et pofero mano alle fra
de & uennero alla crudele & afrerrìma battagliai
chel Cauallier hauea gran defrerottone per gli tre
fratelli morti (Tarmiche gl'baueano morti, & man
teneuafi c ògraniiifima forza, et Tirate perno per
dere l’honore,et la fama,non meno di lui fi sforma—
ua in modo che faceano fatto d'ami i due Cauaìlie
ri,che tutti glifopraflati ne fiottano ammirati, et hto
vertano hauuto a piacere che tal battaglia non uenif
je afine,accioche non morifie alcun di loro, & quel
Ufi tornarono ad abbracciare,et glifuforgagittar
ma le frode,et venir un'altra volta alle daghe,et pof
fi ben dire Signor che alcuno dei Cauallieri non fu
feriti nel corpo,ma filo nel collo et nel capo di fitto
del bacinetto,perocbe hauendolo slegato,etftando-
gli largo cacciavano le daghe fitto il camaglio,et iui
malamente fi feriuano,apprefio tornarono un'altra
volta a cadere,il Cauallier hauea gl'arnefi delle ga
he di fluco di cartone coperto di foglie d’argento,
propriamentepareuanofihiniere, et arnefi, et alla
parte dietro lafihicna portaua cuoio di bue cogiun
to colpetto dinanzi Mera di ferro, et andaua mol
to leggieri, perche haueagrandisfìmo auantaggio ,
et però con l’animo grande et forza c'haueam fi le
norono un altra uolta et tornorono a far armi, ma
molto erano impediti l'un l’altro che non fipoteano
dare tanti colpi come harèbbono fattoper ibacinet
ti c'baueano slegati,cheliimpediuanolauifia, che
Imnonfi poteano uedere> Aia il Caualliere tanto fi
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MI S T. DEL CUrUlllE^
firinfe con Tirante che’l fece cadere , & Tirante d
tenne tanto forte abbracciata al cadere che gli fece
compagnia, & Tirante diede tanto gran colpo del
capo in terra che’l bacinetto gli faltofuori piu di tre
pajfa lungi, &trouosfipiu leggieri cheprima ì &f
paura di morire fece il Juo potere di leuarfi prima
che taltro,& fagli ben bifogno, che appena Tiran¬
te era in piedi che l'altro bauea le mani,& leginoc
chiù in terra per leuarfi, & egli che piu prefio fi f»
leuatOy&uidde l'altro che già ilaua per leuarfi, gli
dette con le mani fi granJpwta y cbe'lfece cadere dal
l'altra parte, poi il tenea tanto firetto che noi lafiia
tta maneggiare perche gl’hauea poflo le ginocchia fo
fra il corpo per uolerli cauar il bacinetto. llokuaU
lier ch'era in terrafentedo che girante gli tenea le
ginocchia al dritto delpetto fi uoltò con tutto il cor -
po,& col Juo arnefe preje l'arnefe di Tirate in modo
ch'egli no fi poti tenere, ma cadde dall'altraparte »
cJr allhora ciafcuno fi affaticò per leuarfi prima, ma
la forte et fortuna uolfè aiutare Tirante, peroche ef
fendoli caduto il bacinetto era piu leggieri dell’altro
che gli ualfe molto,& cofi lo ammalò. Signore io
bo copafìion della morte di quelli quattro CauaUieri
fratelli d armi,come cofi morirono.Et quefiomaino
fi uolfe dare per uinto.Ma uolje morire martir d'or
mi.Tirate,Signor,ha battuto di gran uenture, pche
i molto deftro nell’armi,et ha piu ingegno che fona »
et Ut maggior uirtu che ha, che molto gli dura la le
na,chejel cobatte dal mattino alla fera effeniofemi
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Tl^jAT^TE IL Bl^i^CO. 101
prc tutto armato già mai fiperde per la lem, qne*
Ha è la principaluertà chepoffa battere il Cattatile
re che ha da far arm,difie l’Eremita. Fediamo uoi
■altri Cauallieri che fetegioueni, & intelligenti nel f
efìercitio deU’armi,qual efiimarefti piu,effere for¬
te, non deliro ne ingegnqfo,o molto deliro, & in
; gegnofo,& non forte.fra quelli Cauallieri che gli
erano furono uarie eppeniom. ^Apprefio gli diffe ,
thè uortfli uoi piu preUo douendo entrar in batta-
glia accordata egualmente,& che co fi douefti com
battere armato à cauallo àjfiada ferrea ffironi » •
fproni fen^a (pada:percbe con aerila ui dico ch’io
ho ujMo tal battaglià .Anchora dinanzi al Duca di
-Milano uìddi fare un altra battaglia,&fu pollo in
elettione di due Camllieri che fi uoleuono male, l’¬
uno a cauallo,& l’altro d piedi armati egualmente
•con armi dcfenfiue,quello da cauallo portauafpa-
da folafenxa altre armi ojfenfiue , quello da piedi
fortuna lancia conm pugnale. qual di qncfle eleg
gerefti uoifefuHe richiefUt bora lafciamo que fio,
difie l Eremita à Diofebo,ditemifé T ir ante ha fot
to altre cauallerie in quello bonoreuolepaffo d’ar¬
mi a guerra finita. Signore io usi diro,diffe Diofe-
bo.v4ppreflo à qutfii quattro Cauallieri che furo-
no morti,uenne unualentisfimo Caualliere natiuo
di Scotio,che fi nominaua k illaformofa,& ungior
no efiendo nella corte inprejèntia del re,et della rei
na diffeà Tirate ftmil parole. Caualliere uirtuofoja
cui inclita fama d'infinita bontà & genfde%ap
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H1S. DEL CjtVULLIET^
per tutto il mondo rijfdende,&io udendo quellafm
venuto dalla terra mia la fiondo difiruireilmio P^e
& Signore,il quale bquelloche la Scotio fignoreg
già, & la cagio ne della mia uenuta è che un giorno
m raccommandaua per gli miei peccatila una gen
ttl donna che tiene l'anima mia cattiua,& ella non
uolfe efiaudirela mia dimanda ne prendermi à ner
cede.Ma con crudeltà mi dijfe,ehe giamai nonni
farteria fino à tanto che non bernesfi combattuto »
& tanto in campo chiufo àguerra finita > quel Ca-
ttalliere chetantagloriain quefio mondo fi ha fa-*
futa acqui far e .EtpcròcJJcndouci Tirante quello
acuì lamia Signora mimanda, ui ricerco perfor¬
dine che hauete riceuuto di caualleria che meliate
admettere la mia dimanda àguerra finita à canai -
lotconbacinetto Jcn^a uifiera,eleggete uoi l'altro
armiyche meglio uipiaceramo, &ue ne renderò
motta g ratta che hauendomi io elettouna parte,&
che uoi eleggiate l'attra.T^on tardò molto Tirante
à rijpondergli. CamUiere à me pare che la uoftra di
mandafiapiuuolontaria che dinecesfità,&mcon
figlio che laiafciate per tempo di qualche bifogno,f
thè battaglia & guerra finitahforte & di mala di
geHione,&perche anchora nonfonfimo dellaper-
fona mia,che nonfon ben guarito delleferite ch’io
ho,cheper uoUra bontà & gentilezza cercate al¬
tro Caualliere de quali trottante in queftaprofilerà
corte tanti & di tante uirtù, che in ogni defi derio
itofiro ui CQntenteranm.Benpotria efier quello cbo
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TlUstriT E IL BIACCO, io*
noi dite,diffe il CaualUere y ma chepoffofare io fola
mia Signora non fi contentai io non combàtto co »
uoi,& non uuole altri che uoi ? &fe per paura di
morte reflate di combattere mecojui off ero epa di-
nani} olla maeflà del Signor I{e dami uno peqgo
darmi auantagggio,pur che non fia la fpada.Ioper
falute della perfonauoflra mi efcufauoper non uem
re à battaglia con uoi,diffe Tirante.Ma poi che tan
to mi sforiate,& me ne ricercate,non uorrei che i
buoni, Cauatiieripenfasfino che per poco animo il
facesft.lo fon contento con l’aiuto della diurna boa
tà difatisfam,& accetto la battagliadella richie
fla uqftra,& poi c'bautte cominciato ad eleggere
unapSrte dell'amico ut do libera facoltà, benché
J me s’appartenga,che uoi le eleggiate tutte ado-
gtù utile uoftro,delpeigo d'ami che mi offerite di
darenon l'acettarei,& pomi che colparlar uoflro
m’habbiate tocco con tementina bollente . tìora
poi che fama daccordoffiffeil CauaUieremi Tira
temharete à giurare,& farefacramento, qui in
pr.efenfia della Maeflà del Signor I{e,&deUa Eeì-
na,& de buoni Cauallieri che qui fononi non accet
tare ricbiefla d'alcun'altro Caualliere,ne combatte
re con alcuno yi però che leggiermente patria foguire
che ferefliferito y offefo, o Hroppiato in alcuno de m
{trimembri, & la battaglia per uoi accettata non
potriauenire à quel fine che tanto io defldero. Et
Tirante in prefentia d'ogniuno fece il giuramento.
UCaualliere dato.chebbe compimento ad ognicofa.
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HIST. DEL CjlV ALLÌFF^
tolfe commiato dal I\e & dalla fritta, & da tutti
quelli della corte, & tornofiene in Scotia,doue fup
plico alla Hpina che fi degnaffe di dargli campo fi-
curo&lafciar ucnirela battaglia a fine fecondo
eh’erano daccordofra loro,& la Remagratiofami
te gli conceffe di mantenirgli il campo ficurofra ter
mine di quattro mefi dapoiche laccettatone fu fot
ta,accioche Tirante hauejjì afiai tempo per poter
guarire.Signore,perche à Tirante mancauanoida
nariper ponerfiin ordine delle coje necefiarie per
andare in Scolina fare la battaglia, manièra co fa
difuopadre & madre quelfuo anticoferuitore,&
fapeapiu che tuttigli altri defecretìfuoi,il anale
quando fu al porto di Doble per paffare Ormare
trouo lì tutti i feruitori delti quattro Cauaìlieri che
Tirante hnuea mortoci quali flauano ad affetta -
re una naue,che preftamente fi douea partire per
paffare in terraferma, & quando fi furon raccolti
binane iljeruitore di Tiranteprefe amicitia con
loro,&parlando detti quattro Cauaìlieri mortifep
pe come l'uno era il re di Frifa,& l’altro fuo fratei
lo il re d’^Apollonia, & reflò molto admiratopren
derido alterationcper la morte del He di Frija , il
quale era fuo naturai Signore,& cominciò a fare
granlamento dolendo fi dellafua difauentura^tcoit
lagrime che in abóndantia correuaw da gli occhi.
fuoi,& cor, pietofa uoce dicea piangendo .0 [rifto
& difauenturato me qual mala forte m'ha condotti
ebs con.aiuto mio fifia armato Cauattiere chi bob**
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• Tl^TfTE IL BlWìfCO io*
èia morto il mio Signore naturale ? ben fu grandi
la mia difgralia,che à tal Cauallierehaues/ì da fer
ttire.O fortuna,perche hai permejjo ch'io uajfallo m
nocentc d’un tanto Eccellente Signore,come era il
%e dtFrija Signor mio,fia flato partecipe di tal col
fa nellafaadolorofa mortt?quefie&altre fmilpa,
troie addolorate , & di molta compas{ione dicea il
feruiforedi Tirantejl qual fi nominanti Maldona-
tOyche tutti quelli eh'erano nella naue reftauano ad
mirati delle gran lamentationi, che quefio pouer»
gentil’kuomofacea,& durò tanto che peritarne i
notitia di quello antico Caualliere,ilqual era mae-
f Irò tfi cafa detti quattro Cauallieri morti , il qual
flaua dentro nella nane ferrato in una camera pian
gendola/ua difauentura,& ufi) detta camera con
tutto il dolor Juoy& tirato il feruitorc di Tirante
da parte, pregollo molto che gl diceffe la cagione del
fuo eflremo lamento. Signor e rijpefe il gentil’huo-
mo'to fon uajfallo del fe di Frifa ,&bo padre &
madre nella terra fua,& di molta poca etì
ttfcìdelfuo Bggnoy&pajfaiper mia forte&difgrtt
ita in Bertagna,& mi trouai mferuitù di quefio C*
ualiiere che mai noni hauesfi comfciuto , ch’io l’ho
aiutato armare àfare le bandiere, & foprauefle à
far Spingere gfifeudi » & tutte le cofe necejfarie
per la battaglia ineguale t che uno Cauattiere foto
hauefie a far morire due fiegiy& due Ducki , &
quefio b il dolore che piu iniattribula * quando io
feqfo che I ha fatto con inganno . Adendo
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KlSTk DEL C jrotLLIEX
tantico Canottiere cofi parlare ilgentil’huomo con
dujjelo dentro nella camera fua,& uolfe Japere co¬
pie tutto il fatto era pafiato,& hauendo udito quel
lo,che egli gli narrògli diffemimico,/e noi amate il
ueftro naturai Signore uiprego che lafciate ilfirui-
gio di Tirante & nettiate meco.Il gentil'Immo per
la fideltà, amore, & beniuolentia che haueua alla
patriadoneera notino, lafciòdi andare in Berta -
gna,& quando fu in terra fermafé ne andò col Ca
uattiere,ma prima trono un huomo,& pagollo mol
tobene accioche portaflein Bertagnale lettere di.
Tirante,ma armati che furono nella maggior cit¬
tà di Frija l’antico Cauattiereuenne col creaty diTi
rante,etrouorono tutti quelli della città,dfdel Bf
gno molto addolorati per la morte del loro BS ,&
Signore,&per la relatione dell'antico canottiere
henne il cajo à notitìa di uno canottiere che hauea
nome Kirieleifon da Mont’albano,ilquale era difee
foper natura daGigante,perche era digrandisfima
flotteràfortisfìmo,& animofo piu che ciafiun al¬
tro,&con uerità era Cauaìliere ualentisfmo,ìlqua
le difie in prefittila di tutti,che queflofatto non paf
feria fetida condegna punitione del peruerfo canot¬
tiere Tir ante,& prefiamme ordinò una lettera,
& tolfe un He d’armi che hauea nome Fior di
CauaUeria , & ma donzella, accioche andaj-
Jè per parlare,&il re d'armi per operare , &
fi pofiro dentro una nane , & bene accom¬
pagnati pafforono in Inghilterra, & quando fu*
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71HjA 71T1 IL BI^TiCO. 104
tono dinanzi al Re, la donzella con sforzata uo*
cedifie.
COME GIVT^SE l^COfifTE DEL
Bf d'inghdterraum donzella con una lettera
di disfida a Tarante,incolpandolo di tradimen¬
to nella morte del re di Frifa,&compagni.
Cap. XXV.
I O fon uenuta qui dinanzi a ^ a Maeflà tua per
far richiamo & domanda contra un falfo Caud
lieresche fifamminare Tirante il Bianco, i cui fot
ti fon benneri,&fe gli} qui,uenga ottanti ch'io gli
dirò come anchora noni un mefe compito che egli
congran tradimento^ malignità, &con arme dif
firmiate,& digrandeinganno con lefuefalfe marò
due Begi,& due Duci ha morto. Come può effere
donzella,difJe il B£,queìlo che uoi dite, che egli l
un’anno paffato che Tirante è nella corte mia, &
mai non houisio,ne faputo,ch’egli babbi fatto tal
cofacome uoil‘incoipate,&f}>ecialmente ne cafi dì
tradimento?alcuni parenti di Tirante erano liy che
gli uoleferofatisfarcjl re dijfelor che taceJfero,per
che non permetterla che alcuno le parlajjezpoi che
Tirante gli era che’lfacefiero uenire>che egli uolea
fàpere come paffuta quefto cafo di tradimento > &
congran preflezzp fondarono adire a Tirante, il
quale'trouorono che anchora era in letto > & non
era leuatOjcheper dar ripojo al corpo per caufa del
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; HTST. DEL CjtVULUEtfi
molto /angue che bancaperfò,& per le ferite che
ancbora non erano ben guarite non fi leuauala mote
fina per tempo.Et per quello non fi ritrouò a quel
l'bora cot iche andana à udire mtffa, magli difie
re che una donzella era uenuta dinanzi al Re &
la Rtina,chelo incolpava di tradimento.^ih finta
Maria difie Tir ante,già mainonpenfat in tutto il
tempo della vita miadifarfimilcaJò,&comc ejfer
può che queHa do ngella fia uenuta tanto male in¬
formata ad oppormi contea ogni verità cofi borre*
da infamia?& moltopreilo fu uettite finga allac
dar fi, & fiacca fi dare uno manto tutto lavorato &
recami di perle & d’oro,però che gli haueano det-,
to,che con la donzella ueniua un re d armi > t*r à
frettolofi pasfit andò dove erg ilrejlqual atta por-,
ta della chiefia l' afi>ettaua,&con animo ualorofio da.
Caualliere.Signor e,chi e quello che me infamia di
enfio di tradimento?lo fon qui per defendere la ra
gìonef ho nore,&la fama mia,la donzella che co¬
nobbe che egli era Tirante il Bianco ,fi accodò a
lui,& difiègli.O traditore,& mal Caualliere,ingiv
do,nell’or dine di cavalleria, (porgitore delfiangue
Reale,che con armifalfificate,e d inganno hai mor
to con le tue proprie mani crudeli due Duci,& due
fratelli Regi,F uno di Frifa,&l’altro di ^.ppoìlo-
nia t &di tal morte non ti puoi efcufare,ne liberarti
feniagrannota &punition crudele 1 nella tuare-
prouataperfona. 11 re parlò,et difie CongelilifcDto
mifalui la uitafiononfo ne ho conofciuto che regi
fiati»
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Tl\Jt*{TE IL BlAJiCOr io?
fiotto uemti nel mio regno,& manco nella mia cor-
te.Et come Signore, rijpofe la donzella» nbnha la
MaeSlà uoflra in memoria i quattro cauallierifra
felli farmi pochi giorni fanno, che parlare non uo-
leuano,& conduceuano con loro quattro leomcoro-
natilsiydiffe il f{e,ben me ne ricordo > ma /opra la
Beai fede noflragiamo! non potei /opere quelli che
fi fusfino, ne di qual terra, che feiohauefii faputo
che lorofuflèro fiati B£gu& uemti nella corte mia *
mai nonbaueria confinato che hauefièrofatto ami
volontarie aguerra finita, però che'l pericolo è gran
iisftmoì& non deue ejfere conceffo a Begifare ar¬
mi uciontarit,& jpteialmente a guerra finita,fi le
fufferoateceffarie gran ragione gli faria flato. Ma
fien uipoffo dire con tierità,chegiamai nolfeppi: Di
tenti donzella chi erano gli Duchi ? Signore t lotti
dirò rifpofe la donzella, funodi loro era il Duca di
Borgogna, ilquale uenne qui a uoflra altezza per.
ambafeiatore-dd i\e di Francia. Benmi ricordo di
luiydifle ilEe,& molto mi duole la morteJua » &"•
chi era f altro?Figliuolo dell'Imperatore di jilema
gna,rifpoJe la donzella,& era Duca di Bauiera » &
il traditore di Tir ante con inganno > & malignità *
con quelle maqi di mal CauaUiere, ebegiamai non
perdonanola morte ad alcuno tutti quattro gli ha
ucci fi. Tirante non potè piu/apportare che parlaf-
fe pittima con grande ira diJfe,donzelU » io ut prega
per gentilezza che ui regolate nel parlar uofho,
efilafwte fare olii CauaUieri alliquali tocca quefio
o
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■ HIST. DEL CsAVALLl'ET^
fatto, jlppreffofi voltò Tirante tterfo i Cauallieri,
& diffe, sio ho morto i quattro Cauallieri io l'ho fot
to come doueuo fareferrea inganno.,& fen%a auan-
taggio d’arm.Ft peto la Maettà del Signor che
i quid giudici del compost i nobili Cauallieri nepo
tramo rendereuero tettimonio,& io miuoglio/ot-
tometteredifiarne in giudicìo dinanzi al Signor re,
& igiudici del campo.ydendolo il HS parlare cofi
giuflificatamente ne retti contentisfimo, & non
manco igiudici del campo, & di/fero tutti che Tira
te era ualentisfimo Cauallicre,e2r molto fauio . Vài
toper il He (tarmi Fior di caualleria le parole di Ti
tante fegli accoflò,& inprefentia di tutti apprefen
follila lettera di Kirieleyfon da Mont'albana . Ti¬
rante gli fece lafeguente rijpofia. He darmi per l'of
fido tuo feiobligato dare & prefentare lettere di
battaglia,& accordare Cauallieri & gentil’huomi
niicofì in battaglie neceffarie come uolontarieje re
cercate nefei , & perche alle uolte la effecutioneb
dubbiofa,io dinanzi alla Maeflà del Signor He, &
della Signora Hpina, & inprefentia di mùgli al¬
tri accetto la lettera, & riebietta, jegli è di batta¬
glia a guerra finita,oJefono armi a piacer e,o càu¬
li,o fufle per altra cofa retto con lui Raccordo, &
tolfe la lettera>& inprefentia di tutù fu letta , la-
qual era del tener Jeguente. A uoi Tirante il Bian¬
co piu crudele che leon famelico mal commettito¬
re &lporgitore delfangue Ideale di quelli bene aué
turati Cauallieri He di Frifa signor mio, & HS
/Google
yf^tlZ! 1 ^ A7 ^ TE 11 BT '*‘K C0 - tÒ6
'JpoUmiasontrmiWé, & Amiate & non ci
^£5^***?* * hw ° re > &perche
ehione,farobiafimatopermetti buoni CauaUieri
Mi?S Ul % &mrdÌma ' & ^Mor*perjòi
HJrrZ r pm ° P Z C ° m ^ no *4'”*™ dentro
jZeccato meampo cbtu/o a guerra finitadorne fefuf
Jediperfonapofiatn libertà od ogni mia requifltii
5^
UjJUe, m ,cVM riUofirìV^i,^?,
ggsasttsss-!
h chefaperet il uorranno,Jcritta, & Cottofcrìna rii
marnano,fìviUata ^ vL.i^ 7 imo J c ™ ta «
jj tradimenti * * <M ”* caUa Uiere me infamia
H tradimento t « «,« ne defenderò fino alla mone,
r\ _
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VIST. DEL CAVULUEI^
laqual in me terrò comenientemente, fé mai fu con
fentientemente di mula fronde, ne inganno, o inge¬
gno decettorio alcuno contrai quattro CauaUieri.
Io ne fon ben certo diffe il !\e,chél noftro honeregli
è fatuo. Et però poi che'l cajò èfeguito andiamo al¬
la chiefa di S.Georgio,& udita che hauremo qui la
meffa,fapendo noi che loro fono Hegicoronati fare
mo a loro quello honore che meritano. Igiudici del
campo difJero,che era gran ragione,&che cofi fi do
ueafare. ilBg&la opina con tutte le cartigli an
dorano,èffe Tirante, Signore,ioricerco alla Mae-
fià uoflra;& a giudici del campo, poi che gli f{egi
fonoflati morti per me lecitamente,con ogni ferità*
& fenici inganno,fraude, ne decettione, pqj che la
Maeftà uo firn gli (tuoi trar di quellafepoltura doue
Jòno,& ponergliin altra,mipare, fecondo la ordi¬
natone per l'altezza tuttora,& per igiudici del ca
po ordinate,. eh io debba armato andare dietro a lo
ro,fin che ftano dentro aU’altra/epolcura, & que—
floaddimandoper faluare la ragione mia, perche
cofìdigiuHitiafi dee fare, il He teme configlio con
i giudici del campo,&altri CauaUieri,& tutti fu¬
rono d‘accordo che Tirante addimandaua cofagiu-
Ha fecondo le ordinationi ch'erano fiate fatte.diffe-
gliilVrencipe di Cales,benualete Tirante efferpa
feiutotthonore, chenon ui contentate dibattergli
mortbche anchora uolete piu da loro. Signore , dif¬
fe Tirante, tantogrande è il pericolo dettarmi, &
tantofangue è ufeito della perfona mia * ch'io non hot
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Tl^AJ^TE IL BlU^fCO io f
membro adoffo,che non midoglia»&fe Uro baueffe
ro battuto di me quello ch'io hohauuto di loro» fot
tohauriano di me altramente» ch'io non ho fatto di
loro» & peronon lafciaria quello honore ch'io non
lo riceuefii fecondo i ordinato per fido etprattica
d'armi per cofa deimondo. Et con gran preHezja
fi andò ad armare»et armato tutto in bianco»con la
ffadanuda in mano »<on tuttala fuacompagnia di
donzelle et Cauallieri»eon infimi fonatori, trombet
te» tamburini»Begid'armi,Maldi,’Pafiauanti,fe ne
entrò nella chic fa di S. Georgio. il ^e et la sfitta con
tutte le eunuche già erano adunati s'accoflorono al
la tomba doue i quattro Cauallieri erano » ciafcuno
ferfejnuna coffa ben chiufa et impegolata » et cofi
haucuanofatto di tutti gli altri Cauallieri,accioche
Vedendoli i parentigli poteffero portate nelle Uro
' terre. Tir ante con laffada dette un gran colpofo*
pralatomba»et difie.lfcanogli l{egi che addormì*
tigiacdono, etfubitogli mimflri dellagiuiìitia a*
prirono la tomba» et trafiero le due cafie doue era*,
negli due Begi, et per commandamento del negli
pofero in mezgo della chiefa doue haueano fatto ap
parecchiar due grandi et alte tombe, con molti rie
chi drappi di broccato per terra» et le tombe caper
te,etquifuron polligli due tgi, alliqualifufatte
U maggior honore che fare potefiero, con tutte quel
le cerimonie,che fi ufano difarea^egi. Dapoiil
gli fece fare una beUisfima fepoltura dilegno aloe»
lavorata congrande artificio et matteria » et fa*
0 i
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UlSt. DEL CjtVALLVÈR
fra aUafepolturambel tabernacolo,#- gli fece di
fingere le armi degli due Regi,&fopra all’ami lo
ro erano, quelle di Tirante,& intorno allafepoltu-
ta erano lettere doro che diceuano,quigiaceno il re
di jtpoHonia,& il Re di FriJ'a fratelli, liquali era¬
no Regi coronati, & morirono come ualentisfim
CauaÙieri martiri d'ami per mano di quello mttio
fi Caualliere Tiranteil Bianco,& quando la fepoltu
ra fu fornitali Re gli fece porre dentro i corpi lo-
ro.Finite che furono le eflequie delli Regi, il Re &
la Reina fe ne tor nò, & Tirante nel meggp di tut¬
te le corti & Siati, con grandisfimo honore frac*
compagnato allo alloggiamemofuo , & doppo,que -
fio come il fu di firmato diede principio a fare ri*
fiofia alla lettera che il re d’ami gli haueua porta
to, laquale fu del tenorefeguente . Chhrieleijon da
Jdont'albano io ho riceuuto per Fiordi Cdualleriif-
Re d armi una uoflra lettera partita per *A.B.C .
fcritta&fittofcritta di uoSìra mano, figliata col fi
gillo dell'armi uefire,laquale contiene parole uili et
dishonefle,et pomi che fimili ragioni nonfliano bt
ne in bocca di Caualliere,che uoglia con parole colo
rate moftrare alle genti di Mendicare la morte delli
due Regi,& fi uoi hanesìi tal de fiderio qual dimo¬
iate hauere non mi doueuate firiuere, mauemr
uoi qui, poi che fapeuate ch'io ero nella corte del Si
gnor Re d’Inghilterra, & perche gli fono Caupjlie -
ri,che piu defiderano cercare che trouare, & dove
diceti che io con armefalfe & disfimulate,con ttadi
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TI il BIOTICO. 108
mento mejcolato infimebo mortogli due Efgi, m
r ijpondo che mentite,& tante uolte battete mentito
quanto hauete detto,& tanto mentirete quanto lo
direte fio gli ho morti come Cattalliere, dentro cani
po chiufoycon quelle proprie armi cofit off enfine co¬
me defenfiue» che lorojè haueuano elette, & per la
mttoria che mi ba conceffo il noilro Signor Dio , le
mie mani hannofaputo guadagnare il prezzo & lo
bonore dinanzi alla Maeflà del Sereni fiimo I{e d’¬
Inghilterra^ de giudici del campo, come combat
tendo Cauallier combattente con loro, non conofcen
do & non fapenio quelli che fi fujfero,& tanto be¬
ne era la morte apparecchiata per me quanto per
loro.Et quandogli magnifici giudici del campofio -
np adtfmandaih & per uoi,& per altri trouarett
con tutta ucritàiche loro fono uemti contro me or-
^ornati con armìingiuHe,& non da Cauallieri,perche
'*'';*’* con imprefa fatta uermero portando nelle gambe
[chimere di carte argentate di foglie d’argento, &
altre cofelequali non mi curo di dire,& defenden¬
do il cafo a me per uoi iniquamente, & malamente
impoBo la ragione,et lhonorc,&lafama mia,con
l'aiuto del mio Signor Dio & della madre Sacratif
< fimafua,Signor a noftra,& del bene auenturato ca
ualliere MonfignoreS. Ceorgio, io fon contento di
( accettare la ricbìeftauofira,a tutto tronfilo, a ufo,
& a-cefiume del Idearne di Francia, et perche a me
appartiene di eleggere l'armi, & diuijare la batta
„ glia perii carico che mi bautte dato, io nonuoglio*
si 0 4
tnST. DEL CJLVALLlEHf
cauallo acciocbe non diceBi cbe’l fujfe flato per a»
uantaggie di quello quando ui hauefii morto o tin¬
tomi a piedi con azja. difette palmi, fen^a erofet
ta ne fallo tnagiflerio>tale come fi èaccoBumato di
portare in li’Zga ouer Beccato,confonda di quattro
palmi & irtelo dal pomo fina alla punta , & con
pugnale di due palmi & mc^o, pregandoti non
mi fermate piu che non accettarei lettera uofira»
ma uenìte,& fin^a procuratore ch’io ui asfìcuro di
torti la fatica di andare per le corti di gran Signori
di riuerfarmi l’armi > &di molte altre dishoneBàt
cbefonoufcitediuoBra falfa bocca ,fottofcritta di
mia mano,& figillata col figlilo dell’armi mie par¬
tita per *A. B. C. Ideila città di Londres fatta adì,
13. di Luglio, „
COME ÌL CMV J.LLIEH. KlI^lÈ-u.
leifon uenne per combatter con Tirante fopra la
querela della morte del ire di Frifa, e compagini
e come uedendo lefepolture de i due He, e campa
gni,di dolorefe ne morì. Cap. XXVI,
I II giorno feguènte cbe’l He d’armi prefintò la let
ter a a Tirante bebbe la rifoofta, & preflamentje
fe parti con la donzella & armati che furono in
terra ferma fubito jeppe Kirieleifon da Mont’alba-
no,come lo He darmi ueniua con buona rifoofla,&
difoacciosfi di metter fi in ordine di tutte le cbje ne-
cejfarie,& quando lo H£ d’armi & la donzella fi*
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Tl^yi^TE IL BI^tTiCO. io*
rotto (attuati lejjè la lettera,& il giorno feguentt tei
fe commiato iatutti iparenti,&partii fi della ter¬
ra[ita molto bene accompagnato,& il t{e (tarmi/è
' ne ritornò con lui, & camino tanto perfue giornate
per terra & per mare fin che fu damati il Bg £ In-
gbilterra.quandohelìbefatto riuerentia al Bp & al
la Bpgina,dimandò quale era Tirante > & per il Hg
d'armi chauea ueftito il manto che Tirante gli do
nò quandogliprefentò la lettera,ilquale flimaitano
che mlea tre mila feudi gli fu moflrato,ilquale gli
dijfe.SÌgnore,quefio è quello che mi donò quello ma
to ch'io porto,& d quello diedi la lettera mitra,et
quello l’accettò &mi fece la rijpoHa.KirieleiJon an
dò un pafio uerfo Tirante,&fimilmete egli uer/ò lui
& afbraccioronfi,r^a nd con buona uolontà,parlò il
caualliere & difie, Tirante poi che ftamo concordi
della battaglia noftra per me ricbiefia,&per uoi ac
cettata[applichiamo al S. Re,& a quelli che hanno
poterà di farlo,che quefta firao domattina cipo-
marno in campo,et lafciarci compir la nofira batta-
glia.lofoncontentisfimo,dijfe Tirate,&prefeto per
la man finiflra, fi lo pofe dì [opra, quando furo¬
no dinanzi al Bggratiofamente lo [applicarono, che
in quel giorno loro potefiero entrare incapo. Ji me
pare, difie il Ugno efier ragione,peroche uoi uenite
bora di camino,&fe altra co fa cotrariani accademie
lagete dir potrebbe che g flracchexga del uiaggió
tìffufie auenuto,ma pur negano i giudici,liqual uemt
$i,difiero che g co/a alcuna no fipoteafar,gò cWl dò
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H1S.DKL tALLl&K^
* paffuto era conce(fo &dato ad entrar in campo ehm
fo>& perforgagli conuenia affrettare quella giorna.
tariffe Kirieleifon,io farei piu contento di poter ma
dare a eJJ'ecutione quello per cuifònuemto ,che fe
mt donaci un Regno,per contentare la uolontàuo~
fira dijfe Tirante già dentro il Sìeccatoefìeruorrei.
il Re & tutti quelli della corte li feciono grande ho
mre,& il Trencipe di Calesper fare dìjfretto à Ti¬
rante molto ilfauoriuaperiljuo alano, che gli ha -
uea morto , & perche hauta combattuto i quattror
Cauallierhche egli con attriuolea combattere, onde
coreana tutte le cofè,che'danno & disbonorerijulta
reglipoteJJero.lt giornofeguentc Kierieleijonfup-
plicòalprencipe di Cala,cheandafero allafepcdtie
ra deUidue Regi,che gliuolea ledereJe cofaatcuna
gli mancaua. 1 ìprencipe di Cales per contentarlo fio
contènto d‘andargli.Quando* il Caualliere uidde la «•>
fepoltura flette ammirato, & uidde i quattro ca-
mllieri,& uiddefopra qaeliì gli altriquattro feudi
diTirante,liquali ponere gli fece quando uinfe eia-
firn diloro,perche allhora toglieua ilfuo feudo > &
quello del caualliere,che hauea uinto,& incantine»
te atta chiefa di S. Georgio portar il facca,& al Trio
re della chiefa il racconiadaua,acdò che quando tot
jiafe nella terraJuà gli potejjèfar por nella fua ca¬
ptila per hauer quella mondana gloria. Kirieleijott
conobbe incontinente l'armi del fuo Signore » & del
Rediu4polloma,& detti Duci,&mandò da gli%c-
ohifhoiabondanti lagrime, & con gran gridi della
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TÌRjAXT E IL BIACCO. MO
morte delfuoRe & Signore fi lamentata > & tanto
fu il dolore c’hebbe,che con gran fretta corfe per di
Ipiccareglifeudi di Tirantc,&tanto era grande,che
con le mani gli agiurtgeua,e prefili » con grande ira li
gettò per t errargli altri iui apppiccati lafciò, &
cefi piangendo nel tabernacolo l'armi delfico Sigm
re dipinto uidde,&fopraloro quelle di Tirante, &
col capo gli batti tanto,che quafime^ tramorti
to reHò,mail Trencipe &gli altri che gli erano glie
lo leuorono.quando fu ritornato infe aperje il taber
nacolo, & uidde ilfico Signore nel punto che slam,
prefeli tanto dolore crudele,mescolato con ir a tanto
eftretna,che lafelegis feoppiò, & qui incontinente
morì.FJ certamente fel nofujfe morto nella forma
che fece^ne fariafuclkfio una pesfima giornata, c he
faputala tutouaper Tirante deigrande oltraggio ,
"ihe netti feudi ilcauallierefattogli bauca,fubit& fi
armasfimo trecento huomìni tutti in arme bianche
con Tirante.il Trencipe per forza bauea ad aiuta
re KirieleiJon,& cofi faresfimoperuemti alle mani,
che molta gente morta & ferita gli faria Hata dell ’
una parte <& Caltra,&fecondo ch’io ho udito reci-
tarc,queflo Kirieleijòn era molto amato &fauorito
dal Re,che fugià di Fri/a,il quale altra che gli ha-
ueadato molti de beni fuoifhauea fatto tace Re di
tutta lajua terra,& quejìo Kirieleifon banca un'al
trofiefftello che dal Re già di ^Apollonia mancofduo
rito non era,& l’un fratello Haua coll’uno Re, &
l’altro coll’dtro,& quando il fratello feppe che &
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VIST. DEL CAVJ.LL1ZK
rieleifon era per combattere, et per uedicare la merr
te delli dui Èrgi,con molto dolore,& affanno fi par
tì di Apollonia per andare doue egli era, & arriva
to inFrifaaddimandò di lui,etfeppe nuoua certa co
me erano pochi giorni eh’era andato in Inghilterra
per combattere con Tirante il Bianco, &fenza al¬
tra deliberai ione fi partìper andar al mare. Quan
do fu al porto trouò li feruitori del fratello, che gli
raccontorno il cafofuo , & egli con grande ira, cofi
perla morte delti T^gi, come per la difgratia della
morte del fratello,Jubito s’imbarcò, et pafiò alla cór
te del I{e d’Inghilterra, & innanzi che gli andaffe a
farriueretia uolfc andare alla Chiejà d iS. Geòrgia»
& egli nongli trouò gli feudi,che Tirate alJitoallog
giumento gli hauea fatti portate. Ottado quello Ca
ualiere uidde che non gli erano,fece la orationefiua >
dapoiguardò lafepoltura delli I[egi, & delli Duci?
& il luoco doue era pollo ilfratello,continuamente
difilli andò da gli occhiJuoi muc lagrime,et lamenta
dofì della loro difgratia, partitofi di qui andò à fare
riuerenfia al F{e & alla l{eina,& addimandòfubi-
to di Tir ante,ilqualeallhora Slaua à parlare co una
dama,quado Tiranteftppe che quel Caualiereload
dim andana lajciò le ragioni della dama,& andòpre
fiamente dinanzi al Bp , t il Caualicre che’l uiddefé
principio à tal parlare.
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TI^A'^TE IL BIACCO. ili
COME TOMASO DA MOT^T'AL-
hano uenne a cobattercon Tirante, [opra la qué
rela della morte del I{edi Fri/a,e compagnia
del gran pericolo in che fi uidde Tirante, et quel
chenefigut. Cap. XXVll.
T irante io fon uenutoper vendicare la morte
di quel uertuofo Cavaliere M- Kiricleifon di •
Monte albano mio fratello,& per drittodarmi ri -
fiutar non mi douete, et per quella ricbiefla che mio
fratello ui uoleua combattere, per quella medefima
ui combatterò ioà tutto tranfitoJen^a aggiungerai
neleuarecoja alcuna.Caualiere,rifj>oje Tirante,la
uoftra richieda detta uolontaria,& ne neceffariafa
ria, et tal battaglia non haueria luogo,et igiudici no
la lafciarianouenire allauera fine di tutto tranfito*
tarlate di uofira bocca quel che dire douetc,ch’io ui
asficuro fegltè l'honor mio,che in breuefaretefervi
todi tutto quello che dimandate. Tir ante,à me pa¬
re ch'ioui habbia detto affai per venire alla pratica
de Cavalieri, rijpofe egli, &tantò piu uedete qui la
la lettera che mio fratello ui manda, & la rijpofla
per voi fatta col figlilo delle uofire armi fìgiìlata,
tutto quel che in quella lettera fi cótiene à tutto tra
/ito ui eobatterò iofiringete la battaglia diffe Tità-
te,et non m ponete per li rami,che tutto quello, che
detto bauete non gli balla,di uofira propria bocca
/ l’haUete à dir,altramente la ricbiefla no accettarei.
IoJònperfom cÒgiuntaàKmekiso diMÒt'albano ri
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H 1 ST. DEL CAF ALLIETA
jpofiil Caualiere, & ferrea dire tate baie,& non a»
bendare in tante parole, dico come da gran tradito¬
re battete morto il mioJ<oprano Hp & Signore il He
di Frifa, efuofratello il He di Apollonia t che gratto
famete mi banca allenato, & per quello cafoditra
dimento td offerijco come àrequiritore battaglia 4
tutto tranfito,mejcolandogli la morte del mio buon
• fratello,ch'io tanto amano,& fece fine al fuo parla
re.DiJJe Tirate la concordia della battaglialo accet
to come à defenditore del cafo di tradimento per no
Jlro fratello, & per mi impoFlomi, & dico che mieti ■
teperuoflra falfa bocca,nonrefla p'tu in noi altri ft
no che poniate il mftro pegno in poter de giudici del
capomcciocbefe alla giornata per loro asfìgnata noi
ptacaFìe,fecondo il coHume deificarne di Fracia,co
me uoFlrofratello l'hauea richieda,et io accettata t
iopofla ufare tutte le dritte pertinentie di defendi-i*
tore contra requmtore di cajo tanto enorme,et brut
t odiquale per due fratelli mi è Flato impofto.Leuof-
fi il Caualiere del capo la beretta cbe'l portarla,et
Tirante tolfe una catbena d'oro,& lepofero in poto
flade giudici del capo, fatto quello i due Caualieri
$ abbracciarono, & bajeierono 4 modo di perdono%
chefacea l’uno all'altrofe 4 malignano, il dìasfi
guato alla battagliai Tironie perg uadagnare il no
ftro Signor Dio dalla parte fua, all’entrare della
chiefa prefente il He » dijfe al Caualiere, io farei ben
contento,fel uipiaceffe,che fra mifufìe pace,amor,
&buQnaamwitia,éjrebeH9i4meperdonaHi i etio
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riXA^TE IL BIACCO, li*
perdonarci a uoi le ingiurie che nostro fratello &
noi m battete detto,& nonpenfateche per codardi*
dichi questo , augi fon apparecchiato d’entrare in
battagliaciafcmbora che gli giudici me lo com
mandammo , & mprometto d’andare à piedi nu¬
di atlacafa tanta di Gìemfalem,& fargli uno an¬
no & uno dì,per lanime de Begi, &de Duchi,che
io ho morti di mia mano , tir per la morte di uofìro
fratello., di cui non ho faputo cofa alcuna, farcia-
Jfcun dì celebrare trentatre mejfe. Quello Caualie-*
re era nominato Thomafo da Monte ^tlbanohuo -
modi e frema forza, & molto ben proportionato »
«*r tarpo allodi corpo , che Tirante à fatica gli ag-
giungeuaaìla cintura, & era molto piu udente Ca
ualieredi Kirieleifortfuo fratello,quando il Caualie
re udì cofi portare Tirante,pensòfrafe che procede
m da paura quel, che ìhauea detto,& molti altri Ca
uatierilo uolfero giudicare,et era tutto il contrario,
che egli non lo faceafe non per far alcunafatisfat
tione della morte de gli quattro Caualieri. Molte
dorme, & Donzelle differoà Tirante ches'accor¬
dale con Thomafo da Monte Albano, & che non
entrafie con lui in campo,per eh'egli era il piu forte,
e il piu grande buomo che in tutta Chriflianità in
quei tepifi ritnmafieset Tirategli rijpojè. Signore,
no dubitate di cofa alcuna,che felfujfe doi udite mag
gior ^quello chegiti, et fuffe tanto forte come San
fone, poi che'lferro ha da ejfere mczjo fra noi,non
dubitOiCbe'lmifuperi, guardate Tirante, difiero lt
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H1ST. DEL CUVjtlLlEl^
àamenon douetepoco estimare lactfa che da/è fifk
eftimare afiaiyche non uoresfimo che perdesti il me
rito della fede,& le Cauallerie , & gli honoriyche
per uoSlrauertù ut battetefaputoguadagnarc,tutti
in un punto fi perde/fero , eh'al pari di uoi altri di
gran ualore Cauallieti non fi trouorno,&per ciò ut
ttoresfino configliarepregarefie meggo/tpotefic
ritreuare che nonfi facejji quefta battaglia , molto
nefaresfimo conJolate.SignoreJi rijpofejo hofatta
1‘offerta,da qui marnai fiappia egli quello chefia da
fare.Sia il nofiro Signore dalla parte mia,& il refla
uenghi come uenir posfhio fio ben che’l Caualiere i
ualentisfimo,& tal fama gli danno per il rifondo»
<2rperò del ualore d’alcun di noi nonbijògnadarte.
Slimonio t & molte altre feguhhetal ilodato diuir
tù,che ne pofiiede molto poca,hora datemilicentia,
che è bora che mi uadi ad armar e.Tutte quelle d/t-
me fi fedone uenire il Caualtiere,g>r molto lo prego
rono che di uolontà delle parti la battaglia cefiafie»
& giamai il canottiere non gli uolfe adherire » angi
con molta fuperbiagli rijpoJè,che ne per loro,neper
perfona del mondo cofa alcuna nonfaria.Toi ibe’lre
hebbe de finato a llhora asfignata li Caualiieri andò
véna al campo in queSìa forma.Thomafo da Moni’,
cibano andaua à piedi tutto armato & portauagti
quattro lande ba fie,& laprima lancia era il Tren-
cipedi Calescon molti Duchi che la portauano, ca-
uatiieri,& honorati gentiluomini la lancia di die¬
tro fortauano>& egli in me s^j» di tutti andana «
&cofi
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T IF^AT^TE IL Bia\CO. Il}
& cefi fino alla porta del campo dotte era una gran
tenda tirata lo conduffèro,&in quella ilpofero. Tut
tiquclli che l’baueuano accompagnato da lui com¬
miato,tolfero,& Tirante andana con le quattro la»
cie,mapero non uolfe conjentire che caualliere le
portafferòfe no dongelk,a tutte le quattro parti, lt
piu belle,le piu galanti,& meglio in ordine di tut¬
ta la corte,&lui andana in me^go (òpra un bel ca
Hallo leardo con moltifonatori,trombette,& tam¬
burini,eflrema allegrezza dimoftrandò. Quando
Tirante fumila fua tenda ringratiò tutte le dame
del molto honore che fatto gli haueano, & tutte le
donzelle t i nginocchiorono in terra, & fupplicorno
alla diurna bontà chedtffe vittoria a Tirarne .Glifi
deli eletti & li giudki tolfero prima Tomafo di Mo
t’albano,ptròcbe glierarequiritore,&lopoferode
Irò al campo in un picciolo padiglione che ciafeuno
hauea di cttanino all’un decanti,et ciafcunportava
in mano un uentagliettoper fignar li quattro canto¬
ni del {leccato.^Appreffò entrò Tirante,però ch’egli
era defenditore,& fece riuerftia al l{c,& alla 1[ei
na,& fignò il campo . Fatto qucfto ciafcun fu nel{ito
padiglione# numero due frati dell'ordine di S.Fra
•cefco di offèruantia per commandamento de giudici,
& gli tornarono a confeffàre. Finito quello con un
poco diurno, eSr di pane gli communicorono , che in
quelcafo il corpo di Giefu Chriflo nonglihaucrian
da to,poiche li fratifuronpartitifuori del §leccato,
vennero igiudici del capo,& pregorono molto il ca
V
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m$T. DEL CJV^tlLlE^
mllìer ch'era requiritor che uolejfe gdonar l'ingitf^
rie chefatte li haueffèro,&di ciò lopregaua il re,al
Ihora ilcaualUer rifpofe.Signori molto magnifici be
potete ueder che nò ì al prefente tepo ne bora ch’io
debba pdonar l’ingiuria del mio t{e,et ftgnor il re di
Frifa,et del miofrateUo,et di quél che m’hauea alle
nato il re d’Apollonia,et p cofadelmodo,nef tutto
il teforo , la gloria, o I honore ch’io potefjèhauer la
dimanda,et richieda mia nò lafàarei.O cauaUier e,
differo igiudici,ponete le dijferSticinlibertà tioftra
in poteli à della Maeftà del Signor re, et di noi altri
giudici del capo,che ui trarremo,& alleggieriremo
la maggior parte deUhonorp noi, gchefete rfquiri
tor,et l’offefa deluoftro naturai Signore,et di uofiro
fratello,et del re ch’alleuatouPhauea, etfìamo quif
faremeda del tutto. Deh rio mi dite tate nouelle dif
fe il cauaUier co grafupbia,ch’io uogliola battaglili
et nomi parlate di cocordia, che fdono nexocordia
alcuna egli rio può hauer da me,fe rio con la mia cru
dele,et togliete fj>ada,et darò morte nefand fiima a
quelmal cauaUier,etgra traditor Tirate il Bianco,
falfificator d'armi no ufi tate poirtar in battagliafra
cauaUieri d’honor.Come fetetale,diffono ligiudici,
che cofupbiauolete uincer le battaglieinofapete co
me lucifero ne fufcacciato dal cielo,eperfe la cate
dra hefortunata deU'eternagloriàuoledo ejfer egua
leaqueUo che l’heuea creatoi il Signor ch'è burni¬
te & pietofo, pieno di molta mifericordiaperdonò a
quelli che tato mal lifeciono^efopra la croce ilpofe
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Tl^T^TE IL MIOTICO. ir*
ro.Et fecìono venire vn prete apparato,&col cor
po di Cbrifio in mano entrò nel padiglione, & diffe
gli,non eJJ'er crudele Catta lliere al tuo Signore dir
creatore,ilqual t'ha acato ad imagine dir fattura
jut>,poi ch'egli perdonò a quelli che mortegli det -
tono,per dona a quello che buonamente dei perdona
re.il Caualliere s inginocchiò,quando ttidde ilpre-
tiofo corpo di Chritto,& adorollo.poi difie,Signor,
tu perdonaci a tutti quelli che morte ti dettono,Io
non padano, ne uoglio perdonare a quel traditore
reprouato pergiuro di Tirante il Bianco. Igiudici
. andorono alpadiglione doue era Tirante,et gli dif
few,fel uoleuaperdonare alfuo contrario. Tirante
rijpófe, hauete parlatocol requiritore ? SÌ,loro gli
difiero,io parlarocome defenditore rifofejèl Ca~
/ ualliere uuol battagIta,io fon qui apparecchiato, fel
mol pace,io fintile ,ueda egli quello che gli pare il
meglio,dir piu ficuro per lui,che di tutto io farò con
tento.Ligiudici udendo la buona rifotta di Tiran¬
te tornorono al Caualliere,& difiongli, noi altri fia
mo flati da Tirate,ilqual ne haojferto di fare tutto
quello che noi altri giudicaremo, & però uolemo
borrnai che poniate quetto fatto in potetti nottra,
& con l'aiuto del nottro Signor Dio l’honor uoflro
benJaluogli farà. Et quetto mi dijpiace, difie il Ca-
ualikre,cheuolete tormentare quel che tanto iter
mattato, afiai parole hauetefofo, & quanto piu ne
direte,piu in uano le fonderete. Difie l’uno degiu -
dici. Deh partiamoci, che nonftamoper trouar co*
P 2
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VIST. DEL CAVALLI E^
fa cheuaglia in qucHapuomo crudele.Tare tronfi li
giudici mal conunti dal CaualUer,et feciono tre fo¬
gni daciafcmaparte,& partironil Sole feto io che
fi coftuma difarc,accioche non dejj'e piu nel uolto al
l’uno che all'altro , fatto quello li giudici monta¬
rono fui catafalcoloro,&fonò una trombettai & fi
fece grida per tutti li quattro cantoni del/leccato ,
che ndfuffe alcuno che baut/Je ardire di parlare,tof-
firetofare cenno fi fignalefitto pena di morte ,&fe
dono fare tre forche fuori del Ùeccato,& fatto que
fio la trombetta fonò. Leuorono li padiglioni>& pope
ro li Caualieri nel primo pegno* & li quattro fedeli
ftauano conuno,&gli altri quattro Jlauano con fdi '
tro co una lancia che dinanzi à eia firn di loro (enea
no gli due all’un capo,glialtri <Stc dall’altro capo »
& quello feciono per detenire li CaualierifiCciochc\
non prendeffepiu terra l’un chel’altro,& ueniffero
egualmente t & portauangli la lancia al dritto del
Uentre,accioche non gli faceffe fallidio nella lancia
daz$a,o in quel che in man porfauano. quando fu¬
rono nel primo fegno fletterò per buon fpatio,& tor
nò à fonar la trombetta laqual era al catafalco del
J{e,& degiudici.Quando shebbe toccato l’addolo¬
rato fuono, dìjfe uno Rfi d’armi , lafciateli andare
per far il debito loro,i caualier ipafforno nel fecondo
fegno,appreffo un poco dì [patio tor nò à fonar e la tro
betta,& esfi paflorno nel terzo fegno, et l’unoJìpua
al dritto dell’altro,la terza uolta che tòcco la trobet
tariffi tire darmi,Infilateli andar,et li fedeli aldo
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TT^T^TE IL BUH^CO. Hf
ro le tacie fi opra al capo loro,et lafiiorogli andargli
cauallier fi affermò y & non fi mofife, & Tirante che
uidde che non fi moueua fi uoltò un paco al trauerfib
del capo,et andana fi paffeggiado quando il cauallie
re fu filato un poco penjando corfeutrfo Tìrantf, &
diffegliìUoltatitraditore,ctluirilf>vfi:>tu ructi, ó fio
praquefio cobatto y la battaglia fu tra lor molto àn-
ra.Et fcbe il cauallier era tato grado, e di tanta far
%a,daua colpi tato potati a Tirate > che ciaf cuna mi
ta chcttaccauaglifea inchinar dcapo bc baffoni a
do fu durata cofii buon (fiatio la battaglia ,ct u / parer
d'ogniuno Tirate hauea il peggiore,? forcagli coi. e
niua porger fi a diftfiààl cauallier gli tornò a dargli un
cotpo tato fiero [opra il bacine tto y chel fece ingir.oc
ehi a fin terra, et tirate co fi come ftauato l'uno del
Jeginocchia in terra gli tirò una puta dag$a,et det
* tegli neWangUwaglia y etftrilìo y cbe noportauanbra
che di maglia.Tirate huosfi con nàtn(ìeyga,et la
battaglia diuenefraior molto finte, et molto fiera*
però cbe'l cauallier che fi fentia ferito ftfiaua di con
durla a fine in poco d'hora hauedo dubbio che togli
ufafifè troppo Jangue,tt tirigli ur. a futa al dritto del
la uifila co tantaforga,che li pafiiò la laniera del ba¬
cinetto >et Vinfri t i%ò y che la pitta detraggagli tocca,
ita il collo,etfecegli alcune picciole ferite et cefi in-
frugato lo codujfv dal meggo del capo fin a dar del
le jfalle nel fileccato, et lì il tenne f buon Jfatto, che
Tirtinte piedi ne mano mouere nonpotea, & già Si
gnor ha tifilo la Signgriawfira*che quando Qfanm
V i
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HIST. DEL CAV^LLIEE^
le battaglie a coftume di E rada, cheJelft mette pie ,
di,braccio, o mano fuor a del/leccato fi igiudici ne
fono ricercati digiuftitiagliela deno far tagliarci
certamcte in quel cafo.io efiimauo molto poco la ut
tadi Tirate,et e fendo co fi informa detta difopraU
cauallier non poteafuperar , ondelafciata l’agra co
lama delirali leuò la uifera del bacinetto et col cor
po et co la man fmiflra lo tema forte infriggato, et
battendoli leuata la uifera col guanto gli daua mila
faccia dicedogli confefiatraditor iltradimito chai
fatto, quando uidde che Tirate no parlauamdicea
coja alcuna pesò di cauarfelo della mano tra legua*.
eie et il bacinetto, et quado uidde che lo tema m oltp
forte,lafciò l'altra ma dall’agga,et trattoft ilgitàtQ
glie lapofe nell'altra parte fra laguacia, etldfiafa
ta,et Valga cafeò in terra . quando Tirate fi uidde
desfriggato et libero da quello,per che moltoglieraS-
prefìo, algò l'algaJua,et conl’unadelle mani feri-,
uail caualliere nella mano, poi con la pitta gli dette
due ferite in modo che glifu forga di leuarglilema
ni delbacinetto.il caualliere trouadofi fenga agga,
& Jenga guati trofìe la ff>ada,laqual pocogU ualfi,
che Tirate uedendoft libero digra colpi lo toccano,
& coftlo fece ritirare fino all altro capodelfieccq
to,et fecegliporre leff alle a legni di quello, quando
il cquallier fi uidde in tal punto fece principio a td
parlare. Miferabile et tri fio me finga uentura,ben
futrifta l’hora detlanatiuità mia,et le è fiata gran
de la mìa difgraùa di perdere gli guati, & l'agga
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TlK^tTiTE IL BIJUCO. ir 6
ch'era il meglio di tutto quello chaueuo. bora cattai
lieresdifle Tirante tuoi mhauete incolpato di tradì-
vitto, remntiateall'infamia,et lafciaroum torre li
guati,et l’azza et torniremo un’altra uolta a cobat
ter a tutto tranfito.Tirante, dìfie il caualiier,Je uà
mi fate quejìagratia dibuongradorenuntiaròa tut
to quello che uorrct e. Tirante chiamò gli fedeli,&
predenti loro all’infamia del tradimento il cauallier
remntiò,& egli gli donò l’alga t et li guati» benché
hauefie le mani ferite» & la ferita dell’anguinaglia
che glifaceagra danno f la quatità del [angue che
per dea. Tirate s’acconciò la uijera del bacinetto,&
po/efi in meggo del capo a/pettado l’altro . quando
ilcattallierbebbe recuperato le (ite armi tornò alla
battaglia molto piumalorofo che prima» & dauanfi
fifrisfimi colpi finga pietà alcuna.Tiràtt ha quijla
Aertù,che no fi può giamai perdere per ltna,lAjual
gli dura quoto uuole,& l’altro Cauallier, coftcome
era grande & grofio,haueua molto .poca lena, &
molte uolte gli màcaua,& ripofiuafifopra l’alga
per recuperarla.Tirante conoscendo il mancamento
jfuononiolajciauaripofare ,accioche fi Slraccafie,
& acciochefanguinafie teniualoa cianci e, bora fe
gli accoilaua molto,bora /egli allontanaua,in mor
do chel pouero Cauallierefacea ilfuo gran sforgo
di dar maggior-colpi , & piu mortali che poteua,
ma alla fine per il /àngue che lui haucua perfo ,
& ptr mancamento della lena che non lo aiuta -
Ha » uenne in punto (he le gambe non lo poto -
r 4
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HIST.DÉL C^VALLIEU^
ùanofoftenire. quando Tirante conobbe che i colpi
che'l canottiere gli daua,erano molto deboli, & che
molto poco gliJentiua,fe gl'accollò con l’a'qg alta »
[opra il capo al d ritto deWoreccbia tanto gra col
fogli diede,che tutto il coturbò,et un’altro gli ne ri
tomo a dar che gli fufor^a a cader in terra,perche
era molto pefante il gràdisftm* colpo che gli diede
Tirate,e co gra preft eguagli fu adoJJh,atylli la ut
fera dal bacinetto, et per amaigarlo il pugnale nel
l’occhio gli poje diddo, cauallier di buona ventura
Jalua l'anima tua,et non uolere confentire che uadi a
totalperditione,cocediti p uinto,poi chai renutiato
al richiamo, et all'infamia che tu et tuo fratello mi
hauete impoflo,et damiti p leal et libero, cbe'l's. no
ftro chi conofcitor della ueritfaet uincitor iIèlle bat
taglia ha uifio l'imocentia mia, laqual no meritala
mate in coja alcuna,ma come cauallier co ogni pen¬
colo delta mia pfona ottenni uittoria de figgi, et Dtt
chi,col diurno aiuto,effe tuuuoifar queflo ch’io t’ho
dettolo fon coteto difdonarti.Toicbe la fortuna ha
permeJfo,et uuole che cofifia,difie’l cauallier,io fon
coteto di far tutto quello mi comandar ai p liberare,
la mia miferabìlanima dalla morte eterna.Tirante
chiamò i fedeli,et inprejentialpr fi difdijfe, et meli
dei brutto et enórme cafo di tradimmo, che impoflo '
gl’hauea,eta’ T^otari del capo atto publico leuar ne
fece,“Poi che Tirate l'hebbe lafciatouenir ì me%%p
del capo, inginocchiai oft in terra rendi lauderà Dio,
forche ton l’ aiuto fuo baueua ottenuto uittoria> &
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Tl^TfTE IL 117
a fimil oratione principio diede.0 Sacratisftma Tri
tùtàgloriofa,inginoccliat) ti adoro,baciando quefta
terra,che cofi come à quello chefei un Hio,un Signo
Ire,un Creatore,dalqual tutti li bene fidi riceviamo,
ti fta dato honore & gloria, & lande,bora, & per
ciaf un tempo amen. 0 Giefu Cbritto faluatore,et re
dentore del mondo, ti prego per il charo amore che,
ci porti, &per latita glorioja humanità, &per il
tuo pretìofo /angue che da peccati mi guardi, & à
buon fine mi conduci,et delti meriti delia tua amara
morte partecipe mi facci,& rendofi Signore infini
te grafie delli molti honori che m'hai conceffo,& mi
conciedi ciafcun dì, non effendone io degno per effer
un gran peccatore, ma per la tua infinita mijericor -
dia&ytetà,di. quefto pericolo, & di tutti gli altri
ptjtai uoluto liberare.Ondepiacciati perimenti del
tatuaJacratisfìma pasftone diuolermidar uht'oria
cantra tutti li miei turnici, poi che m’hai conceffo et.
poflo nell’ordine di caualerta,mi facci graia che ad
bonore & gloria tua, in augmento deliafinta Fede
eatbolica,quella mantenir poffa, et non permettere
Signore che in alcun tempo mi poffa lametare dite,
accioche alla fine per cuifon creato peruenire io pof
faàte immaculata t'ergine,Regina del Varadifo,
aduocata de peccatori 0 uera madre di confoit ione
grandisftmegrafie fi rendo,& altuogloriofo figlino
lo della uittoria,& honore,che di qui tta battaglia,
& d!tutte l altre ho ottenuto.0 Vergine degnano
miabbandonare in alcun tempo , acciochepojjà loda
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ttlST. DEL CAVJ.LLl-E\
re & benedire,bora & fempremé i l tuo gloriofofi
gliuolo.lAmen.Finita l'oratione f ironie fi leuò, &
andò al Kg & a giudici, & fupplicolli che fi fatti fa
cesftnó digiuflitia, e i giudici difmontorno nel capo
& fecero prendere il Cauallicrc,&uolto con le (pai
le indietro lofeciono condurre fino alla porta del flec
catofen^a alcunaarmaoffenfiua,& Tirante conia
jpada in mano gli andauapreffo à faccia à faccia , e
quando furono prejfo alla porta del fleccato affer¬
marono il Caualliere,& difarmare lo fecero,cr git
tauano ciafcun pezgo d’armi che gli leuauano di Jo
fra dalHcccato m modo che cadeanofuori di’jtutto’l
campo.quando fu difxrmato del tutto i giudici detto
noJenteritia,dandolo per falfo, disleale,jfiergiuto, &
mancator di fede co fi al routrfo con lafcìliena c
bauea uolta uet fo la porta del fleccato prima che c/a
fcun altro ufcir lo fcccro,& co/i con molti impropt
rv\ che i fanciulli gli faceanoftgutndolofempre a la
chiefadi S.Georgioloconduj]ero,nellaqual entrati
uri Tafananti tolfe un bacii diftagno , & con acqua
molto calda per il capo,&pergli occhigli diede di
cendo,queflo è quel Caualliere di/detto &uinto,che
ba mentito della fcde.^ipprefjo uenne ii re cori tutti
H fati,corti,donne,& donzelle ,& Tirante andò a
eduallo armato cofi come era l'accompagnorno fino
allo alloggiamento del re& iui le don-felle il difar-
morono,& gli medici lo medicorono i & ueflisfi un
manto di broccato foderato de martori tikellìtii che
gli donò il re,dami con lui cenare ilfcccydopò cena
- >0 . £_
' TIUjAmTE I-L-Bianco. 118
fi fedotto molte datile cbe tutta la notte fino ap¬
preso al giorno durorono.Dapoi Signore che’l Ca-
uallier uinto fuguarito, fi fece frate nel ntottafierm
della offtruantia di San Francefctbnon molti dì di¬
poi fi partiafimo con licentia del re, & con Tirante
per fargli tumore al dì della bottiglia di Scotio an-
daafmo,& perii re & perla reina ch’era giudice
della battagliai del campo,quando loro furono dt
tra alfieccato p ribattere che uidde che’ljuo Caual
Uereportaua il bacinetto con auantaggioi&congra
fronde non uolfe che combatteficro fe non un poco ,
•& nonla/ciòuenire la battaglia à fine . rediamo
mi. altri Cauallieri dotti d'honore ,& nell'armi.
Tiranti in prefenfia del re & di molti nobili
Signori Cauallim fe giuramento foieime
di non entrare in battaglia , & ditmnfe im¬
pacciare di far armi alcune fin tanto cheque-
■Sìa battaglia non fufie uenuta a fine , dipoi
venne Kirieleifon di Mont'albano che lo ri-
chìefe di battaglia incolpandolo di cafo di tra¬
dimento , à quali di queSii due douea prima at-
tendere%o dgiuramento chauea fatto pre}enti bua
m cauallieri,ò d cafo di tradimento, che Kirieleijon
& il fratello gli hauèua impofiot molte ragio¬
ni fi potriano allegare per ciafcuna delle par¬
ti, ma io lafcio la determinatone à buoni caualie-
fi d'honore.Che dirò alla S.uofìra di Tir ante,in un
deci campi di peccato à tutto tranfito è entrato,,&
di lutti e fiato uTncitore ferrai altri che n’ha fatto
ed by CjOO^Ic
HIS. DEL C\AViALLIET^
eh’erano armi fatte a piacer e,& a mlontà.SÌgnore
Offe Diofebo , io latterò dato faflidioalia Signori*
uoflra,con tante ragioni y cbe ho efplicatoJa cena citi
ardine, & Tirate àqueflauolta h maeSìro di cafa\
Dopocena dirò alla Signoria uofira l’or dine,& fra
tenuta che'l Signor i\e iInghilterra ha flahilko*
laquale qua fi è fìntile all’ordine della tamia rotori*
dacheilbuon Bp jlrtk ir quel tempo compì di fa-
re.DiofebOydifle l’Eeremita,molto fon conflato del
fiile del uoRro gentile ,fT auìfato parlar e,& ditut¬
ta laprattica che nel iìildcU’armi fi h [erbata & in
ficcialità dd fantpfò Caualiere Tirante, che tante
buone & uirtuofe Caualerie in molto gran gioucxtit
hafatto,et certamente,io mi terrei il pili felice Chri
Siano del mondo s’iohauesfutn figliuolo dtfi uhtuo
fi & compito di tantebontà,& nell'ordine diQaua
lerìa tanto faputo cheJet uiue potrannodire che fa¬
va il fecondo monarcha facendo l’Eremita fultime -
parole, uenne Tirante con molta humilta & col gi¬
nocchioni terra gli diffe. Degno di molto hanore ,fe
alla Signoria uofira fuffe in piacer e di accettare una
ficciolacenada quefli miei Signori & fratelli, che
quifono-Molta J,aria la gratta che la Signorìa uofira
a loro & arre ci faria J l uirtuofo & pattìco in ogni
gentilezza con far eia molto affa bile fi kuò,et diffe,
per ben che à me nonfìa conceffo di far questo, per
compiacenti,& amore diuoialtriio il farò,&tut
ti infìeme andaronoprefio alla lucida fonte Vene tra
Mattono molte tauole apparecchiate . Toiliàjedae »
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Sf; Si
ii nutrico. 119
a n$r data la benedittioneper il preferite Eremitafuro
n noferratici uiuandefirtgulari,&• in tanta abondan -
” tia,comefe propriamentefusftno in unagran città,
•i; però che Tirante gli haueafaputo prone dere,quella
ferapafjorono con molto gran piacere parlando di
& diuerfe Canalerie che nette honorate fette erano fla
'*■ te fatte,tefuali fe tutte doucffe recitar e,mi manca~
f* ria carta, & inchiostro, ma il dì feguente quando
v l’Eremita fu ufcho di cella, ■& chebbe finito di dir
!* lefuehore, Tirante conglìaltri gli uermeroincon-
'* tra,&tnuigU feciongranriuerentia delginocchio,
•’V facendogli molto honore,& egli molto gratiofamen
itegli rirtgratiò del grande honore che tutti gli face
etano. Teff tftftià fed^e nella iter de & florida pra
w terra cofi come haueano coSlume di fare , l'Eremita
* t gli tórno con grande amore à pregare,ch'egli potef
f fefaperecome era fiata inSlituita quellafraternità,
* ' che per il J^e fuo Signore bara moltamente era Sia
* ta fatta, fra tutti ì Cauatierifuron fatte molte coir
[t tefie qual di loro parlaria,et da tutti fu data la noce .
* d Tirante, & egli non uolfè dir e,ma pregò Diofebo
t | che coft conihauea dato Uprincipio,uoleffe dar fine.
1 i ' Et Tirante fi letto frandoffene per dar ordine Uba
< • nere le cofè, che hauea da ferrare il padre Eremita,
, i il mrtnufo Diofebo fece principio a tal parlare,
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BIST. DEL C AVjlLL IEH
COME IL J{E D’l7lGHlLTEI{l{yi ,
perun bellissimo cafo inHituì unrnouo ordine di
Caualltria,detto l’ordine dellaGarrotcr'a,&quel
che i cauallieri di tal ordine doueuano ojjeruare «
Cap. X XV11.
G ià era paffuto l’anno,il dì,& lefefte folenni e
rano compite,quando la Maestà del Bp man¬
dò à pregare tutti gli flati,che uotejfero affrettare al
cun dhperciò chetfolea fare publicare una fraterni
tà,laquale nuouamente hauea inflituìto di» uentifii
Cauallieri,delti quali alcun&ion erayp*fo,ne rifu
tato,tycoft di buongrado tutti furono contenti di re
ftargli.il Signor re ueramente, fecodo ch’io &"quefti
Cauallieri che qui fono habbìamo udito recitare »
&per bocca del medefìmo I[e,la caufa,& Hprinci
fio è Hata queHa.tìauendo il Bp un'giorno difolaZp
foche fifaceuano molte danze dannato ,reHò per
ripofarft al capo della fala,& la Bpìna reftò con le
fue donfelle all’altro capo,&iCauallieri dangaua
no conte dame,& auenneche una donzella danfan
do con uno caualliere armò fino à quella parte do -
ue il I{e sra,&nel voltar che fece la don fella il lega
me della calzagli cafcò,&alparer di tutti doueaef
fer dellafìniHragamba,& era di cimofiad Caual-
liieri eh’erano apprefio il Fpuiddono il legame eh’
era caduto in terra àqueHa donzella chefe nomi -
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T1\^XTE IL Bl^t^CO HO
nana Materfilua,&nóapenfate Signore che quella
fujje la piu bella delle al ere,ne che cofa di quello che
mottraua fufie piu gentil'. >haueaun poco di appari
tia>& era un poco libera nel damare, & nel parla
re raccontaua ragioneuolmente, ma Signore fe ne
trouariano di quella trecento piu belle >& piu ag¬
gradate. Ma l'appetito,& la uolontà degli faenti¬
ni in molti modi repartiti fono,un Caualliere di quel
li ch'era appref/ò il I{e le diJJ'e. Materjilua hauete
perfo l'armi della uoìlra gamba,parmi che babbia-
te hauuto trillo ragaggo che male ui l'hafaputo le¬
gare,ella un poco uergognofa refi ò di dannare,&tor
nò per tarla, & un’altro Caualliere che fu piu pre¬
tto dile tta tolf e.il teche uidde il Caualliere haue-
re il legamfprèfìamnte lo chiamò,& difiegli che
glielo legaffe alla gamba fopra alla calga alla parte
finilìra di fitto dal ginocchio, & quello legame ha
portatoli l\e piu di quattromefi che giamai la re¬
gina non gli dijfe cofa alcuna.Et quando il re me¬
glio fi omaua,& uiflo da tutto il mondo di meglior
uolontàilportaua,& non fu alcuno in tutto quel te
po chauefie ardimento di dirglielo Je non uno atte-
uofuodlqual eglifauorvua.Vedendo che quella cofa
duraua,un giorno chefoto fi trouaùa co lui gli difje.
Signore Je la Matfià uoflrafapejfe quetto ch'iofo,&
la mormoratane di tutti gliietterni & forettieri,
& del mede fimo regno uojlro,& detta reina, & di
tutte le donne d'honorè,ckepuo efier, dijfe il He?
dimmelo fàbito. Signore io ui dirò che tutti fian-
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- H1ST. DEL CAV ALLIETA
re admirati duna multa tanto grande che uottrk
altexja hauolutofarebbe nella fuaperfona ideale
a uifta di tutto' l mondo forti tanto lungo tempo fi¬
gliale d'una minima,& deietta donzella di buffa co
diùone.y fra le altre molto poco eflimata ,gia bu¬
fi erta che fuffe Reina,o Imperatrice. Signor nontro
uara uottraalteigain quitto uottro t\fgno donnei
le di maggior auttorita,di progenie,dibeUeg^atdi
gratia,di fipere, & dotate di molte piuuertù,& le
mani de Regi che fono molto lunghe che arriuano la
doue uogliono . B^fpofe il Re,dunque la Reina è mal
contenta di quetto,& ìforattieri& quelli del mio
RegnoJè ne admìranotdijj'e tal parole in linguaFran
ce/e. Pani foyt quimallu penfe, dice fa punito
chi mal gli penfa tìora io probi etì$atlfdfcliffe il Re
ch’io inttituirò, & far òfopraquetto uno ordine di
. Caualleria & una fraternità che farà in memoria
tanto quanto durarà il mondo > & in quel punto fi
fecefciogliare la cimojJh,chenon la uolfe piuporta-
re icon gran malinconia che gli rcftò>& nonne fe¬
ce però dimoflratione alcuna.Compito dipoi le fette
fecela ordinatone fiquente.Trimieramente fu fat
tu unacapella fitto inuocation del ben auenturato
Signore S.Oeorgio dentro un cattello che fi nomina
Andijor,lc.qual cape Ha fu fatta à maniera di choro
dichiefa di monotterio de frati , & all’entrar della
capello àman delira t ranfatte due cathedre , & al
la parte fmifii a altrt~due,& de li à bafìo in ciafcu-
napan efurono fatte ur.deci Cathedre in modo che
furono
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TI^ATiTE IL Bl^n^CO. ut
furono in numero di uentifii, & in ciajcuna fece fe¬
dere un Camlliere, & [opra il capo alto della calhc
dra banca ciafcuno una jpada molto ben dorata con
la coperta del fodro di brocato, & di ebermefino»
riccamato di perle,o di argentana, odi quel che a
ciafeun meglio patena lapin ricca che ciafcun fare
fOteua & dall'un lato della Jpada ciafcuno haueua
un’elmo a modo fatto di quelli co quali fi gioHra,et
quello poteuano hauere di acciaio ben forbito, o di
legno ben dorato, grfiòpra l’elmo era il cimiero del
la diuifa che’l noiea, {jr nelle Jpalle della cathedra
una lama Soro o Sargento,erano dipinte l'armi del
Camlliere & iui Stanano chiamte. Doppi dirò all* '
Signo ria uoflraj tjcerimon’e che nella capello farJi
debbonolaprim ni dirò i CauaUieri che furono
eletti. TrimiermenteilB^eeleJfe uenticinque Ca-
uallieri, pr con lui furono uentifei , il Bpfu il pri¬
mo che giurò di fermre tutte le ordinatiom che ne
capitoli fi contengono t ^ che non faffé Camlliere
alcuno che domandaffe quefio ordine che nonlopo-
teffe hauere.Tir ante fu eletto per il primo,però che
egli era Stato il megliore di tutti gli altri CauaUie¬
ri,apprejfofu eletto il Trencipe di Calef,il Duca di
Betafort,il Duca di Lincaflro,il l)uca Claf^etera,
ilMarcheje di Fofolech, il Marchefe di S. Ceorgio,
il Marchefe di Bjelpoggio,QÌouanm di Varoichgra
ConteJlabUe,il Conte di Mortabar, il Conte di Sa-
lesberìiil Conte di Stafort , il Conte di Vilamur , U
Conte delle Marche negre, il Conte di Gtoiofagutr
SL
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HIST. DEL CUVULLIEFC
da,il Signor di Scala Bpwpudajl Signor di Toggtp
uerde,il Signor di Terra nona, mejfer Giouanni sta
ario , mejfer ^Alberto di Ciuofch > & quefli furono
del l\egm. là forestieri furono il Duca di Berri, il
Duca di Temidi Contedi Fiandra, & furono tut¬
ti in numero di uentijei Cauallieri. Signor a cia-
fcun Caualliere che uoleuano éleggere per ponere
nell'ordine della fraternità faceuano quejla ceri¬
monia. Toglieuano uno jtrciuefcouo yOFefcowh
& gli danai Capitoli della fraternità cbiuft > &
figiUati , & ntandaualo al Caualliere che uoleua
eleggere chef uff della loro fraternità., & manda -
uagliunarobbatutta riccamata di garrotere»&
foderata di martori ^ebeltini, & un ma nto lungo >
quanto era la robba,fino a pied^ò3lfalfPttl armelli
nitche era di damafeo „dlcffandrino > con un cor don
tuttodì feta bianca per allacciarlo alto, & le ale
del manto fi poteuano gettare [opra le /palle, &fi
moftraua la robba,& il manto > il capirone era rie -
carnato & foderato d’armelliniyla riccamatura era
tale comelagarrotera, laqual era fatta in ftmilfor
ma, cioè come è una correggia da cingere con fib¬
bia & mazj^a, cofi come molte donne galanti &di
bonore portano alle gambe per tenire le calge » &
-quando hanno fibbiata la garrotera danno una uol-
ta della correggia fopra alla fibbia facendo unno-
do, crii capo della correggia pendeua quafi fino a
megga gar/b t, & inme^go della garroterafono
fritte quelle medeme lettere i foy t,qui mal
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t i il bittico.' u*
fi pen Ce. la rubba,& il manto» & il capirono tutti
fono riccamati di garrotere , & ciafiun Caualliere
è obligato lutti ligiorni della uita fica di portarla »
• coft dentro della citta» & uilla doue fi a » come de
fuori»o in arme»o in qual fi uoglia modo che fila» &
feper dimenticanza la lafiiaffe, o non uolefie por¬
tare» laqual fi uoglia I{e d’armi, .Araldo » o Tafa¬
nanti , che’l uederà andare finga la garrotera , ha
poteflà affilata di potergli leuar la cathena d'oro
dal collo» o quello ch'egli haucrà in capo» & la fpa-
da,o quel che'lpotrà, ancbora che fuffi dinangi al
J{e,& nella maggior piagna che fia, & ciafiun Ca
ualìfereper egni uolta che non la porterà è tenuto
didaredu^jju^foroal re <Tarmi, oall\Araldo,o
al TaJJauantt, & quello è obligato di dare l’uno• di
quefii due feudi in qual fi uoglia captila di S.Geor-
gio per cera,l'altro ha da tenere per fi, perche gli
ha tenuto mente,& quel Ftfcouo, o Jtrciuefiouo,o
altro prelato andana comeimbafiiadore della fra¬
ternità, & non del He, & conduceua il Caualliere
in una chiefa qualfi uoglia che fià,& fe giti quella
di S. Geòrgia iui uanno dirittamente, & il prelato
glifaceua ponere la manfipra delialtare,& dice-
uaglilefiguenti parole. Voi Cauallieri che bautte
receuuto l’ordine di Caualteria , & fife tenuto in
openione di non ejfir rifiutato fra i buoni Cauallie¬
ri ±io fon mandato per imbafi'datore di tutta la
fraternità di quei profiero ordine del ben auen *
turato San Georgio , che per quel giuramento
H *
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HIST.DEL CUVJ.LLm\
(he fatto battete che tetterete tutte le cojejècretc,
che feruta diretta , & indiretta di parola & per
fcritto non le mamfefUrcte.il caualliere promette
per uWtu del giuramento compire,&feruare tutte '
le cofefopradette , & datinogli li Capitoli, dapoi che
gli ha letti fe gli accetta fe inginocchia in terra di¬
nanzi aW aitar e fi imaginedeS. Georgio,& comol
tohonor & r'mrentia riceue f ordine della fraterni
tà&fe accettare non lo uuole ha tre giorni di fra¬
tto da pensargli,& dice,& può dire la miaperfona
non b difroftaper riceuere un tanto alto ordine, co¬
me b quello padre di molta ecceìlentìa & uertà,et
toma a riferrar i Capitoli,&fatuergli dentro U fu»
nomc,& cofìgli rimanda per loj pjjafciatpre a quel
li della fraternità.
Il primo Capìtolo b,Jel non è Caualliere allettato
tn armi non posfi effeve della fraternità deliordine
del bene auenturato Signore S. Geòrgia.
il fecondo è, di non torfigiamai daljuo t{e , &
naturai Signore per molti mali & danni cheglifac
eia.
il terzo b, de aiutare e [occorrere a donne uedo-
ue,pupilli, & donzelle, &felfarà rkhiefto poner -
gli tutti i beni,entrare in campo diuifo con armi &
fetrza armi,& congregare gente,par enti, amici,&
ben nolenti, dar battaglia o battaglie a utile ciìtà o
caHelli,fegli accadere che tal Signore d'honoiefuf
JepreJo,& detenuto per forzo.
il quarto, che qual ft uoglia Caualliere che in or
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T E IL BMUCO. ug
mi ft traudrà coftin mare come in terra nonfuggi-
rà per molti inimici che ueggia, ben fi può retirare
in dietro tenendo la faccia alti turnici,o non voltan¬
do quella, & al voltar fi la faccia cadérla in molto
brutto cafo difalfo,&di{pergiuro,cacciandolo del¬
la fraternità digradàdolo di ciafcun ordine di caual
leria, facendo uno huomo di legno con mani, brac-
cia^r piedi armandolo de tutte armi, & ponendo¬
gli il fao nome proprio neUa degradatane .
il quinto h, fe il 1\ef Inghilterra prenderà im-
prefa per andare ad acquiHare la Terra fantade
Gierufalem, in qual fi voglia fiato che’l Cauallierfi
trouUò fiaferito, o babbi qual altra fi voglia infir-
nàta , fìa obpg atodi uenire per mare alla fraterni
tanofflTffiflfenPl acquilo di Gierujalem, a me
ch'io fono R£ d’Inghilterra,^ non ad altri tappar
tiene. Questiono i Capitoli che mandano a ciafcun
CauaUiere , e la garrotera che gli mandano f molte
' ricca, & ornata de diamanti,rubini,& d’altre pie
tre fine, s’egli accetta la garrotera,e uuol efiere del
la fraternità un giorno di quella fettimana fa gran
fella per tutta la città,&luogoldoue fia, & fi ue-
He quella robba, & caualca fopra un gran caval¬
lo leardo,fe hauer ne può & tutta l’altra gente a pie
di,& intorno alui,& co fi uanno a far e or ottone al¬
la chiefa de S .Geòrgia,s’ella vi ì, fe non ad un’altra
con due bandiere T una delle propie armi,& l’altra
della fua diuifa, da qui innanzi il Uggii nomina fra
felli darmi,o Conti, che tanto fignifica quanto fra-
fi ì
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HIST. DEL CUV
itilo d armi .fe alcuno di qucfli Cauallìeri è nell'io
fola d'lngbiUera,& /tafano dellaperfnafua è obli
gato di neutre in quel caflello doue fta inftituita què
flafraternità,& fe gli t fuor a dell'Ifola > & notigli
venga non importa coja alcuna, mafègliè nell’lfo-
lahada uemrgl'uit non gli uenendo dee pagare due
marche d'oro lequalifi debbono dtflribuir in cera,
il Signor fe ha dato entrata a ciafcun amo a que¬
lla fraternità quarantamila feudi t liqàali feruono
qui a queliti che io ui diròfyrimieramete per far le
robbe & manti da ueftire i Caualiieri della frater¬
nità , &per mangiar la uigilia & il dì di S. Geor -
gio,nelliqualiJe ha da farefolennisftmefefte . Io di¬
rò alla Signoria uoflra le cerimomechefifanno nel
la chieja la uigilia del Santo. Tutù quelli aè\ la fra¬
ternità hanno ad effergli con le robbe ch'io ui ho dei
to>&infitme debbono andar tutti a cauallofino al¬
luparla della capeUa,& alcun'alt ro non può anda¬
re a cavallo con loro che tutta l'altra gente dee an¬
dar a piedi » & quando far anno montati hanno ad
andare fino al pie dell'altare, & tuttiuentìfeifen-
%a far differenza alcuna dal fe a lorofe inginoc¬
chiaranno per far or adone t & fi porranno a federe
eiafeuno nella cathedra fua > quando fe uerrà a dare
Vincenfo due preti & P'efcoui Je allhora li faranno
l'uno da una parte/altro dall'altra delle cathedrc t
& tutti in un tempo daranno l'incenfo,& fimilmen
te alla meffa all'offerta , & alla pace. & quando il
ueffero Jarà detto torneranno con quelle medemt
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; Tl^^TE IL BI^T^CO. li+
i cerimonie, & finontaranno da canaio mima gran
| piazza cheglib * & qui urna la gran coUatione di
confetti, dipoi uerrà lagran cena, & mangiar anno
! tutti quelli che mrramo cenare - Il giornofeguen-
te chefarà il giorno del ben auenturato. Sa n Geòr¬
gie torneranno con quella medefìma cerimonia, &
prima che odano mejfa, debbono tenóre capitolo ,
nel quale bada ejfere con loro nel configlio un di
armi, cheè flato eletto per queHoche fi chiama
Garrotera > al qual ogni uno danno mille feudi <6fan
lario ,però che egli è obligato di poffare il mare a>
di uifitare li Cauallieri della ffaternità 3 & uede-
re come fi reggono, accioche in quella giornata ne
posfffar e relatm e, & quando faranno nel con fi¬
glio ì fegtrtffamialcuno CauaUierechefuffe mor¬
tone eleggeranno uno altro, & fe alcuno hautrà
mancato & non haueffè compito quello che i detto»
efufiefuggito in battaglia,inprefentia di tuttipren
deranno uno huomo di legno che haueranno per que
Ho apparecchiato > & con tutte quelle cerimonie
che ufano nel battefmo lo batteggiararmo ponen¬
dogli il nome proprio del Caualliere > dipoi lo de¬
gradar anno di tutta la fraternità, et fel potrà ef-
Jereprefo il condanneranno a perpetua carcere 9
tir mio faranno morire. dipoi lafciaranno ordine
a tutto quello che haueranno uiHo che alla frater¬
nità manchi) & bifogni . uippreffo andar anno d-
• la mèffa >&al ftrmone dis. Georgio, & poi al
folenot ueffero . llgiorno feguente tornarono*
SL 4
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/
HI ST. T> ZI CAVALLI
eoi mede fimo ordine >&faranno celebrare uno ali*
niuerfario per /’ anima di quel CaUalliere o Cauallie
ri che[erari morti in quel anno, & per il primo che
morirà. Etfè gli farà Caualliere mortoper ilqualfd
ranno le effequie,quando uenirà alla offerta fi letta-
ranno quattro Cauàllieri,che latteranno il carico di
adminiflrarela moneta,&lidue prenderanno la
froda l’uno al pomo,l’altro alla punta, & co fi a tra
Merfo la porteranno fino all'altare, & offeriranno*
la al prete, gli altri due portar anno l elmo ad offe -
rire,& quello è il dritto delti Capelloni, & cofifi¬
nirono le felle dellanno, etfeperauetura alcuno di
quelli Cauallieri dellafraternità luffe flato prejo in
guerra giuSla & per rifcuoterfi ba ueflè p agalo tan
to deJuoi beni ehel non fi poteJJemafffflBt-P'ln quel
Stato ch’eglifoleua, l’ordine è obligato darliciafcun
anno quello che conofceranno che meriti la Condi*
tionfua,anchora Signore hanno or dinato piu, chefe
altro Caualliere che non fio della fraternità fuffefia
to feguendo le armi Stroppiato in guerra ,fe ua al
monafterio, & che gli uoglia flore tuttofi tempo
iellafua mta che fi a riceuuto con quello che ciafcun
giorno che far lo pot*à uadiameffa, &a uejpero
con un manto uermiglioriccamato nel petto conu-
mgarrotera, & qui fiano fuflentati con la moglie
fua & figliuolife nehanno,&fetuitori molto aboU
dantemente,fecondo lacondition jua, anchora han¬
no ordinato piu che uenti ione d’honore, ne fiano del
la fraternità della ganotcra ) & faranno tre noti»
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TI^HTEI LBIjìUCO. ri*
il primo l chegiamai non dicano à marito , fi¬
gliuolo, ò fratello che fiotto in guerra che torma i
caja. a. a ri
Il fecondo b,chefilfifa che alcun de quefit fufit
afiediato in uilla,iaftello,ò città,c'hauesfino bifogno
di uettouagie, elle faranno ogni potere & s’affatica
tanno per mandargliene.
il tergo è che fe alcuno di queflifujfeprefo di tut
tó il poter e loro l’aiutar anno a trar di prigione,e gli
porr ano defuoi beni fino alla meta della dota, & te
donnefono obligate diportate lagarroterafopra tut
te le ue&e al braccio finifiro legata. Signore poi che
alla Signoria uojlra ho recitato iella garrotera,di¬
to del tollaro della diuifa che bora fa nuóuamenteU
fie.DiepteBóVlfre&Ó io cho facciate ch’io ilfappia
rijpofe l’Eremita . miniando il re e la Regina con
tutti gli Bari & córte k caccia,diffe Diofebo,il re bai
ueua commandato atti cacciatori che per quella por
nata aduna fiero molte faluaticine di diuerfe nature ,
& tanta era la gente che gli andò fra buomini, &
donne,che ne facesfimo unagrande occifione » però
che efiendogli gente afiaifacesfimo condurr e. le fai-
naticute inuno bar co doue non potean fuggire, &
2 ini confreccie,baUfire,& lacchnefu/attagran de-
ftruttione,&con carrii&fomeje portorortò alla cit
tk.li cuochi feorticando un gran ceruo, cbeqttafi era
tutto bianco per l’antiq uitk,un collaro d'oro al collo^
gli trouorono,onde rcfìornogli piu admiratibuomi
ni del mondo,& afffenditor maggiore lodijfemet
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HIST. DEL CUVALLIEI^
eglipreflamente l'andò a uedere,& tolto il collaro
in matto il portò al l\e,Ugnale nhebbegrandisfinte
piacere,però che in qutfto uiddtre lettere fcritte che
diceuano,che in quel tempo che Giulio Cifare Hen¬
ne per acqui flare 1‘Inghilterra ì & il popolo d'ale¬
manni,& Bifiaini alla partita che'l fece,prefe quel
ceruo,& fattogli tagliare il cuoio del collo glipofe
to quel collaro,&gliel tornorono a cufire,& lafiio
rotilo andare,& pregane quel I{e che qutflo collaro
lofacejfe per diuifa. era fecondo il Calendario del
tempo che gli lo pofero,quattrocento nouantadue an
7ii,& però uogliono dir molti,che non è animai nel
tnondocbetantouiua.llcoUaroera tuttodi.s. riton
diipcrcheintuttolo>A.B. C.nontrouarete lettera
una per una di maggiore au ttorìtagr perfcftion che
pojjafignifcare piu altre cofe di queSla lèttera S.
La prima fantità famedi,fipientia,& Ségno-
ria,& molte altre cofe cheper.s. cominciano . il
magnanimo l{e à tutti quelli della fraternità^ mol
ti Cauallieri forestieri,& del Epgno,a donnea don¬
zelle di quelli collari hadonato,& a molti gentil¬
uomini li daua d'argento, & a me,& a tutti que¬
lli Cauallierichc qui fono uno riha dottato molto re
Sio contento di tutto quello che la gentilezza uoftra
mi ha detto»diffel'EremitaJ.'ordine dellagarrotc-
ra mi piace molto,perche b Slato conflituito con uir
tuefa legge dicaualleria,& mai non houiSlone udì
to dire di tanta gran dignità,&h conforme alla uo-
lontàmia,& malto ilff trito nnrfe ne rallegraci
\
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TlHytyTE IL BIOTICO. 116
temi Caualiieriuirtuofi,non i cofa di grande aititi t*
ratione il celiar 0 che hanno frenate in poterla d'un
fabiatico animale pertanto (patio di tempo t& tan¬
to conte io fon flato in queflo miferabH mondo non
ho giamai udito dire, che con tanto gran trionfo (in
no Siate fatte & foknnixate tante gran cofe t & fe-
fie,come per la uthù uofìra mi è flato detto . Que-
fte&fìmilparole diceua l'Eremita, quando Henne
Tirate che gli diffè. Tadre,&Signore,uofira merce
de mi facci gratta di Mentre prejjo alla Incida fonte
per prendere con mi altri un poco di refezione, &
concedetimecheposfiamo reflarc qui quattro òcin
tque dìperfare compagnia allafantità uofìra. & lo
Eremita fu mpUpcontento, & coft con lui reflomo
piu di dieci df,& in quefto tempo parlorno di mol
ti atti wrtuofi d’armi » & de molti buoni configli
che l'Eremita gli diede al tempo della partita.ba¬
ttendo uiflo Tirante che’lpadre Eremita non man¬
giano fe non herbe,& beuea acqua , mofio d'amore
tir charità fece portare molte uiuande,& tutte le
cofe neceffarie alla humana ulta, coft come s'egli ha-
ueffe da fornire un caHello che da rimici ajpettaf-
fel'affedio, & ciajcadun giorno l’haueuanoàfare
mangiare,con molti preghi, & il giorno che fi do -
ttcua partire Tirante,egli con gli altri con grandi*fi
mo amore lo fupplicorno che’l uoleffe quella notte
reflareinuna dì quelle tende > accioche uolendofi
partire la mattina per tempo gli poteffe da¬
re la benedizione Jua , fenz* la quale naif
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HJ.T. DEL CJ.V ALLIETA
Ji partirono. Et lo Eremita credendo che'l fufjh ue~
i rOìdifie ch’era contento.Mllhoragli mefiero ai or
dine unpicchilettojnel qual flette quella notte. Et
Tirante fra quel tempofé portare nelJito Eremito
rio galline caponi, & altre uettouaglieper piu de
uno anno,fino à carbone,& legne,accioche'l non ha
uefiead andar fuori quando piouea.quando gli par
ue l’hora delpartire tutti tolfero licentia dal padre
Eremita rendendogli tm taltro infinite grafie, &
quando lorofuron partiti tennero ilfuo dritto carni
no uerfo Bertagna. 11 padre Eremita entrando nel
fuo Eremi torio trouò tutta la cafa piena di uettoua
glie & difie,certamente quefioba fatto quel uirtuo
Jo Tirante,&in quelle or ationi cKiofarb, uofflio ciò
egli habbiaparte,folper conofcère TTfua Bontà. &
uertùyche quefìo è tutto fatto per me.& da qui in-,
narrala hifìoria non fa piu mentione dello Ere¬
mita .
COME TII{U7iTE ET COMTMGT^l
giuvfe in corte del Duca di Bertagna,& come iui
intefe il gran tradimento che fi faceua nelTifola
di Rodi dalli Genouefi , & comeper una donna
il tradimento fu fcoperto. Cap. XXFlll .
T irante co compagni fuot camino tanto per fue
giornate ch’egli arriuò nella citta di Tfautes.
Quando il Duca di Bertagnafeppe che Tirante ue -
ma,ujcigli incontra con tutti gli Rettori della cit~
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TIHjCXITI IL Bionico. 117
tà,& con gran Caualleria a riceuerlo,&glifcciono
il maggiore bollore che far puotero,peroche egli era
fiato il miglior Cauallier di tutti quelli che furono
nella gran fefla d’Inghilterra . Il Ducatifonorata
molto,& donagli de i benifuoi,& Tirante era tenti
to in quello terra in ottima eppcniont da tutte le gen
tii& effóndo un giorno col Duca,& con molti altri
CauallieriJolla'Z&ando,&parlando,uennero due Ca
uallieri della corte di Francia,alliquali il Duca di¬
mandò ,fe nella corte era nuoua alcuna,^ loro gli ri
fiofero,sì Signore,nuoua cenagli è, che quando li
Templarifurono morti,&diilruttifu inflituitoun
altro ogdine che fi nomina de S. Giouanni di Gìenu
falemfiprefe,,qu fi fU predarono iljola di Rpdi*& re
Hò uoto il tempio di Salamene,& de Greci,&mol
te altre nationi,fu predata anchora quella Ijòla,&
quando il Soldan del Cairo feppe che la città, & il
coltello erano molto ben fortificati Jommamentegli
fiiacque, & piu che l’ifola fufie Ha ChriHiani fac -
cheggiata,& ciafcunanno/faceua parecchiamenti
per poterla hauere,&/apendo gli Genouefital nuo
ua,che il Soldan facea granparecchiamentoueden
do il porto effere molto buono,&la terrafruttifera
drdimolte mercatanti abondante, & perche loro
con le loro nam uan molto fieffo in Mefi anùria &
in Barutb,penforno chegli fèria di grande utile,qua
do bautflero quel buon porto.Ondefeciono configlio
dinanzi al Duca,& nel configlio fu ragionato che co
poca difficultà fi potria prendere U città, & H
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H1ST. DEL CJ.VALtì'EX
eqfteUo t & battendolo deliberato lo pefero in operài
che armorono ucntifi tte naui di molta buona gente >
& alla entrata della quareftma ne mandorono tre»
& dapoii <f.dìne mandorono cinque,facendo dime
ftradone che itti le uolcuano acconciare. & mettere
a carena.^Appreffo la metà della quarefima ne man
dorano altre tante,& le feciono intalforma, che il
giorno delle palme furono tutte le uentifette naui ài
uifta di Hpdi piene di molta gente ,& di poca mena
tantia, fingendo che parte andauano in Mefiandria»
& parte in Baruth,&le altre fi detmeuanoin ma
re uolteggiando,accioche da terra non fu fiero uecbt
te,& approsfimandofìil Venere Santo,tutine lena -
uifurono nel porto di B$di affettando quel giorno
nel quale era dato ordine di perdere la città & il
cade Ilo,perche in quel giorno dentro al camello era
no molte reliquie,&chi gli ode il diurno officio gua
dagna indulgentiaplenaria di pena <& colpa per-
molti fanti pontefici conccfla,& fra le altre indulge
tie & relìquie gli hanno una fpina della corona di
de fu Chrijìoilaqualc à quella propria bora,che gli
la pofèro in capo,fiorifle,& f la fiorita fino à quella
horache Giefu (hri sio rejelo Spirito,& quellaffi
na è di giunchi marmi,&b di quelli chegl'introrm
nel capo &gli toccamo il ceruello,& àafemo Ve-'
nere fanto la moHrano,&la tengono à uifta di ogtà
uno,&gli Genoueft mal ChrifkaniJapendala prat
tica del maefìro di Rodi & della religioneJuaA? ef
f tre confmmcnio de dieci Genwfi CauaUieri delf
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TI\*A 7 ^TE IL Bl^tVCO li*
ardine,che Slamino nel Caflello,li quali tplfero uia
tutte le noci alle baleSlre,&gli nepoferoatre che
erano difapone bianco ò diformaggiorfccioche nel
tempo della neceiftta aiutare non fe ne poteflerojut
ti hauerebbono prefi,& morti,innanzi che'l mae-
Siro,& tutta lafua religione gli hauejfemai penfa-
to.Ma il noHro Signore alcuna uditapermette alcun
gran peccato per maggior benefìcio.Inquella città
era una galante dama la qual per la infinita belle ^
ega fua da molti Cauallieri dell'ordine era festeggia
ta,& per la fuagran uirtù alcuno non bauea da lei
piacere in cofa alcuna. Et fragli altri un Canottiere
cheJe nominaua Frate Simon dal Farro » notino del
J^egno'di'FJauarra lamano, quella dama al parere
delle genti d’honeSlà eccelfa fi moflraua. Seguì che
un Scrinano della nane del Capitano deGenouefi era
ujcito in terra,& udendo la gentil dama molto fe
innamorò di lei,& aflretto dagli affanni d'dmore
fi condujje a parlar feco,& le dijfe come in ejlrcmo
l'amaua pregandola che notigli ncgaffe gratin di do
nargli il fuo amore , che egli gli darla tanto
de beni fuoi che contentisfima ne reflaria , &
incontinente gli apprefentò uno diamante > &
un rubino , che ualeuano cinquecento ducati »
& mife la mano ad uno carnier che portaua
alla Centura , & ne trofie una grande bran¬
cata di ducati , & gettolli in grembo dilei ,
che tutta la feciono rallegrare . doppo . mol¬
te ragioni dette fra loro egli ottenne tut-
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H1ST. DEL C J.VjllUE\
to quello cheuolfe,&que§lo fu ilgiouedì della cena,
lagentildama, acciocbe peteffe far lo trarre di mol¬
to piu, gli fece gradisfìmefelle,infinito amore dime
flrandogli.Hora di/le il Cenouefe,poi che ho hauuto
da uoi tutto quello ch'io uoleua,acciochefiate lapin
ricca dama,&piu felice delle altre fio ui promette
di donami dimane la piu ricca cafa con tutto il mo¬
lti le di tutta qutfia ct(tà-*Ahi mefchina me» rijpafc
la damajhora che hauete hauuto da me tutto il de-
fiderio uoSìro,uenire a deleggami conpromejfe im
posfibiliychefare non fipoffono, andatotene conia
pace di Dio,&pregoui non miuenite piu in cafa .
O Signora,diffe il Scrinano,io mi penfauo hauere ac
quiflato uno regno,& mi tentuoper il piu fortuna¬
to huomo del mondo,penfando chela uita uoflra &
la mia douefjero e fiere tutte una,& chegli corpi, Jf
non per morte naturale,feparare non fi potè fiero,et
farui la piu ricca Signora di tutta l’ijola, & uoi mi
date commiatofnon penfi la galante perfona uoftra
ch'io ue lbabbi» detto per deleggiarui,che piu che
la mia uita ui amo,ma ui ho parlato con finceraue -
rità,& da qui à dimane non è tanto fratto, che non
nepofliate uedereuera efperientia, nfpofe la Signo
ra,fel «offro parlare fujjje con nero effetto , & non
conparole colorate & finte,& chelfi affettafie al
cmacofa dì bene, & utile,che àuemrehauefle, me
lo dotterefti dire,poi che tanto amore dicete dipor-
tamiuucioche loffi) ito mio ne nfìaffe conflato,
ma uoi Genoueftfife gente difeonofetnie » & fimile
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Tl\JlHTE IL 'BIOTICO* nf
filli a fi ni di Soria,che uanno carichi doro,# man¬
giano la paglia,# però credo che tutto dee effèr ta¬
na ciancia , & che non lo diciate fe non per ingan¬
narmi.Signor a dijfi il Scrinano, Je noi mi protette
te ditenermi fecreto,io ueldirò. Et la gentil danut
gli promejje di maipalefarloa muro. il Genòuefe le
di/Jé tutta la uerità.Quanio il Scriuano fu partito
dalla dama > ella mandò al caftello uno fanciullofa-
mìo, & che bauea irgegnoiilqualetrouòil Maeflro
netta chieja con tutti gli frati che udiuano il matto
tino,il fanciullo parlò con Simon del Farro, & fat¬
tolo ufcir fuora di chiefagli difìe. Signor commen¬
datore , la mia Signora ut prega fe di lei giamai ut
Jperatt hauer compimento del de fiderio uoHro^m-
chora dhe fiamo ne giorni dipasfione, che inconti¬
nente depoHe tutte le cofe fiate da lei, laqual con
molta humiltà ui afpetta, # di co fa che mai uijcor¬
derete e uidefidera feruire. Quel Cauattiere mojjo
piu dall amor e che dalla deuotione,quanto fecreta-
tntnte potè fi riandò alla cafa detta Signora, laqual
quando lo uidde lo riceuettt co molto amore abbrac
ciondolo,& prejoloper lo ntano fi pofero aJederefo
fra uno tettuccio, & la Signora con baffo noce dif-
fe.C aualliere uertùofo, perche ho conofciuto il mol¬
to amore che mi portate,# le fatiche,# trattagli,
che hauetefofferto,et per uolere ottenire quello che
da me defiderate, & io uolendoguardare l'honore,
# la fama, che debbe rijplcndere neUe donnei’ho-
«ore non bouoluto giamai confintire a preghi uo-
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« VIST. DÉL CjtrULLìEH,
Jlri. bora perche tat trattagli delCamore che mi par
tate non reflinofenga premio,& accioche non mi te
niateingrata ut uogliopremiare di duecofe.Lapri
tna è ch'io fon contenta di feruitui di tutto quello
che a mefiaposfìbile per il molto meritar uoHro . i
Lafeconda ui ho fatto uenire in tal giorno, t perche la
necesfttà il ricerca per manifefìarui il dolore inefti
mobile dell’aròma mia,che io ferito che un freddo
Judore corre per il corpo mio, d'un terribile Jpauen
to ch’io ho dinanzi a gl’occhi miei, & quello è per
caufa del gran perdimento del MacHro di Hodi>&
di tutta la religione,et dipoi di tutto il popolo di que
Jla città, & non mi concedendo piu fpatio che fino a
dimane che’l fi celebri l’officio,che tutta la religion
uoHra faràperfa. Signora,dijjè il Cauallieregran
gloria Ha mia che di tanto poco cheui Jon fiato per
nitore ottenghi da uoi tanto gran premio corni di
accettarmi per feruo, laqualgratta efìimopiu che
femihauefìt fatto monarchadelmondo, & fup-
plico alla uofiragentilezza , accioche permezgp
mio pojfa ejfere nflaurata la religion nofìra, uo~
gliomi manifefiare tal cajò,& non piaccia alla uir
tu diuina chefegua uno tanto gran danno>& bacian
donile mani utfupplico , che da noi habbia alcun
documento, accioche io uegga fe in quello fatto fi
potrà introitare alcun rimedio, che fopra tutte le
donne di bonore meritate di ejfere ejfaltata, & per
la parte mia mi offero anchora che fta tutta uoflra .
laperfona, de i beni, & di honore . Molto refià
Ti^^rru b unico.' 130
contenta la granata. Signora delle parole del Ca~
maltiere, & recatogli lungamente tutto quello che
il Scrinano gli haueua detto. Quando il Canottie¬
re udì fimtiparole rimafe molto admiratopenfim-
do alla gratta che la diurna prouidentia gli bone¬
tto fatto,in fargli rcuelar è fecreto di tanta impor¬
tanti*, & inginoccbmfi nella dura terra per Dolere
baciare le mani alla uirtuofa Signora, & ella noi co.
portò,mapreJeloper il braccio, &leuollo di terra
&abbracciollo t & bachilo iti uertupfo amore.llc*
maltiere per la necesfttà grande che il cafo ricerca-
ma di auifame ti Maeflro, accioche hauejfe tempo di
prouejlcrc negli rimedij tolfe gratiofa ticentia dal-
la gentil dama. La notte era già ojcwra, il cafletto
ferrato, & non temendo ti pericoli che Jèguiregli
poteuam, fu alla porta del camello, & quejja toccò
congran colpi. ì Cauallieri chefaceuano la guardia
alto nella muràglia del caflello dimandarono chi e-
ra quello che con fi granfuria batteua. il Caualtie-
re nominandofi Simon del Farro,diJJe che gli aprif-
fere,le guardie gli rijpofero , uattene a maluiag-
ghjionfai gli pericoli, & danni,che ti fono appa¬
recchiati fèl Signor Maeflro fa che in quella bora
tu fii fuori del caflello, & uieni domattina che po-
trai entrare a tuo piacere, lofonbencerto di tutto
quello che mi dicete,rijpofe egli, ma a me contiene
in tutti i cafi del mondo entrare quefta notte den¬
tro del caflello,perche io ui prega affcttuofisfima-
mente^bc diciate al Signore Maeftro,chemifaccia
K *
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m st. vii curuntene
iprite t clx io non temo ne uoglio temere pericola
aUunotche ftguire mi pojfa. Vna delle guardie an¬
dò alla cbiefa, & trottò il Maturo che era apprej-
fo del monimento che diceria le fue bore» Uguale
quadoJeppe che Simon del Farro a tal bora era fua
ù del caftello, con grande ira diftè.Iogli prometto
che/i Dio mi lafcia. muore fino adontatimi che gli
farò dare difciplina tale t chea lui fard punittone ,
tira gli altri effempio.O mal frate che cofilqfciala
religione,dapoi cb'iofon Maeftro non ho uiHo » ne
faputoch'alcuno a talhora fia fuori del caftello » an
date, & elicetegli che in quella notte non può en¬
trare t ma che domane baderà il Jrn premio. il
Mae Aro tornò alla oratione fua,& la guardia uefi
ne con la rifpoHa , quando Simon del Farro udì tali
ragioni banalmente tornò a pregare i cauatlieri che
la guardiafaceuano , che uolcfiino tornare a dire al
Maeflro che gli faceffe aprirebbe la entratafua era
di gran neceftità >fài che hauefte udito tgli deffe la
perite tuia che'l meritaua. per tre uolte gliel tornò
a dirti & in niun modo non uoleua che gli aprifte-
ro. Quiuierauno Caua/liere molto antico , chedif-
fe al MaeHrOiSignorct perche non da uolìra Signo
riaaudentiaa quefto frate Simon del Farro? alle
Molte feguono cofe in una bora > che non uengono
in mille anm,qutfto Cauallitreja pur la pena che gli
i,& quello dte egli ha commeflò,nolteniatepcr ta
topato,cheftn^a caufaegli uoglia entrare a que
ftabora potendo domattina entrare flavamente *
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ri il sierico, i$t
per ilcbeio lodarci che guardate le porte,& in alto
per le torri le guardie fteffero armate & ben proni
ftedi artegliartOyche, Signore io ho uitto a miei tem
piche fe non hauejfero aperta la porta del cafiello et
meiga notte,il caflello di S.Tietrofi perdeua per
gran moltitudine de Turchi che gli uetmero a fora
incognita, & fora per fora il Matfiro di cui Dio
habbia l’anima lofòccorfe,& co fi il caflellofu libe¬
ro dagli mtnici.il Maeftro per le parole dello enti*
co Caualliere fu contento che gli aprifliro, & com¬
mandò che le porte fuffero bengr<ardate,&lo fece¬
ro entrare,& egli ueniua con la faccia molte altera
ta.Quando il Maeflro lo uidde innanzi afe gli df-
Je,o mal frate & peggior Caualliere,che non temi
Dio ne l’ordine in cui feipoflo, che nelle bore indi-
flotte & non fonette per frate di religione Jei fuo¬
ri del caflello.lo ti daròlapenitentia. Vemteuoial
tri tmnifiri dellagiuflitia, & ponettlo in prigione»
C V non gli date mangiarefe non quattro on^c dipa
nc,tt due d’acqua. La Signoria uoflra difje il Caual
Uere non ha già per conjuetudine di condannare al¬
cuno prima che'l non fia udito, & fe la ragione ch’io
dirò dime non battarà a redimermi dalla pena, con
pacientta al doppio riceuere la uoglio. difle il Mae-
Uro,io nontiuoglioudire, macommettoche lcom¬
mandamento mio fìaejfequito.0 Signore diffe il Ca
uallierj, & coft Jaròiouilmente trattato che non
pafaranno uentiquattr’bore, che la Signoria uottr*
tmuorriahauere udito,& fouermi donato lame-
4. i
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v ' msr :del cavallieii
gliortommandaria di tutta ÌMreUgione, che non gli
ua altro che la uita . La dignità è chefi perda tut¬
tala religione, & fe quello che io dirò non farà ue-
TOiio non uoglio altra minor pena, fe non che mifae
date gettar in mare con una mola al collo > che io
uoglio morire martire per mantenire lartligionno
ftra. llMaeflro che uidde che il Caualliere tanto
figiuBificaua,commandò che il lajciajfero , & difi
fejhora uediamo quello che faprai dir e.Signore (Ufi
fe il Caualliere, non è cofa che dire fi debba in pu -,
blico. il Maestro fece tirare da parte tutta la gen¬
te.il Caualliere a dirgli cofi incominciò. Signore
perlaimmenfa & diurna clementia & bontà del,
tufiro Signor Dio ì fiata fatttaaUa religionhoflra
la maggior gratia che giamai fifacejfe ad alcuno,
che dimane la Signoria uoflra Jaria fiata morta co
tutti noi altri, & deflrutto tutto il noHro ordine, '
La città & tutto il popolo rubbato, donne & don
ielle fuergognate, & poflo ogni cofa in total defiptt ,
tiene, & però Signore io fon uenuto a tal bora per
informami ben di queflo fatto, non temendoperico
lo alcuno per faluare la uita della Signoriauoftra,et, f
dà tutti li frati della religione,&fe di tal cofapuni k
tione merito con moltapatientia lafopporterò,pe -,
roche non fìimo la morte pur che la religione no~
firanon fi perdanoti prego figliuolo) diJfèilMae-i
fìro, che mi dichi Informa & il modo come fi dotte,
ua fare, che io ti prometto a fede di religiofo che.la
pena che io ti promettete fi conuertbrà in grande -
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TIH^TE tl 13*
amgumento <jr effaltatione dello bonor tuo , 'che da
prime io ti farò il maggior di tutto l’ordine noflro.
jlCaualliere fe inginocchiò interra , ebaccioUila
mano,& appresogli dijfe. la Signoria uofhradeefit
pere come due frati Genoueft della religion ncftrq
' ti hanno uenduti, che per configlio loro fon uenute
quelle tumidiquefii maligniGenoueficongran mol
titudine digente,& con poca mercatantia, & que¬
gli traditori che habbbiamo dentro al camello han¬
no fatto malignità tanto grande che'dclla camera
delle armi hanno tolto tutte le noci delle baie Are
lìr gli le hanno polle di fapon bianco, 0 di formag¬
gio , accioche nella necesfità non ce neposfiamopre
ualere , & domani che i il Venere di paflione hanno
eletto li piu forti huomini, & difrolli di tutte le nà
mi per entrare nel co [itilo, & ciajcun di quegli por~
terà una balcflra difcaualcata che bora nuovamen¬
te hanno ritrouato,che non è Itgato il fuHo al Tenie
ri confilo come fi ufa nelle altre,ma co la llaffafon
tantogiuHe & con un picciolo ferro congranpre-,
ftezza & molto ben fe incaualcano, & ciaf am por.
, torà la fpada, & fecret amente armato portandofo
fra le armi nelle nere lunghe fino in terra, eJr acciò
che alcun non habbia notitia,uerranno di due in due
confcujà de adorarla croce, & di udire l’officio
& quando gli[erìgente affai, &che il diurno of¬
ficio fi celebrarà , facilmente potranno ufeire del-
• la chiefa, & con lo aiuto de gli duo frati che già.,
boteranno preja la principale Torre doue 84*
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N1ST. DEL CjirjlLUE\
U Cavellano, daranno entrati a glialtri & prende¬
ranno l'altre torri che appre fiorii fono, & innanzi
chela Signoria Moftra il finta la metà del cafiellofi
rà prefi , & la «offra Signoria et tutti noi altri non
ci mancarà la motte ò prigione,poi che cofi h,difie il
maeB.ro, andiamo Jècretamente alla camera delle
haleftre » et piu dicinquecento baleBre che gli era¬
no > nonne trouorono piu che tre che hauefiero noci
fi no di fipone o di formaggio, llmatfiro in quel pi
io resìò tutto attonito,eJmarrito,e conobbe che’Ica
uaUieregl’hauea detto il nero, et con gran prette^•-
g* fece congregare il con figlio de Cauallieri , et fot
$oprendere gli duofrati Genouefi, il maeBrouolfi ,
fargli tormentare,ma loro confefìorno , tome finora
mercede alcuna, il maeflro et tutta la religióne do -
neamorire.Treferonglietgittorongliinun fondo di
torre doue erano molti ferpi.afpidi, et altri uili, et
uenenofianimali,et in tutta la notte alcuno non dor
mi, angi (untamente raddoppiarono leguardie,et
eiefiero cinquanta cauallierigiouenidijpofli per dar
recapito a quelli che ueneriano.et tutti gli altri fi ar
tnorno, accioche glipotefiero darJòccorfofi bìjogno
fufieja mattina quando hebbero apertele porte, li
Genouefi cominciarono a uenire di due in due,et ue
muan fingendo di udire l’officio,baueuano dapafiar
tre porte, la prima era tutta aperta co duo portinai
che laguardauano, all’altre porte nopoteano entra
re fi non pii portello,et quado erano dentro algr2
tortile dinari alla chiefi u'erano ì cinquata cauaUia
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T E IL BI>AÌ{C0. IJJ
ri ben armati cbe li pigliavano , et difarmauano,&
fetida toccare de piedi in terra li gittauano in fofìt
da ferbar grano profondisfìme l'uno fopra l’al¬
tro,& anchora che gridafiero,nonfipottuano udir
di fuori,& in que fio modo morirono mille trecento
Genouefiin quel giorno,& fepiu ui fufièro entrati
piu Cariano morti, il Capitano che flauadi fuori ut
dmdo che tanti Genouejì erano entrati , & che alcu
no non ujciua fuori,prettamente fi raccolfe nelle na
ui.llgran Matfìrouedendo che piu gente non entra
u*,feceufcir fuori delcafteUola maggior parte del
li Cauallieriy&commandogli, che tanti cometrouaf
fino de Genove fatanti ne uccideJfero,&in quelgior
no fu fattagran deslruttione de Genouefi.il Capita-
nojubitamente che sauidde di quefio. fece raccorre
tinta lafua gente, & fece daruela allenavi facce»
do la uta di Baruti.Verche benfapeua,chequi era il
Soldano.il Capitanagli comparfe auanti,& raccon
togli tutto il fatto come era feguito in Bodi. Et confi
glioronfi infra di loro di fare armata ad infiantia,et
richietlade Genove fi , & i accordarono tutti che il
So Idano in perfona pafjafje nell’’lfola di Bpdi con la
maggior pofjanga che poteua, che nellefue naui po-
1 trianopa}jarcmdue,òtreuiaggi.llSoldanofccepor
re in ordine uenticinque mila Mamalucchi, & man
I dògli nella detta lfola.Quando le naui tornoronoum
dò il Saldano con uenticinque mila Mori.Le naui an
• dauano,& ueniuano di modo cbe pafiorono centocin
quanta nàia combattenti > ; quali tutti fi trouomn .
v
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MS. DSL CUVUlllSl^
dentro alla detta ìfola. Qjiandò llfolafu tutta de
flrutta danti capo infine alt altro pofero l'affedio al
la città, & le nauiguardauano il porto taccioche no
mfujjeportata uettouaglia,& ogni giorno donano
tre battaglie al cafleUo,una la mattina,una à meg^
5 ' l ogiorno,& un altra uerfo lafera, & quelli di die
troftdefendcuano molto umilmente come buoni,&
ualorofi cauallierijmperoche slattano con grande
angulìia,perche le uettouagliegli ueniuano à meno
& diuentro in tanta necesfità die glifu dibifogno di
mangiar li lor cavalli, & infino olii topi, il gran,
Maeflrouedendoft in tanta necesfità,mandò per tue
tigli marinai,&pregolli molto che mettejjcro ordì
ne, che con un brigantino potè fé pafiarper mcg-,
go lenaui. Li marinai fubitamente fornirono un bre
gantinodi tuttelecofeneceflarie.il gran Maettro^.
firiffèlettere alTapa,all’Imperatore àtutti i
Se, & Trencipi de Chrifiianinotificandogli lagran
dii firn a necesfità ,nellaquale alpreferite fi ritrouau*
pregadogli che il uoleffero Jòccorrere.Tartisfi il bre
gantinouna notte clxpioueua,& era grande of curi
tà, & p affarono, che gìamai non furonofentiti,&poi.
che furono arriuatti diedero le lettere . Etciafcun
Treneipe diede loro buona rifpofla,nondimeno lo aito ,
to era molto tardo.il Pp di Franga riceuutele let -.
tere,fece molte proferte,ma pochi fatti. Tutte que ,
fle. ragioni che dette habbiamo recitomo i Cauallie .
ri che della corte del I{e di Franga erano uenuti al ,
DUcadiBertagna. Il Duca dimoHrauadi dolcrjh
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T IHX^ITE IL BIACCO. IJ4
Stolto del Maefìro della religione , dicendo à tutti
quelli eh’erano premènti molte uirtuofe parole,tra le
quali in fpecialità diffè,che madaria imbafeiatori al
Re di Fran%a,che s egli uolea madarfoccorfo al gru
Maestro di Fpdi,che gli faria graepiacere ch’egli an
daria per Capitano,& lo faria di molta buona nolo
ta,& $ tal confa egliJpcnderia delfuo dieci mila feu
di.lldì figucnte la mattina tenne co figlio, & furono
eletti quattro imbafeiatori,uno t ArciuefcoHo,unP r e;
fiouo,un Fifconte,&il quarto fu Tirante il Bianco f
percioche era Caualliere della fraternità della Gar
rotera.Giuntì che furono gl’imbafeiatori, Ù reudita
larichiefla loro,gli diffe che il quarto giorno gli da
ria rifpofìa,&paflòpiu d'un mefe innari che potef
ferofaper quello ch'egli deliberale difiere. Quando
furono ben flati,il Re gli diede rifpofta dicendogli che
al preferite egli non potea attendere àtai fatti,eflen
do occupato in altri negoctj che gli erano di maggior
importa %a. Gl'imbafeiatorife ne ritornorno cola ri
ffofta.Quado Tiratefeppe chetata Morifma erafo
praHpdi,et che alcuno negli dauafoccorjo,parlò co
mólti marinai dimadado cofigliofe’l faria posfibilt
che lutti potefe/occorrer,& dicedogli che s’egli an
daffe cofi comedouea,bèlopotria ]occorrer e^t pa¬
tria entrar detro il cafttl di nodi nò entradoper la
parte del molo,ma dall’altra parte.Tirate co uolotà
del Duyt,e co licctia, et uolòtà di/ito padre,et difua^
madrecoperò magrofa naue,&fecela molto bò an
mare,<0-proueder di molte mtQuaglie. Jluueme .
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H I ST. DEL C*AVALLIE\
che per la comfcen'ga, che Tbrente hauea,con li ém
que figliuoli delire di Fra%*ft il minor di tutù c'hc
ueanome Filippo jlqual era unpoco ignorate,et era
tenuto di efier molto grosficro,& il Heper tal con*
fa ne fiacca moltoipoca Hma,&la gente rum face*
mentione alcuna di ltù»& ungentilhuomOiCbe lofier
uiuafapea,che Tirante aniaua con una nane in %o-
ty&per pafiar in Gierufàlem banca gran defide-
rio d’andar in quelle terre,difie à Filippo» i Cauallie
ri Signor e,i quali uogliom confèguir honore,quando
fongiouanh&diJpoRiper efier citar tarmi, non do-
uriano dimorare in cafa de padriloro,& fpccialtni
te quelli che fon diminor età degli altri fratelli, &
tanto piu quando gli padri non fanno mentione ale*
na di loroy& sio fusfi nel punto che uoiJete,piupre •
Ho andrei cercandol herbe per li monthcbcfol un-
dì reRasfi in quefta corte.Hor non fapete uoi come
dice quell’anticoprouerbioì Chi muta luogo > muta
uentura?& potrebbe fi trouar in altri luoghi meglie
re,che qui non fi troua.Guardate quel famofo Ca-
uallier Tirante il Biancone apprefio il moltohme
re ch’egli s’ha faputoguadagnar nelle battaglie che
hafatto in Inghilterra, hot nanamente arma un*
grafia naueper andare a Hodi,& di poi alla cafa fan
ta di Gierufalem.O quota gloria uifarebbe à partir
uidi quafecr et amente,uoi & io tutti dui tnfieme,et
non dir ad alcuno cofaueruna fin che nonfiusjfino di
trolanaue,& cento miglia in mare, & Tirante i
un Caaallkr tanto mrtuofo che ui ebedirà,&far*-
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Tt^XTI IL BIACCO. 135
m quell'konore,cbe meritate,fecondo la cafa Regale
o ndefete difcefe.Mio buon amico Tenebrofoào mal
to ben accetto il buon configlio che mi date,diffe Fi¬
lippo,& fon molto contento che lo mettiamo in efie
catione. A me par Signore,di/le &gentilbuamo,che
primieramente io debbia andar in Bertugna al por
fotone Tirarne mette in ordine la naue,&dirolli che
per la moka amicitia ch'io tengo con lui, egli mifae
eia grafia che incompagniafua por fi andar nella ter
ra fama di GierufaUm con quelle cofe che mi fame
dibifogno permear per dueJeruitori,&mfta la fua
intentione porremo nella nane le cofe che faranno ne
ceJJàric.Fiiippo reftò molto contemo di quella deli-
herationej&dtffe .Tenebrofo in queflo tempo che
noi andreteàparlareàTirante io pigliaròpiudana
vi ch'io potrò,& robbe,& portarolli con effe meco»
per poter dimoferar douunquf fi uoglia quel ch’io mi
fia.ll dìfeguemeilgentilhuotnofi portico» due fa*
dieri che l accompagnmano,giorno camino Tene.
brofoperfei dì,che peruenne dou’era Tirante.Feci,
enfigrandùfimofeHa,come fi uiddero, & Tenebro
fo li diffe la caufa della fua uenuta. Quando Tirante
hebbeintefa l'imbafciata,riceuìgrandufimo piace.
re,percioche fapea che Tenebrofo era gentilhuomo
ualentisfimo, &molto difcreto,&faceagran ftima
della fua compagnia,&gliriJpofe.Signore & fratei
Utio Teffeb rofo,i beni,la perfona^ la naue,&tut
to quello ch’io tengo,l apparecchiato àtutto quello
thè ordinatetengomi à molto buona uentmra del
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BIST. D SL C JlV JLVll-Éìi
Htruofiro in mia compagnia,& per cofa del mondo,
non diporterei che CauaUiere,ne gentiluomo qual
fimglia,chefufiein mìa compagina mettefie netto
vaghe nella mia nane, che di tutt o quello che farà nel
la mia nauecofi proprio come alla gfona mia ui farà
dato ciò che vorrete.Quado Tenebrofo udì cofipar
lar Tirate fu ilpiu colete Intorno del modo » et redi
infinitegratie à Tirate della moltafuagentile^a ,
Tirate comodò ad un de funiferuidorì chefacefie api
pareccbiare detro alla nave una camera, dove Star
potefje à dormire,& magiarei et che Thilippo ftar
potejicf abolì dì fecreto,et Tenebrofo fe ne ritorni
caualcado perfei dì fin che fu co FilippOi il quale f
ajpettaua cogradisfitmo defiderio.Tdpfupoca la et
Jòlatione che Filippo hebbe f la buona rìgmfia di Ti
riite#Tenebrofogli difie,che ponefie ordine che prò
ftafosfe la partita loro,& Filippo lirifpofe che già
hauea preparato tutto quello c'hauea da portare. La
mattina Jegucte Filippo andò à fuo padre il re,e fup
plicollodauati la Heina,chefufie difua merci à con
cedergli licetia di andar fino à “Parigi per vedere la
fiera,eh'era totano due dì di qui.ll He co la cara co~
Jortela Heinagli difie che faceffe quello che uoleffe»
e Filippo gli baciò U mano,& fimlmete allaHeina.
La mattina à buo bora fi par timo,e tenero la fua via
& in fei dìarriuorono al porto dimore, & Filippo
fi pofe dttro la naue di Tirate in una camerry&nafi
lafciò ueder ad alcuno.Quando la nave fu partita »
j& bì ducento miglia detro in mare,Filippo fi mifr
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Tl\^i 7 iTE IL BIMT^CO ijt
, Rrò à Tir ante,et egli Ratta il piu admirato huomo
del modo di tal uctura,&poi che fi trouorno dentro
l in mare furono forati di tenir il camino uerfo Por
togallo et arriuorno alla citta diLtibona.il re diTor
togallo quado feppe che Filippofigfiuol del re di Fri
%a ueniua i quella naue,gli madòunCauallier pregi
.jj dologratiofamete cheglifujfe in piacere di ufcire in
terra,imperocbe ueniua tutto coquaffato dal mare»
• ! Filippo gli madò à dir e,che p amorfuo era molto et
? teto.Tirate,etFilippo fipofero molto be iu ordine di
1 ueRimeti,et beaccopagnatida molti Cauallieri, et
, getilbuomini che Tirate hauea menato, co lui , tutti
? be ue(iiti,et co catene d’oro ufeirono della naue,et fi
, / auiororìo’uer/o il palazzo.llpe quado uidde Filippo
J VabbraCciò,et feceli molto bonore,et a tutù gli altri
et dimorarono i corte del I{edue di.Quado fi uolfe
\ ro partire il re fece molto be fornir la naue di tutte
| le cofe necejfarie,et in molto gride abodatia. Dipoi
I Tirate madò ungétilbuomo al re di Fra^a raccotl
! dogli la uerità di Juo figliuolo. Quado il re di Fra^a
| | feppe,che fuo figliuolo andana co coftbuona copagma
{ nefu molto cotÌto,et fpecialmete la reina, fche era
paffuto tato tipo che no haueua potuto fap di lui cofa
'' alcuna,anzi pe/auanó che’lfujfe morto,ò chefuffe alt
I dato in qualche moni fiero. Filippo tolje cambiato
dal fe di T$rtogallo,&la naue fece uela,&uène al
capo di fan Ficenzpp pajfar il tiretto di Gibelterra,
;. et quittitrouorono mokefuRe de Mori.Quando le
i fuRe uiddero la naue tutte fi pofero in ordine per
, Google
HIST. DEL Cjr^LLlEK
prenderla,# dettargli una gran battaglia che duri
piu di quattro hore,& mori molta gente delTuna et
taltra banda.Quando la gè t e di Tir ante fi fu rinfre
fiata, tornò un altra uolta alla battaglia , la qual fit
molto atroce, uffroi che la nane di Tirante era mal
to maggiore,& piu atta di alcuna degli Morire be
erajbla ì & le altre fra picciole drgrandi erano qui»
deci,# tutte cembattcuano.Tir ante quando Jepar
tì da Tortogallo haueua nella nauefuapiu de quat
trocento huomim d'armeggìi hauea nella nane uno
marinaio molto deflro*hc fi chiamano Catoquifa-
raa,che molto hauea namgato,# erafottilisfimotft
uaUntiifimo,ilquale uedendo che il fatto loro onda
Marnale Jolfc moltefuni, # fecene un filiti a ma¬
niera di reteàn cui fi porta la paglia,# dal cafieli»
da poppa fino alla prora pofe abbracciando l'ar¬
bore da quelle funi,# fatele legare alto,cbe non fa
ceanfaftidio à quelli eh'erano nella nane,&combat
teuanOfOngi li reflaurorno di non effir prefi , che li
tran\,che li Mori tirauano erano tanti,# tanto jpef
fi che grande aimiratione era daucdere,#fc quel
la rete di corde mugli era,tutta la coperta della na
uefaria piena dipietre,et di pali diferro,et con quel
lo artificio fu reflaurata,che giamaipiu una pietra
fila non gli poti entrare^mgi cofi come dona nelle
corde cadeua in mare.quello marinaio fece anchora
picche tolfi tutti i mataragi che'l trono nella nane
et ne armb,et coperfe il caflellotft le fiondi della na
Uc»tt quando le bombarde tirauano , donano negli
ma*
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; Tl\AViTE IL BJyiJ^CO.
i ■ inatarazzi,& male,ne danno alla navefar nonpo
l ; teano,^tnchora fece piu,tolfe olio bollente, &pego
i • la,& co fi come le naui erano affrendiate, concac-
i • (teglie le giravano,&per ejjèr bollente davano di
il gran pasfionea i plori, onde gli fu for^a Jtpararft
i dalla naue, & coft combattendo d\& notte tutto il
j, fretto di Gibelterra pajj'ornottante furono le bèl
j barde,dardi,& pagatori, che le vele bave am cbia-
nate con Calbero della naue,che volendo calare l'an
, r tema dapoi che li Mori gli hebbero lafciati nonpo-
pero,& era moltaprefjo di terra, & certamente la •
{ natie andana a dare a]frauerfo apprejfo alla città di
t Gibelterra,fegli marinai nonfu/Jèro flati tanto buo
. ni,che con prefetti volt orno la naue, & alcionia
t le uettT,& ufctrono del ftretto,& entrorno nel gran
, i mare,& in qvefia battaglia furon con molti altri fe
t j riti Filippo,^ Tir ante,andarono in una lfola difi>a
( | polata prefjo terra de mori dove fi guarirono delle
; I ferite al meglio che puotcro,& la naue racconcioro
I no,& nauigomo per la cofla di Barberia, doue beb
I beta molte battaglie dafufle de Genoueft,& de Ma
( ri,fino che furnopreffò de Tunifi,& qui jiaccordor
I i no di andare alti fola di Cicilia per caricare defru-
, : mento, quando furono nel porto di Talermo quiui
, era il I\e,& la f{eina, 0- duo figliuoli che bauea,&
, i una figliuola d'ine filmabile belleccja chauea nome
1 Bicomana donzella molto faputa,& di molte virtù
, compiuta, & ejfendo la naue in porto, & volendo
prendere vettovaglia che n’haueangranbifogno ufi*
S
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' VIST. DEL CAVALLìEF^
te a i terra il Scrinano, & cinque, ofei con lui, cote
tommandamento, che non dicejje nulla di Filippo
ite di Tirante j'e non ch’era una nane partita di To-
mente per andare in „dleffandria con alcuni peregri
li che andavano alfinto Sepolchro,quando il l{efep
pe,che di Tonante ueniano per faper,nuove di quel¬
la terra mandi a commandare al Scrinano,# a tut
tilt altri,che uenijjero dinanzi altafita Signoria,#
gli fu forga di farlo, & recitando dinangi al ({eie
battaglie granii,che nelflretto di Gibelterra hauea
no.hauuto co Morite con Genouefi, et no fi ricordate
do in quel cafo del comandamento,che Tirate gl’ha
mea,fatto, diffe come netta nane era Filippo figliuolo
del He di Francia, in compagnia di Tirante il Bian
co.lntefo c'hebbe il t{c, fece fare un gran ponti di le
gno tutto coperto di drappi di ragjo dalla terra fi¬
mo alla nane,e per fargli honore entrò nella ttaue co
duefigliuoli,ch' egli hauea, e pregò molto Filippo, et
Tirante che ufcifiero in terra,et iui fe ripofafiero al-,
cuni giorni $ il gride ajfdnno,& diHurbo c'hauean
fofferto in mare,et nelle battaglie de Mori. Filippo »
& Tirategli refero infinitegratie > e difiero che f
cotentarlo aniariano co fua signoria.Il negli con*
dufie nella città, & gli fece molto bene alloggiare,
&Jeruire di ottime uiuaie,& d’altre cofepertinen
ti ad huomìni, che di mare e/cono > ma Filippo per
tonftgtto di Tirante difieal t\e, che non refUria nel
fito alloggiamento fin che no hauefie tufi tato (a Bfi
na.ll %e ne fu contentisfimo,& quandofurono al-\
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TlltU'HTE IL EUVCO. igty
tònelpala^p,la Hgina, &fua figliuola la Infanz¬
ia gli riceuerono con fàccia molto affabile, & rito rs
nati alfuo alloggiamento > il trattorno apparatole-
aondo che figliuolo di I\e mcritaua ) ciaf cungiorno
dapoi la mejla f & dietro al diftmre erano col f{e,eO
mfpecialità con la Infanta,laqual moRraua tanta
affabilità agliforaRieri,che andauano, et ueviatto,
che per tutto il modo dellafua fingulareuertù fi par
laua\et pratti cado eiafcungiorno nella corte del t\e»
■ et con la Infanta, Filippo fe innamorò molto di lei»
et ella di lui ftmilmente > ma Filippo era tato ttergo
gnofb quadogliera dinanzi checonfatica hauea ar¬
dire di par lare,et quando ella ilponeain alcune re.
' gioniriógli fapea rijpondere x et Tirate con gran prò
fittagli rifpondea per lui » et dicea alla Infanta >*
■ Signora che cofa è amorei qutRo Filippo quando et
nUo aìloggiamtte, et fuor a de qui giamai non baia
■ fua bocca Ranca di dar laudi, bene è uertù della Si¬
gnoria uoRra,e quado ui è prefente congran fatica
di fouerchio amore può parlare. Certo ui dico chefb
iofusfi dona,et trouasft alcun co queftagentil quali
tàiet lo conofcesfi huomò dijpoRo, et di antiqua prò
geme per amor di Imlqfciarei mùgli altri, vdh Ti
rante,difiela Infanta,uoi dicete bene,ma fe nottua*
mente gli uie di efier groflodifua propria natura»
qual piacer, qual cofojationepuò efier aduna ddgd
^U>s}£ogni buomo ft ridali lui,et fu glipongano fini
« itomatta nell’ultima cofa,per mio amóre non midi-
tete tatragioni, che f er mo diletto io nomi buó~
Sa
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HIST. DEL CAVALLI Eli
me che haueffe ingegno, & cbefuffè di men nobilfi «
to,& di cafa, & che non fuffè ignorante ne auaro.Si
gnor a diffe Tir afe,uoi allegate male ragionila que
fio nonfede in quel baco che noi dicete. Quetto igio
nane di poco temp%& ueccbio difennoìliberale^t-
mmofo,piu che tutti gli altri,molte affabile, &gra
tufo in tutte le,cofe, & non mi lafcik ripofare la not
te come io Morrei, perche fi lena, la notte gli pare
un'anno. 11giorno gliè dilettofo, fe piacer efare gli
uoglio non hauemo a parlare d'altro che della Sigm
ria uottraffe queflo non è amor,ditemi adunque che
coja è?Signora amate chi u’ama,et queflo èpur uè-
ro ch'egÙ ò figliuolo di R£>& eguale a noi, et thè ti
ama piu chela/ita Hit a, & s'egli non parla tanto co
me la Signoria uoftra Morrebbe per migliore lo dò-
neretti hauere.guardatine Signora dagli huomini,
che con grande audacia, & con ardimento penfano
di richiedere donna,o donzella,che tal amorenelue
ro non i buono,però che amore che prefto uienepr*
fio fi perde, &tali come quetti fon detti huomini
corfari,che uanm alla robba de ogmuno. datine uoi
S ignora, a huomo che con gran paura uien dinanzi
allafua Signora,& con gran faticagli può ufcire la
parola di bocca, & con le mani piene di timore di¬
te quanto che uuol dire. Tirante, diffe la Infanta,
per la grande amicitia che hauete con Filippo fate
bene ad affettarlo in cathedra di honore per il nobil
ordine di cauaUeria che hauete, non potretti dire fit
tmil ben,cbe appartieni a uoi, & però uè ne tengo
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ti^hte ri bijìi^co. ij*
$o per migliorerà non penjate ch'io fta domi, che
creda di leggieri,anq fe co/a alcuna dout/fe/accede
re gli uorrei porre le mani infino al cubito in /ènti*
re in japer qual è la prattica,,flato,et condurne fua,
& fel/aria per dare confolatiote all'anima mia m
qucflo monda , E però/egli occhi mieifono conten¬
ti della uiSla ai lui,il mio cuor combatte meco > &
la efperientia me lo mamfejìa ejfcr quello di che dtt
bito/gnorante,& auaro,lequali due malitie/òn in¬
curabili. 0 Signora chi di tutte lecofe del mondo
uuolc (bttilisfimamenteguardar, molte notte gli ac
cade che egli elegge la piu trifia, & in/pedaliti ne
gli amori honifli,er leciti,& non fin peffàti tregior
ni, chepaffèggiando per il giardino col Signore l\e
tio/frb padre parlando di molti flati de Trencipi del
la Chriflianità, & di molte altre cefi ueresfmo a
parlare della Signoria uoflra dicendomi come il uà
" lena uiuendo ripartire il fuo flato , & per il molto
amore, che il padre naturalmente porta alli figlino
li, & in /penalità a uoi chefet e donzella & glifeto
fiata fempre mai obediente ui uuole dare per dota
tutte le terre del Ducato di Calabria con ducente
mila ducati infìeme. & queflo ha gran defiderio di
uedere mentre che’l uiue. accioche quando del cor¬
po fuo fi gli partirà l’anima acconfolato je ne ua-
di : & io uedendo la buona & retta intentione fua
plitfho lodato ,perochela Signoria uoHra meri¬
ta infinita dignità, & konorc eccel/o. Onde io,/ap¬
plico a uoflra attenga ebe alcune horedifpofie *r.
S i
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« H1ST. DEL CtAFJiLLlEIC
'Migliatedare audientia,& imprendere faftidio di'
tmlla,che io gli dica, che io veggo venire qui nella
aorte del Signor J{e Imbafóatori del Vapa per con
trattare mattrimonio di fuo nipote che dicono alcu
m che il patria efferfgliuolo a voftra ^dltegga, &>
dall’altra parte gliì nipote del f{e dififapoliydel re
di Ongaria,iel l\e di Cipri , & anchora che io non
babbia la potetti del Chrittianisfimo,& in dignità
fuperiore di tutti li Rpgi della Cbrittianità il [{e di
Franga di qiieflo mattrimonio con uofiro padre,&>
con l\Altegga uojlrauuole contrattare grancofah
Signora con li occhi corporali poter vedere fe glih ■■
goppoguergo, & flroppiato i’alcuno de fuoi mene,
bri,fi glil vecchio,ogioueneys’egli ha buona,omala
gratta,fegUè valente huomo,o codardo,di tutlfqm
fie cofe, & de molte altre nelle quali la natura può
mancar t^ikegga uoflra non bavera a slame are*
lationd’altri, cheuipojjadire tutto il centrar iodi-
quello che Jori, fauia & difcreta io ui veggo Signe
ra, &faper piu che ciaf cuna, & per tale ui tengo ,.
ma nonpenft la Signoria uoflra, che per efier iofer .
nidore di Filippo dica cofa alcuna finta,ne flmula-
ta,perche di tutto quello che ui ho detto in lui tutte:
le perfezioni vedere ne potete, ma per Ugrandif-
fima,& alta dignità,e perfettion, che lauottrafin
gelare perfonaposfìede,meritate di federe in cathe¬
dra Imperiale, <& fottomejja alla corona di fr/tg- _
ga per effer innangi dell’Imperio di Roma di mag-~
gurc*4ltegga,&-ft mfa a per efperìentia lagrm. t
£ v
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Ho
r■T-HUVtT'É IL runico.- ij*
dignità del pe di Fratria, che le ami non gli fura.~
m date fen?agran cauta, che per commandamento
del noflro signore per uno angelo gli furono porta¬
ti tre gigli, liquali non fi legge che giuntai per iAn¬
gelofafferò portati ad alcuno Ff. Dunque Signora
la uoflra Signoria può pigliare la parte del monda
no,& delff'trtfuale,&la uoflra eccelfaperfimper
caufa di quefto giouene di fantità farà compiuta, &
chi è quella che pòffa bauer gloria in quefto mondo »
C ir Taradijo nell’altro, & in quello uenne la ppino,
thè delle lorodilettofe ragionigli dìfiurbò. Quando
furono Flati un poco,la peina diffe a Tir ante, Caud
Iter e uertuofo egli non epaffatouno hora,cheil Sh
gnor pe,& io parlammo di uoi, & delle uoFlre co*
ualièrie,il pe ui mole raccomtnand“rc un graia fot
to,& tocca molto alui,& a me, & ioni tengo per
tale,che Je Upilo prenderete, che cofì come appara
tiene abuon Caualliere ahonore uoslro ne potrete
ufeire, & pero perJchifare ogni inconueniente a gli
molti dubbtj che gli fono, io darò tutto quello impe «t
dimenio che io potrò. Signora, diffe Tirante, uo¬
flra Signoria ini parla tanto coperto che Je altra
dottrina piu chiara non ho di quello che mi ha det¬
tola Eccellentia uoflra, non Japerò quello che io pof
fa rifondere, ma quello che io potròfare per la Ec
oellentia uoFìra con confentimento del Signor Re
lo farò di molto buona uoglia fino a portare la
Croce al coda . La fteina del buono animo Jv».
molto lo ringratiò , Tirante tolfe licentia. dotte
s 4
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- . HI ST. ÙEL CUVALLItt^
peina ,& dalla Infanta, & quando fu alfuo al¬
loggiamento follecitaua molto che la tiauefujjè in or 1
dine,accioche prettamente fi poteffe partire. Tirati
te uidie in altomare venire una nave,innanzi ch'e¬
gli andajfe a mangiare uolfefaper nuoUa, & mando
già congran preflegga un bergantina armato , ilqua
le con gran celerità andò intorno, erintefe come que
tta nave ueniua di ileffaniria,et di lìaruth,&che
bauea tocco nell’]fola di Cipro,dì la da Hpdinonha
uea potuto toccare per la gran moltitudine de Mit¬
ri che per mare > & per terra l’haueano affediata.
Onde erano molte Fufle di Genouefi>cheguardava¬
no il porto,& la città di l{pdi era a crudel porto,pe
ròch’eranopajjati tre mefi che il Maettro,& alcu¬
no del caftello,& della città non haueuano nìangia
tofane come quelli che non ne haueuano y & non
mangiavano fe non carne di cauaUo,&buona anche
taje nehauefjero potuto hauere, & credevano uerd
mente che in pochi giorni fe renderiano a Morii
& già fi furiano dati fe il Soldanogli hauejfe voluti
prendere a mercede .Sapute quette nuove Tirante
entrò in gran penfiero, & quando hebbepenfato af¬
fai deliberò caricare tutta la naue di for mento,&di
altre vettovaglie, & di andare afocconere le peli-
giondi I{odi,& cofifece,congranprefte’ggamart-
dò per mercatanti dettegli tanta moneta che cd
tritarono la nane di fermento,& di vino, & dicgr-^
mfalata, quando il l{efeppequetto mandò per Th
mm^rgUdìjjé.
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TiHy 4 y{TÈ IL BlAI^CÓ. 141
COME IL H.E DI SICILIA VOLSÈ
ejfer infame con Tirante,e Filippo figliuolo del
He di Fronda a [occorrer l’Ifola di Bpdi,& co¬
me la infanta Bjcomana s'inhqfmorò di Filippo t
. & egli di letdr quel che di loro Juccefie*
\ Capi XX Vi
P Er il buon fangue che mi hauete Tir ante,& fi
la[iugulare uertù che in mi ho conofciutajon
obligato à de fiderare di far per noi alcuna cofa che
iti fuffegrata,& mi farete fiiugular gratin a uolertà
feruire di me,che nonfard, cofa alcuna che uifia ne-
gata,ch'iouiamo,& uiuoglio tenere in computod’
unofratello ò figliuolo per gli atti ch’io ui ueggo fa
redaUertuojo Caualliere,liquali fono tali, & ditali
togran nome,&[amache meritareBi di hauerpre
inio dal nofiro Signor Dio in queflo mondò,& nell’
altro lafua eterna gloria,che la gloria della uoBrd
imprefa ha pollo in gran deiettìone tutti gli Trend
pi della ChriBianità , che in cafo di necesfità tanto
grande non ha voluto [occorrere al MaeBro di Bp-
di,&fe la divina bontà mifacefie grada,che mi def
fe a fentirein queBo fante viaggio lajua eterna vi¬
taper potere io venire con noi aliaJanta perdonan¬
doci di Gierufalem,&fconofciuto,accioche da alcuno
_ c qng lti p to nonfusfì,ne hauerei,& receuerei maggi¬
or piacer e,&ue ne farei piu grato,chefe mi defli un
regno,& in tuttala miauita ut ne reBarei obliato .
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VIST. D ÉL C jtv ALL1E\
per ilche uiprego con grande amore,che non mi de
’ negate dì farmi tal ri fiotta come dalla uottra coffa
• mata uertù fi affetta & fiera..Finito chebbe il
- Tirante co fi rijfiofe. Molta gloria mi faria chela Ee
, cellcntia uoftra ngì uolejfe prudere p/eruidore, pcbe
riè fondegno di efferui fratello,magliuolo,ne iol'ho
meritato,& redoinfinite grafie maEccellentia uo
fira della buona uolotà di quella,& fe la necesfità il
■ricercafjc pigliarci talficurtà dell'-Altera uoftra
conteJe fotti mio naturale Signore,à cui tutta la ul¬
ta mkhautsfi feruito,e uene bacio le mani d’andate
; nella mia naue.Signore,la naue, i beni miei, e la ffo
na so tutti della Eccelletia uoflra y etpotete comoda
re,et ordinare co fi come di cofa uoftra propria,eh’ in
de fiderò Signore diferuire all'-Altera uo 0 a,e ufi
Udire à tutto quello che cmadatete,etperòsigner
lamia principal intention quando io mi partì dal*
la mia terra fu con propofito reai & nero di anda
rea Hpdi ajoccorrere quella fanta Religione,la
quale Sìa in punto di efter del tutto defolata,& qm
ilo per cau/a de i crudcliGenouefi,alliqualifilarne»
te piace la gloria delli uinti, & non de iuincitori,
non bauendo clementia, ne pietà .al lor prosfmo
Chtittiano,anifi hanno parte manifefta con linfe de
li- Tirar,te,dìj]e il I\e, io ueggola uoSìra fanti
intenti one,& buon propofito,& fate come Cattai-
fiere fingulare, & catholico chriSìiano . J&JgJC
ben contento dtl merito della uoftra imprefa qual b
finta gi»Sìa>& buona » & però io ho horamaggfa;
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TlW'yTE II Stucco ‘ 134
volontà di venirgli con voi, & uivoglio aiutare*
tutta miapoffan^a di tutte le cofeper uoi,& parla
uoSìra imprefa nectffarie . Tir ante gli ne refe infi-*
nitegratie,& cofireSìorno d'accordo, & Tirante
Jitpplicò al Kg chejier fua grafia u&ffe entrare nel■
la nave,& uedert&jttal parte piu per alloggiamene
togli piacerla,quando il t{e l'hebbe uiHa tlcffe che
gli fuffefatta una camera prefio all’arbore »per»
che in quelluogo ua la nave piu fi cura,quando cor*,
re fortuna.Fra ilB£,<& Tirante ogni dì fi diceua*
no molte ragioni,& di varie cofe,& uemero a par*
lare di FUippOìperche egli dcfiderauache fifacef-
feilmattrimonìo di lui,&della Infanta,con la do--
te»cbe eglihauea detto,& al Re fiaua bene per im~
parentàffi co la eafa di Franati qual gli rilj>ofe,Ti
Tante tio di quello affare ferrea la volontà di mia fi*
gliuola non concluderei nulla,perche ha daferuire »
& quando fia contenta per parte mia ui offerifco il
tUattrimonio,& dargli tutto quello ch'io ho offerto
di buona uoglia,ne parlarò con la Reina,& con lei»
tìrfaputalaloro intentìone il matrimonio innanzi -
lapartitanofirafìfermarà> &cofi fatte uenire il
I{e nella camerafua la Tutina & la figliunlaglidifi
fé . La caufa Reina, & uoi figliuola mia perche
ui ho fatto uenire qui , èper manifestami la mia
breue partita , ch'io ho deliberato col di —
mno^ .a iuto di andare in compagnia di Ti -
Tante alla fonia perdonane del fanto Ji*
golcfaq di - Gierujalem » & non voglio, con*,
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HTST. DEL CUVALLIEE^
dmremecofe non ungentilhuomo che mijèrua,ptr
non ejjerconofciuto,&perche la uita,& morte mix
i nelle Mani del nofiro Signor Dio uorrei innanzi che
mipartùfi,cbe udì figliuola mia fotte collocata in
mattrìmohìo ch^rettatte contenta,&confolata,&
eh’io me ne bauesfi quetto piacerà in ulta mia, tàfe
quefto figliuolo del i\e,che è qui nolete,per legarne
in fraternità,con ilpiu alto I[e della Chrittianità t
ioJon certo che con configlio,& aiuto di Tir ante,&
con la uolontàche ne mottra Filppcjacofa uerra à
buona conclufione.E mipare,di£e la Infanta » &
ben lo fa uottra Signoria,che prima paffèramo quin .
deci giorni,che la naue non batterà finito di caricare
ne farà in ordine perpartirfh&f) a quetto tempo fi
attenga uottra con con figlio del mio ’zjo,&'fraiel~
touottroilDucadiMesfina il negocio concordare
potrete,poi che'l Duca qutfta notte, & dimane qui.
s'affretta. Molto ben dicete figliuola mia,dif]e il fir,
dr ragion h cheglifa addirti andato . Ter donami fi
*A.lte%z& uofira dijjt la infanta,che poi che la Ecccl
lentia uottra ha deliberato di andare in quel fante
uiaggìo,douertfli fare una granfi fi uà fine che ri—
tante,& tutti quelli della Jua compagnia, quando
faretein mare uiferuano di meglior uolontà,&dalfi
altra parte fé'l ueuifie all’orecchie del re di Franca,-
conof efit che finitezza uofira fa grancomputo di
Juo figliuolo Filippo,& Domenica che uienefigjjm
mandato à celebre fetta,tir corte bandita,che dure
tre dbche le tauole ttiano apparecchiate notte dì»
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TTHyir{T E 1 L Bljn^CO. I4J
tjr che continuamente fe gli troiano uiuandeinabi
dantia per tutti quelli che ueniregli uorranno. Ter
mia fé, figliuola mia,difie il J{e,uoi hauete meglio
pen/ato ch’io non haueuo,& fon contenti/ fimo che
fifaccia,& perche fon anche occupato per caufa del
ia mia partita in hfciare in buon flato il F£gno&
che alcuno non popafaper mila dello andar mio per
igranii inconuenienti che/èguire ne potriano, per
andare mi in terra de Mor'huorrei che uoi figliuola
(ordinafle.il %e (àbito fece uetttr il Maeflro di cafa
& i fpenditori, & commaniogli che faceJJ’ero tut¬
to quello che/ita figliuola gli commandaffè la
ro differo eh*erano contenti,tutte le co/è per la Infan
ta furono molti bene ordinate ,& diuìfate,&eletto
di molte,& diuerfe maniere di uiuandeper moflra
re lafua/auiexja,& quefla fefla non fu ordinata
per la Infanta ad altro effetto fenon per prouar Fi
lippo,& uedere nel mangiar efuo come il fi dipor ■*
tana, il giorno asfignato del/bienne comito lalnfan
ta haucua ordinato che ilre,& lareina,Filippo,et
ella,mangiaflèro tutti quattro altiadunatauola,et
il Duca di Mesfìna,& Tirante con tuffigli altri C8
ti,Baroni,& altea gente mangia/fero piu baffo del
la tauoladel lenendo la uigilia iella fefla il re
mandò due Cauallieri à Filippo,& Tirante, pregati
doli che per il giorno/eguente allamefla,& aldi/i*
^ jgflfllflero con lui, & loro con molta humilita ac¬
cettarono l imito.Li mattina,loro,& tutti i fuo: fi
mifieroin qr dine al meglio che poterò furono alpa-
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* » HÌS; t> tl CUVULllFF^
U , ZZp i & fetiono riuerentia al re,& egli con gran
de affabilità gliriceuè,&prefe per la mano Filippo-
& il Duca di Mesftna Tir ante,& co fi andarono fi*
no alla chiefa^quando ibebbero accompagnato atta,
captila gli addimandorno licentia di andar à torre
lal\eina,& fua figlimi a, il re ne fu contentisfimo «
& accompagnandole Filippo,prefè à braccio la In
fama per effergli piu appreffoi& Tirante non fi par.
UUa da Filippo per dubbio che'l non facefie,ò dicefi•
fi qualche infolentia cbe'l uenifie in difgratia dettaln
finta,Detta la me(la,e ritornato il re al pda%gp co
' tut tigli altrijlfdifinare fu in or dine, & il rea fede *
reftpofeinmezpQ detta tamia, & la reina appref
fo a lui. il I\cper fare honore à Filippo lo fece fe
■ dere al capo della tamia , & la Infanta dinanzi a
Filippo.Tir ante uole a reÉare in piediperfare ap
preffo di Filippo,& il re gli difle . Tirante fratei
mio il Duca di Mesftna ui affetta,& non vuole fin -
'• %auoifedere.Signore,difie Tirante , uogliateui de*
gnare di commandargli, che’l feda » che in tal feSU
tome è quella ragione è ch’io debba feruire al figli
r dolo del \e.la Infanta con la faccia un poco iratds
ì& con rton troppa patìetttiagli diJJe,non curate Ti
fate di Fiatefemprefittoite pumi a Filippo,che nel
la cafa del signor re mìo padre fono affai Canarie*
ri che’l ftruìramoi&no bifogneràeficrglimi, Qu*
do Tirante ridde la Infanta parlare con pa^fipne j
kh’-eta sformato ad andarfene,accoftotft alleoreccme K
; àF ilippot &gli dijje : quando il re prender* toc?
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T1 Hyi^TE, 1L BTAltfCO. I fé
qua,&uederete che la Infanta fi leui,& fé inginoc
ehi in terra,& conia man tenghiil bacile fate noi
quello che ellafarà,& guardatine di non fare alcu¬
na gr off aria, & egli rijpofe checofifaria.Tirante fi
partl,&quando tutti furono àfedpre portorono l’
acqua alle mani alre,& la infanta s'inginocchiò in
terra, & prefe un foco del bacile, & Filippo uolfe
fare fimilmente,ma il re non uolfe conferirgli, &
quefto ordineferuò alla regina,<&• uenendo al laua
re della Infanta ella prejé la mano a Filippo, accio-,
che infense fi laua(ìero,& Filippo ufando gentile^
S *a,& cortefta diffe,che non era ragione,& inginoc
ehiandofi in ferragli uolfe tener e:ma ella giamai fi.
uolfe leuarefino che loro due non fi leuafferoinfiemc,
da poi portorono il pane,& il pofero dinanzi aire,
& à ciafcun degli altri, & alcun noi può toccare
afpettado che portajferò la uiuanda.Ftlippo quando,
fiuiddeil pan dinan^i,tolfe un coltellino,& un pa¬
tte congranfretta,& lo tagliò tutto,& fece dodeci
fette grandi,&accechile.Quadola Infanta uidde
tal gioco non fi poti retenire,& il re,& tutti quelli
che gli erano,& i Cauallierlgioueni che fermano
faceuano un mortai gioco di Filippo,& la Infanta
fi accordaua con loro,&fu forga che uenijfe à noti
pia di Tirate, biche mai no partifìei occhi da Filip
pOìlemsft corredo da tauola,&difìe,f il mio Iddio
Fi lippo hauerà macato delfuo honor,che’l dee batter
'^’fatioateuna gran grofiaria, & pofefiallato fuo
dina gj alla tauola del re» & flette mirando a eia■»
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“• VIST. DEL C*tVJtLLlEK
fctma parte della tauola, # uidde le fette del pane
(he Filippo bauea tagliato,& uidde (be'Ire,ne ab
(iun’altro ancbora non banca tocco il pane, prtfla-
tncnte profumi l'occaftone delle rija.Tirantegli tol-
fe fubito le fette,miffe mano alla borfa,# (rafie
ne dodeci ducati d’oro,& pofe infiafcuna fetta un
ducato,# fecegli dareà dodeci f oneri, quando il.
te,& la Infanta uiddero quello che bauea fatto Tb
rante tutti cefforono di ridere.il re dimando à Tira
te qualfignificaùone bauea quello che fatto bauea :
Signore,diffe Tirate,qnando io bauerè compito quel,
lo ch’io hauerò da fare, io il dirò a uoflra altezza»
Tirante diede tutte le fette ciaf cuna col fuo ducato,
# l’ultima accofìosfi alla bocca # diffe ma *Aue-
maria,&dicendola,diffela reina,molto mi piacerla
„ difaper quefio intermezzo.Tir ante rifpofe nella fé*
quenteforma.Signore,la Eccellentia uoflra fi aad-
mirata,& tutti gli altri di quello che ha principiato
Filippo,# io ho fatto il fine,,faccndofene tutti beffe,
la caufa di ciò b queflaSignore,poi che l'altezza u9 ~
Flralide fiderà fapere,cbei Chrifìianitfimi i\egi di
Francia,per le molte grafie che hanno ot tenuto dal
la immenfa bontà del noftm Signore Iddio inflituir.
poche tutti i loro figlioli anzi che riceueffero l'ordi
ne di caualleria al difinare anzi che mangiano fan-
no del primiero pane che gli pongono dinanzi do.de-
ci fette,# in ciafcuna pongono un reale d' argento,
#damioleper l'amore di Iddio in riuerentìaae'hlà<r~-'
deci ^ipotioli, & quando hanno ritenuto Cordini
dica-
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IX
Tl^XTE IL BT^T^CO. 145
cfi cavalleria pongano in ciafiuna fetta impelo di
oro,& fino al dì d’hoggi il mantengono tutti quelli
che cfi ono della cafa di Francia, &■ per quello il Si
gnor Filippo ha tagliato il fané, & ne ha fatto do-
decifette,ucaoche ciafcuno popolo habbia lafua.
Se Iddio mi falcila uita,d JJe il R^e, quefta elemoft-
na è la piu bella*he io giuntai udifit dire: & io che
fan Re coronato non ne faccio tanta al mefe. "Por¬
tata che fu la uiuatida ila Infanta diffe a Tirante
che a difinare fe ne andafje. Lt Filippo commen¬
do il Juogran mancamento, & laJauia rcparatione
che Tirante fattogli hauea, tenne mente nel man¬
giare, che non mangiaua fe non tanto quanto la In¬
fanta facea,& quando fi furono leuatt da tauolafia
1 nfaAtaJ'etiro a parlare con una fua donzella di cui
ella molto fi fidava, &• con un poco d’ira con amo¬
re miftafe principio atallamentatione. Tqon ifor
te pena la mia, che quello Tirante è foto nemico
del uoler mio che Jela un bora non pojfo con Filip-
po parlare?che feglifujjè figliuolo^frat elio ,0 natu
rat Signore , non lo tenerla tanto firetto, che mn ho
tempo di dirgli cofa alcuna ch’egli nelle ragioni no¬
stre non je interporla. 0 Tirante vattene co la nane:
tua>& fili bene auenturato negli altri regni. Lafcia
mifol Filippo per ripo/o dell'anima mia, & confola
tiene della mia vita, chefe non te ne uai vi veroftm
pre in pena, che con la tua granfauie^ga ripari al-
r~"-^ieififfpìcntìe de gli altri Dimmi Tirante, & per¬
che tanto mi dai mia?che fe mai hai amato in alcun
T
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UIST. DEL CAVjlLLIEt^
ttmp» douerefli penfare quanto è gran ripofiprat
ticare de ragioni filo a filo con quella perfino che •
tbuomo ama , & io infino a qui mai non ho faputo»
me ho lentito le pas fiord d’amore.Ben mi erain pia¬
cere l’efferfesìeggjftta & effere amata: ma quando
ìopenfauo che erano uaffalli, & defya caja di miopa
ère, tanto mi eflimauoeffer lodati-quanto effere a-
mata, ma bora mifera m e, che quando uoglio dormi
re non poffoja notte è piu lunga che no n unirei,co-
fa ch'io mangi non mi pare dolce, angi amara come •
fiele, le mie mora imitili mi hanno a[degno che non
mi uogliono aiutare ad acconciare il capo. L’anima ■
mia non ha affai tempo per pofare fola ilare fempre
defidero,che nulla alcun non mi dica,fe quella è ni-.
ta,io non fi quello chefia il morire,& contali,& fi
miliparole la innamorata Infanta fi lamentammo,
dando diftillanti lagrime da quelli occhi che molte
fiamme di fuoco nel cuore di Filippo accefe haueua
no, & fiondo in quello trillo contenimento la In¬
fanta,nellafua camera entrò il B£ col fuo fratello il
Duca dìMesfina ,ilquale reflam per uice ,&
luogotenente generale di tutto il Hcgno,quando fu¬
rono nellacamerauedendolafiore con la faccia, &
gefii addolorati gli iiffe,che è queftofigliuola miatp
che fiate uoicofi addolorata?& come Signore,riffa
fela Infanta,che la Signoria uoflra fiaperpartirfi,
che farò io di]confilata ? con cui mi acconfil aròj in
cui prenderà ripofi la mia animati ll{efi uottòher v
foÙfrateUo,& diJJe.Duca, che uipare delUbuma*
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Tl\jn{TE IL BTjtT^C O. 14 6
tòta come fifenttt il propriofngue non può dium-
tàr acqua.Il He con paròle di molto amore conforti
la figliuola quanto poti, & mandarono per la Hgi-
ita che uenifle, & tatti quattro tenmtero configlio»
& il He fe principio a tal parolf.
\
.C&'ME TI^ATfTE NITIDO jt Af-
1 ; bafiiatori da parte del He diSicilia al H e di F> a
cia,& come s’imbarcarono il He di Sicilia , Fi-
lippo,<& Tirante,contattigli altri,& come fot
corferot Hpdiani. Cap. XXX.
1 Qi che la buona forte mia ba ordinato^ atta
_' diuina prolùde ntia piace che queflofantouiag
gio non fi pofìi la fidare, la mia anima (e ne ua con±
folata,poi che mio fratello qui in mio luogo ci fio,
iiquale è proprio la mia anima, & quello prego che
in tutto quello commandarete ordinatete cbe’l
uhabbiap rico madate,e queflo fina il maggior pia
cer che far mi potrà, et piu uì prego Duca che di¬
ciate il parer uofl/o,& la intention uoflra in queflo
matrimonio di Filippo,& fece fine al feto parlare. Si
gnor e, dijfeilDuca : poi che atta Ecce [lentia uottra
piace,et detta S. Hfina ch'io dicati parer mio, fon co
tentisfimo et dico che quado atte diatile fi parla di
matrimonio di cui fi tot canoe 1 notti e n tato pretto
eq/f fì^l’appetitoetuolotà loràcoelufion,reflamo
^ U> aggrauate,poiche la Signoria uoflra ua intal gd
nantyet Filippofimibnente gli Uienefon di parer-
T a
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HTST. DEL CjtFJLLlEU
tbequefto matrimonio fi debba fare cd confctitimv
todi/uo padre,& di fina madre, e la Signoria uoftrn
mandi per Tirante e fatelo fcriuereal f(ediFracia
di qutfio matrimoniofe gli ferà in piacere, acciocbe
no facciamo della gincordia difeordia, et della pace
guerra, c he nòpottjjè dire ibeptr tfferfuo figliuolo
moltogiouene e dipoca età lo baite fimo ingannato*
che pela fuffe mia figliuola piu efiirr.arti di darla ad
uno cauallier con uolontà di fuoiparenti,cbe ad uno
He contea la uolontà del fuo popolo. Il Rge la Heina
bebberoper ottimo il confìglio del Duca,et la Infan
ta di uergogna non bebbe ardire di contradirgli , &
da l’altra parte fu coment a che tanto pretto non fi
facej]e,per uoler bauer maggior efperietiadt Filip
polche noni’bauea affai compiuto,et accordorfico
la uolontà di tutti, & preftamete mandorno per Ti
rant e,et recitogli lungamete tutto il i cfiglio, cljefo
pra al matrimonio fatto haiteuano, et 1 irate molto
lodò la lor buòna deliberatione,ct egli tolfe il carico
diferiuer, tlqudfcrtfj'e lettere al re di tracia narra
dogli lungamete la forma della concordiadel nutrì
monxOyfe a lui piacea.ll I\e fece amar un freganti
no per poffare in terra ferma ch'andò con le lettere
dritto a Vtobino. La naue di Tirate fu ben carica di
frumento & d'altre uettouagliequando il freganti
no fu p partir fi, il ({efinfe d'andar in quello,et Jer~
rofii in una camera che <talcuno no fu uifio, ri-lega
rotto fama cb’andana alla tèa dirama p parlar col
"Papa, et la notte Tirate fece raccoglier il J\e,& Fi
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* * S- S 1- l'.f»
TlUfATtTE IL BIOTICO. 147
toppo,& quando tutta la gente fu in nane, Tirante
andò atuorlicentia dalla t{eina,daU’Infanta, & da
tutti quelli della corte, & la Rginafe molto honor a
Tirate,pregadolo che uolejjc batter il l\e f racconta
dato,perch‘trahuomdidelicatafoptesfione. Signo
ra dijji Tiranti non dubiti la Signoria uojlra che f
me cofiferà fertillto, come jtl mifufte naturai Signo
re,et l'infantaglielo raccomodò molto,laqual p cau
fa del re Jito padre chefe ri andana :& molto piu per
f amor c’haaea a Filippo, rimafe co affai penfieri,et
dolori, et alla prima guardia la rtauef e uela, et ufei
tono diporto conbuon tempo,& hebbero tanto prò
fiero il tempo che in quattro dì pafiaron il golfo di
Fcn^tia,& furono in affla di Bpdi,et andorno alca
ftello di fan "Pietro, & quiforfero per affettar t epa
chefuflem poco fortunato, & Tirate per configlio
di duo marinai che della Jua terra hauea codotto che
molto amauano lhonor fùo, quando uiddero il uè. 0
prpfftro,et buonora notte fecero utla et la mattina
al ffotare de l’alba furono in appreflo a l{o
di. Quando le nani de Genouefi uiddero quella naue
uenirepenforono ebefufie una delle due c hauea ma
dato per portar uettouaglie per ilcapo,& uedtndo
che nenia da Leuate non potean ptnfar eh'alcuna al
altra nauehauefie ardimetodi uenir inmeggpa ta
te naui,quali era nel porto.la naue fi accoflò, et qua
^ ^ ,4sJ5tfrefio di quelle caricò di tate uele, quote potè
ua portar,et allhora conobbero li Genouefi nella fot
teigatft atto della naue che no era delle fue,fi po/i
T i
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V BIST. DEL CAVALLI!.-^
ro m ordine di quello chepuotero, ma la naue li fi.
tantopreJ]ò,& alcuna naue rio potè aliare la uela,
et quella amie piene pafiò per mexjo di tutte le na.
ui al difetto loro, ma furono benjeruiti di lande,di
pajJatori,et malti colpi dibombarde,et di tutto quel
lo che nel mar fi uja:e Tirante cotrifnandò al timo-
mero,& al nocchiero che non uoltdflero la naue,ma
che defiè conia prora in terra al dritto della città
in un luogo arenofo ch'era contiguo alla muraglia,
e cofi diede a uilepiene.Quando quelli della città
hebbero uifta la naue dare della prora interraci pe
Jorono che fufi'e quelle di Cenouefi che appenfatame
te bauejfero dato in terra per pruder la città. Tutta
la gente corfe in quella parte, et combattendola tuoi
to ualorofamiti ,e quelli delle naui li dauano la bat¬
taglia dall'al raparte in modo che lor tran ingrade
affannosa a tato che un marinaio andò pn ftanite
et tolfeuna badi era, et refloro di cobatter,et cogra
preftezjafcrno faltar unhuom che li dijfie come que
fta era naue di fioccorfio.Quado quelli della terrafep
pero che'l Capitano della naue era Fraceje et conia
cea la naue carica di frumeiop[occorrer la città lo
andorno a dir al M aeflro,ilqual faputa la buona no
ua s'inginocchiò in terra co tutti quelli che co lui era
no, et refe lattili et grotte alla diurna prouidetia,per
chegthauea hauuri t memoria,et no gl hauea dime
ticati.ll Maeflrodifctfi del caftello con tutti i ^aifal- ^
Iteri,et li huomini della città co fiacchi entravano dt
troia nane p trarne il fiormeto, e por,idolo in botte
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ghe.ll-Maeftro quado hebbe battuta uera relatiò che
era Tirate hebbe grò. de fiderio de uederle, conofcen
do g ejperietia la molta uirtàfua, et comandò a duo
Cauallieri dell’ordine de maggiori che li erano eh’an
dajfero alla natie, et che pregaffato Tirate da parte
Jùa che uolefje ujoir in terrari Cauallieri afeejero nel
la naue, et adinìidoron il capitano,et Tirate co fi co
me quel eh'eraprattico etcortefegliriceuè con mol
to honor,i Cauallieri li dijfero S. Capitano il S.Mae
Uro è difcefodel caflello,et è nella città che uiajpet
ta,et pregati,gli facciate gratiadi ufeire interra f
che defidera affai diuederui. Signori Cauallieri,
diffe Tirate, direte al mio Signor Maeftro che mol
to.preflofero cofua Signoria,et che già iofereiufei-
to fuòri a fargli riueretia : ma afpetto chabbia fatto
alleggerir la naue„ fche hogra dubbio che no fi a-
fra & che no fi pda ilfrumeto f il gra carico c’ha,
& fua merci preda carico di farlo porre in luogo fi
curofecodo che lo traranno,et uoi altri cauallteri ut
prego mi facciate duegratie l’una b chepgetilegga
vogliate preder meco una picciola colatione,la feci
da che duo meigetilhuomini fe ne negano in compa
gnia uoftra,perche di necefiità hanno a parlar col
Signor Maeftro atrgi eh’io efea in terra. Signor Cu
pitano diffe l’uno de Cauallieri, due coje addimmi --
date che non ui formo tffer denegate, la prima
ètanto diletteuole per noi nitriche in tutto il tem
pò dì noSìra uita ui reftaremo obligati. Tirante
che gli baueua ben promSloildì dinanzi in fare
T 4
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HIST . DEL CArULL1EH,
cuocere molte galline, et altre maniere de carne cot
te e fredde* quelli diede bi da mangiar e,& a loro
farea efier tornati da morte a Mita. Et Tirante heb
beprouiHocolfuomaefìrodicafa, et colifuoijèrui
tori che nella città^li attrouomounagra caja,eiui
fece apparecchiar da magiar per ilfaaeflro,&per
la Ei ligio* e,per chefapea che ri haéean granili fimo
hi fogno,et p caufa di queflo Tirate fi dttcne che non
uolfe ufeire in terra fino che’l dijnar nonfu apparec
ch'iato.quando i Cauallieri/e ne uolfeno andar,Tir a.
tetolfeduogetilhuonùni delli fitoi, & difie a loro
che infecreto pariafiero col Maeflro, e gli dice fie¬
ro, come egli conduceua nellafua natte il f{edi Si
citta,Or Filippo figliuolo del f{edi Francia, che an
dottano alla f.anta perdonando de Gierufalem,dr fe
feriamo ficuri nella terrafua.Qjtandoligentiluo¬
mini hebbero efplicata l imbafciata al Maefìro co
quello honore & riuerentia che a lui fi apparte-
nea, il Maefìro difie fimi parole Gentilhuomini di
cete al uertuofo Tirante il Bianco, che io fon conten
tisfimo di tener fecreto tutto quello che egli uorrà,
fir che nella mia terra egli non dee dimandar fi-
curtà alcuna,perche io Mogio che egli la tengaper
Jua, che gli Jitoi atti fono flati di tanta uertit, &
fingularità che’l re ha guadagnato tanto la uolon*
tà , che egli è Signore delle perfine noffre, &
delli beni , & che io il prego, che il com mandL
tSf ordini cofì nella terra mia, come fe’l fufie Mae
Uro di nodi» che tutto quello cbe’l commandos
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TIHylT^TE IL BI^T^CO. 14#
fà>ferrea contradittionefarà adempiuto, & ftluuo
le ilfcettrodeUagiuflitia,# le chiatti del caftcllo »
# della città,incontinente # liberarne»: e gli/ara»
no date.Ritornata la nfpofla à Tirante da gli Juoi .
Jmbafciatoriyfece lanlationeqjje di Sicilia della
moltacortefta dèi Matftro.il re & Filippo fcono-
fciutiitfcirono interra,# andorono allo alloggiami
to,che gli haueano apparecchiato, & Tirante ufcì
molto ben in ordine, # utftisft in queflaforma .
Cioè con ungiubbon di broccato cremefwo,#fopra
il Tracco un ueflitello à tremolanti con molte perle $
# ricamato, con la Jpada cinta,# alla gamba por-
fattala Garrotera,# in capo una beretta di grana
con un fermaglio di moltag ran Rima.Entrando Ti
rante nella città ben accompagnato da molti Carni
Iteri coftdeU'ordine,comedi fuoi, trono il Maeftro
in magran pianga,le donne,# le donzelle erano al
le feneftre,alleporte, alti tetti per uedere chi era
quello ben auenturato Caualliere,cbe di tanta cru¬
cici fame,# di penofa catfluitigli hauea liberati .
Quando Tirante fu dinanzi al Maeflro gli fece ho-
nore da Re, inginocchiosft,# uolfegli baciare la ma
no,ma il Maeftro per non gli acconfentire per buon
Jpatio fletterò alte re andò.il Maeftro lo pre/è per il
braccio,# Icuollo di terra,# con molto affabile a -
more in bocca lo baciò,# quitti diftero molte ragia
ni inprefentia de tutti,recitandogli il Maeflro le
gran battaglie che’l Soliano notte,#giorno gli da¬
mper terra,# i Genoueft per mare,# come fta-
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MST. DEL CjLVjtLLlEl^
nano d'bora in bora per darfi, per l’eflrema fame
che hammot& non gli era pofitbile poter fi piu tene
re,che tutti i cannili,& altri animali haueano man
giatOifino li gatti, che per marauiglia non fé ne tro-
uauauno, molte dqgnegrauide haueano dijperfojgli
piccioli fanciulli Jon morti di famej^uefla è la mag
gior miferia,cbe neimondo fia fiato.Finito il Mae -
I Sro di recitare gli paffuti mali. Tirante fece prin¬
cipio a un tal parlare. 1 uoftrigiufti preghi Eccel-
lentifiimo Signore,& le dolorofe lagrime del popo¬
lo afflitto hanno mofio la immevfa, & duina bon¬
tà del nofìro Signore Iddio a clementi», & pietà
della Signoria uoflra,& di queflaprojpera, & aue
turata religione, che non ha permefio ne permette
tà, che fia defirutta per man de nemici della fanta
fede Catbolica, & allegrifila merci uoftra,cheme
diante il diurno aiuto con gran preflegga tutta que
fìamorifmafarà fuori di tutta l'ifola,ma perche
cgliidafoccorrere primieramente alla maggior ne
cefiitadeffupplico alla Signoria uoflra, che mi fac¬
cia gratia, che nella cafa uoflra uogliate prendere
da me un picciolo defmarecon tutti quelli chequi
Jono. Caualiere uirtuofo,diffe il maeflro,uoi mipre
gate di cofa che a me è tanto accetta, & diletteuo-
le, che uifla la gran necefiità con infinite grafie l’oc
cetto, che in tal punto mi trouq,che con fatica gra
de di bocca ufcirele parole mi ponno,& Dio mi con
ceda gratia, che cofipofiifodisfare auoi in dffnibe
ne& honore uoflro, &fubito in me^o della gran
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Tl^XTE il Bl^T^CO. lyo
■piazza Tirante fece porre molte tauole, & fece fé
dere tl Maettro con tutto il Juo fleto, & tutti gli
Camlitriitila % ligione.il Matflropregò tiran¬
te che gli uolefle fèdere apprejjo, <y egli fi fuso
che gli perdonale , perche uoLm dar recapito alla
gente , & tolto mi battone da Si if. lco fece por¬
tare le uiuande afMatfho , & diedegli duo paia de
fanoni,&galline, che hauea portato di Sicilia,ap-
preflofcce dare a ciafcunalti o compimento di tut¬
te le cofè. Quando Ixbberc finito dimangiare,Ti-
rante commandò che fonc./Je le trombette, ri fece
far grida, che tutti quei i che uolefjèro mangiare,
& non hauefiero tauole prtjìo a federe ft ponejfero
interna, che qui gli faria dato tutto quello che farà
dibifognOiper I humana aita,& [ubilo intorno alla
piagna, che molto eragrand,fi pofero a federe infi
ritte donne,& donzelle d’honore, & gran moltitudi
ne di popolo, & Tir ante diede ordine, che in poco
d'hora tutti hebbero da mangiare , dall'altra parte
mandò molte uiuade a quelli che guardauano ilea
ftello,& con l'aiuto del nottro Signor Dio,che da co
pimento della Jua gratta a tutto il mondo,&con la
buona diligentia di Tiranne tutti rimafero colenti.
QuandotlMaeflro,&gli altri hebberodtfinato,la
rollatiti fu apparecchiata di molti confetti per lui
per i Caualieri. Dapoi Tirate fece trar della na¬
ne molte botte di farina,&fecele portare in meg^o
da piazza,e [applicò al Matflro, che perfua grafia
facefle che due Caualieri dell'ordine co i rettori del
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HTST. DEL CAVALLIEE
la città partifiero tutta quella farina fra lagetepo
polare,per che ne haueapiu per fornire il caflello,et
pmfupplicoUo chefacefieporre in ordine gli moli-
tiiyperche era gran tempo che non hauean macinato
C 'T Tirantefece/torma gridarci* tutti quelli che
ttolefièro farina uenifiero alla piazza. Quado la fa
rina fu partita fece riportare il flumento per le ca
fe fecondo li mangiatori che ui erano, al maggior ne
davanofeifiacchi, e coft diminuendo fecondo le cafie
infimo à vno:& per quefìo ordine medtmo&li olei,
gli legumi,le carni,& tutte /’altre cofediprouifìo-
ne par timo.TJpnfipatria recitare le laudi, & iene
dittioni,cht’lmanjuetopopolo dona à Tirante, che
le devotepreci che faceatioper luì erano foffictenti à
porlo in Tarad fio.anchora chegiamaialtro ben non
hauefiefatto."Partite tutte le uettouaglie allaconten
tisfimagente,il Maefìro pregò Tirante che lo con¬
ducete allo alloggiamento del re di Sicilia,& di Fi
lippo figliuolo del I\e di Fratria. Tirante fu molto
ben contento, & mandogli anni fare, acciache gli
trouafitro in ordine. Jl matflro, & Tirante entro
ron nella camera,& il Kg &il Maeflro fi abbrac¬
ciarono , & molto hcnorefifeciono, &poiilMae-
flro abbraccio Filippo, & gli pregò cbefimvtafie-
ro di alloggiamento, & uenifiero a Bare in camel¬
lo, & il re mai non fi no fio mutar de lì, dicendo
chequiviera moltobenalleggiato.Signor, djfie Ti - J _ %
tante eglififafera,a]cendeteuene nellafortegja uo
Bra,& dimane attenderemo alla guerra,#- àlibi
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rarelacittà,& I’ifolada quefiamorifms.il Matr
Hro tolfe combiato dal Re, & da Filippo,et Tirati*
te lo accompagnò fin prefio al cafltUo. Quando fu
giunta la notte ofcura ,ilcailello, et la città era
con gran lumiere , et gmmdmudkgregga di fonar
trombette,timpimi,et altre maniere d’inflromenth
tir tanto grandi etano le\miere cbefe uedeano dal*
la 1 urchia.lafama andò per tutta Interra come A
Soldano baueapreio il gran Maefìro di Rodi coti
tutta la Religione,il caflello,<&- la città per legran
lumiere,che baueano uifte quella notte.Tir ante con
lifuoi fece laguardia uerfo il porto.Le nauide Geno
uefieran moltoprejft)terra,& in fpecialità quella
delCapitano,che piu delle altre gli era uicina,&qm
fi circa la megga notte un marinaro fi accollò à Ti
rante,& difiegU.Signore,che daria la Signoria ho*
Uraàquello che in nome uoHro quefia notte che
mene abbrucciafie qui fla naue , che sedete qui
piu prefio. terra di tutte le-altre, che fi dice che
b del Capitano d$ Gemme fi ? fé tu fai tal cofa difie
Tirante , io dibuona uoglis ti darò tre mila du¬
cati d’oro.Signorediffe il marinaio fe la merciuo*
firn mi promette Afe di caualliere di darmeglifioU
porrò tutto il miofaper,etfe noi faccio,mi obligo di
tfièr uofirofchiauo, amico,difie Tir ante,io nonno*
glio cbetulimetti pegno alcuno,ne che ti oblighi ai
alcmacoft,chela infamia,&nergogna che ripor¬
terai fe non fai quello che tH hai detto, ti farà afiai
paninone,et pena,et io tiprometto per l’ordine che
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HIST. DEL CUrULLlElL
iehoriceuuto d caualleiia,chefe tudimanefra tot
to ilgiorno,& la notte l'abbruciatilo ti darà tutto
quello ch'io t ho promejfo,e molto piu ancora, il ma
vinaio reflò cotentispmo,perche egli lo tenta percer
top lag ran dt firmami*#' ('nudine ch'egli hauea in
mare,&interra.La mattina eglrdiede ordine a tut
tele coje che egli hauea dififognotyiiàdo il Matflro
"hebbe udito mtffa uenne àuedtreil re Filippo,&Tt
rantey&parlorono molto [opra la guerra,^- dtlibe
rorono molte cofe in ut le della città,le qual per non
effirprolijjò lajciò da recitare. Vn Caualliere del?
ordine molto antiquo eh'era uenuto col Maefìro dif
fe.jtmc pareSignori,che poi che la Signoria uoftra
ha ottimamente prouifìo chela città far a fornita p
alcuni di,che il Signor Matflro facefie un pre/ente
al gran Soldano di molte,e diuerfe maniere eh netto
vaglia per fargli perdere la fperan^a di prenderne
ferfame,& bora che fanno che qufta nauti Menu
ta,& al loro difetto entrata, conofcano che fiamo
ben prouifh di tutti le cofe,& perjuolergtirfar pi»
piaceregli ne uoltmo far parte.Ver tutti gli magna
tnmiSignori fu lodato,&approuato il con figlio del
lo am quo Caualliere,& hcótinite ordinorpm che.
gli fufiero mandar quattrocento parti caldi, copto
me uf iuat,o del forno, nino, confetti di Mele,e di\uc
taro,tre pera dipauoni,galline,capèmMehtftio,et
di tut te le effe che haueuam portoti».fxuàtifyìt Sol _
iiano uiddt tal prtjente dtffe altifirn abbruceioto fi a
talpreftnte,& (l traditore che'l n/ada , qutfiofuri
ri!
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TJ^T{Tt IL tlut%CO. iji
taufa di farmi perdere Chonore,& tutto il Stato' eh'
io ho,ma egliilriceui con faccia ajfabile,& rejegra
tic alMaeflro di quella che mudatogli hauea,quado
tornarono la rijpofla,eragia bora di definar.llMae )
ftro che predetta cdbiataj^lRe^p dagli altri fu in
~~~JHtato dal re,ché^li dipe,Signor Maefiro,ilftngula ‘
re,etbuo antico liirate % conico hieri,onde ut prego
che uoidifinate hoggt co me à couito da capoffecodo
huomini che nofono in libertà di potere hauere le co
fepettiniti à talsignor come uoi.l l Maeflrofu coti
to di accettare il cÒuito,ct refogli à defmare, et fra
loropafforono molte cortefie,et diftnarono co gradif
fimo piacerete tutti quelli che colMaeHro erano ue
nutimàgiorono neUagrafata,pche nouoleturno che'
nedejfero il re.Quado hebbero de finato Tirate diffe
à Filippo che couitajle ilMaeflrò p il giorno feguete
llmaefiro di buonauolotà lo accettò.ll Maejlro,&
Tirate fi partirono dallo alloggiamelo, et andoron»
riguardalo la città,perche Tirante uoljefapere,&
uedere per doue fi fcaramug^auano con gli Mori >
& quando bebbeuiHo il tutto,paruegli affai buon
luogoper entrare,&ufcire.Quand olmaeflro uid-
de eh’era hora,partisfi da Tirante, &raccolJèft al
caHello,& Tirante tornò all’alloggiamento del re,■
& dapoi che hebbero cenato fipofero in ordine per «
andare à fare la guardia , & per uedere Jel ma¬
rinaio faria quello che haueua detto . Quando fu-
“ quafi là megga nòtte, & facea moltofcurofl mari¬
naio hebbe apparecchiato tuttele cofefue f abbruci
. \
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VIST. DEL CJ-VALIIEV^
tiare la natte del Capitano, etfecelo in fimil for¬
ma.
COME IL MjtEJXMO DI TlF^T^TE
con belitiftmo modo abbrujciò la bella nane del
Capitano de Genduefhetcompii S oliano leuò-
campotfttornosfi nella fra terr#.
Cap. XXXI.
L O amfato marinaiohaueua firmato «riarga¬
no in terra molto forte alla ripa del mare,poi
hebbe una moltag rofia gomena, et puofela in una
barca con due buomini che uogauano , et con lui fu
rotto tre,etprefe una corda tantogrojfa come è il de
todicaneuomolto lunga.quando furonoprejfo alla
nane che fentiuano parlare quelli chefaceuano lagu
arila al coltello da poppa fece affirmare la barca,
et dijpogli'sfi tutto ignudo,et citijtfiuna corda , et
puofefinellacintaun picciolo coltello ben immola¬
to, acciocbefe egli hauejj'e a tagliar alcuna corda
cheto potrjje fare, et puofelfi dalla parte di dietro
che’l non gli deffe fafiidio al nuotare,et nella guaina
del coltello legò il capo della corda, et commandò à.
quelli che refldronó in barca,che Jempregli dejfcro
corda.Quando hebbe dato ordine ad ogni cofa git-
tosfi neU'acqua,et nuotando andò prejjò della nane
chefentiua molto ben parlare quelli che la guardo-
nano, allhora cacciò il capo (òtto l’acqua , ai cicche
non fuff e uifìo,et armò alla nane douefioua il timo
ne.
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TITfATfTE IL BT^X^CO: ijj
ne,& qui saffirmò un poco,pa che non terna che’l
pottfiero vedere, & piu bafio del timone in tutte le
navi trottatila grafie anello di ferro, per oche quan-
demogliono meSìràre carena , & vogliono j'palma - ■
T£,& quando correingrgnfbrtuna,(i tagliano le 4 -
'-~-^~ 1 gftcchie del tintolW, &vgatw^imone in quelle a-
nellotlequali uanyt tuttala baflo all’acqua, & co/i
il marinaio pafiò la corda per l’anello,&prefe il ca
f»della corda, & tomoficla a legare, & cacciosfi
fatto acquai tornò alla barca,gir prt/eilcapodel
la cor da,gir legolloal capo dcllagomena, & unfelo
molto ben di jeuo, perche ne haueua portato un gra
pegptp per in/èuare l anello, accioche pafiafie me -
S glio,& nonfacefie remore, & lafciòper comman-
damènto a quelli della barca, che quando hauefie ri
cuperato il capo della gomena che prendesfino un
fujo di ferro, & che'l pafìafiino per megjp dellago
mena, accioche quando arriuafie all'anello che egli
bauefie notitia che lorohaueuano in barca il capo
dcllagomena, & tornosfiagittare nell’acqua, &
tornò alla nave, & infcuò molto bene fanello, gfi'
quelli della barca tirorono la prima corda fino a t3
to che recuperorono il capo della gomena, gir ilfufo
iti ferro che era nella gomena, quando fu all'amilo
rtonpoti pafiare, allhora conobbe lo auifato biarina
io che IcapodeUagomena era in barca, quandogli
farne bora fé ri andò,& ufcì in terra,& legò l'un ca
* fo della gomena nell’argano, & l’altro legorono a
ma barca grande a marnerà dibaleniere che glaba
V
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KlST.DEltJ.Vjl LplEIL
uea piena di legna, & di tiglio bagnato tutto con
oglio , accioche meglio abbrucciajjè % &glipuofer*
fuoco,& lafcioronlo bene accendere,&puoferfi ceto
to huomini all’argano,& molto forte cominciarono
a uolgere,et con laforzadeU'orfano fu fatto con ta
tapreflegga, chea ffinafuflXffìtùilbalemeràchir~'
fu ar rinato apprejfo della faue,òz con le granfiati»
me difuoco cheportaua prefiamme fiaccefeilfuo
co nella nane con tanta gran furia che cofa del mm
do non faria flatafufficiente ad efHnguerlo t & quel
li della naue no penfauano ad altra co/a che di fuggi
re con le barche, altri fegittauano in mareperpaf
fare alle altre naui,benché nonpotefjèrofar ferrea
grande occifione,che molti gli ne morirono abbruc
ciati per non hauere tempo diufcire,& molti che il
fuoco dormendo accolfe,quelli che faceuano la gnor
dia alto nel cafieUo andorono cograprefleogaadi
re al Maeflro come gran fuoc o era nelle naui de Ce
nouefi.ll Maeflro fi leuò & moto altofopra una tor
re,quando uidde ilgra fuoco diffe,per Dio,io mipen
fo che queflo hauerà fatto Tirante, eh’egli mi diffe
hierfera che uolea a/faggiar Jepoteafarun poco di In
mierafra le naui de Genouefi, quando fudìTtrame
tolfe tre nula ducati,& donagli al marinaio,& una
robba di fetofoderata di martori,& un giubbone di
broccato,& il marinaiogltne refe infinitegratie,et
contentisfimo rìmafe,quando il Saldano uidde la na
ue abbracciata diffe,quali huomini del Diaudofono
quefii che no temono i pericoli della morte+ebe a ut
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TllC^TiTE IL Elenco. 154
le piene fono entrati per me%gp di tutte le nata che
èrano nel porto,& hannoJbccorfo la città,et hanno
cominciato abbracciar e lattane del Capitanoco
fi faranno a tutte le altre, che gli marinai nonJe ne
tutuederano. Ondejacgfijergditanto maggior am-
'inbatione, ck'KtìMfanoaueapotutofapere come
Hatafujfe la coJg,pera)e eptodo la nane fi abbraccia
naia gomena con che teneuano legato il baleniere
sabbrucciò,& con l'argano recuperorno il capo,et
lor no poteanopenfar come il baleniere fujfe uenuto
cofi dirittamite piu a quella nane che ad alcuna del
laltre. dapoiil Saldano mandò per tutti i Capitata
cofi del mare come della terra,& tutto queftofatto
gli recitò,& del prefente che’l Maeilrogli haueua
fatto, per mofirare come la città era molto ben prò
tùfla di tutte le cofe, et piu anchora com’erano nella
entrata dell'interno che gli freddi drlepioggiegli
cominciauano a moleftare, per il che delibaaua di
leuar capo,et andarfene, ma che l'altro amagli tor
naria,et co gran prefitta comandòfonar le trom¬
bette^ gli clarini del capo >ef le nani a far vela, &
cb’andajjèrofuor dell’ifola ch’iui ferian p raccoglier
fi con tutta la fungente,& cofi fu fattoi quadoil
capofuleuato,tuttala morifmafe ne andana corri
do congran diferdineper dubbio chehaueuano,cbe
nonufiijfero quelli dellacittà.Lafrettaeratatafira
gli Mori f andarfene,che un inetto fi slegò, et cor
Je ttìoltop il campo che prender noi puotero ch’egli
tirò uerfo Incuta, & non hebbero ardire di fogniti
V a
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VIST. t>EL CUVUtLÌZX
loiperche bancagran diletto di fchergareper effere>
fiato in fi* lafìalla,& mnftlafiìaùa prendere.qui:
do Tiranteuidde che gli Mori leuauano campo , ar-
mosfi con tutta la fua gente,et ufcìfuori della città»
& arrivarono fin l^domJMgfl ejfire il campo » &
puofero fuoco aUefrafcate foghe,Stende,acciochf'
fe tomajfero haueffero fatici/di tornarle a rifare,et
effendo coftil gianettofe accoftò li doue loro erano,
& lo prefero.Tir ante fu molto contento . Quando
uidde che haueuano prefo ilgianetto, & quella not
te tutti gli Mori fe attendarono prefjomariuiera
étacqua.La mattina Tirante udìmejfa,& puojein
ordine ilgianetto con una fella innar donata, & tol
fe una baleflra d'acciaio che fi portano a cavallo con
una leua,& moltefaette auuenenate , & puofefile
fiotto la correggia,et tol fi in mano una lancia carta»
tir tutto foto ufcì della città, & andò per uedere fe
gli Mori erano partiti di doue haueano alloggiato
quelle notte,& afcefi un colle, uidde che tutti fe ne
andauano in fretta alla uìa del mc.re,&guardando
da tutte le parti, & per il camino doue gli Morian
dauano uidde venire uno gran peggo di dietro una
fioma carica, con trenta Mori che l accompagna
uano, & erano reflati adietro, però ch’era caduta
in un fango. Quando Tirante gli uidde tanto lungi
da gl’altri, & che gli primieri noglipoteanouede•*
re per caufa d’unpicciolo monticello che gli era di'*
tiangi,toccò difironi,& fece la loro uia, & conob¬
be chi"erano Morirà uidde che alcun di loro non ha
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Tl\U 7 iTE IL Bl^tT^CO Iff
liea balefìre,ma lande, & (pade,& non può e/fer co
dimeno,di/J'e Tir ante,eh'io no ama^gi alcuni di que
Sii cani Mori,& fitta la lancia in terra che portauo
tolfela balefira,& puo/egli una faetta auue nettata,
eir accf/Hosfìtantq^R^mdje tirandogli patena
tifò aMmffSto, Grfcrillo nel co flato che
non andò trentapasfòhe in terra cadde morto.Ti¬
rane e toccò di /peroni, & fi dilungò un poco,& tot
nò acaricare la balestra, & poftgli unafaetta, &
tirò ad un'altro Moro,& morì prettamente. Tutti
gli Morifiriuolfero a Uà,& egli fende gli jproni,et
nolpuotero aggiungere,per quetto ordine mife a ter
roventi Mori fra morti,& malamente feriti,gli al
trinonficurauanojènondi feguitare in fretta il fiio
camino,etfe Tir ante hauefje hauuto tante faettean
thora che fu/fero flati cento, per quello ordine tutti
morti li hauerebbe, accoflofli a quelli che gli erano
rimattidir diffegli che fi deffero prigioni ,et loro de
liberarono piu pretto uolere e/fere cattati,che mori¬
re,vedendo che no haueuano diffenfiane, ne affettar
nano foccorjo. fatto il loro accordo di/fero che erano
tomenti di dar fi, diffe Tirante lafciate tutte l’arme
uottre qui: quando l'hebbero lafciate gli fece ritor¬
nare adietro, & allontanare dall’armi gran peg-
Zo, & egli ftpuofe in meggo degli Mori & dell’or
mi,& fece trarre una corda,& difie all un di queir-
li che legafle a tutti gli altri le mani di dietro,& al
to nelle braccia, & fe tuli leghi bene che alcunono
fipofia dislegare, io ti prometto di farti libero, tir
y i
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HIST. DEL curULLIE\
ponerti in luogo fìcuro doue e il Soliano con tutt4
lafuagente.il Moro per hauer libertàgli legò mol
lo bene, & tolta la fama eh'era carica di moneta,
eSf di gioie ch'era di grandisfima ualuta, tirarono al
la uia della città, e'f Tir Mte con la tua prejfeentrò
dentro, & trottò il Maestro fjuàrfna'z^a conbmtt
Canali ieri dell'ordine che flirtano affrettando per de
finarc. quando il Maettro il uidde uemre tuttofilo
condieci prigioni, retto ilpiu admirato huomo del
mondo,& ilfimile tutti gli altri,delle gran Cornile
rie che Tirante facea.Toi che hebbero de finato Ti ■*
tante fece armare un bregantino, & mandollo per
uederefi il Soldano,& la fungente fi raccoglitua*
no,o in qual punto erano, poi che'l bregatino fufar
tifo,donò al Moro una robba di feta,& fecelo pafi
fare nella Turchia per lapromejfa che gli hauea fai
to,molti huomini della città andarono dou 'era fiata
la fcaramu^ga di Tir ante,& fedotto morire aleuti
Mori che anebora trottarono uiui, & tolfero l'armi
che trouorono,& fi ne tornorono alla città, quel dà
medefinto tornò il bregantino, ch'era partito,& dif
fi che'l Soldanofi era già raccolto, & tutti i cauatii
erano in naue. Tirate Jupplicò al Maettro che gli do
naffe due,ò tre guide che la terra benfapeffero ,per
ch'egli quella notte uolea andare a uifitare i Mori,
molta gente ilfconfortò, che non andafje ad imprefa
d'altrUma egli fi deliberò di andargli, & tolto cin¬
quecento huomini,tutta la notte caminorono, &pe
[enfi in una montagna che d'alcuno noneranuifii,&
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Tl^f^TE IL Bl^tyCO. 15 *
da quella uedeuan molto bene la. furia che gli Morì
haueano da raccoglier fi . quando Tirante uidde che
non tà erano fe non circa a mille buomini o poco piu
• meno,ufi) della montagna, &ferìinme?zpdi lo
ro tanto ualorofamenU^bénefiece una gra defirut
Tlsrl^QudnXoéc^lJlAanoutMefar tal macello de i
Mori,era moltodifj>erkto,mddò le barche,accioche
fi poteffero raccogliere , ma pochi fe ne raccolfero,
che furono la maggior parte o morti, o annegati in
mare. Fedendo quello il Soldanofefar urla & tor
nosfi nellafua terra. Quando fu arriuato,i gran (ir
putrì eh’erano reflati che già haueano hauutoinfor
mattone della caufa della fua uenuta,fi congregoror
no tutti & andornolo a uedere, cofpànde Mcadt
che parlò per tutti, &gli dijje fimilparole.
COME IL SOLDUIfO CHE TOSE
l’aflèdio alT JJola di Rodi fu ammanto ,&i
pagani ne creomo un'altro, qual fece uno innu¬
merabile effercho & andò fopral’imperio di Co
5lantinopoli,& quel che ui paflò. Cap.XXX li.
O Tu ingamatoredelnoflro fanto profeta Ma
cornetto,deflruggitore de noilri théfori,mal
merito della nobil gente pagana,fomicator de ma¬
li, amator di codardie ,uanagloriofò fra la gente
ignorantefuggitore di battaglie,dìsfìpator del ben
publico, che col fìniflro piede hai fatto tutte le tue
uili opere in danno , & dishonore di tuttti noi
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; T HIST. DEL CUVJLLUEE^
litri, con la man negra & cruda* con la Imgua fal/ét
che gli ha fatto compagnia , fenga con figlio di buon
configlieli ti fei partito da quella nobil lfiila di [\o—
di » per una fol nane fi èfmarrkoàl tuopoltron ani~
ino , o Caualliero djfioc&jfijfgo con lafac^uoltx
al riuerfo hai fignoreggiato commi?’
liquali fempre ti fono ilari < medienti. Ti jet accorda
to con la mala intentione de tuoi prosfimi parenti*
& finti Chriiiiani i Genouefi fendo tu nato di quel-
la riuiera & coita di Genoua, doue non fono ne Ma
ri ne Chriiiiani, che ne pietà ne amor e ad alcuno no
hanno,& però i tuoi reprouati mali te condannano
che muori come huomo federato di uituperofa rnor
te. & con gran preileggafu prefo e poilo nella m ca-
fa de i lioni* doue morì con gran difauentura. & ap¬
preso feciono elettione di uno altro Soldano.il-
quale per moiìrar fi amatore del he publico ordino
che di tutta quella gente & altre piu facefiero gra
de armata in quelle di Genouefi, &chepafiafiero
in Grecia,&cofi fu fatto, gli fu constato il gran
Turco qual con gran numero dì gente d'armi, da
piedi, & da cauallo fu contento di pafiargli , &
aiutargli, detto efiercito infumefuronocento di-
ciafette mila Mori per numero, & portauano dui
bandiere luna era tutta uermiglia, doue era dipin «*
to il calice & l'hoilia, però che hauendogli Ge¬
nouefi, & Genetta ni pollò pegno il calice delT-
boilìa confutata portano quella duija nelle lo¬
to bandiere dipinte. L'altra bandiera eraditergf-
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Y
Tl^jATlTE-ILBI jÌT^CO. IJ7
fletto ucrde con lettere d’oro che diceuano. Vendica¬
tori del [angue di quel bene auenturato Caualiere
don Hettore i Troiano,& nella prima entrata che.
fecionoin Grecia prefero molte uille,& casella,&
federi mila dificcioli fmriuUidiauali mandorno in
Twtmafer rtelWT'y^dèì S old atto per fargli nutrì
re nella macomettica Jhta, & molte donne & don ->
^elle a cattività perpetua condannarono,#- l'ifola
di Hodi fu libera dagli infiddi. Quando quelli di
: Ciprifeppero che l'armata del Saldano fe riera par,
tità, di Famagoilacaricarono congran prefiegga
molte naui di frumentoni buondì caftrati,& d'aì-
treucttouagliet & lecondujfero a {{odi per la gran
fame che gli era,et di molte altre parti gli nefe v
ceno portare in modo che in poco tempo la città > t
l’ifola fu inabondantia tanto grande > che tutti li
antiqui diceuano che giamai non bauean uiHo ne
udito dire a loro prcdecejfori che nell'Ijòla di fhodi
fuffe tanto grande abondantia. pochi dì dapoi che il
Soldano fu partito arriuorono dette galee di Vene-
tiani cariche di frumento che portauano pellegrini
che andauano alla cafaJanta dì Cierufalem, quan
do Tirante ilfeppe il dijjè al i{e, & a Filippo che
di quejlanuoua furono molto allegri, il {{e dijfeal
Maefìro > Signore, poiché alla diurna bontà è piac¬
cico che quelle galee fi.ino ucnute qui, noi altri co
buona licètiauojìra per compire il noflro finto uiag
gio fi uogliam partire. Dtjfe il Maeflro,Signori mol
tagloria mi feria che le Signorie uofire uolejfero re
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BIST. DEL CAV ALLÌE
Star qui chepotreftì commandare,& ordinare co/i
come in cafa uofira propria, & l'andar ,& il Rare è
inman uofba,che io non boifar fe non quello che le
Signorie Morire mi uorran commandare per efiere
dehderolòdiferukm & molto k ringratiò .
ilMaeHrocongregou CauMierhaeinfrdineìcfafri
tolo,& gli difte come Tirarne gli hauea dimandate
licentmper patttr/i,& che gli pareagran ragione
che’lfujfe pagato del frumento , & della nane che
banca perfo per /occorrergli,&tutti i Cauallierigli
rifpofero che fila fignoriagli hauea benpenfato, &
ehe’lfuffe tanto ampiamente fatisfatto, come egli fa
feffe addimandare,& molto piu anchora,&ordinor
no che’l giornoJèguente in mcggo della gran pia%-
%a'mprefentia di tutti,je lifaceffe la offerta . La
mattina il Mattiro fece Jerrar le porte della città».,
accioche alcuno nonpote/Je ufcirfuorché fi trouasfi
no al parlamento di lui,(ir di Tir ante ,&fece porta
re tutto ilthejoro dell’ordine in meggo della pia^
%a,& pregò il Maefi.ro il He di Sicilia,che gli fuffe
acciòcbeuedefieilthejoro.ll He & Filippoglifuro
no,& quando tutti furono congregati ilmaeftro in
tal modo cominciò d dire.
COME IL MAESTRO DI
Epdiuolfeche Tirante fi pagafie della uettoua-
giia,& della naue con che gli hauea foccorfi,&
egli tutto gli donò,& come guttifero in Giertffa-
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Tll(yt 7 {TE IL BIU^CO. Ij8
lem,&come nel ritorno Tirate ri/cojjcgran mi
tituéne di [chiatti. Cap. XXXIII.
S E la fperamga della città attribulata/ucceffor »
d ^Lat^alM o pea tmtì^itm fanrue. Tironie U
Bianco cheJòprdl nolM^corona &fiettro reai por-
tar douerefti,& fignoreggiare il Fumano Imperio,
che per le tue ubrtuefi opere,&/iugulari atti di ca¬
valleria àte& non ad altri?appartiene, la nofira
cafa di Gierufdem col tempio di Salomone hai pe¬
plo in libertà. Tufiiflato con/olatione & itera fila
te di tutti noi altroché gran tempo fiamo flati in
molta fame,&/ete,& altri dolori^? mifirie, che
per i voflripeccati/apportati kabbiamo, & per te
folo/aiuatione,& libertà habbiamo ottenuto, che
già tutta la Jperan%a noBra era perfa ,& fi tu non
fufliuenutoin quelbenignogiomo ,la città noBra
& tutta la Beligione,/aria defilata.^, età decaduti
ejuc efier attribuita la trionfalgloria,fi non à te che
fei il miglior di tutti gli Cauallieri,& noi altri tutti
reBiamò obligatis/tmi alla infinita bontà tua, che
tutte queBe genti che uedi qui /ariano in uia di per
ditione,che pre/a la città,&la/ortegga/aria pre-
fi il popolo,gli beni,& ricchezze di quello, &gli
corpi à/cruità perpetua . Benedetta fio l'hora
che itenifli à/occorreregli affamati,&gli con/ola-
fli con uera dolcezza di abondanti uiuande, che
altra fferan’ga non ci reflaua fi non di morire per
U fedediGk/u ChriBo , & dolore & pena in-
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' HI?. ZX££ CjtVALLIEE^
'oftimabile delle perfone nojlrejoflc a perpetua cat
tinta, jl cui daremo adunque in premio della no-
Sìraprofpcra liberatione?*cbifarà noflro protetto—
& ficura difefuyJe altra uoltagli malìgnuetini
qui infi deli > qui ritorj^n^fTendo^
Ihetgli amari dolori che f )^fftibabbÌamo > che di
unfiofo timore tremano le noflre offa y et l interiori
éltro a noi altri no fipoffono afiicut arei nonfu giu¬
ntai maggiore miftria>ne JòJlennero li glorio fi fanti
Martiri maggior pena a comparatone della noftra
-effondo la morte commune a tutt i > et cofa che paffu
preftoyb fine de tutti i mali. Onde Caualiere uirtuo-
Jo ioytt tutta la rei igione alla nobiltà tuafuppiichiu
tno che tipiaccia fledere la tua gener ofa y et uirtuo-
famanojoprail noflro thtforoyet che prendidi quel
loauolontà tua>ancborache nonfia jufficiente prò
mio delli tuoi fingulari attiy della tua molta uertu >
non potrefli far cofa che non ci fufle a grata y che
Jappiamo y et non habbiamo da poterti premiare del
Vbonore,pietayi t miftricordia che di noi altri afflit
ti hai hauuto y penfando algranpericolo y incuj baipo>
fio tatua benigna etprofpera perJona y co ariimo gru
deetinuincibile di Caualiere hai efjercitatolearmi
et non tifei mcflrato in cofa alcuna effere Caualiere
veiofoythe benpoteui slare fen%a combattere in ma
restiti terra.Et però fi diceche quello è detto Ca¬
valiere che fa caualerieyquello è gentile che fa legt
tìle^eyet quello è nobile che fa le nobiltà . Tirante
adunque Signore di quefìa Communità riceui co»
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/<* Wd«o/?;>«* di cauallerie deltbeforo «offro *
C*r quanto piu ne prenderai,tanto piu farà la mitra
gloria,& fece fine al Juoparlare , d/ Tirante
rijpcft.lo mi comincio a ricordare come quelprofe v
f*,e2r f anu^^lerjofb G iouan Battifìa Henne nel mon
dopefSemrìtiar?^w\mmento del noftro Redento
re iddio GiefuXoft perpromisfion diurna io fon ho
liuto qui conferma fede,& penfiero deliberato per
foccorrcre,& fouenire alla [\cuertnda Signoria ho -
Sira,& à tutta la religione ,& quello per cauft di
una lettera ch'io uiddi in mano di quello projpero ,
eìr Chnftianufimo redi Tranciarla quale per la [{e
uerentia miragli era Hata mandata,& rendo in¬
finite gratie alla matflà diuina, che honorc tanto
graride,& mifcricordia m'ha conce/Jò che m'bafat
tparriuar àfaluamentojiel tempo della maggiore
necesfìtà,&per hauer io ottenuto tanta gloria in
qutfto mondo che per mio mexgo quellaJànta reli¬
gione fia fiata liberata,Ihonor e ch'io ne riporto è
/ufficiente premio de trauagli & fpefe, & il merito
dal noftro Signor Dio nell 3 ditro mondo haueremi
ajpettOyperche a honore,laude,&gloriafua, & di
quellofantoglorìofo Giouan Battifla protettore &
dii/enfore di quella 1 fola,/otto la cui inuocation que
Sìa religioni fondata,dono di buongrado & buona
uolontà tutti gli miei dritti & ragioni di quello eh*
io debbo hauere alla(anta religion uoflra,&non uo
glioaltroàfatufattienedauoife nonché ciafcungi
orno mi facciate celebrare una mefta cantata dal
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• K1ST. DEL CJ.VJ.LL1ER,
Requiem per la mia anima,&piuuiaddimando di
grafia che tutto il popolo fia libero di tutto quello
cb’i Bato ripartito co fi delformento,& forina,co-
me delle altre minime coje che no paghi co/a alcu-
tia.E quefto fignorefupplic qaUaSigno rta m j ìta che
ftfaccia.Tirate Signore,ditti U'Xfótftrlfenotrfi può
far tutto quello che lagenule?g* uoBra ha detto >
perche con la man uoBra piena di charita hauete a
prendere tutto quello che ui appartiene,cf}cfe in al
contempo gli Mori tornafiero, &lafama andajfe
per il mondo dicendo come uoi per uoBra uertù fu -
Be qui uemto per darci foccorjo & haueftiperfo la
nane & fornita di uettouaglie molto bene la città#
che fuBi Bato mal contento,& pagato,non troua-
resftmo chi ci uoleffefoccorrere in fimil necesfità,f
il che io ui Jupplico,& ui addimando di gratia che
prendiate tutto quello che uorrete del noBro thefo-
ro.Ditemi Signor Reuerendo,diJfe Tirante, chi mi
può impedire s io uoglio donare tutti gli miei beili
per l’amore di Dio i TJonpenftla Signoria uoBra
ch’io fta di tal conditone ch’io habbia d’andare per
il mondo, & dolermi della religion uoftra , che piu
eBimolhonore&ilpremio delnoBro Signor Dio
che tutto il theforo del mondo, & non mi tentate per
tale,ch’io uolesft dire cofa che non fuffeuera ,&ac
eioche la Signoria uoBra refi contenta,et tutti quel
li che qui fono tipo/}ano uedere,& renderne nero te
Bimonio ch’io jon fatisfatto di tuttoquello che qui
ho portato set in profetata di tutti pofeleduemani
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TIK^riTE IL STUCCO. 166
foprailtheforo, et commandò a gli trombetti che
fefiero la grida come egli fi tenea per contento della
mercede del signor MaeBro,et di tuttala religione
et daua di buona uolontà al popolo il farmento , la
farina, et tutte le altre co/è che baueano hauuto , et
non uoleaShe tittBHffJfgafle alcuna cofa. Molte fin.
tono le laudi,et bgneditrion cbel popolo, et ciafcun
daua a Tirante.Quando lagridafu fatta Tirante,
fupplicò al Maeftro che andaffero a definare, & ue
nenie la notte ilre,& Filippo,& Tirante toìfero li
centia dal Maefiro,&fi racolfero nelle galee di Ve
' netiani con poca gente che condufiero con loro , che
tutta T altra la/ciorno a Hpdi,& Diofebo parente di
Tir ante,& Tenebrofoperferuirea Filippo non wl
fero reBare,&fcorferoper fortuna ualida tre giorni
<3r tre notti, poi hebbero il uento tanto pro/pero che
in pochi giorni armarono al porto del Zaffo,&par
tendo di la che'l tempo fu abbonacciato col mare
tranquillo arriuorno àfaluamento a Baruth,& qui
ufcirno tutti gli pellegrini,& tolte buone guide una
per ogni due di lòrogiunjèro inGierufalem,doue flet
tero quattordici dì per uifitare tutti gli Jantuarij.
Et partendo fi di Gierufalem indorano in Ulefiatu
ària doue trouorno le galee,& molte nauì de Chr’u
fltani. Andando un dì il He,& Tirante per la cittì
trouoronoun Cbrifliano fchiauo che fortemente pi-
angeua, quando Tirante gli uidde fare tanto triBo
& addolorato pianto gli dijfe, amico, io ti pre¬
go che mi uogti dire, perche tanto ti lamen -
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’ - msr. del cavalliev^:
ti,che per la pietà ch'io ho di tes'io ti potrò aiuta¬
re di cofa alcuna lo farò di buona uoglia. A chemi
bifogna /pendereparole indarno dife il cattino, che
quando io ue lhauerò detto, tale è la mia dijgratia ,
che configlio ne aiuto in uoi ne in altri non trouarò,
Ventidue ami ch'io fon cattuiSpfrtalfiktJnalaJor-
te,defiderandò piu la morte che Inulta, & perche'
non uoglio abbandonare il mio Creatore,io Jon ba-
Bonato,&patifco crudelisftmafame, diffe Tir an¬
te,per bontà io ti uoglio pregare t he mi uogli dir e,e
moflrare qtteflo tanto crudele che ti tien cattino.
Qui il trouarete in quella cafa,rifpofe ilfchiauo,do-
ue egli fa & con uergelle di dolore nella mano per
leuarmi il cuoio della fchiena.TiranteJupplicò al re
conuoce bafla, che lo lafciafie eptrare nella càfa dii
quel morosi [{e fu contento,&Tirante dife alMo
ro come quellofiofchiauo trafuo parente Je glie lo
1ioleauendere,ò dare à cambio. il Moro difede sì,
& accordoronfi che gli diffe 5 5 . ducati d'oro, &.
Tirante iniontinenteglipagò,&pregò il Moro,che
gli facefe papere Jegli erano altri Mori che hauefe
rofchiauiChrifliani che gli compraria, & fu faputo
per tutta la città <f Aleffandria,& ciafcun c'hauea
Jchiauigli conduceua al fornico,doue pratticaua Ti
tante,il quale fra due dì rìfcojje 47 $.cattiuì,&fe
piuri hauefe trottato piu n’haueria rifeofio. Tut¬
ta la Jua credenza d'oro, & d'argento , & tutte le
gioie ch'egli hauea uendl per liberargli detti catiui
ttfegli raccorre nelle galee & nelle naui,&portax
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2 * gli a Rodi,quando il uirtuofo Maeflrofeppe che'tré
J itt & Tirante ueniuano fece fare nel porto un gran
i,à ponte di legno tutto coperto dipeige difet a che ar
i'i riuaua da terra fino alle galee. il Re di Sicilia in
& quell’bora fi matnfeBòa tutti, il Maeflro entrò nel
la galea & fece ujcvre in terra il Re, & Filippo , &
'■* Tirante,et conditegli ad alloggiar alto nel cafiello,
ir dicendo. Signori, nella necefiità mi defti a mangia¬
ri re,bora nel tempo della proferita mangiar et e me¬
ri cofel ui piacerà,& loro ne furon contenti. Incorni-
i nentecbe Tirante fu in Rodi fece ritrouare molte
è- pc^ge di drappo, & uefiir tutti li cattiui di mantel
H li,robbe,etgiuboni,calgeJcarpe,camife, & fecegli
it torre le camife gialle che loroportauano, & man -
ì dalle in Bertagna,accioche quando il fujfe morto fuf
i fero pofte nellafua captila con li quattro Jcudi de i
i Cauallieri,c'hauea uinto.Quando il Maeflro feppe
| quello che Tir ante hauea fatto ,difie al He,a Filìp -
po,& a tutti gli altri che ui erano,per miafe io ere
t do che Je Tirante uiue lungo tempo,che'l farà bafta
t te per fignoreggiare tutto il mondo, egli è liberale,
i ardito, fàuio, & ingeniofo piu che ciajcurialtro. lo
i ui dico per certo che fe’l nofìre Signor Dio m'ha -
i ueffedotato d’alcuno Imperio o Regno, & hauefiifi
gliuola ch'io la darei piu preflo, & di miglior uo-
, tonta a Tirante,che ad alcun altro Trencipe della
Chriflianita. il Re auuerti molto ben le parole pru
denti del Maeflro,& hebbefempre animo dapoi di
dare fua figliuola a Tirante,quando fufjein Sicilia,
X
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' BIST. DELCJ.V ALL1E\
finite chefurori ter ebbe de gli cattiui,& che lega*
tee fi uolean partire,Tirante congregò tutti gli cat -
tiui,& conuitolli a definare,& poi chehebbero de
finato Tirante gli diffe. Ornici miei , &inuolontà
come fratelli, nonfon paffati nt^f^dì che uoi eraua
te detenuti inpoter d’infideli, & con forti cathene.
appigionati, bora per gratta delta diurna Aiaefld,
& con fatica mia fete uenuti in terra dipromis fio-
ite franchi,& liberi, d'ogni cattiuità&fummis fio
ne,perche di prefente io ni dono franca libertà atut
ti di andare o di recare,et tutti quelli che uonanno
venire in mia compagnia farò contento di condur-
gli,et in questa città potranno rcttar quelli che uor.
ranno, et quelli che in altre parti uorranno andare
ine lo dicano,che gli darò danari per la jpefa. Qjaa
do li cattivi udirno dire fimil parole al uirtuofo Ti¬
rante furono molto confolati, et potti in allegrezza
ineflimabile,et tutti fi gittor no ali fuoi piedi per ba
ciarglili,et dapoile mani,et Tirante maiconfentire
noi uolfi, et donò a ciafcuno tato de fuoi beni che tue
ti fi tennero per piu che contenti,quando le galee fu
rono inpunto per partirfi,il Re,Filippo, et Tirante,
tolfero licentia dal gran Maestro,et da tutta la re-,
ligione,et al combiato il Maeftro tornò afolle citare
il uirtuofo TiranteJe uolea effer pagato della rum »
et del fomento, et Tirante che non uolea prendere
(ofa alcuna con molta gentilezza fifiutò.
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TlBjtt^TE IL BLUT^CO. ì6t
COME IL T\E DI SICILIA, FIL1T
• po,et Tirantegiunfero in Sicilia,et trouorno che
il t{e di Francia bauea mandato ambajciatori al
Re dà Siciliaf'per il maritaggio delTlnfanta con.
. Filipo,equelcbepoinefeguì. Cap.XXXllII.
O y andò furono nellegalee Squali erano ben,
prouifle di tutto quelle che baueua bifogno ,.
fecero uela,et hebbero il tempo tanto profpero et fa
ttoreuole, che in pochi dì arriuorno al capo dell'lfo-
la di Sicilia. L'allegrezza che gli Sicilianifeciono
fugrandisftma per la uenuta del loro naturai Si-,
'gnore, et quelli della terra mandorono un corrie-,
ro alla Beina della uenuta del Be. il Bfaddiman-,
dò dell’ijfer della Beina, et della dijpofitione della,
figliuola ,& de figliuoli, & del Duca di Mesfina
fuo fratello, fugli rijpoflo dellaprojperitàinche.
erano,et come il l{e di Francia haueua mandato xl.
Cauallieri per fuoi imbafciatori che era una bella
compagma di gentil huomini,et ueniuano molto ben
in ordine. Molto piu piacque a Tirante la uenuta
degli imbafciatori,che al B£, ilqual penjaua et ha¬
ueua in memoria le parole del MaeÙro di BpdiLo.
roje ripoforonolì alcuni dì peni faflidio, et noia
che haueuano patito in mare, dapoi il B? con tut -.
ta la compagniafepartì >- et feciono la uiadi "Pa¬
lermo doue era la B£Ì»a, et il dì che doueuano en¬
trare gli vennero incontra in prima il Duca fuo,
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HTST. DEL CAVALLIE\
fratello accompagnato da molta buona gente, poi
tutti gl'artegiam molto ben in ordine, & benueSU -
ti,poi l‘<ArciueJcouo con tutto il clero,la Bucina da-
poi accompagnata da tutte le donne d’honore della
città per uno buon /patio. La Infanga Bicomana co
tutte le donzellefue, <&• della città ottimamente in
ordine, ch'era cofa di molto gran diletto da uedere.
Vltimamente gli xl. amba filatori del He di Fran¬
cia ueftiti con robbe di ueluto chermifmo, con graffe
cathene <toro al collo tutte fatte a un modo. Quan¬
do il J{e fifa uiilo con la peina,Filippo, & Tiran¬
te fecìono merenda allattine, & Filippo prefi a.
bracciolo infanta, coft andarono fino al palagio,et
innanzi che gli amuajfero glixl. ambafeiatoriue .•
nero a far merenda a Filippo prima che al %e,
& Tirante difle a Filippo, Signore, commanda-,
te agl'imbafciatori che inìzi che uiparlino uadino
a far merenda a! I{e, & Filippo glieli mandò,et
gli imbafilatori gli maniorono a dire chauea.no co
mandamento dal l{e di trancia Jno padre che dapoi
che a lui haueffero fatto riueredaandaffero dal re»
& gli deffero le lettere che portauano, & Filippo
gli mandò un'altra uolta a dir che in tutti i cafi del
mondo glipregaua, & commandaua che andafjero
prima al I\e che parlajfeno a lui. Voi che li piace
difiero glimbafcìat ori, noi altri faremo quello che’t
ci commanda, & per quejla caufa erauamo reflati
ultimi di tutti per potere darprimal’honore et obe
dicntia a Filippo,eh'al t\e. Quando il tip fu giunti
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TIt^A%TE IL BI^r{CO. 163
el pai aggo con tutta la gente gli imbafdatori del re
di Francia gli andorno a far riuer enfia, & ditrogli
la lettera di credenza, il [{egli riceuh co faccia affa
bile,etft cegli molto honore, poi andorno a Filippo »
& cofi come erano obligati per efier figliuolo del lo
ro naturai Sigltore,glifecionograndisfìmo honore.
Filippo li fece intfìimabil carene,& tra lorfugra
de alltgregga. Toichc le fjìefumo pafiate perla
uenuta del H.e,timbafdatori ejplicorno Timbafcia-
taloro laqual co effitto contenta tre cojt.La prima
ch’il He di Fraria era molto cotento che Filippo fuo
■figliuolocontrattafie mattrimonioconi’Infanta pi
tornane fecondo che per quello uirtuofo Tirante era
Jlatò concordato,la/econda era,chefe'l f{e disdilla
nauta figliuolo ch'egli darla unafua figliuola per mo
glie con cento milajiudida terga contenea com'egli
haueafignificato al Tape,all’lmperator, & a tutti
lÌTrencipidella Cbrifiianità che gli uolefiero dare
•aiutoper mare,chìegli hauea deliberato andare con
tragtinfideli,et come tutti quelli a chi haueafritto
gl'haueano offerto aiuto, & che da parte del pe di
Francia il fignificauano anchora a fua Signoria, di'
fé deliberaua madarlì armata che ne fuffe Capitano
Filippo,et glielo madafie. Larifrofta del pe,fu che
del mattrimonio era contentisfimo, ma che dell'al¬
tre cofefi con pgliaria. Quando gli configlieriuidde
ro che il pe hauea concefo il mattrimonio,per com
mandamento dì fuo padre diedero a Filippo citi-
quota Tmlafcudhacciocbe fiponefie in ordine di tut
* }
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' • HIST. DEL CAVULLÌEF^
te lecofecbe bauea bifogno per dare compimenti
al matrimonio, & mandò il Re di Francia per la
nuora quattro bellisfime pezge di broccato,& tre
mila martori zibellini,& un collaro di oro lavora¬
to inTarigi molto bello,& di grande elìima, per¬
che in quello erano incajfate moltfpietre fine,et di
gran ualuta. La peina madre diJFilippo li mandò
molte pegge di drappo difeta, & di broccato , &•
molti cortinagli di feta,et di ragjo bellisfimi et mol
t' altre cofe.Quado l’infantaJeppe cbe'l refuo padre
bauea cocbiujò il matrimonio di Filippo, difie fra Jì
fleJ[a,siopojfo trouar in Filippo tal macamcto,che
il fìagrosftero,et auaro,giamai egli no farà mio ma
rito,et da qui innari no uoglio penfar in altra cofd,
ch’infaper la uerità,et efiedo CInfanta co quefio dò
lorofopefiero,entrò nella camera una dÒxella di cui
ella molto fi fidaua,che gli diffe. Ditemi Signora in
chepefa uoftra altegjahh'io ueggo la uoiìrafaccia
molto alteratalrifpofe l’Infanta io tei dirò. ) l re mio
padre ha cochiufo il matrimonio cogl’imbafciatori
di F rada fio fio in gru dubbio della groffexja di Fi
lippo,et anckora dell’auaritia, che Je nullo di quelli
uitij ha, un bora co lui in un letto flar a giacere non
potrei,angi io deliberarci di farmi monaca, & in
un monallerio rincbiu/a farmi, ch'io ho fatto tutto
il poter mio in conofcerlo, & laJorte mia non uuole
per quefio traditore di Tirante, che io prego Dio che
d’amore io il vegga tufo cotto a lefio,& a rollo, &
infra dellajna imamorata^chefe non fufie fiato per
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con fa fuaquel giorno delle fette del pane io l'batte-
rei ben conofciuto,ma innanzi che io contenta al ma
trimonio un altra uolta loprouarò, & farò utnir di
Calabria uno Tbilofopbo eh'è huomo di profonda
fetentia che certamente mi dirà (juel ch'io de fide¬
rò . Quando Fltippo hebbe riceuuto i danari chefuo
padre gli baueajnandato, egli fi mijè molto bene in
ordine di robbe di broccato flrasftnante per terra
riccamate,& egli hauea già molti fermagli, & ca
thene d'oro,& molte altre gioie infieme * llgiorno
della noHra Signora di ^goftoyilHp condito Filip-
po>& tutti gli lmbajdatori, & tutti quelli del Fg-
gno chehaueuan titolo di t\t quel giornofedere h fe
alla tauolafuay & Filippo era uefiito d una rob -
ha di broccato cbermtfino fhnasfmante per terra fa
derata di armellini > & Tirante fette ueftì unaltra
di quel drappo di quel colore y & quandofifu uefli*
topensò frafe & diffe > la fella fi fa per Filippo &
per gli lmbafciatori che rapprejentano laperfona
del signor He di Francia , & io je mi porrò in tal
giornata tanto bene in or dine,& tanto riccamente^
come Filippo farò riprefoy & non mi ftarà bene,&
con gran prefle^afiJpogliò quella robba y&ueflf
fene un'altra riccamata d argentarla^ le calce tut
te riccamate digroffeperlc y & efjèndo il He a tam¬
ia uenne una grande pioggia, & la Infanta neprefe
grandissimo piacere,et diJJe,horapotria hauere luo
goil mio de fiderio, quando le tauole furono leua -
te uemorn li fonatori , & dinanzi al F£t &
X 4
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UIST. DEL CJ.VJ.LLIF.Ff
Heinaper buonfratto dangorno, dipoi uenuta la col¬
iamone, il l{e fe ne entrò in camera per ripojarp, &
la 1 nfanta non uolfe reflare di dannare , per dubbio
che Filippo non fe ne andafjè, quando fu qua fi bora
di uefreroàl Ciel fu chiaro,& lucido il Sole, diffela
Infanta poi cb'b bel tempo nonfarictbuono che desfi
mo una uolta per la città? rifrofe pveflamente Filip
po,& come signora, in tempo indifrolìo miete an
dare per la città?&fel torna a piouere tutta uiba¬
gnar ete,ù Tirante conofcendo la malitia della In¬
fanta tirò per la ueHe Filippo ,acciocbeltaceffe.La
Infanta uidde quaft il fegnale che Tirante gli fece,
& rihebbe moltogran noia, & commandò che gli
conduceffero lechinee, & tutti mandornoperi ca¬
valli , quando furono uenuti Filippo prefela Infuni
ta abraccio,& la conduffe fino alla caualcatura,&
quando la Infanta fu a cauallo , quafiuolto un poto
la fcbiena uerfo Filippo , ma con la coda dell’occhio
noi per fedi uiHa, & Filippo diffe a Tirante, meglio
faria che mi felli portare un’altra robba,accìoche io
non gualìa[li quella, jh diffe Tirante & mal utile
faccia larobba,non uenc curate,che quando quefla
faràgualia ben nbauerete un’altra, almeno diffe
Filippo, uedete feglìfarian due ragadiche mi por
taffero la coda, acciocbe non mi toccaffe terra. Ben
poteteeffer figliuolo dì diffe Tirante, che tanto
auaro & tanto mifero fete,correte preflo che la In
fantauiafretta, allhora Filippo con gran dolore di
cuore fe n'andò dalla Infanta, ella liana continua -
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TlHylVTE IL BI^tT^CO. 150
CCl mente attenta à quello che diceuano,ma nonpoteua
g comprendere la fententia delle parole. Cofipaleggio
fa romper la città prendendo molto piacere.La Infan
,-j ta quando uedeabagnare larobbadiquel miferabi
fa le Filippo,& egli molto fpeffo fe la guardaua, l'in-
s fi fanta per prender e piu piacere diflè che portafiero
■q gli fparauieri,tt ufciriano un poco fuora,e pigliarla
n no alcuna quaglia.iqpn uedete Signora difie Filip -
j. po,che non è tempo d’andare àcaccia,eJJèndo tutto
„ il mondo in acqua,et in fango?Deb mefchina me,dif
j fe la lnfanta,queHogrosfiero che non mifa anchora
i contentare un poco la uolontà.Onde ella non fi curò
j di cofa alcuna,fe non che ufcì fuori della città,et tra
V^ò uno lauoratore, et tirollo un poco da parte , et di
mandoglife deli era alcun riuo,o al cun canal d'ac -
qua,et il lauoratore rijpofe. Signora,prefio di qui ca
minando dritto trouarete uuogran canale d'acqua
che una mula ua fino le cingie, quefta è l'acqua eh*
io uo cercanio,dijfe l'infanta, la qualpoftafiprimie
ra tutti la feguirono,quando all’acqua peruenutifit
rono,la 1 nfantapafiò,etFilipporettodi dietro,et
difieà Tirantefegli era alcuno gargotte che gli pre
dejfe la coda della robba, io fon fianco di tal ragio¬
ni et delle paróle uottre tanto disboncHe,difie Tira
te, la robba non fipuopiuguafiar di quel che è,nogli
‘ penfate piu ch'io ut darò la mia. L'infanta hapajfa-
to,et fè ne ua,affrettateci per poruigli al lato. Tiran
te leuò un gran rifa mofirando chele ragioni di lui
et di Filippo erano di qualche piaceuolegga,quando
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r « HI ST.DEL CjtVULLIEFf
bebbero paJJ'ata l'acqua,la Infanta domandò a Ti¬
rante di che ride*,per mia fe Signora,riffofe egli *
io mi fono rlfo duna dimanda che Filippo tutto hog
gì mi fa innanzi che fi parte sfimo di camera diuo-
Sira altera, & dapoi caualcando,& bora alTen
trar dell'acqua mi dimandò che cofii è amore , & do
tteprocede.La feconda cofa che. Irriha detto, doue fi
pone amore . Se Dio mi doni honore io non Jo che
cofa fta amor e,ne doue il proceda,& però crederei
' che gli occhi fiano mcfjaggieri del cuore , l'udire è
caufa,che fi concorda co la uolontà-L'anima ha mol
ti mesfi, li qualifperanza confola,i cinque Jintimiti
del corpo ubbidirono il cuore,& fanno tutto quell *
che a loro comanda, ipicdi,& le mani fono fuddi
ti alla uoloniàila lingua multiplicando in parole cfà
rimedio à molte cojc che ne II'anima corre, & à tut
io quello cheglìi,&però fi dice quelprouerbio noi
gare. La lingua ua doue il cuor duole,perche Signo¬
ra il uero & il leale amore che Filippo uiporta non
può commettere cofa alcuna.Torniamo,difjc la In¬
fantanti fo la città,e al pajjar dell'acqua ellaguar
dòjèlor due tornariano àparlare, & Filippo chef*
uiddegia la robba bagnata,non fi curòje non di paf
fari'acqua,& l'Infanta rtfiò mólto contenta,&die
de fede à tutto quello che Tirante haueua dettoci*
pur lafua anima non era af ai ripefta,anzi difjcà
Tir ante,per l'eficrin cuifon pofla,mi ueggo in man
della fortuna uariabile,onde anzi eleggerei rcnun -
tiare lanital i benìobe prender marito groìfierQ È
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TlI^jriiT'E IL BIjtTICO.' 16S
avaro, & uipofiobendir Tirante conutri-
~ t à,che la fortuna m'è Fiata fempre aduerja, che ttft
x ta la jperan^a mia ho perfa & non conuien a me tri
fìa,& miferabile >je non eh'io perda la federa uertù
& lagiuftitiaj& sioprendo cottiti per marito > &
■ non mi riefea tdl come io uorrei , homicidiale della
mia propria per fona efjer mi conucrrà , perche farò
forcata àfar atti di gran dijperatione,perche mi pu
tre che meglio uale à far fola che mal accompagnar
ta,& nonfapcteuoi Tirante quel volgare e fieni pio
Hhe di cecche dona alla fino pettorali al grosfiero
taUaUot maggiormente che l'habbia per mar ito,per
^che perde lagloriadi qttetto mondo , adunque pòi
\ ''thè la diurna clementia mi da cognition di quette co
fó>ió mimgliofeparar per non ucnìreà untai incon
ueniènte,& fece fine al fuo parlare,& Tirante non
tardò à dargli tal rifpotta. Lacdfitudine di uojìra
tccellentiafignora di tutte le uertù compiuta, mi fa
flare admiratojer ejfer uoi lapiufma donzella eh *
iogiamaihabbia conojciuta , cheuoglia l'altera
uojìra far procejfo dipenficri à Filippo cofa che Jat
Stando I honore di uoflra eccellentia,non procede da
giuttitia , & manco da ebarità > peroebe Filip~
f ohhoggiunode belli Cauallieri del mondo , gio*
itene dijpotto piu che ciafeun'altro,& piu f mio che
ignorante y & per tanto è tenuto in tute¬
le le parti doue fiamo andati da Cauallieri *
donne , & donzelle , & fino le More che
lo uiddQM* lo amauano p & lo defiderauam
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BIST. DEL CJVULL1EK
ferubre,etfe noi credeteguardategli lafaccia y li pie
iiyle mani,et tutto il corpo,etfe tuttonudo il uolete
teiere,io mi finto ballante difarlo. Signora fra la
bellezza,et cattila i gran contratto • lofi che uo-
Sira altezza lo ama in ettrtmogrado,et certo egli
itale che'l fi fa amar e à tutte legiiiti, è colpa gran
de di uottra Signoria,quando nonfhabbiate a lato,
in un letto be profumato dibengiuino,algaliaut mu
febiout il giorno Jcguentefeuoi mene dicetemale »
io uogliopatire la pena che uoflra altezza uorrà .
*Ahi Tirante,diJJela Infanta,quantaletitiafariaU
mia,shauesfi perfona tale che tuffi dimiauolontà ,
iliache miualeria adhaucre una ttatua appreffo »
chenonmifapejfi darefenondoloreettribuìaàont? •
et in qui tto arriuorno al palazzo,et trouorno ìr tg
nella fiala che parlaua con li Imbafciatori di Fran¬
cia.,Quando uiddefuafigliuola prefila per la ma-
no,etpofela in parole,doue era andata, et doue lu¬
nula . La cena fu apparecchiata, et Filippo con gli
Imbafciatori tolta licentia dal fe, et dalla Infan¬
ta andò allo alloggiamento,etin quel dì arri nòne Uà
città il Filojopho,che la Infanta hauea mandato i
torre fin in Calabria,il qual ella ajpettaua con gran
dUfimo defiderioper domandargli tutta la conditili
ne di Filippo, & egli arriuò la notte neUa città fa¬
cendo computo che'lgiornofegucte aniria alla chic
fa douetrouarìa la Infantarci andò ad alloggiare in
unahoftaria,etpofifi àrottireunpezzpdi carne ,
gt Henne un ruffiano con uno Coniglio efdifie alFu
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* TlI^ytXTE IL BIOTICO. 157
’-'Ji) lofofoche tiraffc lafua carne da parte>ch'egliuolé-
’ià tta prima arroBireilfuo coniglio,& quando egli ba
ueria finito di farlo potriaarrofiire la carne.^imi-
k» co iiffe il Filofopho,non fata ben che quefle caje à tut
'01J te le genti fono communi,& chi uien prima è primo
in ragione?non mi curo di quello diflèil ruffianojto*
li uedcte ben ch’io ho Coniglio che è di maggior digli
:* tà,&che precede al cajìrato, cofi come là pernice
vi precede alconiglh,perche glideeejJèrfattohonore t
i molte regioni di parole ingiuriofefurono fra loro,on
tì de il ruffiano diede ungran buffetto al Filofopho>et
i, egli tenendo fi ingiuriato alzò il Jpiedo &con la pun
>' taglidiede nella tempia in modo che incontinente
ì ' c^ddp in terra morto, prefoper gli officiali il F'tlo^
fèphofubitofu peflo inpregione,la mattina egli fece
allegationi per lequalifu conofciuto come egli era
fudditp alle eccteftaliche leggi,non a quelle del
Ep,ilquale commandò che non gli defierofe no quat
i trooncie di pane>& quattro dacqua. Lalnfanta
mai non hebbe ardire di parlarne al Re,perche non
1 fipejje ch’ella l haueffe fatto uenire. dapoipochi dì
I fuprefo un Caualliere della corte del l\e ,per una
1 quefilone c’hauea con altri Cauallieri,doue molligli
1 ne erano flati feriti,&p fti nella prigione douefia
uaìl Filofopbo,& bauendopietà diluigli facea par
i , te della uiuanda che gliportauano,& quindecìgior
ni dapoi che fu prefo il Filofòpho gli dijje.Signor Ca
Maltiere,io w addimando di gratin che per gentile^
%a uofira diman quando farete col ftgnor Re uipiac.
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? , H 1 S T. D-Elr C\A V jiL LI E
eiaSupplicargli che uoglia hauere mifericordi di ruti
(he già uedetc l’affanno,& pena in cui ioJono, che .
finofujfe la eharità che la mercede uoslra m'hafat -,
togla fi rei morto difame>cbe non mi fa darefie non.
quattro mifirabil otrze di pane,&j}uattro d'acqua.
<& direte alla/ignora Infanta ch'ioho obehitoil fuo.
commandamento,& di queSìoJòfhmamente ue ne.
reftarò obligato,riJpoje il (aualliere,& come mipo>.
tete dir tal ragione,ch’io credo che ben pafarà que¬
llo anno & l’altro an%i ch’io efia di qua, o il noftre.
fignor per lafua immenfa bontàpatria far miracoi
lo,anzi chepaafi me^ga hora,diJJeilFiloJopho, fa.
rete in libertà,&fe cjuefio punto paffa rio ufiirete in
uofirauita.il caualliererimafe molto fmarritt^, &
con gran penfiero diquello che udìdire alFilofiph»
& Stando in quelle ragioni il Barigello entrò nella
pregiane,^- ne traffe il Cauallierejeguì dapoi che
ungentilhuomofeppe che'l l{efacea cercare cauaìli
. per comprargli da mandare all'lmperator di Cofia
tinopoli, & quello gentilhuomo hauea il piu bel ca
uallo che fujfe in tutta P]fola,deliberò condurglielo,
quado il re lo uidde reSìo admirato della gra belle ^
gq,cbe era molto grande,molto be fatto, molto leg,
gieri,& era di quattri armi,& macamento non era
inluiJe non uno, che portaua lorecchie pendenti.
Certamente,difie il I{e, mille ducati d'oro ualeria
quello cauallo fel non hauefie mancamento tanto
grande,et non era alcuno chefapeffe nepoteffe cono
Jtere qual era la cauja di quello.diffe il caualliere cip,
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Tl^T^TE IL Bl^T^CO.: 16$
tra flato in pregione,fignor ]e l'altera uoflra mait
da per il Filojòpho ptnfo eh’egli il conoscerà che in
quel tempo che fui inpregione con lui , mi dì)]e co]è
fingulari,et fra le altre che fefra me^ga bora non*
ufciuo di pregione che in mia ulta non ufcirei,et mol.
fé altre cofe ch'io ho conofciute uere.ll re commarn
dò al Barigello che prcflamentegli coducejfeil Filo
fopho,il qual quando fu dinanzi al re gli dimandò
qual era la caufa che quel cauallo tanto bello pori*
Ha co fi le orecchie baj]e,di{]è il Filofopho, Signore 3
eghè ragion naturale, però che l'ha allattato latte
di afina,et perche le a fine hanno le orecchiependen
ti,il camallo ha pr efo dalla balia il fuo naturale. San
ta Mutria dijfe il I\c,è uerità quello che dice queflo
Fllójòphoimandò periigentiihuomo de cui era il ca
Hallo,et domandandogli,poi che nonglifapeua dire
H mancamento delle orecchie, gli dicejje qual latte
haueua allattato.Signore rijpoje egli,quando queflo
cauallo nacque,era tanto grande et tanto grò fio,che
la camita nonlopoteapartorire,etacciocbepote{Je
ujcir l'aprimmo co ufto rafoio,et io haueuo un'afina
che hauea partorito et lo feci allattare a lei, et cofi
s'è allenato in cafa fino a hora,nella età che la figno
ria uofiraló vede.Grande è il faper di qtkflo huomot
difieil commandò che lo torna fiero nella pre
gione,et domadò quanto pane gli dauano. Signor
difie il Maefìro di caja,quattro oncte,difie a Ubar a
il I{e dategliene altre quattro che fiano otto ,*
& cofifufatt<h era uemto un lapidario . dell*
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K 1 S. DEL CJ.V ALLIEF^
gran città di Damafioì&del Cairo cheportaua mol
te gioie peruendere,& in fpecialità unbalajfo mol
to grande & fino, del qual addimadauafiffanta mi
laducati,& il He gli ne o ferina trenta mila,& no
fipoteuano accordare.il Hedefìderauamolto diba
uerlo,pero che era tanto fingulare,'èr tantogrape^
%o quanto giatnaifujje Stato uiftoviel mondo, & piu
di quelli chefono incafiati in San Marco di Vinegia
& di quelli che fono nella tomba diSanThomajo di
Cantuariainlnghilterra,&perchegli lmbafciato
ri di Francia haueanohauute lettere del re loro fi-
gnor e come egli uolea uenire in Sicilia per uedere il
re,&per uedere la pompofa Hicomana,il re di Si¬
cilia per modrarfi in final giornata in ordinesome
s’appartiene al re,dejideraua molto d'hauerequel
balaffò.Diffè il Caualliere ch’era Statoprefo > come
può dar l'altera uoStra tata quantità,ch'iogIi utg
go nelle parti di fiotto tre piccioli buchi?diffe il re,io
l’ho mofirato a gli aurefici che di pietre s'intendono
mi han detto che nel legarlo fi porteria di fiotto quel
la parte,et non appareria niente.Signore,diffe il Ca
ualliere,con tutto queSto buon faria che'l Filofophe
il uedeffiipercheJaperta dire quanto il uale , ben fa¬
ria fatto che'lfacciamo uenire,diffe ilrefecion uem
re il Filofopho,tt il re gli moStrò il balaffo > et quan¬
do egli li uidde quelli buchi,fel pofe nella palma del
la mano,et approsfìmatofelo all'orecchia ferrò gl’oc
chi,et Stette cofi buon ff>atio,dapoi diffe > Signore ,
in quefia pietrai corpo nino . Come » dfffeì
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TI^^rE IL Bionico. 169
lapidario, chi uidde mai in pietra fina effer corpo ui -
uoiSe co fi non i,diffe il Vhilofopho,io ho qui trecen
to ducati, gliponerò in^poter della Signoria uoftra,
tir obligarò la miaperfona alla morte,& il lapida -
rio diffe, & io Signore fon apparecchiato d'obligare
la miaperfona aua morte poi che egli obliga la fina,
tir anchora piu, io uoglio perder laperfona & lapie
trafe corpo uiuogli è fatte le obligationi, & poflo
gli trecento ducati in man del Hfttolfero il balaffo,
tir fopra uri incudine li diedero con un martcUoi&
10 ruppero pel me%go,et trouorongli un uermicello »
tutti quelli ch’iui eran re fior no molto admirati del
la grart Sottilità,et delfaper del Thilofopbo t ma illa
pidarp reftò molto impedito,& l’anima firn nonera
affiti ripofata,ne ficura di 'morte.Signor compitemi
di giuflitia,diffèil Thilofophotil He gli tornò inconti
nenteglijuoi danari,&gli diede il balaffo, &fece
venire gli miniflri della giuflitia per far morire il la
fidar io,bora diffe il Vhilofopho,poi che ho morto un
mal huomo,uoglio perdonare a quello la morte, &
con mlontà del t{e lo liberò, tT donò al He gli pe^
33 del balaffo,quando il He li hebbe commadò cbe’l
tornaffèro alla pregiane,& addimandò quanto pan
gli dauano,il maefiro di cafa rifpofe, otto oncie,diffe
11 Hptdatenegli altre otto che fianofedeci. Quando
lotomauano allapregione perii camino diffe a quel
li che’l conducemmo, dicete al He , che certamente
egli noni figliuolo di quel magnanimo He Roberto
.chefu il piu animofo,& liberal Trencipe del modo,
Y
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■ H 1 ST. DEL CAVjtLLlEI^
egli moSlrabtnfecondo toperefue , che di lui non l
uj'citdianzi è ben figliuolo dunfornaio,et quando lo
Morrà japere per manifefia ejperientiagli lo farò ue
dere,&che’lpojfedeil Rggno come t{e tiranno,
co poca giuflitia >cbeal Duca di Mes(ina appartiene
il regno, & la < orona di Sicilia,che bastardo no può
ne dee ejfer admeffo a ftgnoreggiare regno alcuno,di
Cedo la faera frittura, ch'ogni arbore ballar do dee
ejfer tagliato & poSlo al fuoco. Quando quelli che'l
conduce ano gli udiron ère fimil parole,preSlamen-
teCandornoadireal I{e. Quando ill{efeppe, dijfe
per confolation della mia anima iouogliofapcr co¬
me quello fatto pa[ìa,& quando farà la notte codu,
celimelo fecretamete, quando il Filofofo fu nella ca
mera dinari al Bufolo aJòlo, il Re li dijjéfe eronero
quello che'l Barigello gl'hauea recitato,il Filofofo co
la faccia moltojtrena,et co gagliardo ammali èffe.
Signor certamite egli è il uero tutto quello che uba
detto.dimmiicomefai tu,cbio no fia figliuolo del ire
Umberto?Signor dijfe il Filofopbo ragion naturai ba
fia a conofcerem'afino, & quefio bperlefeguenù
ragionila prima è quadoia disfi alla S.V dell’aree
chic del cauallo che nella corte uoHranon era eden
no chetalcofafapefii conoJìere,& manco intende¬
re,mìfe di grada diiiij. onde di pane apprejjo. Si-?
gnor,il fatto del balajfo obligirmi alla morte co que
Sii pochi danari ch'io ho,&poi ioni domi il balajfo»
che di ragione era mm& s'io non fufii Sialo, di gru
quantità di monetaferefti fiato ingannato, et p qual
TlnaX TE 1Z BI^T^CO 170
fiuoglià diqutUe cofe mi doueuate far trar dipre
gione,& farmi alcuni grafia, & rio Im> ottenuto da
uoi altro che gratta di pane,onde per naturalragion
fièni a notitiache la S.P. ne era figliuolo di fornaio
(fi no già quell# di gloriofa memoria I{e pubertofc,
tu uuoi refìar a li feruigij miei diffe il l{e,to sfora¬
tola psiamalaljualitài&.tifaròdtl mio con/ìglio »
ma con tutto queflo io ne uogliofapermeglio laueri
tà. Signor e noi fate diffe il Filofopho, che alcuna uol
tagli pareti hanno l'orecchie, ffi no uogliatefar che
alcuno lo fenta,che dicon in Calabria,che molto par
lare nuoce y & molto grattare cuoce.Vauergognato.
He non temendo però nulla il pericolo che feguir ne
.potila feceuenvr la tgma confuamadre, & co pre
*ghi, (fi con minaccienti fu ferga di dir la uerità, co
me ella conferiti ali’apetito e uolontà del fornai» nel
la città di RìgIo . Seguì dapoi che quando il Filofo-.
fo fulibero, & che la Infanta ilfeppe immantinen¬
te lo fece chiamare ch’egli andàffe a parlare con lei»
(figiunto che’l fu,ella gli addtmandòche glipareA
di Filippo j molto mi piacerla di uederlo attgt ch’io
■ dicefit nulla alla Signoria uoflra, diffe il Filofofo,
non tardarà molto,diffe la Infantai che’l farà qui,
con tutto quello gli mandò un ragazzo , acciocbe
uenifferoinfcuja di dannare, (fi uoi guardate be¬
ne la conditione che egli ha,& il diportamento fuo.
Quando il Filofofo lo hebbe ben mirato, poi che
fe ne furono andati, diffe alia Infanta, Signora, il
galante, che la Signoria uoflra mi ha fatto ucdcn
r a
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H 1 ST. DEL CAVALLIVI^
re porta ilfcritto nella fronte di buomo molto igna
ratite & auaro,& dorami afentir di molti affamò »
farà buomo omrmfo & uaCétisfmodi fitaperfino .,
et molto aueturato neWarmi,et morirà Hc,l'atomo.
deU'Infanta fu pofla ingran pefieri,diffcfempre
mai ho udito dire che l buomo non more mai d'altro
malefe non di quello di cui Ihapauft.piu eftimarei
ejjcr monache,e moglie d'un calgolaio,c'hauer que.
fto f maritOyancora che fuffe re di trancia. llpe ha
ueafatto far un cortinaglio molto fingularc tutto di
broccato per ornare il letto alla figliuola il dì delle..
nog^eyCt focene parare un'altro tutto bianco inuna
camera » accioche faceffero di quello di broccato a
quella mifura t quado il fu fattoypojero l’uno apfittf -.
fi Caltro, lacoperta era di quel mede fimo brot catSf'
gli poferen le lenzuola,ne quali l’ Infanta haueaad
accompagnar fi, con li guancialetti riccamati , che fi
moftraua letto molto {iugulare, Coltro letto era tut
to biacoygradisfima differentia era dall'uno letto ad
Coltro. L’Infanta con aSlutia detene le dangefino a
grondo bora di notte.il He uedendo che già la meg_
ga notte era pajjata fi ne entrò in camera finga dir
cofa alcuna f non turbar il diletto iella figliuola, &
perche cominciaua a piouerJCInfanta mandò a dire
al He fegli piaceua che Filippo reflaffe quella notte
a dormire nel palagio con l’Infante fuo fratello, il
He rijpo/e ch’era colenti sfimo.Fu poco dapoi che il
He fu entrato in camera fe dono fine alle clange, &
lo Infante pregò molto Filippo, poi che la maggior
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ti\^it{TE il Bianco: ijt ;
parte della notte era paffata che refiafie irn a dor¬
mire, & Filippo gli rifpojc che gli ne rendeua infini
te gratie, che bene andarla fino allo alloggiamento.
La Infanta il prefeper la robba & difie, per mia fe
poiché allo Infame mio fratello piace che noi refia
te, quiforaloallogiamento uofiroper quefianottet
dijfe Tirante, poi che tanto il defiderano reftategli
per far gli piacere,& io rimarrò con mi per poterai
feruire,nobifogna Tirante , difie l’infanta congran
de ira, & crudeltà, che fra la cafa di mio padre,dt.
mio fratello l’Infante,& la mia,bene battiamo chi’l
Jeruirà . Tirante che uidde che nonglieluoleuano,
partkfi con gl'altri per andare allo alloggiamento,
Jlu/àidofifuronpartHi, uennero due ragadi con
file tor^e, & difiero a Filippo fe gli piaceua di an¬
dare a dormire,& eglirifpofe che faria quello che la
Signora lnfanta,&fuo fratello commandariano,et
loro difiero che ne era bora, & Filippo fece riueren
tia alla Infanta,etSegui i ragazzi, & lo condufiero
nella camera douegli due letti erano, quando Filip
po uidde illetto tanto pompofo rtftò admirato, &
pensò che meglio gli eraagiacere nell’altro, <jr quel
la notte dannando haueua rotto un poco della cal¬
cia, & pensò che gli fuoinon ueneriano tantoper
tempo, come egli fileuaria, & gli ragadi erano
molto ben auifatiper la Signora, & ella era in luo
go chepotea-ben uedere tutto quello che Filippo-
faria.DifieFilippo all’uno delli ragat^i,uapermio
umore , & portami ima agucchia da cucire con un
T S
I
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- WVST.'D'EL C\AVULLtET^
-poca difilo bianco, tir agallo prefiofe n’andò dal¬
la Infantai laqualegia bauea uiflo che lo mandaua»
manonfapem quello ch’egli addimandaffe, &la
■Infantaglie ne fece dare una con un poco di filo. il
ragazzo la portò & trouollo che dall’un capo della
tatuerà fino all'altro palleggiando andana, & l al¬
tro ragazzo che era lì giamai notigli parlò,quando
Filippo hebbe l'agucchia accoftofli alla torga, & fe
aprì alcuni pedicelli che haueanelle marò. La in¬
fanta fubito pensò che per confa deglipedicellita-
guccbiabaueffe addimandata, & Filippol’andò a
ficcare nel letto doue hauea deliberato ài dormire,
allhoro fi [pogliòla robba & reflò ingmbonmcca
moto di tremolanti, & cominciatoft a dislacciare,/i
pofe a federefopra il letto,quadoi ragadi'hebbh
di falciato,Filippo gli dijfe, che s'andaflero a domi
re,& che gli lafciafsero una tori# aeeefa , & efit il
fecero,& jerrorono laporta.FiUppoft leuò di la do
ue fedeua per prendere l ’ago & cuftrfi la cal%a, &
cominciò a cercare da un capo del letto fino all al¬
tro, & aiuòla coperta con malinconia, chein quel
Cafo hauea,& tanto la riuoltò che cafcò in terra,da
poi leuò le lenzuola & disfece tutto il letto,che mai
non potè ritrouare l’agucchia, pensò di tornareari
fare il letto, & di giacere in quello,ma quando uid
de che tutto era disfatto difie,non è meglio eh io dot
ma in quello altro, che tornarlo a rifare? molto fin-
gulare ago fu quello per Filippo che Je gitto nel ut
to apparatalafciò tutta larobba deli altro in in
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Tl'UjA'tfT'E IL B 1 UVC 0 . 171
" ra.La infanta che haueauiflo tutto l'atto, difie alle
fuedón%elle,guardate per la ulta uoHra quanto hit
fapere de gliforattieri,& in fpecialità quello di Fi¬
lippo.Iol'ho voluto approvare in quegli due letti,co
fi come hauea fatto le altre uolte , penfando che fe
Filippo era ignorante & auaro,non haueria animo
deporfìintal letto come era quello, *n%i fi porteria
nei piu uiìe, & egli altra arte ha tenuto ch’egli ha
disfatto il piu nile,&buttato la robbaper terra,et
s è poflo nel megliore,per mofirare che a lui è per¬
tinente come a figliuolo di V$,efendo lanation fua
nobilisfima,ecceUentisfima,etantiquisfima. Hora
pofìoyconojcere che quel uirtuofo di Tirante come
fial Cauatliere mi ha dettofitmpre il uero,& tutto
tfitello che mi dicea nell’orecchia * era per mio bene,
N et honore, et dico che’l Filofiofo non Ja tanto come
penfiaua,no voglio hauerepiu configlio da lui, ne da
altri fieno che domani farò venire il buon Tirante,
poi che egli è flato il principio del mio dilettofio be-,
ne, che fìa la fine del mio ripofio, et con quefìa deli-
beratione fe ne andò a dormire, et la mattinaper.
tempo Tenebrofio con gli ragaxji di Filippo venne
alla camera fka et portogli altra rdbba che fi mutafi
fe ,e quando la Infanta fu ueflita, et fi allacciava la
gonella non uolfe piu affettare,Je non co fi come era
mandò per Tirante, et congedi di molta letitia gli
manifestò la fua volontà.
T 4
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HIST. DEL CtAVjtLLllH'
COME TU^yeT^TE TE^ SFM GEytT^
prudentiafece che l'infanta Ricomana sacca -
fafe con Filippo figliuolo del Re di Frància,& le
. gioSlre» e gran felle chefuron fatte alJponfali -
s tio. Cap. XXX
*
C On folleciti trattagli del mio innamorato pen
fiero fon uemtaanotitia delle /iugular per~
fettioni che in Filippo hoconofciute che per ocular
ejperientiaho uiHola/tiaprattica & Re al condititi
ne effèr generofisfima,et fin quifon fiata tirata qua
fi perforila a confirmare quefto mattrimoniot, per
alcune cofe di cui l'anima mia Slatta molto dubbio
fa.Onde da qui innanzi fon contenta di compire tilt
to quello cheperlaMaeSìà del fignor Re miope-
ire mi farà commandato, & poi che uoiper uoHra
molta uertufete flato il principio del bene & dilet'
to di Filippo,uogliate ejfer il fine, di trar due anime
duna moderna pena, fedendo Tirante le paroletan
to affabili dell’ 1 nfanta reSlò il piu confolato huomo
del mondo,allaqual non tardò a rifondere, il gene -
rojo animo di uoHra celfitudine ha potuto conofcere
con quanta affettione & follecitudine io mi fon affa
ticato in darui tal compagnia,che honore, & diletto
infieme acquiftafii,per ben che molte uolte babbitt
conofciuto che l'altezja uoSlra hauea a noia, & era
malcontenta di me,che ui manifeSlauoleperfettio
ni di Filippo,penfando di famene feruigio, & reSìo
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TlHyfKTE IL BIOTICO. 1J3
contenti*fimo,che la celfitudine uofìra ha conojciu
to la Merita,&■ è fuori di tutti lipafiati et rori,& ri¬
dotta alla buon? parte,per laqual fi douea melirare
la uoHra gran ifauiegga . Onde bora me ne uado à
parlare al Signor re , per dargli prefia concia{to¬
rte. Tirante tolta licentia dalla Infantaje n’andò
al He & diffegli loftguentiparde.il affanno grande
ch’io ueggiopatire gl’imbafciatori di Francia jopra
quello matrimonio mi fa uenire à {applicare alla
Maelìàuoflrachepoi che l’hauete confirmato » che
fi'egli doni compimento,& dare licentia àgli imba-
{datori che al loro Signore fe ne ritornino, &fe tal
texgajtofira non prenderà faflidio ch’io parli con la
Signora infanta da parte di uofìra altera,io ere-
dfthe col diurno aiuto,& con le ragion naturali che
glifaperò dire che ella fe inclinar a à fare tutto quel
10 chela Maeflà uofìra uorra,& commandarà. Se
Dio mi doni confolationaWànima,& al corpo, dijfe
11 Heàofarò contentisftmo che’l fi faccia,& uipre¬
go che mini uogliate andare,&pregarnelaperpar
te mia & uofìra . Tirante fi partì&tornò alla In
fante & trouoUa che fi ornaua,& recitolle il parla
mento che hauea fatto col Vp,difiela Infanta.Tiran
te Signore,io mi confido molto nella uofìra nobiltà ,
& uertà per cui io pongo tutto quello fatto in poter
uoBro,& tutto quello che uoì farete,il terrò per fat
to,&fe bora uolete che’lfifaccia,tanto bene il fer¬
merò di buona uogli a.Tir ante uedendo ladijpofitio
ne fua fece uenire la Filippo che flaua alla porta a-
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HI ST. DEL CAVALL 1 E\
frettando di accompagnare la Infantai mejfa
fupplicò alla Infanta che faceffè partire le donzelle
perche alla prefcntia diFilippoleuoleadxrt altre co
fe.La Infanta commandò alle donzelle che sandaf-
fino ad acconciareelle fumo tutte adfhirate che
la Infanta con tanta domeflicheg^a parlaua con Ti
tante y quddo Tirante uidde che tutte le doge Ile fe ne
erano andate,aprì la porta della camera & fece en
trare Filippo.Stgnora difìe Tirate yuedete qui Filip*
pOyilqual ha maggiore defiderio,& uolontàdi ferui
re alla Signoria uottrayche à tutte le Vrencipefie del
mondo ^pertiche fupplico alla mercè uofira cefi ingi
nocchiato come io fio di uolerlo baciare in Jègfale di
fede.Tir anteydfie la Infanta, io pregavo Dio che
uofira bocca peccatrice non uiua a pane cjciuttcrftt
queftefono le ragioni che mi uolete dire i la uofira ?
faccia manift (la che ha il corey quado il Sig nor mio
padre mi lo comandarà io ilfaròy& Tirante acenò
dFilippo,& egli prettamente la preje in braccioyet
fortolla in un letto diripofo chegliera y & bachila
cinque ofei uolteydifiela Infanta > Tirante io non.
micofidauogiatantopoco di miche mil hauetefat
to fare che uiteneain cÒputod'Hnfratrfloy& m'ba
Mete pofia in mano di quello ch'io non fofel mi farà
amico o nemico-Crudeliparole Signora ueggo che
mi dicete, come può efftr Filippo inimico dellaEccel
lentia uottraycke ui ama piu che la (ua uita,& ui do
fiderà tenere in quel letto diparamento,doue ha dor.
mito quefia notte o tutta ignudalo in camiciai dr ere
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TU^JfT^TE IL BtJtT^CO. 174
tfetff che l faria il maggior bene che egli potria batte
reinqueflo mondo,&poi Signora,dijfe Tirante,fu
■h blimandoui in quel fuperioregrado di digntà che V
yaltezga, uoftra merita,lafciateJevtire parte di que
Sìa gloria al dijauenturato Filippo chel more per
vostro amore. Dio me ne de fenda Ài(ie la Infanta ,
: & mi guardi di tole errore,come mi terrei per iò¬
le dieonfentire una tanta nouità.Signora,difie TirS
•te,Filippo et io non fi amo qui fé non per Jeruirui,uo
flrq benigna mercedeprenda un poco dipatientia,,
-<*r Tirante gli prefe la mano,& Filippo uolje tifcire
deltiftoi rimedi)..La Infanta gridò,& uennero ledo
snelle & pacifcoronglihauendogh per buoni, & per
le ali. Quando la Infanta fu ornata,uiflisfi molto pò
pdfamente,& Filippo,& Tirante l’acconipagnoro
no alia me fa infime con la Berna, & qui innanzi al
la mefia fi fpoforono,&la dominica dapoifuren fat
te gran fefle ebedurorono otto giorni di gioire,tor-
9 H amenti,danze,& forfè di notte,& di giorno, per
tal forma fu festeggiata la 1 nfanta che la restò mol
tò contenta di Tir ante, & molto piu di Filippo, che
gli fece tal opra che gtamai la fmenticò.
COME IL HE DI FHMU ChA CO
■■ grandi*finta armata arriuò a Tripoli di Barba¬
rla,& come Tir ante, & altri g ran cauallieri fc
cerodiuerft uoti,& quel che nefuccejjè ,
Cap. XXXFI,
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- HIST. DEL C AVULLIEK
P affute che furono lefefle delle funge il Ee di
Sicilie hauea deliberato di dare aiuto,# gen-
' te al Ef di Francia,& per quefia caufa fece armare
due galee, & quattro nauigroffe, & pagò la gente
perfii meft,# Tirante comprò ma galea ilqual no
uolje prendere foldo ne acconciar)ì con alcuno , per
che deliberaua d’andare ajuo piacer e,quando lega
dee furono armate & ben fornite di uettouaglie,beb
' bero nuoua come il Fp di Francia era in ^tcquamor
ta con tutte lefùfledel Bp di Cafliglia,di ^dragona,
di 'bfauara,# di Portogallo. Filippo fu eletto per
> Capitano,# andoflene in compagnia fua lo Infan¬
te di Sicilia,# trouoronft nel porto di Sauona con
lefuHe del Vapa>delTl mperatore,# di tutte le ce
' munita che offertogli baucan foccorfo,# tuttiiBfic
me fi partirno,#nauigor no tanto cbetrouornoilre
di Francia nell'Ifola di Corfica,prefero qui acqua »
# lefufle molto bene fi fornirno di uettouaglìe,#
' di tutto quello chauean bifogno,finga toccare in Si
cilia ne in akraparte.arriuorno una mattina fu .l’al
ba dinanzi alla gran città di Tripoli di Scria, #
alcuno di tutta l'armata nonfapeua dotte s andana-,
nofe ncn/olo il Ep,ma quando uiddero teliate lana
‘ ue del re,# che ognuno tarmano, peparono che qui
ui ueniuano. Tirante allhora con la fuagalea s'acco
'■ f ìò alla nane del Ep con un)chiffo,#mmtò alto nel
la tiaue-,# cofifeciono molti altri,# trouotnethe
ti Ees'armaua,# uoleaudire meffaficca. quando
furono all Euangelio Tirante s'inginoccbiò dbm «■
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TIUfATfTE IL BlUl^CO.' 17J
al rè,&fupplicoLo che fi degmjfe di lafciarlòftt
re unuoto,& il Re gli diffe, che lofacejfe ch'era con
tento. Tir ante andò a i piedi del prete chedicea la
mafia,& s’ingmocchiò,& il prete tolfe U mefiale,et
uoltòUouerJvil He,& Tirante ch’era inginocchiato
fofe la mano al libro,& difle fimil parole. Ejfendo
90 per la diuina gratta dello onnipotente Dio pollo
nell’ordine di caualleriafranco & Ubero d’ogni coi
tiuità,& altro mpedimento,non conflretto,nesfor
•jratojna come Caualliere che de fiderà guadagnar
honore,faccio unto à Dio & a tutti i Santi del Ta-
radifo.&al mio Signore il Duca di Bertagna Capita
no generale di quella armata,hauendo la noce dallo
'EcfeUentisfirm,& ChriHianiafimo He di Francia
di efier hoggi io il primo che ufeirà interrai l'ul¬
timo che entrarà in naue,apprejfogiurò Diofebo,et
fece uoto difemere iljito nome nelle porte della già
nominata città di Tr ipoli di Sorta,apprefio fece uo
to urialtro CauaUiere,chefel re ufciua in terra cbe’l
jè accoftaria tanto allaomtragtia che'l traria un dar
do dentro della città,leuosfi un’altro Caualliere , tir
fece uoto che felice ufciua in terra egli entrarebbe
nella città,dipoi giurò un’altro Caualliere, & fece
noto d’entrare nella città, & torre donzella Mora
dal lato alla madre, & condurla in nane, & darla
à Filippo figliuolo del re di Francia. Fece uoto un ’
altro Caualliere di ponere una bandiera nella piu al
ta torre della città . Tanti Cauallieri da fperon dio
ro erano nella nane deire che eccedemno U nume
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*-! MS< DEL CU rum EX t
ro di 450 .eia dotte fonómoltipari d’un officio, imi
dia & mala uolontàfigenera,che’lpetto della imi-
dia ha molti rami per gli crudi &imùdiofi che hi
Ho dolore & dijpetto del buono & uertmfo Caua Uie
re, moltifuron me sfi perfar rompere il uoto à Tiran
té,& facemmo tutti preparationecon bar che,con fu
fte,congaleeyaccio che primi interra ufeir poteffè-
to.Lamorifma era grandi»fima,per il fumo /he bee-
tteuano uifto fare aU’una &Valtra parte,che infine
ti Mori uennerò alla riua del mar e,quando uiddero
tanto grande armata per non lafciare prendere ter-,
ra àgli Chrifliani. Tirante fi mifenellafua galea ,
& tutte le galee andatìano pari,&ragunate in fie¬
nile per dare fiala in terra,& andana fi tanto appref
Jò'ihe qua fri remi fi toccattano,quando furono prefi
fi di terra che già poteuanofar [cala,tutte fe uolto-
toneraccioche nel girare sacco fi affinole poppe à ter
ra per ufeir e la gente, fe non quella di Tirante che
commandò che defiero della prora in terra, quando
finti che’l legno toccaua term,& chegidera affèr -
mata, Tir ante che armato era in prora folto nell'ac¬
quagli Moriche'luiddero corfero per Deciderlo,ma
piofibo con or chi,con baie fìre,&con fpingurdemol
to bene lo defendeua.dopo luifaltorno molt’altri buo
mini dar me,& molti marinari per aiutarlo: Laga
lea del re & le altre che haueuanò uoltato mifero le
fiale in terra,ma chi eraquelto Che haàeffe ardire di
ufeir e per la gran moriimat ma la battaglia fu mag
gioreladoue era Tirante . Lauertùja bontà, U
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for%a,& il fipere fu nelre,& negli fuoi } che come
Udienti*fimi Cauallieri Hfcirono in terra per le far¬
le,& tanta tra la fretta diarnuare àgli Mori che
in mare molti ne cadeano. Quando tutta la gente
40fi delle galee come delle nauifu in terra, diedero
granbattaglia atti Mori,doue dell una &l y altra par
te gran gente mog^quando i Mori fiuoljero ritirare
nella città mefiolatamente molti buoni Cauallieri in
[teme con loro entrorono, & pnfiro cinque firade
della città,che piu hauere non ne puotero>& tutti i
Cauallieri in quelle cinque Sìrade cheprejero i noti
loro compironoycaricorono le naui^&legalee di mol
tu ricchezza che tolfero, & tanto fu grande il foc-
corfo che uenne à i Mori che pafiare piu innanzi no
potettero,ma grande fu il pericolo quando fi uenne
ùraccogliere, ma il F^eper configlio de marinari fe
te ponere affé incatenate da una galea all ' altra,qua
do le galee erano in terra , acciochepotefle molta
gente alla uolta pafiare>& al raccoglier e ne mori T
x tono molti,quando tutti furono in naue gli re fiotta
Tirante che anebora non hauea compito il fuo noto,
già haueanoJorto la fua galea che haueua la fiala in
terra affettando che montafie un CauaUiere che de
. fideraua honore,il quale egli ben per fua uer tu me¬
ritano , che hauea nome Bicordo il Venturo^
fo 9 che filo era reflato con Tirante , gli difi¬
fe y tutta la gente è raccoltala naue,0mor¬
te 9 & qui non è finontu& io, & poi che tu
bai uoluto K hauerper te la mondanagloria di eficr
n
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BIST. DEL C AV AfLlE\
flato il primo delti tàncitori,il qual con gentil ank
mo>& gagliarde?£a di caualleria con gli tuoi ben '
auenturat i piedi toccafli la terra di maledizione %
doueje canta notte,&giorno la reprouata fetta di
quello ingannatorefen%a fede,amor e,charità di
MacomettOycbe tanta gente ha ingannata nel mon¬
do,poi che tanto hornre hai acquietato, & jai come
da mqlt 'tpericoli t’ho diffefo che ti erano apparec¬
chiati uogtiti riconofcere, & fa ragione di e fiere il
primo ad entrare in galea,accioche ftamo eguali in
bonore,infama,& buona fraternità, che alle mite
quello che tutto uuolemondanagloria tutta la per
de,rimettiti diragione, et fammi parte di quello che
èmio,etponibenmenteaquelloch’iotidico. lobo
piedi,et mari,et cor e,et uolontà,crudeltà.come teo
nefamelico,abonda in me l'irafiuperbia, et màdia,
tengo in quella man ferrata,quando io l'aprirò non
ò alcuno cheposft trouar mercede in lei. lo ia uo-
glio Aggiogare,etporla fotto la miapoteftà.0 figno
renonfìamohoraintempodiabondare in parole t
diffe Tir ante,la morte et la uita è nella man tua.
loJarò detto uittoriofoje noi due morremo p le ma,
ni de quefli infideli } etlòn certo che le anime noflre
faluefaranno,fe con ferma fede come buoni Chriftia
ni de fendendo le noìlre perfine morremo, & alibi
ra che io feci il mio noto,io penfii amjallamorte,
età tutti gli dubbij della morte,cìx alla uita . Et
però ogni altra coja reputo nulla à rijpetto di quello
bonortuole,^gentil fide di cauaJier'ia,cbe il morire
co-
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teme a CauaUiere è honorata tuta di gran gloria,ho
norejama, & in quello mondo,&nell'altro, &fi
io non hauesfi fatto quello tal noto dinanzi alla prc
fiotta di uno tanto Eccellente Signore come èil]{$
di Francia, non dico anchora in prefintia di uno tal
Signore,ma chetici penfiero mifujje caduto una tal
tqja è che fra gludetti io hauefie detto opromejfo
di fare tal ooto*m%i uorrei morire che delia ptomef
fa venire al meno, che cavalleria non è altra co fi di
promettere, & dare fede dimtuofimete operare.
Onde Bfiardo dammi la mano,& andiamo amori*
re come Cauallieri, nonjìiamo piu qui in tate fi
perfine parole,diJJe pfiardojo fon contento,dammi
la mano,& ufeiamo dell'acqua,& andiamo contrà
gli'rumici della fede.Et erano gli due Cauallieri nel
l’acqua del mare fino al petto,le lande , dardi,puffi
tori,& pietre,chegtì drauano fi bengrandtfenfi*.
negli faceane le galee, quando fiordo uidde che
Tirante era /tenutofino alla riua del mare per feri*
re ne Mori eg li il prefi nella foprauelU,tirollo ncL ^
l’acqua dicendo, lonon conofio Cauallkr alcunofen
%a paura fi non tu,ttpoi che io ueggo il tuo animo
tanto gagliardo fa cofi,poni prima UpiedeneUafia
la,& iodapoi accenderò , ìlBt fiaffannaua molto,
aocioche quelli due tanto fìnguìari Cauallieri non fi
ferdeflero . TirantegliuolfefarpartedeWbohore,
(&fu contento diponer ilpiede dritto ne Uà fiala,et
mUbora ideardamontò primiero, & Tirante fu tul
timo di tutti, & qui finì di compkeilfmuoto.fv
Z .
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r- : msr.DTz r^trjtLLiE n, (
tultimo di tutti)# qui fini di compire ilfuouotofy
gran queflione d'esfi due CauaUieri,perche gli
tri diceuano che Tirante con molto honore il fitouo
tohauea compito, il He# molti altri gli ne donano,
infinita gloria, & Ricordo vedendo che ogniuno da
ita l’honore a Tirante,cofi diffe inprefentia del He.
Tutti quelli che non hanno nera notitia delThonoro
di queflo mondo moftrano il loro pocofopere, ma-*
nifeflando con la bocca loro quelgrosfiero parlare,
che dice conia ragion di mio compare me ne uado,
non aduertendo ne f apendo il gentil itile della uer •
tuofaprattica de noilri antecefibri,fi come fi legge
di quelfamojò He ^irtù che fu Signore della piccia,
la #gran llertagna. jlqual diede fine # compilili
io alia prò fiera, # pompofi tauola rifonda,dóùe, .
tanti nobili uirtuoficauallieri fi pofero afedcre,ché
conobbero # meritorno ogni honore et gentilezza}
# aborrirono ogni inganno, falfità, # malignità!
#fe per attedi cavalleria la cofa fufft ben giudi*
tata a cm feria attribuito l'honore della gloria di
queflo mondo,fe non a mecche Tirante per effer co¬
dardo & huomo poco gagliardo in battaglie per
ben che la profferafortuna glifufiata favorevole,
# gli habbia aiutato ili molte cofe, non rafia cbe'l
premio di quefio atto non mi debba effer dato con
tutte le forze# honori di cavalleria che fi meritar
no come alpiu benauenturato di tutti, # foche firn
difcalcio igiatnai non mi calcierò fcarpa nepiedi
énfi* firn a tomiche-per la quteflùdclSignorHfr
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TiKJi^rÈ il tracco. T 172
<*r per i nobili Caualtieri no» fin determinato quefto\
fatto thè notorio & manifeftoèa tutti thè dapofr
che t utta la gente furaccolta, reftasfimo Tirante,
& iojoli all* riua del mare,& f a lui, & me furo-',
ito molte parole chifiria il primo ad ehtrarein na¬
tte bauendoegli fatto noto ,& io ne uolfiuedereglh
maggiori fericok%be nettarmi ejfereponno conia
gran moltitudinedi Mori cbe gli era , uedendoegli,
ohe io non uoleuo raccogliermi,fu contento di pone-
reprima &an%i dime il piè fu la fiala > dunque*
Signore fia di uoftra mercede di congregare il u&~\
fèto facroconfiglio & la matfià uoftra didi'hono-\
re O’tui appartiene, attento che di ragione & digito
fiifiaa me appartiene > & fè uoftra atterga quefta,
giudicare non uuolejo dito in prefentiaditmì,cbf‘
io fon migliore Canottiere di Tir ante , combat -*
ter'o quello con ia fua perfino a tutto tranfito : lt.
Itegli rifpofè ftmilparole. Hicardoalcun bttongiu*
dice non può ben determinare cofa alcunqfe primtfi
egli non ode le parti, perche non fi puòfare quefttf-
fé Tirante mugli è prefinte , qùefte ragioni Henne **
io a nottia diTirante > & conlafua galea fi atco-i
fio alla nane del !{e, quando fu alto, ti He era nella
fua camera che dqrmiua,quando Hicardofeppe eh»
Tirante trauevuto, alni fi accoftò dicendo'. Ti¬
rante per qual fi uoglia cofa che fia, che tomi tenga
dentro al cuore,fe uoihauete ardir edi-dire cheta
mon fia migliore Caualtiero di noi, io «r offerifia
kbattagtia atuttotranfito, <figmogtiunguaoML
7 * )
: UIST. DJSL C4V<A- ItlEl £
per pegno. Turante che ridde epe co tanta pocofan-
/lamentoso ttolea combàttere leuò la wana ) & dette
gli unagranguanciata. il rumore fu traloro tanta
grande che'l %egli hebbe a uetàxe conunafpadam
mano, quando Tirante ridde il Refe ne montòncl
catte Ilo da prora iui fi difefe holtobene,& dif
fealBg.Signor cafitgUla Maeftàuoftra quefiofuer
gognatoCaualliereche fetnpre è principiatore d’o*■
giùntale tgiamai nonfi ha rifio in fatto dormii &
manco fpada nuda dinàngi a gli occhi furi , & boro
/opra niente mi uuol combattere a tutto tranfito »&,
fel mi rince hauerà rimo tutte le cauaUerie che con
mia fatica & trattaglio mi hoJaputo procacciare iti
gloria plaude mìa,tt s iofonumitoredtausrò rin
to udhuomo che mai non fi ha ritto in armi-. Fritto
c hebbe Tirante di dire tal parole feciono ala alla
fùagalea, & con una corda fi calò in quella tenendo
fidi perficum, &fel He in quel cafà Ihauejfe potu.
to battere,perche nella fua naue haueafattofimilol
traggio Jaria fiato poca mararigliafegli hauejfefat
to leuare ilcapo dalle /palle.il He fipartì contatta^
l’armata da Tripoli di Sorta,& fece la ria di Cipri
& predò, & miffe a fuoco & fiamma tuttala cafa
dìTurchiOicbe di moltariccbe%ga che toltobauea
no fatteleputte caricarne- ,£X uando furono in Cipri
uJchronoinFamagottà>& qui prejéro uettenaglie et
tirorno allamUa. di.Tuntfiy dotte il He/montò , &
molto ttret tornente combatterono Tirante con
glifuoi dondola battaglia a una torre chehauead
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TIKA^TE I L BIOTICO, iy?
piede ungranfoffogli cafri dentro. Bicordo andana
tutto armato peruedere fe fipotea uendicare di Ti
rante, quando fu alia torre uidde che Tirantegu »
tea nelfoffo, Bicordo coft armato come era glifolti
■dentro & aiutò a tenore Tirante,& diffegii. Tbran
te uedi qui il tudnimico, ilqualtipuò darla morti
& la uita,ma nonpiaccia a Dio che io confinta che
tu muoia per man de Mori,poi che aiutare tipoffa
per bel aiuto,&foccorfo lo traffefuori,che certami
tel’haucriam morto,fe Bicòrdo tanto preHo nonio
haueffe tratto,ilquale quando fu fuor agli, difìe. Ho
ra Tir ante poi chefei pollo in libertà guarda ben la
tuaperfona di morire ch'io ti faccio certo , ch'io fa¬
lò tutto il mio potere per amazzarii. Cauallier uer
tuofo difie Tirantejo ho uifìo in te molta bontà &
gentilezza,&.conofco che con animo gagliardo da
■CauaUiere hai reftaurata la mia perfona da crudel
morte.Io m’inginocchio in terra, & dell’off e fa ch'io
, , t’ho fatto ti addmahdoperdono,& tìdo lamia fpa
da,& la pongo in man tuotcbe prendi di me quella
vendetta che ti piacerà, & poho cafo che tu bora
nonuogli efitudireimiei prieghi » & admettere la
mia dimanda, mai in dì di mia aita contra teffada
mon tir arò,che hai qui preferite la uedetta che puoi
hauere da me, gir inginocchiato coficome Stimagli
tuoi piedi prender eia puoi,poi che gratiofamente
te la dò,&io lariceuerò con moltapatiemia. ll Ca
ttallierequando udì dire a Tirante parole di tanta
bmilitàj&fQmmisfìone gli perdonò, & fu conte»*
z ì
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r-r HI ST: DEL C AY ULLlEIt^
*o (T efierfuo amico. Furono dapoi amici tanto gran-
idi infime che mai in uitaloro non fi partirono fin
albe la morte non gli diuifi. Quando il He bebbe pre
fa&faccheggiata la città di Tieni fi, IQcardo no noi
ftandarepiu nella uauedel He, ma andò nella galea
•di Tirante. Quando il He & i Corallierifeppero co
ftt era pafjàto tlfatto,molta laudagli attribuirono^
perche ciafiuno l>auea ufato moltagentilt^a. -,,
COME IL I{E bt F\MXClt4 G1VW-
fe in Sicilia con l’armata & uifitò il t{e, & fece
granii accoglienze alla Infanta I{icomana fui
nuora,tir come Tirante fi partì per andare ih Co
fiantìnopdli. Cap. XXX FU.
P artito fi il He di Francia della città di Tutdft»
tirò alla uolta di Sicilia per uedere fua Tutto¬
ra,& difmontò a Vaiermo, -quando il Hftli Sicilia
feppe la uenuta fuagrandìtfìma fefia preparare gli
fece, il He di Sicilia entrò nella nane del t\edt Fra ,
eia, & quando fi uiddero fu molta allegrerà fra
loro. Ffcirono in terra, & la nuora fu alla ripa del
mare, & quifi fecero moltagran fefia juocero <&
mora.ll He di Francia gli donò degran doni, & o+
gnt dì la condUceua perla mano thè non la lafciaua
partire > & tanti dì quanti il He di Francia reflò in
Talermo ognidmazi che la Infanta fujfe leuata li
mandaua un ricco prefente luno di broccato, gli ah
tri fitte catene d'oro, fermagli,et altre bellisfimegh
tedi molta,filma. il He di Sidl'tafefteggfi molto. H
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TIHjA'HTE 11 BIXUCO:- Ito
t E* di Francia, & preferitogli cento bellitfimi,& fin
li gularisfimi cauaUi,de quali il redi Franciafecegr «
jr ftima.ll He di Sicilia comandò alla figliuola,cb'ella
'a ‘ in per fona entraffe in tutte le fue nani, & leguardaf
jb Je come flauano diuettouaglie, et di tutto quello che
i 0 eradibifognoleprouedefjc.il He di Franciaprefein.
^ gran (lima quellouche la nuora facea, & banca moì.
ta confolatione , quanto era doma fapientisfima,&.\
per molte faccende, che ciafcun dì flaua dalla mat -
t Una infino al uefpero che non mangiaua, fino che
* bebbefornito di fornirle. auittouagliati che furo-
* no gli legni , & raccolti i Cauaìlierifil Serenisfimo
* Fedi Francia toljelicentia dal He di Sicilia, dalla.
J$eina,& dalla Infanta, &fe ne entrò in nane, &-
condujfefeco il Trendpe di Sicilia, & quando fa'
giunto in Francia gli diede una Jua figliuola per me
glie . L'armata fi partì dal porto di “Palermo ».
& nauigòalla unita di Barberia, & costeggiai k
do Henne a Malega , a Brand? a Tunifi, etpafsòil.
Stretto di Gibelterra,etfu accetta al Cajèr Segno *» ;
I et ,Ager, et altomare che pafiòper l'altra coita di,
CaleSy et Tarifa, et Gibiltar , etpafiqper Cariba*.
f greche tutta la coita in quel tempo era de Morivi
( deli pafiòper le ifole di Mutria, e di Maìoricha. ■
, vdpprejfo andorno a difmontare al porto di Marfi+
: | lia, doue la Maeflà del He diede licentia a tuttii le~
' gni,eccetto a quello difuo figliuolo Vhilippo, per-,
, cte uotfè che andajfe con lui per uedere la H?m*
Jkg madre, et Tirante andò fico, et de lìpafiò k»k
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VIST. DEL CAVALLIKH,
Bertagna, in compagnia del fuo naturai signor,per
uederefuopadre ><&Jua madre, &ifmiparenti*t
alcun giorno da poi che il He di Francia bebbedato
compimento,al matrimonio di /ita figliuola col Tre
cipedi Sicilia,uolfè che Filippo tornafie allafua
moglie • llquale hebbe nuoua comi l'altro figliuolo
del l\c di Sicilia serafattofrate,& haueuàrenun-
tiatoal mondo, & Filippofupplicò a fuo padre che
uoUJfe mandare per Tirante che glifacefie compa¬
gniafino che Ifufìe giunto in Sicilia. l ll{erijj>o/è
che era co ntentisfimo, & fcrifìe lettere al Duca di
Bertagna ,& a Tirante cheuolrfie andare per Juo
amore con Filippo in 5 icilia,& al Duca che nel pre
gafle molto. Tirante uedettdo ipreghi di duo tanti
Signori fu sformato diubbidire alliloro commanda
menti.Vartisft di Bertagna, & uenneaUa corte dei
He ,ilqual infume conia Heina lo pregò molto che
Itolefie andare in compagnia di Filippo in Sicilia t
tir egli moltogratiofamente ubidì. Tartironfi dalla
corte Filippo, & Tirante , ir andorono a Marftlia
doue trouorono le galee molto ben in ordine di tutto
quello che era di bifogno . Filippo,et Tirante s'im¬
barcarono, et hebberoiluento tanto profilerò che in
pothi giorni furonogiunti in Sicilia. Il t{eetla Hei
na,et la Infanta hebberogran confolatione della lo¬
ro {tenuta, onde furono molto bene fileggiati. Taf
fati otto giorni, efiendo il He in configltogli tutine
in memoria lo Imperatore di Coftantinopoli ,et la
letterale di i franagli, et affanni fuoi mandataci
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TE U Bianco. tS»
bauea,mandòper Tirante, & inprefentiajualafo
te legger e,& era del tenorefeguente. 7fpi Federi¬
co per la immenfa & divina Maefià dclfipcmo &
eterno lidio delio Imperio Greco Imperatorefihu
te & honore a voi He della grande & abondante I »
Joladi Sicilia .*Per la concordia per gli uoHriante-
eefiori fatta,&per voi, & per mepattegg tata,con
firmata*? giurata inpotere de uoflri imba/ciató -
fi notifichiamo alla uoftra Beai perfino,come il Sol
dan Moro rinegato è venuto nello Imperio noftro in
compagnia colgran Torco,& ne barn tolto la mag
gior parte della Signoria noflra,& hanno fatto grt
dhfima Jìrage del popolo Chriftiano , del quale non
posftamo porre alcun rimedio per lafenettà > et
per nonpotere effercitare l’armi. Mpprejfilagran
perdita che babbiamo fatto di città,ville, e? caliti
la,ci hanno morto il maggior bene che battevamo
in quello mondo,cìoh il figliuolo noflro primogcm-
tOiCheànot era confilatione,& feudo,&diffèfadel
la fanta fede Catholica, con animo virile combatten
io contragli infideli con molto honore & gloriafia
& mflra,& babbiamo maggior difiuentura, come
fia flato morto per glijuoi mede fimi. Quel trillo
&’ addoloratogiornofu perdimento delthonore,et
fama Mitra,& della cafh imperiale, & effondo a
noi notorio et publica fama voi bavere nella corte
ttoliràunflrenuo CauaUiere dicuigli atti fmgularì
molto efiermenta.fi aumentan o la dig ruta militare *
Che fi nomina Tirante il Bianco della fraternità di
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?:* HlST.’DBL-CjtrjtLltE'Bi
cjuelfingular ordine di caualleria che fidiceefferfok
datofotto l'imo cationedi quel gloriofofanto padre
di caualleria Signor fan Georgio,nelTlfola d’ingbil
■terra,&perche diqueflo CauaUiere fi dicono mof
ti manifcflt fìtti degni di molto bonore,& in jpecia
lità di quel che ha fatto al gran Maéjjlrodi [{odi, <jr
tome lo ha liberato con tutta la fita 1\cligione dal
•Soldano cor, tutto il poterfuo,cbe bora è qui,&mol
Scaltre cofe uirtuoje,cioè per il mondo di lui trionfa
*to,uiaddirnandUmo digratia,che per la fede, &
i amore ,& uolontà chefcte tenuto à Iddio ,&àca*
tualeria,che l uogliate pregare per parte uoflra, &
nostra di uoler uenir in noftroJ'eruigio che gli dare
mede beni nojlri tMttoquellocheegli uonà,efritto
viene,[applichiamo alla diurna giuìlitia, cheli dia a
Jentire de Ili dolori noThi.O bene auenturato [{e di
ìSicilia fianti accetti inprieghi noHìri,i quali fono di
dolorojo pianto, & poi che [ci t\e coronato' babbi
)pietà del dolor nolìroMciochela immenfa bontà di
iDio ti guardi da unfimil cafo , però che tutti (unno
foggiogati dalla ruota di fortuna , & non è alcuno
•che legare la posfi, Dioper [ita mercede uagliagu-,
cordare la noftira buona & (anta int emione, dando-
fine alla penna er non alla mano ,la qual mai non
fi ftancberia di recitare perU ritturagit pa(jaSÌ,pto
(ent ’h& futuri mali.
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, Lettachefu la lettera dallo Imperatore, & pm
Tirante benpomprefa, ih c drizzando leparele 4
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TTJ^JtTiTE' IL HAJÌCOì\ iti
tirantefeprincipio à tal parlare. Infinite grafie
fete tema* ài rendere al onnipotente Signor nofiro
-I diio Tir antefratello,che tà ha dotato di tante per-
fettioniycbe per tuttoil mondo la gloria del «offri»
'nome trionfa,& anchoracheipneghimiei non me
•aritinodiejjhr ubiditi per rifpetto’che non habbiate
mbligatione di far ccfa alcuna pertne,perchcgianui
non la feci per uoi,an%i ui ho molta obligatione di
M/uello bautte fatto per me,ma confidandomi delm
diro core alto &generofo,chemn può fare fé non fie
tondo cheglii,& quello che ha per oofittme di fare
i&per caufa di (putto boprejo ardire di pregarui,et
joddimandamt da parte defio Imperatore di Coflan
£tnopolit& mia,&ji gli priegbimieitanto giufti,
'ér di tanta charità no hanoluogoin mi ; alméno in
ariuerentia & Jiruigio dello onnipotente Signor Dio,
-&dt-4juéUa facratiefma t$eina noflra aduocjtia uer
ghie Maria, uogliatehauer compatfiohe dì-queltti-
flo,& afflitto Imperatore,che con nRontia-tanto
grande ui priega,& uiaddimanda che babbi, te mi
féntordia dellafènettù,che. pcrèteggodella ttoftra
cauaUeria,deUa<ptjle eglififida nonfiadepofto del
iafuaImperialSignoria.Finito che Irebbe il re lipa
roledi tanta amicitia accompagnate» Tirate fe pr'ttt
-cipio à fonti rijpoHa. TS(o è pocanolotà ch’io ho Si¬
gnor-mio demetis fimo difèruire alla Eccdlentid ufi
fra,ch'amori la piu forte obligatione chefia al mo
éOyttperche iptieghi di uofira^tlte^ mi fono e-
ffresficommandamntipei battere tatognadagwi*
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VIST. DEL CjLVjlLllEU.
la volontà mia,fe la macfìà uoflra mi commania-
rà ch'io vada per feruire a quel profpero imperata
tefignoreggiante la Greciajo il farò perii molto a-
more ch'io parto air^Alteig* uoflra. Ma Signor io
non po/Jiifarefe non quanto faria un’huamo storne
ì notorio a Dio,et alitando, benché lafortima ni
babbia con(cntito,et mi fia fiata atnicbtude,etpra
'fiera col pianeta di Marte, nelquationacqm*bcmi
ha voluto dar vittoria,honore,et flato, noumico*
vie* però prefumere piu di quel che lafortmam'ha
concefio, &fio congrande ammiratitne di quel ma
'gnarimo Imperatore che Inficia tanti Eccedenti Ef
gi,come fono al mondo>Ducbi,Marchefi, &■ Conti*
■nell’arte di Cavalleria pia dotti,& piu Valeridime*
perhavermuegli non è ben con figliato. TiravteutiJ
feilECtiofio ben che pel mondo fonódibuoniCauat
beri, & voi fra gli altri non dovete efjerfmentictt•
io , &fel’botare fuffe effeminatoper ventura, fra
gli Imperatori,& Rfgi,et Cauaìlieri % che intendo¬
no Jl premio, Chonore, et la gloria di quello vi fari*
dato comealmigHor. CanaUierc ditutti, perche io
■uipriego etui richiedo come a CauaUitre ,ei per il
debito che Varieté aia cavalleria,pelgiuranicto che
felli quel dì che vi fit dato prima che munalttoVor
dine dettafratevnità della G arroterà > che vogliate
■eongrande amóre, et uelontà andare a feruireilfia
»iro imperiale, et ve lo configlio cofi come fe mifuHi
'proprio figliuoloy perche ho conofciuto la nobilcon-
% ditÌQpuo?fra et grande bnbilità, dondeuenefegvfi
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T THjJtTfTE' IL BlJtT^COs i8j
ranno molti benefici^ per tandata uèftra,cbefarete
libero tanto popolo della Chriflianafede di dura et
graue cattiuità , et di quello farete premiato per la
bontà diuinain qudlo mondo di eccelfo battere, et
nellaltro di etemagloria . Dunque Caualliere uir-
tuefoypoi chele miegaleefim appareccbiate,etbcn
armate,etcondotte a tutto quello thè commandare
te,et uorrete ordinare , ut prego che breuisfinta fta
la partita uoflra. "Poi cheuoflra Signoria met com¬
manda,et met configliajo fon contento, diffe Tìraq
te^dt ajtdargli,€t U Re commandò chele galee fuffh
ro ben fomite ditutte lecofcnece(farie,etgl’Ìmha
piateti dell Imperatore, quando il Regli dijfe,che
Tirante eracontento di andar furono li piu conte»
ti hotommidtl mondo,et ringratioronomolto il Re,
CC1 mbafeiatori incontinente che furono armativi,
Sicilia pofero banco per foldargente,a li baleflrie-
ri donano me^o ducato al dì , et aU'buomo d’ami
widucato , et perche in Sicilia non era tanta gente
faffama Ramata Ifapoli, et qui trouorono molta
gente che di buona nolènti prefe foldo,et comprato
tiomolticauaUi. Tirante non fi curò d’altro che di
far preparationc darmi,et comprò cinque caffi
grandi ditrombette da candii . il Re et Filippo
ne donarono, affai , etfeàongli raccogliere nelle na±
là congUakri. Tirante tolfi commiato dal Regal¬
ia Reina, da Filippo , et dada Infanta, et raccolta
tutta lagente dierono le uele al proserà uento, et
uauigoroao con buontempo, et cornar tranquitì
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?T HIST:ùE t CU^jCLVIS.EC.
lotbeuna mattina fi trouorono dinanzi atia città dr
COfiantmpoli.
l\A GHiAT^DE JlLLEGEipZZjl CHE
bebbe l’imperator di Cofìantinopofi delia utm-
r- ta di Tirante,& come per botar irlo lo fece firn
■r‘Capitan Gtnerhle>con quel che mfieguk • •• - ■'
Cap. XXXV ili.
-V ' • ’ ' ' • '• 1
Q VandotImperatorefeppe che Tìranteera-
uemtOynel dì iifua aita maggior letitìano»
'ò>&dijjè che fitto figliuoloalparerfuoera te
JkjcitatoJLe dette galee mimerò con tanta quantità.
defiuott'h& di allegrezza che tuttala città focena-*,
no tifnettare,tutt’ilpopolo fi rallegrò cbeprhttaers
Addolorato# tri fio, che gli parca che Do Ufuff'e ap
pàrjo. Vlmp.fi pofie in uno gran catafalco per tufi*
tare cotneueniuano le galee. Quando Tirante fep*
poche l imperatore era in quel luogo fiece trarre
due bandiere grandi del re di Sicilia, & una della
fuei & fece ofmare trtCaUallìen in bidcofenzofo-
ftraueéai& ciafcuno bontà una bandiera in manot
&ogm uo Ita che pafìauano innanziaU' Imperatore
àbbaffàuano le bandierefin preffbaU’acquat&quH
ladi Tirante fattuano toccare nell’acquai quefto
èra infegnalechelo falutauatuh&per là dignità che
bai'Imperatole a lui tanto baffo fi bumiHaua. Vine
feritore quando mdde quello che gli eracofauno* -
tMpp'notthamr maiuiftt fumali» contento eli-tal
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xèr\monia,<& piu affai della venuta di Tirante,qui
■do le galee htbbero ben volteggiato una à baflo &
l'altra all'alto , vennero à dare la[cala in terra »
tir ufci uefìitoqueldì Tirante conun gaccodi ma*
glia,& le maniche di franga d’ora,& fopra il gac*
co una gornea fatta alla’Francefc con la ffrada cin*
ta,& in capo banca una beretta di granaio ungrof
fòfermaglio guarnito di molte perle,&pietre fini:
di grandefima;DÌofebo ufci in fimll manierafe no
ìagomea ch’era dicetanino morello. ]\icardoujcì tu
tobenin ordine quanto alcun de gli altri, portava
la gornea di damafco *4leffandrino,& tutte, quelle
gornee erano ricamate d'oro & di perle orientali
moltogrofèe,et tutti gli altriCauallieri,et gentilbuo
mini andavano molto ben in ordine. Quando Tiran
te fu in terra trovò alla ripa del mare il Cote d'<A*-
fnca,cbe co molta gente Vaffrettava, e lo riceukcott
molto honore.Vartirno di qui,etfecionolavia delca
tafalco ornerai’Imperatore, et quando Tirante il
mdde riuer enfiaglifece col ginocchio, et quando fu
tono à meggodcl catafalco tornarono à fare un’al¬
tra riuerentia,quandofu àfuoi piedi singmocchiò,et
mlfegli baciare il piede ,et il ualorofo Signore noi 18
fentìbaciogli la mano,e l’Imperatore lo baciòin hoc
ca,quandotuttiglibebberofattoriuerentia,Tirante
gli diede la lettera del re di Sicilia che gli portava»,
quado f Imperatore Ihebbe letta iapresetia di tutti
fece aTìr. un tal ragionam2ta.7{o poca è l'allegreg
ga ch'ioho dellqjiojlraproffrera uStura cauallitruor
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fUST. DEL CAVULLIEK
pufo » ringraziando il ben auenturato di Sicilié
del buon ricordo che ha bauuto del mio molto dolo•
re*bc lajpcran^th’ioho nella grande uertùuo-
ftra CauaUiere tuffili pajjati molimi fa porte in
oblio, conofcendo nella uoftra bella difiofnione quel
lo che per relatione di molte genti ini flato riporta
tOtchel bene,et la uerthuottra mnpmflarnafco-
fia, egli pare che uoi fiate uenuto qui a pernione del
l'ammofo ne di Sicilia,fentendouene maggior gra¬
do chefeper ambafciatori, et lettere miefufiequi
denoto, et perche ognuno conof :a la buona uolontà
ch'io ho di uoi,e il molto amore ch'ioni portentopre
fentéui dono il Capitanato Imperiale,et generala
delle genti £a\ mi» et della giuftitia,et mljegli dar
re il bigione,ilquale era d'oro masfrzjp, et bonetto
dall'un de i capi Carmi dell'imperio dipinte co final
to.Tirante noi uolfe accettar e,ma pinginocchiò nel
la dura terrai con getto burnite et affabile gli ap-
frefentò tal rijpotta. la matftà uottra Signore,non
fe aggraui fe non ho uolnto accettare il battone»che
parlando con emendatane et perdonando dell'at¬
tenga uottra, io nonfonucnuto quicon moltitudine
di cmalleria per poter offendere la gran morifino
eh’è nell'imperio uottro, che non fono in numero di
cxlxamdkr 't,et genùtbuomini come fratelli in uo
lontà,non uoledomiufurpare cofa alcuna che di ra¬
gione ame mnfia datagiuflamente. Efjcndo noto¬
rio alla Macfià ueftra ch’io non merito tal dignità »
net«(itornato per molte giutte ragioni , laprima
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TlUsA'HTE IL BIACCO x8f
per non/aperto l’effercitio dell'armi. Lofeconda per.
la poca gente ch'io ho. La teri^a per il gran deme¬
rito , &. ingiuria ch’io farei al Signor Duca di Ma¬
cedonia , alqual meglio che me la dignità appartar
ne ,& in quella parte ettimarei piu e/fer martire.
che confefjòre. iqella mia cafa> difie l’imperatore»
non può commandare alcunofe rio quel ch’io uoglio»
igr commando che uoi fiate Interna perfona com¬
mandante a tutta Ingente d’armi , poi che per mia
difauentura ho perfo quello che confolaua la mia a-
nima,& per la mia indico fittone,et per la uecchie ^
%a ch'io ho non potente di portar armi, do tutto il
mio luogo a uoi,&non ad altri tato come ademia
‘ propria perfetta. Quando Tirante uidde lauolontà
dell'lmf>eratore,accetto il battone, & il capitaria
to dellagiuttitiainfiemc,&baciogli la mano,gli tro
betti,<gr i fonatori per commandamento dellTmpe
latore cominciarono a fonar,&publicoronoper tut
tala città con Imperiai grida, che Tirante ilBiaco
era ektio per capitano maggiore p comandamelo
dell'1 mperatore. Fatto qutfio l’Imperatore fopartì
dal Catafalco per tornare dlpalazgp,<& pfor%a ha
.ueuano a poffare da una bella caja che haueuano
fatto ordinare doue Tirante con tutti lifuoi allog¬
giariano,diffe l Imperatore,poi che qui fumo retira
‘tiuein quefio alloggiamento uofiro,acciocbepofia la
<Hoflra per fima p alcun dì ripofare per li trauagli del
mare chefofferti hauete,fatemi tanto piacere che re
la/'datemi andare.Come Signor e,rifpcfe li
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' HI S T. D EL CAVALLI E \
rantc prefame Moflra altera un tal mancamento
di nutcb'io ui lajciasft, cbtl ripofo mio è di accom¬
pagnare la Maeftà uoftra,& fino all’) nfemo ui oc
compagnerei,quanto piu fino al palalo,#- l’impe
rotore cominciò andare di quel che Tirante gli ba¬
nca detto,&piagli dijfe Ttrante,Sìgnore,facciam
grattala Maeftà uoflra,comefiamonelpalalo di
darmi licentia ch’io poffa andare a far riucrentia al
la Signora Imperatrice , & alla fua cara figliuola
la Signora Injfanta,dijfe l'i mperatore, ch’era mol¬
to contento.Quando forno nella granfiala ài lpalagi
imperatore loprefieper lamano^r locondufi-
fe nella camera doue era l’Imperatrice Jaqual tro-
uorono nella feguente forma. La camera era ofeur f
finta fen^a lume & clarità alcuna,&l'imperato¬
re dijfe,Signor a, uedete qui il uoftro Capitan mag¬
giore,che’l uiene per far ui riueretia, ella rijpofe qua
fi conuoce Hramortitadten fio egli uenuto.dijfe Ti-
ranteySignore,doutrò io credere per fede che quel¬
la che parla fiala Signora Imperatrice i Capitan
maggiore,dijfe l'Imperatore,fia chifiuoglia c bab¬
bitt il capitamelo de ITImperio Greco , ha poterà di
aprire le finefire, & diguardarle tutte nel mito, di
leuargli il corrotto che portano per marito,per pa¬
dre,per figliuolo, o per fratello, & cofi uoglio che
tua [officio uoftro ufiate. Commandò Tirante che
una torta acce fa gli portajjero, & preftamente fa
fatto ) quando il lume fu nella camera, il Capitano
uidde un padiglione tutto nero*ucoftojftgli,et aprii
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TI^XT * TL BIAT^C 0. 18 5
ÌO,et ridde unaSignora ueftita tuttadi drappo grof
Jò con un gran uelo nero incapo che tutta fino allò
piedi la topriua. Tirante gli leuò il uelo di capo , &
re)ìò con la faccia difcoperta,& uifla la faccia s’in-
ginocchio in terra,& bachili la robbafopraalpie-
de,& poi la mano,ella haueain mano una corona di
pater nofiri d’oro tuttifinitati che gli baciò, & fc
ctgli baciare al Capitano.
COME TlftA'hfTB VISITO LA
\ infanta Carme fina, & come di lei fieramentefé
■ innamorò,con quel che poinefeguì.C.XXXIX.
V Idde dipoi un letto con cortine nere, &l’in
fanta era gittata Jòpra con una uefta di ce-
lanino nero,ueftita & coperta con una robba di ue-
jutodel medeftmo colore, allipiedifoprail letto fé-,
deano una donna & una donzella, la donzella era,
'figliuola del Duca di Macedonia, et la donna hauea
nome la uedoa ripofata, laqual colfuo latte l’hauea
nutritaci capo della camera mdde ftar clxx.fr a do
ne et dorelle,che tutteftauan con l'Imperatrice, &
con l'infanta Carme fina. Tirate s'accoftò alletto,et
fecegra riueretia all’infanta,et bachili la mano,poi
andò ad aprire lefineflre, & apporne a tutte le don
me che fujfero ufcite di gran cattiuità,però che mol¬
ti dì eran,che per la morte del figliuolo dell'Impera
tare Banano in tenebre,diffe Tirante, Signor con ex
mendatione,& pardon parlando,io dirò a uoftra al
A A x
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' VIST. DEL CAVJILLIEX
te7ja>& olla Signora Imperatrice,cbe alprefentè
i l’intentionmia.io ueggo che’lpopolo di quella in¬
clita città è molto trillo & addolorato per due ra¬
gionala prima è per la perdita che l’altera uoflra
ha fatto di quel animofo cauallier il Trecipe figlia»
lo uollro,& la Maeflà uollra non fe ne dee aggirarne
itypoi che è morto in feruigio di Dio, <& per miteni
re la fede catholica, che ne douereHi dar laude , &
grotte allaimmtfa bontà del nofiro Signor Diotfbe
egliui l’bauea dato, & egliuel'ha uoluto torre per
maggiorfuo bene , che l’ha collocato nella gloria del
‘’Paradifo,& di quello gli ne douete referire infinite
grafie, & egli che è mijericordiojb , & di immenfa
pietà ut darà in quello mondo profperaet lunga ut
ta,& dapoi la morte eterna gloria, &ui farà uinci
tore di tutti gli nimici uolìn.La feconda cauft fcbe
jla cofì è per la gran morifma che molto prefio fi ueg ■
gonoytemèdo fiere gli !>em,& la uita,&il men ma
leeffem^ttiuiinpotefiàdegl infideli. Ondelanecef
fità Mtlpifògno ricerca che 1‘ Altezza uollra , &
della Signora Imperatrice, dimafirale la faccia alle
gra a tutti quelli che ui uederano f cofolarglt del do
lore in cui pofìiJòno,acciochepoffano umilmente con
tragliloronimicicbbattere.il Capitano da buon co
figlioydifie l' lmpe*ator,et io uoglio et comando,chc
incontinente, co fi huomini come donne tutti lafcino
fi corrotto, dicedo l'Imperatore tale et ftmiliparo
le, torecchie di Tirante Hauano attente alle ragio
ini, et gli occhi dallaltra parte cotemplauano lagra
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TI Wt(TE fi BTjt 7 {CV: ' 187
èeltàdi Carme fina, & per il gran caldo che faceat
perche era di Hate con lefineHre ferrate era mtjg
dislacciata moHrando nel petto due pomi diTa
radifo che criflalimi pareano,liquali diedero l'entra
ta a gnocchi di Ttrame,che da lì innanzi mai notro
verone la porta da ufcire,& Jèmpre furon appregi»
nati inpoter di per fona libera,fin che la morte di lor
due fecefeparadone, maio ui [0 ben dire certamete
chegl'occhidi Tirarne non haueuanogiamai rice¬
ttato fimil pafloper molti honori,& confolation che
fi haueffe uiHo comefufol queHo di uedcre ì Infanz¬
ia. L’i mperatore prefe per man lafua figliuola Cat
mefma,& trafila fuori di quella camera, & il Capi
tatto prefe a braccio tlmperatrice,& entrorono in
un’altra camera molto bonapparata,& tutta intor
no dellifeguenti amofihiHoriata.Di Fiorio & Bìan
ca Fiore,di Tube & il Tiramo, di Enea et di Dit
dotte,di TriHano,et di lfotta,& della I{eina Gene
tara & Lanciotto, et di molte altre che tuttprgli lo
ro amori di molto fottile, & àrtificial pittfy rfhauc
uah diuijati,& Tirate diffe a Scardo, io nonitarei
mai creduto che in quefla terra fuf ero coje tanto mi
rabili,come io ueggo, et lo diceapiuper la gran bel
tà dei Infantala quello no iintefe. Tolta licentia
per Tirante da tutti fe n'andò allo alloggiameto,&
entrato in una camera pojè il capo{opra un guada¬
le a piedi del letto, non tardò molto che gli uenero a '
direJèluoleadeftnare,& egli rifltofe non,che'lcapo
glidolea , tua era ferito di quella pasfioné chemolti
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niST. DEL CJ.V UL11E1Q
inganna. Diofebo che uidde che Tirantemnùfàtdt
entrò nella camera,&difiegli. Signor Capitano, io
ni prego per amor mio che mi diciate qtudèìiluo-
f irò male, che feper me uipotrà efler dato alcun ri
medio lo farò con molta buona nolani à. Cugin mio»
dijfe Tirante, non idi necefiità alprejente che uni
fappiateilmal mio ,&io non ho altro male fenati
dell’aere del mare che tutto m’ha mal complesfiùt
nato.O Capitano, & dame ui uolete coprire che fon
fiato archino di tutti quanti imali,&beni,che ha
uete hauuto,& bora di cofa tanto picciola da i uo+
Sirifecreti mi bandeggiate?dicetimelo che ue lo ad-
dimando di grafia, & nonmiuogliateafcondereco
Ja che habbiate,non uogliate piu tormentare la mia~
perfona,dijfe Tirante, ch’io non fentìgumà mal ta
to grane quanto è quello che horaiofento,che mi fa
rà uetiire predio a mijerabil morte,o a ripofataglo
riaje fortuna non mi è contraria, che la fine di tut+
te quelle cofe & dolore per quello amore che è ama
to, & uoltosfì dall'altra parte di uergogna che non
osò rimirare Diofebo nella faccia,& non gli potò Ut
fcir altra parola della boccafe non che’l dijfe, Io a*
mo,& finendolo di dir e gli occhifuoi diftillomo uiue
lagrime mefcolate con fingulti,&fojpiri.Diofebo ue,
dendo il uergognofo diportamelo di Tirante conob*
bela caufaperch’egitfolea riprender tutti quelli del
la fua progenie,& anchora quelli co quali banca at
micitia,quando accadea che d’amorparlaffero» egli
li (ficea, benfete paggi tutti che aitiate, non bau
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TUiJÌT^TE IL U 18S
vergogna di leuarui la libertà » & deportala nelle
mani delle nemiche uottre, che ui/ariano an%i pe¬
rire che hauerui pietà, fommamente deliziandoli
tutti , & però io uegg° cheglìiuemtoa cadere nel
laccio a cui non batta humana forila reftttere > &
penfaado Diofebo alli rmedij che a tal male fi ri¬
chiedono conpietojo & affabile getto gli fece fimil
parlare. Triturale conditione è alla natura hu-
tnana amare , che frittotele dice che cìafcuna co-
fa appetiffe il {ito fimile, & anchora che a noi pa¬
ia dura co/a & ttrana effercfoggiogatoalgiogodi
amore, potete neramente credere che non è inpo-
tentia di alcuno di potergli refittere, però Signor
0lapitano, tanto come l'humo hpiu forno » tanto
dee cón piu difcrettme coprire gli naturati mom-
menti,& non uoler manifestare di fuori la pena,et
U dolore che combatte il(ito penfiero che alla bontà
iell’huomo appare,quando caduto per contrari co-*
fifa fottenere le aduerfità di amore con uirtuo/ò a-
nimo y per il che raUegrateui: & defcendete di
quetto luogo de penfieri doueui/ete potto a fede¬
re y & il cuore uottro mamfettiletitiapoi che buo¬
na forte ui ha condotto che in tanto alto luogo
H penfiero uottro habbiate potto y& noi da una
parte, & io dall’altra al uottro nouel dolore rime¬
dio dar potremo. Quando Tirante uidde il buon
conforto che Diofebo gli dona, retto molto con¬
flato y leuosfì impedito di uergogna > &fe ne an¬
darono a definare$ ilquale bautuano di molta fingft
JlA 4
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' HIST.DEL CUr^iLLJElt
laritàtperò che l'imperatore glie lo haueua manda
to,ma Tirante mangiò molto poco della uiuanda,et
beh molte delle fùe lagrime,conofcendo con urna ra
gione,che era afcefo a piu alto grado che non douea»
&dif}e, poi chequefla queflione ha hauutoprinci -
fio in quello dì,quando piacerà a Dio ch’iopojja ha
uereuittoriojafententia?Tirante nonpuote mangia
re,et gli altri fi penfauano che per il trattaglio del
mareilfuffe diftemperato,et per la molta pasfione
ft leuò da tamia,ef fe rientrò in una camera accorre
pugnato da molti fiifpiri che uergogna per paura di
confufwne gli faceua patire queltrauaglio,et Dior
febo conglialtri gli andorno a fare compagnia fi~,
no a tanto che’l fi uolejfe un poco ripofare. Diofei
bo tolfe feeo un’altro Caualliere ,.et fece lauta
del palagio, non concuore di ttedere l’Imperato*
re,ma per ueder le dame. ld imperatore che era a,
unafineHra a federe,gli uìdde poffare etglimandò,
a dire che afcendeffero la doue egli era Dio febo con
l’altro andò alla camera doue eral' Imperatore con
tutte le dame. Lo Imperatore gli dimandò ch’era
delfuo Capitano, et Dioftbogli difie che haueua un
poco di faHidio, et quando egli il feppe molto gli
dijpiacque, et commandò che gli fuoi medici lo.
andaffero a Uifitare, et quando li medici furono tor.
nati feciono relatione allo imperatore che Haua
molto bene , & che il mal fuo non era slato altra
che mutationc dell’aere indigeno. il magnani -,
tuo Imperatore pregò Diofebo che gli recitajfa
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tutte le fette che in Inghilterra s'eran fatte per Ut
noT^e del ^e,co» la figliuola del re di Francia ,
di tutti iCauallieri che haueuano combattuto >
quali erano flati iuincitori del campo.Signor e difle
Dio febo,moltagratta mi faria,& obligato rettarei
alla Maeftà uottra ch’io non hauesft a dire quefta co
fa,però che io non uorrei che uoftra altegga hauefie
à penfare che per efier io parente di Tirante gli ha-
ucfli à dare laude alcuna je non cofi come lealmente
è pafiato,&per maggiore ficurtà che laMaettÀM
flra non habbia à credere il contrar ioào ho qui tut-
tigliattifìgnatidella manpropria del l{e,de i giu¬
dici del campo,di molti Duchi,Marche fi,Conti , de
Fggidìami,Maldi,& TaJJauanti. Lo Imperato¬
re il pregò che gli facefle portare in quello inttante ,
che egli recitarla le coJè.Diofebo mandò, & appref
fo recitò lungamente allo Imperatore tutte le fette
per Ordine cofi come erano ttate fatte, & fimilmen
te gli dueìli,&poi leffero tutti gli atti,& uiddono f
opera , Tirante effer il miglior Caualliere di tutti ,
molto fu la confolatione che l’Imperatore neprefe *
& molto maggior quella difua figliuola Carmefina
& di tutte le dame che ttauano congran dcuot ionc
ad afcoltare le fingular Cauallerie di Tirante, jlp-
prefio uolfefapere il matrimonio della Infanta di Si
cilia,& laliberatione del gran Maeflro di Bpdi ,
quando tutte le cofe furono efplicateflo Imperatore
jcne andò per tenere configlio,ilquale ciafcungior¬
no accofiumaua tenere la mattina met^a hora,&>
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HIST. DEL CUVxA.LLl'E
dapoiueffero urìhora,& Dtofebo lo uolfe decotti'
pugnare,& il ualorofo Signore non uolfe, fe non che
iif[c,cofa coturnata è,cbe’l diletto degtouetà Cartai
lieri è Bar fra le dame,& eglife ne andò, & Diefe
ho fenerimafe,& parlorno di moltecofe.La infan¬
ta Carmeftna fupplicò alla Imperatrice fua madre
chepaflafiero in Un altrajala, acciocbepotefjèro un
poco pajleggiare,che molto tempo era cbeftauano
ferrateper il corrotto de! fratello.Difie la Impera¬
trice, figliuola mia ua doue tu uuoi,che iofonconten
ta.pajforono tutti in una gran fila,& molto mara-
uigliofa tutta operata di[carpello per arte di fiottili/
fimo artificio,tutto l parete era di diafpro,e di por fi
do di diuerfi colori lauorato ad imagine,che faceva¬
no admirare gli riguardanti,le fine(lre,& le colon¬
ne erano di puro cristallo, & il patimento, tlqual
era tutto fatto à fàntille mandauagrandisfimofplt ,
dorè,le ìmagmi d< Ile piante diuifauano diuerfe biffo
rie di Borfo,di Trenciualle,di Galaflo, come compì
la uentura del foggio pericolofo,& tutta la richie-
ffa dtlSangraale fegli dimoffraua.La partejupem
re era tutta doro,& d’auguro,& intorno gli erano
le imagini doro di tutti li Regi de Chrifl'ianirfiafcm
con lafua bella corona in capo , & in man iljcet -
tro, & al ha fio de piedi di ciafcheduno Re, era un pi
lafìro nel qual era uno feudo,in cui erano figurate
le arme del Re,& ilfuo nome in lettere latine fi ma
nifeffaua.quando la infanta fu nella fata fepmsfi
ton piofebo un poco dalle fue donzelle, & (wmn*
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T IL BÌJCUCO. ' 190
domo àparlare dì Tirante.Dtofebo che uidde cbt
co tato buona difpofitione la infanta parlotta diTira
te con ottima uolontà cominciò a direnò quanta è la
gloria noHra dbanere trauerfito tanto mare, & d'
cfier per uenuti conJaluamcntoi al de fiderato porto .
della beatitudine noHra, Et per gratin (pedate bah
biamo ottenuto, che gl tocchi ncftribabbuino uifla
la piu beUa imaghte di humana carne che da noHra
madre Eua inquartafiata, ne credo che giamai farà
compite di tutte le altre grafie & uertù,& dotata
di gran bellegga,honeHà,&fapere infinito,egli rio
mi duel de trattagli chefofferto babbi amo, ne quelli
che fono per mentre per hauer trouata la MaeHà
uoflra , la qual merda di fignoieggiart l'uniuerfo
m&ndo,& m quefio nonfi dee intendere fe non uo-
fir a akez$a,& tutto quello ch’io ho detto & dirò}
prendetilocomedaueroferuitore affettuofo, &]er
Votelo dentro alluogopiufiotto della uoftra arù-
mattome quel famofo Canottiere Tirante il Bianco
è uenutoper fola fama,udendo recitar di uoflra cel-
fituttine tutti i betti » & uertù che per natu¬
ra poteuano tffir commmicati à un corpo bu¬
ttano , & non penfi uoHra altegga che fio¬
ttio uenuti per le anmomtiotù del ualorofo re
di Sicilia , ne manco per le lettere che l'¬
Imperatore uoflro padre gli ha mandato,ne
penfi uoflra celfituàine che noi fimo uenuti
per sperimentare le perfine noHre in fat¬
ti d armi t che già le battiamo molto ben»
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Hir. DEL XUV'ULLIE^
efpermentatc,nc manco per la bella ferrante ferve
dere gli imperiali palazzi, che le ca/e proprie di noi
altri qual fi voglia di quelle flaria bene per tempi»
di oratione tanto grandi,& tanto belle}ono,& eia -
finn dinoi altri ftpre/Umetfierunpicc'tol He nella
terra fua,& può credere la celfitudinemflra chela
nermta di noi altri non è Hata per altra caiifa chef et
vedere tir feruir la Maeftà uoftra,&figuerre ò bai
taglie fifaranno tuttofarà per amore tir contempla
tione uoflra. 0 trifta me,difie la lnfanta,che è quel
lo che me dite?potrò io gloriarmi che peramore mi&
fiate tutti qui uenuti,& non per amore di miopa ».
die?fopraqueiìoiopotreifarefaina la miafede,dif
fe DiofeboyCome Tirante che ri è fratello & Signor
rea tutti,ci pregò che uolesfìmo uenirecolui in qua
Ha terra,&gli uolesfimo fare tanto bouere » acciò -.
cbe'lpotejjèuedere la figliuola dell’Imperatore fa-
quale egli defiderauapiu uedereche tutto il refio del
mondo,& della primiera uifìa che ba battuto da uu
ftra altezza tanto è la volontà,&Ìamerec’haàuó
Sìra Eccellenti,chc’lfi ha mefio col capo in letto. .
QuandoDiofeboprefentauaquesìecofe all’Infanta:
ella era alienata,& polla in gran penfieri&mcf;
^afuori di memoria che non parlotta,& la fua an*
gelicafaccia fi mutaua di diuerfi caloriche lafemi-
nil fragilità l’haueua opprejfa, che non patena par
lare,che amore da una parte la combatteua,& uer
gogna dall’altra parte ne la ritìrauayimore l’accen .
detta inuolere quello che non dmea,mala vergogna
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^Ife2 uietaua,per timore di confusone.In quejloin-
Slante uennc lo lmperatore,&cbiamò Diofebo,per
che molto gli piaceua il fuo diportamento, & parlo
rovo di molte cofe fino a tanto che l'imperatore mi
fe catare,tolfe licentia da lui,&accottosfi aita in
fanta,&ditegli,fe la Macttà(ita gli commandaua
chefaceffècoja alcuna.Si difie eUa,prendete quello
abbracciare da meferuiteuene uoi&fateneparte i
Tbrante,&Diofebo fe gli accoflò e fe quello che ella
gli haueacommandato, quando Tirantefeppe che
DÌofebo,era andato al palalo & cheparlaua con
la infanta,ttaua col maggiore de fiderio del mondo ,
che uemfie,acciochepotejfefapermoua della fua Si
gnor a. Quando egli entrò nella camera, Tirante fi
lem diletto,&diJJcgli,o il mio buon fratello, qual
atuoua mi portate midi quella che in uertit ì com-
fiuta,& tien la mia anima in cattiuita? Diofeboue
derido l’efremo amore di Tirante abbraccioUo da
farte della fua Signora,& recitogli tutte le ragioni
chefraloro erano pajfate.Tirante retto piu contea
to che figli houefie donato un I{egno,&prtfe in fe
moUagagliardevga,che mangiò bene<& fi allegrò
defiderando ckeuenifiela mattina,atcìoche la potef
fe andare d uedere.Quando Diefebo fu partito dalla
infantatila retto in tantigranpenficri che gli fu for
•za leuarfi dal lato del padre,& entrar fi ndlafuaca
onera, la figliuola del Duca di Macedonia nomata
Stefania ch'era donzella della Infanta, teneagran¬
de amore,però che aerano allenate dìpocaetiinfie
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r VIST. DEL CjLV.jLLLIEEi
mignon hattendo piu tempo l'urta che l'altra,qitcàm
douidde che la Infanta fe riera entrata nella carne
ra con gran preHer^a filettò da tauola > & ondagli
dietro,quando fu fico la lnfantaglirecitò tutto quel
lo che Diofebogli hauéa detto ,& laeflrema peufit»
ne che patiua per amore di Tirante, & ti dico che
piu me ha contentato la uifla di qui fio huomo tut-<
tofoloiche di quanti nchouifto almondo, i huomo
grande,& de fiugulare dijpofitione,& mofira bène
nel fitto gefio l’animogrande ciòegli ha,& le .parole
che dellafiua bocca eficono accompagnate da molta,
gratia,ioil ueggio cortefie & affabile piu che ciafcun
altro, & dunque chi non amaria tale come quello >
& che fita uenuto qui piu per amor mio che per mio
padre.Certamente io ueggo il cuor mio molto meli »
nato a ubbidire gli fiuoi comma ndamenti,& mipa
re fecondo i (eguali che queflo farà la uita & confier
uation della mia per fona. Diffe Stefania , Signora
de gli buoni dee thuomo eleggere il migliore, & fi *-
pute le cauaUerie jiugulari che queflo ha fatto,non ì
donna ne donzella al mondo, cha di buon grado noi
douefie amare & Soggiogar fi ai ogni fita uolontà,&
efiendo in quefle diletteuoli ragioni,uermero le altre
donzelle,& la uedoua r ipofiata che hauéa gran par,
te con Carmefina per la ragiongjia detta cbeCbauea
.del latte nutrita,& domandogli di chi parlottano»
dìjjela Infantatimi parlauamo delle gran fesìe &bo
-neri che ne ha recitato quel CauaUiere che fedir
■no in Inghilterra à tuttiglifaraftitri chef egli rb-
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i'IJlyf IL BIOTICO. 19»
trottarono , & parlando di quelle coJè& d'altre
pafiò la notte che poco ne molto la Infanta non
dormì.
COME TIS^UT^TE H^tFETfDO UC
campagnolo la l mperatrice, & la Infanta a mef
jkdoppo hsbhero molti intertcmmenti,& come
Tirante li donò un bel officciuolo.& quel chepoi
fra loroJiguì. Cap. XL.
I Lgiornofeguente Tirante fi fu uefiito con uno
manto fatto à ricamo,la diuifa era tutta di gam¬
be di migliorie /fiche erano di perle molto 'grojfe
& belle,co un motto ricamato in ciafcun quarto del
manto cbediceua,una naie mille Emilie non uaglio
no una.Il caputo legato alla francefa di quella di
uifa medema,& nella mano portala il ballon d'oro
del Capitane* to. Tutti gli altri della fua parentela
fipoferomolto ben in ordine di brocati,difede,& di
.argentarle #t co fornati andorono tutti al palagio,
quando furono alla porta maggior uiddero lì una (in
gularecofa di grande admiratione che à ciafcuna
■ parte della porta alla parte di detro aU'etrare della
pianga era una pigna tutta d'oro di altezza di uno
buomo,& molto grofla che cento huomini non la
potriamo dzare,ùqual nel tempopafìatobaucafot
tofarel'Imperatore neltempo deUaprofperitàper
.una gran mgnificentia . Entrarono dentro al
palazzo,& trouorono molti Orfi & Leoni che
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i HIST. DÈI CJtPJLUEH'
tori cathene groffe d'argento erano legati, ajcefona
alto inuna granfiala tuttafatta di alabastro,quando
lo Imperatorefeppe che’Ifuo Capitano era uenuto,
commandò che’llafciafiero entrare,& trouorno che
fe uefHuà,& fua figliuola Carmèftm che tpettina*
ua,&poigli diede l'acqua alle manicheciajcun gl
orno per coflume il faceua,& la 1 nfanta era ingo-
nella fatta à ricami tutta lauorata di una berba che
ha nome, Amore naie,con lettere ricamate di perle
che intorno gli erano il motto che diceua,ma non à
me,quando lo Imperatore fifu finito di uefiire,dif-
feàT ir ante,ditemi Capitano qualeera il male che
ìnerila uoHraperfonafentiuatdifie Tirante. Sign»
re la MaeHà uoftra dee fapere che tutto il mio mar
^le procede d’amore che i uentidi quefia terra fono
piu fiottili che quelli di Tonente.HjfpoJè la infanta
antiche lo Imperatore parlajje , Signor e ài male
che procede d'amore no fa male olii foreflierife fon
quelli che effer debbono,,an^i li da falate & lunga
Mtta,guardandojempre mai nellafaccia à Tirante*
■forridendofi,acccioche conofcejfe ch’ella l’hauea in -
'Cefo. Lo 1 mperatore ufcì dellacamerà parlando col
iCapitano,&la Infantaprefe Diofeboper lamana
detennelo,& dijfegliào non ho mai dormito tut-
l ta la notte per k parole che hieri midicefli.Signo-
•-< ira uoltie uoi ch’io ui dica, la noHra parte ne babbi*
mo burnito,ma molto re fio confolato chehauetein -
’ tejò Tirante,&,come pcnfate uoi,dific la Infanta ,
‘■che le donne Greche fiarto di manco faper q*r auli¬
re
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Tl^AT^TE IL Bianco, rpf
re che leFrancefetinquctta terra ben faperam o in
tender e il uoflro latino per ofcuro che l uogliatc par
lare,per quello Sign ora , è maggiore gloria per noi
•altri , diffè Diofeboprattuar con perfine che fiotto
molto dotte . Da qui innanifl nel pratticar lotte*
derete , d flit la infanta , & sederete fi le onda -
teuofire conofceremo.L’infanta commandò a Ste-
fama che uenijfe con altre donzelle per far cotnpau
gniaa Diofebo & prettamente ne uernero molte»
quando la infanta il uidde ben accompagnato, fi ne
entrò nella fua camera per finir fi di uettire. Tirait*
te in queflo fratto hebbe accompagnato lo Imperate
re alla gran cbiefa di finta Sophia, & iuì il lafciò di
cendo l officio, <&• egli tornò al palalo per accom¬
pagnare la Imperatrice & Carmefina, quando fu
nella grafatagli attrouofio cugino Diofebo in mete
dimolte dorelle, allequalirecitaua gl’amori del
la figliuola del l{e di SiciliaFilippo,& Diofebo
era tato dometticofra le dorelle come fi tutta la ui
tafuafaffettato nutritofra loro,quando uiddero en
trar Tirate fi leuorno in piedi, et gli difliro cbe'lfuf
fi il be uenutofactdolofider in me™ di loro,et par
torno dimolte cofe.Vfit l'imperatrice tutta diuelu
tj °en uefitta-tirosfì da parte con Tirante, & dima
dog idei fio male, & Tirategli difle chegià ttaua
molto bene,no tardò molto che l’infanta ufcì ueflita
conunarobba del fio medefmo nome foderata di
martori ^bellinifi fra da lati con la maniche aper-
tctctm capo portata una piccola corona/opra gli co.
BB
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W I f T. DEL C\AVJ.LL1E\
felli con molti diamati } rubin't, & pietre di grand*
flima,ben moflraua nel fuo aggrattato gefto con bel
tà infinita cb'ella merkaua fioreggiar tutte le al¬
tre dame del mondo, fe la fortuna l’haueffe uoluta
•aiutar. Tir ante prefe a braccio CImperatrice peref
fer il Capitano maggiore,& a tutti gl’altri precede
. ua,et quiui eran Marchefi,Contì, et buominidigra
flato che uolfero prender l'infanta abraccio, et ella
diffe,rio uoglio cb’alcuno ucgbi preffo a meje no mio
fratello Diofebo,& tutti lafc torno , & quello la pre
fe,ma Dio il fa quanto eflimaria piu Tirateflarpref
fo dell'infanta che dell’Imperatrice,& andando al
la chie/a diffè Diofebo alla Infanta,guardi la uoftra
altezza Signora,come gli {piriti ftfentono,diffe l’In
finta,perche il dicete? Signora diffe Diofebo, però
che uoflra Eccellenza s'è ueftita diuefle fatte arie
carni & riccamata digroffe perle , il core fentito di
Tirate porta quello che gli fa bifogno,et come mi te
tiireiper ben auenturato s’iopotesfì far flar quello
manto fopra a qucHa uefla^t perche andauam mol
'to preffo all’Imperatrice prefe del manto di Tiran¬
te , & egli quando ftfentt tirare, fi detenne un po¬
co a dietro, & quello pofe fopra la uefla della In¬
fanta, & difie, bora è la pietra in fuo luogo . ^hi
trifla me ,fete diuentatopazjp , obauete del tut¬
to per fo il fenno i bautte co fi poca uergogna, che
in prefentia di tante genti dicete tal coje diffe l’In¬
fanta , non Signora, che alcuno non ci ode, ne f èn¬
te , ne uede, diffe Diofebo > &iofaprci dire il Va-
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Tl^jd^TE IL Bl^CO 194
ter nofler a riuerfo che alcuno nonio intenderla.
Certamente io credo,diffe l’infanta, cheuoihauete
imparato nella [cuoia d'honore, la oue fi legge che
quel famofo poeta Ouidio, ilqual in tutti glifuoi li¬
bri ha parlatefmpre <famor uerace,etchi fa ilJuo
poter di imitare il Maeflro della feientia non fa po
xo, & fe uoi (aprili in qual arbore fi lieua dimore,
& Honore,&Japrili la prattica di qurila terra,co
mefarrili huomo di buona uentura.Finite queftera
gionifuron alla chiefa. L’Imperatrice entrò diètro al
la cortina,et l'infanta nò gli noi fe entrar dicedo,che
fragra caldo,& nolfaceafe no p poter afuopiacer
mirar Tirate,et Tirante fi pofe prejfo alt altare con
molti Duchi,& Coti,che gl'erano, & tutti dettono
l’bonore che’lfajjè il primo per rifletto dell'officio
chauea.Egli erafempre ufato udir la meffa inginoc
chìone, quando l’infanta iluidde con gliginocchi in
terra tolfe un cusfmo di broccato di quelli ch'ella ha
uea,& diedelo a una dellefue donzelle cheglielpot
tafie,& l’Imperatore che uidde far queHagentile 5^
%a a fuafigliuola ne prefi grandisftmo piacere,qua
do Tirante uidde il cusfmo che la donzella haueua
portato,perckefegl’inginocchiafie , leuosft inpiedi y
& fece gran riuercntia del ginocchio all'infantano
penfate che in tutta quella me fa l’infanta potefie
finire di dire le fue bore guardando Tirante,# tut¬
ti glifuoi ben uriìiti, & ben in ordine alla trance *
fe.quando Tirante hebbt ben lÒtemplata la belle ^
J \aftnguUtre dell'infanta, il fuo intelletto diforfe.
BB *
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HJST. DEL CAVALLIEV^
jfantaflicando quante donne,& dorelle eglife ricor
dona d'hauere uiflo, & difie che mai nonhauea ui-
fto,ne Jperaua di uedere un’altra tale come quella >
che di tanti beni di natura dotatafufie,cbe quefla ri
filendeua in progeniejn beltà,ingratiajn ricche^
Riaccompagnata da Japcre infinito, che piu fi mo-
ftraua angelica che humana, & guardandola fica
proportione,cbe lafua feminil, & delicata perfino
hauea,mofirauache natura hauea fatto tutto quel¬
lo chefarpotea,che in cofa alcuna nonhauea manca
to,quanto algenerale,& molto al particolare, che
ftaua con ammiratione de i Juoi capelli che di rojje^
ga rijplendeuanoycomefefujfero mafie doro,liqua~
liperegualparte diparfiuauna dreggatura dibia
cbegga di neue pafiànte per meggp il capo, & li*
ua admirato ancora de gli cigli,che payea chef affio¬
ro fatti di pencllo, leuati un poco in alto, no bauli*
molta negrezza di fiesfìtUdine d i peli, ma era con
Ogniperfettione di natura,piu ftaua admirato degli
occhi che par tuono due ft elle ritonde,reluceti come
pietrepretiofe, no troppo girandogli uergognofame
te,ma raffrenati per gratiofijguardi,parca che por
tasftno con loro ferma confidanza.ilfuo nafo era fot
file, & affilato,non troppograde,ne picciolo,fecon¬
do la proportene della faccia, ch'era aifrana bum
cbezgadi rofe con gigli me folate, le labbra hauea
uermiglie come cor allo,&gli deli bianchii fimi, mi
tutti,& fi>esfì,& era piu admirato delle mani eh’e-
rano di eftrema bi«ncbezga,&carmfe che non fili
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*L BlUJiCO. 19 f
Medea offo alcuno,i diti lutgbi,affilati, Pugne canno
nate,incarnate,che par turno tinte di -Alcbena,non
bauendo in coja alcuna niun mancameto di natura»
quandofu la me/fa detta col mede fimo ordine al pO
tolgo tomorono,& Tirante tolfe ccmiato dall’Ine
peratore,& dalle dame,et con tuttiglifuoitornòal
lo alloggiamento,^giunto cheifufigittò/òpra il
letto penfando nella gran beltà che l’infanta pofie ,
deaàl Juogetto aggratisfimo gli fece tanto augwrnt
tare il male,che d’una pena che fentiua, allhora ne
Jèntiua cento, accompagnate di moltigemiti &fo-
fiiri. Diefebo entrò dentro nella camera, & uidde
ftar Tirante molto tritio, co addolorato contenime
to,&gli di/fe-S.Capitano uoijet e il piu pufili animo
Caualliere ch’io habbiauitlo in mia uita.Cofi come
gli altri fariano fetta di nuoue lettioni per fcprab¬
bondante letitiadi hauere uiflo lafua Signora, &
delle fette, & de gl bonari che ui ha fatto piu che a
tutti quanti li gran Signori che gli erano,& madar
ni il cusftno di broccato, ilquale a fe tlejja fi tolfe,&
a uoi lo mandò con tantagratia,et amore,et inpre-
/enfia di tutti quanti dourefii refiareil piu gloriofo
huomo del mondo,uoifate il contrario,co moltogra
difordtne,che motirate efferfuorid’ognimemoria.
uededo Tirante il coforto cheDiofebolidauacouo
te dolorofa li difie.L’eftremapena che la mia anima
finte è ch’io amo,et nonfos’ioferòamato,etfra tut
tigl’altri mali ch’iofentoqueflo è quello che piumi
tribulafilmio (ore è diuentatopiu freddo cheghiaq
~ BB i
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BIST.DEL CUrolLLìEtt
th, quando io non ho ffreran^a dì acquiHare quell»
che io de fiderò, però che la fortuna è fcmpre con-*
traria a quelli che ben amano,& non Japete mi che
in quanti fatti d’arm i mi fon trouatogiamai alcuno
non mi potèfoperchiare ne uincere, & unafàluiHa
d'una donzella m'ha uinto, et battuto per terra,che
contro leire fiftentia alcuna non ho hauuto,&feelr*
la m’ha fatto il male da qual medico pofio io affret¬
tar la medicina thè mi può dar uìta & morte , o ue
tra faluteJè non ella?con qual animo, o con qual lin
gu a potrò parlare che la pofia indurre a mouere a
pietà ? chelafua Mtcrja nicutanea in ogni cofa »
in ricche-%ga,in nobilita,in fignoria,& fe amor che
ha egual bilancia che fa eguali le uolontà non ineU-
nailfuo alto &generofo cuore fio fon perduto, che
a me pare che tutte le uie mi fianferrate che mi pon
ito dar rimedio di falute, perche io non fo qual confi
gito prenda alla mia forte difauentura. 2 fo compor
tò Diofebo che Tirante piu parlafle , tanto lo uedea
attribuiate, ma cofìgli cominciò a rifondere . Gli
innamorati pafiati che della gloria loromemoria,et
fama lafciar defiderauano con grande affanno, &
cura fi affaticauano per uenire a letitia ripofata,&
noi miete mìferabil morte,cofa che nonpuo paflare
ferrea mfamia,hauedo uoi tal amore procacciato, U
qual non fi ha ad ottenere con ifìrema &flranafot
T^a,ma con ingegno , & gagliarde 1 ,%ga uofìra a fine
condurre il douete, & per la parte miaui offendi
fortune lepreparatimi a meposfibili in conferita*
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TU^U^TE IL BIOTICO. 196
tiotie della ragion uofira,notificandouì chefeió ha*
uesfit cento anime, co fi come io non ne hofe no una,
le fonerei tutte alla uenturaper amor uofiro,&Je
ogni dì fate di uoi tal diportamento, ue ne feguìri
gran carico,& perpetua infamia, laqual ogni buon
Caualliere dee fuggir, raffrenando lafua paiga ho
lontà,& come Piare fiiuoi & tutti noi altri fe que¬
llo che Dio noiuoglia all'orecchie dell’Imperatore
peruenifie che nel dì che fé te arriuato ui fiate inno*
Morato difua figliuola per infamare tutto ilfuo fia¬
to s& la corona dell’Imperio ffateui un poco giudice
in quefta propria caufa uofira per laqual manifefià
mentefi mofira che uoi uorrefii efier creduto della
uofirafemplice parola, uelendo ragionar alle genti
di battaglia,& fari’ efiecutione d'amore,& dadoui
ad intender eh’alcuno non conofcerà che uoi fiate in
namorato,uolete che’l primo dì fia manifefio,et bt
fapett quel uoigare efiempioche la douefifafuoco
fumo ut bada ufcire,fche Signor Capitano poiché
tute diferetione ujatila,& in tutti i cafi del mon¬
do sforate il uoler uefiro, & non Migliate far fa-
pere ad alcuno lepasfion uoflre. fedendo Tirante le
Jauie parole di Diofebo fi allegrò molto per il buon '
conforto che come a buon parente & amico gli da
ua, fieiteunpocopenforofo,& poi fi leuòdilet-
to,& ufcì di fuori nella fata, & tutti gli]uoi Plana¬
no ammirati del mal diporto di Tir ante jlqual qua
do hebbe definato pregò Diofebo che uolefìe anda¬
re alpala 2 go t <&- daremo fingularisfimo officio*
MB 4
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JtlST. DEL CAraiUEX
io chauea alftnfantafilqual era flato fatto in Tarh
gì cS le coperte tutte d'oro masflgge,et molto fottìi
mttefmaltate,etJerrauafì conferrature che andaua
voauida,et leuadone la chiane non era alcun che fa
peffe conofcere doue sapriua, et hauea dentro molte
fingular lettere et hiflorie fatte in ftrana foggia , et
molto bt illuminate, che tutti quelli chc’l uiddonodi
ceano eh’in quel tipo officiolo piu popofo non patria
efler trouato.Diofebo tolje un piccioler agaggo mol
to ben in or dine,et gli diede l" officiolo che coperto io
portafie.quadoDiofebofu nel palagio trouòlTm -
perdtor nella camera delle dame, et diflegli lefegué
ti parole fecodo che Tirate gl’hauea detto che dicef
fe. Sacra Maeflà il uoHro Capitano deftderofodifer
ture ttoftra Altezza, in tutto quello gli farà coma»
dato,no fa in che ui poflaferuire.Supplica alla Mae
flà uoflra che gli dia licentia cb inbreui dì poflà
andar a ueder il capo dei Mori,daW altra parte il
manda a uoHraalteggaqucfto officinolo, ilqual fe
rio ui par buono,fia dato ad alcune dogelle dell in
fanta.Qitando l'Imperai or lo uidde,reflò admirato
di ueder tanto fingular cofa y et difle.Qjteflonon àp
partienefe non a dorella di cafa Igeale,et donolloa
fua figliuola Carmefina,et quella non tanto per f of
fido,quanto per hauer alcuna cofa di Tirante ne fu
molto contenta,etleuosfì in piedi etdifte. signore%.
uoriapiaceffe alla Maeflà uoflra,che mandaflimo p
il Capitano, et per gli fonatori,et che facesftmo un
poco di fella > che molto tempo è » che ne dura la
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TJK^K te il BI'JKC 0 - *9f
trìbulatione,& il dolore,& vorrei chela frofjterh
tà Imperiai fujjè conjeruatanelfito debito flato.
Figliuola per me in ettremoamata,diJJè lo Impero
tore,nonfapete voi che io non ho altro bene ne con—
folatione in quefto mondo,fe non uoi,& IfabeUa %ei
na d'Vrtgarìa,la quale per li mieipeccati è tolta fuo
ta della uitta degli occhi miei,& dopo che mio figli
volo è morto,non mi refta piu alcun benefit non mi
che fete confolation della mia amara &trifla vita,
tanta letitia quanta hauere potrei fora gran ripofo
alla vecchiezza mia.La Infanta prettamente man
dò Uragano à Tirante,acciò che uenijfe,&fece fi
dere Diofebofopralafua uette . Quando Tirante
hebbe udito il commandamento dellafua Signora »
fi pari dello alloggiamento, & andò dinanzi alTlm.
peratore,il qual lo pregò che'l dan%ajfe confua figli
vola Carmefina,le danze durorono quafi fino allafe
ra che l’Imperatore uolea cenare,& Tirante molte,
allegro,al Juo alloggiamento ritornò,però che conti
nuamentehauea danzato con la Infantajaqual gli
■ hauea detto moltegratioje parole ch’egli hauea pre
Jo in caputo digran ttima.llfegucnte dii’ Imperato
ve fece gran conuito per amore di Tirante, tutti li
Duchi,Marchefi,& Conti che quiuifi troaauano con
lui alla tamia mangiorno,& la Imperatrice &fua
figliuola &le altre mangiomo ad altre tavole,dapoi
il difinare,vennero le dange,&quando hebbero da
%atoun poco,uennelagran collatione.Lo Impera¬
tore uolfecamlcareper mftrarc tutta la città al
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v 7 HIS. DEL CjIVALLIETA
fuo Capitano,#- Tirante & glifimifumo malto ad*
mirati degli grandi edificij di tanta beitela /in
gularia che nella citta erano,#gli mofìrò tut e le
fartele, & le gran torri fi fra le forte , & nella
muraglia della c ttà,cl/era cefi mi) abile da recita
te. Lo ! mf oratorefio re slare quella Jcra Tirante a
cena con lui con grande Immanità,per mofirargli/se
buona uolontàihc gli portaua. La infanta era nella*
^ Jua camera,# la i mforatrice mando per lei che ue
vìffè,Signor >difife Tir ante,co fa è molto impropria J\ ir
condo il parer mio che la figliuola che è fece editrice
nell Imperio firn nominata 1 nfianta,perche la ucftra
Madia gli teghe ilfuo proprio nome di Trencipefi-
fa,#fio ben Signore uoTlra ^tlteg^a ha altra figli*
noia moglie dtl Bg di V rigarla,# di maggiore età*
ma perla gran dote che la Maeftà uoflragli diede
in confermatone del mattrimonio dia r enunciò tut
te lefue ragioni alla Eccellente Carme/ina, #però
Signor parlando con quella rcutrentia che scappar -
tieneyglidee efiier mutato ilnomc che Infanta non
appari iene fic non a figliuola di che ronfia berc¬
ile del Hfgno,però che finalmente la nominai ione
Trenciptfia.Lo : mperatore che ridde la auifiata ra
pone di Tirante^ animando che da quiiman'zf non
gli diceffitrofienon Trenciptfja. L'altro di TImpera
tore ccmmandò che 9 1generai confìglio fi tenejjc, &
diffe a fina figliuola che gli fufife, perche molte mite
gli hauea detto figliuola mia,per che non uenite mi
jfcefifo al configlio^cciò chefiappiate laprattka che
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* T 11 {jì 7 ^TE IL BIACCO. 19*
in fimiliajfari bifogna,acciò che dopo la morte mia'
noi lappiate reggere & gouertiare la terra uoSìra,
battendo voi per ragione & per difcorfo di natura
piu di me à uiuere . La Trencipejfa non tanto
per rifletto diuedere la prattica del configlio,quan
toper udire il parlar di Tirante gli andò, quando fu
rotto nel configlioà federe poflifi’Imperatore di i 3 ^
gondole parole d Tirante in tal modo gli diffe .
Voi che la diurna prouidentia ha per me fio che per
i noSlri grandisfimipeccati,& delitti, gli maggio¬
ri,e piu fòrti Cauallieri del noSìro efferato filano Sta
ti morti, &prefi nelle pajjate battaglie con gran
damo,& deHruttione del nofiro Imperio,*?- quelli
fhe restano Stanno in quel me de fimo pericolo fc per
lauoStra uittoriofa mano no fono fouuenuti, cioè mi
tando ognidì lanobilcaualleria,il nofiro Imperio fi
uenira àpopolare di uil gente collettitia,&de Mori
crudeli, inbumani,inimici della fiuta legge Christia
na,&-iodepofto dell’Imperiai Signoria, che quel
dìch’ioperfiquelfamofo Canalliermio figliuolo che
era fior,&fpeccbio di tutta la caualleria di Grecia
io perfi ogni mio honore,& ogni mio bene, non mi
reSla altra (peranga fe non della uofira projpera
ventura che mediante la mijeritordia diurna &
la uertù del nofiro uincitor braccio , gloriofa
vittoria otteneremo . Terche Capitano uir-
tuofo io vi priego che ui vogliate difpone-
re ad andare contra a gli Genouefi inimi-
tinofiri, come generatone pesfima , che tnw
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HI ST. DEL CJt-rjt4.il
uno à crude l morte,&la uoBraglotioJàfama per
opera in queBe parti manifeBa fu che poi chauete
ilCapitaneato cheprendiate le vincitrici armi,accio
che prejfo di quella gloriofa uittoria, & tale come
dauoi affettiamo pos/ìamoacquiBar,perche hauio
mo nuoua certa,che le nauiloro cariche di gemi £
arme,di caualli,& di uettouaglie r le quali uengonot
di Tofcana,& di Lombardia al porto di fialidef«r
no arriuate,& le uoBre naui nell'Ifola ludea che fi
nomina del Tadrefanto armate fono, & fecondo it
creder mio quipreBamente faranno . T^on tardò
molto Tirante che con modeBa continentiagli riffe
fe.J^on è degna cofa nefuf fidente che la MaeBà no
Brami debba pregar e,ma comm andar e che à me
2 troppo grande honore che l’altera uoBra mi ha
fatto di farmi Capitano,<&JUo Generale luogotenett
te fen\a battergli io meritato ,& poi ch'io ho acce *rr
tato l'officioso fon tenuto,& obligato, di.feruirlo »
che il dì che io deliberai dipartire dalla ncbillfola
di Cicilia mi fi ogliai d'ogni mia libertà, ponendo
quella nelle mani della Matflà uoftra,& delle co/i
u offre. ^Adunque poi chemiui hofattoftru'u ore, &
la molta benignità uoftra,benché nefusfi indegno »
per fruitore accettare mi ha uoluto,uiJupplico,cht
da qui innanzi la Marftà uoftra non mi ucglia di ntd
la pregare, m a cofi come al piu ftmplice feruitort
voglia l’altera uoftra commandarmi, e queflo do
noi fingularegratta mi reputerò,per il che comman
dami la Macftà ttcftva,quandoglipiaccia,cbf io sto
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rt^jt^TE 199
-£a auedere i Genouefi ch’io fon parato dibuona uo-
fUit di andargli.Et però Signo r,con commendano-
• ne & perdono di uoslra Mitezza dirò il parer mio.
io dico che la guerraguerreggiatajia b fogno di tre
*oJe,&fe l'una di queflegli mancala guerra non fi
può fare. Molto mipiacerìa Capitano, difie lo lm±
ferator,difaper qual cofe fon quelle tre che la guer
rakabijogno. Signor, dijfe Tirante, io ue le dirò *
gente,argento,& fomento, &Jè alcuna di quelle
gli mancala guerra conuerrà cejfarei& effendo gli
■ Mori boggidì moki, & con il sforzo >& lo aiuto de
Genouefi chegliportano mo'te uettouaglie#me,ca
Halli abbardati,& gente ben amata,è di necesfità
(he facciamo tigni nofiro sforzo diftar bene auifati ì
■& molto in ordine per darli battaglia crudele, forte
dura . 1^pihahbiamo,difiè l’imperatore,tutte
sjueUo che uoi dite, del nofiro adunato teforo potete
darfoldo à ducento mila bacinetti,pagatiperuenti
(trenta anni, battiamo gente in numero che potran
no efferfra quelli chefono in la frontiera fiotto il C*
fitaneato del Duca di Macedonia che fono feffanta
mila combattenti > & quellichejono in quella ctt*
td,& nelle terre che anchora pofieiemo piu dì ot¬
tanta mila, quelli che uengono con le noni fono uen-
ticinquemila, noifiamo molto benforniti di afiaiar
mi,di caualli,& di moka artigliarla di tutte le ma
mere che fanno bifogno alla guerra,del fomento, io
m dicoche ne hauiamocarellia,ma quelle nani che
bora uengono ne portano ajfai,&peròfubito chefia
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- H1ST. DEL CUFULLISIÌ
no arridatele commandar òà tornare in Sicilia &
che portinofe mpre formento,& io ho conmandato
thè pernia della Schiauonia& di Scandaloro che
formento,& altre uettouaglieutngano . Di tutto
quello che la Maefìà uofìra mi ha detto fon molto
conflato,difie Tirante,& da qui innanzi facciamo
■fine Signore al con figlio poi che fumo prouifti di tue
te le co/e neceffarie,& non attendiamo ad altro che
•allaguerra.lo ui dirò quello che hauete dafare,dif
fe lo Imperatore,andateallacafa delZafirodoue è
la mia cathedra dalgiudicio, &. ui comando che fe¬
diate lì udendo ciafiadum delle fue ragioni, & ufo»
dogiuflitia,& mifericordia.leuosfi un del Configlio
chefinominaua Montefoluto , & difiè. Signor la
Maeflà uoslra dee guardar meglio in quefio affare
che non ha fatto,percheglih impedimento di tre cor
fe. La prima hchè'l nondeeefìer tolto alDuca diMa
cedonid il fuo retto che hilCapitaneatogenerale,pe
roche aluife appartiene effondo piu prosfimo alla
Imperiai corona.La feconda b,che nondeeefìer con
cefo che huomo forefliero habbia officio ne benefi¬
cio nell’Imperio,maggiormente che fu di luogo &
di terra non conofciuta.La terga b,che innanzi che
fi partano di qui le genti d'armi demo andare in pe
regrinaggio à far gran prefenti à gli dei nell'1 loia
doue Varia conduffe Helena.E però al tempo anti¬
quo de gli Troiani hebbero uittoria. non potè piu co
portare l’imperatore le pagode parole del Cauallie-
re onde con molta ira cominciò à dire * Senonfuf
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fe per ricetto del noflro Signor Dio, & dell'età
mia che da li.ogo/all ira incontinente tifarci taglia
.re il capo . "Perche l'opre tue il meritano,& Jaria
farnefiacrificio à Dio & efìempio al mondo,e fendo
tu un male &reprouato ChriHiano perche io uoglio
& commando che Tirante che al prcfente è Capita
ito nofìro generale fiajùperiorefopra tutti gli Capi
tani nof raperò che egli il meritaper la molta uirr
tù fita & rivendente cawxlleria, che il Duca di Ma
cedonia per ilfuo uil animo,&mal de Aro nellaguer
ranon ha Japutogiamai vincere una battaglia , &
quellofarà Capitano ch'io commandaròje non io ca
fligarò tutti quelli gli coiradiranno in tal forma che
per fempre he redarà memoria nel mondo,che ilfli
le,e ragion d’armi Sìa nel capo di gentilezza, e per
la maggior parte quelli che f reggono ptr gli anti¬
qui efiempi de gli antecefiori pajlati, & quelli che
queHo mediere fimno,bano quedaragioneper chia
ra,& non l’Itabbiamo qui ttf& io à difputare,& fe
ce fine al parlar fuo.Et perche era molto uecchio &
per l’ira la forza del parlare gli mancò, la Trend k
peffaprefe le parole del padre nellafeguente forma,
gir difie,à te può l'huomo dire figliuolo dimquità\&
nel mal Tianeta di Saturno generato efier huomo
che meriti gran disfi ma reprenfione,& in la tua per
fonapunitione,che per la tua malitia, & iniquità in
uidiojàumtuemre contrala ordinatone & ualore
della Imperiai Madia , & contrattila diurna
&bumana legge firn configliare peccato tan~^
HIST. DEL CUVALUEH,
togrande £ idolatria,che dici che facciamofacrifi-
.. ciò al diauolo,di cui tufeiferuitore, chemojìri ben
nel parlar tuo che non Jei Chriftiano, ma idolatra,
nonjai tu per lo glorioso aduenimento,del re Dio
Giefu cefiò tutta la idolatria,fecondo che recita 1*
facrafcrittura nell'euangelio , che quando Herode
%efi tenne per ucellato dagli tre Regi-di Oriente
uolfe fare uccidere il fanciullo Dio Giefu,& l'ange¬
lo apparfe in fogno à IoJeph,& difcgliche togheflc
la madre,& il figliuolo & che fuggifle nell’Egitto,
& infrondo in Egitto tutti gl’Idoli cafcorno,che al¬
cuno nongline rimafe,& anchorajeipiu degno di
granpunitione,che haihauuto audacia tanto gran¬
de,che inprefentta della Maefìà delsignor impe¬
ratore uuoi ingiuriar alcuno,di dire che buono fora
fiere non dee hauere il fcettro della giuHitia,ne del
generai Capitaneato»&però tu fti dettoprincipidto
re de mali giorni noflri.ofe gli foraflierijóno meglio
ri di quelli della terra,&fon piu habili,&piu forti»
<*Tpiu de fri nella guerra,& nell’altre coje, che di¬
rai tu,fe non prendi effempio dalla tuapoltrona per
fona di poco animo,chegia mai non hai battuto ardi¬
mento ,di andare alla guerra per difendere la patria
& il tuo Signor naturale,et tuJei Cauallier che no»
dourtfii apparere in configli o Imperiale,ne ancho-
ra in luogo doueCauallierifiano,etTiranteuolfepar
lare per /odi«fare in quello che il Caualliere hauea
detto dilui,etlaTrenciptfia noluolje conjentire,per
Schifare maggior male,ma differì buomo Jauio no»
sap-
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TlH^iAVJTl IL Biacco. *oi
s’appartiene rifondere a parole pazzi» che cèfi c»
me ilpazgp ha franca libertà di direpa^epairole»
cefi congran difirettione il fottio conpatientia dee
udirle»& nonglirifpondere, che nelle parole è con»
Jciuta la pazzi* di quello che la dice, che alcuno no
dee far fi eguale nella ignoranti»,# nella poggia ai
alcuno,monella gentilezza & nella uirtù, & eli
parole pazze dice,degna cofa è che dellafua pazzi*
riporti condegna difciplina ,# fe non fuffè per la
uoflra clementia, quello che tanto mattamente ha
■parlato meritoria che gli fuffè toltala uita,& i da
conojcere quanto è bene auenturato il Vrencipeche
tal configtterihain coffafua.
CHE VOSE BELLISSI¬
MO ordine nella città di Cottatmopoli, & la prò
■ uìdde di tutte le cofe neceffarie ; & il ragiona-
• mento che la infanta Carmefina bebbe con Tòri
te. Cap. XLII.
L 'Imperatore fi leuò del configlib^*r mmuolfe
piu alcuno udire ,& prettamente fe fare la
grida per tutta la città che ciafcuno ebaueffè lite»
-alcun debitore che ildìfeguente, & da qui innanzi
fuffè alla caja del giudichi che gli faria fatta pronta
giuttitia, Tirante il dìfeguente fipofe a federe netta
cathedra dell 'Imperiai giudicio, & udì tutti quelli
che fi lamentomo, & a tutti amminiflrògiuttitia,
‘Che dapoichelgfim Turco,& il Soliano erano at~
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BIST. DEL CAVULL1E\
frati nell’Imperio non fi era fatto giuftitia alcuna, it
dìfeguente il Capitano tolfe & cotmocò tutti quelli
del configlio & gli Rettori della città & ordinar *—
no primieramente la cafa dell’ imperatore in quefta
modOituttigli ferudori che Stanano col Signor Im¬
peratore furono compartiti di cinquanta in cinqui
ta,& quelli di maggior dignità furono Capitani,et
fmdmentefeciono per tutta la città,che quando ha
neon hifogno di gente i Capitani fenga gran fatica
apparecchiata l haueano. Tirante ordinò che ogni
notte alla porta della camera dell’Imperatore nella
fola dormiffeno cinquanta huomini, &il Capitano
maggiore & iljuo luogotenente uenia ogni notte,et
quando l’Imperatore fe ne entraua a dormire dicea
a quelli cinquanta huomini ruedetequila per/ina
propria dell’ Imperatore, laqualfiotto pena della ut
ta,& della fedeltà ui raccomando che fiate ubliga-
ti di restituirmi quella, fatto queSlo Ufimile facea
della Imperatrice & della Trencipeffa.Qttando lo
Imperatore fi era pollo nel letto, & le porte della
Jala Jerraie,& un poco aperte quelle della camera,
lijeinginoccbiauano duo buonùnUdi quelli che face
non la guardia,& Slauano ad afcoltare,fe l'Impera
tore alcuna cefa addimandaua, & quando erapaj-
fatamezga notte fi leuauam quelli due&gliue-
niuano altri due,&cofi pajfauauotutta la notte fé
cendo la guardia nella granfida cerno huomini, &
intorno al palagioguardonano quattrocento huo~
mini d’armi, & in tale modo eràguardau laperjò
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T1K^'K TE 11 > 0 »
ti* dell'Imperatore. L* mattina quando Tirante me
macelligli reSlituiuanotimperatore con atto di
notaio & per il fintile le Signorefiopradette,quando
l'imp. bebbe ukio quello cbe’l fuo Capitano batte -
ita fattorie fit molto contento,quando uedea che tan
ta buonaguardia banca po&o alla fina perfona, &
Turantegiamai non fattami all’bore che l doueapitt
prouedere. La prencipeffa cbe per de fiderio dell'Im
pcratore,piu ordinò per tutta lacittà che in cufiche
duna firata ponejfiero grojfie cathene,& non le slegafi
fero fino che del Juo palalo una picciola campana
che gl'era nofonaflc,laqual per tutta la città be udì
refi potetti ordinò piu innanzi che di notte per lapo
cagiuflitia ch’era nella città(per caufa dellaguerra
tt’eran molti ladrifim ciaficheduna Sìrata la metà del
leca/e mettejfierofuora lumi dalle finefire fin’ame^
qa notte, & l’altra metà dalla mezza notte fin che
fujfie dì, & per quello ordine molte cafie furono rijer
tate che rubbar non le puotero>& ogni notte il Ca~
pitano fiacca la guardia poich’egli uficirn della cafia
dell'Imperator fino alla mezza notte $ la città an?
daua,paffuta quella bora DÌofiebo,et Hicardo,o ala»
ni degialtriprendeano ilbafiondel Capitancato t et
con altragStejmdauanfino alla mattina:& in que¬
lla forma & ordine la città era rifierbata da ogni
male^mcbora piu ordinò che gli Rettori della città»
andajfiero per tutte le cafiè et conduceffèro inpiazz*
quanto fomento,orzo,& miglio trouajfiero, & a
CC a
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H1ST. DEI CJ:rULUEK
periljuo uiuere,&tutto l'altro taffòrnocbeualefjè
la carica due ducati per quelli che rihaueffero dìfa-
gio,& cofi or dinomo tutte le uettouaglie , perche in
n an%i che Tiranteuemffe , non fi trouaua in tuttala
città chi utdejfe pane,ne uino,ne altre uettouaglie,
& in pochi dì tutta la àttàfuabodanted'ogni oofa.
Tutto il popolo daua gran laude a Tirante,& la be
nedicea del nobil reggimento, in cui poftogl’haueuq
cbeglifacea tùuer in gran tranquiUità,pace,etamo
re,l’anima delt Imperatore molto confolata umetta
per ii buon reggimento, che Tirantegl'hauea dato .
Qmndeci dì dapoi la uenuta di Tirante le nauidello ,
Imperatore arriuorno cariche digentc,formentoni
caualli,et imiti che le naui arriuafferof Imperato
re hauea donato al Capitano ottantatre caualli mol
togradi,et belli,et molti arnefì, & Tirantefeuenir
Diofebo primiero di tutti che fi toglieffe a fitto piace
re di quelle armi & caualli,quando hebbe tolto,tot
fe Ricordo,& dapoi tutti gldtri,ct p quefto non gli
rcHò cofa alcuna. TirateJofienea pasfione incfUrna-
bile p gl’amori della Vrecipefifa,che ciafcun dìgl’au
mentaua il dolore , & tanto era lo amore che gli
portaua che-quando gli era dinanzi non haùeuaar -
dimeto dipotergli parlare cofiatbed’amore fujfe,et
i giorni s’approsfimauano della fitta partitafiche'l ni
ajpettaua fe non che i caualli fujfiero ripofati,et refio
rati per il trauaglio del mare. L’auifato cuòre' della
Trecipejfa c’hauea naturale notitia del molto amw
che Tirategli portaua, lo mandoa pregare per un
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picchi rogaggp che glifoffe in piacere divenire ai
Iboradelmeggo dì al palalo che in quel punta
quafi la maggior parte dette genti ripofaua& che
ueniffe con poca gente, quando Tirate hebbe riceuu
to il commaniamentoi della fua Signora, fu pofio
fecondo il parerjito nel piu alto luogo di Taradifo »
& con gran prefitta fe venire Diofebo,et mani-
fettogli l’ambajciata, et come uolea che loro due gli
andàjffèro fenga altra compagnia. Diffe Diofebo,Si-
gnor Capitano molto fon contento del principio,ma
nonfo qual farà la fine.Mafatemi una grafia qua »
do farete con là, cofi come haute animo di com¬
battere un CauaUiero per sudente che fta, cofi hab-
biate animo cantra ma donnetta che nonporta ar-
moffenfiue, che con grande ardimento gli diciate
tutte le pasfion uottre, che per migliore ui terrai
quando uedache con animo gagliardo glie lo di¬
ciate,che iprieghi timorofifon molte mite denega-
• ti. etuenendo lima ordinata i due Cauattieriafcefe
to al palagio, et confoaui pasfi entrarono nella ca\
mera della T/encipefia affettando dihauere jfe-
ranga diuittoria. quando ella gli uiide hebbe gran
piacere della uermta loro, et leuosfi in piedi,& pre
fe Tirante per la/ntmo, & fccelo federe apprefto
4 lei, & Diofeboprefe Stefania per un braccio &
la Vedotta ripofataper l'altro et tir olle da una par
te, acctoche udire non potejfèro quello che la Tre»
cipefia dire glfuplea,laquale con bajlauoceutcon
getti affabili fe principio a tal parlare. La nobiltà.
CC $
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' HIST. DEL CAYJIIL1EX
uoftra non tengaper cofa disboneBa,ne a carico, ne¬
ri uitio mi fin imputatofe per cultura koprefonto ra
gionare co noi co fama & bonefla intentione,doledo
mi della uoftra molta nobiltà che per effer uoifora
Bier no uorrei che incognitamente nella uoBra uir-
tuofa perjòna alci danopredefli,che fe be uoijèteue
tutti in quefta terra a preghi delgra He di Siciliane
fidandoci nella gloria degli meriti uoftri, egli no ut
haperòpotuto manifeftar ipericoli che Jeguirui po
trianoyperche non gli fapea, & io cho compasfion
della uoftra nobile &uirtuofa per fona ho deliberato
dami confìglio difalute> et potrete hauer notitia del
grade utile che ue nefeguirà,fe uorrete dar fede alle
mie parole,^- reggerui per mio cofiglio, acciò che
con trionfiti et glorioja fama posfiate tornar a faina
mito nella uoftra propria patria. La fine delle parer
le della Trecipeffafu principio delparlar di Tirate
che diJfe.Qjtado potrò io meritar alla maeftà uoftra
Signora di tama fiima , cbefen%a meriti precedenti •
dàlTiAlteiga uoBra tata gratta habbta impetrato >
che foto la memoria,& troppo per me,& co dinoto
cuore faccio burnii gratie &fommisftoni alla Eccel
letta uoBra che cò tanta uirtù di carità habbiate ho
luto moflrar di dolerui,e d’hauer copasfioae di me r
& delle mie fatiche t&perche no mi ternate per in
grato del ben cheuoi mifate>io accetto l'offerta co
me di Signora,chefopra tutte quelle del modo naie,
et ue ne bacio i piedi et le mani t tfii obligo dife-
guir tutto quellothe per l'alterauoftra mifaràco
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Tl\yi7i r ^ 11 *1 ùnico.- 204
•madato,eh’b cofa degna,& digra laude, & gloria»
quado il dono è donato ferrea addimadarla,tt ferrea
■alcun merito,& batto di grà liberalità,& in que¬
sto fi moSlra la uoSlra tccelfa coda ione efierpiu an
gelica che,humana,et Tirate la fapplicò,che glipor
gefielamano che gliela uolea baciare, et l’eccelfk Si
gnor a no li uoleà cdfentir,& Tirante ne la/upplici
molte volte,& quando mi.de che far noi uolea, chia
mi la Vedoa ripofata,et Stefania,etelleper farpia
cer al Capitano la fupplicorno molto che fé la lafciaf
fe baciar,& ella il fece,in quefto no volendoli confen
tir che dalla parte difuor a glie la baciafie, ma aprì
la mano,& dalla parte di dentro glie la baciò,per¬
che baciando dentro bfignald'amor,& baciàdo di
fuoraìk fignal di Signoria . La Trencipcfìa anchora
gli tornò adire.CaualUer ben auenturatoprendi jpa
tio di conjolatione che per la Eccelleva delle tue uir
tuofe opere chefongratiofe, et di tata nobiltà rifplt
dcti,cheuoi altri fanno gloriar della nostra alta Si¬
gnoria cofidadoci che per mano della tua molta uir
tù recuperaremo tutto ilnoflro Imperio, chefappia
tuo VEcceUStia della uirtù,etgloriofa fama quanto
è diuolgota per l'efteme terre,et tenuta per. manife
Sla,etuera,et è molto bonore,etgloria alla MacSìà
del fignor Imperatore mio padre, et a me che fono
Jitcceditrice nell’lmperio Greco,et del regno di Ma
cedonia,ilquale già è tutto perfo,che per la tua uit
torio fa mano tutta la noflr a Signoria recuperar pof
fiamo,etfe p l’eueliete tua uirtù pone efier cacciati.
CC 4
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finirà questi Gemuefi Itàlici, & Lombardi inficine
con li Mori del mio Imperio, & regno di Macedo-
maja mia anima rcHarà cofolata, ma io ho dubbio
che laddurla fortuna non faccia prender alcuna nm
intime alla Imperiai digmtd: che gran tipo bebé ci
perfeguc.^t dunque fperaza del he mio fe tu con uo-
lontà lincera quelle cape per tue , & con fatica
di te,& di tuoi prendere uuoi,&fe mieiprieghi non
denegami , io ti prometto dar tal premio che farà ci f
decete alla conditione&uertùtua, cbenonjàperai
addmadar cofa che tutta & in parte coceffa non ti
fiati? però Dio pietojo, & miferkordiofo ti ueglia
guardare dalle mani di quello famelico leone Duca
di Macedonia buomo crudelisfimo,& htuidiefo,mol
to deliro z? dotto in atti di tradimenti , & quella t
la fuareprouatafama che giamaife non triHamenr
te alcuno uccide, & è fama certa che egli atnazgp
quel ualenlufimo Caualliere mio fratello,che com-
battendo congrande animo contro gli nimicagli gli
Henne dalla parte di dietro & tagliolli le xorreggte
del bacmettoyaeciocbegli ufcifje del capo,e? cofì fu
mòrto per gli Mori,&però un tanto gran tradito-
re come i quefto,e degno digran laude,che in lui tut
ti li fette peccati mortali regnano, & non credo che
egli poffafare buona fine, & però CaUa'llier uirtuo
fi te ne qmifp, & ti configlio che quando farai nella
guerra fi guardi da lui: &non tifidarenel mangia
re,ne nel dormire, e? quelle cofe cqrgprudentia guir
4a,&non le porre in oblia, altrimenti alla tua ut-.
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ta infi die porrai,<$• benché ogni uno dica chela pe¬
na dee fuccederà quelli che la meritano, noni peri
moua cofit patire gli giufliper li peccatori. offèndo
in quelle ragioni uerme l Imperatrice che fi eralena
ta da domite , & prefio a loropoflafi àjedere con
grande inflantia gli addimandò diche parlduano.La
Trencipefia rijpojè Signora noi altri pariamo di que
fitgenti che dicono che han condottogliGenouefi in
aiutodeMori,quandoglipòtranfare ufcire della ter
ra rnHra, eh’il puòfaper diffe Vlmperatriceilaguer
ra comparo io alla infirmiti del corpo deUhuomo
che l’un dì Ha bene,l’altro male, l’un digli fa male
il capo, eìrl’altro il piede ,&cofi ideile battaglie,
che l’un dì farete uincitori,&l’altrofarete uinto,tatt
te furono le ragioni della Imperatrice che Tirante
no» potèfodiafare alle parole della Trencipefia.
\
COME LU T HET^CITESS ji C^i\
me fina con la Imperatrice moflranno a Tiran¬
te il gran teforo dell’Imperatore, & lappane -
’ chio che Tirante fece per la guerra,con quel che
domandò all Imperatrice. Cap. XL11I .
D ìfie li mperatrice,andiame à moflrareil no
flropalazzo al Capitano,che egli non ha m
fiofc non quelle fiale,& camere cheJon qui à baffo»
egli tppflreremò il raccolto theforo di tùopàdre,elle
fi lemma Tiranteprefe à braccio VImperatrice,&
Diefebo la Trencipefia,andando per ilpala^o -Ufi
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HÌST. DlÌCj.VjLLUZ\
devo molti belli edificij,quando fuma alla torre det
tbcforoda "Prencipeffa aprile porte,però che e Hate
tua tutte le chiauì. La torre era tutta dentro di bia»
chisfmi marmi,& bifloriata di.fottìi pittura di di
tur fi colori ytutta la hijloria di "Paris tir Viena, &
tuttala partefuperiore doro &d'cenuro,che man
dona molto gran Iflendore.LaTrencipeJfafece-apré
re fettunta due caffè tutte pene di moneta d’oro, tir
altre caffè gli erano,eh'erano piene di uaffellamenti
d'oro,& di gioie, & ornamenti della Captila ch’era
ito moltofinguLri, & di grande eftimaìdeUe usffela
menta d'argento tato gli ne eranoych’era eofa difea.
uentOithe in una parte dellatortegli ne era un mon
te tanto alto l’unfopaa l’altro chearriuaua fino al
tetto,& gli uafi che haueua l’Imperatore in cucina
tutti erano d’argento. Tirante , & oiofebo reflorno
molto admirati deigran te foro che l Imperatore ha
neanche giamai riccheyga tanto grande non hauea
no uifto. Tirante quella notte pensò molto in quel
lo che laTrencipefiagli hauea detto><& dall’altra
parte in quello che l hauea uiRo,& quando il ctìfk
Venuto fece tornare a far e altre bandiere , nell'
unafecedipingerefopra campo utrde chiare stelle
d'oro,& dicbiauisìegU che ferrano le porte, & era
tutta piena la bandiera di quelli cbiauiBcgli, &&
ceua il motto.
Queflalettra che ottiene
Prima il nome in la pittura
. La chiane & con chi ucntura
/
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Tl^^TE IL BIjlì^CO. aof
# L'ottauaferrata tiene.
Et l’altra bandiera fu fatta far tutta vermìglia,#
le fece dipingere un corno con lettre latine intorno
della bandiera che diceano , Auis mea fequere
me,quia de carne mea uel aliena fatiabo te»
molto piacquero all'Imperatore,# àtutte le dame
# à Cauallieri dhonore le parole di quella bandie
ra,dopo Tirantetenne à mente un dì nel dtjnare del
/* imperatrice,# detta V rencipefìa che le accolfe à
fattola,# Tirante entrò nellafala , # quando egli
merafenaua di gran Sinifcalco atta Imperatrice »
# àfita figliuola, che quello era il dr'ittto naturale
del Capitano,che la dotte era il maggiore il minore
eejfaua,quando Tirante uidde che già erano alla fi¬
ne del donare driggfi le parole atta imperatrice,# ,
fitpplicoUa chefuffe difu a mercede di fargligrafia
che l'lAlteiga{itagli uolefje dichiarare una quefìio
neàucuiflauamoltodubbiofo. La Imperatriceri-
fpofe,che s'ella gli ne fapea dar ragione che lo faria
di buona uolontà,ditemi Signora,dij]è Tirante,qua
' le è meglio,# pmhonoreuolcal Canottiere morire
ben,ò morire male? Poi che glibforga che muoia ,
# tacque,#piu non dijfc.DijJela Trenciptffa ò Sì
ta Maria,# qual dimanda tanto forte fate aliasi
gnoramiamadte,efiehdoqucflogianotoà tutte le
giti che piu uale morir becche male,poi che per far
Itigli comien morire,almeno acciò che dicano tutti
quelli che il 4 fap&qno, ceri amite quefli come ualete,
e utrtuofo caualliercè morto, gli durano molto bona
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HIST. DEL CAVULLIEK
&fe amen per il contrario, diranno ò maluagio ùt
tutllierCyCem e uiimente i morto,& di qui molta in¬
famia & dtshonore perpetuo per lui e per gli fuoi
gliuiene,&peròuedeteifatti de Romani quanto
bonorie & quanta gloria acquiBauano nel mondo »
quando in batiaglie,ò in defenfiane della republicq
bonoreuolmente mortuario,che bonoreuolefama del
la loro gloria laftiauano, & quando tomauano alla
città di nomagli romptuanoungranfcjgp dima
ro& congran trionfo entrammo,&quandomoriua
no come Cauallievi di poco animo non fe ne focena
Wtntione alcuna.Co fi alpàrere mio piu uale il mo¬
rir ben che male. Finiua la Trenàpefa lefue ultima
parole,quando Tir ante diede delle maniJu la tauo -,
la y & fagli denti diffe,che cofifaria y che àfatica m
tendere lo poterà, &fervza. dir altro uolth le fpalle
alfuo alloggiamento fe ne riternò.Tuttirimafe-
ro admiratt dell’atto che fattohauca Tkantt y & n»
tardò molto che fi mperatorefu nella camera,dono
$ Imperatrice &fua figliuola gli recitò quello che
Tirante hauea dettOydifie l’imperatore , io ho gran
dubbio chp quello CauaUiete nonhabbia in fe alcu-
ttagran pasfme,o che non ft penta perche huenuto
qui per efier tanto lontano della fua terrosa fuoipa
tenti,& amici,& per uentura non tema lapofian-
X* de Turchi,&dfaltrìmonuementichefegukegli
pomOfdiquefioaffare ad alcuno non ne parlate, &
non ne fate dimottratione alcuna neper lui manda-
tt y (bt uhmxì che la notte uengg io iljaperò . Tar->
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TlI^jfT^TE IL BljlXCO-
tisfi C Imperatore dalle dame,&fe riandò unpocò
à ripofare,quando fifulcuato da dormire à una fate
tira cheguardauafspra alla gran pianga a federe
fipuofè : mède cb'e Bicordo ueniua caualcandofo•
pra un gran cauallo, & diffegli che afcendejje alto
la doue egli era, quando Bicordo fu dinanzi all’lm
paratore gli fece gran riuerentia, & V Imperatore
gli difie, Canottiere io tti prego che per quello amo*
re che portate alla uodrt: innamorata, che mi dieta
te perche sìa tanto trillo il mio Capitano, che cofi
ne ho relatione. Signor, difie Bicardo,fia chi fi uo~
gliache babbia detto tal cofaaUa Maeftà uoftra non
ui ha detto iluero*m%i Signor fla moìto allegro &
fa mettere mordine le bandiere& Carme, molto
mi piace difie l'Imperatore quello che mi dicete, ho
ra andate,& ditegli che uenga à cauallo che io l'¬
affetto qui. Bicordo andò daTirante & gli dijfe tut¬
to quello che C Imperatore gli banca detto ,prefla-
tnente conobbe di buon fentimento Tironie^be l'im
per attrice &fua figliuola glie lo hattean detto^ran
dò al palalofopra una chinea,& quel gimmo fi po
fe molto be in ordine con fattigli Juoiche Caccomp*
gnoronoì&trouomol'imperatore chegiamleuaca
ualcarecon molta gente che Caffettano, & tutte le
dame erano alle fintftreper uederlo, quando il ca -
ualcaria.quando Tirante uidde laTrencipefia mol
togranriuerentiaglifece,& ella congedo affabile
lo/aiutò. L’imperatore dimandò a Tirante di che
fiaua in tanto grande penfitro^be cofi mihamedet
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nissvtL cj.vj.inzK
to>& ni prego che ntel Hoglìate dire ferrea uergogna
alcuna,cbe il rimedio ch'io ui darò farà tale che 1‘-
anima uoHra nereftarà conjolata. Tirate fetida pia
tardare gli difle.'ìfpnfarta cofa alcuna nel mondo Si
gnora,per grande chefu/Jè ch'io non la maniftflasfi
alla MaeHàuoftra per il molto amore , & uolontà
ch’io ho diferuiruiiper benché fia cofa di gran dolo¬
re io taglio ubidire al commandamento che mi fa C
iAlteiza, uoflra.Iouidi laSerenisftmaSignora Im
peratrice,& la Ecceìfa Trencipeffa dianola & fen
tì unogrande & profondo fojpiro che laSignoralm
foratrice mandò,ioperifài che lafòjpirajjè per quel¬
lo che l’haueua partorito,in quel cafò la mia ani*
mafencì dolore ineflimabile,& feci noto fra me ftef
fo,& perche non fu mamfefloadalcunoUfojpiro del
la dettasignora cèfi volft io fare il mio uoto che no
nenijje à Bornia ad alcuno,& di m mi ha fatto l’ba
note cattiuo,&lafama,lauendetta defiderot&gi*
mai la mia anima non hauera ripofofino àtantoche
la mia man deftrajanguinoja & crudele habbia fot
to morirequeUiche malamente jparfero Hfangue di
quelgloriofo & flrenuo Canottiere il principe figli
noi uoSlro. con gli occhi correnti uiue lagrime,il be¬
nigno Signore ringratiò Tirante del molto amore
chegli moflraua,& Tirante che cofìpiangere fluid
de il pofe in altre parole di piacere^ccioche il dolo
vegli pafiafie,fycoft parlando di molte cojè arriuo
reno alla città di Vera,che era lontana .dalla città
dè Coftantinopolitre miglia t laquàl er n omata dg
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T1^7i TE 1L Bloi^COl 408
fingularisfimi pala “3tfi,di belli* fimi & dilettevoli
gtardini,di molti belli edificij,& era in eftrcmo rio
caper effer porto di mare & capo di mercatantia,
quando l'hebbero ben uiHa l Imperatore dijfe.Capi
tono io ui uoglio dire quanto quetta città è antica »
che trovante che fu edificata gran tempo è , <9*/Jè
popolata da Gentili che erano gente idolatra&gra
tempo dapòi la deftruttion di Troia furono corner *
tifi alla [anta fede catholica per un nobile &, ualen
tic fimo Caualliere nominato Confiantìno,& queffo
fu mio audo,& il padre di queflofu eletto Impera
tore di poma,& era Signore di tutta la Grecia, &>
di molte altre prouincie fecondo che Copiofamettte
iafua hifioriarecitayche quando fu perfanto Siluc-
firo guarito della gran malattia che haueua, fi fece
chrìfiiano,&fece lui Vapa , &donogli lImpe¬
rio di poma che fufie dellachieja, & egli fenetov
nò irtGrecia,&fu Imperatore iella Grecia , dietro
a quetto fucctflèfuo figliuolo CoHaminoche fu mio
cuoio,&per tutti li reggimenti,& terre dello Un *
periofu eletto per T*apa s & in tutte lefue terre per
Imperatore,& perche hauea molta humanità, &
era huomo bemgno,moke genti di eflreme terre ue
marmi ad habitare , & 'perche non capeano in
queHa città . ^Allbora mio avolo edificò la
noHra città di molti nobili » & fontuofi . edifi¬
ci), &pofegli nome Cofiantimpdi, & da qui in¬
nanzi fu nominato Imperatore di Cofìantinopo-
li . Quando furono partiti da Ttra y & torna-
HJST.DEL CjtVjHLìE\_
ti in Cottantinopoli era già notte filtra . Tirate
afcefi con l'i operatore alla camera dell’Imperatiti
ce & parlarono di molte cofi,& Tirante moslram
Infila faccia non molto allegracquando gli ponte ho
ta tolfi licentia daìTlmperatore,& dalle dame, &
tornejfine alJuo alloggiamento.11figliente dì laTrt
tipeffapatina gran pena di quello che Tirante ba¬
nca detto,però che la fila anima non era affai ripofit
ta f le parole che gli banca udito dire,fehentlmp.
gli banca detto tutto quello c'haueano ragionato fra
loro, la mattina efiendol'lmp. à me fa con tutte le
dame,Tirante entrò nella cbiefa,e feccia fua oratiò
ue,dapoi entrò detro alle cortine dell' Imperatore,e
iiffcgli.SignorJogalee fono in ordine per partire,&
andare in Cipri per portare uettouaglie,fe laMae-
ftàuoftra tutele che fi partano, difie l'imper ator io
Morrei chefufierogiacento miglia in mare, & Ti¬
rante/e ne tornò congran prette^-ga al porto per
farli par tir e,quando la Trencipefiauidde che Tira
teffe ne anima chiamò Diofebo, & pregollo molto
che dicefie àTirante da parte fua,cbe quando baucf-
fidefmato/abito uenifie ch'ella baueagran defitte -
rio di parlare conluii&che dapoi danzariano.Qua
do Tiraptc il fippe pensò prettamente quello ch’era
& fecefi comprare il piubeljpcccbwchepoteantro
tiare,&felpofè nella manica, et quando gli panie
bora andomo al.paUx^p,et trouorno tlmperator ì
parlamento con la figliuola,quando l’imperatore lo
mède ucnire, commendò cbcfacefiero uesirc gli far
nato-
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Tl^otTiTE IL BIACCO ' 209
natovi, & dinanzi a lui per buon (patio datr^orottot
& quando l imperatore fu Hata un poco auedere
nella camera fua fi ritirò) & la Trencipeffa ine orni
nente lafeiò di dannare,& pre/e Tirante per la ma
m,& pcfliiftafedere a unafinejira cominciò a fare
principio a tal parlare .
I
CHE LU T^ETfClVES Sjt Cjtli¬
me fina ragion òxon Tir ante,& come Tirante co
un Jpecchiogli Jioperfe chi era la Signora che Im
, tanto amaua,&come la Pedona Rfpofataripre
fe affai la Trencipeffa. Cap. XLIUI.
\
C oiuallme mrtuofo io ho molta compostone
di noi del male ch'io ni ueggo patire, perche
io ui prego che mi uogliate manifestare il male,& '
il bene chela uofira uirtuofaperfona[ente,perche
tal male potrà efjer ch'io per l amor «offro la par¬
te mia ne prenderò,&/igliè bene do farò molto con
folata che'l fia tutto uoflrotofifatemigrafia di uo-
lermeloprestamente dire. Signora diffè Tirante io
uoglio male al male quando il mene in tempo di be¬
ne, & moltqpeggìo quandoper luifiperde il bene,
& di tal male io non farei parte a uoSira Mtexga
che piu l'amarti tuttoper me,ne diftmile paroleni
fette dee pi» parlare. Tarliamo Signora £altre cofe
che ftano di piacere,& di allegretto, & lafiiamo
quelle dipasfione che tormentano l’anima. Et certa
mente non è afa dkma , diffè la Trehfipefja,per
DP
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4 • BIST. DEL CAVUlLìt^
grande che la fuffe noi da me la uolefli fapere ebeti
'di buona uolontà non ue la dicefii,&uoi non meluo-
lete dire, per il che io ui torno a pregare che me lo
diciate per la cofa che piu in quello mondo amate.
Signora * difie Tirante di grattata fitpplico non mi
vogliate fare feongiurationetanto grande che mi ha
uete/congiurato per tal Signora,che quantoiofo in
queBomondOytù dirò.Signora il mio male pretto fa
rà detto,ma io fo certo che prettamente farà nell’ar
ca di «offro padre,& quellofarà la caufa della una
ntorte,& J'e non ue’lo dico anebora di dolore, & di
pasfione morrò, penfate uai Tirante,di/Je la Trend
pe/fa,ch'io uolefii dire al Signor mio padre ne ad-al
cun’altra per fona le còfe che ft debbono lenireJègre
tetto non uo ueliita di quel colore che nei credete .
Onde noti habbiate paura di dirmi tutto il fatto uo
ftro, eh’io il terrò ferrato nelpiu fegreto luogo che
babbitt nel cuore.Signora poi che l'^tlteg^a uolìra
mi sforma a dirlo dì/fe Tirante,io non pafiò piu dire
Je non ch'io amo,& nondifit piu afa alcuna,ma ab
bafiò gli occhi ne panni della Trencipe/J'a. Ditemi
Tirante, di/fe la Trencipeffa, fé Dio ui lafci ottene¬
te quello che de fiderate,quale è la Signora che tan¬
to di male uifa patirebbe fe in cofa alcuna io ui po
trò aiutar lo farò di molto buonauolantà, che mol¬
to preH oioil uorreifapere, Tirante fi pofe la mano
nella manica,& tra/Je fuma il ffeccbio,& di/fe. Si¬
gnorai’imagine chegliuederctemipuodar morte,
e Uffa. Commandigli (akc^a ttoflra che mi preti-
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IL STUCCO, sio
daa mercede. LaTrencipeffa tol/epre fornenteil
fiéccbio& con frettolofi pasfi fé ne entrò in come
rapenfando di trottargli alcuna donna dipinta, &.
mugli uiddecofa dcuna,fe. non la faccia fua.
ibora ella htbbe piena notitia che per- lei fi facente
infetta-, & fu molto admiratacomcpotejfel’huo-
tno richiedere una dama d'amore ferrea parlare, et
offendo ella in fuetto piacere di quello che haueua
tuttofare a Tirante , uennerola Pedona ripofata,e
\Stefania, & la Trencipeffa molto allegra colfptc-.
chio in mano trouomo, & quelle gli diffèro.Signo u
ira, doue battete hanuto fpecchio tanto galante i la
*Prencipeffagìi recitò la richiefla d’amore che Ti h
tante gli banca fatto, dicendo giamai io non ho udito
dire ad alcuno, & in quanti libri ho letto d’hittorie
nenho trematone Inetta t autogratiofd,quanto è la
gloria delfapercbe hanno gli foraftieri. Io mipenfa
no che il fa per,la uertùji’bonorc, & la gentilezza
fuffe tutta nella nottra gentegreca, bora io conofco
che molto piu ne hanno Taltre nationi. I{i(f>ofe la Ve
douaripofata , & come ui ueggo caminare per unte
petrofauia che l'un piena tanto innanzi chef dira
nonio può aggiugnere . Veggo leuottre mani di
pietà piene, & gli occhi che concedono quello che,
tuttigli altri stogitene: Ditemi Signora, ègiutta
eqfa > & bonetto, che l\Mle 7 ga uottra facci tan~
ta fetta, come fate di uno feruitore di uofìro pa
i dre, ilqude egli ha riceuuto quafi per l'amore di
DÌO in cafa fua, pittato mandato daquelfamofu
DD *
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' HITT. DEL CJXr^LLIEU,
]{e di Sicilia con gente collettitia,con robbe d’oro et
di Jeta a man lanate, & uoleteperdere sperpetua
fama della uoSìra bone ila pndicitia per tal huomo,
come è queHo, non potendo uenire in habito di don *
%ella,ne come figliuola d’imperatrice, delinquale
perfecutione & infamia ne/ariano offefe le orecchie
di quelli che l’udirianojuoi Inficiate l’honeSlà dapali
ta,& uigloriate di quello che doneresti abbonano*-
re.Cofache ogni donzella che porti [eco uergognafi
douerian da tali incomenienti allontanar e, peroche
molti gran Signori, Rggi, & figliuoli di quelli per.
leale matrimonio dejìderano efjir conuoitongiun
ti, & a quelli fin quifon parole di /alfa hoHa tauer-
niera,bauete denegato^- bautte decetto ; & ingan
nato ciafcun di uoSiropadre, & nonni uolete acco~
fiore alla nera ejfecutione del bene,bontà&fama
ùoShra,&uolete abbandonare^ dijmenticare il de
bitoche hauete alla natura, &piu ui valerla mori-
re,o non ejjer ujcita del uentredi ttofira madre,che
tale infama ueniffea notttia delle genti £honore,&
je ui congiungete con lui per amore nonlecito, che Je
diràdi uoii&fe per lecito matrimonio, fatemi gra
t 'iadi dirmi il titolo che egli ha di Conte, di Marche
fe,di Duca,ò di l{eJo non ui Maglio dir piu, che non
fon donna che contenti di parole, doue è dubbiofalo
ejfecutione di honefià -uolete cb‘ io ui dica con pura
ueritàìin alcun tempo non hauete faputo di qual cu
iore l'ho noce, boneSlà uanno uefiiti,qu tfia è la
poca cogmtkr.e che uoi hauete, multo meglio uij*r
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ri * y < xt* n biacco, ut
ria figliuola mia amando honeSia morire, che uergo
gnofamenteuiuere . Et fece fine alfuo parlare. La
Trencipffla rìmafe molto alterata delle parole chi '
la Fedouaghhaueua detto , & qua fi piangendofe
n’entrò nellafuaguardacamera,& Stefania fiietro
4 lei dueniogliiche nonfi douea tanto affannar e,&
tonfortauala nel miglior modo che potea, non è far
te piaga qtuBa,diffi la Trencipefia,che io fiafoggi 0
gata al padre,et alla madre,che anchorafetrgacou
fa fia riprtja dalla nutrice, che m’ha allattata ? che
faria ella fe mi hauefìe uifio far alcuna cqfa disbone
fia ? Io credo che congrida l’batteria publicataper
tutta la corte,& anchoraperla città.Ma io ho ff>e
tanta in Dio che alla fua maluagia disbonefià, &■
malediciate lingua , accompagnata d'ingiurìoje he
fìemmiegli ne farò patire condegna pena, chi mi fa
ria 8are,difie Stefania , di dannare <&■ festeggiare
per paura dipadre,fecondo chea uoi altre donzelle
cortegiane è concefiotpercbe gilè ufanga delle don -
%elle che Siamo in corte di riputarfi a moltagloria
quando fono amate,&fefttggiate,però che Sabbia-
motre maniere damare,cioè,uirtuofi,utile ui-
tiofa. Laprima che è u ir tue fa & bonoreuoh, & k
quando alcuno gran Signore Infante, Duca, Mar -
ehefe,& Conte che farà molto famr<to,o Cauallie-
re molto uertuofo amara ma donzellai lei è molto
tumore che tutte le altreJappiano che quello danti*
« gioSlri ,0 entri in battaglia per amor fio, & [tifa
fatti honoreuolf iifama, & gloria, ella il dee ama*.
DD 3
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* - BIST."DEL CJIVUlllZX
ye>perche è uirtuffo > & procede d'amore uirtùefii
La feconda è utile y&qutflo è quandi alcun gentil
buomo Cauallitre di antiqua progenie moltouir
tuffo amar à una donneila j& condoni la indurrà ai
la uolontàfua > & non l'amara fe non per fuo utilc^
tale amore a me non piace>cbe cofi prejìo come Cuti
le cejja Camore manca.La ter%a cuitiofarfuando U
donzella ama il gentil buomo* o il Caualtier perfrn\
dticttOyilqiialefarà fatioco ragione delle parolefue
molto affabili che aita ci danno per uno annodequa
lì fe da ll innanzi pa ffmoy&potino arriuare al Ut *■
to incortinatogli Itn^uoli ben profumatitut
ta una notte d'inucrnopomo flave>tale amore come
iquefto mi pare molto meglio cbe alcuno de gli ah
tri . Quando la Trenctpeffaudì pariarea Stefania
con tanta buona grafia fe ne comincio a ridere > &,
paffofft gran parte della malinconia chauea* affet
tate un poco Signoraydiffe Stefania , anchoraut ho-
glio piu dire > cbe tre articoli della fede * liquali uo*
Sira .Altera nonfa,nebaperuentura giamai udì
to,la buona conditone di noi altre per la grafia di
Dio è tale , cbeJegli huomitti lajapejfero con manco
fatica indurrianoìc donzelle alla uolontà loro [erba
do qutflo ordinejutte noi altre flamo naturalmente
di tre qualità , cr per il mio male conofco quello del
le altre. La primiera tutte fono cupide & uolonta-
rofe.La fecondagolofe. La ter%a lufluriofe,nel prU
mitro articolo l buomo di buon intelletto fi dee^ af¬
faticar in conofcere quakdi quefìe tre qualità pii^
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TlWtZT* 1 L BIjIUCO, ili
mila dorma che egli ama piacetche e citai cupida ,et
poflocajo chefra innamorata d'altri > & le uogli do »
■natepiu che l‘altro,per la cupidità lafciaràquello»
& uoi amerà, & in queflo modo la farete dffinna*
moraredi quello che prima amauaptr amarvi, &■
dapoi che l hauereteferuita ella ui darà il uaflro,&
tutto ilJuo,sella igoloja mandategli prefenti di de*
licate,tà uarie coJe,&di frutti nomili,& di quello
che c Ila piu fi diletta,s'ella è iufiurieja, quando par
larete con lei, non gli parlatefe non del mejiier che
gli piace, & anchora battiamo uri altra maggior bS
tà, che quelle che Jono maridate/e elle fi tnnamor
rarto di alcuno non uogliono mai hauere amici-:
tia con bucino,che fta megliore, ne uguale a fuo ma
rito»am(t ci abboffiamo a piu uili che lor non fono'»
' enfiamo mgànatricidell’honor tioftro,et della coro
na della honefìà, quando la donna rfce del uentre
della madre portafcritto nel fronte con lettere d’o
ro caflità,queflo dinanzi ad altri di direnon ardi-
rei, ma ioaccufo me flefia prima che alcuna delle
altre, & però guardate quello che auenne alla Con
tefiadi Mtranale,che commife adulterio, tfrhebbi
la pena che meritaua, che in fede & ficurtàJùa dor
menda il marito nel letto ella tolfe in camera ungen
tìl huomo, & non degli megliori di cui era innamo
rata.ll Conte fifuegliò, & nontrouandofila moglie,
apprefio leuosfi a /edere nel letto,& fentendo rumo
rein camera Jaltò del letto corrèdo con gran gridi)
et tolfe una Jjiadtrcbe. teneva al capo, de l lette •a
DD 4
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- H1ST. DEL CjdrjtLLIEl^
laContefiafpenfè diurne, U figliuolo che dormiti x
in un'altra cornera[aitò del letto & accefi una tor
entrò nella camera del padre.Il gentil’butt¬
ino che nidde il figliuolo col Itane gli die con la j}a-
dafui capo,&l'uccife, il Conte amaggò il getti bua
mo,& la Contefia^t furono pagati della loro mali -
gmtà.Et effondo in tjuefte ragioni tImperatrice di¬
mandò che era difita figliuola,che molto era che no •
l’hauea utfta,ella ujcì nella fola, et ui trouò la 1 mpe
ratrìce, che gli dimandò per qual caufa banca tan¬
to uermigligl’occhi. Signora difiel'Infanta , mi ha
doluto tutto hoggi il capo , ellafe la fece federe fu la
netta,et baciolla molte agite.
COME TIE^ATfTE M^iTfDO DIO±
feboa (piarefela Prencipefia haueaintefa la co
fa dello fpecchio, et cometa trouò in grande alte
rottone,con quel ebeinfieme ragionarono.
Cap. xir.
I L dì feguente, difie Tirante a Diofebo,patente et
fratello,io ui prego che andate al palalo,et pò
niatem ragion la Trencipefia, et uedetefe potete in
tendere dalla Mtexja fita come ha prefo il fatta
del fpecchio. et DiofebogU andò preflamente,ettro
nò lo Imperatore che udiua me[ia,laqual quando fu
fimta,DÌofebo s'accollò allaTrencipefia,ella gli ad
dimandò che era di Tirante, Sigitora difie Diofebo *
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TIHU71T* IL BljtUCO. iìf\
è partito dallo alloggiamento per andare a federi
nella cathedra delgiudicio. Se fapeHi difilla Trt
cipefla,qual giuoco egli mi fece hieri co un (pecchia
il mi richiefi d’abiore,ma lafciatimelo uedere ch’io
gli dirò cofa che non ne prenderà mente di piacere .
^th Signora buona, dificDiofebo, Tirante haporta
t» qui fiamme di fuoco', & non gli le ha frollate, fi
diflelaTrencipefla,mala legna è dimoine ,&per
l'acqua che ha paftato tutta è diuentata humida ma
qui ne trovante in quefìo palagio di maggiori » &
di migliori,& che/caldano molto piu che uoi note
dicete,&femo di una legna che fi chiama lealtà, la
qual è molto tenera,& fecca,& da ripofo con letU
tiaà cuifcaldarfipmte. Signora, f acclamo cofi co
me mdirò,dì(je Diefebo,fe alla uoflra celfitudine fa
rà in piacere prendiamo delle uoflre che fon bmne »
&Jecche,& delle uoflre che fon molli,& humide,e
f acciamo di tutte una mafia a fimilitudine, & fatto
ra uoflra,& del famofo Tir ante.v.on,difie la Trend
pcffa,cbedue efiremi non Hanno bene infume, &
cofifcherxprono fin che furono tornati nella come»
ra. Dtofebo prejo commiato,Jè ne tornò allo alloga
giamento,& recitò à Tirante tutto il parlamento,
c'hauea hauuto con la Trencipefia,&quando hebbe
ro difinato Tirante conobbe che l'Imp. douea dor¬
miresti & Diofebo and orano al palagio , & da
unafineflra Stepbaniagli uidde uenire,& correndo
andò dalla Trencipeffa dicendo. Signora, già uenr
gomìnofi) i Cau4llieri>& la Trencipefia ujcì della
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/ i
HTST. DEL CiAVULLlEU;
tncipejfaufii della camera del paramento, qua
Tirante uiddelafua Signoragli fece molto gran
rtuerentia bumilandofi molto àlti>& laTrencipef
fagli refigli filati con la faccia non troppo affabi¬
le^ fecondo ch’era Jolita.Tir ante non troppo con
tento di Igeilo della fua Signora con Uoct bafjp, &
pietofagli difie Signorafnpplico alla E cellentiaua
ttra diuolermi dire il penfier «offro che à me pare*
che mai molti dì fanno non habbiauitto fare tal di
portamento alT^dlte^ga mjlra.lt mio diportamen
to non è di piacere i Dio,& meno al mondo,difle la
Trencìpejja,ma poi che la forte mi ha condottai fa
re quello ruteno cafo,ui dirò la cattja per cui ilttofiro
poco fapere,& bontà fi dimottrano. Io credo che
mnbabbiatefaper naturale,cheJe ibattelli non ha
neretti uolutoperdere la nobiltà di natura , che per.
quello che fatto hauetefeti degno digrande infamia
dir meritartfìigranpunitione,& per efperientia ha
, Mete mantfejlato che gli cojìumi uojlri nonfono d'huo
trio uirtutjo, che non temete Dio, ne l’homre del
mondo,nc bautte riguardato al nobil dono della hu
inanità del Signor Imperatore mio padre cheui hi*
fatto nel fuo Imperio, facendouidi maggior dignità,
dir preminentia c):c tutti gli altri,fottemettendo tu$
ti glimaginali,Duchi,MirChefi,dÌr Conti alla uo~
fibra obedientia,& quando quello faràfiaputo fra le
genti,che potranno dire di nohjtnon chela figliuola
deli’Imperatore,che è fotta in dignità tanto gratta
de jiajìata ficbiettajl'amiite dal fuo Capitano , il
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TlKJtTiTE IL B1U%C0: *14
optate egli di eftremo amor Amata , & confidano}
XjrU fua perdonargli beni hapofto infaluaguar
1 dia (et, àme chefonfucceditrice nellImperio no»
mi baùetoguardato quell'bomr,e riueretia,cbe era
nate óbligatòyAnxj come giudice mgiufio rio hauete
vfatogiùdUtia,ma malafede,et amor disboneflo.Ca
pitanontacametotatograde battete comeffo cotta
ia Maeftàdel Signor Imperatorpadre mio,e cantra
'me,cbefe togliti dice sfi bauerefii,perdo l’honor ,la
famasia modano gloria,tutta l’obedietia di tato fin
gular popolarla Signoria cbehauete,e fi tatauir
tàabÓdaJ}èinuoi,etuedeftiinmealcuna cofache à
vitiofufi'eimpMtata,peruoidouerei effer rìprefa in
luogo di mio padre,p la molta fede,e credeva cb‘e-
'gliha inuoufcbe faria degna,etgiufiacoja,che io
andasfi àgli piedi funi,e di quefio inprefintia di tut
rii gli Baróni et Cauaìfieri face (fi giu fio richiamo fa
tMógraduetpiatofe lamttationi della ingiuria che
mi bauete.fatto,cbe con animo gagliardo mi baue
te rìchieflad’amore coft come fi io fufìeuna uildon
tur di poca affinar allbora tutta la gentile^?,
tea cotto fi trtacche la lingua uofìra ragiona quello
che bautte nel core,& in tal cafo io bauerei pre v
tuio di fattoria' perbenebatterlo detto à padre ,ò
madre,& in pnfintia di molti,ligalanti,& corte-:
giani no diriamcbefusfìfiatauittoriofa. Ma io po¬
trò dire co ogniuerità,che hauete uoltatoil mate Ilo
fieìfhonor ttnflro sc^aguardar alla riueregadelTlm
'fér'togequefiofixà note à tutoli modo, che graderii#
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: HIST. DEL CjtVULLlE £
ojfeja che mi battetefatto* e Uuosfidd leuuccio per
voler andare in camera > & quando Tirante uiddt
tbefe ne andana correndogli andò dietro, & prefa
fa nel matofupplicolla fufie di fua mercede di uoler
lo udire,& tanto la applicarono Stephama <2r Dio
febo,ibela fedone tornare à federe, & Tirante fit
principio à fimitparole.Opiuuertuofà che tutte le
donnemertali, non dotteria ignorare la. Celfmiint
uoflra il ualore,le forze,&pcflalK(a d'amoreàlqud
muoue i cieli de in fatica bili intelligentie,dilettando
fi intal motofolo per l’amore che banneatia prima
taufa,ripeJanogli elementi nelle loro fibereperta*
more che à gliloroproprij luogbrportano cefi tutti
gli elementi,le cufiche all' effèr loro fi confanno afir
frettatamele vogliono che m altri luoghi trottar non
filafciano,fe non in quelli che alla condition loro fi*
no conformi,per il che la mìa anima i molto addalo
rata,cbe io contemplando la gran fìngutarki dtUa
bellezza gratta,& mbiltàipoft la libertà mia fitto
U domìnio ùì uoflra EcceUemia,& facendo moltipt
fieri dubbio/i era fatto huomo Jen%a memoria, &
veggo bora che' fAlteTgpa uoflra mi condanna con
ira crudele à total deflruttioneponendo infiiie per
«bbreuiare la miapenofa uìta,& quefiaha adonti
fireto lafoatuna,che in tafeafo mi babbia fatto in-
correre per batter fatto opera tantp buonafinga fot
lofipere àperfonadel mordo,già temendo le mie
parole noti aggrav.asfmo alia Cilfitudine uoflra fui
* finito far miofopere amftghalìdi molta bontfi^
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di quello amore che molti sforma. & poflo cafo che
mancamento gli fila il perdonnon mi dee ejjèr iene
gata,&perche amore ha poteftà ajjòluta fopra di
me,incolpate amor e,& lafciate me, & uogliate ufo
re uerjoUme la uoHra eccelfa pietà>peròchc le co
fé che per fola uertù d’amoreJe opi rano di maggior
premio fon degue,che fola uoHra ecceijkpefona no
fufle dotata di tante uertù come è>la mia anima,gjr
gli occhi miei giamai non fi furiano allegrati di cojà
che uifia.haue]fèro,cbe’l giorno che uiddero la Mae
fU uoHra lafciarono me,& prefero uoi per Signo -
xa.lonon uoglio dir piu per madore mia alla Celfi
tudine uoHra, fe non ch'io uoglio fat tifare à quella
parte che Ijllteig* uoflra mi ha detto che conga
gliardo animo ui habbia richiefta d’amore . uoglio
che la Celfitudineuoftrafappia certo, di me che fei
Santi che fono piu apprcffo a Giefu ChriHo potefiero
fare una donzella di mortai carne a fimilitudine di
uoHra Alterca io la recbiederei d'amore. quanto
piuuoftra Ma<ftà che ftte figliuola d 'uno Imperato¬
re.Ma io nife ben dire che per tutte le parti del mon
dola Maefià uoHra trouerà CauaUteredi maggior
flato gir dignità,& di progenie,&di ricche^e,piu
gentil,di hònore,&fama,con pin affabilità,&gra
ùa,àarmi piu nolente,& con animo piu gagliardo
dicaualknachenon ho capelli incapo,mafe mille
unni uìne l'^tltcgga uoHra non trouaretegiamaiCa
ualliere,ragaigp,nefcudìero, che tanto defi deri la
glorfa,lohonore, et la profferita dell* Celfiindie
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' VIST. DEL CAVJ.L 11 EH
me uofba quanto io faccio, ne applicare fcruigfi et
fenàgwjbonert a bomre, & dilette a diletto,
o batterò quefb ripofo dall Altera uofba fi rip»
Jo in tribulatiene puoefiere detto, & bora conofee-
ràbCtlfitudme uofba quanto era lo amore, &
Mhntà, che wbaucuo di fornire a uofba Maeflà »
€? poi che il m'io cuore ha tanto fallito che è flato
cauja di aggrottar tanto la uofba/iugular perfino*
& che procacciate tanto nude per me coniando,
mano piena di crudele uendetta, an%i che il fole
habbia paffato le colonne di Hercole in due parti
io il partirò , luna mandarò a uofba Eccellenti*,
accioche di quetto prendiate compiuta uendetta, l*
altra parte mandar ò alla madre che voue me film
portò neluentre, accioche di quello prenda lulth
macoUatione. 0giorno eccellente che darai ripo-»
fi almio affaticato penfitro, a fiondi la toh chèa «
re^ga i acciò che breuemente fia compiuto quello
che bo deliberato. Benfapeuo bebé cefi baueuoo
finire gli miei trilli & adiobrati ultimi gwm,&
nonfa ben l'Altera uofìra il giorno che io disfi
prefentela Signora Imperatrice, qual piu ualeua
morire bene, che morire male , & perla Mae •
fià uofìra mi fu rifin fio, che piu ualeua morire ber
ne che male ? Onde io fapeuo. che fi non baueflifat-
io intendere parte della mia tribubtaptna,una rat
temihauerianotrouato morto in uncantòn dellaca
'mera, &fimilmente fi io ue lo marùfefiauoJjauc-
no da uenire aqueto che korajono, & qmfiofarà.
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TlB^TKTE IL Blu 47 ^C 0 . ; 116
T ultimo anno ,1’ultimo mele, l’ultimo giorno, &
l'ultima bora che l\Alte%ga uoftra uiuo mi uede-
rà, & quefte faranno le ultime fupplicatiorn , che
giamai piu farò alla uoftra CelfitUdine, & queftefu
ranno le ultime parole,che mi udirete parlare, &
al meno in premio de gliferuigi che haueuo in uo-
lontàdifare al Signore Imperatore uoBropadre,
& a tutto lo 1 mperioi che a compiacente della £c
tellentìa uoftra haueuo deliberato di {pendere tut¬
ti gli giorni della mia trilla & addolorata uita , in
projperare, & augumentore la corona del Greco
Imperio, per e/fere io certo che da ùoì doueua ef-
fer poffeduto. onde cofi inginocchiato, come io fi-
mal tra gratin non dimando fe nonché con leuo-
iIre mani angeliche dapoi la morte mia,mi uo-
gliate ueBiregli funebri panni, & che fipra alla
tomba facciate fcriuere lettere che pronuncino ta K
lefententia. Qui giace Tirante il Bianco, che mo¬
rì per molto amare, & acuendogli quafigli oc¬
chi inacqua, & accompagnata da doloro fi fofpi-
rift leuò daglipiedi della TrencipeJJa, & ufi del
la camera facendola uia del fio alloggiamento.
Quando tùdde la Vrencipefta che con difionforte
tantogrande fe ne era partito ,mofla da molto amò
re & da eBremo. dolore gli occhi fioi diftillorono
uiue lagrime me folate con molti fojpiri & fingul-
ti, che alcuna delle fie donzelle non la poteuano
confortare, mandando dolor ofeuoci, & moftran-
doglifimi raddoppiatiti trifli dolori, etdtjfe,ueni-
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' MST.'nEZ CjlVjtLtlE1{_
temi lamiafedele dorella,mi chefentìte dolore del
mio tormento,che farò fritta me,che mi parche noi
debbiagiamai fenon morto uedere,che cèfi mi l’ha
detto,et il fuo cuore è tanto alto et di tanta nobiltà,
che prettamente il fonerà in effecut'me.dunque uoi
lamia Stephaniauogliate bauere pietà di me,arida
te correndo da Tirante, et pregatilo molto per par
te mia che’l non Muglia fare nouità alcuna,e che mal
to mi /piace quello ch’io gli ho detto.mifera me che
pottocafo che me ne penti io l’hopur però fatto ,
per il piacere ch’io haueaprefo in dirglielo, farò io
Menata in difftacere à Ti rame,et tutta l’ira s’è par
tifa da me,et fi è comunità in pietà,bencheThante
ihabbia fuori difcacciata,et quette parole la Tren-
ctpejfa con molte lagrime recitaua à Stepbania.ellà
per contentare la uolontà dellafua Signora tolfe una
picchia don%ellafico,ec andò allo alloggiamento di
Tirame,il quale era molto puffo alpala.?gp,et a[c<
fe alto nella camera,et trcuollo cheallhorafi fpoglia
uà uno manto di bracato ciré hauea uettito con Dio*
febo che apprefjò gli fiaua confortandolo. quando
Stephamailuiddeingmbone ponsò che fi fujffefpo *
gliatoper dar al fuo corpofepoltura,et ingemcchit
ta à piedi Juoi cefi Comes’egli fufie Signore di nata
ragli difie finii parole. Signor Thaute che miete
ordinar della per fona uoftra che è dotata de ogni
uertu Che tutti gli uoftrifatti fin quifon fiati iHumir
nati di memorabile glori*J>ora per tanto maóna
tonfar, oh uoglkteprender tutte le fatichiti il prò
mio
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TJaz^tfT^. iZwrJoZ
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t • tìrsr: ntL tjtv jLUEÉ
togia fianco di uiuere f& uìnto< dalle peneaam».
te. Onde fègue ebe la mìa anima fi b ribellata co»•
tra il corpo,uolendo dar lineagli franagli & Mv
menti diquéflò nùferahìl mondo, penfando, fe lana
tonti nonni inganna ythe nell altro fiano di molto
minor pena, perche ttonfarànnOd.'amore » che quie¬
tili è la pena che eccede tutte l’altre pene, <&• non
mi duole la morte , quando iopen/ochejomoro per
tal Signora, che morendo nel mondo reuiUerò per
gloriofa fama, che diranno le ge nti Tirante il Bian¬
co morì per amore della put bella, druertmfa Si¬
gnora ehefuffe,&che mai fari nài- mondo » perche
Signora fupplico alla mercede uoftra, cheuene mi¬
gliate andare,& lafaare me co miei dolori La "Pril
etpefja flaua cottineUimabile affanno,uedèndacht
Stefania non tornamper recitargli mone di Time
te, &• non potendolopiufopportare Marnò una do
gellafuachehaueua nomeTtacer -dimiaaita,&
télfeun drappo » &fdpo[ein capo per nò» effèreco
nociuta,& per Infiala deWborio difctfe,& aperta
la porta dell horto pafiòalla cafa dotte era Tiran¬
te,che ialcuno nonfu uifia. Quando Tirante la nii
de entrare in camera diHefo fe gittò in terra, eg
quando*Ua il uidde ragionare con Stefani» fe bigi*
nocchio fimiime ttte^tolendofiare cofi cornetti Ua
na,&cominciò a dirglital parole.
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TltiATiTM IL BI^CO, ' li*
CHE LjL VI&TiCI’FESSjd.CjUfr
5 , mefiti* andòallo alloggiamento di Tirante per
■> paurache'l nonftuccidcfie,&' cerne [Imperato?
.. lo mddenelgiardino con efio ki>& la rotta che i
Mori diedero a Chriftiam. Cap. XLFt.
I O tipriegoTirante, chefe lamia lingua ha jpar
toalarneparole contro teoffenfmi ,■ cheti piac*
eiqmnle ttoler nel tuo cuore ritenire, et migli porre
in oblìo tutto quella che per ira hodetto » checofa h-
. di grande ammncatmie,t}Mando il ptnftm» è occupa
toinalcumcofadi dolore, che l’ira caccia da fila
pietà, & la pietà efidta l’ira. Et petòrteonofeen-
do io la buonafede, & aiuta per humana pietà ritto
co quelle chetagli» che uadino per non dette, & in
conferuatione della ragionmiati adimando ìngra
tia che’l perdono mifid corte efiò . OttandoTirante
udì parlar con tanto, amore la fita Signora fu ilpm
contento httomo del mondo,& tanto conte itegli ha*
ue/fe acquiiìato il fine della jua defideratoaittoi.
ria , offerendogli conmolta humilità di fare tutta
quello che gli totumandaffe. Difiè Stefania, poi
■che la pace è fótta Signora, io gli ho promefiòche
felfacea quel che ùafira Eccellenthgli comàndmta*
V. eheuoftraaltezzafiiafeiaràbqckreglicapelli.Io
fon ben contenta difiè la Vrencipefià che’Imi bar
*cigli occhi efi la fronte fcl mi premette v i fede S
Cauallicre dì noh commettere ; nùukàaktma neh-
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f ; - K 1 ST, DÈL C J.P JlLLrE\
laluaperjona , & Tirante gliel promeffeSbmft
Uòlòntd,&gHelgiurò,& igniti dolori furor» còn*
turriti inabondante allegrerà * & contento . La
'Principefa fe netomò prettamente accompagnata
da Tirante,& Eri«febo fin che furono nc&'bortoJA
•prencipeft commandò a "Piacer di mia aita chi fa-
ceffi uenire tutte le altre donzelle, & dapoipoco
fiati* tutte nett’korto furono,& la P edotta ripofi-
ta con quelle,laquale per batter tùlio tutti gli anda¬
menti patina molta gran pasfnme per riJpéttodeBa
Vrencipefià, & molto piu perl'tntereffeglinc tocca
Miche lafkceuaflati in granpenfìeri . Et poco ftet
tiche uennelo imperatori t & da ùna finestra che
guardami nòli ’hortouidde Tirante ftare cenfitafi-
gfiuala,dffcejcnelihorto, &Sffegk. Tfpftra Ca
■pitano, iohatttmmandato per mi>aUa alloggiarne
fOMoflrOt&nonueglihannotrouatOìhohatuttofùa
tere quando qui uiho uiHo.Signor,Sffe Tiranterìa
ttendoaddentandola dellaMaeHauoftramihaueuo
m detto,cbe uoftra u 4ltezgadormiua i & ioper no
Jueglian spella ero uenuto qui con quefto altro Ca
wbUìerepir danzare, o battere alcun Sporta, male
diportOi&'Ofcuro bauemàSffe la imperatore. Con
tiene chi teniamo configlio , (he i dtgran necefiir
tài &fece commadamento chefimaffero la Campa
tiadelconfiglio.È quando tutti quelli dell Imperi»
confitto furono congregati>la Imperatore fectue-
mre li imkafciatore, & fece leggerein preferita dt
tentila tettera i! credenza, daipoi difie , la mala
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TlHytX™ IL tlvi^CO.' tip
tato Ua doueua efiereper ogniunfaputa,però che no»
era cofachepotefie ttarjecreta, & commendò allo
Imballatore che efplicafìe la fua imbasciata, ilqua
lefatto riuerentia con gran modefiia fece un tal ran
gionamento. Signore Eceellentisfimo alla uottra
Serenifiima Maefià notifico come per prieght, &
■ commandamenti deigran CÒteslabik, & de glinta
nefcalchì del campo mi fu commeflo ch'io dottefti ue
tare a uottra jtìte^ja per figmficarli conte nella
pafiata notte del Oiottedì piuprofiimo pafiatouen-
nero quattro mila,e cinquecento huonùniapiedi,et
fi furono pofii in una parte di terranei mrigod'u -•
nagran prateria, cheperl'abondantia delle molte
acque gli eratanto crejciuta l’berba, che per alcun
modo nonpoteuano efìer utili i & quando il fòle fu
Un poco alto vede fimo venir cavalli bardati, & già
netti » & turchi, che pareuano efietefra tutti circa
mille & quattrocento,o poco piu, o meno,et arriuo
tono ama gran fiumana d’acqua che gli è, & il DU
cadi Macedoniabuomo moltofuperbo, & che s’in-
tende poco,fet ondo gli.fatti della prattica, feceforni
relè trombette che ogni huomo montaffe a. canal -
lo>,& per ilContettabile,& per gli altri chefanno
piu di lui della guerra fu detto , & protettati che
non uolefle ufeireautile d’altri , et per molto che
gliel dicefiero non uolje credere ad alcuno, et andò
con tutta Ingente fino alla fiumana, et commandò
checia/cunocofida piedi come da cavallopafiafie*
et l’acqua dava fino atte cinge deUUauaUi, etjn al>*
E E £
Digitized by Goagle
t - HtST. 911 C*tr\ALL'tBÌt
mi luogo faglierà, andammo notando ,& dalla
fòrte de gli nemici era tota rifai lagnale con gran¬
de affanno gli cauallipotevano offendere, & i turni
àcon lande gli incontravano, dr per poco tratto
thè l’buomo darne prendefie, & ilfno cavallo,pre
Slamante cafcauam nell’acqua & non fi potemmo
levare,&perla fiumana giu a baffo tutti riandarne
no, cheJelDucahautfJèprefoun miglio piu alto,la
gente quaft tutta apiediaffiutti poffare potestà, gli
nemici reflorono un poco,acciocht la gente pafìajjèp
dr feciono dimoflratione di retirar_fi in un picciolo
• monte che ghh. 11 Duca faceva ogni federe perpren
dergU, dall altra portegli nobili peraniquitàdi
progcmct&in fatti eccelfi molte noUes’erano tro¬
vati confidando fi nelle forge loro come valenti, <&*
uextmft che erano, feciono come per la mammona
della fideltà degUuafalìifomobligati al loro Signo
re per confermatone della Imperiale corona. Quoti
do quelli che erano nel luocoafeoHo dall’herbe uid
dero gli Greci tanto gagliardamente combatterei
ufàfono con grandisftmafuria, & ferirono in me^
5 de Chriiliani, de quali feciono gran jpargimen-
todifangue.il Duca non potendo piu patir e lagrò
ve battaglia ,fecretamentefe ne fuggì, &fen%a ha
Mere fattojnolta offefa a gli nemiciJe ne tornò la dò
ve era nfcito ,, &. tutti quelli che potevo efierfat¬
ui fe ne andarono con lui. gli Adori feguendo la vita
torta loro gli hanno pofto lo afjedio a tomo la cit¬
tà,&gli'e venuto inperfona ilgrin Tur co,& il Sci
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TT\jH^TE iLBl^dTfitO. vi or
imo con tutti gUtt^gt che fono uenutiiu aiuto lo*,
rot& tuttigli Duchi, Mar che fi, <2r Conti, ched'I*
tatia > & (ti- Lombardia alloro,folio fono (tenuti, &.
incontinente chel Saldano feppe tal tumafifece in
titolare Imperatore di Grecia, & difie chegiamai
gon fi porteria dallo affèdio, fin che nonhabbiapre
fb U Duca con tutti quellicbcegh ha ficca » & dapoi
Menino a .ponete loafiedioa quella città ,& nifi
dire Signore , che il Duca non haprouifione fenog
ptr unmefi > al piu lungoper unotmefe& mcigp*
Pero Signoresegga la Madia udirà quello che è
da fare, &qual con figlio prenderete inqueflont*
gotio . Difie Tirante, ditemi Caualìiereper u&*
lira nettò, quanta gente iperfain quella batta*
glia ì Sfifrofe il Canottiere t Signor Capitanoper
quel chef e hauiHoneUefquadre,&dagli Capita -»
tnfibfapHtofra morti iti battàglia» annegati,^
pregiosi, undeci mila, & fettecento uentidue huo*
mini fi ritrouano a mancare. Tarlò lo Imperato*
re,0'd^e, o «offro Capitano,ionipregoperla ri*
uerenkachcportiatg allo Onnipotente Signore ld*
dia, etper mio autore che fate ogni diligentia, che
fra qmndeci, o nentigiomi fiate partito con tutta M
gente per fiocco rere quel miferabile di gente, tt di
u'ettounglie . 0 Signore difie Tirante, et tome può
din udirà Madia filmile ragioni,che tanto lungo,
tempo carne fono senti giorni che babhnamo da
partir fi, non patria ifiere che fra quefilo melagli
mmmptr efier moltopotiti defilerò la bàttaglta-al
ÌE 4
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tìlST. ìtEhCJLVjilLtfff
la città,et U pigli afiero ì Tirante tornò a dimanda
re, alla ImbaJdatore quanto per numero poteuam
efiereglimmici. Hjftofh lo Imbafciatore, per mia
fede, gli nimicì fono ingran numero, et gente mob
tohabile nella guerra, et cruddifiima, et difeona-
feente , et però al parer di noi altri, et per detto di
oleumpregiomerijerofonópiudi ottantamila. Et
però Signore , io faria diparere, difie Tirante,che
fiuffe fatto una grida Rgalper tutta lacittà, che tue
li quelli che hanno prefo il foldo, et quelli che pren¬
dere il uorranno Modino alla caja delta 1 neper io per
ricevere fiuto il compimento delb/ua paga, et che
fra Jeigiomi ogni huonto fia apparecchiato per par
tir fi. Lo imperatore lo tenne ainma opponine*
glifu molto in piacere quel che Tirante borea det¬
to, et quando lo uidde con animo gagliardo da Co*
nalliere. Quando la gridnfu fatta con gran pre-
Hegga ne furono amfati tutti gli gran Signori thè
et ano fuori della città, et tutti gli furono aUagjtor».
mta con gli caualli ripofati,et quelli che erano uenU
ri di Sicilia erano in punto coment ente .Lafa-
ma et mala nuoua per la città del perdimento che
fatto haueuano fi fj>atji,et molta gente del popolo *
eqfihuomini come domite fa congregorno nellapia^
ga del mercato, turto piangeva il fratello, & tal'n
troll figliuobgli altrigli amici & parenti, gli al-
tribdtfimttiondell’imperio, comefe tutta Umag,
giorparte dello Imperio fufie prefa f Et ogni ff>e-
téKQt dell' ìmperatpr,&di. tutti glifuoi non craft
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n ÉtUKcd. a*
ttonimofol Disperò che dubitammo diuenire in cnt
tolfmt&fete,pergli nemici ch‘erano uittoriofi {
érto abbrucaamento della città ricordandoli la cat
tmta&fermumiferabile 4 Et due Baroni dello
Impermdifietoallo Imperatoret Eccelfa MatHà il
Jma buono chela Signoria uoHramandale la sU
gtióra Carmefina uoftr a figliuola in Angaria i Cu*
Jòreilp. Et quando Tirante ndìdire fimilparole tut
fi-
ttoltdqueHad’una perfori fhorta.&ouéBouiddo
k f°^^oncboralo Imperatole,il quale
l it ZTs a Tirante I** 1 male haueacbe cofiera
^fàrìore>$ipMe4ifieritatac*uttohog*
gì ho battuto gran dolor di corpo . Lo Imperale
eengrmpjaciXagU medici fece uenheTcbe gli
defieni medicina che fiifie buona per iljùo male y&
cofifu fatto.quando Cimperatore iòide che Tira*
l^ , Ì ta .t e ” e> f Mafi ^ iUola Cartnefinafi uolfe ,
eofa che quelli del configlio m’hanno detto di koH il
benfatto : accioche noi non là
Modfn^t U M Cma S & ora in ^
tori*'Opmlopadrc perche uoleteponerc infidie
a ìH°f 0 r ^ che ben J* l * Zccei
in lIu ^ cbe & b f a fif ortu ùi di fortuna , che
m wrwarmwovemti Ai t stinti ~a*:~i: j-i•> .
r-*.: ' - ™”**y<wiaemi(i,<gràcciocbtglt
itottribtnc awicnturatigioruigia paffuti t & quelli
, - HIST.DEL CJlVJtLLl'EVC
thè hanno dauemefimfìano projptramentefernet
fafìidio,ò alcuna uifjadone timorofa, I jilteotfa m
Sira non dee permettere che io fia feparata.dalla ho
fira uiSìa,che io evìnto piu morire prefio alia Mot,
fiàuoSìra,& nellamia propria patrta,chepe re fidi
tomento di riccheige uiuere in tnraeSìerna in do *
lorofa Ulta , & da molti fofpiri affaticata , quando
lo Imperatore udì ilpictojo parlare di firn figliuo¬
la, & piu quando difi'e , che prefio di luì Moietta
morirebbe era accompd&nata di tanta difemmet
COME TlI{>A7qTE VSO VT^ EEL STl^A
■ tagemma^r pofemordinele [quadre*!* irmi -
oUe al campo, & il ragionamento cbehtkbecen
- la Trempejja Carmefinaneluoler partir fi. j
Cap, XLVII.
' ■' ' i
V Entità la notte Tir ante bene informatodd
tutto tolfe due huomini della città chefape-,
nano molto ben tutta latérra,& tutte te Sìrade dò
quelpaefe, & tutta la notte & il dìfeguente fina à
mc?zp dì caminorono fin che armarne in una gru
pianura eh eranominata falbuonadr tutta quella
Malie era piena di befiie grandi spicciole,però che
tutte lì le teniuàneper dubbio de gli nemici ,&Tira
te fece torre tutte le causile che'Je paterno battere,
, c*r le fece legare l’una con l’altra con ducente huomi
ni chele fonducenano ) Crcommandogli cbefaeeficrm
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T JX^t'KTE IL MIOTICO. ii*
lama di la doueerail campo de nemici,& tante ci
me ne pottfferohauere,chefujfero prefe & pofle co
l’altre,& Tirante Je ne tornì alla città di Coftanti
otopoli,&gli aggiimfe il quinto dìi& feceforiamo
/ira à tutta la gente,la mattina del giorno feguente
confingularprocesftone,&fefla ebefu fattatene-
direno le bandiere,tutte le genti s’armorono,& mi
totano à cauallo per partir/}. Vrbmeramenteufcì
ht bandiera dell Imperatore portata da un Cauatlic
re ch’era nominato Fontefecca/opra un grande &
mariuigliofq cauallo leardo. Dapoi ufcì la bandiera
della dimfa dell'Imperatore,ch’era la torre di Bahi
ionia tutta d'argento, nellaquale era pofla una (par
da tenuta da un braccio tutto armato,pcr il manicò
in campo arguiro,co un motta di lettere d’oro,che
die còno >nùa è la uentura,quejla bandiera era acci
fognata da tutti gli feruitori di cafa del f Imperato -
te.^ippreffo à quefla/quadra uenìua il Duca di Te
ra con le Sue bandiere,#- con tutta lafua famiglia.
iAppreflo uenìua uri altra [quadra del Duca di Ba¬
bilonia,& dapoi il Duca di Sinopoliàl Duca di Ter
fi,poi uenìua il Duca di Cajfandria,il Duca diMonte
te Santo con la Jua [quadra,che eran uehuti da Tri¬
poli, dapoi pafiò ilMarchcfe di fan Marco di Vena
tia con la Jua [quadra,dapoi il Marchefe di Monfe -
Tato,il Marchefe di fan Georgio ufcì molto ben in or
dine con gli cdualli coperti di brocato & di feta » iT
tutta la fuagete molto ben fornita di tutte le cofe nc
ceffarieaUagptrrÀ.ApprefjoMjd d Mar chefe dive
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. HIST, DEL CUVULLVEE^
fiora con la Jua /quadraci Marchefe del GuaBo,ìl
Marche/i £ Mene fi Marchefe di BrondufiofiMar
chefi di Trota,il Marchefe di Montenero,& un fra
telbaHardodetPrencipediTaranto con lafuajqua
ira. Dapoi tutti queiitufcirono il Conte di Bel luo-
gofi Conte diTlegaman, il Conte d’Mgerfi Conte
d'Mquauiua,il Conte di Surgelati Come di Capa
tifi Conted’jiquinofi ContediBenafria, il Conte
Carlo Malfiefla, il Conte Iacomo di FentimigUa,
& àafcvno coniafuafquadra,& molti altri Concif
& mfconti,& altri Capitani ufiironocpn lefquadre
loro digente d'armi tutte condotte aljóldo dettine
perator,& furono quarantannofquadre nette quali
erano cento ottantatre mila combattenti, & tutti
pafforono dinanzi all'Imperatore,& à tutte le da -
i
a
_ _ _ I
ordine ponendo,e l’ultimafquadra di tutte era quel
la di Tirante con lefue bandiere di chituìBeÙi, &
quella dal corbe,& quando l'Imperatore uiddegia
quaft tutta la gentefuori dalla finefir a,chiamò il Cu
pitam,&difieglì,che nonfipartifit,però che uole-
tia parlare con lui,& dargli lettere perii Dea di
jHacedonta,& per alcun altro,& Tirante dijfe,che
eramolto contento,quando la gente d'arrenda pie»
di,& da cauallo fu fatta fuor ideila città r Tirante
ft ne tornò & afiefi alto .alla camera- dell’impera* I
me che gli mirauano con l trame,cnc anaauafra w
to capitaneggiando non del tutto armato fi non lo
gambe & le braccia,&ungiaccoi& uefim {opra
ittutto una tourauetta Imperiale, tuttalagente in
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Ttt(j£7tTE-U' B-M'HCCO; * xtg
ien,et tramilo che era. in unfludiolo col fecretario*,
tir notigli uolfe dire cofa alcuna per non difiurbar-
gli, Quandola Trencipejfa alide Tirante chiamol
la,et gli diffe,Capitano fecondo ch'io ueggOtftfecon
doglifegndila partita uofbra £ certa . Io pregol'
armipotente iddio Signore dittato il mondo, cbem
preftigratia,che ni doni uittoriacan bonore,c? che
uoifiate come fu jtleffandroMagm inlande. Et Ti
rantq la ringratiò molto di quello cheglihauea det¬
to inginoccbiandofì in terra, gli baciò la mano tenen
dolo in legno di buona uentwa,et tornogli a dire la
•Prencipefk. Tirante uedeteinnangiche ui pania
te fe uolete cofa alcuna da me,dicetimelo,che io ui
faccio certo,che tutto uiferà concejfo,con cuore di
tmmancarui maiincoJaAkwa.Sigtma [ingoiare,
pel mondo, diffe Tirante, la MaefU mflra, non ha
pari come la Fenice,cofì in dignità come in Hertb,et
io Signora,benaddimaniareifé. mfìra Celfitudiné
me lo uolefie concedere,et ottenendo talgratiajoprà
tutti gli altri nella celeìlial gloria coronato farei »
non Molenda giamai in quello mondo, maggior
ben pofiedvre, et però ch’io foche'Ime faria dene¬
gato da uoflraaltegga,fariaildimandaremio in¬
darno, et nondiròaltrofino à tantoché l’Eccellen¬
ti uoHr a non mi conìmandach'ioparli . 0 Ca
pitam difie la Trentipefia come fete diuentatd
tanto puro cbe’l pare che nwfoppiate ne mal
■ne bene ,et io, per ben chenonfta fiatai» Fran-
éamendoUttofiro linguaggio
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H1ST. fiEL CJ.VJ.'LU'S.X ,!
date fortuita di uertà,& io non la dimando Signora,
ma addimando libertà d'amore, & quando il
mole giamai ìn cafa fua non entra fede ; Signora,
dijje Tirante',non mibandeggiate dalla MaeSlàu»-
fìra, ch’io non vorrà che la pigliata coft come fan*
mie Giudee,che quando vogliono partorire che ha*,
tagli dolori del parto chiamano la vergine Maria *
0 quando hanno partorito j & fino libere d’ogni
male,togliono una touagliabert biancaSpuaitnopcr-
tettigli cantoni della cafadicendo, fuorafuora Mar
rmieUàcafa della Giudià. Che purita,diftè laTren
cipejfa,che mi volete dare ad intenderebbe tàrip»
tate per gloria iignorantia,aggiugnendo ogni
nombenapprejjbaU'altro,& voi nonbauete Info¬
gno d’afieftorc,che parli per voi,ma le parolefena*.
tùli con poca fatica eJconodeUabóccaima benueg • )
go to chinideffè luogo benfapertili mandare ode/ i
fiottane quello che alla parte uoftra tocca, che quel
tv ch’io vi dicevo non era per piufe non chefe haut
uàte bifogno d'óro ò d'argento o digioie eh io di bM
Uà volontà» erte dareifernet che mio padre cofa d
cuna ne fenù/fé.SignoradiftcTiranteào come afir-
uitore obediente deXMuTj* uoftra ut rendo mfc
nkegratie,maio uì/applico che mi facciate ttnajin
gutaregrafia,feàmefarà cofa boneBa,dijJelaTren
tìpejjajofari* contenta di faria,&per primafaper
tioglio qvfUo che da me defiderate battere eh io fi» ,
cotnpofta' di i'dmttaUo che giamai promcsft co* ]
fa i òfuffè divide, òfvjjèdi bene ch'iomni’ate
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TIJ^^CTfTE IL B1 jtT^CO. 224
tende sfi,la mia parola non può tornare à dietro» &
quellopomo dire tutte lentie donzelle &tutti quel
diche mi hanno conosciuta che l fi \fi,&il noè nq.
Tanto è maggior uertu la uoHra,dif}ì Tirante, &
io Signora,non ui addimandofenon che l'altezza
tioflra mi faccia gratta che mi donate quella cami-
faaebeportate , però che ui è piu appreffo alla
qtofiraprtùofa carne,& eh’io con le mie mani ue la
poffa (fogliare . Santa Maria difie la Trencipef
faidriche è quello che mi ditei IoJarò ben contenta
di danti la catnifcia,gioie,robbe,&tutto quello (hi
io hojnaàme non pare cofagiufta che leuoilre ma~
ni tocchino la doueanebora alcun .non ha toccato p
& congran prcilezgafe ne entrò nella camera/ita
JÌrdifpogliosfi lacamijcia,& utiltjjène urialtra,&
nfdneUa gran fata doue trouò Tirante chefcherza -
ua Con ledonzelle,& chiamollo ad una parte » &■
dettegli la ca)nifcia,& prima acciò che fuffe piu co
■vento, dinanzi a liò molte uolte la baciò, Tirante ht
tùlfecongrande allegrezza ,& fe ne andò allo alr
loggiamento , & diffe alle donzelle,fe iImpe¬
ratore mi àddmawda, dicetigli che .incantine»-
te io jfaròqui t che mi fono andato ad amare, ac-
cioche. fubito puffo partimi . Quando - Tirana-
te fu allo aUog$amento,ft finì d’orinare , &trp?
Itoglifuo cugino Diofebo , & iQcardo, eh'erano
tornati pep ueHirfi le foprauelìe che s'haue-
uam fatto fare tutù di ricami,. qutUa diHì-
cardo era tutta ricamata à -matajfe d'oro tur-
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‘ HIS. Vtl CJtF jLltllJC
tttMÌlÙf>pate i @' diceua il mòtto,nonglìtrouó capo
neferitietó,quella di Diofebo era tutta ricamata di
fapaueri j & diceua il motto,quello che gli altri fa
dormire mifiteglia , quando Tir ante fu del tutto
amato guardò la camijcia ch'era tutta de fildi
fitta con gran lifie di grana molto larghe » etnei*
té liste erano'ricamate ancborc-di natte, & di*
fetta il motto, Chi ben Sìa, nonft curi marniere ,
& chi fède inpiano nonhadouecadere,erario**
Mata acanti con maniche molto grandi > & larghe
Che ioccuuano fino interra & quella fi ueftìfopra 4
tutte le arme&U manità delira piegò fino prefio
allaJpaIUt& U finterà fin à me^o il braccio > &
foprajegli cinfe con un cordon tutto d'oro éfanFra
cefcot& fi fece porre fiopra ogni cofa alla parte fini
firn fan Cbriftophorocon G iefiu Chriihin fpaUa tue
f» d’oro ben legatOiaccio che non cadc{je,& cofi n|
litro gli tre cauallieri à prendere cambiato dajlTm
foratore,& da tutte le dame,& quandaforono al¬
to nel palalo,tmorno l’imperator. che affettarne
fbe’l fitto Capitavo u*nij]e>perche uoka che con lui
definafie. Quando il mptrame uidde Tirante gli
difie>ttofiro Capitano qualjòprauefìa b queSìa che
U bauetepe,AitaiSignor difie TirantesJeU Mutili
HOfbrafapefJè la proprietà che ha ». grande admira-
fion ne hauertflianólto mpìaceria fiipere <fiffellm
pcratoreJàuertù thè hà,dtfieTirante,bdiben fare »
che quando io mi partì della terra-mia, una dotrcpU
Ume la donòfia qud ila putitila , & tutte la
ncr-
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Tl^AJ^T E-ll'tìU^CO. asj
uertù compiuta di tutte quante dotatile ne fono al
mondojo noi dico in derogare alla Signora Trend
pefta che qui è,ne le altre donzelle che d honorejo-
no,dijje l’Imperatore, per certo gì amai fi fecenel
mondo alcuno buon fatto tCamefe’lnonfi è fatto
per amore , & però signor dijjè Tirante do ripro¬
metto a fi di Caualliere ch’in la primiera battaglia
eh io mi trouaròyio la farò mirare agli amici.Vltn
pera tore ftpofe a definare con IjmperatriceyConU
figliuola,j? col Capitano appreffo atei, & fece fe¬
dere gli due CauaUieri con tuttele dome & dòn%el
le ad altre tauole,dapoi che hebberodefinato con
molto gran piacere inffect alita di Tirantedlqual fi
penfaua tffer piu benauenturato che’l non era, per
hauere con lafua Signora in un piatto mangiato.Lo
Imperatore ferie entrò in una cameraneUaqualfe
te entrarel’imperatricefua figliuola, cf Tirante »
dapoigli entrorno tutte le dame,& CauaUieri et in
prefentia di ogniuno l’imperatore diffe a Tirante .
Se l'aduerjà fortuna fin qui ha permeffo diminuire
la libertà & ftgnoria del noftro Greco Imperio per
hauere perfo un tal CauaUier, & Capitano come e-
ra mio figliuolo, &per cjftr io pnfio in tal età che
non ho utrtìt da potere portar arme,ha dijfenfiato U
diurna prouidentia,per la fua immtnfa pietà,& mi
fericordia mandar ri uoi Tirante il Bianco, in cri tot
ta la noflra fferan^a ripofa, dr ri preghiamo con
molto amore poi che fiamo certi della uoftra uirtuo
fa fama , &uoiejfer diffofio&foffidente per ar¬
te
yGoogle
HIST: DEL C AV *4.LL1E\
te di caualleria a maggiore fatti che non fon queHi»
per benché quelli frano però or diti,& di gran peri¬
colo » che uoiper la molta uertù uoflra, gli uogliate
porre il/apere , la gagliardezza, & la forza nello
honore mio ideilo 1 mperial patrimonio, & tutta la
republica ,& io ho commandato a gli miei Duchi»
Mar che fi,& Conti , [otto pena della fedeltà a tutti
ingenerale,& a ciajchcduno per Je che ui amino,ho
norino,obedifcano, & uiguardino coficome la mia
propr ia perJona>& darete quefle lettere al Duca di
Macedonia,& al mio Conteflabile,&gli altria cui
le mando. Le udirne parole dell'Imperatore furon
principio a Tirante in far finale rijbofla. La fer¬
ma Jbcran^a eh io ho in DÌo,ilqualpuò ogni coJà,&
chegiamai non permette che alcun Jiauinto che al¬
la fua altisfima Maeflà ricorre, mi aflicura del¬
la uittoria, perche Signoreftia l altezza uoflra coti
fidan ( a,che con l’aiuto di Dio,dì tutti gli nimici uo-
flri uincitore farete, & inginoccbiatofi nella dura
terra baciò la mano allo Imperatore prendendo li -
centia,& ftmile fece alla Imperatrice,&alla Tren
cipeffk, laqual mai nonuolfe confentire che le baciqf
Je la mano,gir cofi come egli fu in piedi per abbrac¬
ciar le donzelle, l’Imperator fece portar unfacco co
trenta mila ducati per darlo a Tirante , gjr Tirante
non lo uoleaprender,ma dieta. Signor,non m'ha da
to affai d’arme,di caualli,di gioie,ficcorfo,tt d'altre
fofe,chefon troppo gra grafia,per me,la Maeflà uo
firn f dijfe la TrencipeJJà , poi che al Signore lmpe-
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Ti^^rE il tiuyjco. 2i$
rotore piace for^a è, che cofi fi faccia. Tolfe cam¬
biato Tiranne da tutte le dame, & da tutti quelli
che gli erano quatido furono al bajj'o per uoler mon
tare a cauallo, diffe Bjcardo,nonjhria buon poiché
lo Imperatore è alla finettra, & che tutte le dame
fono ufcite per uederci che nei caualcasfimogli ca-
Malli abbordati con gli bacinetti in capo, poi che ha
viatno pennacchi grandii & belli, che qui con lan¬
ate un fatto d'armefacesfimo, dapoi con le ffiade no
fi facendo male,o danno alcuno? molto piacerà,dif¬
fe Tirante che’lfifaccia,ciaJcuno montò fu il fuoca
Mallo abbordato, & in meggp della pia?gafipa-
fero gli bacinetti in capo,& quei caualli erano Sici¬
liani, & molto leggieri, & con le lande corfero al¬
quanto poi lafciate quelle sfoderorno lefpade &
andarono l'unn contro l’altro, & faceuano entrate t
& ufcite, dandofi di gran colpi con le (bade di piat¬
to , alla fine uennerogli duo Cauallieri contro a Ti¬
rante , & allhora era un molto bel uedere con drit¬
ti , & rouerfi, l ontrate & ufcite che lorofaceua-
no,quando fi furono cofi un poco combattuti tiraro¬
no al camino loro fatta prima granriucrentia allo
imperatore , & poi alle dame, lequalifignorno gli
Cauallieri,& fupplicorno al Signore noììro Dio che
glidejfe uittoria contragli nemici loro, non penfate
che gli occhi angelici della Trcnàpeffa giamai Ti¬
rante di uiftaperdejfero fino che non fu fuori della,
città, allhora fi comertì la uifìa in amorofe la¬
grime ) & tutte le dentile fue in compagnia, &
FF a
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1J1ST. DEL CJ.VJ.LIHK
P Imperatore fi lajàò ufcire di bocca , che per lajìi&
fede moltigiorni erano paff'ati che non kaueaha/aM—
io maggiore confolatione ne piacerei che ntl uedere
combattere cofi quelli tre CauaUieri,& Tirante tee
ramente itti parere mio, debbe effer ualentifiimo C<*
pitano>& uirtuofo Caualliere.
COME TI f^JT^TE GIVTfSEJlL/t
Città di Tellidas,qual era in pericolo di perder--
fi, & come diede un fiero affatto al campo nùnu
co,& la bella vittoria che nhebbe.C.X LVUT.
Q Fondo gli CauaUierifurono fuora iella cit-
tà diedero gli caualliagli ragadi, &mon
toronjopra altri , & in poco d’horaarriuoronoalla
gente darne, & gli CauaUieri fi rimiferoneUa lo¬
ro/quadra, & Tirante andava di Jquadra infqua-
• dra uifitando la gente,& ammaccandogli che con
finitamente andaffèro in ordine,quel giórno cami-
norno cinque leghe, & fé attendarono in una beUa
prateria abondantedi molte acque,& Tirante ba¬
nca tal prattica quando era Capitano di gente d'ar
me che giamai non]montana da cauaUo fin che tut¬
ta Ingente non era alloggiata,per dubbìo,che alcun
fcondolo nel campo nonjhguifjè. quando furno tut¬
ti alloggiati nella beUa herba del prato, T ir ante an
dòdi tenda intruda a tutti gli Duchi, Marcbefi,&
Conti,& inuitqgliyche con lui a cena uenijfero,
furono fi benjemti d'ogni cofarcarnefefafferò iloti
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i
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(
TlHjÀllTE IL B1 >A7{C0. *17
nella città di CoftantinopoU,cb’egli coducea tre cuo
chugli megliori che fitrouorono, in tutta Francia,
che erano /officienti per apparecchiaredamangia-
re a tutto il campo, dapoi che tutti hebbero cenato»
Tirante/e montare a cauallo tutti gli Suoi con altri
che erano in numero di due mila lande > & quelle
ucgliornofino all bora della megga notte>& man¬
dò gente per gli camini per uedere fe fintirianogen
te d’arme, 0 altra co fa, & Tirante andanafimpre
foprauedendo il campo bora in un luogo,h>ra in un
altro,quandofuhoradi mtgga notte quelli dfmon
torono j & altri duo mila lamie a cauallo afi efera ,
CÌr non confimi che conduce fiero ragaggi,ma tutti
armati comes hauefiero ad entrarem battaglia an
detono,& quando Tirante era in campo, mai non
fi fpogliauafe non per mutar fi di camifiia Quando
uemua la mattina di due bore innanQgiorno facea
fonare le trombette per mettere le felle agli caual-
li,eghudiua mej]à,poiftfiniua d’armar e,& prefia
mente montana a cau*llo,& co fi andana per tut¬
to il campo facendo armare /'altra gente,&■ quan¬
do appariua Talba,ciafeuno era inpuntoper partir
fi, & quella prattica fer borono finche a una lega
& megga prejjo a nemici furono, & ad una città
c’ha nome Tellidas, & ogni dì quelli di dentro fla
unno per renderfi a Turchi uedendo il gran potere
che conduceano.Ma quando loro feppero che foccor
fo di gente d’arme nenia furono contentisfìmì, & a-
frirono le porte della città . Il Capitano non uolfe
FF ì
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titST. DEL CjIVA litila
t\}entrafferò di giorno, acciò che non fusero uitti »
ma non lo fecero però tantofegretamente, che loro
furono fintiti,& ne fu primieramente amfato il grS
Turco , Come era entrata gente d’arme nella città
di Tellidas,ma che nonpoteanofiper quanti erano ,
incontinente il gran Tur coti’andò a dire al Solda•*
iiOtilqual dijfe come potete uoi altripenfare chegett
ie d’arme gli fiauenuta, che fappiamo che quello
che finomina Imperatore ha molto poca gente,fi
non quelli trilli & dolenti che l'altro giorno uenne-
to,& non fono mille, & non ui doueriapurfolamen
tepaffareper la memoria. Saranno quefli del Du¬
ca di Macedonia,che non come inimici uinti,ma co*
meferuifuggitiui fuggirono, & noialtri temiamo,
dr hauiamo conquajjato delle dieci parti le noue&
mei^a dello Imperio, & non ci retta altra coja fi
non hauereprefo il Duca di Macedonia, & carni*
tiare quelle uenticinque leghe che fino fino alla cit¬
tà di Cottantinopolì , & prendere la barba a quel
vecchio Imperatore, & a perpetua carcere con¬
dannarlo, efua figliuola Carme fina che fila camerie
ramaggiore della camera uottra,& la impera-
trìceJarà cuciniera di tutto lo effercito, & farò fa¬
re prettamente una imagine tutta di oro a fimilitu*
dine mia, & la farò porre nel me^jo del mercato
della città, diffe il gran Turco,Signore tutto quel¬
lo che dite fi potria ben fare,ma pur faria buon prò
vedere in quetto che io ui ho detto-che non dee I huo
modijfiregìarelecoje cojìcomefcce il Pp dì Troia ,.
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TlKjniTflL BÌ^TiCO. 2 ì 8
che per tener le cofe in poco computo fi per fi con tut
tigliJuoi, & legge fi di moltigloriofi prencipi » che
perfimil ragioni fin flatiprefi,che uolddo acquiflar
dignità reale la perforo infume con la fu a. Hora,dif
JedSoldanOypoi che cofi è,io ilfarò,& fece fi uenire
un Causili ere di quelli chehcueano carico del cam
po , et trattolo da parte gli difie » guarda quel gran
codardo del Turco, il qual è tutto pieno di ucrgogm
fa paura,che mi dice refo che paxjje. lo aedo che
ilfin unfogno che’lfibafatto,per contentarlo man¬
da un'huomo che guardi uefo il camin della città
diTellidas,et coficomeilSoldanoduca cheglima
dafie un’huomo, egli gli ne mandò quattro cheguar
dasfmo ben uerfola città fi potè fiero haucre notitia
qual gente gli era uernta . Il giornofi guente che Ti
tante fi fu me fio nella città di Tellidas, la mattinat
andò db cefi in cafa pregando tutta Ingente ebeo-
gni huomo ferrafieglifuot caualli, etracconciafìé-
ro le file, et quando quello fu fatto > tolfifcco u-
no huomo, ilqu ale fipeua molto ben quellatcrra, et
tanto fegretamente, quanto poterò montati a canai
lo and orono per luoghi a)colli et fef arati prefio al
campo,et uiddero come tiraua le bombarde alla citi
tàuripeg^o da lungi,et quelli di dentro condu-
ceuano molta terra agli barbaci ni > et gli haueua-
no bene empiuti di terra > quando la pietra della
lombarda dona nella muraglia foraua il muro, ma
non lo rou naua per, rifiato della terra che gli fi¬
rn, et Tirante tatua mente nel campo, ttuid—
FF. 4
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JUST. DEL CUrULUEf^
deche tuttala città era d’intorm piena di tende ,
dS di tanta moltitudine digente che alcun nonpo-
tea entrare oufciré che nonfujje prejò . l'Soldino
era da una parte, & il gran Turco era dall altra*
gli conobbe alle gran tenie eh’erano molto ben di-
finte, Quando hebbero ben uislo ogni cofafe ne tor
norono alla città, & nel ritornare uiddero le guar¬
die de gli Mori che {lattano a guardare in ciaf cuna
parte quando furono difmontati, Tirantefe ne an¬
dò alla pianga doue trouò la maggior parte della
gente da piedi, & dijfe loro, uenite quifratelìi,noi
altri uenimo da uedere il campo de nimici noUri »
et al uenireche faceuamo habbiamo uiHo quattro
guardie del campo, quaifono quegli che fiuantwo
d’andare a pigliarle? Di ciqfcunaguardiachemi fa
rà condotta uiua uoglio dare a quello che me la con
durrà ducati cinquecento d’oro,et a chi mi preferita
ràil capo gli ne darò trecento,et previamente fi ac
cordono fette buomini a piedi che fapeuano molto
ben ldterra,et nella notte fi partirono accioche non
fu/fero uifli, quando furono ben innanzi diffe l'u¬
no, uoleteuoi fare ben Signori ? poniamociprejfo a
una fonte che qui è,coprimoci di rami,cbe non ì pof
fibile che allhora del mezzogiorno gli Mori non di
feendino qui a bere di quefla acqua per il gran cal¬
do che fa,etcofigli prenderemo a man falua, etfat
ta la deltberottone molto ben coperti nello aguato fi
pofero, quando il fole apporne lo{0 , gli uiddero alti
in un colle. quando l'bora fu ben calda, et che ha-
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Tl\M7{TE IL BI^T^CO. taf
Ueano gran Cete perde/idem di bere dell'acqua al¬
la frefca fonte uennero & quando gli furono diffe t
un de Chriftiani che erano afcoBi,alcuno non fi mo¬
na fino che non pano ben pafciuti, & pieni d’acqua
che non potranno tanto correre,&cofì fedone,quan
do hebberoben mangiato , & bemto,gli Chriftiani
con gran grido ufeirono, & incontinente nt prefero
gli tre,& l'altro à fuggire cominciò,& quando uU
derochenon lo poteuano aggiungere difcaricorno
urta baleflra & datogli con un Brulé nel coBato fu
bito cafcò,&il capo gli tagliarono,& pofonlo in una
punta di lanciargli altri con le man legate conduf-
fero doue era il Capitano,quando Tirante gli uidde
ne fu molto contento,<& prefe gli tre Mori, &po-
ftogtiin buona guardia difìe àglihmminichegliha
ueano prefiche doucteuoi hauereìSignore Capita¬
no rilpofero lordi noflro dritto è mille & ottocento
ducathmiueda però la Signoria uoflra quello che ci
uorrà dare, che per poco che ci doniate fi terremo f
con*mi,per il mio Dio difìe Tirante,non farò io tal
coja,angi ui uoglio ben contentare,poi che ui baue -
te affaticati,& condottigli fico à cena glifece fede¬
re al capo della tamia di fopra àgli Duchi,Marche
fi,& Conti,& quando hebbero ben cenato,Tiran¬
te gli donò duo milla ducati,<& à ciafcuno ungiubon
difeta,quandog!ialtrihuomim da piedi uidderota
tagentile^a, di fiero che giamai Capitano tanto fin
gulareuìBo nmhaueano. Tir ante ordinò quel gior
no che ciaf un cenaffe di gior no, &poBe lefelle àgli
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VIST. DEL CJ.VALlltX
caualli tutti ftefiero armati,& iti punto per partir*
fi. Quandofu notte fcur a,Tirante fece ufcni tutta
la gente della città,& fi pefero in ordine cofi quelli
da piedi,come quelli da cauallo,& dietro d tuttala
gente tre mila buomini con le caualle ueniuano y tfr
quando furono prefio al campo fece tirare tutta la
gente d'arme da una parte,acciò che potefiiropafia
re le cavalle che gli caualli non le fentifiero , quandi
le caualle furono all'entrata delcampo tutti gli bua
mini da piedi entrorono con quelle, & furono fatte,
due parti Cuna uerfo il Soldano , Caltra uerfo il.
gran Tur co,& gli caualli del campo fentirno le ca¬
valle,l'uno fi slcgaua>gli altri re mpeano le caueigc.
e [gli altri cavavano le Stanghe à quali eran legati 9
in modo che fiucdeuano tutti quei caualli delcampo
furto in qua l altro in la dietro alle caualle, quandi
gli Canditeti del campo uiddcrogli caualli loro sle¬
gati corrcuano l'uno all alto , C altro al baffo, & u-
feiuaro delle tende in camifcia,altri irgiubone, &
tutti eran difarmatiperò che situano con tanto gra
ripefo che dormivano al loro piacer e cofi Situa¬
no fi ermi come fe propriamente fu fero nel
piu forte Cesidio del mondo . Quando queflo di-
/ordine fu durate un poco di ffatio, & che tutto il
campo era in ) umore per gli c cucili y uer,ne Tirante r
& fuori in una delieparti con la metà delle genti*
& il Luca di 7 era con l'altra gente fuori dalialtret
parteinuocandoilgloricfo Canali i^rtfin Ceerg o >
fi uìddc in poco diora le tende andare per
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TIH^XTE IL BI^X CÒ: **<>
terra i & huomini morti,& feriti in gran numero.
ìlgran Turco ufcì difarmato dellajnatenda, quan¬
do fentìgli mortai gridi che Ingente metteua,mon-
tòfopra uno giannetta,uno huomo di arme gli ucci-
fe iljito cauallo,& dettegli una coltellata fui capo ,
venne un fornitore fuo correndo che [montò del ca¬
vallo,& dìtdeloalfuo Signore,quando ilgran Tur¬
co fu à cauallo uccifero ilferuitoreponendo à taglio
di Ipada tutti quelli che incontravano , che era
tofa di gran terrore » & (pavento, per ben che
tonofce fiero che la moltitudine de nemici era
tanta , che pareuainuincibile, cofa che in quelli
diede admiration dì uertù,& fede.gli T urchiueden
do fi dijarmati , & piu che hauean per fi gli caualU
feciono quello che l Turco loro Signore hauea
fatto , il qual ufcito fuori di tutto il campo fi fe¬
ce porre molte fafcie fopra la ferita ch'egli baue-
va , & mandò adire al Soldano che in tutti i ca(i
del mondo , ufciffe fuora del campopoi che la
battaglia era perfa , & il campo /confitto .
ìl Soldano con alcuni de fuoi flaaa facendo ar¬
me . il Turco cofiferito come era fipofe una pan¬
ciera indoffò , & con quelli chepreffo feglitro-
vauano entrò nel campo per [occorrere il Soldano»
ilquale era in affaiprejja , maualfegliche non fu
conofciut o,il gran Turco lòfocCorfe in buon cajo co-
fi come quello che era Cauallierc ualentisfmo,&
fi mofìrò fra gli altri congran gloria & uertùcb'
egli (rafie dalla prefia della gente fuora del
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HIST. DEL CAVUlllEV^
campo il ?oldano,pcrò che quando uiddero tata mol
titudine di gente morta>irtutte le tende gittate per
terra,et andari fe deliberomo con tutti quelli eh gli
tram,che le potenti a del ritto, lofi/offerire non ptt >
tero,& mai non fu fitto in Grecia battaglia tanto
fanguindenta quanto fu quella. Finalmente il Sol
dano,ir il gran Turco con tutti quelli eh: haueano
prefero lauta del monte,&gli altri prejerola uia
delpiano,& Tirante ftmpregliandò dietro con tut
tì glifuoi,dandogli la caccia , amarrandone tanti
quanti giungere ne poteam,non nt prendendo alai
no à mercede,quelli che andorno per la montagna,
tuttìfalui furono,ir quelli che prefetto la uia delpia
twfurommortr,ir pregionati,&duròla caccia tre
leghe,ir quelli che andauano alcaminpiucurtOtir
arriuauano à un gran fiume che bauea nn ponte di le
gno doue poteanopaffàre ficuramente. Quando il
Soldanofu fafiatò con l fungente,irriddegliCbrt
Ulani uenire correndo fece tagliare nel mago il p$
te,ir tifiti quelli che reHorno adietro che non po -
teanopafiart furono prefi,ir quelli che hauean paf
fato il ponte furono liberi,ben moHrò Tirante, quel
giorno hauereuittorta degli uìttoriefi ,eglt & gli
Jùoi figloriauano che quefia eraflatapiu opera diui
na chehumana,ir Tirante era huomo di benigna
natura,ir ingegnò. Quando gli ChriHiani arriuoro
so al ponte gli trovarono prtfìo à quattro mila Tur
tki,liquali non poterono poffare,:& alcuni paf ero¬
tto nuotando, ir molti annegati mifiume ne feri »
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TIB^AT^TE IL BIACCO. ift
row,ddibtrorono quelli Turchi di afeendere alto in
magran montagna,che quiuì appreso era, &far(i
forti,quando il Capitan Tirante cheueniua conia
fifa geme per il piano uidde gli Turchi alti nclmon
te,corfe uerfoforo,& deliberò di non combattergli
tnad' a{Jedargli,& tutta la gente da piedi fece por
re intorno al monte,&egli con tutti gliDuchi,Mar
chefi,&gran Signori lì prejfo almonte fi attendò »
però che moltaherba,& molti alberi gli erano.
COME TIUMXTE LIBERO IL Or¬
ca di Macedonia dell affé dìo jlquale ufcì della cit
tà,et predòtutto il campo nimico, qual non uol-
fe participarne con Tirarne , & come uennero è
frane parole infieme.
Cap. XLIX.
S Eguì che quando gli Cauallieri entrorom nel
campo de Mori con le caualle ,gli Mori mijeró
Uridi tanto mortali,quando cominciarono la batta-
glia,che era cofa de grandissimo fpauento . Il Du¬
ca di Macedonia che in quella città era àffediato %
quando fentì igridi tanto Jpauentofi fi amò con
tutti gli altri, penfando che in quella boragli deae¬
ro la mortai battaglia,però che loro haueuano già
perfo ogni Speranza dtfalute,penfando che foccorfo
non gli potefie venir e,ma che gli coment(ie efier prc
pf> cattila in potére degllinfideli,& ciaf cuna non
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HIST. DEL CAVALllEE^
batteria dato cofa alcuna della aita /ita,che tanto f*
Slimaua ogniuno in quel cafo la morte,quanto la tù
ta,& vedendo loro continuare gli gran gridi,& che
non gli dauano la battaglia,erano gli piu admirati
buomini del mondo,quando il giorno apparje,&cbe
ilfole fu levato alT oriente gli gridi ceflòronoper caet
fa de Uà gente che fuggiva , & uiddero le bandiere
dell' Imperatorefuor a di tutto il campo che andana
no per il piano aUacaccia de Turchi,& dalle città
chiamarono alcuni di queUi eh’erano Siati nel cam¬
poferiti ò altri per rubare, & gli fc ciotto accoflore
prefio aUa città,& queUi gli recitarono che l’Im¬
peratore gli hauea mandato un Capitano , & gli
dijjero la gentil prattica ch'egli hauea tenuto in po¬
tergli uincere. aUhora quando il Duca di Mace¬
donia feppe queflo , & uid de che non gli era alcu¬
no che de gli nemici fuffe, fe’l non era tanto ferita
che non hauefle potuto fuggire , egli ufcì con
tutta la fua gente , & tutto il campo ruba¬
rono , dove gli trouorono molto oro , molta
argento , & molte gioie , robbe , & arme.
Tronfi legge ntUe hifìorie de ternani, ve Tro¬
iani che campo tanto ricco come quello in co-
fi poco {fbora fuffe vinto . Quando bebbero
rubato ogni cofa > pofero la preda veda città
Infoiandogli gente d’arme alla guardia d'efla cit-
,td > acciò che nonlafciaflero entrare Tirante ,
■pe alcuno dejuoi , fegli uerùjfero , che molte
Volte fi dice che non è male che 'non venga per be-
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ti^t^te il bijì^co. 231
ne . il popolo di quella città che era meipp di-
Sìrutto fu molto ricco 3 quando bebbero poflo in
fu uro tutto quello che haueuano rubatoci Duca di
Maccdoniafece lama delle bandiere per il piano %
& Bau a admirato con tutti gli [udì della moltituii
ne de i corpi morti che trouauano * le guardie
del campo di/fero al Capitano che gente d'arme
ueniuano a gran pafio . Il Capitano Tiran¬
te fece montare à cauallo tutta lafua gente ,
ordinò lefue battaglie penjandò che gli nemici fifufi
/ero rifatti da quei luoghi che pojkdeuano , ’ &
gli rnnne allo incontro , & quando furono ap¬
preso fi conobbero . Tirante fi leuò il bacinetto
delc apo , & diedelo al raga^jo , & per il fimile
tutti gli altri Capitani fecero 3 quando furono prefi
Jò al Duca 9 Tirante jmontò da cauallo , &
uerfo lui andò tutto à piedi facendogli molto hono -
re . Il Duca non fi mofie in cofà alcuna 3 Je
non che glipoje la manfopra il capo & non gli
farlo 3 di che tutti li altri il tennero à molto
grande injolentia 3 &non fu alcuno che per lui
uolefie fmontare da cauallo . Il ualentisfimo
Tirante tornò Jopra il fuo cauallo 3 & molte
mite lo pofe in parole , & quello fcarfamen -
te uolea parlare 3 ma tutti gli altri Cauallie -
ri , & gentil 1 buomini feciono grande hono-
re a gli Duchi 3 & a Tirante 3 allhora fi
tnefcolorno gli uittoriofi con gli vanti > & co-
fi andorono fin xhe furono puffo alle ten-
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VIST. DEL CAVALI IEK
de. Tirante difie al Duca,Signorefelfufie inpiace-
redi uottra Signoria de noterai alloggiare in quel¬
la prateria,douefon molti belli alberi,etfar tttipref
Jo al fiume, lo farò mutare quelli in un altro luogo.
I{iJpofe il Duca,no mi piace alloggiare prefio di uoh
an^i me ne andarò in altro luogo ad alloggiare.Far
lo potrete,difie Tirante,ma quello che io mdiceuo t
lofaceuoper gentilezza,conojcendo,che noi Urne
ritauate.il Duca noi uol/e afcoltare,ma uolfe le re¬
dine al fuo cauallo [eriga dir nullaad alcuno degli
altri, et fi attendòfui fiume un miglio diJopra,quan
do furono fmontatati da cauallo, Tirante tolfe tre
Cauallllkri de[uoi,et mandagli al Duca, et quando
da lui furono gli di fono, Signore quiui ci manda il
noftro Capitan Tirante a uoftra Signoria,feuoiuor
retti andare a de/inare con lui, et benché il [appio
che uottra Signoria Ihabbia mtg liore, pur il troua
rete piu pretto apparecchiato,che altro non ui bi[o-
gnaràfarefe non prender l’acqua alle mani, et fede
re a tauola per mangiare. 0 quanta fatica, difie il
Duca di Macedonia,per nulla mi date,dicetegli che
nongliuoglio andare, et uoltò lafebiena congrande
oltraggio, et quellift riga dirgli piu cofa alcuna ujcir
rono degli arbori la doueegli flaua, quando furono
a cauallo per tornai fine,il Duca difie a lor, dicete a
Tiranteihtfe egliuuvluenire adejìnare meco,thè
fiu contento ne farò che di andare io con lui a d fi-
tiare. S ignare difie Dioftbo con [degno ,fe in tutto il
uottro campo non gli è fuoco acce/o che gli dateti
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noia mangiare che fia apparecchiato, fenongli da¬
te magiare dagaUine,& bere da buoi?]{ì(pojè ilùtt
cacon crudeltà.logli potrò dare gattine,caponi,per
ìlici,& fagiani,gli Cauallieri noi mlfektpìuafcolta
re,mafene tornorono. Come quelli furono partiti,
dife un Caualliere, mi Signore non hauete intefott
parlare di quel Caualliere che fe ne uayhami detto
che uoi darete da difinare al fuo Capitano mangia¬
re da galline,& bere da buoi. Sapete uoi perche e-
glt l’ha dettoci mangiare da gattine ò remala, & il
bere di buedè acqua,per ttojfa di ma padre, dijfe il
Duca,midìktegranucrità,&io nfythaucuo inte
fo,queflififiì$ìieri fono moltofuperbi,&Jèiol’ha-
uejli ìHtefòVhauerei fatto andare con le mani alca-
po. Saputa la rifpofla Tironie non curòffi non di de-
■ finare con tutti quelli Duchi, Marchefi, Conti, che
gli erano,quando hebbero de/i nato, Tirante carni-
cò con ducente caualli, & andò ad ma città che era
lontana unalega che haueua nome Miralpe,laquale
, eraallaripa del fiumequando gli Turchi che era-
. no in quel luogo feppero che la battaglia era perfa,
• fgombroronola città,che nonglireflòfenongliGre
ci che erano natiuidi quel luogo,et la città era mol
to beneauettouagliata di tutte le cofe, quando il Ca
pitano arriuò lì, incontinente gli portorono le chia¬
tti detta città, & del casiello.il Capitano entrò den¬
tro, & fecegli commandamento, che dejfero a tutti
quelli che uenijfero uettouaglie per gli loro danari,
& coft fu fatto, eh quella città prouedeuaper taf
GG
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IflW-
glia nato cbt jì.La terttjg^^^^^Kcunoche
ofajfe tonte coJmIcum quel
li del campoPentirono UtfséapffimBKKpQi che
erano appiccaci ingra»^0^.ftpòjè ^tfana^rì-
rantf era motto amato,0$&nuto,i&- approsfimati
daft la Cottegli Turchi ehefirano afiediati, & noti
bauèltaw intutto i l giorno cofa alcuna, uennero a
patti,poi che uedeuano che non baueuano piu fiera»
X*fenon di morir e, ò di eJJerprefi, in freme tutti (i
acpordoreno ,<&raandòron<> a dire al Capitano che
gli uolejfero òffecìtrare la loro'uiéa,&i membri,che
renunciariano il titolo della loro libertà fottomettf
dofi allafenùtitfua,Tir ante quando hebbe intefo la
loro proferta in quel cafo uolfe ufare clementia , &
non cruéeltà,&gli tolfe a mercede, &fecegli dare
di mangiare, & tutte le faro neeefiità che gli bifo-
guatano. La mattina delgiorno feguénte il Capita¬
nofta tirare una tenda moltogrinde,& molto bel
TS^itiTE JL BIOTICO. 1J4
la diaifa in due parti ,&alto nellafommità haueua
u na campana,& quefta tenda no feruiua a cofa alca ,
naJe non per dirmej]à,& teme il configli», & fece
la porre nel mezzo di ma prateria fra gli due cam
pi, cioè del Duca di Macedonia,&del fuo,& uenu-
ta l'bora che uolea dir lamejja) Tirate per fua mag
gior honeftà mandò a dire al Duca feluoleuauenirc
ad udirmela. il Duca congran fuperbia rijpoje in
modo che gli altri gran Signori che u erano non furo
' no molto contenti d'udirla,& Tirante hauea tanta
humamtà in fe che il no facea opera tfi Capilano,ma
comefefifefiato fottopofto a qual fi uoglia di quel
li fignorijelfegli aUamejja, & alla tauola l’ultimo
dituHfi*poneua. Finitala mejja tennero conftglio,
&fu determinato che il Marchefe di fanGeorgio»
& il Conte di *A.cquauma con due Laroni andaffero
al Duca di Macedonia per Imbqfciatorhquando fu
reno dinanzi a lui, il Marche/è di fan Georgiofece
principio a tal parlare. Signor Duca > admiradone al
cuna de mouimenti mjlribauere non douete,imperò
che forno mandati qui alla uofira Ducal Signoria
dopane del noftrouirtuojo Capitano » & di quelli
DucbhMarcbefiyCt Coti, che’l ui piaccia uolercifar
parte, co fi come la ragione diurna & humana uuole
delteforo,& robbe,che nel campo degli noftripa¬
ttici nemici bauete occupato ,& non diffepiu . 0
come fono piene di allegrezza le mie orecchie, dijfe
il Duca » quando io fento parole di gente ignoran¬
tet che non bontà efficacia alcuna , & come po-
GG *
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HIS*T. DEL CUPULLIEZ
tete uo't altri penjare,che io facefii tal cofit, ne man¬
co che gli confentifii, quando con tanto gran trauu-
glio difudore,& di[angue delle noflre perfine, not¬
te & dì ejjircitandol'armi, conferuando quellogen
til ordine di cauaUeria,adoperandofi ogni giorno co
tra gli inimici della fede, ne dando fi agli diletti car
noli,ne al dormire fra lenguoli p rofumati, chele no
Sire perfine non fanno da buono, ne hanno odore di
queflo,ma hanno odore di ferro acciaiato, & le no¬
flre mani non fono ufate di fonare arpa, ne miìru-
mento, ma di tenire continouamente notte & gior¬
no la jpada a lato', & altre armi offenfìueb gli occhi
noHri non ufano di ueder dame nelle camere,\, ne per
le chiefe,gli nofìri piedi non ufano di dannare,ne att
dare a filalo,ne a diporto, magli occhi mirano gli
nemicagli piedi portano tuttoil corpo,& le batta¬
glie crudeli,congiuflo titolo ufcenio dallo affedio co
me animofì Cauallieri babbiamofaputo guadagna¬
re,perche è tanto pocofenno in uoi altri diaddiman
dare quello che non ui appartiene?dicete a quel uo-
flro Capitano chelfaria bene a tornar nellafiuapro
pria terra fi non che gli farò bere tanta acqua, che
della metà ne batteria troppo. Hifpofe il Marche-
fe,& dijje.lo non ho officio di trombetta,ne di *A-
raldo, io credo fi uoigliel dicete,o gliel madate a di
* re,che egli compirà pr blamente il defìderiouoflro,
<Sr fra noi altri che fiamo tutti d'una terra, & (Cu¬
na Signoria già ne conofciamo, &pappiamo quel¬
lo che puofare,& quello cheual ciqfcuno. le uoftre
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Tl^^T 1 IL Bl^^CO. ijj
ctanciefino tante che io ha/lanche le orecchie di a-
. fcoltare lepueritie uoilre,a uoiposfiamo dire Caual
lierepoco apprezzato,& mentemuto, quali cofefi
no quelle che uoi hauetefattoje non perdere batta¬
gliele per le udire pazzìe >&per colpa uottra in
finiti cauallieri dajj>eron d oro,& altri huominiuir
tuofi/enza numero fono flati morti, & appreggiona
ti,& hauete rubato tutto il campo non fecondo il co
fiume di Capitano, ne di huomo di ca/a Beale, ope¬
rando,ma fecondo il coftume di ladro, & di gran rii
batore, & non come è pertinente alla dignità > &
l'officio che fin qui hauete poffeduto. ilquale non do
ueuaejfer conceffo fi non a perfine efperimentate in
uertù,dellequali uoi alcuna non poftedete,che non fa
petecbecofafia bonorcneuirtù,mafmulatione di
arte che non ui uicne in cofa di bene per natura per
hauer lafciata la Mae/là Beale che ui è molto odio-
fa,& hauete prefo habito manco apprezzato difu-
perbo,&tnalparlare,Benfo, diffe il Duca,che que-
flepazzie che ui lafciate ujcire di bocca nonpro-
cedono dami, ma dal Duca uoftrofratello, & dal
noueUo Capkano.lo ue le comportarci per quefìajiol
ta con patto che un’altra uolta uoi non le torniate a
replicar e.Comportatile a uoi medcfimo,& a quelli
che uoigouernate, diffe il Marcheje,& non le com¬
portate a me ne ad alcun altro, & io fon ben certo
che'l Duca di Ter a, ne il C apitano noflro non hanno
per coftume di mal parlare, che la gloria, & la fa¬
ma loro far sperpetua,& immortale quanto il man
GG ì
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ttlST. DEL CAVALI IEE
do durerà, & loro hanno tenuto affé diati quelli che
tà tenemmo affediatiuoi.Etperò tutti fono CauaUie
ripieni dianimo,& diuertk,&diqueftonon uiuo
gito più dire,fe non che mi diate final rijpoBadi fi >
o no. Che infogna {pendere tante fuperflueparole
in damo » diffe il Duca ? già ui ho detto che non mi
piace, & non lo farei. "Poi che per buona uolort-
tà fare non lo uolete ,diffe il Marchefe , sforma¬
tifaremo di mefcolargli la for^a,armateui, & po¬
netevi i n Ordine , che an?i una bora fta compiuta fa
remo da uoi fe fare il pojjo. Montarono a cavallo
gli imba[datori ,& tornati al campo, il Capitano,
igran Signori tutti fi congregarono nella tenda del
configlio, & qui il Marchefe di fan Geòrgia prefit¬
te a tutti lungamente recitò la rijpofht cbegliha-
ueua fatto il Duca di Macedonia, & tutte le pa¬
role che eranofiate fra loro >& difle . Ognuno
monti a cauallo che tale ingiuria come è quefta non
dee cofipalfare . il Marchefe con gran prette^
la ufcì della tenda , & corfe per armar fi, & tut¬
ti gli altri dietro a lui. quando il Capitano uidde
fimile fcornpiglio nel campo reffò con grande affati
no, & face fare la grida incontinente fiotto pena dèi
la morte, che alcuno non montaffe a cauallo,& an
daua bora qua, bora la > & prendeua i Cauallicrì,
& riteneuagli nelle tende con facramenti, & con
prieghi, & confcdeltàpromejfa pregauagli Du¬
chi, & Mar che fi che non uolejferófare nouità tan¬
to grande, & fe loro cominciavano fimil queflio-
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Tl\U\rE IL Bljtl^co: tìé
Wy che gli Tur chi che erano prefi ueniriano con-
■ tra loro , o qual dishonore tanto grande per noi aU
■ tri che gli bauiamoii campo tanto appreffo, & noi
chefiamo tutti una cofa fe uccidiamo. ^fpprefio
cafligauaglì Cauallìcri con fauie parole > altri con
parole leggieri , che non uolejfero ofcurare la Cattai
. leria gloriofa con romori > & fedittioni , & quan¬
do arrecar fi non uoleuano, difciplina da Cauallie-
te gli detta , & tanto fi affaticò Tirante » che mife
ogni cofa ut ripojo. Dapoi andò dal Duca di Mar
cedonia > & tremilo armato , & a cauallo con tut -
-tiglifuoi >& tanto lo pregò che il fece defeendere.
Tirante fene andò , & il Duca non con/èntì che al¬
cuno degli fuoifi difar mafie, neleuafie li felle de
gli caualli y dapoi che il ramore fu paffuto , Tiran¬
te ordinò che andafiero fin la dout era flato lo af-
fèdiOy & tanti corpi morti quanti loro trouaffero
a tutti gli fpogliaffero le fopraueflc, & quelle fal-
uajfero , dimandauangli alcuni Cauallieri per età
le uoleua > & lui rifpofe che in alcuno tempo ferui-
repotriano, quando la battaglia fifaceua, et gli Me
■ri erano già uinti cheftggiuanoy & la gente gli da*
itala caccia.
gOME DIOFEBOy ET TIE^AT^
■ te mandorono un meffo allo Imperatore con
nuoue della uhtoriariceuutifoprai Turchi.
, Cip . L.
CG 4
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VIST. DEL CjrMILIEU.
D lofebopensò nel preferite, & nel futuro, &
per dar nome, & fama a Tir ante, fattofi
preJJo a luigliaddimandò lo anello del Capitana¬
to,& Tirante fi leuò il guanto della mano, & traffe
lo anello,& gliel diede, & Diofebo fi riterme un po
cofe ben gli altri andauano correndo, & fece arre-
ftare unfuo fcudiero che era huomo dimolta bontà »
& di maggior fideltà, & dettegli lo anello, & di
tutto quello che haueua a dire allo Imperatore, a
Carmefina, &poi agli altri lo infiruffe. il fcudie¬
ro per compire il commandamento del fuo Signore
uoltòil cauallo &ferillo detti /proni, & nanfe arr-
reflò mai fin chefempre correndo prima che alcuno
altro non fu nella città di Coftantinopoli,& dalle fi
ueBre le donzelle il uiddero uenire ,& conobbero
che era Tir amo,& correndo entrorono nella came¬
ra doue era la Trencipeffa, &gli difero. Signora ,
certo noi babbiamo nuoue de noflri CauaUìeri, che
horauien Tiamo con molta gran f retta,ilqualpor-
ta b del tutto buona,o del tutto mala moua,& que¬
llo ut dicemo,percbe iluien correndo. LaTrenci -
pefa la feto di riccamare, & correndo andò al capo
de Ila fiala,et quando uidde difmontare Tir amo dd
cauallo tutto bagnato difudore, che da dofogU ca-
deua come pioggia, gli dife, il mio buono amico,
quale noueUe mi portate udii Signora molto buo¬
ne, difieTiramo , doue èilSignor Imperatore*be
preho il uorria ueiere per addimandargli nuntia-
tura, lo tela prometto da portegna & mia dife la
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TtUJiWTt IL BIOTICO: tjy
Trencipefta,&prefitto per la mano,lo condujjè alla
camera dotiti Imperatore dormiua,&congran col
fi batterono,& feciono aprire la porta. Thraniofc
inginocchiò dinanzi all"Imperatore, &diffe, Sere-
-'ttisftmo Signore portoui aUegrisfimenouelle,&per
efie buona anunciatura a(petto,&iImperatoreglie
' la promejJe.V tramo gli diede lo anello,& comincio
*gli à recitare tutta la battaglia come era Hata, &
come haueuano uinti i Turchi, che era Hata co/a di
granmiracolo,il Capitano e Diofebo dado la caccia
-Agli Turchi ama%£ando.& tagliando à pezzi gl*
nemici detta fede Chriftidha,& della Eccelfà Mie
Ha uofira mi hanno dato qutfio anetto che io portaj
fé qui per la projpera,& buona fortuna che il noftro
clementisfmo Signore Iddio ci ha dato in aiuto di
■uofiraaltera.t\ifpofi /’ Imperatore,amico tufiail
ben uenuto con le buone nuoue che mi hai portato ,
che appre/Jo atta gloria di Taradifo meglior nuoue
non mi poteuanuenire di quelle,commandò l'Im¬
peratore che fonafiero tutte le campane della città»
& che ogni huomo onda (le alla chiefa di Santa So-
phia per render grafie al noHro Signore Omnpoten
te Iddio, & atta frn facratùfma madre yergine
Maria della gran uittoria,che haueuano ottenuto.
Quando il popolo feppe tanta benedetta imua,&
^ uedeuano lagrande allegrerà che l'Imperatore fa
cena queHodì finì in allegrezza,& recuperò la eh
tà gloria di Signoria,&• antichisfima libertàJIm¬
peratore donò di miniatura alfeudier due mila d»
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HIST. BEL CjtrULLlElt
tati,# lo ueflì tutto di Jet* ,# piagli donò un bel
cornilo Siciliano,#- armì,#tutto quello (he li fu hi
fogno.La Signora Imperatrice in qutleafo fi fràglia
ma robbadiuelutonero foderata di martori efebei
fini che haueua uefiita alla f refenda di tutti,#-glib
la donò,# la Trendpeffagli donò unagrofia coten¬
na i' oro.il giornofeguente illlu firn fimo Imperato
re fcrifie lettere al Capitano,# fece partire il feto-
<litro . Tirante quando bebbe pacificata la gente
del fuqcampo,quelgiornofepartì con mille # fai
cento tatuili per recuperare molte uille, # caflellat
xhe gli Turchi haueuano acquiflati,#gti recuperò-
L'altro giomofiguente Henne imbafeiata del Solda
no à Tirante di tre Imb afdatori,#perche il pon
. te era rotto con una picciolo barca da pefiatorì paf
forono il fiume,quando furono pafiati,l’uno di tpter ì
f i che èra huomo dottisfimo in tutte le feientie, # !
tra di fingular confìglio,che il gran Turco lo teneua |
in eftimatione da padre,#- nonfaceua cofa alcuna j
fenga ilfuoconfiglio ,# in tutta la pagania non fi
trouaua huomo di tanta fapientia, & di tanta eh-
quentiaàlquale faceua tutte le cofe cpn grandisft-
ma fonderottone,quello Moro era nominato oidi
doglia,# per lafauietga fua glipuofero per/'òpra
nome Salamone,tolfe una canna,# puojegti un fo¬
glio di carta,#lcuolla alta in fegno che addimanda
ua ficure-^ga,# il Duca di Macedonia che uidde fa '
re quello attog li rifpofe anchora lui per il fumile »
#uifto per gli imbafdatori il fognale artdoxom
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tix^'K TE 11 tijL'HCo.' nS
le tende del Duca di Macedonia penjandó ch'egli
fitffe il Capitano,& diedero la lettera al Duca ,il
' qualimmantìnete la leggette,&poi che thebbe lèt
ta difie che a lui non ueniua,ma mandò a dire à Ti¬
rante come haueua Imbafciatori del Saldano, &
che uenifìe alla tenda dotte fi diccua la meffa che
glie li trouaria,& Tirante 'limando à dire alli Du¬
chi & gran Signori , & tutti infteme andorono con
lui,quandofuronogiunti alla tenda fecondo che ilDu
ca di Macedonia gli haueua mandato à dire,trouo-
rono il Duca con gli Imbafciatori,& ini dal Capita
no,& da tutti gli altri Signori molto bene riceuuti
furono,& diedero la lettera del Soliano a Tiran¬
te,il qual in prefentia di ogniuno la fece leggere, &
eraiel tenorjeguente.
COME IL SO LDudTSfO
mandò a domandar tregua a Tirante per fei me
fi, & un prigioniero fratello di fua moglie,&
quel che di ciò feguì. Cap. LI.
A Bfnenioper lapermisftone druolonià di Id
dio Onnipotente gran Soldano di Babilonia
Signore di tre Signorie, ciò è dellTmperio Greco,
del Santo tempio di Salomone della città di Gieru-
lem,& del Santo tempio di Meca,Signore, et defen
ditoreditutto il popolo Morefco , che è, et habita
fitto il Cielo Cele fiale , mantenitore , et de fendi¬
toi dellafinta fetta et dotrina del noflrófanto
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MI ST. DEL C^VjÌLL1E\
Profeta M acome tto, laqual dottrina., & fede da é
quelli che perfettamente U tengono nella loro fine
confilatione,& gloriafen^afine a maggior fiato»,
gloria uoftra,& per meriti di dignità noi fi amo pa
Jjcitorì delle berbe,& beuitori delle acque al di/pet¬
todi tutta quanta la ChrìSlianità,q tegloriofo Tiri
te il Bianco Capitano de Greci > & mantenitore del
taChrìUianafede mandiamofalutejjonoregloria »
& Rato di Caualliere. Vi notifichiamo che per con
figlio & deliberano» del gran Turco , & di cinque
Regi che quifonojòtto la miapoteJìà,& Signoria,
fitddkh& fempre obedìcnt'tjon altri dieci che nella
miapropria terrafino,fé tu dimandi àme pace fina,
te òtreguaperfeimefi noialtri faremo la detta tre
gua òpace difeimefiper la riuerentia dÌDioomtù~
potentefecondo lantiqua forma >& ne fia ferviti o>
Dio omnipotcntecheci hacreati,&cbecigouerna ,
dar ai fede,& credito agltnofiri Imbafciatorì di tut
to quello che ti diramo da parte nofira. Scrìtta nel
neiìro campo delta plaga orientai à due dì della La
na,& della natiuità deinoflr ofanto profeta Mac »
metto,&letta la lettera Tirante difje àgllmbafcia
tori che l’amò afciata loro efilicafiero,& l’uno di lo
to che fi nominaua ^Addoglia Salomone fi levò, &■
fatta riuerentia con flit defimil parole efilicòiim-
lafciata » Tqoialtri rapprefentadole perfine di quet
ìmagnanimi,&glorio fi Signorifilgran Turco» &
il Snidano fiamo mandati alla uirtuofa perfino tua
TiranteU Bianco, Capitano deliamente Greca, cbc
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Ift 11
TII{yfl{TX II BI^T^CO. sj*
«m 2<i f«a uittoriofa matto bai vinto quel beneatm-
turato campo che era abondante di gran gloria mon
itatia,nelqual infinita ricchezza bai trottato,acqui~
(landò honoreper te,&per gUtuoUcofachelaguer
ra uuole & conferite.appre/io alla gran mortalità
ube delle genti hai fatto,bai appigionato un piccio¬
lo garzone cognato del noflro[oprano Signore , d
gran Sóldano fratei carnale di fua mogliera,& mol
ti altri uirtuofì Cattallieriper età daparte di fua al
ta Signoria ti preghiamo che per arte di caualltrìa >
- eJr di gentilezja,et per quella cdfache piu ami in
quefto mottdofeb dotma,donxella,uedoua,ò marita
.ta,etfe non bai compimento d’amore battuto con lei »
in brcuigiorni ilposfibauere,&fiper cafo tuttofa
more cheta haifufie in Dio Creatore,quando ufeirai
di quefta vita prefinte fii collocatofra i fanti di Ta~
radifojcbé'l tipiacciaMolerei dar quello garzone di
cui t'habbiam parlato,& fe per amor nonio vorrà
far e,potigli nome di rifeofiafdimanda oro, ò argento
étgiuilo prezzo,&farai fornito à volontà tua,etfe
ce fine alfuoparlare,efilicatachefuCimbafciata,Tì
tante in quefto modoglìrifiofe. La uirtùjeco dolore
non porta,quando le cojefònfengafraude, inganno»
ò maf operare, fono benfatte,et però la fin delle cofe
future alla fortuna è rimeflà,et effindo incertappoco
deve effir temuta,mala buona deliberottone di quel
lab in man di ciafcunp,e quello merita laude.Io per
quanto il miopoterep ejlende,de fiderò difarhonor
ùlSolianoampreiudicandoa quel proserò et ben
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VIST. DEL CJLVUlLLETi
eucturato Signor mio 1 Imperatori perche tu m %
hai pofio dinanzi tal pegno dicendo che per la cofa
che piu amo in quefio modo fio ti debba dare un pri
gionero ch’io ho,per riueretia di quella che io amo
laquall degna,et merita di pgnoreggiare tutto il
mondo,co fi della uoflra come della noflra terra, et
tu miaddÌmandiunprigionero,etio con quello te
ne concedo quaranta. ^All’altro capo dell'lmbafcia
ta uoflra io me ne configliarò,et ti darò rijpofla. Ti
rante fece uenir glifinifcalthi , et commandegli che
andafiero con gl’lmbafciatori et che gli defiero qua
rantauno prigionieri di quelli che loro eleggejj'ero »
etuoleJJ'ero,et cofifu fatto, quando gl’ Imbafcmtori
furon fitora della tenda dijjèun Cauallier Greco, il
qualhaueanotitiadetti Turchi,etconoJceua quelli
che eran d'honor,et quelli che be fi potranno rifcua.
ter.Signor Capitano qui dinari à tutti quefli Sigm
ri ui uoglio dire che ponete be mite a quello che ha
uete detto àgl’lmbafciatori che gli hauete conceffo
41. prigioniero,e ue ne fono di tali,chepono pagare
f ufcire diprìgion uetkinque,òtreta mila ducati.Si
che dategli alcun rimedio che fia di quelli altri che
nohano da pagar,che afiaifarà a loro chefe ne codu
cano quelprigìonero f ilqual fon uenuti. Tato è piu
confolata lamia anima,diffe Tirante, che donatore
non dee donare coje chefiano di bafia condìtione,
ma donare cofe che appaiano alle genti efier di
grande filma , et fiorifcbino in honore,&fa-
ttfa, <*r io do quefio in nome mio» etfacculo per far
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rn^Jf^ri fi *tjt*(co: 249
feruigio atta Madia deU’lmp. Tirante lafciò quél- '
le ragioni, & dri'^ò le parole a tutti i magnati che
gii erano,facendo principio a un tei parlare, doloro
fnfimì Signori miei,mila babbiamo la dimanda che
ilS oliano,t ilTurco ci fanno.leggano le S.t'.quel
lo che co figliate che facciamo, ejela tregua che ci di
mandano rifatta in feruigio detta maefìà delTlmp. e .
Jefaràbeneficie della%epublìca.llDucadi Macedo
ma parli prima,& difie fimilparole.Signori molto
egregij^jueflo negotiopiu à me fàlo,che a quanti uoi
fece tocca,per effer iopiuprosfimo alt Imperiai coro
na.Ondeb configlio,& uoglio che cofifì faccia,che
gli diamolà tregua difei mefiche addimandano,&
di più fepiu la uogliono,o fiaferuigio delTlmp.o no,
Cjr fé per due otre anni la uogtiono,io ne farò conti
t*,chein quefìo tempo ripofaremo, & potremo effe
rimontarfecon preghi potremo indurre i nemici che
tuta libera ne concedano, & di qui ne potremo trar
alcun partito che farà buono. Tfon potèfopportor il
Duca dTPera che piuparlaffe il Duca di Macedonia,
perche fi uoleuano maleper caufa della Trencipeffa,
che ciajcun prefumeua di hauerla per moglie,& dif-
fe.La fortuna che è apparecchiatafempre perferuir
à l quelli che la cercano,a chi in un modo,&a chi in
un’altro,fecondo che glipiace.il piu delle Molte atti
fuperbi è contraria ad ogni benè,peròthe ilfuperbo
ito uuol batter pace, t per quefiofufcòcciata dal eie
lo,e mólti {ignori ne fon uernti meno, euerrano,fem
leifamofondamenti,perchefignótlmiei mi pare, e
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'■ H 1 ST. DSL CjtVALLlZX
cbeperferuigio della Maeflà del Signor Imperati.
re,et per ripofo di tutto f Imperio,et di tuttala re¬
pub lic a,non gli doniamo dar pace ne tregua,poi che
babbiamo vanto quella battaglia con lo aiuto del si
gnor noHro Iddio,ne uinceremo molte altre, ma io
itifottopongoperò alla correttione di quegli alti Si
gnortfeil contrario configliaranno, molti furono di
parere che fifacefie pace,ò tregua» ma la piu parte
fu delparere del Duca di Tera.Horadifie Tirante»
poi che tutti hauete parlatoci me tocca piu cbeàniu
• no altroiperò che l’imperatore mioSignore m'ha da
to il baftone del Capitaneato>et in quel cajo diede le
lettere che l'Imperatore gli hauea dato per gli ma
nifcalcbi del campo,et per il Conteilabile.et quan¬
do l'hebbero lette,Tir ante tornò adire.Io in luogo
iella Maeflà del Signor l mperatore dico alle Signo
rie uoflre,cbeà me nonpare per uia alcuna,che fia
utile concedere tregua à qutfta malagetterottone »
per il gran (frargimento di /angue che con ualorofo
animo diCauaUieri di loro fatto habbiamo,addimao
dan la pace»et la tregua di fei me fi, però che fra que
fio lungo tempo fapete ben Signori, che affrettano
le naui de Genoucfi lequali incejfantemente porta¬
no gente da piedi,et da cauallo»et in queHo tempo
per la molta geteche per fa hannoiquefla terra di
tanto grande efiercito riempiranno,che dipoi tutto
il potere della ChriSlianità non farà fuffidente per
cacciarglifpercbe hanno perfo la ffreran^aoddiman
dono pace»à me nouukn lene ne fi faràfe io fare il
potrò
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TlH^JtTElLBlJtXCO' * 4 1
potrò tritagli darò tante battaglietato flteffe ho}
te,o che loro ufiiranno ditutto CImperio , o che fa¬
ranno pace finale.tornò a parlare il Duca di Aiace*
doma, &iiffe, Tirante fe uoinon uoUte la tregua
con la paccjo la mglio,& io la farò, & configliarò
tutti quelli che configliar debbo,che mecoinftemeU
faccino.Signor Duca,diffe Tir ante,non uogUatedif*
ordinare quello che l'i mperatorc ha ordinato, & fe
mi il farete jouìdaròtaldifdplim,che ui manderò
prefo, & legato alla Maefiàdel Signore imperato?
re,coJaehe mifarà digrande difpiacere, cheto non
fouuenuto qui per.acquistare alcun bene, ma fola-
mente per battere, & f érme la per/ona del Signor
Imperatore dalquale ho rkemto molto piu bonari
ch'io non merito. Et poi ch'io ho il carico, come a C*
Maltiere reggere lo Meglio, & uoi Signore che batte¬
te tutte le uofìre terre perfe, effendo tanto utrtuefò
Signore cerne mi fete,piu ut ualeria la morte uirtuq
fa,che pouertàuergognofafe non guardate quel che
dice quelfamofo filqfofo in ma EpìSìolachel fece,
che qual fi uoglia C«Maltiere che fia, dee guardare
tre cofe mqueSla mondo,thonorej betti, drlainta t
per I honoreponerglii beta & la aita, per confer¬
ir quello tpet i beta che torre glie gli Morrà,porgli
lauta por confinar quelli, &per restaurare la ui
ta ponerui gli bonari, &gli berti. Et cofi Signor Du
carni ci dotteresti inanimare tutti che facesfimole
battaglie cefi uftiontarie,come neceffarie per potére
una uotia recuperare la patrio ,& la ber editò uè-
HH
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f ha, & utà dalnoflro buon propofìto del benfare
difuiare ci uolete.allbora il duca con gli occhi pieni
£ acqua fi Icu'o, & ufcito della tenda Je ne andò al
feto campo,& Tir ante con tutti gli altri alfito andò .
Commandò Tirante che prejjòd'una gran fante di
tnolta acqua frtfca chera all'un de lati del cam¬
po fuffc fatto uno apparato di drappi conmolte tau »
le.Tirantefece federe gli Imbafciatoria una tamia,
& gli frigi oneri che glibaueua dato a un'altra ta--,
■noia piu baffo alla partefinilird', tuffigli Duchi,Si
gttori baffo alla parte delira , & loro furono molto
ben feruiti di gaUme*cwpenì,fagiamo rofh, & a lej
Jò,& di molte altre Mutande, & dettai molto, fingu
lari,gH Jmkafciatonprefero molta gran piacere nel
ià uifiay& cerimàvià che Tirantefattua inferióre
agli Duchi,& a femedemo,quandohebbero defitta
to fecegli dare una bellisfima collagene di^wcara
Con maluagia dì Candia . il tdarcbtfe difan Gior¬
gio addimandò quanta gente gli monetata di quella
battaglia.nifpoferospoco piu, o meno di cinquanta
mila fra morth&frefii de lì andoronotutti alla te.
da del configlio,& Tirante mandò a dire al nucafe
gltuoltua uenire per adire la riffiofla. llqual diffe
thè non gli poteuaaùdarc. Congregati che furono
tutti gli lmbafciatori& poBofilcntio Tirantefece
principio afìmil rìjpofta.
f^VEL CHE EJSVOSE TI^AT^
' te alti lmbafciat.ori .del Saldano > del Tur-,
- eofoptadella tregua. . Capi Lll.
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il ■ ’ v j
A * CauMlìeri b daSofeguire ilnobil fine, & .
U~\ l * ud * feti* gloriofé battaglie in fignale di,
granimtù,& la gloria antica degli Greci fermai‘
tri è/cordata , ma la grandeT^a ddfuomme tanto.
quanto durerà la memoria diTroiagiantaì no potrcL
perire, & perche la Maeflà del Signor Imperatore
Juccedemuertù & bontà di eaUaUeria a qua glori aj
fi antichi Cauatiierì Greci meritaperlafuagran di
fnita & humanita di fignóreggiare tutti gli Jiegi
dell umuer/o mondo,&perche il SoldanoyCS il gran,
Turco nontementi Dio,ne il biafitn o> della gente del
modo,cffidè Chrifiiani come de Mori,effendo incor
fi nelle pene di gentilezza,e cauatleriayuolendo pre
iere & occupareconuiolentia il titolo , & dignità
Imperiale,iomi cofido nel diurno aiuto,che Dioche
è cono/citore di tutte le co/e mi daràuirtù,cbe dare
morte al Soldino,& al Turco , & /ar-à mani fetta
la uertta della loro gran malignità chehanno/atte
alla Maestà del Signor Imperatore di hauerglitol
tata maggior parte dello Imperio, & di affaticar -
fitn deponerlo del tutto, che mi pare e/fere, cofadi
molto gran crudeltà, & inhumanità,doue pregia*
dicano,& ofcumno Cbonore , &/amalor.o. & per
tutte quelle ,effe che io uiho detto , direte al Sol-
dono, & aigran Turco y che io,per cefi dii mon -
do al pre/ente non gli darei pace ne tregua ,/e già
loro non gtttrafferò Ubalchfila inprefinfia di tut¬
ti gli buoni Canottieri,ckè di honore fintano, eh»
/ra tempo di ffà biffi, loro con tutti gli altri Juoi
UH »
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' 1
TtlST. DEL CJ.VJLIWE1^ .
ufciranno fuori di tutto lo Imperio, et refiituiratmo
tutte le terrebbe hanno occupato allo Imperatore,
et non peti fate che io il dica per diffireggo delle Si¬
gnorie uoBretne per fr cele alcuna di fuperbia > ma
per non perdere fololddio, per la buona giuBitin
chehodaUamia parte,fapendo che in quelli fatti
bauerò molti giudici,et pochi aiutatati, et fece fine
alfuo parlare. Leuefii l'Jmbafciatoreaddoglia Sa
lamone,et fece principio a tal riffioBa. 0 iniqua far —^
tuna,quanto proffiera uitnialnouello Capitano ja~ v
tendagli ottenere trionfo di uittorìa della paffuta
battaglia, con molta gloria, honore, et fantauirtuo-
fa in gran danno del popolo Morefco,et della antica
Signoria di quello, et per ingagliardire il tuo uirtuo
fo animo Capitan Signore,tiuoglio mofirarethe tan
to ti fon configliere, quanto inirmeoireducendoti a
memoria quelle cofe che conf emano, et aumentano
l honore, & la fama tua, la qual t’ha confenùto la
.uolubil fortuna,moBrandoti in tutti i fatti tuoi ua-
lentifiimo,& difereto Capitano, & di guardare di
non perdere quello honore,& quella famagloriofà,
chedeeefjère data a digniflimt Caudini che afono
leiàrtà. Romani nel loro tempo furiano Bmicontcn
ti di quella proffiera fortuna,che dipnfentchai otto
mia,laqualfl moBraconfignal della tua gran uir-
tà, chcfmenticata la grandetta, del tuo. nome,Mas
fià Reale in te dimoBri,ne tìpenfar che addimandi
pace [otto a minacele di battaglia ,che quando fa-
rtnonlauorrai, affiatati quella al quuatodeé
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fJt TlUstUTE 1LB1UV;€0' * 4 ?
: aaun giorno della Luna , nel qual urna tanta moltìtu •
dine digente morefca, c/>e la terra non la potrà fo-
àè> Henere. ilfauio Salomone ^Addoglia uoltò la faccia
riu>* uerjo il fiume nominato Trafimeno,& dìffe. Opa-
i.t*3» tifico Trafimeno»ìo ueggo bora la tua fuperficìe
ìz:d bianca, an%i che pafiino molti .dì farà tutta fan-
*;ijt guinofa, le querele faranno grandifiime, & lapu -
-àft èlica faina per tutto il mondo andarà ,& le la¬
vifi- mentatmi che fai Capitano uirtuofo del tuo Im-
■#>t foratore > non ti douerefli ammirare dì cofa alca
..Jo na ,che tanto come il J{egno è piu nobile > &piu
‘fa eccellente , & potente , tanto ne hanno maggiore
#1 tomàia gli uicìni che prejfo gli Hanno, & de fiderà-
■a no di pofieder quello, & perqutflogli Grecifem
t pre haueranno inimici piu crudeli * & battaglie
[i mortali,& non è giufla cofacofi cometa dì, che
fi per paura di te, ne de gli Greci,che tantiBfgi »
,jii & gran Signori che gli fono, hauendo loro la mag
( ir gior parte della Signoria dell’Imperio y& noialtri
la minore nelle, loro terre fi trouafjero. Il meglio che
$ tu puoi fare, & gli tuoi è, che ut confirmate con la
fi Uoflra fede cofi come debbono fare i buoni ChriHia-
$ ni, et tolfe licentia da tutti, & quando furono pref
fi fo al fiume , Tirante mandò gran doni atutti gl’m
bafdatori, & loro lo ringratiorono molto, & cofi
ti fafsò tutta lagente con spicciola barca. ,
è
> .
, un \
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v ÌÙ'St.DEL CUrULLlEU,
COME blQFEBO GIT" E‘ 1CO-
Sìantinopotì,&preferito all'imperatore gra tuoi
' mudine di prigioni, & come parlò atta Trenci-
pcjjàyper parte di Tarante.
Cap. L1II.
T irante ordinò che quella notte Diofebo fi par
tijfe con molta gente da piedi , & da cauattO
coti tuttigliprigioneriper andare a CoSìantmopoli t
arriuato Diofebo prejfo alla città tutto il popoloso
fi buomini come donne gli ufcirono cotraper le lira
icyperuederei pregioneri che conducala , quando
furono neUagran piagna 1‘Imperatore era atte fi-
ttelìre con tutte le dame. Tutti i prigioni Menim¬
elo legati con corde l’uno dietro l'altro ftrasfirumio
per terra in fegnalediuittoria le bandiere del Sol-
dano>& degli altri che toltegli haueuano . L'Im¬
peratore , & tutti gli altri conobbero Tirante effer
flato uincitore, & tutti i Caualtieri furono eflaltati,
& la uittorìa fu m oltoglorioja,& allegrai & Dio¬
febo donò liberamente all’Imperatore da parte di
Tirante quattro mila & trecento prigioni yatcieche
i Greci conojcefjèro lafua uirtà,&gran liberalità *
tImperatore gli fece prendere,&poncrein buona
guardia, dipoi Diofebo ajceje alto, & fece meren¬
da all’Imperatore,& alla Imperatrice,& alla Ec-
celfa Trcncipefja , & a tutte l $ altre dame .poi
lo Imperatore il fece dijàrmare lì dinanzi da luì &
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YlK^*K TE 11 *44
gli fece dare , accioche fi uefìtjfe , & non fi raffred¬
datiti unarobba di Siate rie carnata di oro & di per
le lunga fitto iti terra, & dinanzi alla cathedra ftut
federe il fece, & tutte lederne intorno a lui, &fe*
cogli recitar e dal giorno che fi partirono, fino al
giorno delfuo ritorno tu iti gli atti chefatti hautua 1 -
Mo. Credere potete , che Diofebo non fi fiordo cofa
thè fufictn honore,&laude di Tir anteJ.'allegrezza
•che di atti tariti fingulari hebbe l’imperatore, non
bifogna addimandare, che fi l'Imperatore ne era
contento, molto piu ne era la Trencipeffa, & Dio*
febo quella notte con tutti gli feruitori fuoi fu ben
feruito di tutte lecofi necefiarie, & non comporto*
tono che altri il feruifiero che donzelle, dapoi cena
<TImperatore prefa la figliuola per mano , & Dio¬
febo la Imperatrice a braccio con tutte le damefe
ne entrarono in una camera che par lui haueuano ap
parecchiata, facendogli grandisfimo honoreogniu*
tio, & Diofebo inginocchiato nella dura terra rin*
gratiò molto lo Imperatore, & tutte le dame del
grande honore che gli facevano, & dimorarono par
landò fin alla mezza notte della guerra, & l’i mpe
ratoregli addhnandò quello che 7 Capitano haueua
in cuor di fare,& Diofebo gli difie> che certamen¬
te non poteva ejfir che in ogni maniera del mondo,
che in brevi dì non hauefiero unaforte,& crudelbat
taglia. L'Imperatore acciò che Diofebo potefie ripa
fare » con tutte le damefe parti, & pon uolfè con*
f 'mire che egli della cmerafipartific. il,giorno fi*
flfi 4
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M1ST. DEL C^VAMEl^
punte rImperatore contò i prigioni» & tolto dd
fuo teforo quindeci ducati per ciafctmo gli diede a
Diofebo,accioche gli deffc al Capitano. Quando la
TrencipeJJa conobbe,che Diofebo era fuori di facen
de,mandagli adire che ueniffc alla cameraJua, &
I>iofebo non de fid eraua altra cofa,fe non di parlare
conlei, & con Stefania dellaqual era molto ima-
■morato,quando la Trencipejfa lo uidde, preilamen
tegti. dijje,mio buonfratello, quali nocelle mi porta
te uoi di quel uirtuofo Caualliere che unte fen^a ti¬
more alcuno, che con uerità potete credere che piu
lo de fiderò uedere,che tutte le cofe del mondo, ma
iojon ben certa che eglipenfa molto poco in me, &
quello che a lui manca per naturalo concedo per a-
more, ho dandomi luogo alla ragione comfierctc»
che io dico gran ragioni, & uerità rilpofe Diofebo,
& diffe.Leparole affabili, che la Cel/ituiineuojìra
ha detto allegrariano un mondo,quelfamofo Caual¬
liereJe le hauejfe udite,la fua anima fino al nono Cie
lo faria ejfaltata ,per che la fama del nome mitro
in gratta beltà, uirlà, & dignità rifjdende fopratut-
tele altre donggUe del mondo, & io non farei/Uffi¬
ciente a poter fatisfare in parole, ne in opere, che la
Celfitudine mitragli ha offerto della fua nooilper
fona,per il che burnite, & diuotamente per parte
di queluertuofo Tirante ui ringratio,& per me
ojfero a mitra *Altezga la mia per fona, lan ima ,
&tutto quello che io ho di ponere ad ogni pericolo
feria Matita mitra, & promettevi con pura fé-
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Tl^T^TE IL B1*A7^C0: * 4 *
ifs? m ctfaalcuna di maino» mancare#ta la Mae-
ftà uoHta mi ha fatto admirare che fuìte^a no»
Hraba ragionato de incolpare dipoco amore quell»
che tutto bpuro amore ,c he Tirante per natura non
ha alcun mancamento^ne diamore,ne di honore,ne
di copi chefufte in derogatone della Ecce [lentia uo
flra,&felauoflra Celsitudine japefìegli affanni,et
le grauispmc posponi che patijìcper uottro amore
nonio incolptrcHi dicofa alcuna,anditi prendere -
fiiin miglior computo,che ciajcunafera Ha armate
finpafiara la nteiga notte,comefe hauefie ad entra
re in battagliai tutti quelli del campo dormono»
i r'tpofane>& egli ueglia,uelteggia,& cerca tut¬
to il campo,& molte uolte uien con la pioggia alle
ftalici quando tiene alleJite tende dritto à me fe
ne uiene,&preftamentemiparla diuoHra Ulte ^
?p,&fe piacere gliuoglió fare o feruire io gli do
due bore diuita,nellequalf,ragionando hafempre uo
ftra Maeflà prefente,&fifarà in fatto d'arme non
inuocafanto alcuno, ma il nome di Carmepna,& io
molte uolte gli dico,perche non inuoca col nome di
Carme fina alcun’altro putto,accioche gli aiuti nel
le battaglie,egli mi rijpondeche noi faria per cofa
alcuna,che quello che a moltiprue, ad alcuno non
ferue.La Trencìpefla prendea grandispmopiacere
in quello che Diofchogli recitaua di Tirante, difie
Stefania,poi che uoi altri batteteparlato, la mito
uieneà me. Iouifupplico che mi uogliateudire,di
temi Signora per uoHra nobilita , chi i quello che
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VTST. BEL CUrULLlEU'
merita d’efier degno di portare corona d'impero^
toreJe non Tirante?chi è quello che merita di effer
uoftro rparito feno Tirattfuoi Signorahauete il be¬
ne nelle uoflre marnami miete prendere,tipo uer
ri cbcuene petirete,eheftmpreamarefittene quel
lo che ui ama,lofi bè cheT’irantc mnma uoftra^tl
texga per gli ber»,ne per la dignità chimi hauete >
ma fapete perche ui ama?per le uktùehe la uofirtt
nobitperfònaposfiede, che 1 andate nei cercando me
fchina Signora, in tutto U modo no trouarete Canai
fiere che co quello pareggiare fi poffare uoftro padre
nifi de fiderà altra cofa in queflo modo che di ucierui
maritataqual potete uoi prendere chefia megli»
re di queflo,giouane,diffefto,ualentisftmo iniarme
liberale,anìmofo,[auto, &deftro in ogni cofa,piu ebe
ciafcunaltro,iperche non mi fece Dio me figliuola
dell’Imperatori,& che uoifufii Stefaniaio Cor
me fina,io uieuficuro che cofa che fufie netta mia
perfova non gli faria denegata, & segli me al^affe
lamiauefta togli aliarci la mia tamifàa ch’egli
noluederia,&Jo contentarci in gran parte,& fe uo
{ira jtlteTga prende alcun forafikro, che fapete
uoi jiluifarà uiuere con dolore;& feprìdete alcun
di qitefia terra io parlerò cantra mio padre, il qual
per maggior dignità dee efieruoiho marìto,quando
Morrete gimeare egli uorrà ruffare, quando uvrretf
flar,egliuorrà dbtmireffe predite il Duca diTereh
nóèpertinete all’età ucftra.queflo è quello dieta f
•ditela uoflraba bifogno>cbe uiJapp 'taguardar da.
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TIUjAWE IL tloiliCO. aqf
mal mi et tutto firnpio,et lo fappia defederà aurnt
tar coficomfa,qutfto è quel che rifarà cercar tutti i
catoni della camera,bora t camifcia,hora tutta igm
da.La Trecipeffà ridea molto forte di quel che Stefa
nia dicea.dijfeDiofebo,Signor<t Stefania ditemi pgé
tìle%ja. uoflra una uerità.fe la S. Trtcipeffa toglief
ferirate p marito f buona forte,uoflra merci chi tor
ria ella,DiofebotSignor difieStcfania io uifaccio cer
to chefe là buòna forte conciede che la S. Trtcipeffa
fia moglie dì Tirate, io p dritta ragìoilfuopiu prosfi
mo pareteprederò, fe p uicinità di parete l'ha ad ef-
ferào fdrìtta ragiofarò aduque quello diffe Diofebo
et maggiormete (chefono ubidisteà uoflra merce -
de,cofì come Tirante èfiato della Maeflà di quella
che tuttoil modo fìgnoreggia,p belle^xa,e dignità»
inique fia di uoflra buona mercede di accettarmi p
cameriero maggior della camera uoflra, et che mi
baciateinfegnaldifede,àmenonfaria quefìa cofa
ne diceuol,ne honefla,rifpofe Stefania, ch'io uifacef
ft,ne ui cocedesfi cofa alcuna se%a comadameto del
la mia fìgnora,laqual mi ha allenata fin dapueritia
et maggiormSte t prcsetia dellaMaeflàfua.Diofebo
fe inginocchiò, nella dura terra,et con le man giunte
Jùpplicò allaTrencipcffa co fi dettatamente, <& bu-
mùmente, come fe fuffe una fanta delTaradifo,
che baciargli la lafciafie,&per molto che la fuppli-
cafietallicetia no poti ottener,diffeStefunia,ò cuor
indurato à crudeltfrgramai fi è u aiuto inclinar àpie
tà p moltefupplicationi che fianfiate fatte allaMae
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mrr.DEL cavalli
ftàfua.Io non farò gitimeli allegra ne contenta fino i
tanto eh’io non uegga con gli occhi miei quelgloriof»
Tir ante.Mhì Diofebo fratello,difie la Trcncipejfa »
bora diprefente non mi addimandate co/e tngiujle »
chenopotreiii fouuertireiluirtuofohabitodel mi»
cuore,& e fendo in quefie piaceueli ragioni l'impe
rotore mandò per Diofebo,acciò che [i parti/fe » &•
frefornente Jè ne tomajfe al campo.
COME DEL GJlMTf
Maeflro di Ppdigiunfé in CoHantinopoli, &ui- ■
fitol'Imperai or » & come infime con Diofebo
giunfiro al campo, & pigliomouna gro/Ja òtti,
che era inman de Turchi. Cap. LI III.
V Ennero le guardie del mare , & difierò off
Impxome cinque nauigrofie ueniuauo di Le
nate,& l'Imperatore dubitando chenon fujierode
Genouefi,detenne quella di Diofebo e nottafeiò par
tir e,& fece porre molta gente nellefue nani, &ge
tee che nel porto erano,quando le naui furono arri¬
vate, feppero come il Maeflro divedi le mandane
congenti dìarme,ufit in terra il buon Triore di Jan
Gioitami con molti Cauallieri dalla Croce bianca >
& Diofebo che gli ajpettaua era nel porto alla ripe
del monte con tutta la /ungente. quando fi uiddero
fi conobbero,& Diofebo gli fece molto honore, &
andorno infime al gran paleggo deW.Imperatore
tlrlo ritrouorno a federe Jecondojlfuo SìatoJlpri»
re di/an Giovanni,fatta Ut riueretiafve cefi confi»
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TIHytTyTE IL BIOTICO. *47
ciò a dire.Sereni*fimo Signore,per eommandame n
to di quel Riunendo , & uertuofo Signore il gran
Maeàro Hi Fgdi fiamo mandati qui /apendo come
quelfamofo & magnanimo Cauatìiere » Tirante &
Bianco era infemgio dimilra alta Maeflà, & Ca¬
pitano generale di tutto l'Imperio , & per caufa di
queflojl mio Signorcil gran Maefiro, gli manda gt
te da caualio >& da piedi in numero di due mila bue
mini pagati per quindici mefi,co quali meglio LAl
Ux/a uoHra poffa femre,piaccriamfapere in quid
parte è. L'Imperatore bebbe gmndisfmo piacere
della loro uenuta,abbracciò il "Priore, &di{je che lo
to fuflèro i molto ben uenuti,& fece grande bortere
m lui,& à tutti quelli che con luiuemuano,ringrar
fiondo il gran Maefiro deUafua molta uirtà,&gl
tilexga>&dargli fece molti buonialloggiamenti »
& tutto queldi cui hebbero bifogno > per l'humana
uita,quado /hebbero ripojato quattro giorni fi par
tirono in compagnia di Diofebo,&feciorio la uia del
campo. Sitando gli furono cinque leghe appreffo »
feppero come Tirante era andato per prender una
forte terra,&fentiano igran colpi delle bombarda
quandoTiranteunagran parte del muro diruppato,
/montò da caualio, & diede la battaglia,& accoflof
fi tanto prefio al muro che un granir ano gli diede
Jopra ilcapo cbediflejo ilpcfe interrai fuoi congra
fatica delfofiolo traf[ero,& in quel punto arriuà
il Triore,&Diofebo dinanzi alla città.I Turchi che
dentro erano hebbero grande ftauentO i quando
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- niST. BRL CUVULLìt\
mddero tanta gente, tutta la lorofperan%aperJcro
«Jr Bjcardo quando bebbe dato recapito à Tirante
tornò à dar la battaglia molto piu forte alla città»
&pcr unta forzagli entrarono. I Turchi fuora di
ogni fperangadi uittoriafurono coft al morire ar¬
denti che faceano morire molti ChriUiam che uit-
torioft effer fi riputauano,&però il uoleuano far co
nofcendo làuerità,& la pocagiullitia che nelle lo¬
ro man crudeli haueano.Onde entrati nella città ta
ti Turchi quanti trouoronofenga pietà alcuna occi
fero,tir cofipafiorono tutti per il timorofo coltello »
il “Priore di Jatt Giouannifu anchora egli à tempo
conia fita gente all'entrare della città , & perche
hehbe parte della robba, quello fu fegnalper loro tt
efier uittomfhandorno al letto ou'era Tifante, &
qui quando il T f ioregU fu dinanzi confimil parole
gli efplicòtutto quello che'l Maefi.ro gli mandano, à
dire.Seguendo il collume di quelli che fino polli nel
l'arte di cawllerìa non fono fenga grande ammira
tione uedfdo lagloriofa fama che fi efilde per tutto
ilmondOide{iugulari atti che uoi signore Tirante
fate da Cauallier uirtuofo foccorrendo alti bifognofi
& olii abbadonati,però che iluofiroglomfo collu¬
me è tale,che allipaurofi, quelli alle (ofepericolofe f
reparatmedelloro honorè/ànoobbligati,non gli ò
conceffo il uederequelle comeperejperientiafi di-
moHra,che nell'ordine-di cauaUeria la douehmag
gwrefipericolo,maggiore èl’bonore,&uollra mer
cedefempre prende Ù maggiore per itolo perette»
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TJ^XT.É IL HUyCO. • i4f
re il maggiore bonore,uolendo imitare gli antiqui
gleriofi Ciutallieri. La fama de quali giamai non pn
tra perire,accioche iuertuofi atti uoSlriin fama gl»
riofa degna <f immortai memoria rijj>lendano,& ha
uendo driqu fio piena notitia quel Reuercndo & uir
tuofo Signore,tigrati Maefiro dtRpdUefJ'endouimol
to cbbligato,ebeper lagranuertù uoSlra & bontà
nel tèmpo della fuagran necesfitàcon tutta la Reli¬
gione fua lofqccorresihmi mandarne come Capita
nodi duemila biomini fra da piedi,&dacaùall*.
con questi Cauallim delfuo ordine,& io loro uo
giriamo ilare ad obedientia della Signoria uoflra di
quanto et commandayete, & Tirante ringratiò il
granMaeflro,&loro del nobilaiuto che gli condu -
ceano,& diffelo con molta fatica ette nonpotea par
lare pelgran dolore che hauea al capo, i medici uem
nero,&tolfero capri de montoni,& in buon urino ben
bollire gli fecero,con Sloppa gli ne poneuano fo-
pra il capo,& la mattina figliente fì/entì molto be
ne-Lafciorono Interra molto he prouifta della gete.
iella città meiefma,pero che la Signoria deTtirchi
gli era molto crudele e'dura,etje netornoronoolca
fo,etper alcuni dì tutta lagentedel campo riposò.
CHE GIFT^SE GR^A'KI SOCCORRO jtt
campo de Turchi et quel chéfuccefie. Cap.LF.
Q Fondo fu il quintodecimo giorni della
Luna uennero gli Turchi cofi come gl '-
fautori b.autuano detto ,&.orriuoro-
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m fino al capo del ponte,l'un campo era dama par
te del fiume >& l'altro dall’altra,&ilponte erarot
to nel mejgo,& primieramente Henne ilfquadrone
delgranTurce,dtlepul era Capitano il figÙuolo»pdr
che egli anebora non era guarito della ferita del ca
po,poi ueme il He d’Afia con lafua battaglia, ap-
freflo Menata la battaglia del I{e d’Africa,dipoi me
mina quella del He di Cappadocia,dietro allaquale
nenia la battaglia del Hp d'Armenia, dipoi menata
il He d'Egitto con la fua gran battaglia, il qual era
ualentiifmo Caualliere,& di grande animo,grmol
to deliro nell arme» & fratutti i Mori non gli eia
CaualUere tanto fingulare,& che piu cefefaptffe nel
la guerra di lui, apprejfo mutuano molte altre bat¬
taglie di molti altri gran Signori. Inaiato loro» era
il figliuolo del Duca di Calabria il Duca de Melfi il
Conte de Montinoil Conte de Cafertajl Conte Va
lentinotil Conte di Burgieggajl Conte di Alacri, il
Conte de Fondiil Conte di Aquino,il Conte di Mu
ro,& molti altri Conti,et Baroni che fiancano pre¬
fiofioldo dalgraTurco,et dal Soldanotet ciafcun gior
Ho glidauano me^go ducato per lancia, età quelli
da piedi meggo fiorino,poi che tutti furono arma¬
ti contorno che haueuano ducento fcjfanta batta¬
glie. Quandofurono attendatifeciono porre le barn
parde in ordine . Il dìfeguentetirorono tanto forte',
et tantofbefifa, che Tirante fu sformato à mutare il
campo alto in una montagna molto prefio al fiume»
nella qual erano molte fonti di fina acqua, & gru»
pr*-
TU^iTiTS IL BliAJfCO. 249
prateria, alla cui voltai rimici tir auano le bombar
de infieme aggiunte, & per il fil chiaro , chefacejje
ottenebravano la terrebbe pajfimanofeicento barn
bardefragrande & picciole che conducano, fe ben
ne haueuanoperfo molte nel campo quando furono
rinti.Fedendo quelli di Tirante tanta geme Batta¬
no tuttifmarriti del gran numero di gente da caval¬
lo,& da piedi, molligli ne erano che cento leghe tu
gì de lì Boti ejjir uorrebbono, altri glie rierano che
faceanogran sformo,penfando come baueuano tanto
buon Capitano, & che molto gii donava : però chei
danari che da parte dell'imperatore gli diede Dio*
febo degli prigioner’hdiedeadue Conti che gli ri~
par tiferò fra la gente, & egli non ne uolfe nulla,&
quando gliel ricevano rifondeva, Ibonore fta mio*
<*r l'utile fta ri uri altri, quado il Soldano ridde che
vmpoteua poffare il fiume per dare la battaglia a
ChriBiani con gran prefte^afece acconciare ilpon
te. Quando Tirante ridde che'lponte fi accodava»
andò con quattro a una lega lungi de lì donerà uno
gran ponte tutto di pietra tagliata, & a ciafcuna
parte del ditto ponte nel capo era un colle,& Jopra
quello da ciafcun capo era un picchi cafiello, & qui
do il Soldano hebbe acquiftato tutta quella terra ut
ne aquelponte ,&giamaiil Caualliere Signore di
quelle due Caft ella per molti doni che gli promettef
fe, non uolfe ejfer dtjconofcente ne ingrato a Dio, ne
alfuo Signore naturale,eh’era llmperator,amtj da
quelle caBclla delpontefacea molta guerra alle rii -
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ttlST. DEL CAVALLlUl^
le & città di Turchi , che per fi haueuano , & peri
dinecefiità il Soldato fu sformato * far rifare quel
ponte di legno,perche lafungentepaffar poteffe,per
dare compimento allo acquilo deli Imperio. Quoti
do Tirante fu al caflello parlò col CaualUere che ha
ma nome Maluicino, et hauea un figliuolo molto di
fpotto et ualentc, il padre tenta l’un camello,et il fi
gliuolo tene a l’dtro,et hauea ciafcheduno trenta qa
udii, et nellaguerra s'er ano fatti molto ricchi. Il
figliuolo prefe grande et intrinftcaamicitia con Ti¬
rante che molto poco fi partiua da lui , et quello ha
ueua nome Hippolito, et il padre,et ilfigliuolopre¬
garono molto Tirante (però che fapeuano che era
tanto ualcntisfìmo Càualliere, et molto uirtuofo nel
le arme,) che gli piaceffe dargli l’honort di caualle-
ria,& Tirante ilfece di molto buona uolontà. Ti-
rante hebbe legname che fece tagliare iti un bofco di
molti dberii piufecchi che trouare puotero,& pre
fero la mifura della largherà del fiume , & tolfero
traui,&gli aggiunfero infieme l’un con l’altro chia
nati con graffe chiatti,&gli feciono tanto lunghi che
baflauano in pigliare la mifura della larghezza che
haueuano prefa del fiume,&quellipofero nelfiume
di fiotto dd ponte di pietra, O" di trauo in trauo
chiavarono buonipe^gi di legno grosfi,&fopragli
pexji di legno chiauorono tavole in maniera che
dal’un capo fino all’dtro era coperto de tauole, co
me è un ponte, & tutto impegolato con molta pe¬
gola , quando fu finito pofero um cathena a cUJat-
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TUiAVTE IL BljtlfCO ajt>
no capo,& era legato al ponte dipietray& lo coprì
tono di rami uerdi facendogli apparecchiare tutte
le cofè che gli erano neceffarie, quando i Turchi heb
bero finito di rifareilpontey cominciarono a poffare
le genti da piedi a poco a poco con tutte le bombar
de cariche per dubbio de CbriHianiy che Jeuetùf-
Jeropoteffero difendere il ponte y & le genti dapie-
di de Turchi che erano paffute . Tiratiteuidde pof¬
fare Ingente de Turchiy & quelli del fuo campo fta
unno moltofmarrhi , ma con lagran gagliardezza
dìanimo ch'egligli daua erano alcuni molto conf¬
lati. Fecefonare le trombette che ognuno montaf¬
fé a cauatlo, & mutò ilfuo campo preffo al ponte di
pietra, quando i Turchi uiddero leuare il campo di
Tirante fi penfòrono che per paura fuggiffem &
con maggiore animo loro paffauano . Quando il
Soldano, & il gran Turco furono paffati con tut¬
to il loro efferato con le battaglie molto ben or¬
dinate Cuna dietro all’ altra, feciono lauta di Chrir
fìiafùy qudndo Tirante gli uidde pafiòil ponte di
pietray& attedofii lì al capo delponte. I Moriuedt
doch’erapaffato dall’altra parte tornorno correndo
al ponte di legno y & quando furono pafìatiyfecion la
via lor all’incontro del fiume per trouarlo & dargli
battagliala Tirante quando fe gli uedeua apprèffo
leuauailcampOy& ternana dall altra parte,& que
fio durò tre giorni. I Turchi tennero configlio di
quello thè era da far e, & le uoci uennero per ordì* l
ne al He dell’Egitto ) ilquak con animo gagliar¬
di %
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msT. viL cjtruiLiE^ I
iodahuonCauallier vedendo molte differentiechc I
tra loro erano, fece principio atafparlare.Tei che I
quelli che intendono il aero giudicio dette noftredif
ferentie dr alterationi,h nafcoBo , potrete vedere
che alla fine di uno incenuemtnte che noi dite,ne e-
Jcono principili di molti altri,& quelle fa mamfeflo
HparlarnoBrepernonfapere il meflier della guer¬
ra, & per dechiaraàone di queflo è bifogno ridur¬
re il preferite fatto,chela finedidue cofefeguirene
pojja, efperimentate fé quello ui reujcirdper me^
«odi buona cognitione, & queflo per paura di non
Bare Juergognati,& a qucBa fine pervenire potre¬
te fe noi Infoiatele colpeuoftre per pervenire a Uber
tà,& honore,&ui porrò nelcamim di quel che do
uomo fare.fe adunque con tanta poca vergogna vo¬
leteferrare i camini di liberta, &■ della Jperata vit— *
tonache Jono aperti per qvelli che gli. fanne conofce }
reio non mi contento i'honore,che con pericolo non
fi guadagni,& per queBo ricetto datemi cento mi I
la huomini, & io andarò da una parte del fiume,& :
voi altri reBarete all' altraparte,& nel tempo che
io gli combatter buoi altri alpiupreBo che potrete -
mi darete foccorfo,& per queBaformapotrcmoba
vere la vittoria che defideriamo,fe ben delle cofefu
ture brimeffa alla fortuna . E fendo noi certi Sba¬
ttere molto piu gente di loro, poco dee effere temuta %
la battaglià,ma la buona deliaeration di queBo fat¬
to fia netta mano di àafcum,& quello meritarà lato
de. Tvttigtt Capitani & gran Signori laudarono
T lHytìlTE IL ligneo. »5t
la buona delibtration del %e d’Egitto, gr il Saldar
no rifondendo diffe,tutte le cofe del mondoJenopiu
in oppemone che in fatto, & il de fiderio mio non
mi confente che io fia con uoi conforme, nel tifar di¬
ne delle uoHre parole disbonefie in dire,che con ceti
tomUahuminigliuoletecombatterfendoloromol
to meno:& però dal mio gagliardo animo finge una
feran^a di gloriofa uittorìa della battaglia, pren¬
dete la meta della gente nofira,& io prenderò l’al¬
tra, & a quello che la forte toccar a che primiera¬
mente dia la battaglia durando quella fe taltrapar
ie uorrà fare bontà non temendo i pericoli futuri
^occorrendone,potremo hauere uera,gloria, & ho*
nore,& feciono fine al parlamento, li Eegiprefero
l'una parte con grande animo,& il Saldano tolfe
Valtra,conlametàdelle genti , tir pafiòil ponte.
Quando Tirante uidde quefio, et che in melalo
battemmo, et che l'un'effèr cito era al dirimpetto del
l'altro,etil fiume in mc‘zgpdiJfe,quefto è quello che
io tanto de/iderauo.Leuò il campo ch'era dalla par¬
te delti F{egi, et fece portare tutte le tende, carriag
gitft tutti Uragani nelle caiìella,et Tirante deten
neiagente fua, tanto comepotè, acciò che uenijjè
la notte, et anzi che’lfole hauejfe paffuto le colonne
d’Hcrcole pafiòilponteuerfoquella parte dottefo-
leua ilare prima , etfeceafcendere tutta la gente
da piedi in uno mente forte che era al dritto del ca
po del ponte, quando tutta la gente dapieiifu Jce-
JàjfcccaJcenddre tutto le/quadre della gente d’or
li 3
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HI-fì*. DEL €Arj.LL111Ì
me una dietro l’altra . llSoldano cbèeradaquel~
ia parteper dare nelle falde del monte la battagli*
ridde che quafi tutta la gente fe ne era ajcefa Jaluo
che quattro[quadre ..Corfe uerfo quella parte ér
ferì in loro, & fuggire gli fece fino allajommità.del
monte,& uccifero (ejfanta CkrifUanì t & Tirarne fi
ritirò fèmpre combattendo , & era già la notte o-
fcura. 1 Turchi difcefero a pie del monte pacan¬
do che l giorno feguentegliprenderiano tutti fen%a
fare alcuna difefa t & cattiui nella loro ferragli ma
dariàno,mail Soldano però non conferiti chetut-
ta lagentefcendefie da cauallo per dubbioche gli
Chrìttiani non gli affaltaffero > come haueuanofat¬
to l’altra uolta . Quando Tir ante fu afce/ò al mon¬
te tutti gli Cauallieri & gran Signori col maggio¬
re difeonforto del mondo ritrouò , parte andana di
qua, parte dila, piangendo & gemendo conmol¬
to trillo, & addolorato diportamento, dicendo ci^
bora gli conuenia ejjere prefi & cattiui in poterà
de infedeli, quando Tirante gli ridde flore coft,
tutti gli congregò,& diffe loro lejeguenti parole. 0
Cauallieri u’trtuoft come non hauete memoria della
grande offe]a che fate primieramente a Dio , & poi
all’ordine di Caualleria che fe fattiferrinenohaure
Jli manco animo > &uei che douerettifare armo a
gli altri non hauete vergogna di lamentarvi . Voi
mottratedi rermntìare all’ordine di Caualleria &
di ejfer vinti fen%a fare refittentia alcuna, la uo-
ttra natura mi pare ejfere unita cdk habito dipi®-
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Tl^^TE IL *ìjtì{C°' *5*
to, & di foco animo , & faria minor male per uoi
altri che off creali di volontà la uita perl’honore »
thè fare tal cofe con tanto gran difordine , con tan¬
ta confufione > & uergogna come fate. Oh qua***
to battete nane leprefontioui de lle leggi Imperiali t
che quello che ha ardire de mirare la faccia de gli
ramici è fofflcitnte a uincere quelli>piamente ui uà
gito dire cìr pregare fe /imiti preghiere pomo batte
re luogo in uoi altri, che ui uogliate sformare di
ben fare, & con l'aiuto del noflro Signore Dio, &■
della fua Jaeratisfima madre fanta Maria, fra tre ■
bore Signori degli nemici uoftri io ui farò,& le lati:
dì) & la gloria della battaglia in uoi altri augumen-
faranno.
CHE IL DVCU DI MjtCEDO'IflU
mandò un meffo all'Imperatore dicendogli come
i Chrifliani erano flati uinti,& il gran duolo che
intuttala corte fi fece. Cap. LV1.
Q Vafi tutt i reflorno confittati delle parole del
Capitano, fe nò il Duca di Macedonia,ilqual
tman^che'l Capitano lafciaffe di combattere man
dò un fuofeudiero be informato dìquelc’hauea à dir
all'Imp. et quid'egli arrivò prejfo alla città diSan
tOìlafciòilcauallo moflrandò ch’era fuggito dell'af
fedio,etueniacÒtuttigl’occhi lagrimofi,et il popolo
eh’in tal dijpofitióiluidde uenir tutto lo/eguhquado '
eglifu nel paiamo trouò molta gente) & dtfle oue b
HI ST. DEL CAVALI TE *
qui iifgratiato che fi fa dire Imperatore i afcefo
«Ito nella gran loia, & con gran preBeiga andò -,
tono a dire allo Imperatore come era ttenuto Al¬
bino feudiero del Duca di Macedonia , il quale
con gran lamenti ueniua , & lo Imperatore ufcì
con gran fretta della fua camera douc era la Im¬
peratrice, &fua figliuola. Quando Albino uidde
l’imperatore fin terra cedere fìlafeiò, tracciando fi*
& cauandofi i capelli del capo, fi batteua gli occhi
fjr la faccia,& cefi fece il fuogran dolor e.Ter cer¬
to difie lo Imperatore quello feudiero dee portare
molto mala nuoua fecondo che i fognali il mamfefia
no. Io ti prego amico che non mi facci pht Bare in
feqe, dimmi che male è queBo . il feudiero leuò le
mani uerfo il cielo,& diJJe.La uertu porta con Je do
lore delle cofi malfatte ,poi ci dijpone al ben fare t
che ciafcheduno ì caufa de Jitoi malìje con buona et
fcreta deltberatione non fa quello che’l dee,& è te¬
nuto di fare, & non fi dee dolere dei mali cbeglife
gmno, che uoibauete voluto priuare dell’honore il
uojìro Capitano &uaffallo,& darlo agliBranieri
huomini di mala famafin cofa alcuna non conofcm-
ti, che di vile condurne portano foderata la fopra-
uefla. Oh Imperatore poi chejtoi flejjo haucte fat¬
to il male,ragione b,che ne portiate la pena, &fa-
pete quel che farà, che in luogo diejfequie diranno
per uoìil Salmodi malaiittione,però che bautte
perfo mi Beffo,& tutti gli uoBruche bautte uoluto
levare la fuccefiione dello imperid a qui fanttfò
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v
nn^TlTE IL SlU'H.CO:
4 g*r llluflre Signor Duca di Macedonia ,perdarlai
untale huomo foraSìiero,cheft ttefio,contutti quel
li del campo haperfo,& è fuggito, che non fapemo
alone ft Aitai merito ha laperfònadel quondam Im
peratorSPer certo meglio ui/ara in quello poco tene
poche la clementia de Iddio uilafàa tutto che anda
fìi in parte eftranea facendopenitenti» &piangen
do deglipeccati uoSlri,cbc difpre'zjare firajua,per
i ttoHri demeriti.Tanta è la mortalitàde li Chrifiia
ni, che non mi bafta Jenno ne fapere per poterlo rea
taretche i Mori gli hanno aflediati in un pìcciol mon
te dotte non hanno>ne pane,ne nino, ne acqua,peri
cauallii&gia à quefla bora debbono cfjer morti,&
io mi partì con molto dolore,& uoi quondam 1 mpe
rotorereftateui col uoflro, Ofuenturato me,dif[e f-
lmperatore,comemifallecitala miferabil fortuna
ohe dietro à una allegrezza » uien previamente una
gran tristezza,& dietro à un male molti ne fèguo-
no-HorahoperJa tuttala mìajj/eranza,piu nonmi
retta fe non ch’io uada priuo d’ogni bene per il mon
do mendicando,& con quelle ftmili lamentationifi
n’entrò nella camera,&gittosftlopra il letto factfio
grade,& addolorato pianto,& dicendo,chemi ua~
le effer Signor,òfignoreggiar il Greco imperio ha -
itendolo a perderebbe mi uagliono tanti beni difor
furia come ioho douendo efier depoflo daquellihhe
minale battere figliuola boneHa,&- buona, che nei t
beni miei nonpojjaJuccedere?&per i mieigrapec ■-
tati & colpa uedèrla cattiuainpotere £infedeli che
HISY.DEL CjtVUlLlÉJ^
mi vale hàufte mogliera,dorme, & donzelle, che
miferuano,& ttedermiferuo de Morii & le dome »
CJr le donatile per loro ejjerfuergognate; quantofi
ramo addoloratigli occhi miei che tal coja uedert
potranno? Io credo che per gran dolore il cuor mia
fiJpe^erà.La Treiictpefia fi accollò al padre per
confi)lai-lo,che non era alcuno che lopotefie confila
're.La fama della mala mouaper tutta la città fio
fi>arfa,& tutta la gente ficea gran lamenti per già
amici & parenti » chepenfauano ehefuffèro morti.
Le querele delle madri erano manifettate per gli
battimenti,&pianti, alienano gli occhiai cielo,&
piangeuano la publica fortuna,cofi corneggia la cà
tàfufieprefiper gli nemici.
COME TII{^ÌÌ{TE M BBB.FCC I O
il ponte,et dette un jcaccomattó alliTurchi,et co
me Tir amoportola motta alllmp. di che ri beh
begraie allegrezza. Cap. LFII.
M M Tirante hautdo fatto animo àgli carni
litri co lafua eshortatione rimafero ingra
Jpcranga,confidandofi della gran prouidenga del
Capitano. Lafciò buona guardia alto nel campo mol
tobtìiwfitatoper lui & ben confortata la gente ,
eSr per le ffaite del monte che da alcun non fu
« dijccfe. quandofu abboffo fitto uri arbore lafciò l’or
me et concorrenti pasfi andòpreffo al camello del
Signore di Maluicm » et cofi come del fegnal
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TI^T^TE IL SI^ 7 {C 0 . 154
refiati erano d’accordo, tol/è due pietre,una in eia-
feummano & battendo l'una con l'altra [enti il Si
gnore di Maluacino ilfegnale,& conobbe quello ef~
fer Tirante,& aperte le porte del ponte egli entrò,
& trouò tutte le cofe necejfarie in ordine per quello
ch’era il bifogno. "Primieramente fece prender mol
to olio, &pece liquida in conche di legno, & pece
greca,rafa di pino, & golfo uiuo, & altre cofe che
hanno difpofitione d'ardere,et faregra fuoco, et tol
je molta legna fecca, &/òpra a quello edificio chaue '
mfatto fare fi fece porre tir legare due corde lun¬
ghe unaaciafcuna catena ch’era al capo dell’edifi¬
cio, & duo huominientrarono in una picciola barca
cheteneamlìperpefcare nel fiume, & ciafcunodi
quelli portami}'una di quelle còrde in mano,et lega¬
to l'edificio andoronogiu a baffo f il corfo delfiume:
et Tirante gli diffe che nongli poneffero fuoco fin che
freffo al potè nonfuffèro, et andadogii^per il fiume,
quado eran in luogo doue il fiume daua alcuna uolta
che l’edificio no potea paffar p il trauerjò tirano, tun
de capi,& lafciauan l’altro, e l’edificio andana di pu
ta,et quado uoleuano eh’andaffe a trauerfo tenean le
corde eguali,et allhoraportauan tutt'il fiume di lar
ghegga.Quaioi Turchiuiderolefiamedifuocoan
dar giu f il fiume per fi fi tenero, il Soldanjgòbrò il
capo,et tuttigtaltri, et tato correndo quoto poterà
fecionlauia delponte dilegno.il Saldano perche ha #
ueua buono cauallo agggiunjcun poco prima che il
fuoco arriuaffe di ponte, & pafiò con molti altri
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Hirr.DXL cjr allieti
dietro a lui,&/egli buoniini hauefiero fatto il com
mandamento del Capitalo,che gli hauefiero pofto
i fuoco piu tardi alcuno nonfe ne andana » che tutti
fariano fiottò mortiòpvefi,& alpafiare che face¬
vano perii ponte molti Mori con gli caualli cafcor-
no nell’acqua per la gran fretta che haueuano di
pafiare dall'altra parte.il fuoco fu tato grande che
in poco Jpatio tutto ilponte fu abbruciato , &pbt
diuentidue mila perfine fra da piedi,& da canali*
re fiorone che’tponte poffare nonpoterò,& reflogli
il figliuolo del Duca di Calabriadi Duca £Undria
il Duca di Melfi,il Conte di Burgie^a,il Conte di
Mortorio,& molti altri Capitani che eranofmonta
ti da cauaBo,&per lagran furia del fuoco, & pel
‘ gran dubbie che haueuano de gli Chrifliani che non
uenifiero àferire fipradiloro, tuttifuggiua.no che
non s’afpettauam f uno Faltro.Quando Tirante mi
de andare ilfuoco per il fiume correndo afeefe doue
erano ifuoi,&congride allegrezza,&quafi tutti
i cauaUoper uolet guadagnare della robba de girne
miei gli trouòy& Tirantegiamai non uolfi conferai
re,dicendo loro y noi non guadagnarono bora honore
alcuno jna dimane haueremo l’honore et la robba ,
con tutto quefioil Capitano fece far e molto buona
guardia quella notte dicendo che non poteua effer
che tutta Ingente fuffepafiata,ma patria accadere
, che per difieratione uenifiero àferirefopra notai -
tri.Venuto il giorno chiaro,& il Solefiprailnòfiro
erigete il Capitano,fece,fonare la trombetta, & *
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TlHyt7{TE IL BIJIXCO. *jy
gnihuomo moto a cauallo,#fecionoueniregli ra~
gaxjftftgli carriaggi,# aito per il mote andò tot
ta la gente,# tornarono ad alloggiare A loro ejìerci
te nel luogo del monte ione già thaueuano tenuto,
# de lì uiddero Ingente ch'era reHata, # perche
f alcun cauatliere fu detto al Capitano che difcen-
deffealpiaHO&tchegti defila battaglia,rifrofeTira
te,poi che la defiderata fine ottenuta battiamo, #
battiamo buona ragione , # libertà di fare di loro
quel che uo lemo,facciamolo co direttone che piu
danno è a noi altri pdere un cauallier,che ceto à lo¬
ro. Onde io ui afferò che dimane in quefta bora patir
ma andare ,# ut aire per meg^o loro *c he per alcun
no ui farà fatto altro che honor.Diofebo che ttiddei
Turchi ch'erario in grande affanno pensò abbonare
e diletta di Tirante, toffegli di mano l’anello,et egli
gli addimadò quello che ne uolea fare,diffeE)iofebo »
uoglio mandare ‘PiramoalTlmperatorepefferpaf¬
futi tati giorni che di noi altri no bafaputa cafa alca
na,l‘ Imperatar fi cofolara un pòco di quefta nuoua,
et la Trecipeffa co le altre dame figloriarà della far
ma carne è fiata fatto quefta cojajoui prega diffeTi
rante,chegli madiate à dir che uenghtnole nani,et
le galere con farina # uettouaglie,anche hahbia
mo dibijogno.Tiramoptefe licetia#partisfi,et qua
do fu giunto nella città di CoHantinopoli uidde tut - ■
te le geli cheflauono molto triHe,# addolorate,# .
le dotte tutte lagrimofe,# entrò nel pala%go,et tro
uà peggio,f che haueuano le facete tuttepÌHe,et ma
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VIST. DEL CAV ALLIE\
cerate,e i ueflimcntiJbocciati. Tutti che le uedeua
no nulla gli diceuano, e s egli cominciaua a parlare
alcuno non gli riffondta. Onde pensò che la MaeBà
dell'lmp.fuffie morto,# la Imperatrice,# la figlio
la, pafiòpiu inangi nella granfiala,douc trouò alca
ni huomìm che lo conoficeuano, e uiddegli Bar molto
addolorati, & altri che erano inginocchiati facendo
oratione,altri chepiangeuanomaladicendotuttala
natura Francefie,accoBosfi a un di quelli che fi lami
tauano,e con baffo noce gli addimandò le laMaefii
deU'lmp.era morto ^& quale era la caufia di tato do
lore che lermoflrauano,et quello ramaricatamente
rifondendo difie.I traditori feguendo ilftil di canal
feria,da Giuiermqua non fu fatto un tanto tradimf
to,come i tuoi hanno fatto ,&fie non fiufie che pietà
meluieta,io farei di te, & altro tale come tu,nonfit
ammetterla parole alcune, accioche adogrtbuomo
fuffemanifeflo lagran malignità else i tutù hanno
fatto,leuamiti dinanzi fie non che io ti prometto per
jfanti delparadifotche io ti farò faitar fuori per la fi
neftra a baffo,et egli abbafiò il capo,epaflò mun al
tra fiala,# conobbe il cameriere dell'imperatore,e
ridendo andò uerjo lui,diffegli il cameriere, per l'e-
Brema,e fuor di tempo letitia che tnoftri hauere,co
me hai ardir di accoBartialla camera dell'Impera
torci amico di fie Tir amo, non ti porre difconforto
t alcuno, che io nonfio co fa alcuna di quello dolore,il-
quale uoi tutti mofirate hauere, ma pregoti chi
facci cheparlarpoffia col Sercnisfimo Imperatore,
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Tl^AT^TE IL aj 6
€Ìjc fé egli ba dolor alcuno,iogliel conuertirò infitto
ma aUegrczzat&quello fernet piu dire cofa alcuna
fe ne entrò nella camera della Imperatrice,doue era
Vlmp.con la Trencipeffa,et tutte te donzelle con le
finehreferrate facendo ciafcuna unlagrimofi pian
to,diJfe il cameriero. Signore alla porta è uernto un
di quelli gran traditori, che con quello reprouato ca
uallter Tir ante il Bianco flauaàlquale ba nome Ti-
ramo,& certamente dee effere fuggito della batta¬
glia colfio Signore,& dice cheuorria parlare alla
Maeftà uoslra,difie lImp.dilli che'lfi ne uada con
la mala uentura,& efca della terra mia,che fi io il
trouo>& lui,&alcuni di quelli dijuopadronelifarò
gittar già della piu alta torre che nel palazzo Jìa,e
quando l'imp. dkeua queHeparole,pelòte come fi
raddoppiauano i dolori nel cuore della Trencipeffa,
che per molto male e danno che Tirante haueffefat
to,non lo poteua del tutto {ménticare.Quando il ca
merlerò bebbe tornata la rifpofla alfcudiero, Tira-
mogli difle,per miafb io non me riandrò, cbe'l mio
fignor Tirante,ne alcuno de fioi non fecero giamo!
tradimento,ne faremo noi altri principiatori di fimi
le malignita,&fe l Imp.'nonmol ch'io parli co l’al
tc?gafia,dite aUa Signora Trecipefia,che efebi qui
alla porta della camera,& togli dirò tal parole che
ella nereftarà molto contenta.il cameriero fi sfor -
%ò di tornarlo a dire allo Imperatore,&diffigli tut
to quello che Tiramoglihaueua detto.^illhora ITI •
lttjtrisfimo Imperatore divedila fignora Carmefina
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BIST. BEL CAV ALLIETA
fua figliuola che ujcijfe a parlar con lui, ma che non
10 facefie entrar nella camera., quando la Trencipef
fa fu ufi.ita fuori nella /ala con la facciamolto trifta,
Tirante fi inginocchiò a fuoi piedii & bachili la ma
no, & poi gli dijfe signora, l'anima mia è molto al
ter aia della mutationgrande che io ueggo neUaMae
Uà uoftra,& di tutti quelli del palazzo,&di tutta
11 popolo della città, che non ne Rapendo io la confa,
fià molto ammirato,& non ne bo trouato alcune di
quanti io ne bo interrogato, che me l’babbiauoluto
dir e,per che io mi reputavo afingular gratta, che uo
Uro altezza me neuoglia dar piena notitia, & mo*
obera re fio ammirato delle parole che per parte del
lilluttrisfimo Signor Imperatore uofiropadre,il ca
merierom ha detto,&feaUamaeSìà{ita non piace
che quelfamofo cauallier Tirante Ubiamo tenghi il
Capitaneato,# faccia fatti degiù di gloriola memo
ria,dicamelo,che prettamente faremo filari di tutto
f Imperio,& non patiremo tanti traudii, & perù,
coli,ne bifognarà tanto affaticare le perfine nottre,
perche Eccellenti!fimo Signora,udendo ribotta del
lauottra Celfuudine, quella io riportare a quello
per cui fon mandato.Vditeper la addolorata Tre%
cipefia le parole di Tir amo, gli recitò tutto quello,
che il/cudiero del Duca diMacedoniabauea detto.
Quando Tir amo udì malitiatantogrande , fi diede
delle mani al capo,# rifondendo diJfe.Eccellentif-
* fima Signor afta prefo quello che tal nuoua ha por¬
tato,# tanto dolore hapofio neUuore della Mae*'
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TIUsAT^TE il Bianco. 2J7
fta del Signore Imperatore,® uoflra»® di tutta la
città,® prendano me,& fi Tirante non è Siato um
citore,® non ba fatto fuggire il Soldano, ® non ha
abbracciato il ponte, ® non tiene affidiato preffò al
fiume piu di muti mila huomini > uoglio che fia fat¬
to quarti della mìa perfino,® per meglior certe z**
X? uedete qui il figlilo del capitaneate» ilquale m 9 ha
dato Tirante. Orandola Trencipejfa udì tantaglo
riofa nuoua con correntipafiì ® uolontà eftrema,en
tro nella camera doue era Vi mperatore Juo padre »
® nàtogli tutto quello che Tiramo glihauea det¬
tarlo afflitto Imperatore per [opra abondante alle -
grerga cafio della cathedra {tramortito* fe dono uè
nife gli medici che 9 lfeciono ritornare infua memo
ria, ® fece entrare Tiramo,acciochegli faccffe rela
tione della buona nuoua,® incontinente che 9 lfippe
fece fonare tutte le campane della città*® andoro-
no tutti alla chiefa maggiore doue re ferir ano laude »
® gloria al noflro Signore onnipotente ® mifiri-
cordiofo Iddio» ® dllafuafacratisfima madre uergi
ne Maria della gran uitt orla che haueuàno ottenu¬
to Quando furono tornati al palalo la Maeflà
dell Imperatore fece porre in una forte pregione il
fcudierochel Duca di Macedonia hauea mandatoci
Tbramoglifupplicò che congran prefle^a facejfe
partire le naui con uettouaglieper fornire il capo •
Ilgiornofiguente Tiramo fi partì con molte racco- #
mandationi che fi ne portò al Capitano Tirante, ®
smotti altri}® tornata la riJfoflatTirate reftò mol
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VIST. DEL CJVJ.LL 1EK
to admirato delle opere del Duca di Macedoni:,mM
piu non curò,poi che la uerità era faputa. il giorno
che Viramo fi partì per andare a Costantinopolii
Turchi con ogmjperan^a perfa conobbero che dar
la battaglia non era cofa fattibile per loro , cr che
del male fi doueua eleggere il meno > & che ualeuM
meglio che fi rendeffero per prigioni, & fu la forte
che con loro rima/è quelfimo Moro Adduglia Sa¬
lomone che altre uolte era Bufo mandato dal Solda
no per Imbafciatore a Tirante, Cr deliberarono di
mandargli quello, ilqualepofio unatouagliaauna
lancia, &gia era l'hora bajfa, & in fiato il giorno»
paffuto, & in quel proprio giorno non haueano ma»
giatofe non molto poco. Tirante che uidde ilfignale
prettamente gli fece rifondere, addoglia Salomo¬
ne feapprosfimò al campo di Tirante & prefen-
toifì dinanzi a lui,& congran riuerentia,& bumi-
lità fece principio a fimil parole*
CHE I TVl^CHl M^t7{D0K'K0 1M •
bafciadore a Tirante, & fi diedero tutti prigm
«. Cap. LYlll.
I O ho grande admirationc magnammo Capitano
per efjèr tu maeftro di tal meBieri come non hai
prefo il Saldano, & tutti quelli che co lui erano,che
t fe tu hauefìi ufato quello che la tua molta fauiegga
ha per coftume di far e,errar e non poteui, & per e-
fperientiafi dimefìra che tutte le oofe che hai minto
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Jo «U effetto di quello ch'io uoglio dir«ueUMra
b J l &'j#f»f™cconk^
damo fintefimefi alla tua eccelfa Signoria magna
«imo-C apitati® farà in piacere fini
venire in alcuna concordia , cioè che la tua clemen -
km\edit g u*°* lla - d ° nare U uita ^ na dentro al
Jlrrt - r T tthptr S lori °fi retatofirl
et piacciati ufar la vertuofamente,fecondo che tu lei
tra%? Ua £V a l UeliOChe ^
VrJ!f^r aU ^ anOafareJec0ndo che loro fono
ilCapitanofice entrare il Moro imbafciatoreZt
ÌTJ AC T mÌ * Uellich ' »™uTcon U«
faghgrattofamente dare da mangiare , che terà
nehaueuano gran bifogno. Dapoi il Capitano fc-
SSSS‘£^
M rifalla in quella firma . Cidi Jt/Jl
f M »W altri non habbiamo mai hauuto effercL
Afe*
confidenti# è polla nel fio gran valore,pn
EX a
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I
WIS'T. DEL CjtVjtLLTZH,
thè babbìamo caujadi efperimentare atti piu uertuo
fi di Cauallieri, non dimenticando la offefa che h<tn
nofatto al noHro lliuHrufiimo Imperatore > &per
queHo con ucrità,aduocato della mia parte mi confi
do nel diuino aiuto, an%i che pasfi molto, io darò al
Soldato & agli altri con le mie mani condegna pe-
na,&pumtione,baucnd o titolo digiuftitia,& acciò
che conojcarioyche io non uoglio fare tutto quel ma¬
leyche iopotrei fon contento che portino tutte le ar¬
mi ojfcnfiuc & defenfiue in meigo di quellaprate
rìay&loro mede fimi non tutti raccolti infieme,ma
di cento in cento glie le portino, & i caualli ueniran
no dapoi, & co fi Miglio che fifaccia . L’imbafiia-
tare tolje licentia dal Capitano ,&fe ne ritornò,&
fece compire tutto quello che il Signor Tirarne gli
baueuagofymandato. quando tutte le armi furono
pofie in mexgo della prateria fecondo il loro accor
do, il Capitanofece uenire ciafcuno de pregioneri
al campo, & dapoi tutti gli caualli, & gli Turchi
fi riputorono Jómmagratiacbe non gli/accano mo
rire, che anchera fi penfauano che ejfendo cattiui fi
potriano rifcuotere & uenire in libertà . quando
non hebbero ami, il Capitano gli fece uenire al pie
del monte & gli fece dare da mangiare in grande
abondantia , & le fuegenti da picdigliguardaua-
no,& Tirante difeefe del monte & andò doue loro
i erano,& tolfe tuttigli Duchi, Conti, & Cauallieri
che erano CbriHiani, & fecegli afeeniere con lui al
tonel campo, & fecegli porre . dentro inunagran
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TIHjCHTE IL BIMT^CO. ij?
tenda, et qmuifurono molto benfernitidi tutto quel
lo che per l'humanamta battemmo bifoguo ,fe bene
m molti non piaceua che il Capitano gli faceffe tan¬
to honore, perche non meritauano bene ne honoreal
cuno, per ejfere uenutì in aiuto de gli Mori contro
ChriHiani, & la gente di Tirante in facciaglielo
diceva, & loroconojcendo il grande mancamento
chefattohaueuano,ceJfauano di mangiar e, & in
quella forma tenne Tirante gli prcgioni fino che le
nani che portauovo le vettovagliefurono uenute. il
Capitano non fi lafciaua partire daprejjo il Moro
*Addoglia Salamoneper le buone, & uiue ragioni
che egligli diceua,onde che tutti gli Duchi, & gran
Signor i)fi leuorono da difinare, & pregorono il Ca¬
potano, che uolejfefar venire lì il gran Filojofo Md-
daglia Salomone,&fecelo venire, quando fu ue -
fiuto il Capitano Tirante lo pregò,cbtl dicejjè alcu¬
na cofa che per tutti fujfe utile. Come potrò io di¬
re nulla Signor Capitano fendo tribolato, difjeil
granFilofofo Mddaglia, fen^apimo hauerglipen-
fato ? Fatemi grafia di dami jfratio fino a dimane,
ioglipenfarò quella notte, accioche io poffa con¬
tentar meglio le Signorie uofire. DiffeilDuca di
TeraCidi egli non fi può fiere quello che tu di, bora
che habbiamo de fatato habbiamo bijogno di un po¬
co di collatione . Tirante fece portare un drappo
di ravgp in meogo di una prateria, et un banco im
cui ilgran Filojofo Moro ftejfe in piedi. quando jld
duglia Sciamone uidde che j non fi poteua efeufarc
ì
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<• HLST. DEt CJ.V Aititi^
. Voi che il Signore Capitano melcommunia*
io gli darò configlio che ciafcmo di uoi altri il potrà
figliare perfe,& afcefo che fu Jopra il banco fece
principio a tal parlare.
IE G HytTi COSE CHE DISSE LO
■ imbafciator moro a Tirante# a tutti ifuou
Cap. L1X.
D lo i grande,Dio i grande,Dio è fopra tutte
le cofe & quellofenga errore o fìttionealcu
na debbe ejjèr amato,& temuto.Egregio Capitano,
& Cauallierè inuincibìle,non ti admirare di me,pe
tò che io ho fegnal di ChriHiano in buona parte di
uoi altriyche mio padre fu Moro, & miamadre del
la generatone uoiìra, & da quella parte procede
che ta uiamo : magnanimo Capitano,già uedo alla
fine che la fede > uince la infUclità, la libertà, l'~
auaritia,& la humilità lajuperbia, l'odio da luogo
alla carità,& la dilpcratione allaJpcranga, &fot«
to il male che ha fimiUtudine di uertìt tagliata i la
perfeuerantia della falfità, & duraoftinationede
contralianti alla intetione tua in mortai battaglia,
& fra inuidia è gloria,& fra malignità buirtà,&
perògratie fiano refe in quello a quello che è Si*
gnore di uirtù,& Re di gloria, che al prefente è uhi
Ca la parte d'ogni male, la parte totalmente buona
ha trionfato » ben che frejfo uediamo il contrario r
bornio uedo che lAltet^a della imperiale M*t*
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. flà diffufa tutta in uecchiezfga ha ricuperato l’ho*
mare, di cui era depofìa, &gli peccatori, & con-
traflatori uedendo fi doler anno, & con ira crudele
tnoftraranno l'intrinfeeo furore con fìringimento de
loro denti per magrezza di uif era corruttione, &
tu Capitano ualentisfimo & potente piu chiaro, &
rifflendente & ripojato,che nelpaficto tempo tutti
gli altri non fono flati,l'alto Imperatore nella Im¬
periai cathedra ritornare farai. Caccierai tutte le
mgole ditriflezz?>& di pioggie di lagrime, & tot
ta la Grecia ili ufircrai ,foggiogando con la tua gran
uirtù la parte no/ira della Morcfca lingua,onde me
rifarai di portare corona di He Ile,che parte farà re-
ftituita all I mperio la pace che gli era toita,& agli
popoli il defiato ripofo, per cui di te farà manifeìlo
al mondo il tuo notorio ingegno. Secondo quel che
hai fatto nel pafiàto,& tanto piu nel pn finte, però
che è maggior laude ingiuftamente, & temperata-
mete regger un regno,che fortumi ameteguadagna
re et ài quiftar quello. Certo bora è tempo che tu rac
cogli, et ripieghi infume tutte le uirtuofè forge del
tuo cuore,et che ti preparia grandi,& infiniti nego-
ctj fe in te i nulla di I\eal co fiume, che tutti gli tuoi
pajfjàti trauaglifon nulla,riffe tto àgli molticheti re
ftanoauenire . La tua gran gloria ricerca nell'effer
tuo che con rettitudine fta la tua mano,già babbuini
tufo quanto altamente, et gloriofamente hai com- •
battuto contro alla fortuna,anebora che fia tanta ri
terna piu piaciutile nell’ efferJuo> et piujoaue quafi
KK 4
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UIST.HZL CAVALLIE\
riveniente come elmo,o come coperta dorata, tu
hai bora vinto laduerfa fortuna, guardati dalla prò
ffera,cbe non ti uega afinrilimdine di guerra. Guer
ra in alcun tempo non procede <£amore, et l'odio rio
procede d’amore ne da cbarità. Amore procede da
la gloria del cu )re mondano, et non ti penfare che
benché habbia mutato arme ti fia piu benigno, e piu
figliuolo, anzi tifar a bifogno che ti metti a ordine
di murile arme, et non ti penfare battere manco af¬
fare,battendo lo inimico piu blando,et piufoaue,an -
fia certo che la guerra è piu fallace, et d'inganm
piena > quando la grandezza è dalla adulatione > et
dalla affabilità combattuta nell’efiremo, che nella
fortuna auerfa babbiam ritto quanto altamente ti
fri portato in utilità della republica,borauederemo
come ti comporterai nella plen itudine deIla fortuna
projpera, che molti nelle tribolationUet luoghiftret
tiglifedotto refittentiafenza caufat et molti che fu
tono nella aduerfttàforti ,per lafortunaprofperafu
tono rorinati. Annibale fu uincitore nella batta¬
glia di Carme, et poi che fi fu invernato a Caput*
et con mangiare delicati cibi fidiletto di dormire
ripofando in piaceuoli bagni per odo, et per luf-
fitria fu rintonella battaglia da Marcello » et cofi
laeftremità del freddo,et del ghiaccio del fiume
Trebbia dòue prima haucua hamto rittoria inLom
Cardia, fu estinta in Capua, per il calore de bagni,
et altri diletti, et fouente è la pace piu perico -
loft che mn è la guerra , che a molti ririuofi iJU-
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TlUst^TE IL BI^UCO. tét
t* noe ernie,non battendo aduerfario cantra ìl quale
la uertù poteffero esercitare,laqual fi è per odo df
ripofio aficoBa ò alle uolte del tutto perfa & debilita
tatuando in luogo dello aduerfario,per il quale la
virtù fi dimoBraua,#Je ingagliardiuajono fuccefi -
ft le delitie,& in ulta non fi può hauer guerra piu
grane che con glifuoi propri) cofiumi,& cuore,per
che allhoragli ponno ejjèr manco tregue. Toi che la
guerra è tutta dentro al muro, ciò è dentro all'huo-
momedcfimo,& quefta guerra fianca già per con-
fitetudine della battaglia,laquale venendo con man¬
tello di pace ha maggiore ardirebbe quando uien di
bacinetto armata,#Inficiando moki e fiempi di gen
te,pace, & tranquillità humiliògli Rimani non già
maihumiliati,& rotti per battaglia,#- vincitori £
ogni gente,defecando che alcuno haficrittoper veder
Sqpionebuomo riputato altamente Jbuono per tut¬
te ilfienato di Roma,cbcgli diletti di luffurìa erano
per vincere gli Bimani,difiuo potere vietava la de-
Sìruttione di Carthagine, benché lofaceffie fecondo
che dice Floro,cantra la oppenione del fiapientisfimo
vecchio Catone i acciochegli nomarti perfa la paura
di Carthagine inimica loro,non commìaffieroà dar
fi alle delitie,# al ripofio , & hauefie uoluto Iddio
che’l configlio di Scipione fiuffie fiato fieguito,che me
glio era che fiufìe re fiata la guerra de nomata con
gli nemici loro, & con Carthagine,che con loro pr%
prtjuiti),# diletti,eh e certamente inmeglioreeffe
refiariano (lati gli fatti di noma, & fecondo che io
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mST.DEL CtAVolLLIE^
tiglifatti di Hpma,& fecondo ch’io credo,hc,ueria~
no hauuto manco battaglie,# piu continue uittorie
<*r fe miaddimandiper che qucflo,tirijpondo che io
mipenfoche molti frano,& faranno^ quali pargié
tempo di ripofa,& poi che’l Signore Iddio t’ha con
dotto àprofferita di fortuna fappi efierea loro do
contraria intent ione,dr dico à te,& à tutti gli gran
-Signori,che uno dee e fere tifine detta uita>&dd tra
maglio,& fempre dottiamo efier inguerra de nemici
uìftbili & inwftbili,& uedi piu mangi quanto io
mi difeordi dalla commune oppenione, che dico cho
da qui innanziJentirai doppio trauagliopiu che nel
paffuto,& te ne allegrerai. Giamai no tibflato bijè
gno leuartt con tantagagliardegga, & ìarùmodee
in tefopramontarefe fiefjo,che uenutofei àgli foprn
ni combattimenti, & c o fi intenda tutto il mondo*
quale & quantograndefeifiate in ciafcuna fortuna r
ciò è profferii,ò. iiduerfa,& notufolam ente ,ma quel
U chefegmno gli tuoi con figli.Tu hai Signore uec -
chio & antiquo,ilqualelafortunahaueua battutoti
terra,cìr sferrandolo l’haittua condotto in molti ca
dimenti all’ut U egra del Hate hmano,moflrando-
gliper qual grado è afeefo à quefla trionfante tutto
ria,& con qualfìipere fi deeriformar,gia non fi dee
sformare di afeendert piu alto , ma di recuperare
per contento della dignità,in cui l’onnipotente &
ómmenfo Iddio l’hapofto,& del feettrohtreditano
che piu gli b alligato per debito di fangut, che per
fuapropria uirtù,che la.Stgnwiandnfa l’bumojM
TlHyniTE IL MAJiCO. ì6%
10 difcopre,&gli h onori non mutano gli cojhtmhnà
11 cuore,ma lo moHran'o^r à mostrarlo che Jappia
effer Signore, che il primo ìper meriti, il fecondo
per fortuna gli dimoflra, che egli honori 1‘onnipo¬
tente Iddio,& ami la Sua terra,feruigiuftitia,fetida
laquale il ^egno,benchéfta ricco,& opulente non fi
può conferuarejimpari che alcuno atto molante non ;
può effer di lunga durata,& meglio & piu ftcuro i
al Vrecipe efferamato che efier temuto,per coftumi
non dtfiderarefe non buona anima, buon fenm, &
buonpenfiero,ér che non a frettiJc non buona fama
& non tema fe non dishonore,&penfi che quanto
egli è piu alto piu chiaramente è uiHo,& manco fi
può afeondtre quello che il fa,&quanto maggior po
ttre ha,manco ha licentia di ufarlo in totale,fappia il
Trencipe non deuere effer piu differente dal popolo
per habito,& per co fiume, & fludij diSeparar fi in
tutto dalle eHremitd per egual fratto, & feguendo
la uirtà fintata nel meg^o allargafi dalla prodigali
tà, & dilunghift dalla attornia,chela prima conju-
ma le ricchezze,& la Seconda la gloria,& l'honor .
Sia conferuatore,& amatore della fua fama pro¬
pria , & piu che'lfuo honore,& fta auaro di tem¬
po, guardando fi di non perderlo, fta largo di mone¬
ta,& habbia fempre nel cuore l’animòfa rifròfU
del fauio Imperatore che diffe , non uoler l'o¬
ro , ma ftgnoreggiare quelli che’l posfiedo- *
uo , piu uale hauere i uafìaìli ricchi,che la
camera , ò il fifeo , & fappia che il Trend -
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BIST. DEL CAVALLIETA
fedì ricca Hegno non può efafer pouero,& babbi ih
memoria le calamità, miftrie,&g li travagli chela
mefcbina terra fifa bafaofferto in quefii tempi pajjk
ti,&allbora fi reputi be auenturato,che ba compì w
toilfitodefaiderio.Giuflificato Trencipe farà quella
che baveri cacciato,dÌTnefiofi> dipartito per fua prò
pria uirtù le nùferie cheper mancamento,ò inventi
m d’altri far anno Hatepofale nella fatta terra,& ba¬
tterà rifiorato i dannijtparate leruine, formata la
face,opprefa]'a ogni tirannia, & tornata la libertà
peUafaua terra,&ponga fai nel cuore damar quelli
che’l fignortggia,cbe amando crefce l’arme, & note
può efaler^egnopiuperkolofoiò incerto,chefignoreg
giare quelli che non uogliono.Giamai no efea del etto
te al Trencipe la ftpal dottrina di Satuftio dicendo,
che le genti damiate thefaori nofomiefenftone del
regno,ma gli amici tali però che non fi ano sformati
all’amore per armi,ne battuti per denari,maper be
nefìcij,meriti,& fede.Il Trencipe dee uiuere co futi
con concordia,che la concordia fa ere fiere, tir au¬
mentare le cofaè picciole,& per difacordia fi perdono
& difiruggono le grandi,di cui hauiamo lo efafempio
diMarco Agrippa,ilquale saffaticò molto per la
dettaconcordia,per la quale far a à ciafcunfratello
è compagno,ò amico,òbuon Signore,&apprefafo à
Dio,& la aeriti fial’amicitia,la piu cara cofa, &
c (huomo che una uolta bauera fatto degno della fua
amicitia,nol cacci dalcun fuo configlio,&faiguendo
il configlio di Senecajutte le fite''sofe confenfia ci
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TI^AJ^TE IL EPATICO: aS;
quello cbel fi conofce effer amico » ma primamente
tonofca l'amico,perchefi po/fa fidare di luì,ma no »
dee moltofìudiareperfaper conofcere l’amico dallo
adulatore,&faatte nimico,piacendogli le uerelau-
di,& i fìimoli,&petizioni diuirtù,abhorifca l'ad *
lattone,co fi come ueneno.T^onfui leggero à prende
re l'amic'ttia,ma poi tardo da che Cbatterà prefata
lafci,&feposfibile 1 nonla lafcigiamai, &felafcia
re glie la cenatene.non lo faccia con presieda » ma
con difcretione apoco apoco,cefi come dice il prouer
J?io.lfdruccia,& non flracci Vamicitia, habbiaper
fermochefecondo cb’eglil amico de gli altri cofi
gli altriglifaranuo amici , & non fi perfuada efier
amato d.'alcuno ch'egli nonanù,chefuole eflereer-
rore de grandi Signori, &deeguardareche tetto-
tonta di cifcunfono molto libere, & non fopporta-
no ilgiogo d'altrui fin cui quel medefimo non cono-
fca.no. Amore nonpuò giamaiejfer sformato fe non
per amore, & da quello biforcato quando in altri
lo conofce,non prefùmi alcuna «fa di mal neUo an¬
tiquo amico,& non creda improuidamente,& fen-
%a caufa,ìn alcuno non pigli di fe [affetto, non prefU
(orecchiaad acculatoti ò à mal dicenti d’ahri,& fi
loroperfeuerano con pertinacia reprendagli,& an-
cboraglipunifcafe nanfe ne diftolgono.Varolaldel
l’Imperatore,cheilTréncipe che gli adulatori > &
maldicenti nonpunifce,comraafefleffoira fi accen *
•de.Il grande jilefiandra benchéfuflegiouene , &
moltopotente Signor,poco appre^aua uno occupi
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H1ST. DEL CjtVjtLLlE *L
tore,& con moltogronde, & buona fornai? fida »
^a bene gli nefeguì,fecondo che doutua,cbe e fendo
amalato,& dotando prender per buona medicina
un bf nereggio a lui apparecchiato per Filippo fuo
medico,rictuè lettere daTarmento ,ncllequali lo
ammacfiraua che Filippo medico corrotto per mol¬
ti danari da Dario nemico fuo gii hauea promejjò
che lo faria morbre^rcofi che figuardafe dallefue
infidie,& dal fuo morteti beveraggioJe qual lettere
lefle lAlcfìandro, etcelò,etdisfimulando tacquefiu
che intrato il medico eglihebbe beuuto il beutragio,
allhora uoltògli occhi al medico,& diedegli le lette
redellaaccufationejaqualefefujjèHata nera, far
di,tir inutilmente lo baucua fatto,ma utile t gli,fece
&preflo,& bene,poi che la accufatione era fàlja »
diffreyjò altamente i malparlanti^ meno per ta
cere gli riprefe mostrando che haueuano mentito, ri
cor dando fi di quello che l'imperatore Ottomano
ferine à Tiberio diddo che tu fi douea incrudelire
che alcuno parlaffe male di Ittiche a fai era che al¬
cuno nongli potèfe far male,& effenderin altro mo
do piu auatitaggio hautria f huomo che Dio^dquale
biche no fi posfi accoflare ingiuria ne offefa,pur mol
te tolte le genti lo alloggiano di ingiuriar di parole .,
jlTrecipe aduque imporlo efferati ipenfterì,& l'
orecchie ì quello in cui nofolamete è lodata la patii
e tia del dettogrode Imperatoria di Topeograde »
<& JoL mie cittadino di spaiai del Re de Tarthitft
di FiloSìrato tiranno àiMhénejào fi aggrotti il Tri
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TI^T^TE IL BI^T^CO.' 2*4
etpejè alcuni cercano difapere i fatti fecreti, & e-
gli non ft curi{aper i fecreti d'altri, che da ualorojo
cuor procede non curare di tal cofe,&il contrario b
in ciafcunocheha poca confidanza. Viu innanzi fac
ciati prencipe che/ia tale conte uorria ejjcr riputa¬
to alle genti, & allbora non uorria che i fuoi fatti,
&fecreti.fusfino afcofli, ne piu fi guardata che gli
uegga il {ito amico chel fuo nemico, ne eflìmarà piu
la Jua deliberatione inconfiglio, chelteflimonio di
quelli che malegli uogliono, & con tal confidanza
face condurre Scipione le {pie de Cartbaginefi per lo
efiercito de Romani, & con JimilemagnammitàGm
Ito Cefare liberò Domitio, prejè un gran Caualliere
di Tompeofuo nimico facendolo fuggire, zirlo d'u
{prezzò) & nanfe ne curò, fe ben {apeua molti{uoi
fegreti. Jlnchora hauendo una uolta trouato fcrittu
re doue erano fegretidelli nemicifuoi, le abbracciò,
tir nonuolfecheft leggefiero, & nonpenfiil Trend
pe chefolamente alla uentura gli fta flatopoflo nel
fao titolo Strenisfimo,o Clarisfimo, per tal che nel
fuo animoprosftmo a Iddio,&piu alto di tutte le ua
‘ ne peti foni non posft ajeendere alcun modo di dolo¬
re ,ne alcun pianto di triflezga, ne alcun gelo di ti
more, ne fumo alcuno dentali deftderij,fappia che
tira nelTrencipe è cofa brutta, e nominare folame
te crudeltà nel Trencipe ècofa illecita &peccante,
s & tanto peggio quanto ha fotto fe piu modi di ma
cere che gli altri, & intenda efferucro ciò che dif- •
fa Seneca nella Je fonda Tragedia , Ogni Ifrgno è
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HIST. DSL CJ-VALLISS^
fétte maggior Segno,& coft leuata ogni ira &ptm
ra ft renderà commune àfuoifudditi,& tutte quatt
te che in loro ordinerà è perfe flejjo ordinato dalla
mano del fuofuperiore,étoè Dio.Superbia > & inni-
dia non habbia che non fono uhij de Vrencipi,ma di
gente commune. Qual ragione ha ilTrencipe in ha
uerJ'uperbia al qual Dio ha fatto tanto bene ,& è
debitore di tanti gran doma Dio onnipotente , &
fuo Creatore,& comepuò hauer midia quello che
non uedefoprafe alcuno,&uede fcftejfofopratut-
tit Intenda ilTrencipe chela ueritàgli dee efier loda
ta di tutta fedet&à quello che dice falfità auuiene
che l'huomo non crede la uerità,&grande uerità fi
guafia conpoca falfità,&l’huomo che defidera che
ognìunogli creda,prendafempre in cia/cun fuo par
lare la uerità,cofì accostumando la fua lingua che
non Jappia mentirebbe non può efier piu abbonane
uolcofa nepiu pericolofa chei Trencipe bugiardo,
fitto il quale la Sppublica del fuo tigno incerta &
timida per le fue bugie hauerà a uaciUare.molto dee
efier,fiabile,& ferma la par ola di quello , nelqual i
firmata lafocietà,&la fioratila di tanto popolo,&
giamai non dee mentire àgli altri quello alqualeh
di necesfità(fefarefi può) che alcuno non mnta,&
perche faria adulatore quello che non dee hauerpau
ra,ne dee affettare di haueve cofa d’alt ri, le quali
due cofe mi paiono propriamente fintili dellaadula
' tione. Cmrdifianchora che non laudi fefiejfo , che
con fatti debbe moftrare la Jua laude , & non co»
parole,
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ti untiti n biotico. a*y
parole, non minacci adalcmo, ne s’incrudeU[ca,che
non Ha bene al Trencipeperche folcolfguardo può
jpauentare, et e fendo ripefatofi può utndicare, et
anchoraperdonandopuo punir e,et è la piu nobile ut
turach’effer pojfa.Guardi afeftejjo d’allegrar fi trop
fo,et[opra modo guardando ì immortai occupalo*
ni del reggimento delfuo Bpgno, etftmilmente nofi
dee attriHàre fèlguarda i grandi honori,et la diui~
ria magnificentiache ha ìnfi.'lponfi nieghi ad alcu
no, che Dio l'ha fatto nafcere non per fe/blamente»
ma per la republica, etjappia che ogni bora fa gli
fattiJuoi,e[uando egli aiuta ifinn [additi. Tempri il
rigor della giufiitia con egualità, la crudeltà fia me
Jcolata con clementiai nella prudentia fia allegre3 £-
%a,nella celerità maturitàineUafecuregga auifamt
to,nella temperanza babbiapiacere, nella allegrex,
%a auttoritàtfelmangiare nutrimento,ne corniti te .
peranga,nelparlarefoauità, nella reprenfione cari
tà, nel configlio fede, nel giudicio libertà , nel rider
tardità,nel federe maniera, etnell'andare graniti.
Habbiajproniin remunerare fieno in punire,[enfia
gli/uoi nemici,et gli firn cittadini[e lo meritano con
faccia trifia, etper effempio del granTrencipe gli
delitti de/iioi fudditi glifianocofi come ferite prò*
prie, chenohfipomo guarire fe nonjpno tocche et
curate,et fecondo che dice Tito Imo, punirgli deb
be con gemiti et lagrime come eglitagliaffè gti/uoi #
interiori,et póngafi nel cuore il Tnncipe che’Ideo
t/fen fintile del tutto * Dio per mijerimdu , « ho,
LL
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BIST. DEL CUVjILLIE\
del tutto errarono gliFilofofi che dannarono là mi-
fericoriìa. La magnanimità è propria uirtù delti
Trencipi, ferrea laqual non fon degni i'hauer regno,
ite nome di He, & fe l’humanità è nell’huomo co/a
naturale,& non mtò.fe tu non l ami, che è fuori di.
co fiumi,& ragione,& uitio, & però piu appartie¬
ne l'humamtà al Trencipe ,& al He, che ad altri »
perche piu fono agli altri, & ba fra gli altri huo-
mini il primo luogo, deehaucre callitàil Trencipe,
laqual è belkgj^a in tutti li burnirà,ma nel Trencì-t
■fe è {iugular ita dì bellezza Cofa non hpiu bella che
il Trencipe eaSh>,nepiu brutta ebe'l Trencipe [uff»
triofo.Gratitudine che è memoria defemgi,& de he
nefiepf fogUono bauer gli brutti animali, & brutta
cofa è fe manca agli buomini, laqual è ornamento,et
bellegga di quelli,& aiutagli Trencipi, & l'ingra
titudine fuol corropere li neruij& forge del Hegno,
per modo che ciaf amebe cerca di fornir a quelli che
/cordanogli pertùgi cerca di empire la profondità
finga,fondo, dell'ingrato cuore di doni che perifeo -
no, alla fine confefii il Trencipe che è pieno d honor
faticofo,& di caricohonorato, & quello che diangi
tra franco & libero, {oppia dapoi che fatto h Tren
ripe , che egli ha prefoferuìtk traiiagliofa,follecita,
<& honefla,fotta laquale è la libertà della irepublb
ea, & dati innangi ha a tùuete'per effempio agli al
K triiche per effempio degli ,& degli Trenàpi
fi regganogli Hegni, & le cefo che fanno gli popoli
fagfipna nfcire da gii cottimo ietti Signori ,*$•<(*
w. X
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TIRyt^T E IL Sljn^CO. 1*6
reggitori. ilTrencipe non dee volere cofaprò-.':
prìafe non ilfcettro,& la corona, & ciò che di quel
laò,& però giti la fatate di tutti glifitoifudditi,glo
riofa,ma difficile, & di moiti capi fimile alla/èr-
pa di Hercole,allaq*ale najceuam molti capi per un
tagliato. tìabbia il Trencipe acutezza debita con
hgegm,& vergogna condecente all’età,e uirtualla
jua progenie, & il fvo,flato Reale babbi Maeflà per
tinente,dijj>mgiporpora t &pietrepreciofe, &di
letti, non estimando tutte cofecbepaffa.no & fvggo
nùvolamente guardi altamente le ccfe eterne, & di
quelle cofe ammiri.Habbiaper Reai effercitioarme
& cavalli, & gli ornamenti del Juopalalo > &
nella pace* & nella guerra,&in ogni cofa fegua le
arti & maniere de Romani, che fono feruare marne
ve nella pace,perdonare agli fudditi, et deflrugge -
re,et debilitare gliJuperbi ,alia fine fxppia la vita
preferite effer tavoliere digran pericolo & trava¬
glio. J^on dee federe a giuoco ò parlare, neàripofb
perniciofo,ne a vii diletto,ne altro dato per Dio agli
buominiji non che con poco et breve meritoje apra
il camino alla eternag£oria,et fama perpetuai co
fi altra volta mofiri bavere deftderto de imparare
con gran volere, legga et oda i nobilifattide gli an-
tiqvi , et fta Jollecko, et fervente addimandatore»
mn de beni temporali ,made gli effempi degli am
tiqvi, ctprencipi IliuHri babbiam continouamentà #
in memoria > ciò che quel Trencipe magnanimo ?y
ultimo Trencipe rietino deftrttggifore deke «fi
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H1ST. DEL CJIVULLIEJ^
Huìnùcbe » fece in quello t eflercìto Jòpra Scanora
cbe appreffo fu effempio di militare dtfciptttia a tuoi
ti Hpmani Trencipi, cbe cofi come quello cacciò del
l*esercito ogni maniera de diletto di abomineuol Inf
furia,& dua mila disboneSìe femine, cefi il tuo Tri
cipe cacci di tutte le fue città ogni inSìrumento di
luffuru» & correggagli coHumi delle genti che per .
granpiacere.fi fònguaHe, & stroppiate, & fernet
quefio non babbia Jperan^a non /blamente di unto-
ria,ma di falute, & quello per esempio babbia del
dettoTrencipe,& altre cofe,perlequali fi faccia co
pho,& perfetto, eh" tanti nomi de buominifegnala-
ti per uirtà,quanti egli trouerà effer fiati fattifap-
piacbe a lui (tono dati per maefiri dettafiuauirtù,^r
perfua guida alla gloria, & fpejfe uolte auiene, cbe
tantogli nobil cuori sacc endono perejfempio quan
to per doni, & tanto per parole, & fiatue poée in
memoria detti antìquigranpiacere è quandol'Into¬
rno può farefe Slefio eguale a gli antiqui che finlo-
dati, & betta imidiaè a quello che fiefìima di uir-
tù, & non bifignaperdere tempo in acquistarla da
gli altri antiqui,cbe e/fempio fingulare ,&cbeaL
cune che non Stima l’bonorc ne ha paura di uergo-
gnanonpuo operare ne uiucr e uirtuofamente » molte
uolte uolerfi allontanare dal male giudee effere ri¬
putato buono quel che fi Studia in farebontà. kiol-
v té coj'e ho detto, ma in utro poche fono rijpettoatta
magnitudine de gli auditori, & piu fino ancboralt
cofe die gli refidqoa dirti & Uimolte Egregio Co-
rGoogle
,T{ r E'IL Biotico.- iSj
wi* pitano che finti, & fai che tutte le cofi fono a carico
-.-ja» fiopra alle tue fintile, & però al grande amore non
.:£* glii cofa difficile, & grane, fi non ejfir non amato.,
-jdi & queBo non puoi dir tu, che perìctue infinite uir
..iti tu ti fai amare a tutto il mondo,& i tuoigiudicij,et
■né configli confiruano lo amore di quelli che ti femo¬
ri no,& non fupiuaccetto Chiron ad .Achille, ne*t-
. ; 3? chate ad Enea, ne Filottete ad Hercole, ne Lelio a
;f» Scipione africano, che tu fii al tuo Imperatore,
pi . Dunque da compimento a quel bene che hai princi¬
pi piato, che la Carità porta ogni trauaglio. jimorc
yt uince ogni cofa, & fimilmente chi uuolparte dell'ho
fi rioré ,& gloria, ragionò,che porti la fua par te de
fi penfieri,& carichi. Le cofi grandi affai cottano,l'o*
,t rofi catta del profondo della terra,le Specie fi porta
:i no di lontano, l'incenfo fi raccoglie dagli arbori che
fi fono irisabea,in Sidouiafe'pefianogli Murici, fa-
fi uoriofiha ncW indie, &le perle nel mar Oceano,co
fi gran difficultà fi hanno tutte le cofe grandi & pre*
fi tiofe,& lamtù, che (opra tutte le cofi gradi è pre
fi tiofisfima.Leggiermente non fi ottione buona fama,
fi & è piu rivendente che l’oro, ilqual co gran fludio
& fipurifica,& congran diligentia fi guarda,& fi ma
fi tiene.Larqfàftafra lejfìne, la uirtùfralediffcul-
fi ; tà.&fra le curefollecke la gloria, ifil raccoglie¬
vi. te della rofa patiffe il dito affanno<,& perìcolo,nel-
, j ( la ubrià & gloria il cuòre dell'huotno. adunque t* 9
fi M Cuore con pripcìpii glorio fi , che quando
D (enfiarai hauerefinito^tllhora coriiinciarai, ejjerci-
LL ì
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H1ST. DEL CjtrjtLLIEU ;
'tondo con buone cure del Trencipeet della rtpubli
ca,et tffer citando con quelli farai di qua fortunata
mente li fattifitoi,etl anima dapoi che farà partita
'ialjito corpo piu leggiermente,et meglio Molar dalle,
eternai cathedre fecondai'oppemon di Cicerone, et
mi ilfaperemo, a Dioraccomando l honor della tua
Signoria,et mitro. ■
CHE L'tMtiUSClUTO\ MOEP 11^
fieme comi Otti altri fur fatti liberi, et giurie
uittouaglie al campo di Tirantegt come Tirana
te mandò Diofebo con tutti i prigioni allTmpe^
ratore. Cap. LX,
T Vtti igran Stgmri,chegti etano, uededo che
tanto bene haueua parlato » et tanti configli
buoni gli haueua dato che ciafcunoilpotea prende
reperfe,d’uno accordo fileuorono, etfupplieonm
al Capitano» che uolejfe fare aUunagratia alforno
Jrloro. il Capitano che hauea Vanimoualorofo riffe
dendo difje. Signori miei, moltagratiami riputare
dalle Signorie mitre, che mi uogliate dire qualgra
tia miete cb‘logli faccia, ch'io farò molto contento
d'ubidirvi, et loro loringratùnrono molto della fiat
gratiofa offerta,et tuttipenjòmo et hebberoperem
tl/ifionecheilmaggiorc dono, che poteuaeffer era
v la libertà, addimandorongli il Moro ^fddaglia con
un figliuolo chauea prefo con lui» et Tirantefu mof
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i
TJ^XTE IL ì68
to contento per amore de tanti gran Signorì,cbe gli
10 addimandauano, et per compiacenza brogli det
te la libertà,et a venti altri per amore loro, ilfavio
s/iddaghafigittò a piediJuoi per uolirgliegli baiia-
xe,ma iluabrofo S gnorenòlo uolfepatire,ansigli
•diede La licetia,etfe ne ritornò al capo.Due dì dapoi
memoro le nata cole uettouaglie,ct quando hebbt no
fcaricato quello che portavano,il Capitano hebbe co
figlio cogli Signori, et deliberemo di porre tutti gli
prigioni ncllenaui , et mandargli all'Imperatore,et
co fifu fatto, et fece comandammo al gran Conte ila
bile eh'andafft fior Capitano , etfipartirno f andar
al porto,et quMogUraccolftro nelle galee gli fecero
ffogliar per veder quel che portavano,et trovarono »
thefragioie, et danari, chaueanoguadagnati nella
guerra,et delfoldo c battevano hamto cento ottanta
mila ducati, che gli era tal prigion che fra girne, et
danari valeva quello chel portava diece mila duca¬
ti,et mandorono tutti gli danari al Capitano,et egli
incontinente fra quelli del campo gli fece ripartire,
11 Cout efiabile fece far uela,et conproffrero vento in
pochi dì al porto di Collantinopoli arrivò.Vlmpe-
ratore,et tutte le dame erano alle fineflre dove ve*
deuanoentrare le naui,il Contefiabile fece ufeire
fuori i prigioni,et condurgli al palalo. Il Conte¬
fiabile afctje alto dove era lo Imperatore, e fatta¬
gli ritte i enfia,et fattogli le raccomandationi per par
te del Capitano,gliprefentò tuttiiprigioni, il ma¬
gnammo Signore gli ricevi con grandisfimaalle-
IL 4
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VIST. DEL CUr^LLlElt
grezza, battendo molto gran contento del Capita-
tu» & pofli loro in buona guardia il fece entrare nel
la camera,ou’era l'Imperatrice, & la TrencipeJJa»
& (limandogli dell'effer del campo,come fireggeua
no i fuoi Cauallieri,& il fuo Capitano come (laua,ee
come fi portaua con tutta la gente. ilConteBabile
dijfe. ijpn conjènte proserò Imperatore la uerità
tjj'er tacciuta degli fingulari atti che ha operato
opera ogni dìiluoBro ualorofo Capitano.Anchora
che con parole finte , & fimulate nera fìmilitudine
d’errore alla Macflà uollra depinto iniquamente
babbuino, per ricetto della confufione d’alcuni de¬
trattori, uolendo far credere aliagente la fallace b»
già,per i efficace uero, &perche fi)copra il uerodi
tal cofa recitarò all’altezza uosìra che per confa di
alcune contradìttionid-l campo uinto» &fconfitto
de Tur chi.il Mar chefe difan Gcorgh confuo fratei
lo il Duca di ¥era,& tutti gli altri leuati in arme fi
pensòfeguire gran giornata cofi per hauete fatto la
Mae fi à uofira rnouo Capitano » come per gli guada
gru fatti per noi, & per hauerci loro liberati de tan¬
to male che apparecchiato ci era hauendo lo ro(par¬
to il(angue,&p otto in pericolo le per Jone,&le ui-
te,& noi altri ne hauefiimo tutto il theforo,etle rob
he. Ma Tirante come Capitano uirtuo(o pacificò tut
toil campo,& uolfe che le fitoglie fufièro noflre,a no
fira altezza conogni uerità dico Signore,c "babbi*-
v mo il piu fingulare Capitano che fia flato, & credo
che mai non farà nel mondo»& non penfi la Maefiì
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T1WÌITE IL BIUXCO. i ggt
UOÌlra,che Meffandro, Scipione,o Annibalefuffhro
tanto difcreti,tanto fiutane con animo tanto gagliar
di,ne tali Cauallierì come è quello,piu fa deltaguer
ranche quanti huomimhabbìa uiSlo òudito nomina
re.Ctuado tutti fi peftamo effer perfhallbora fumo
lùncttori,la faticafuaìdigrade admiratione diffè
l'Imperator,qual Ha fua prattica? difieil Coteftabi
le.LaMaeilauoHrailtrouara il piu foUecito huo-
mo del mondo,amatore, e*r defenditor del publico
bentbBonfigliatore degli difconfigliati, amatore de
glifi Hatirfiutatore de gli ammalati.Signorefealcu
no è ferito alla fua teda il fa portare) & cefi il fa
feruti di uiuande,& di medicine in grande abodan
Ita,comefelfujfe il corpo d’uttre, egli medici mai
nonfe ne partono,&iopenlo cheJe'l nofìro Signor
Dio gli ha da far e bene,che quefta uertù n'ifoffici -
ente.Dhemi ConteJiabHe,difie l'imperatore, qual
recapito da nel capo,& che ordine ferba alle genti
d'armiiSignor difieil ConteJlabile,io uelodirò,pri
meramente quando uien la mattina egli fa porre
la fella à dieci mila cauallifecondo a chi tocca la uol
ta,& gli mille caualcano tuttiarmaticomefi do »
ueflero,entrare in battaglia, con loro nonno mille
huomini a piedi,&coftguardano tutto il campo den
irò & di fuori,& qucBo dura fino a meggo dì ,gli
altri caualcano fino alla notte ^ etnonpenjate chela
fii deformare quelli che difinontano,ne cauare4e fel 0 .
le agli caualli,amagli fa ilare fempre armati, ac¬
etichefe alcuncqfoglifoprauenifieche qniiìagente
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- VTS T. DE L ClAVALLI
fufiepiu prefio à cauallo che tutti ?,li altri,et quatto
uic la notte raddoppiala guardia.Caualcuiio due mi
la lan?e,&due milahuontini àpicdi, egli altri due
mila ftano amatiy&gli tattaUi conlefiìle,& qui
do uitn l'hora dimena notte fi neuanno alle loro
fiatate,&gli akricaualcano.TSlepenfate Signor che
il uofiro Capitano in tutta la notte dorma,egliincep*
fantemete ua,et fia cole geli d’armifihtr^àdobora
co qutfto,hor co quell’altm&in tutta la notte tato
ìuga quato è,giamai ripojar ne domir ii uedrete,et
molte uoìte to gli dico che’t uada à dormir,e io refi*
srò infiuo luogo,f cofa alcuna nouuòl cofentir,èt qua
ionie che glilil dì chiaro cheti Sole ìfopra ilnofiro
Ornate fa fonar lameffa,&uegono tutti quelli Si
gnori,che udir la iioglÌQno,nepcJàte cbe’lfia buonut*
cerimoniefo,no signorie nonché bora meJjora alca
altro pigliarà àbraccio,& fa porre tutti gli magna
ti prima eh’egli in Un tato della teda fi p6ga,&coft
ode la mefjà,co graie honor,che à tutti gli. Signori
fa,&, quado la mefia è detta fi pogono tutti in confi
gltoJet qui fannofe al capo uettouaglia maea, otto ;
& incotinetefaproueder à tuttele cofeneceffiarie,
del co figlio d’altra cofa che del Slat o del campo no fi
parla,allhoratlCapitano fe ne ua alla fina teda ò alla
prima chc’ltcoua,etJòpra un baco,& interra fopra
una coperta da forna fi porrà à dormire, & doma*
rà due ò tre bore al piu,& quandofi liena fonano le
^ trombette,& alihora tutù gli magnati uengono a
definar,&tuttifonfiruitimarauiglioJìitketeiivul
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Tl^yt7{T I IL Bl jn^CO* iqo
■te ttiua.de ,e buone,ne giamai fi fìede à tauolafin che
•mfi ha magia»» la prima uiuaià.lo refio admirato
■tome egli babbiail modo f tati magiatori,cbe àpiu
di-qoopfone dà da magiar,et trenta fame che già-
mai no fanno altroché andar et nenir co uettou^glit
taponi,galline , e tati uccelli quoto hauer fentpuo,
la fua fatica,e ilpoco dormir, fono cofe mirabili. Da
poidifinar quado ha fatto celiatiti,legono altro cofi
gliofeglifon uiUecafìeU: ,ò luoghi prefio de lì che fi
tegano fgli Turchi,qualgete darmi gli ha bijogno
fcoquifìargli et qual Capitano gli andar à,&fe Ufo
gna codurgli bobarde,ò artigliarla,et predamele fe
gli da ricapito.Io uifio dir Signor,che piu de fettata
luoghi battiamo re cuperati. Molto buona praticafer
ha U Capitano,&molto meglio che no faceuamo an
■fiche egli cifuffè,quadoilDuca ci eraCapitano.che
mi direte uoi,difie llmperator, deglifuoipareti co
me fi portano nella gucrrafmolto be diffidi Cotefia-
bile,quefia notte, & dimanefarà qui Diofibo coni
gra signori,che prefi coduce,come,diffc l’Imperato
re,anchoragli ne s opiutfanta Maria diffe il Cotefla
bìl,egliUlDuca d’*Andria,ilDuca diMcìfi,il figlimi
del Duca di Calabria,et molti altri che uego frigio
mi,la letitia aumetò in quell’bora molto piu che non
tra Hata.Del uoflro officio di gra CoteBabile,hau~
ni fatto ìpedimeto alcun diffe /’ Impaurino Signor »
tifpofe ilCotefiabile,anfi incotinete che m’hebhe da*
taunalettcraàì V. Maeflà mi difie eh io reggesfìil
mìo officio cofi mlfuo capo,come in quello del dh~
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tìlST. DEL CAV jlLLlE\
ca,& uoleua che ilfuo Conte fiatile ch'egli conduce-
uà fuffe mio luogotenente, che poi ch'era primo in
tempo ragionerà ch'io fufie primo in officio, tutta
quefia guerra Signor Sìa nel sfor%$,& gagliarde^
%adi firante.il difeguente Dtofebo entrò con ipre
.glori per mezppo alla città,con molti trombetti , &
tamburi ch'egli conducala. L'Imperatore, & il po¬
polo fiatarne a dm irati di tanta moltitudine di pri¬
gioni,quando furono nella pianga del palatimi
peratore era ai una fineSlra,Diofebogli fece molte
gran riuerentia bumiliandofi molto,&preSlatnen-
te afcefealto nella camera,& baciogli la mano, &
all'Imperatrice,& alla Trcnctptffa,quando hebbe.
abbracciato tutte le dame,tornò all’imperatore,&
diffegli.Tutto queSlo,& quante benedittioni, ame¬
re,& uolortàgli hauea impoflo Tirate gli apprefen
tana,il eli menti sfimo Signore confacàa molto He
ta lo riceuè.Dopai Diofebo gli dijfe. iofupplico Si¬
gnor alla Macflà uoSìra,cbe miuogliaporre in liber
tà,che ben è prigione quello che prigioni haingmtr
dia,perche cia/cun di quelli contende dijopraafcen
dere col cuore à maggiore dignità che nobiltà non
fopporta,fy per ciò uoglia l'^dlreqga. uoftra accet¬
targli per il gran pericolo chi tal condì tione feco rap
porta,che legge h fatta per quelli che filofi honora-
no che pofiano conferuare illoro proprio bonore,&
v quando per quelli che intendono farà utSlo ch'io bob
Ita refo il mio debito di fedeltà,& quello else all'
intereffo tocca per leparti,atto & non grafie farà
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TU^^AT^TE IL BIACCO: i-jt
nominato. Onde acdocbe fi uegga il mio defi derio
col uofiro concorde ricerco che dagli notai me ne Cut
carta publica fatta, pche ne retti memoria nel tipo
futuro.LaSignoraTrècipefia dell’Imp. Greco,la
Egregia Stefania di Macedonia ,lauirtuofa Pedona
riposata,la bella eloquenza di Tiacer di mia uita ,
efr la honefta projpera,&be aueturata S.Imperatiti
ce facciano nero tefiimonio dime come bo refi il mio
debito congliprigioni infieme,& ne fu leuatoatto.
L'Imperatore riceuè i prigioni, & parlò molto con
Diofebo domandandogli qual honor glifacea,&co
me gli trattano ilfuo Capitano,et Diofebogli reciti
laprattica che co lorohaueano fermta.Adhora l‘~
J mperator gli fece porre nelle piu forti torri che ha
ueailpald'zzp.Quàdo Diofebouidde tempo di par
lare con la Trencipejfa andò alla fiua cornera,et tro
uolla con tutte le/ite dame, quando la Vrencipejfa
il uidde,leuosfi del lettuccio,etgli andò incontro,et
Diofebo pofe il ginocchio in terra,et lebafciòla ma
no,etdifiè.quettobacio è di quello chela Celfitudi•
neuottra ha codannato nella piu forte prigione che
no fonquefti che qui ho codotto,et pche le dorelle
fi accollarono non gli potè dir piu,per dubbio che ni
Udificro quello che diria, ma prefilo per la mano fi
ne andoronoàfedere à una finettra.LaVrencipefia
chiamò Stefania,et Diofebo dijji. Sei mardiuentaf
fi inchiottro, e l'arena carta io mtpenfo cbe’l no ba
ttaria aferiuer tamor,la uolotà,le infinite raccoma^^
dationiyche quelprofiero et tàrtuofi Tirante man-
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- JUST. DEL CjlVALLIEVI
da alla Màelìàtioflra ì &perche tutte k cofe fono*
conofomte per la fine,tatuai mollra quel che b da * >
fcmo>& da primiero,& condanna fi condo le ope-.
re,& non effondo il pericolo (Cantore maggior efc
: non di peruenireà mortelo àgioria per premio de
Cauallieri ualoroft: non doureSli tanto amare la uk
U che non fatti ricor deuole dell'amore d'un tale,e*r
tanto gagliardo Capitano, comel'^ilte^a uoflra,
ha, il qual da quel dì che'l uiuiddeperfie la fua liber
tày&io recitavo parte della jua illuminata uitajin
per compararlo atti antiqui Cauallieri de molta fii
inaine alti prefènti, ne ad alcun’altro. 7\(pn bgiuHa
càfa che alcunofia degno degli meriti di tanto gran
premio come è quello della Maelìàuoflra,&fece
fine al Juo parlare. La fine delle parole di Diofebo
furono principio alla Trencipefìa che con faccia af
fabile diffe.Tergli miei defiderijpm àgli uoflri ma.
nife SU con Infoia intentioneui mmfiifaluare , la
quale b faputafolo da Dio,&gli giudicij de gli Imo
mini fono nelle opere per lequaliui condannano tut
tele donne di bonare,& per quello le cofe d’inhone
ftecogitationifempre imperfette reilano ; chi il
'mio Diofebo io farò à uoi altri data pentita Intuen¬
do uoi titolo de buom,& ueri ,& non mancando in
efìecutionrdi mrilCaualtieri de cm fe ite può dir. per
tutti quelli che intendono per tutto l'uniuerfo mòdo
ingloria,&laude di uoi altri,& le rvccomadationi
~<che mi dite io refio admirata,come mai carica tato
-gradefopra le uoftreffalle habbiate potuto porta*
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T.I^T^ra IL BIMl^CO. 4 7 i
té,ma io lericeuo come uajfalla da un fuo Signor,
lentie fumo raddoppiate, & una piu, & in quelle
ragioni entrò l'Imperatore,& uedettdo che Ditfe w
io eraàgran ragiomento conia figliuola dijje, per
io fa di mio padre gentil cofa è alle donzelle qua n
iole piace udir le cauallerìe, che i buoni fanno. :
COME L'JMPSITATODI COSTMTq*
tinopolidijgradò i prigioni Chri&iani dell'ordì*
■ nedicaualleria,& che ti Duca d'Mndria morì
• di dolore,^ Diofebo liberò damorte il fcudiero.
del Duca di Macedonia. „ \
Cap. LXI.
I 7<( quel mede fimo giorno lImp.dijfe àJud figli •
uola,che ufiijfe della camera per andare alla gr3
piatta del mercato, & cofì fu fatto , & Diofebù
accompagnò ÌImpctator,&dapoitornò per accom
fognarl’linperatrice,&la Vremipefia. Quando
furono Julia pianga gli ridderò un gran catafalco ,
chel’Imperai or haueafattò fare,che tutto era co»
pérto de drappi d'oro & di feto,poi che tutte leda~
mie furono pofteàfeier,fece federe tutti i maggiori
‘iella città,& commattdò l'Imperatore, che con*
iucejjèro tutti gli pregionérifacendogli tutti fedii.
' \re in terrazzigli Mori corne i ChriBiam,& tuto¬
li fi poferoàjederefe non U Duca d'jLndria , 'i .
qual difie * io fon accoUumaio di federe in feggiaT^
i%e4le t & bacanti uolefe trattarecomefàmu^cerf.
j
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H1ST. REE CJ.VUlllE\
to non farete, quando l'imperatore uiddelaquefli »
ne fece uemre i mitùUrì della gìuflitia y & comando
gliche coti le man legate &piedi il facefferojedere»
tir cofifu fatto, quando furono tutti a federe,drpo
fio filerà io nella gente, l Imperatore,fece pkblicar
una ftntetUia ch'era deltenor Jèguente. Tfoi Fede¬
rico per la diurna gratta Imperatore dell Imperio
Greco di Coftantinopoliftguendo la legge de i notiti
gloriofianteceffori, a fin che la proferita Imperia¬
le fta conferuata nelfuo debitofiatocon ripofo deL
l'Imperio Greco,& di tutta la Bgpublica, e perche
fianoto,et manifesto a tutto il mondo, com&qpefìi
. mal cauallìeri infidelisfimi Cbriftianibabbiam pre
fofoldo dalli infideli,et con mano armata ftano ueme
ti centra la ChriSlianitàper ef]alt are la fetta Maco
mettica,eperdeflrugger la [anta feste cattolica, et
hanno fatto tutto il poter loro in disfipar quella, 1 $
temendoIddio,ne l'honor di quello mondo,nelaper
iitione dell'amata,et tome congran tradimento, et
malignità fi ano uenuti nella nofira terra per Moler¬
ei deporre della'noflra Imperiai Signoria, camma
li cauallierì impij ,etmàladetti dalla fanta madre
Cbitfa,fono degni,et meritanogranpena,eidi effer
iefgradati dell'arte di gentilezza, et dell'ordine di
Caualleria, et firmo denaturati della nobil parti,
et progenie da cui procedono,però chei Imroantecef
fori fono flati nobili, et huominimtuofi di gran no
- ,et fama,etefiendomorto in quelli I bernare di
quello móndo,perla grande, emamfefta malignità
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r rs^t'tiTE il si^nqco. ' i 7 ,
cbcmmo ccmmcffò>&attendendo aUe cofe fiòpra*
dette, & molte dicemmo,notifichiamo s denuncia*
'tno^sronun riamoad agra huomo, getteralniente>&
^aceiochealorofiapunitione^ ejjèmpioarh d
: tradito
tn>\
ri tmigtt vtwfltam chequi fon pwjentfùifr che gli
fia fatto tuttaqueUa fidennkà che affai {trad i tori
come fono quefli contro Dio, & al mondhìfi&ctMu
ma Sfate.. Tuhliatta lafententìa ufeirnododiàCa
- . - • » & èapkoni;&
timperatore fiueftbcoft come loro^gti^ciono le
uore datetraj.&qfcenderedlto nel catafalco dotte
■ ctrcon-
.. , , , , fi Accoftumudifare»
fecondo che dijop ra nel principio idfbihoria, fi co
'tiene, quando il pucad’vdndriàfiuiddefaztalpro
*ejfò s & &fWahfmioperÌMh&pergli
pmadepnurìe doghihomre diCattaUerìaprefeal
teratum tanto.grande che lafelegkfcoppio>& mo*
ri incantitìèhte, quando l'Imperatore il uiddemor-
trìgoni appiccati con il capo ingiù conia Jententia
jc rmam uafimo targane, & mundotii per tutta la
cnmama. Qrìmdoil Tapa, &VImperatore del
ini Caualtieri hebbero riccuu
MAI
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s. ' UtSTS-ù&L
to thonore che meritmtano furotto tornati in prègio
ne.L’ imperatore tifandola giuRitia^r no kauenda
mifericordia di alcuno,fece condurre il /enduro del
•Duca di Macedonia co groffa catena al colLo^ prò
finte ogn’tmogli diede Jèntetiqdi morte,et ebe'lfuf
fi appiccati} eoi c'upoin giu pelmoleoafarmo che gli
banca. fkttopatin.Quandobiofebowdde lofeudie
rot&udàiufiiittna cheglbaued dato dimorfe,
come dc^duceanó per mudarla ad effcer«tionc,andiò
fréffànietet^r ingìnocchiosfta piedi dell’Imperata
« rei&fitpplicallo molto cbepcrfuagratiaaquelfcu*
diere la morteperdonaffe* aedoebe le male genti nS
baueffèroa dire che’l marma ptrbauertdetto mal
delfio Capitano, & tlmperatorcon buoneparoleif
deteneuaaeciochefra quel tempori faceffèromon*
re. Quando laThrencipeffauiddechicùiofeboriopò
teudimpetrare cofaalcuna fi lettò detta fediadir a*
dò ad inghtoccbiàrfi apkdtddpadre# enfiente co
DiofeboÌlfupplh<rrno,clyegli.to concedeff'e,& man
co il uolfe confentire,uenne l'Imperatrice con tutte
le don%elU,& tutte glifupplicorono,diffe ? impera
torechi uidde giamai che finterìa ebefuffe data per
ilgenerale conftglio fi riuocafitfgiamai noi feci, &
bora noi fatò. La V reciptjjà gliprenieua le mani in
feufa de bactarglHe, & tolfegli l’anello del dito che
tgltnmlofetttl,& dìfiegli, laM. V. Signor non ha
^ percoHume di uf are tanta crudeltà di far morir al
omo con tantapena.lo nomai contento dettanepa
mie diffi l’Imperatore, feco/ido quelle eh'egli midif
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TIItWNTt IL Bulico. 274
Je,ma pur figliuola mia mutategli uoi la morte ai
ogni uoHra volontà . La Trencipefla diede Fa¬
nello a Diofebo, & quello molto correndo con un ca
vallo andò al mercato doue la giuflitiaft focena-, &
diede al Barigello l’anello,& Diofebo tolfe ilfcudie-
ro che già era in fu lafcalaper dar la uolta,& il con
dujfe alfuo alloggiammo,& partito Diofebo per an
dare dpalaxjo, il fcudiero con granfr ettofi rian- '
dò al monafterio di S. Francefco, & fi fece frate,et
lafciò liperkoli del mondo,&fipqfealfemgiodel
noflro.S.ll dìfeguente dapoilafententia l’Impera¬
torefece pteder tutti i Turchi che non fi poteano ri
fiuotere & mandogli a Vinegia, in Sicilia, a noma
in Italia,& in altre parti a uendere & quelli che no
fi poteano veder fi cabiauano in armi, in cauaUi,in
nettouaglie, & in tutto quel di cut haueanhifogno.
L’altro Duca fi rifcoffe per ottantamila ducati uene-
tiani. Il figlimi del Duca di Labeia pagò 5 5 .nàia du
coti stutti quelli chaìtean il modo fi rifcofjero, quelli
chenonbauean di che pagare fiaccanofacrameto di
he fermar lealmete^r li donavano arme,cornili,
& foldo, & faceuagli andare al campo, quelli che
nolmleuan farfaceanometterein,ferri, & fiaccati
lavorar le terre della città, & dentro alpalaxgo,di
che tuttofi nobilitò. Qmndo il ConteHabile & Dio
feboshebbero a partire^'Imperatot tolfe tanto del
tbeforo quanto conobbe chauea hauuto daUarifcof-—*
fa dei pregioneri,&per loro al Capitano lo mandòi ^
' MM »
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HIST. DEL CJVjlLL 1EK
COME DIOFEBO \MGI0T{0 COTI
laTrencipeffa,& con Stefania di Macedonia, et
come Stefania fiaccasi» con O.hfebo,&la Tren
cipeffa mandò a Tirante per Diofebo molto oro
in dono. Cap. LX II.
' "T.Ldì innanzi che fìpartiffero Diofebo pafe men-
J te quando ITmperator fe ritir aria in camerajet
egli andò allbora alia camera delia Trècipef}a,& la
prima che trono fu Stefania, et hauedoglifatto riue
ritta delginocchio,dijJè.GetildamaJa mia bonafor
%e b fiata che la prima co cui mifon incontrato b uà
firamercbjo ui refiarei molto obligato, & mi repu
farei di fomma.gr atia che mi fefi't certo della bemuo
letiauofira,etJi la dimada mia fuffeefaudità mi ter.
rei però di bona ulturafe la fortuna nùfujjetdtofa
Uoreuole che mi uolefti fàr degno, ch'io ui fusfi ilpin
prosfimoJermtor,b1cb'io ne fia indegnome il meriti
fecodo la gran bellezza,» dignità che lauiercb uo-
fira posfieie.Ma pur amore b qllo chefaleuolotà,
eguali,& l'indegno fa degno d'ejfer amato, pò ch'io
rnnomfopratutte la ione del mÒdo,epej}eruoida
Ma di tettografape , la fine della mia dimodano mi
dee effer negata, et lafeiate da parte f uoflra uertù
le- par ole che predetcpjcufa rui co la S. Trtàpeffa,
tyud prldetein total defenfion uofira ejr feruiteui
un poco delie mamdifiedldoquelle inuerfome infe
gnaldiuittoria, acciocbe al meglior cofano iti man
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à)mo,&haurete fatto buona elettion,&fel cantra
rio fate cofa cbeiio è da prefitmer,riporterà la mer
cede uoftra quella cofufio & uergogna di poco ama
re che farete biafmata dalle donne d'hotiore & tutte
ui daranno f pena che fiate digradata degni genti-
lex^a,poiche no uolete fentire la taglia che d’amo
refi ? riacquila , condannandoui che fiate bandita
nell’lfiola de i pertfieri,dotte alcun giamai ripofio no
trouò,& fe quello non mi baila che non mi uoglia-
te prender a mercede, iopublicarònel iludio di ca
uaUeriaatle done,et donzelle tutte le richiede che
per la parte mia a uoilra Signoria ho fatto,et tutte
le uoHre crudeltà,et impie rifpofte,che in una par¬
te mi condannate^ nell’altra mi datefenter.tia de
Ulta, citandola mercè uoflra dinanzi alla illuHre
Trencipefld, et quella fiagiudice, qual di noi, o di
meaddimanda piugiuiìa caufa, et fece fine al fitto
parlare."Poiche Cignorantia non è degna di perdo¬
no rijpofe Stefania,aprite gli occhi, che coja alcuna
non ui efeufi, et uederete quello che le donne d’hono
re pronuntiararmo cetra uoi,et in molto honor mio,
et duo contrarij non potino Rare infime perla con¬
trarietà che in loro hanno, laqual dimanda per uoi
a me fatta ui offende piu che non faria bifogno: et ri
cerca emenda grande, per riparare alpaJ]ato,mag -
giormcnteft li giudicij de quelli che intendono co-
ttojceranno in uoi che diciate parole che contrai'ho^*^
fiore uoflró efclamano,ch’io ui ueggo tanto frettalo-
fa di ribaucre lamsira libertà, et cofi come io credo
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H1ST. DEL CAV ALLIEE^
ebei» altro nonpenjate , dubbio ho che non codiare
in maggior error per reparar alli «offri errori in co
nojcen^a de beni, & condurmi a Rendere la ue&e
iella mia pura fede» a compire i voRri mancarne
ti ingiufti: perciò io ui faccio certo inqveRa parte .,
eh io nonvoglio faremracoliin refif citare un La-
^ aro, come fece CbrìRo, & però non voglio che per
quello ni difperate del mio poco amore » chefir* è,
che uoi non diate wpotrt Ri penfarc che il maggior
ben che in noi conofio è l'ignoranti* che dimoftrate
battere. Et volendo Diofebofodisfare alle ragioni fo
pradette venne il cameriero dell'Imperatore & dif
fé a Diofibo che l'Imperatore taddmandava’, &
Diofebo Jupplicò a Stefania, che lì lo uolefjè affetta
re che egli tornarla al pia preflo che poteffe,lagen*
til dama rijpofe che era molto contenta di affrettar¬
lo. Quando l’Imperatore iòide Diofebo dijfegli»
che egti,& il Centeftabile riceue/ferogli danari dà
li prtgioneri. DiJJè Diofebo , che era contento > da-
poi pregò molto il gran ConteRabile che gli uolef-
fe ricevere allegando ignorantia che non fapeua nu¬
merare. rImperatóregli commandò che innanzi dì
fi partifiero. Diofebofé ne tornò alla camera, &
trovò la Jiea Signora » che era rapita in gravi perù
fieri, & graffiata,però che fapeua , che /’Imperato
re noi dimandava fe nonperche egli fipartijfe,&
Diofebo che in tal modo la uidde Rare a confortare ■
la cominciò moslr.indo che egli haueua maggior do
Ime di leiper la fuapartita. Et effendo in quefiem
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Jbhticni entrò nella camera la Trencipefià che ue~
ma dalla torre del tbeforo in camifcia,& in faltletta,
di damafcobianco coni capelli per le.(palle/parti f.
Hgvan caldo che focena : quando ellauidde Dioftbo.
fe neuolfe ritornare , & egli le fu tantopreffo^che-
noti la lofciò partire, & miete chéto ui dica, dtjfe,
laTrencipefla, iononfo grande eiìima che m i mi
hiabbiateuiftain^uefiomodo , perche ui ho in com¬
puto di fratello, parlò Vincer di mia uita, gr dijjc f
Signora tiorrvede uaflra \Alte%ga la faccia di Sta.
faniachepare cbabbiafoffìato nel fuoco ì tatoiuer
miglia, quanta la rofa di Maggio, & io ben credo*
thè le mandi Dioftbo non fian fiatemolto ociofe ef
fendo noi altri alto nella torre, ben lapoteuam 0 a-,
frettare che uenifie, ch’ella fe ne &auaqu i con quel
là cofa che piu amaidolore di cofta che ti uenga,che
s'io hauefii innamorato fimilmente megiuocarei an.
che io come uoi altre fate, ma ioJòn donna tanto di fi
grattata, che io non ho cofa che ben mi uoglia. Dìo-
febofignor. fapete chi io amo di tutto il mio cuore,
iìr a cui io uoglio bene ? a Hippolito rogalo di Ti.
rante,&fel fufie Cauall'me ,anchora iamarci piu >
bora bui prometto difie Dioftbo che nella prima,
battaglia che io mitruoui' egli hauerà tutto lobo-
voredi caualleria,& Betterofchergando per buon
fpatio. Dijjè la Vrencipe/fa, miete ch’io ui dicafra
fello Diofebo, che quando io mi fono benuolta in
tomo & che ho ben mirato per.tutti li canti del pa¬
lalo r & nonueggo Tirante che l cuore mi muo-
M Al 4
*
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Ht'ST. 1>EL CuAV
re,che s io lopotesft uedere la tuia anima reBaria
confolata,macon queBo defiderio penfo che io mo'¬
mo, aitgìcb’jóiluegga, ma una cofa mi conforta»
cbeanchorathe affannine patifia, non me ne duole
poi ch’io amo Cauaìiier compiuto di tutte le uertit,
& la partecbepiumi contenta hpereffer liberale >•
come il gr an ConteBabileba dattot'ba móltogtm.
Jpefa, coft h de Ili Signori che hanno?animo grande
nel Jpender fecondo il Bato in cui fi mettono,nel qua :
le deonoperfiuerare, & per'oth’ioueggo che Tira
te in queBa terrà non ha berno heredità > non Morrei
per cofa del moitdo che delfuo botare mancaffc, o di
minuifè.Iógliuoglioeffercome padre,madre,Jbrel
la,& figlmla,er come innamorata,& moglie, tir
peròuoi il mafratello gli portaretemolte raccom-
numdatmi,& nel meg^a di queti^inuolta che al¬
cuno noi uegga,&. ndfappia, rutila urica £orOi
dcciocbeposfifendere al Juopiacere,& però io,&
“Piacere dima ulta defcendiamodalla torre dape-
jarlo,&potarlo ne facchi, et quando farà Chora del
la cena farete uenire deliagente uoBra»&fe io non
gli farò Stefana, o Piacer di miauita ut lo daran¬
no , & diretegli da parte mia che’lmn laici in cofa
alcuna quello cheftadifuo botarti chel'honorefuo
ho per mioproprio,& quando egli hauerà ff eftque
Sii io gli ne darò piu, <&• nonconfentiròche tgli,ne
i fitoi di cofa alcuna biJògnopatifcano,& fi iofapef-
fi di poterlo nelfuo honore filando al filatoio mante -
nirlo,certo io lo farcito colfangue della mia propria
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TJ^T^TE 11 *77
perfona lo potesfifublimar in alto , coft mi aiuti Dio
quanto: di buona uolontà lofàrei,chel fin detto cofe
future è rime fio alla fortuna^ dunben nafce un
principio d’un’altro,& la condifien mia tira tutto
, le cofe alfuofapere,&peròìohofatto che l’impero
toro gliba dato titolo di Conte,& udite quel che già
nùdiffè l’altro giorno la Fedoua ripojata,perche el
lafeppe ch'io amauo Tiranteimi dijjè che gli facesfi
gratin di dirgli il titolo che haueofutti i giorni della
mia tata diquelmotto ch’ella midifiemi ricordar 0
una mia zia ch’io baueuomi loffio per teHamento
un Contato che fi nomina di fanto Jt ngelojo uoglio
che Tirante l‘babbìa,& che fi nomini Tonte di fan
to ^Angelo,al meno Jefenthranno,òfaperanno ch’io
ami Tirantegrande efcufationefurala mia,che di¬
ranno ch’io amo un Conte,che la confidanza mia è
pofla nelfuo udore, fedendo Diofebo dirla Tren-
c ipeffa parole di tanto amore, re fio molto admira-
\ to,&diffe,perilmioDio Signora,io no mifentoJuf
ficientein ringraziare ne fatti fare à gli honori , &
profferita che la Maefìàuoflr afa à Tirante ; ben
che il meritare Juo ftagrande,& cbeperlefueuer*
tu meriti maggior cofe che nonfon quefle. Ma per
la grafia & molto amore chela Celsitudine uotìra
l’ha detto,dee efferprefo in molto maggiore efìima
che non è,cbe’l prouerbio dice che’l no dona chi ha»
ma quello che ha per ufanza di donare » ch’io ueggo
che le grafie fonatali fecondo doue procedono , &
quello che la uófira dltezga potrà fruire farà pia
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HI ST. DEL CUVjILL 1E\
che fortunato^ per quello ni addimando di gratitt,
per parte di quel famo/ò caualliere, & dapoi per-
quanti fi amo della fua parentela, di baciami le ma
ni,& i piedi.Stefaniapcr la molta pasfiond'amore
chehaueapiutenerenonfipuote chemnparlaffè,e
difje. E non mi uietailpartire p r andarmene con
Diefcboife non la uergogna, laqualvergogna proco
de da diminutione dìgentilczpta, che (infama che.
nel mio honore fareiìfra i buoni di alcuna,filmano»
faria, pur che con licenza di uojlra Jiltezga il fa
cesfi,& con ueritàne ha fatto uenire inuidia quella
che hauetefatto per quel ualorojo fuo patrone Ti¬
ratiteli Bianco. adunque io debbo imitare laecceL
lentia uojlra chefaccidonationedi tutto quello che
io ho a DiofebOiChe qui iprejcnte, & leuosfi di da.
pe era,&fe n entrò netta fua camera, & Jcriffe un
bolettim,et Je’l pofe in petto, et tornò nàia came¬
ra dove era la Trencipefia, in quello j'patio che Sto
fonia era afidata perJcriuere, Dio filo fupplicòmol
to alla Trenciptjja che gli la lafciuffe baciare ,et la
Trencipejfagiamai ve conjentire, ne concedere gliel
uolfi ,et Diofebo gli tornò a dire. Signora.poi che le
voìlre uolontàfono contrarie, ragioneuolmente dee
feguire che fimili flavo (opere, et di quello vedete
quel che fi dice, che quandauno non mole due non fi
difcordano, cofi nepotria fuccedere a noi altri agra
^golpa della figmria uojlra, fe già del parlare non vi
mutate, fin qui uijon Boto feruitor ajfettiomto,che
ft l’^iltezja uofira mi hauefie comprato perfebia
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TI^T^TE IL B'IjtUCO. 27$
no non mi bauerefii piu potuto commandare come
borafattuate,cqme andana io con gli occhiferra
tinche fi ceto uite hauesficomeionon ne ho fi non
ma,tutte cento Ihauereì pofte alla ventura filo per
fare alla Maeflà uofira alcun firuigio per gran pe¬
ricolo che glifufiè,&la Celfitudine uofìra non m’ha
voluto contentare il fpirito d’unpoco di frutto di li-
bettàycercateui da qui innanzi altro fratello,& fir
nitore che uifirua à fuafpdfa,& riopenfi piul’^dl-
iezga uofira che giamai per parte fila io dica cofa
edema à Tir ante,& non gli portare imbafiiata,ne
danari,&fubtto ch’iofta ed campo io prenderò com
biato da lui,& me ne tornato nella mia terta,& an
eboram dorrete aleuta dì dell'afientia mia» & efietti
do alla fine di quelle ragioni l’imperatore entrò nel
la cornera,& difieà Diofebo perche non fidijpac-
tiauadi metterfi in punto per partire itmazj dì. Si-
gnore,difie Diofebo,io uengo dallo alloggiammo,&
( tutti fiamo apparecchiatipe/r andare. L’Imperator
‘ il trofie della camera, & codufielopafièggiando per
ilpalazzp,egli óil C otettabile ricordadogli di quel
lo che baueuano a fare.^ibi trifta me difie la Tren
cipefia,quato fi è corucciato Diofebo. Iopenfi che
non uorràfare cofa alcuna per me,bene è mala for¬
te la mta,cbé tutti quefii Fracefìfon mezzi defilerà
ti.tu Stefania pregalop amor mio,che no fia cofiin
crudelito.Belofarò,rilpofeStefania,parlò Tiacereyr-
di mia aita# dtffi.be fete flrana Signora, ì tepo di *
necesfitàtatogr
1 ■
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Me digHcrra>nofa$ cojeruari ara;
H1ST. DEL CAVJ.IL1F\
tra de Canaìlieri che pongono gli beni, tir le perfom
m defenftone diuofira t Alte^a>& di tutto Vlmpe
tÌ0i&per un baciare ui,fate tanto pregare, & che-
male è il baciare,che toro in Francia non ne fama
piu Sìima che fe fi tocca fero la mano;& feuokfiera
baciareuoilodouerefticonfentire, &anchorajè ui
ponefero le mani di fiotto alle ueSliinqueSlo tempo
di grannccesfità,& dapoi che fiate in tranquilla
pace fate del uitio uertu,buona dorma,buona donna
ingannatale al tempo della guerra fi richiedono
armi,che itf tempo dtpace non gli bifogna balestre»
gir a quefie ragioni non gli era Stepbania,ma laTrt
cipefia andò alla camera dòue era, &pregollamol
to cbe'lfaceffe uenire dicendo,io ho gran dubbio che
il nonfe ne uadi co fi come ha detto, & fi eglife ne
ua,nonfarà grande admirationè che Tirante per a-
mor fino non lo fegua,& fe quel HÌrtuojofe ne andaf
..fé,molti degli altri Je ne andariano -, & penfando
guadagnare pi rderesfimo troppo. Volete far bene
Signora,difieTiacer di mia uita, uadagli l\Alte^
c$a uoflra infcufa di uedcrc l’imperatore,& non gli
madiate alcuno, & met tctilo in par ole,incontinen¬
te Viragli pejjarà. i a Trencipifa andò preSìamen
te dotte era fuopadre,&trattogli àparlamento,qua
do hebbero ben parlato infume,la Trencipefia pre -
^ Je Diofebo per la mano, & pregollo molto che f non
y^Sfuf] e piu adirato di cofa alcuna, Diofebo riffe fe, Si¬
gnora andando à buonafede in tutte le efferientie
che fare fi panno l'^a Itc^xa uoftrq ha prenoto
!
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TU^47{TS il Bia^CO.
credeuo che mi doueHi accordare meco àfui uri pe
ricoli per e/fer incerto chetai ccfe come quefiepiu
fanno in contentatione diuifta, che in opera, alla
Maefià mflra non è auenuto co fi come a firn "Pietro
che fuggendo per non morire à Roma per la appari
tionetornò conofiendó tifilo mancamento, mediante
il uoler d’altri di due coje feguirà l'una>ò baciare , ò
combiato,& ottenuta la mlontà mia potrete com-*
mandare di megiufio,ò ingiunto.Se uergogna acqui
Hatapermali attifufie honore, difie la Vrencìpef- ,
fatto farei la piu bene ammarata dorella del modo
in cofentire quello che molti desiderano, & in con¬
trario fe lhonoreprocurafie uergogna > non farei di
cofaalcunauergognata,chenonbabbiate uoluto a-
fpettdre quello che tien la mia anima cattiua di quel
le parole che tanto il uosìro honore chiamano ba¬
ciare baciar e. Finedola Trencipejjal’ultime parole
Diofebo diede del ginocchio nella nuda terra,& ha
ciolle la mano, poi acculato fi à Stefania , la bocca
tre uolte le baciò."Parlò Stefania,& diJfe:poi epe co
tatogrà cforgo è la richieda uoftra,&p comodami
to della mia j,ignorato ui ho baciatolo uoglio cheÀ
uolotà mia prediatepoffesfìone di me dalla cinta
in/u,però,& Diofebo nofuinalcu modo ociojo,po-
Jegli incotinentc le matti al petto toccandogli lema
melle,& tutto quello chepoth&trouogli il Scritto»
érpenfando che fufie lettera d’alcun altro innamo-
rato reliò quafifenga memoriaalcuna,lcggete quel
lo che trouarete quittiScritto, difiè Stefania, &
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HIST. DEL CAVULLIE\
no fiate alienato,ne con tanto gran peti fieri, accio»
che quelli che intendono nonpenfino che uifia tolto
il uoìlrogiudicio,per ilquale ui codanate d'honore
caufit dijofpetto. LaTrencipeffa tolfe il forato di ma
noàDÌofebo,& loffi quello ilquale era deltenor Je
guente.La efperientia ogni dì ci dimoHra quanto na
tura le fue cofe fatuamente habbia ordinato per iglò
riofi paffuti, bauendo ottenuto libertà di far di tuo
quello ch'io uoglio, offiruata quella bonefià che fole
• effer cocefìa à dorelle,ognUuedent,& faperà in qua
fiofcritto,come io Stefania di Macedonia figliuola
dell'l Uuflrisfimo Vrecipe Umberto Duca di Mace¬
donia di buona uolontà,& dicerta[delia no coflret
ta,nesfor^ata,haucdo Dio dinari àgli occhi miei#
i .S.Euangelij, co le mie mali corporalmete toccati
prometto àuoi Diofebo di Mot'alto, & co parola di
prcfente predoni f marito e [ignote,e uidono il mio
corpo liberalmete,,l'ernia,fronde,ò ingano alcuno, &
ui do in cofirmatio di matrimonio ilfopradetto Du¬
cato di Macedonia co tutte le ragioni à quello (tir
neti,& piu uido iiooo. ducati uenetiam,&piu
tre mila marche d’argento lauorato, gioie, & rob-
be p la Mariìà del Signor Imperator con quelli del
fuojacro configlio ritornate ottantatre mila ducati »
dr pàlio ui do la miaperfona che ritorno affai piu,
ér fe cotra di quello ueràffè mai,oche'l non mi fi
poteffe approuare io uoglio eftereincorjain cajò di
C fal[aria,& di mancatrice ito fede,o che no mi (offa
allegrarcele aiutar d‘alcuna legge de noftri Impera
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impaflati,&prejènth& anchoraà quelli di poma
renuciado a quella legge cbefecequelgloriofolmpx
tor Giulio Cefare,laqual ft marna legge dipiuua-
lor,laqual è in fauor di dorelle, uedoue,& pupilli,
&piu rehutioal dritto di cauaUer'ta,chenÒ fiaCaua
liere alcuno che per me entri in campa, he donna
che me neo fi ragionare, &accioche maggior fede
gli fiadatoiogli pongo il mio proprio nomefatto, fi
gnato col fangue della mia (fona. Quella Stefania
no era figliuola di queftoDucafuo padre fu glorilo
fPredpe,ua]£tisftmo Cauallier, molto ricco, & fra¬
tei cugino dellImpator, &• non hauèa Je non quella
figliuola quado morì,&lqfciò f teliameto,che qua
dofiuffe d’anni rqglifuffèdato ilDucato,la madre
di quella refiò donnageneratrice,tutrice,&curatri
€tjtutrke,& curatrice coll’Imperatore infìeme ,
‘queflaper hauer figliuoli tolfeil Conte i^ilbi per
maritb,& quellofe intitolò Duca di Macedonia ,
■& quella donzella in queltempo 1 5 . anni compi -,
tibaueua . Venendo la notte che tutti erano in or¬
dine per partir fi, Diàfebopiu contento che dir.non
'fipotria,aUhora chela ‘Prencipeffàgl'hauea asfigna
•Ma mandò per la moneta,& quando l’hebbe nel al
loggiamento , nel Jpatio che la gente sarmaua
egli tornò al palalo per prender licentia dall'
imperatore , & da tutte Ipdame , & in jferiali
tà da Stefania , la qual pregò che quando fa - /
■ria afiente fi ricordafie di lui . . Uhi Diofe >
di
iho fignor mio,dille la bella Stefania, il ben
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RÌST. DEL CUrULLIElt
quefio mondo tutto Sìa infede&r non vedete mimi
ftcro Euatigelioche dice. Benedetti Jaranno.quelli
che non mi uederanno,& crederanno?uoi mi uede*
te & non mi credete, habbiate quelloper certo, che
piu parte haueteinme,che tutte lejierfonedel mtm
do,& baciolla molte mite dinanzi alla Vrenàpeffa ,
tir Tiacer di mia tuta. A Uà partita furono jparfit
molte lagrime infime mifie, che quefio è d coHu-
medi quelli che ben fi vogliono, & inginocchiatofi
baciò le manialla Trencipeffà da parte di Tirante»
&fua. Quando eglifu al capo della fiala, Stefania
li cor fi dietro, &lidijfi ,acciocbe vi ricordiate di
me, donoui queSla catbettad'oro che io porto al cot-*
lo. Signora,diffi Diofeboio ho tal pegno uofiro ,che
fi mille borefujfero nel dì,ciafiuna bora per fila uo
fira merci nella memoria baurei, &tornolla a h*+
dar un'altra mltà,& andò uerfo l’alloggiamento,et
h alle due bore di notte lui & il CoftteSiahlefipar
tirono. Hauendo primafupplicato ali Imperatore >
che le notti,&galee uettouaglie al campo portafie -
ro.jirriuati che furono di Tir ante, non fu poco il
piacer che nhebbe della fuauemta, il ConteBabiU
& Diofebo li denari ddli prigionieri al Capitano
diedero,& egli fece uenhre i Conti che altre mite ha
ueuano ripartiti denari,armi,& cauaUi>& ilfimile
di quelli fecero. Quando fu finito di dijfenfiar e, Dio
‘febo recitò a Tirante tutto quello ch'era fegiùto r &
i danari cheportaua.Tirantedicofa alcuna non beb
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TtT^jtTiTE IL BIOTICO.- 281
he maggior confolatione quoto, hebbe del ferino che
uidde di mano di Stefania > & il nome firitto colfito
propriofangHe.Difle Diofebo > nonfapete come l'ha
fatto fi legò foicteU dito con un filo , & il dito fi goti
fòie con un agofìponfe,& ilfangue ufcì. Hortt dtffe
Tirante bauremo.guadagnato una Signora apprefi.
fa la tuia Signora, poiché Stefania.farà dalla parti
itoHra.Dijfe DtofeboyUolete pefare quanto oro u’h*
dato , & fu pefatOy & trouoronlo ccxl. libre dìpefb
tutte in ducati,pium’ha dato diffe Diofebo » che fin
alterami dijje r che la carica non era piu di clxxx*
libreiCofi de gran Signori che hanno il core ualorojò
thè damo piu che non promettono.
CHE IL I^E. D'EGITTO S'ABBOCCO
con Tirante ,ilquale gli fece molto accetto , Cr
quel chefralorofiguì. Cap. LXIII .
P oi che’l Conteflabile & Diofebo furono parti
ti i Turchi erano molto difierati che due uol-r
te irono flati rotti> & maladiceuano lafortuna che
in tanto dolore polli gl’hauea,&trouorno per com
puto che tra morti,et prefi piu di cento mila huonù
ni limancauanoy & offendo in quelìaira tennero co
figlio in qual forma potrcbbono dar morte a Tiran
te. Onde fu deliberato che’l l\e d’Egitto gli la deffe »
però che molto intendea del mtfilerò dettarmi,per- ■>
ciò che erapiu delira che alcun deglialtri Mori, di /
due felle buon caualcatore»amosftaUaujanip d'I-
(
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; • h is d e £ e ^ 1 1 r*3P
idubri ipenacchifuri, ■& cauaUi abbordati Mntin
taicapo de ChriflìanUetmadòm trobettaa Tiranto
ilqual, quddo fu alla uia del fiume fece il filo figtude
porfido una tonaglia in capod’umcmfhé’lporta-'.
fia,&quelli del capo pquel medemogli rtffefero,et
per ctimadameto di Tirate co lapkmla barcac'ht
iiean di qua il pajjorno, quadofu dataria Tirate ad.
dimadò faluocodotto p il He d'Egitto , etp duealtri
colui. Tiratefu coteto di cocedergltlo,ildìfeguete il
He ulne,et Tirate co tutti i Signoril’andarne a ria
nere allaripq delftume,&fecegli molto honore,co
mtes'appartemuaa l\e,ilquaiueniua armato,et cefi
rìtrouò Tirate cottati ijuoi, il He portauauna ruta
foprauefla tutta d'oro,& diperle. Tiranteportaua
Ucamifciafaprìil’armLchelàfuàSignota libane*
dato.Tirate fece ridurre aUaJuatedadue Mori di
quelli ch'erluenuti col l{e,acciocbe mazzaflèro ce
topaia fra caponi Agalline c’hauea,&feceglipre
forare molto beda. di(ìuare,aroftOi&al*JJò, & di-
uerfe uiuade chauean preparatofacedogli mito he
Jèruir alla Ideale, et iui rèflòflmaldìfeguéte,eguat
dò tutto il tapo,& l'ordine di quello, quando uiddt
tatagete acaualloaddimadò pc he flotta a quel mor
do,rifpofe Tirate. S.quelliflano mprtfefleggiam .
Je noialtri bauesfimocofì fatto tu nohaureftirotto
ilnoflro campo, & però la tua morte defidero,che
, ingrani affannici hot pofti piagete che ci hai pi e-
\ fà>& p quelli cheJon andati p il fiume,che no hanno
ktauto fepoltura,0- perògiuflamàite fen%g adpùt*
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(ione alcuna co tutto il cuore t'ho in gride odio, eh *
gtM/fa co fai,ch'io non debba amare quel che mi per.;
feguita d'odio capitale inrumor di fimil guerra,che
diguerra a niun tepo mai amor nòprocedtt pche io
notifico che per le mie mani hai a morire efiendola
tua propria, natura di crudeltà ,'che dai morte a.
quelli che nò la meritano, &pono dir tutti quelli a,
quali il danno toccai che fei il piufueturato Cauallie.
re nel piu alio & fublime grado dì crudeltà pieno,
molto piu che dkwm fipotria. Tirante glirjffiofem
fimil parole, le mmacciedi uofìra lingua mt pedono
effer molto forti, & cofi debbono pajfare ptr gli.
mali come per gli bcni,&- anchorapcr il flato co~
vuote,&però iofodisfarò con lamia tagliente jfiar
da ponendo quelli c'hannofeguito la uofìra malaJet.
ta i & non uoglio con uoi contendere di parole dif-
honefle,maggiomenteejfèndo nella mia tenda . II.
%e uolfèfodisfare alla rifpofìa, & Tiranteufctfuo
ra della tenda > & il He fé ne tornò alftto campOi&
Ugiornofeguente congregò il configlio di tutti igra
Signori,Ducbi,Conti,& tutti i Cbrifliani, & fi può
fero in me^pd’una prateria,&quando tuttifuro,
no congregati il He dell'Egitto fece pr incipio a fi¬
mil parole, lo nonfon di tal metallo chefeguali
cofùtme.di quelli che l'officio .della lingua dinamo
gialle mani fi pongono, augi mi piace di comman ,
dare alle moni li atti, & rimettergli alla fortuna > '
proffiera & aduerfa > cofa che gli buon Cauallien, s
ìmnoptt cojlumedifare,&l'honoredtUa monda,
"KK *
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r mìT.DEL C^F^tLUEX
nagloria in loro reRa,& peròmagnanimi Signori,
tu uoghofignificare , come laprattica che forbotto
gli Chriftiani, èrttolto buona, ch ’ io ho uiHo genti 4
piedit& 4 cangilo che fempre natta & dì il campo
guari ano,&fcofa del modo,nbgli potremmo affai
tare\ & rompie comelornoialtrihanfatto,dopai
che quefio Capitano èuenuto tutta lagevtèin ordine
■ hapofto.DifleilSoldanojil uòfiroparere quatagen
te può effer quella da piedi) &da cauaùotSignoria
pifo,dij]e il l{e,che quelli da piedi t,o errinone a qua
r&tacinquemila,& quelli da cornilo potino effer die
ci mUa^etnongli agiugono. „Anchora lorfonpochi >
ma il grado ordine c bota di prefittefirbanoyèmol
to buono,che befa la Signoriauofira,&tutti quelli
che qui fono,che quado il Duca di Macedonia era Ca
fitàno per il mal • ordine che ilponeua,& per no in-,
tèndere la guerra fempre erakinto,&mialtri uin
àtoruetfe quefio diauol d buottìo riofuffe uenuto del
la Franciagiafarefiimo dentro al palalo di Co(lan
tinopoli,& dellaJua chie/it che tato è bella già haue:
resftmo fatto una mof chea, l’Imperatore morto ha~
ueresftmofua mogliera,& fua figliuola con tutte le
altre donzelle infieme con loro alle Signorie uoflre
fchiaue /ariano ,&hora noi potremo fare fi quella
Capitano molto urne, uenendo all’effetto £ quel
che dir uoglio, egli non è posfibile che noi altri ilpof
occidere & impregionarefe non in quefio mo
\ do, perche egli non nenia con noi a battaglia ferrea
Jùogrande onora aggio,per la pojfan^a che noi aU
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Tinture il vijtwsQ' *9?
tri maggiore di ha habbiamo>& fe uoi ludoteche io
il richieda dalla mia per fona allafua battagfia.atut
to tranfito,egkc arimofisfimo CauaUiere,tirnonfa
rà con meno .che la battaglianon aceettiytir quan^
<dootterrà che fi combatter emo»& noi aHrt.conor
ficcete cheio habbiail megliore laféatimefinire
4abattaglia,cb’io l'occiderò , & feil cafofuffe ch’e-
glipiudi vtepotefie^ tirategli da lungi un peggo
eonxtibit&tonfaette fi che egli mumin tutti i ma
di del mondo» conquanti conìuineuerramo. Tutr
tìlorobcbberoper buono quello cheti Sf haueu*
detto yfimtoilcanfiglio il l{e dell’Egitto fine entro
nellafua tenda » cfc incominciò a orditure una létr
ter a. il Sotdawrbaueuaun ferttàore Hqmlefino da
frinii anni allenato fi haueuacb’era fiatò Cbriftia-
no i & notino dtlk città di Famagòiìa, che è in Ci-,
frì tti? fuprefoifiniare dà unafufìa de Mori, &
feriapoca età tir primo c'hauea il fecero diuentar
Moro t & egli qkando fu nella etàperfettahauenr
do naturai cognttionechela legge C hrjfliana era me
gliore della Macometùca fetta alla buona parte di
tornate deliberò , tirmxptefia formaad efiecutione
iapuofe. il Mero fi mife molto ben in ordine di bel
fe annetti? ungianetto molto buono , tir fece la uia
delponte di Tiètradpuefiaua il Signore di Aialuici
rio , tir quando glifttprefio quafia untrare dìbaie-
firapofèlatonaca ckcportano alcapodrilàlancia» .
iti? fecefignal diaddimandare ficureiga>&.quelli
del cafiello che ridderò ch’era filo asficaranàolo ri
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ftgnalnfpofero*qutindo il Moro gtifuprejfgjmbéfr
itjlrieroche non hauea uiHo cofa aliunadellafiacr
te’Zga cbe'i Signor di Maluicineglibaueafatto,gU
tirò danpaffatore, & gliferiticauaUo. OSignore
difl'e il MerOytanta poca fede {aratri uà altri chef»
pralaftcttrtdme &ìl mio cauaUoama%%areuidir
giacque molto al signore diMaUnàne, &fecdo
fmontare,& il cauaUogli medicarono, & promefpt
di dargliene uno mgliorefe queflomarim. il Mora
difje come egliueniua- per farli Cbriìliano » & cbt
mrriafarUr molto col gran Capitano, euoleuaje
gli era ìnpiacerercbe il f nife effefglifigliogjp,cbeJà
il parlarne coniai lo auifariadimoltecojè che gli re*
fidtariahoin grande hornre i&ntUe dellafiiapen^
fona . l^efìorónod accordochéilgiornofeguenteglq
ritornafjé e Ufignòre di Mduicino. mondana a pre
gare Tirante che li ueniffe . ti Moro molto conte#*
toalcamporitornò>& moHrò ilfito cauaUo al Sol*
dawh&'a gli marefcalcbijaceioche U guarijJero,&
il Saldano gli addimandò donde aemua » cl eome
il cauaUogli era iìato ferite, il Moro rifpondett*
dodiffè:Signore,perche il merincrefceua Ìlare qu'te
me nc andaiuerfoil ponte t&làftngranpeggo In#
gi uiddi un ChriHiàno a cauaUo , io andai atlauatk
ta ficaie- & jeglimi affrettò ) quando gli fui prefi#
■mtiròi’unpaffatóre, & io toòcài ilgianettofar*
*Ks^téde gttfproni,& lo aggiunti* & di incontroif
v gìttai-pet terra, & con gran prevegga fmont#
-per targhlautta,^. egli inginocchiato mi addivi#
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TT\,A^(TE IL BIjtT^CO. ’ 184
“do perdono, la mia propria naturapiu al perdona
re cbe ad altracojàè inclinata t et in moltogrande
Kuùàtia.fiamorimalìi , mi kapromeflò [opra alia
fedefuadt auifarmi di tutto quello che nel campo,
■de Chrilìiani fi farà. 0 che buona motta hquefla
per medifieilSoldano , che io pofiafaper qualche
fi fa nel campo de Cbriftianii Io ti priego che dima
mein ógni modo tu gli uogli ritornare, et intenderai
tjuel che tmgliimofqre, fe afpettarantto la battaglia •
afe dentwdadqèittà di Cofìantinopolìfe ne onda*
tarmo , etegliglipromefie di fare quanto glibaue*
Aa detto:. il giorno feguente lo follecttò che per
parlare al faoantico al caHello riternafie, quando
al Moro parue hora di partire tolfeun cauallo de.
tneglioriche fi Soldano haueua, et fece la uta dei
fontei etfaltoilfm fignale entri nel caflello, et da
tutti con moltohonore fu riceuuto ,et non pafiò mol¬
to che ui fu Tiranteiet fece molto honoral Signore
di Malidcinoi, et a Juo figliuolo, dapei entrarono
in una camera dotte era la Signora di Maluieinet
che parlata col Moro > quando T irante hebbe ab*
bracciata la Signora fece bornie àlMoro > et egli
%li dtfie , che per eonofcere cm naturale ragioni la
aeriti delia fède per far fi Chrifiiamera uenuta, et.
fupplicaualo che fufie di fua mercede di accettarlo
far fermerei et fìgnificoalla ftgnoria uofiraco-,
me homo determinate per oonjìglio, che dimette# _
0 l’altro, itera lettera di battaglia uifia mandata^
maguardatiue Signor eaheàn -alcun >cafo del mo/Ay
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HIST.DELCUrULLJZyj
denoti accettiatelabat taglia, percbenoniàpotrà èf
fer utile, mudi gran danno nellaperfonavottra, &
di/tutti quelli checonmi faranno. Tktartedeihuon
auijo molto lo ringratiò, dicendo che eracontento dò
accettarlo per nmicoaffettionato, andatoti alla cine
fadoue co» molta dcuotioneil fantobàttefmorice*
vete,et uolfe che Tirante, etti figliuolo del Signo*
ire diMaluicino » ella Signoralo tene fero alfacr»
fontc,et Cipri di' Totem» nome gli pófiro. Quarta
do lo hebberòbatteggiato difie . Signore * io ho ri*
cenato pergratiadd rtottro Signore Iddio il fan*
to hattefìmo ,et per uero Cfmttiano mi tengo, et
in qutflajanta fede uoglio uiuere,etmorìre. Seia
Signoria uoHra mole che io refli qui per fantina di ■
molta buona adontalo farò*, fe miete ch'io ritorni
ài campo,et ui auifi ciafcuno giorno di tutto quello*
che fi farà, iojonapparecchiato in tutto dijeruire
la Signoria uottra > etfoppiate di certo, che non è al
curro in tutto il nottro campo che meglio dime fap
pia, et lo intenda, però che tutti gli configli nella
tenda del gran Soldano fi tengono, etefkndo-um
di quelli del tonftglio ogni cofapofio fapere ,
Ihoragli donò di mancia una cathena diorò che al
dolio haueua, et ti figliuolo del Signore di Mal*
ideino gli donò quaranta ducati, et la Signora gli
donò uno diamante di valuta ditànticinque duca *
et quando egU gli hebbe nella potetti fuar a c -
V cOmtnandò ogni cofa alla Signora di Malkicino,
ohe gli li ferbafie , & Turante pregò.moltolm
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TlHyn{Tir IL BIU 7 {C 0 . 189
cfeeTe ne ternane al campo, che quantopotéjjifo-
uente auifafieil Signore di Malmeno di tutto quello
che gli Turchi haueuano in cmtdif'are,che egliglie,
lo anfora nel juocampo.Cipridi Paterno riJpoJè,Si
gnor moda mercè ùoftra non paifidime male fon,
no,ne dubiti, che per la fede che io Jon Cbriftiano *
io farò coft leale comefe tuttofi tempo della mùtui,
tomi hauefii nutritojbenche io cognofcache no bob
biate troppo ragione di fidami di me pereffereiaftn
to Morojnanelloamemre comfceretein me quan¬
tofarà la fermerà, nello amore che io ui porto,an-
chora Signor Capitano Jupptico alla Signoria uoflra
mi facciate gratiafè hauete cofettod'fomaforte »
me ne uogliate dare,perche io ne poffafar dono al
Soldini,fonale difimfi cofe è molto-gran mangia¬
tore,& con quella Jcufà andare,^ uenire io potrò'»
che mal alcuno di me non penfitramo,diffè il Signor ,
di Mqluicinoàoue ne potrò dare,<&fatto portare lì
dottori,& confetti fece fare collationeà ogni uno »
unafcatoLi degli dattari & confetti à Cipri donò.
Quando fu dinanzi al Saldano gli addimandò nuo~
vede gli ChriHiani,& egli rijpofe che’IJuo amico li
èffe che no haueano uoglia di partir fi de lì fin che
la uofira fignoriàde qui non muti il campo,# barn
pti dato. Signore quelli dattari et confetti- il Soldor
no bebbegrandissimo piacere di quello che gli haue
ua portato*# molte uolte gliel facea anfore, &
egli di tutto quello che fapea fi Signore di Maluicl* y
uoauijaua,# quello andaua à Tiranteòglieltyan*
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' "* HTST.'DE’L CjtrXLLlETt
danai dire,&[imiti auifi al capitanomolto piace*
Éo.(p<t[io Cipri di "Paterno fece congiuratone di re t
bellione dira il Saldano. il fe deli Egito quando
hebbe ordinato la lettera di battagliatolfe un trom.
betta,& ghia diede,& cornandogli che la portaffè
à Tirate Capitano de Greci.Jaqual era del tener fk r
quente.
i '' ' ' . , t
CHE IL gfi D’EGITTO MudT^DO U
* disfidar Tirinte,& quel thefopratal disfida da'
quelli di Tirante fu ragionato,
t ■ ■ ‘ .. ■. .■/
Cap, L XIIII. ■ *
*
V
A Gernanarper lapromisfione,&isolanti dé-
*j[f\ l’onnipotente Iddio I{e dello Egitto, & tùtt'
citare di tre \egi in battaglia corporale,& ciafcuip
per !'e,ciò è il He dt Segga, il He di Bragia , & ih
furibondo He di Tremifcen , i te Tirante il Bumà
co Capitano de Greci,lafciando ogni lunghegga db
parole, a ciò che chiara efpirkntià fin nero teHmo-ì
tuo fra te & me,atonale la fortuna fari fauoreuolc
che piu pòsftbauere modo di gloriarfi del danno,
disbonore dell’altro.Sopraalie armi tue' babbo di
Songt Ila portare ti ho uiito>& fecóndoHfighale di
Iti innamorato ejjere diro diri, & perche io pòffa cB
pire un noto che io feci dinanzi alta niia Signorini
metto il dett o uoto alla caja del mitro faVto T réfe
ia ddacornettoJLa doueHJttoglorio!ó fotpogactyio
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TTl^^i'^T'E' II BTJtT^CO.' 1%6
■&i*tMecca,di richiedere di battaglia à tutto tronfi
tp Eg ò figliuolo di queUo,ò il maggiore Capitano
jrfe Gbriftiani}& quello perfarferuigio alla donnei
HadicHÌfono,&accioche iofialiberodelnùo uoto^
'io te richiedo,# fe Irauerai ardire di venirgli, di oc
' ciderth# vinto per mancatore,# mentitore di ft
*de nel Steccato làfciarti,# prouarò la mia ulta pu* .
•blicdmente con le mie manti# tuuirtuofomenteuo
'gUil tuo honor difendere '# perche la donzella M
yCtùicrfouoìm maggjorgrado di bellezza, & ditàr
tàt& di progenie accompagnata ebe non h la tnasji
■4m capo come à tanto alla,fua Eccdfo Signorìa io
'ttfondaròper dono,#Jet tuo animo potrifopporta-
: *edibere queHo calice deUabattaglia, farà molti
contento che la tuapérfòna alla mia fi habbia à pur
jgipQ#però confirmandoÀutua buona fede impte
H<tca[o,&nòn bauendo •opimo diporti a combatter
wevdctoùo forò sformato dt uemrèda unoaltro ca-
fot Io no» ardifeo dire quel foauenteuole motto tan
ìtergognófo per quelli che amano ilfuo honore,#
ogpi Cauallierefe ne deeguardare,accicche non re-
l (li ip oppenione delle genti,delli Signori ', # delie
-don%eUe,diminuendodel tuo honore,#fama,sfo>y
tiatóiofondi dirlo. Etquefhè che con gran. mali?
'grati,# (per piu proprio parlare) tradimentohat
aff^òatodue uolte.il nofhro campo, con tanta infa-
mfa delitto honor,qua fi inreparabile,# perqueftp
dalhmìagra ragià forge una jperaja detenuta & y
deftderata&quefto dirà àfriche, atto criminal tip
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- BIST. DSL CUVJLLLJSI^
nenafchije vedere tu hard irai che Dioomipetem
tenori permetterà che eccefib di tanta bruttezza
tome i quefto nel mondo refii impunito J o la mia ri
tNtHafòHenendòlakerìtàcombatterò tecoàcor-
poà corpo r à piedi & à cauallo, feconde ckepcr
tuo auantaggiouorraì eltpgereditianziàgiùdice co
petente,per tantegiornate., fin che rondimi refii
mortOtfcciecbeatiuSjgnoradicuifonoposfi fardo
mdel tuo capo,&fe dUprefente rijpondere minor
rd, dando, ò facendo dare'la tua rifjwfla à Egitto
trombetta miojo l l hauerò per ricevuta, ilqUai hfuf
fidente per accordaràj&tondùrre la mitra .batta
glia d fitte ch’io defidero '..'fiata nel noSko Campo
deUaplagaorientaléHpfimièrodìdiluna,&. qui
pongo il nome mio.Quando Tirantebebbe uiéiola
lettera,& quantoìnquettafe contentila congregò
tuttiiCauallieri delcampo,& pregoUi chefc&ift-
gliafieroquel che'Idem un fare,&fel fariariflnfla
dlalettera,&figli rifi>'ondcria,qud tbemapttnde *
tia,&feTaccettartela battaglia ò no.Tarlòprimif
roti Duca di Macedonia,& dijjè,à me pare che par
le medtfime rimerijpnvdere gli debbiate,cbefecdn
■do che canta il capellona gli dehbe rijponderifidùh.
-roìquefia lettera condetmiue capi. 11 primo è de da
donzella,il fecondo} del cajoditradimeto. y“tnedo
-al primo,egli è innamorato dèlia figliuola detgrqn
* 'TurtOi& dice fi che èformofa donzelle,il padre gU
V ha preme fio dargliela per moglie quandola gùèriut
/àrdfimta ) uedete uotje nella nofya terraumàtefifi
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iqTE 11 3 S 7
di gran Rotolerò che egli dice nella lettera
fica donzella dì gran progeme, che non entrafliim
b attagliale tutta iagiufluia dalla parte uofira non
battefti,perde il rnftro Signore Iddio nelle battaglie
grantHÌracoiidmofiraSignore,diJ]eTirante,neB*
mia terra io amano una uedoua , onde dire io non
potrei efiere dotrzeUa,& iol’amano per matrimo-
odo y&ftmilmente perfoche ella annotarne, & mi
donò quella camifcia,&dapoi ch’io mi partì dafua
Signoriajn quantifatti d’arme mifòntrouatoàof
ho Jempreportata.nijpofe iiDuca di Ter a, al parer
mio nongli baila tutto quello che battete detto, que
flaò ftgUuola del gran Carie jlqmlefei egi hafot
#« difetegli ì piu che 1\e,&non è tanto grande come
& il SoUanojmah Signor di molte terre , & Regina
t& ilgranCaromanì èfuouafidlo,&fapete quefl»
Caramaxà quanta terra fìgnoreggiaipiu che non è
tuttala Francia, & tuttalaSpagna alta & bajla,
& ue Iodico,perche andando in Gierufàlem, dapoi
mofio dadiuotioneandata Santo Giacobodi Gali-
tiadtpajfai per tutta la Spagna.Ondeiofon di pa
rere/teriache la uoiìra querelafuffepiugiufta, che
fantaflicaflenello intelletto uoilro diejfereimutm
rato della Trennipejja Signora noftra,allhora la tun¬
dra querela faria giu$la ì & buona,& in quella par
tt 1’auangarefli in dignità,&in tutte le cofe,& que
ilo mdo io per conftglio,perche credo chequeilaSi
giurano ha pari nel mondo.lo no uorreidijjè Tiran
ttcbe’lsignor Imperator qualche fumetto caricojò
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* * HIST. DEI CAVALtlEJ ^
! di me pcnja/fi,difie il Duca di Sinopoli, (jtudgne**
'tttifga potrà prender l'Imperatore di quello che fi
.. fagiuÙamevte,&fetida inganno dinfamia i loft*
>benché eglino batterà piacere ,pofto cafo chela,
rnaeflàfua ne pìgliaflepiactre,dtj]e Tirante, come-
faremo della Signora Trencipefia, che per ejferc tot
forafliero>& di bafla conditione Jengatitolo almr
no,ne potrebbe pigliar molefiia,&/degno? Hjfpojt
il Duca di Cajfandria,eg li non è donna ne dorrgel-
! ' la che non fi reputi a gran gloria di efìer amata da
1 grandi & dà piccioli,& quella Signora è di tanto
! ’ granjemo,che conofceràilgran%elo perda fifa,
■<*r fe ne glorierà. Cbi potrà mutar quell’ordine che
"Dio ha priìo nelle cofe , dii)e il Duca di Montefa»
i tot egli non è cofa nuova d’un He efier e innamorato
duna abietta dongella,&per contrario una gran
1{eina d’unpoverogentiluomo,ferri# battere rifltet
to a padre a a madre,dra ipiu della fua progenie*
& quella hagratia con honrilà compiuta, & non,
piglierà /degno,o noia di cojache facciati , ne dieta
te.Dì/feilMarchcfe di S.Geòrgie, Signor Capitano
voi moflrate che la ignorantia i urilra guida , egli
fisa fra ualorofi cavallini,che per amore fi è fatto
molti fatti d'arme ^ebe fattigli hanno per amor di
! ; 'donzelle,che rijplendono nel mondo di glorioja fa
j 1 ma,&in (furila gentil signora balata dignità, &,
; Signoria & chiJmentica il pa/fatojmcnticafimo
j y defimo. Difie il Marchefe di Ferrara, e non ìeofi
'bel mondo che fio piu inpiacer alla donnei, quanto
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T 1 %XXT E'I L BIAT^COr 1*3
'&l*amore dellhuomo, & però nonle trareftiil pie
■de della pianella,che gli potrcfiifar male,perche ha
■inJè Eccelletia,&uertù>&riprenderà piacerebbe
Moi il facciate,tutti fiamo figliuoli di adorno, & dà
-Sua.Diffe il Matcbefedi'Ptfcaxa,egli è il aero che
\alcumfisno ujciti de figliuoli lorb che fono uenuti ì
A anatrigli rifon uenuti àfduatio,&però lecodola
-tredea^a mìa dico che fel noRro Capitano è uincitq
are colnomedella'Prencipefia,farà degli faluati,&
.« poflo cajo che ancbora che la man gli ponejfe da baf
jò fotta alle ueRi,no trariajeno Amor & Honorem
■dicutua ueflita.T irate fece portar tutte quefle Mo¬
latati,& uoti infermo al Jecretario, perchefujfero
• madatiinfieme con la lettera allo Jmperator,accii~
-chefemalealcuno nefuffedetto,fuffe datala colpa
■ àgli altri,&non a lui,& battuto il configlio fe ne an
dò alla tendajua > & fece rifpoRa alla lettera che
glibaueua mandata il I\e deli Egitto,laquale fu del
tenorefeguente.
Qf EL CHE VISTOSE TllfAVTE AÙ-
lalettera di disfida deire d'Egitto. Cap.LXK.
N Vlla importa la proprietà del uero,fe copre
der fi può la nera cognitio,et cofimil parole
-fesaiofifar creder il faljo la manifefia ueritàft fiso
■pre,eper quefio io Tirantt il.Bianco Capitano dell’
‘ìmp.di CoRatiiiopoli uincitore,&deRruggnor del
dogetep 4 gqna di quel famofo & gjra falda di,Rubi
' Google
mST. DEL CjiyjrLUE\
leni a,& ancbora del Signor dell* Torchi a» a te J\e
dell’Egitto Ogni fico come per il tuo trombetta una
tua lettera ho ricerutto , nellaquai mi dia bauermi
uì fio portar /opra l'armi habitodi dongclla,dr ap -
fioche posfi compire un noto che hai fatto, di bat¬
taglia a tutto tran feto mi richiedi , e che la donzella
di cui fei innamorato è piu uirtuofa , & piu bella di
quella che io amo. Trimieramete io dico al noto che
vai fattoiche hai poflo il tuo honore, & la tua fama
inferuitàidr meglio faria fiato che bauefli fatto ho
to di fiore dieci amùneUacafa della Mecca,perfar
emenda de tuoi peccatiti quali a Iddio*!?al mondo
abominabili Jono,& a tutto tuniuerfo, & certo t
manifeflo che la donzella di cui io minominofirui
torti almondo non ha paritcofi in belletta » come
in dignitài& eccellete ia, & uirtuofapiuche ciafcu
nò altra,di progenie,gratia,& fapere^eccede qua»
te ne fono per l'uniuttfo. Egli fifa come tu ami la fi
gliuola del gran Turco, & io quella delTiUufbrisft-
mo Imperatore, la tua è mora, la mia è Chrìfikna,
tatuai allafcifina,la mìa alla Chrifma,&da ogni
.uno farà la miagiudicataper migliore, & à mag¬
gior dignità che la tua,ùqual non è degna di slac¬
ciar laj carpa del piede aJua ecceUentia,&iicithe
il mio capo come m'haurai muto, alla donzella di
cuifei,in dono manderai. Ioti rifpondo,chealpre-
fente nongli conjento , cbcuhuere tc drglituoine
cesfità grande tengo, & poflo cafo checofi feffe co
me dickt al preferite nqn dee barn luogo, ntdettf
fere
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TlHyiWTli IL Btjl'XCO. ti 9
fere di gran prezzo,eflendod’hnomo uinto. Maio
promesfi alla Matjlà della Signora Trencipcffa,cbe
venendo io in uifìa di uoialtri , di macere quattro
battaglie, & la quinta appreggionare un Bp,&d
darlo dinanxj alla Maejlàjita, et co lo armato brae
ciò fargli della mia fjiada dono,come quello che fa¬
rà dhuomo uincitore. & non è dorma ne donzella
che douejjefar efìima di fe,però che di cofa morta,
& uinta prefentefai, & io non lo faccio Je non di
Uincitore. lenendo all'effetto di quel chediruoglio,
tu di che con malignità,& tradimento il uofiro cam
po dué mite hojconfittolo dico che l’imperatore di
Romafece ma legge dicendo che qual fi uoglia chi
nominale un'altro traditor, che gli rijpondejfe che’l
mentina, & quefloper rijpofta ti dò,peto che la tua
bocca ha bandeggiato la verità,accioche fia uifìa in
tutto la colpa del tuo mal parlare,che quel ch’io hi
fatto è flato giu fornente, & rettamente conofciu-
toper Cauallieri che intendono ,& da quelli che di
arme formo, & ancora le dorme d’horror lo diranno ,
fe nefuffero addimandate, ch’io non ho fatto tradi¬
ménto alcuno,anzi bofeguito quel gentil fìile,& co
fiume che in fimil fatti di guerra l'ordine di caual-
leria ricerca, & sio fon piu atto , & piudefìrodi
turi altri, qual infamia netl’bonore & fama mia mi
può effer attribuita} s io hauesfi fatto alcuna obliga
ti otte di par ola,o perfritto, la mia dimanda in tal
(ajò batterebbe luogo,per che io Tirante il Bianco in ^
nome del noflro Signore iddio, & della fua facratff
0 0
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HffT.DEL CJtVjLlUTL\.
finta madi e Offendendo la mia rettitudine, l bone**
re,& la f cuna,accetto la tua richieda a tutto tronfi
to pei h (acuità che a me ricbieflo per ragione del—
l'armi l data,e amboni per te a me i coccQaào eleg
go, cr uogliofare la battaglia a cannilo evocante de
f enfine ciajcuno a Holontafua,& tale comefibaper
ujan%a di portare in guerra Jcnza falfo magifterio^
l arme offe tifine,nna lonza di lunghezza di quinde-
ei palmi , & digroffer^a allauolontàduiajcuno, il
ferro di lunghezza di quattro dita, accioche non fi
poffa rompere, jpada de cinque palmi dal pomo fino
olla puntando da una mano,daga di trepalmi &
mezgp j cauallt abbordati,o di cuoio,o di magliafe
tondo che a ciafeun meglio parerete filtra diaccia'
ioyfenzp fj>ada,ne»ltro magiderio,ftlla da guerra»
ton Staffe slegate."Poi che fiamo d'accordo della bat
taglia,Meniamo algiudice,qualfarà detto giudice ri»
petente, il tuo l{e a cui tufei obbligato di fedeltà,et
tofi io fon al mio,tu fei Moro,& io Chrifiiano,cbifet
fà qutfio giudice competente i fe imi dire andiamo
per il mondo a cercare giudice, quello potrefli beo
far tu, ma io non, che nonpotreilafciareilgouemo
di tanti Duchi, Marchefi, & Conti, iqualijònofotto
al mio Capitanerò, & io fon Cauallierc che non mi
contento d'arme douebùeffecutione dubbiofa,ft
tmi dire il Soldano ci asficurerà, dicoti che chi non
hafede non può dar fede, chi mi farà ficurosio te
V trinco in (leccato che della per fona tua a uolontà
mia io pofla dijforre, òche alle mk tende ritwup>
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T IHUWTE IL Bionico. 2p»
te mi f off a ?fe dici di uetiire qui nel campo noHro,
noi fare, che quel ch’io non uoglioper me , non uo~
gito anchoraper te , hauendo tu di me il de fiderio
tuo , còiti farà ficuro da miei parenti, & amici
efje al campo tuo ritornili maio ti darò rimedio,&
auifo,in culti tuo difio compirtpotrai, noto è ad o.
griuno che offendo mi altri con tutta la poffan^a uo
ftra,& tenedoaffediato l'illuilrisfimo Duca di Ma
cedonia, a ritrouare ui uerni, fjr uifeonfisfi, & la
gloria ,& l’honore di tanti Regi coronati otterihda-
poi uoi altri mi uerùHi a ritrovare,& ui uinfi, & fe
ci fuggir tutti quelli checonfuperbia & uanagloria
di tre Regi, & eia firn perfe in battaglia campale '
uincitore,uincitori fi nominano, adunque la ragion
ttuoky& ricerca,che io uenghi a ritrouareuoi altri »
poi che la uolta a me tocca,& prometto a Dio, &
alla Signora de cui fono, & aWhonore di caualleria
che a uentigiorni di Mgofto, quattro giorni iman-
lì, ò quattro giorni dapoi con tutto il maggior potè
re ch'iopotròfaroper damila battagliale lauorre
te dinanzi al uofìro campanella plaga or letale mi
ritrouarò, & allbora il tuo ih fio compirepotrai, &
non mi bauuù da dir che con tradimento, o maligni
tà l’habbia fattotome la lettra maculata di uil pa¬
role contiene, aìlequalinon mi curo rifondere»
cheteco di viltà contendere non voglio, & nella
tua gloria ti lafcio, onde perche fiamHo da bora
innanzi da donne, da donzelle, & da CauaUieri di y
howrc il mio divarico,laprejente per Egitto tram
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JJIST. DEL CjÌFjìLLIEI l
letta tuo, partita per B. C.fcrìtta di mia mano,
figillata col figlilo delle mie armi ti mando. Data
nel campo nominato Trafi meno a cinque d'^igojìo.
QJFEL CHE DISSE IL DFCA DI
Macedonia a Tirate & quel che nefeguiL
Cap. LXFI.
Q Fondo Tirante bebbe fatta la lettera la mo
flrò a tutti i Signori : & quelli concordi dif
fono che Haua bene.Tirante fece uemre iltrombet-
ia»& dettegli la lettera, & una giornea tutta d'ar
gentaria,& ducento ducati gli donò dicendo. Io ti
priego mi uogli feruire diparole,uogli dire al Signo
re,&gran Soliano che dia licentia a quello Hf di
armi,che teco uerràdi parlare dinanzi a luiy&e-
gli lo accettò,& conducilo in nome delfuo Signore w
Quando furono nel campo granfella da ogniunogli
fu fatta > & il Kg d'armi dijfe al Soliano, cbeuolea
parlare confua Signoria inprefentia di tutti i l{egi,
& altri Signori,che nelfuo campo erano, il Solia¬
mo preflamente fece fonare una trombetta,^ tut¬
ti i Signorina doue egli era fi congregorono,quando
furono congregati il Soldano di/Jè al He farmi fio¬
ra puoi liberamente dire tutto quello che’l tuo Si-
gnore t’ha commandato, il l\e fami udita la paro
la del Soldano a dire incominciò. "Per me ut notifica
. eSt intima il Capitano dell’Imperio Greco,raprejèn
tónte la Maefià dell'Imperatore, acciochefappiate.
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TlultHTE IL Bianco. 2pi
laprattica dell'armi,ch'ìdataaEpgi, & Impera-
tor^& a noi fimili come il gentil fili di li'armi,per
le Jue ragioni, & pertinenti ricerca , che battendo
ttoi con gli figgi che qui prefenti fono due battaglie
perfe,& petjè le bandiere,uoi,ne alcuno de i ucflri ,
bandiera alcuna portare non potete, flendardopote
■ teportare,ma nonbandiera,& queflo ui richiedo (
erte di caualleria, & perfide, & rettitudine d'ar¬
mi. Etfefareteal cifrario,cofi come uincitore a uoi
tome a aiuti tuttigli rimedii ufarà,chc ui farà dipin
gerein uno targonc con tutta la Signoria chebauc-
te,& per tutto ilfuo campo, & dapoi per tutte le
tittà, ch’eglipotràacodadicauallouifaràflrcsft-
tutre, accioche in talbiafmo & infamia uoi con
tutti i ucflri non incorriate, ui ricerca, che dinanzi
• a me il debbiate fare. Maladi tta fia,diffc il Solda¬
to, chi tal cofa truouò, & io fon contento poi che il
fiil d'armi il ricerca, & previamente le Jue bandie¬
re ,& tutte quelle deJuoi feccpitgare,& congliflè
dardi refloronoydapoi fi uoltò ucrfo il fie dell Egit¬
to,& diJfegli.Signore,il nofìro Capitano ha fatto ri
, fiiofla alla tua lettera,& dice ehe'l ti prego gli uo-
gli mandare a dire il giorno della battaglia qual fo
prauefla portar ai, accioche nella pnfia deliagen¬
te conofcereti poJfa,dr ucnirpofiaa combatter te-
co. mimico, difie il Sp dell'Egitto , tu gli dirai da
parte mia,eh’io bareiriceuutogran piacere, ch'e¬
gli & io a corpo a corpo hauesfimo combattutola -
poi che a lui non piace difender fi da gli enormi cf
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JUST. DEL CjtrALLlZH,
fi che egli he fatto,& che ioglihoinrpoSio, ancho-
ra per fupplire alla dimanda [uà fe ben queHa bat¬
taglia per lui,&per mejarà ciuile, ch‘io Morrei che
lafufiecriminale, accioche con laueritànenfcifii,
gl i dirai ch'io por tarò una giubba di creme fino, la-
quale è Ilota della mrtmfisfma Signora, «/ietti »
fonfernitore, & in capo porterò tm'Mquila tutta di
oro, & fopra tequila un pkciolo pennoncello ba -
nero,nclqualfarà depinta quella Eccellentisfima Si
gnora,cheio te ho detto ,&feio il potrò ritrouare
in parte alcuna,òfeióil potrò uedere ,gli farò con¬
fidare tutto quello che nella mia lettera fi contie¬
ne » o con le mie mani l’occiderò. Il^ed’amia
Tirantefuo Capitano fi ritornò, & diligentemen¬
te di tutto quello che gli baueuano detto relationc
gli fece, jlllbora li Turchi affrettando la batta¬
gliali campo molto ben ordinarono. Il giorno te¬
gnente il Duca di Macedonia hauendoinmdia del¬
la gloria di Tirante propo/e dinanzi a tutti dirgli
filmile parole. Terò che non uiuete in legge di Ca-
uallieri Tirante, & non feruate fedeltà aLcuna,do-
ucreHi prendere la fede che tengono i Mori, a qua¬
li quatto manca la ragione per approuare illoro
male, quelloconla ffrada in mano con grande er¬
rore difèndono. Voi miete dare battaglia atan¬
to gran numero di Turchi, che fono nella plaga
Orientale, i quali Jariano Efficienti a difender fi
V da tutto limonio congregato infime, uditi m-
iete fingere Capitano uirtmfo» mafie mi fate coi*
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* T1W*{TE IL BIOTICO. 19%
to di effer tenuto per quello in fama,oin honorem
f*r reputato per huomo aulente, falfe , & colora¬
te pr attiche non gli battano, & però interrogate
la confcientia uoììra che ben fa la uerità,cheper
quellapotrete effere certificato delmifcrabile fiata
uofiro in cui pojlofete , & poi cheamore di uita »
<*r paura dì morte tanto la ragione & l'intelletto
niacciecca, che ut toglie in tutto & per tutto la
cognittone del gran mancamento , che miete fare di
dare battaglia ai Turchi, coft comebauete det¬
to , laqual per cofa alcuna non ut farà concefja , che
a uno giuoco che tira l’affo, le uite noHre porre uo-
kte, moflrando ben che poco ui (tanto cojiate a far
ci nutrire ,& mi uolete dare battaglia uolonta*
ria, laquale alprefente non è di necefiità ,^rfe la
per demo tutti fi amo morti, & deflrutti, etauol
non importerà cofa alcuna il damo di tutti noial¬
tri, che per noi il mondo è grande, et non ui man¬
cherà doueposfìateuiuer e reggendo una fquadr/t
difaccomanni, ma triHi noi altri, che fiamo na-
tiuidi quella terra, et quèllichegli hamo moglie-
rè , et figliuoli, et che habbiartio a porre tutto il
fatto nofiroinma.no d'unforaftiero non conofciu-
to, ditemi, c’bauete trattato col Soldano e con gli al
tri fingendo de fiderio di combattere a tutto tranfi-
to col He dell’Egitto',tutto quello c’hauete fatto noti
ife non per legarci et uendercia Turchi ? dite che
prezzo ne hauete bauuto?farete uoi ilfecondo Giu- ,
4* che uendè Gitfu Chrifioper trenta denarihofi ci
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HI ST. DEL CjlVJlL LI
venderete noialtri,ditefete uoiquelfamojo buoni*
di Caìm,cbcUbelfuo fratello uccife tfete uei quel
uirtmfo Cauallierefigliuolo deludi Cipri,che con
la propria madre giacque , & del camello abbuffo
il fuo padre gittòi farete mi per uentura Macbareo
cheprejè la [orella Carnee , & per forcala mio,
&fe ne fuggì all’effercito decimici, &tradìper
denariilfuo naturai Signore,et tutto ilfuo campol
o Tirante aprite gli occhi che tutti noi altri fiamo
fuegliath et molto ben quel che uoifete comfciamo,
' onchora eonofeeremo molto ben le uoflrc/iugula¬
ti Croniche, perche , et per quelli atti tanto disho-
neftiui Jete partito della uofira propria patria, et
piu non hauete ardire a quella di tornare, et per¬
che bautte uoi battuto gloria di confederarti con i
noilri nemici capitali,liquali per naturaci fecondo
la legge Chrifiiana da noi altri alienare gli debbi*
tuo, et mi hauete fatto lega , et concordila con laro,
et nonfapete mi fecondo c’hauete detto nella lette-,
ra che mandaci al fedeli’Egitto, chi non ha fede-
non può dar fede?come ri potremo fidare di mi,che
di far uerfo noi altri fimil malignità hauete com-
melfo,che tutti ti teneuamo in luogo di fratello jet
tuttiflauamo ad Ordination uoflra,et poi che’l se fa
puta la graie malignità per mi comejfa trattatati
perpetrata con gride infedeltà contra alle per/one^
nofirc,etal Greco Imperio,condegna cofa faria falli
ypo/lo in olio bollente,che ted premio la reprouata f-
jkna mitra merita, thè io non fo al pùtido Cbru,
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TIB^A^TE IL BI ^7{C0. tqf
Stiano qualfiuoglia che fia t c'hauefie fatto maligni
ta fintile a quella c he uoi hauete tentato , le pietre
contra uoi kuare fi douriano,& quanto piu gli htto-
rttini c' hanno intelletto,& perche crediamo tutti,et
fen^ajottilita nella Chrifliana Ugge,per la qual il
paradifio,et lagloria iacquista,etgli inuefligatori
con fiottile ingegno cadono in dabbio,etpoffiedono 2*
inferno,cofi come uoifaretext non uoglio che quefia
resti in oppeniondeHegenti per dirui come tal reg
pimento di Capitanato per rettitudine,ne per rag»
nefienga confientimentomio,& di tutti gli nìtriche
erano fiotto di me t et alJeruigio mio non douete ba¬
ttere ,et però non uoglio che da qui imtamfi putì*
habbiate.Ter le parole che il Duca dijfiefiuperfiegui
rcungranficandolo,cbe tutta la gente fi armò , et e-
vano con tarmi in mano et molti erano montati a
cauallo comefie hauejfiero a entrare in battaglia , per
che a molta gente era in piacere, che uitio naturale
h de gli buomini di rallegrar fi di nouella Signoria .
Tirante molto aggrauato delpaTgo parlare del D»
ca i n quella formagli rijpoje. Se credete per efier
antique le trifte opere uoHre chefilano fuor a della
memoria delle genti, ò ebefengafar commendadel
uoflro maluiuere fiate habilitato,male credete,e
perche io ho toUrato fiudir alcuna parte de «offri
gloriofiatti,& dirapprefientarui la leggiereggadi
quelli,afiai chiaramente fi dimoHra ch'io ut ho co¬
portato lecojeche ciafeungiorno di me uibo Infida .
to dir, et co miogran dijfriacer dirò il meno ch'io fm
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HIST. DEL Cjr^LLlEK
tre tanto per non mi imbrattare la bocca* quanta
per alcuni r tipetti, cheefefiere leggierdi lingua ut
conofccte,& in quello che à me farà alcune coje ti
memoria riducendo,come io non fui quello che t**
gliai le correggete del bacinetto a quel gloriofo "Preti
cipe figliuolo delf Imperatore,ne gli diedi al primo
colpo fui capo di cuigli fu for^apafiaredi quefla ut
ta ne ITaltra,& non fon io fiato quello che fiotto alla
mia bandiera babbia fatto morir ptu Duchi* Mar*
che fi S onti,Baroni,infimtiCauallieri, & genti da
piedi,che in tutto l’Imperio non fonrimaBi, & pe¬
róni nominano perditore di battaglie,che per difet
te,& colpa uoBra*pur una battaglia fòla non bone
te uinto,& nulla hauete efìimato ChonormBro * ti
qual è la piu cbara cofa che i Cauallierihabbtano •
lo non fon quello cheti Contato d .Albino babbi per
fio,neil Ducato di Macedonia che non è uoftro.Ha-
ueteperfula città di Cappadocia con tutta la prò-
uincia,laqual è maggiore di tutto il Greco Imperiot
tir s'hautfiifenno non dourtBi uiuere in habito dica
ualliere,& fé penfate che i Greciui tengbinoperfa
dele alla patria, fate male ad haueretal penfierofe
fapefti in qual conto ni hanno, fe ben non hanno ar¬
dire di dxYuelo,nmofio il timor c’bauerefòleuate * il
cuor uoftroà far tradimenti domeflici fii riuolto ,
laggebde inoflripaffati,ihe'chi maleuuoleudir pri
mitramele ti dee dir,&fe il peccatofu/fe mercede ,
*<&nofacesfi akrimeti moli fila dsignòrl mperator*
■ i Mia Signora I mperatrice,et alla uirtuofit Predeefi-
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TIHy£ 7 {TE IL BlMWjCO. *94
/à net piu puro [angue che nel corpo bàbbiate le tri*
ni mi bagntrùjnaiobo confidanza in Dio che le
dome,cbe per cauja^ofirafonfatte uedoue » & gli
buomini che fon morti che dinanzi à Dio chiamano
giuHitia,d i noi mi uendicararmo, dicendo ch’io uo-
leuo uemlere l'esercito mitro perprezzo di mone -
ta. QueSìa è una gra malignità,la quaifecondo che
uoi far efliyCO fi penfate degli attrito non uoglio dir
f tutina lafdanti nella uoRra[alfa oppemone, con -
portandomi d’una cefa y ch'io parlo con uerità,&fa¬
rò creduto,& noi entrate con la faifità y & conia
Malignità,che dafei conoJciuta,& ubidita. Il Se
Xre torio udendo tutte quefie ragioni le pofi injcrit >*
tOtperportarlefeco.il giorno Jeguente che fi mica
partireHCapitano e fendo nell a tenda dotteJe dicea
iamejfa ingenerale i tutti,cofi difie. EgregUmagni
lUujl.Signori,già p qwfto no reflerà che rii
ritenga ad effetto lapromejfa ch'io ho fatto »& per
taprotefia che a me dalla MaeHà del Signor Impe
rotore è fiata cocefia,tntti uìpriego che alla giorno
ta fiate apparecchiati f dar la bataglia,riJpofe Udu
ca di Macedonia . Tirate piu ficuroui fariaporuì à
dormir che ape far nelle pazzie che uoi fate,che cer
to io no gli andarò,ne alòi de miei,& penfo che tut
ti li altri cofi fiarano come io farò,e nofarà alci che
di rutila ut ubidifca,che'l uoflro regimato no fa p noi
altri,et no è da admirarfenoui uolemo ubidir cbe’l
gufto uoflro [eco amaritudine porta, & per rimo• ,
ucrui fogni errorin fui fiate molto>ui dico urial >
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H1S T» Dt- L l %/*-r t/t t* m* i c* m\,
traudita cbefe haueflifiecificato come il reggimi
fo ui fu conceffo,& ch’io e gli altrìglifusfimo flati
addimandati coii ogni egualitàri preferite ladimatr
dauoflrahaueria luogo,ma nonurfitevoluto coten
far diqueftogran carico,b colpa uoflraper ilprocef
fofàttofrauoh&me,ilqmlbme^%p cbe difiopr?
intatto lacolpauoflra piu in quello come atgporatr
te»tbe come a benconfiglìatoper mi. Onde rimetti
jlcafo della noflra differentia à i Cauallieri , che di
taf mefUeriinfendonOi&fe noi fate , con quanta
vergogna noflra le mie proferte verificate bauerete
«Jr le prtfetie che di quifortirono,perche vergogna
& ira finOj& faranno qfiaì vendetta e contentatiti
ne del fiorito mio.lfifiojè Tirante,e non mi b concef-~
fopiateggiare in tempo di battaglia,&lemie matti
fono affaticate nelTaltre cofe di magior necessita, al
l'benor che àfeiruire per punteggiare aweJìanatM
le,'quando ben non conftgliasfimc fltfio y bauendn
ben configliatogli altri,& non fi è giamai uifio bua
no di cafa noflra c’habbia concefio diporre ilfuo bn
fior in difiuta,& io con l’aiuto di Dio louoglio con?
fervore tanto come in me fio del reggimento mio *
che in fino allbora mi h flato concefio,non uipenjatc
cbegranletitia ne babbi riceuuto,cbealprincipiono
tercai,& non procurai cbe’lmifufie dato>&fe per
alcunifon flati fatti guadagni & prederò non ho di
mandato.Mailmio fiirito leale in quel cambiofent
pre ha battutofatiche,trattagli,&anfietà continue^
• acetiche gli Duchi,& Trencipifitto ilgouermm
Tl^T^TE IL ÉIU^CO: 395
pan ilotijani,& ficuri,& mipenjo nel reggimento
uno dinohauer mancato ò fallito in coj'a alcuna per
inganno ò negligentia di cui posfi hauere riprenfio»
ne,mas'il conjevtimento uoHro non glifi* addima 0
alato nella elettionecbedi me fece ùtMaeftàdélsi
gnor 1 mperatore,non ue ne doucte marauigliare ,
perche altbora nonerauate con lafua alta MaeHà,
tir acàocbe alcuno nonfi penfi che dital reggimene
todofia mólto cupido, che un’altro fia eletto mi pia
Ce,nella cui elei tiene fempre io farò apparecchiato t
tir dite che l’effercito uoHro fenga uoHro configlio
Monpuo dar battagliaci forila che'l dtpermeaf
(ignoto fia a uifia degli nemiche fé alcuno difitogra
dofegtàre non miuorrà,io congtì miei che mancar
non mipotranno,&con quelli che per me fon uem
ti ddgran Maefìro di Rodi coficome ho offerto gli
MÌarò,&con l’aiuto di Dio,& di loro farò uincito
te è Duca,fepaurabauertte di uedere fimil batta-
gliafa quale àgli odiofifaragran jpauento, & mag
gior terrore,reftareteui nel campo con i piccioli ra
gaggi,& con tutti queUichefin fatti inutili, &
flroppiati delle perfoneloro, e co fi fi partirono qud
dì. Il giornofeqnenteilCapitano ufeendo da meffa le
trombette fece fonare, & tutti gli gran Signori li
erano.il Capitano dijfe.Molto Illuftri,Egregij, &
Magnifici Signori,le Signorie uoHre,che con me il
Carico infìeme portano,hauendo per commandame
to della MaeHà del Signor Imperator tenuto quefio
teggimmojnel qual con mumerabU franagli, &
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BIST, nei €jlVjlLUei^
ti giorni Infoiato , cercando buone tue con tutti $
mie i pt nfuri,& sforzo fitto il mio goueroo^r Ca
f itati i ato,JC cieche confalute Kefir afkfti retti , <jr
i orapà che al Duca di Mactdomapiace cb’iolo Ut
fii&ptr coij'olatiene t.iia poi chefiatm'tn quefìa
partetauri da glinemici noHri,gh'.ftacofa è, che i
fatti di molti tu uno folo lajciare non fi debbano, g*
cofi rifiuto dee prendere parte dtlcarìco delreg-
gimcntoàlqual tanto tappo bofopportato con molti
trattagli^ continue anfittari fernet che alcuno utili
me ne fila (lato attribuito,ma faceuoperferuire al¬
la Mafia del Signor Imperatore. Onde facciamo
eltttione d‘alcun altro che piu di me dijj>ofiafia,et
non peti fino le Signorie uofirc che iofacci mutatione
alcuna,ne che me ne tenghiper aggrottato,an?i per
Jtruire alla Maeflà del Signor Imperatore in con*
pagaia uoBrauoglio murre,&morirc,& qual fi no
glia de uoi altri,mi potrà bquere come per fratello%
& Jeper manco mi matte farò apparecchiato ad
obedim,& tanto come la guerra duri,ilfcrufèo del
detto Signore non lafciarò. 7{o lafeiòpiu parlare il
Morchie di San Geòrgia,,non potendo comportare
d'udire talparole, fe non che fenica comàtarfi congli
altri fece princìpio à untaiparlare. Ter il mio Dio
Capitano non ui mancarò incoja che d’bonore fia »
attendete la promeffa che bautte fatta al re d'Egit¬
to che io uerrò con uoì,& quando nongUpotesfi ut
nire armato uerrò in camijcia, & cofi entrarò nel*
la battaglia,^ faccio noto folcane à fan Geotgk
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ti^x te il biotico. . 196
chefe alcuno accettali Capitaneato finga ejprejjò
commandamento della MaeflàdelSignor Impera-
tor,che con le mie proprie mani lo farò morire. Ti¬
rante è noHro Capitano iato à noialtri dal Signor
Imperatore , checofiil debbiamo ubidire, come
lafua propria perfino. DiJfeilDuca diVera, com¬
mandate à noi altri quel che miete che noi faccia¬
mo f e dicete che occidiamoil Duca di Macedonia ,
date il carico à me*& uederete in quanto ilfarà fot
to.Chifora quello chetai Capitaneato debba accet¬
tar e,dijfe il Duca di Smopoli ch'io con la mia fpada
laqualgiamainonperdona,quando l'ho ignuda in
mano,noi àmia dal capo fino alla cintura. Bifiofi
il Duca di Caflandria,io ui faccio certo tutti in ge¬
nerale^ ciafcuno per fe che fe dama differentU
monete,nefate altre cofefe non quelle chefiamo ob¬
bligati per commandamento deUo Imperatofe &
udirò qud fi uoglià Duca,Mar chefe,ò Conte che di
ràche Tirante lafci HCapitaneato, & lo accet¬
terà, che io con lemiemanf gli torrò la aita .
Io non ho parlato, dijje il Duca di Montefinto »
però che per ilgiuiicio del mal parlare del Duca
di Macedonia affai chiaramente ha dimoHrato co¬
mi egli ha confejfato dibauere mancato della fede
fua,ne gli enormi caft ch'egli hapoflo nelThonore ,
&fama del nolìro Capitano Tirante . Leuosfi in
alto un Marchtfe di fan Marco, & afcefo fipra
un banco trofìe la fpada , &diffe,chi metterà à
forte altri partiti, uenga innanzi ch'io il com-
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H 1 ST. DII CUV^LLIE^
batterò inpnfentia d’ogni Uno à tutto tranfitOy che
Tirante non fia ncflro Capitano giulìo,buono>& ue
ro>& non ha fatto cofa alcuna di tutto quello che
il Duca di Macedonia gli ha imporlo ,an^è fiata
una gran malignità laqual ingiuftamenteg li è fiata
impofta,& fehora ronfi ne fa il uerogiudiciò,mo
Areranno che nell’altro mondo fi determinarà que
fia caufa. il Marchefi di Ferrara in alto gridando
difie.Io uoglio che ogni uno oda & fippia, che quan
do il Duca di Macedomaperfi [ultima battagliale
donnei le donzelle ne Uà gran piazza della cittì
diCoflantinopoligridavanoàgran gridi » dauci
quel tmorofi Duca di Macedonia perditore di bat
taglie,Jpargitore dtljangue di CauaUierh&gentile
buomini ùreciìdoue b quel confujo,& uil Cauallie
re ; togliamoli la ulta poi ch'egli la luce de gli occhi
noHri,& le cofi che noi altri amavamo piu in que*
fio moudo ci ha tolto.Diceanofecondo che eia finn i
sformato di dire al nemko ì &piangevano, perche il
corpo uoHro non era portato morto nel cqdiletto in
quelluogodouelorogridauano>& quella era lavo
ftrabonoretàfipoltura,& facendolo cofi reftareflì
vino & con honoreuole fama,che bora tduendo fife
piu che morto t & tutto quello ui è figuito perlaleg
gerenza dtluoflro mal parlare. Cominciò à dire
il Conte d’jlcquauiua : dechiarata la caufa per
entello che bnoftro naturai Signor exolfuofuro con
figlio ha dato a Tirante il CapitaneatOy & governo
s di tutto ITmperiOiCbe ui mone uoi Duca di Mac*
do*
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TJ^y/^TE IL BIOTICO. 1*7
doma a perturbare il noBro Capitano,& porre noi
tutti quantiche quifìamo in dmifione,pe>fi uerando
nella uoftra uergognofa perfidia ? La fin dvUaqual
è per noi molto poco temuta,& io non mi ni poffb
tanto accoBare dandoui deWijJer mio,come uoifiig
gite la uoftraejji catione della ragione . Folen-
do quello che dato non ni ì,& nella uirtù uoBraui
feteJcaldatOy& fe confi derate la fin di quella,cono-
fcerete il/uo nafiimento Je h degli Cauallieri che te
mte per configheri uofiri non gli dee effer dato fede
per quello che uijon fatti nemici per lo reggimen¬
to che perfo hanno,che non è buono teEimomo con¬
tea il padre il capitai nemico,poi che da lui ha ham
to cofa contraria,& non uenire in errore di un tal
Capitano come noi habbiamo , perche egli ni dori
faluatione della rettitudine che ha,per ben che non
gli fi a tenuto . QueBoeccede Hettore,queBob
eonqu/latore dellafama,fi>argitore delfangue hor-
ribile,gli paffuti pergloricjafama uiuono, e i tónti
per trauagliofa uita muoiono,&fi alcunouorràdi¬
re il contrario,io il farò confi fare lafua gran mali
gmtà,che'DÌo nonpermetterà che’l cafo tanto enor
me,che il Duca dì Macedonia ba leuato al noBroCa
pitanojl quale è giuBo , buono ,& uero,reBi nel
mondo tmpUnko&ccioche auoi fia punitìone » &
«gli altri e fiempio tacque . {{rfpofeil Du¬
ca di Macedonia dri^ando le parole al Marche »
Je di fan Geòrgie . Se io ui ufaròqueBo tito-
Ic di Camlliere in tutto ,& per tutto auofirictn •
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BIST. DEL CAVALLIE\
Contrario,fiate ben certo che per quello non fi igne
ra quello che ui è debitamente piu proprio nome ,
angifiio dico cofa che preiudichi nell'bonore uo-
Uro,quelli che udiranno, & intenderanno che fi-
mil parole io non ho per coflume > mi per lo uollro
difordinato mancamento tal che filo del parla¬
re le orecchie de gli intendenti, & delle donne di
botare fi ne offendanoci quale non confente a mal
mio grado, che in quello cafi la lingua fi limiti » non
truouo ragione alcuna per cui debba effe re finenti-
tato da uoi,&mi douerelli cambiare per Tira »-
te,conparole,conaffettane dimollrate,& noi mi
dite,& moHrateche mi battete tanto conilrettOt&
Joggiogato chenondirò le finte>& fraudolenti ma-
litie uollre,& doue fino bora le innumerabili pro-
meffe, {pergiuri, & facramenti > che uoiconfalfità
& disfimulatione piena d’inganno battete ragiona¬
to ? ma non ne ho ammiratane , poi che ueggo che.
gliè cofa naturale che l figliuoloJia tale come il pa-
dre,per le malitie che m'hauetefattOiche i uofirima
li atti fin tanto notori) tra Cauallieri ,& donne di
honorci& infiecialità nella nofira città de Collan
tinopoliyche lafciate tutte le altre cofi » neili giuo¬
chi felle ne fanno un fihergo ,q:tando fi ricorda
no delle malignità che bauete fatto ,& io muffi
da pietà degli affanni che mi date non mi curo
Udire lauoftrariprouata natura» ma ungilo che
fappia che di maggiore utile ui faria il tacere .
^ O Duchi» Mar che fi» & Conti > dìffe il conte Tle-
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TI\MWTE IL Bl^tyCO: 198
gaman,poi chel Duca di Macedonia égià fuor a del
la tenda per nobilita uoSìra uditemi, & non voglia
te condennare alcuno fen^a udirlo,& date eredita
<tlla relatione mia,perche mi pare che determiniate
di uolerdare la battaglia,quello che uoi non dovere
SU fare, ma uolete conia uoSlra importunità mo-
flrarlo piu animofofopra una cofa morta, che defide
r.ofo di Capitaneato con bonorcycbe al Duca appar¬
tiene^ no» ad altri, fe quelmal nome tanto diffbr
me,& abominabile è in Jpecialità olii canottierijl
quale uoi Tirarne de fiderate udire buonamente ut
potesfi dire già Jària Slatto fatto, ma non voglio co
Jpecie alcuna difitperbia perdere Dio Signor soffra
& la giuftitia,che il Signor Duca di Macedonia ha»
laquale è dalla parte fua, di tantogran caricom
comportabilefariafuor a la uertà uoSlra, lajciando
uoiilCapitaneato,poichefapetehauere molti che
ui guardano,penfate ne fatti liquali fon quelli che ui
hanno -ad accufare,o ajcufare, & la gloria non Sla
ttelfapparentia delle parole, ma né Ila effecutione
del ben fare.Toi cheuiddero che'l Signor Ducale n’
era andato, Tir ante non uolfe confentire che alcune
piu paHaJfeiUefaceJfe conto delle ragioni, che'l Con
tebaueua dettole non che ciaf uno fe ne tornò alJuo
attoggiamento,per por fi tutti in ordinerei ilgiorm
affigliato alla battaglia.
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H 1 ST, DEL CJ.VULUE\
CH E F 1 LIVVÙ FIGLIFOL DEL
I{e di Francia,& f\e di Sicilia,mandò un belfoe
corfo a Tirantecome ilfecretarioprefentò le
lettere all’Imperatore da parte delJuo capitano^
& quel che Imperatore fopra ci» terminale .
Cap. LX FII.
F Haquefietempo l’Eccellenti fimo Imperato
re,che afpettaua con ineSlimabile de fiderio di
Japer mone Sei campo uidde uenire fette nani a ue~
la,quando furono arriuatefcppe'come ueniuano di
Sicilia,& portavano quattro mila huomini d'armi
tir molti cauallijiquali mandaua il tutouo1{c iti Si¬
cilia,& ne fu caufa quello Show io recitari ; il
He di Siciliafecondo chegiadifopra i flato detto »
haueua il figliuolo maggiorein Francia che bauea
per moglie una figliuola del He,&P er e f^ re
molto dif reto,& uirtuofo,il fuocero noto lo lafciaua
partire della fua Corte per ilgrandisfimo amore,^
affettione grande che gli portaua,fegm che egli fi in
fermò,&morì . Quando il Hp di Sicilia firn pa¬
drefeppe la fua morte ne hebbe grandisfìmo dolo-
feti altro figliuolo che fi era fatto fratóne» uolfe In¬
foiare la religione per efier1{e t dapoilamorte delpa
ire . il He prefe tanta alter atipie di quello per¬
che il figliuolo noi uolea ubidir che diede del ca-
x po al letto,et tenendofi per morto ordinò della firn
•*uima»& del regno» ejrnclfuo testamento Ufóì
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Tl HJl^TÈ IL BljìT{CO. *99
bercde la figliuola moglie di Filippo. Quando Fi¬
lippo fi uidde Re hauuto in memoria il bene# l'hono
re che Tir ante gli bauea fatto, deliberò di poffare
colmeggiar poter che hautfie in aiuto di Tirante,
& per la Ffina/ua moglie,# per tutti quelli del
Bggnofu fapplicato tbe quello anno non gli an¬
dane,perche la Hf ina era gravida, # egli veden¬
do il gran contrailo che glifacevano,,fuforcato dì
refiare,ma mandò in fuo luogo per Capitano il Du¬
ca di Me sfina con cinque mila huominifra da pie¬
di ,& da cavallo,# la Brina per la cognitione, che
baueuabauutadi Tirante gli ne mandò due mila»
# ne fece capitano il Signor della Tantalanea .
firmati che furono in Coflantimpoli fmontorono
in terra,& il primiero bttcmo che trouorono fu il
Secretorio che dal campo veniva,# portava lette
re del Bp d'Egitto, # di Tirante , # i configli de
i Signori ,#la volontà , # uoto di ciafcuno di
quelli che baueua parlato in favore di Tirante,ha-
ueuafatto d’ogni cofa un proctjjò per mofirarloal-
1‘imperatore,# innanzi che arriuasfitm al pala
?0 il Duca di Mesftna li diffè.Caualliere Je Iddio ut
conceda,# ut la/ci compire quello ehe'l uofiió evo
re nel mondo drfiderà,ditemi doue è quel fiamofo
Caualliere pien d'egni uertà Tirante il Bianco Capi
tana delti Greci,in qual città è l'babitaticne fua $
Signor mio,diJfe ilfecretario,la Signoria uoilra trO
uarà quello fiamtfo Caualliere che addhnandate in
fampOfCh'egli non ha luogojuMa, o città per hahi—
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JIIST.DEL CJ.VJ.tlì'Ef^
tatione,& bora l’holafciato che baie fine tenie pa¬
rate dinanzi atti Turchi preffo al fiume nominato
Trafmeno. Che fi fa nellafina corte,diJJe il Signor
ditta Tantalanea,fonkuomini difola 7 go,& di pia
ter e?Sifimta Maria diffidi Secretorio,primiera^
mente alla porta dellafitta tenda trouarete Ctow
tòt che ciaficun contenta,aficendendo un grado quali
fono buoni,o trifti conofice,& Ja di quelli che dee t
Intornofare buon mercato,& con fimo,& dificret-
tionefiagiudicare,& queBa i la cofia che piuualein
ciaficuno che babbi Capitanato legale,& fòpra tut
ti iouea regnare,& giamaiperprieghi,per mime
eie,o per danari non fi corrompe,anchora ha urial-
trabontà,che'l dona ciòch’egliha, & fra le gem
loYipartifte,& non eBima cofia alcuna che per fie
pòsfibauere . Quel non è detto liberale che uudl
donare molti beni hauendo prima rifletto di poter
neaffiaipiurihauere,& iiquefiifie ne trottano mol
ti,etperò io dico che quello è liberale,che‘l non wto
le guardare in cofia alcuna,ne penjare in cofia che'io
nando ne posfi trarrelafuBantia propria,& qutn-
do non ha cofia da donare a quelli che gli addiman-
dano,congran preftezgafijpoglia tutto quello di
thè è uefhto.Quando lo amico dellafiuapropriaper
fona ha hifogno liberamente gli concede che glipof
facommandare,etfar,etordinare,in malc,o in be¬
ne di quella, a tutte le uogliefiue , effe di altra co-
fa noi puòferuir la buona uolontà non gli manca, et
• di quello ch’io tu dicoper tutto il mondo fi parla ,
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Tl^llTE IL BMliCO. fon
& Je addimandate di nobiltà,d'ardimento,&digen
tilexja nel fecclo non ba pare,& fra mi altri chia-
Tornente è maniftflo>& per i jperientia le gran vit¬
torie che ba battuto ,& ha cu fcun giorno lontra i
Turchino dimoflrano,& è molto allegro con gli a-
tnicifìuoi,dandogli diletti confonatori,dan , %ano , &
fra dome ballano,& a tutte le genti è molto affati
le,di cuore fortisfimo,che di cofa alcuna non teme ,
nelle fue tende alcuni lottano ,dcunifaltano,&giuo
tatto alcuni a tauole,altri a fi. accodiamo fi fa pag*
T(o,alcun di granfenno,alcun parla digue\ra, aleu¬
ta clamore,alcuni fonano lauti,altri arpa,altri meg,
•gpuiole.altri flauti,& cantano a tre, & a quattro
noci,per arte di mufica, noni alcuno che a piacere
posfi penfare che lì non fi troui col noflro Capitano »
ilquale honora meglio Dio che huomo che babbitt
giatnai uiflo d'alcuna rottone, & fi mille baroni
infume dinanzi gli uengono tutti glifo honor are in
modo cb'ogniun da lui contento fi parte . Honora
molto i/ùoi,&piu lagtnte foratura. Due baro-
tti di^flemagtia di quelli channo poti flà di elegger
l imperatorepochigiornifanno che furono quiui,&
quado [epanimo di/fero che huomo di tata affabili
tà no baucarigiatnaiuifto.il Secretorio tolto cobia
io da lor,tt afictjò alto nel palalo trouò l’Impera
tòr che era alla fin del deftnare,&quando lo uidde
nhebbegra piacer,& domadogli prefìamete come
tiara il capo,feglimacauano uettouaglie,ò altra co
fafil Secretorio diferetamente riffofe.signor,al pr*
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tìJST. DEL CjlVjn tlFH,
finte il mangiare rum gli mancattuagli manta amé
re,&honore,et tacque che piu non dijje . L'Un *
foratore fece congran prefitta Iruar le tauole, et
il Secretorio Itjcritture che portaua per ordine gli
diede » la prima fu la lettera deire cC Egitto , Ite
feconda ilconfigliodegli baroni,et allhora fiuolti
ucrfo la figliuola , et dijjè , Carme fina i miei caual-
Iteriuogliono dire Tirante effere uojìro innamora-
lo>rt ella di uergngna tale come una rofa diuemei
et per bron {patio opprefla da thnorofa utrgogna ri
mafe che rifondere non potè, poi ricuperato l'a¬
nimo difle,signore>per tanto come Tirante farà
uincitoreben fon conti ntacchi i uirtuofi Cauallicri
dicano chelfia mio innamorato per e fiere egli co--
Maltiere di tanta uertù>et animo , uiruitere di bat¬
tagliele atterra leforxp de i Rrgt Tur chi,et i'Jót
f ili inganni del Duca di Macedonia non teme. Ma
non conferita la Maefìà uoftra di dar fede alle leg¬
gieri et fraudolenti parole di quelli che uogliono ca
lunniarc . lo l amo domeflicamente,cofì come io
faccio gli altri.lo Iho perfodiuìflattt aonme gli firn
inchinata • il miopenfieroditatcofa molto ère-
tnoto>& fe l'M.lte\ga uoflra signore ha fintimen-
to di talcofa nonne nedoueteasf curareygrnon mi
douete incolpare finga fi pere prima la uerita,& f
dubbiofo errore la figliuola condannare non douere
Sìiychetanto uama,che Mmore ha per coiiutne
di mneer la paura, ma DiogiuHo alla carità mia/ut
. benpromfioàlnùo petto p'm freddo che ghiaccio
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II BliAKCÒ. .
idiurfluto, che IcMctflà uoflra à tal còjè di JWeX
biadar ftde.'bìpn figliuola mia charisfima, difie Ut
Matita dell’i tufi ret or ti th’l non fi dice à quella
intentione,leggete qui,<& Mietetele no lotta,&uo
ti de i Cauallkrì ,quando la SignoraTrenciptjJa beh
be lettogli fitto fi ir ito fi posò,& uoltafiuerjo Stefa-
9Ùa,difije,von tipenfire che nellaperfona mia mifuf
fie rimaflo fangue^chel mio penfiuro fu che'l mitro
fattofufife flato dtfcoperto.,il dianolo è tanto fiottile
(he ci ha fiotto dare i danari à Tirante,<pqueUo chi
egli fa fare difcopre.il mio peccato che è efbaueeè
jbccorfo Tirante ti peccato meritorio, fcke idi thè
veteb& dee efijire tolto atiafinetperche fi fa.Tfion¬
do atto di eltmofmatdiffeStefani»,Signoreit quello
thef jlkerja uofira ha fatto è atto di uertù, però
thè ogni uno dee [occorrere alla perfona che gli uuot
bene,&le cofe debbono tfifieregiudicate fecondo la.
buona intentione à che fi fanno,che uoi non amate il
Vtrtkofo Tirantefe non per lecito matrimonio,& io
bea conobbi la ellrema pattfone che all'anima di
OolìrOjllte%ja habeua rubata lafiapientia ntlprin
tipio,quando la Matfla del Signor Imperatore tto-
firo padre uidiffie,cheti ualorofo Tirante amauate*
dr effendoin quelle ragionici Baroni Siciliani entro
tono,s^r gran rhterentiaal Serenisfimo Imperatore
feciono,& egli gli riceuette con faccia molto affabi
iofacendogli grandisfmo homre,& la caufa della
loro uenutagli recitorono,& le Ettore della pace »
dpconfederatione antiqua drprtfeHtcgli diedero , #
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U 1 ST. DEL CAV ALLIETA
JaMaefìà del Signore Imperatore gli accettò , &
aonfirmò tutto quello che loro uolfero ,& gli lafcii
parlare con la Signora Imperatrice ,& con la Stgno
va "Prenciptflafua figliuola Carmefina,& common
io che g'ifufiero dati molto belli alloggiamenti > tir
tutto quello di cuihaueuano bifogno. L’Ilìuftrìsfimo
Imperator fe ne entrò nel cofiglioi& gli Canali ieri
rmqferóiuttiadmirati della eflrema bellezza, &
dello eloquentisfimo parlare della Signora "Prenci-
peffa.Il Signore della Tantalaneafece principio à fi
mil parole.
CHE IL SIGTiòI^ DELLA TAT^-
talaneamfitòla Trencipeffa t & come 1 'Impera*
ter andò al campo , & la Vrenópeffa Carme fina
armata condufie le genti della Égina di Sicilia à
Tirante,& quel che fra loro pafiò.
Cap. LXVIII.
C ataramente Signora per manifejta effierien*
tia fidimofìrache natura no potria più alta
mente operar di quel che ha fatto nella gran fingo -
larità della bellezza chela Maeflà uoflra posfied r,
(he per quella uengohora à notitia quanta è laglo~
ria che gli ben auìturatifanti in contemplare la di
uina afientia nelparadifofentono,fecondo che bferii
to nella faarafcrittura.Onde dice il Salmifia drh £•
35 »mdo la fua ragione à Giefu Crifìo.Signore à quello
• t bei dinanzi àgli occhi tuoi mille anni fonotcéfi co
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TlUoi'HTE IL ÈiaT^CO. 30%
Pie il giorno di hieri che bpaffato,per il mioIddioSi
gnor a io fon ben certo che fe tutti i giorni della aita
mia,quelli che fono pafiati,&quelli che hanno à uè
nireiofusft dinanzi alla Eccelfa Maeflà uoflratofi
come bora fono,non mi correria iltempo,& non co
fi come dice il Salmista il giorno di hieri che bpafla
to'che troppo è lungotempo, ma l’hora che bora è
prefentcyche co fi come à quelli che fono in pena
poco tempo gli pare chefia molto, cofì a quello che
è in piacere non corre tempo,come fa bora àme,&
di quel che di qui mi fora partire poca fia la uita,
& la falute , &poca fia la bontà & la uertù, &
per il mondo uagando uadi,chegiamai nonperuen-
ghi àporto faiutifero, nel noSbo Hsgno fu dechia¬
rata la gran beltà che nella Maeflà ucflra fi ritro¬
tta,& come per gli ueftri uertuoft atti, la militare
difciplina laqual eraperfa, rifatta haueuate ,&a
me pare che laprefentia della C elfitudine uoflra in
graparte auazj quello che in laudeJua hauea udito,
accompagnata d'infinita gratin,&moltofopere,che
nel mondo b tanta Infama della Signoria uoflra,
che Dea ui potete far nominare, imposfibile à me
faria poter recitare la gran fingularità che nell ’
altezza uoflra hoconofiiuto , & filo per ba-
uerui ui fìa per ben auenturato mi tengo . & in
quelpunto lo IlluSlrisfimo Signore Imperato¬
re nella camera entrò , & la Signora Tren-
cipeffa non gli potò rifondere ne fatisfare à
quello che hauea detto » iImperatore rimafi »
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HlfT. DII CAVALLI^
/fu loro parla ndo dellaguerra,& di molte altre C4
fé. Quando al duca di Mesfma porne bora di ani*
re aU\alloggiamento tolfe licetia dall lmperator &
dalle dame,& arriuati allo alloggiamento la cena
Molto ben apparata trouorono,laquale il SignorIm
peratore fatto far gli banca, quando partiti furono
Vi mperatore difie à tutti quelli che con lui erano.
Il aneti noi altri giamai udito din,è bene te già mai
letto nelle Croniche che àCapitanoche ad altri fer
ua,parenti ò amicigente in aiutofno mandafjtro i £
eofa di grande admir ottone,&per quellofono io 4
Tirante molto obligato, che diete mila huomini 4
fiefa loro per fuo amore mijerucno, quelli che bora
fono uemti,& quelli che il gran Maefiro di Fgdi
mandò,&però ho deliberatoper pacificar il Duca
di Macedonia, & il nofiro Capitano di andare io al
capo che altramente un di lorofe uccideriano, & ef
fendo già uenuti dueuolteà qutfto,guardar fi dee
dalla ter^a.Ma fe io pojfo hauer il Duca di A 4 acedo
nia nelle mani io li prometto per la corona ch'io por
to di fargli leuare il capo dalle jpalle.Dapoi lolmpc
rator commadò a tutti i fuoi che fi pone fiero in ordi¬
ne per partire.Come Signoridifie la Imperatrice^*
Maeflà uofira uuole andar con tantapocagente^dif
fe il Signor lmperatore,Hor non fono qutfii Baroni
diSicilia thè meco utrrdnoituttiif ruttori dello Im ^
peratore àgran fretta inpunto fi pofro. La notte
feguente effóndo la Trencipefia in letto dormendo»
• Stefania gH utme,&Juegliolla dìcedogUMgnoraf
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TJllUTiTE IL
imparata che dinanzi àgli occhi miei hauwo Dio
febo che mi dicemmo mia aita Stefania quanto face
Tno Tirate & io grà Hima della uenuta ttoflra, che
folper la uertà della uoftra uifia la battaglia deTur
chi per uinta teniamo,perche Signora fagliatami
fon uenuta qui per dir all’Jdltegga itofira cheJè noi
uolttefn breue i ckftr't nofiri contentare potresftmè
& potresftnto dir fiora ha fine l'affentia,poi che in
prefeniia,econuerità,& conofceranno per e/peri-*
entià quanto è grande il mitro amor, che ftamo an
Hat e a lorppoi che loro ànoinònpoftom uenir. di fi
fé la Trencipefla,dammi la camifcia, & piu non itti
dire,& con granprefleg^afu ueilìia;^ acconciai
& fe he andò alla camera della Aìaeiìà deU'Impej
tatar che anchora non era leuato,&gli difie. Clemì
infimo Signor,paurofe fono tutte le divelle udedtt
tiominarguerie,&magjgótfriétefatto d'àrmfper^
che io dimando di gratta alla Mae[làuo(ìra che non’,
ntiuoglia denegar una gratta chegli adémanderbf
laqual per due ragioni mi dee èffer conceda. Lapri
ina h chela lUuJlrisfinfa SigrioriaUcfira non dee aw
Aaì id' parte alcuna fen%a me^haucndo rìfpetto afta
età uòftrà, & non hauendo alcuno che piu amori 1
dime ni porti,che fela Maestà ùoitra s'infermaffe
Utpótes(ijeruir>&Stare al capo del letto , che fa'
(&jùanofco meglio la qualità mitra che alcuna altra
fOrfana . Lafeconda è cheper difcorfo di naturati
ehi primierdmente nnfceprimièramente dee morii. 1
refe bene alcuna mica il contrario fiuede,& tane? ~
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H1ST. DEL CAV ALLÌE\
CH E FILITVO FIGLirOL DEL
He di Franc'u,& He di Sicilia,mandòun beljòe
corfo a Tirante,^ cerne ilfecretarieprefentò le
lettere all'Imperatore da parte del fin capitano^
& quel che Imperatore fopra ciò terminale .
Cap. LXVll.
F l\aqneftotempo CEccellentisfimo Imperata
re,che affrettata con ineilmahile de fiderio di
Japer nuoue del campo uidde Mentre fette nani a ue~
la .quando furono arriuatefeppecome uenìuano di
Sicilia,&portammo quattro mila huomini d'armi
tr molti caualli.liquali mandauail nuomì{e di Si¬
cilia,& ne fu caufa quello c’hora io recitarò ; il
He di Siciliafecondo che già di (òpra h flato detto »
banana il figliuolo maggiore in Francia che hauea
per moglie una figlinola del tfóre egli
molto difreto,& uirtuofò,il fitocero non lo lafciaua
partire della fua Corte per itgrandisfmo amor e,&
offettione grande che gii portaua.figin che egli fi in
fermo,&morì . Quando il Hpdi Sicilia fico pa¬
drefeppe la fua morte ne hebbe granditfimo dolo-
reti altro figliuolo che fi tra fatto fràténen uolfe la-
feiare la religione per efier^dapoila morte delpa
dre . Il Heprefe tanta alterattorte di queHo per¬
che il figliuolo noi uolea ubidir che diede del ca-
% po al letto,et tenendofìper morto ordinò della fua
ammattiti regno» & nel fuo teUamento lafàò
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g/j rifpofe, che per cofa alcuna non gli andari <
cfa/c /<( i/ D«c« (fi Macedonia ,òil luogo do
memori fuo figliuolo di dolore finiria i Juoi ultimi
giorni. LaVrencipefia mandò pei tutti gli orefici
éellacittà che erano habili a quello che ella uole-
tta,& fi fece fare un corfàlettola metàd’oro
la metà £argentOyet fmìlmente gli bracciali , et
ptanti dilamina molto fittile, et alla parte destra
venuta Lor>o,et alla parte fimfira l’argento} et pi*
fi fece fareper il capo una celatamolto picciolatut
ta d'argentOyet/opra alla celata una corona molto
ricca eh'ella houeaper co fiume di portare fipofe, et
/applicò à fuo padre chegli lajciafle la gente della
Bigina di Sicilia mandata à Tirante . Il giorno
che fi partirono la Vrencipeffa fi ueft't una gonna
carica di tremolanti d'oro,et fi fece armare dell’tur.
refi che fi haueafattofare,&caualcòfopra ungrato
eauallo tutto leardo,& con una bacchetta ta matto
andana capitaneggiando la fua gente , & con
duceua in fua compagnia feffanta donzelle le pi»
belle.&piu galanti di tutta la corte, & fece Stefa
ma gran Conteftabile,0 Sfiandrafigliuola del D»
ca di Vera hauea l'officio di mamfcalco, Contefina
afona l’officio di Barigelmaggiore,Viacerdi mia ut
ttlportaua ilfiendardo della iiuifà dipinta dell’her
ha che fi nomina Amore,con quel motto che dieta.
Ma non a me,Alìjea portaua lagran bandiera. La
Vedotta rìpofata portinaia maggiore d Ila camera
iella Signora Vrtocipefìa^ciaflma delle oltre di
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MST. DEL CJlVsALLIEÌ^
gtUe ilfuo ufficio haueua,& cofi andarono fin chefir
rono alle tende dotte Tirante folcita alloggiaste.,
nonglitrouorono buono d armi che fonofaffé , ma
gente inutile,/s ingaggi che per commandamen¬
to del Capitano gli erano rimafii . Tirante il de «
timononogiorno del mtfe, atihora di megga notte
fi partì l'imperatore aìlhora della nonagli
arriuòyiTurchi notte,&g orno iìauanocontinue-
mente guardando il campo de Cbrifliani,quanto be
ne potè nano uedere,& Tirante pafiò la notte il pon
te,& già un giorno innanzi che paffaffe hauea man
dato a pigliare ipaftori,& lofpie>acciocbe non fuf-
fe fcopertOi& molti ne prefero , & quando bebbt
paffato ilponte,afcefe una buona megga lega, alla
fuperiort parte del fiume afcefe a man delira ,
& due leghe di fopra dal campo de Turchi fi atten
dò una mattina all'alba in meggo dima Halle che fi
nominaua Spinofa,& ciafcuno portò biada,& unta
deperloro,& peri cornili per un giorno. Quando
f Imperatore fi fu attendato nelle tende del campo
mandò per il Signore di Maluicino,che ueniffea pale
lare con luiegli tanto prefto comeiljèppe , andò
a far riuerentia all’Imperatore » & nàtogli tutto
l'effer di Tirantei uirtuofi atti che ogni giorno
faceua, & la Trencipcffa prendea fingularisfim»
piacere in udire le laudi di Tirante . il Signor dà
MaluicinofupplicòaU’lmperator che fufjè di Jua
mercede di andare ad alloggiare alfuo cafttUo > che
fi furia moltaficure>& cefi fece » tutti f baroni
Siciliani
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T l\jntTE IL B1UVC0.\^
Siciliani fi attendono prejfo al fiume, il Signòte di
Maluicmo tolfeuno de fuoi, & quanto piu potè/*»
fittamente il mandò a ualle Spinofa per ausare il
Capitano,come 11 mperatore con fua figliuola & co
i Baroni di Sicilia era uenuto. Tirante il tenne Jegre
tisfimo fino al giorno fegucnte accioche alcuno non
fipartiffe confi uja di andare a uedere 1‘imperato -
re, & nel uolfe dire fe no» a Diofebo ingranfe-
creto . Quando fu lima iti mexga notte po -
co piu ò meno, ogn'uno montò a a cornilo, quelli da
piedi fe porre primamente con Diofebo per Capita
no con quattrocento lanje , & i calmili tutti abbor¬
dati. Tirante pregò Diofebo con quel piu amore che
potè che rcflaffi dietro a un ptjgp di monte che gli
era una lega apprcffo il campo de nemicittper qua
te cofef’ufftro al mondo,egli con ifuoi nonufcijfe,an
chora che uedefje che fuffe per fa la battaglia ,&ut
éefjecbelouccideffero, egli, ne ifuoi l'andajferoai
atutarctonchora non contento di queftogli diede gin
tomento, che non fi moueria fin che nonglielman•
daffe adire. Diofebo reBò,comeho detto, & Tir rat
te con tutta laltra gente fengahauergli alcuno da
piedi,nc ragajgo,fe non Hippoltio, che quel giorno
aera fatto buomo d’armi, & baueariceuuto l’hono
mre dicaualleria, arriuò a un tratto dibombardaap
preffo al campo, nonalfoffo,o al {leccato che fatto
haueano, ma quafi al trauerjà in luogo che era pia¬
tto fenga palancato,o alcuna altra cofa, & quando
■quelli del campo Jentsrono le guardie, mandorvm~~'
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tlST. DEL CMVALLIEF^
gracidi, & tuttala notte eranoflati a cauallobr
jjcifi tte mila huomini per dubbiadi non effcrrotr
t 'hcome furono la prima uolta , & Tirante non osò
ferire tul campo per la ^ran moltitudine-di gente
che gli era,&tutti i Mori fi mifero in punto,et quel
li che fi trouorno a cauallo uennero in uifla de i Chri
fliani. Ciajcunaparìe ordinò lefuefquadre,& Tira
te ordinà le fue in quefto modo, tutti i caualìi fece
difendere in fella al paro, inmodo che non pajjauu
piu il capo dell'uno che de l'altro > & tutti erano in
grande ordine eccetto il Duca di Macedonia,che ed
liprieghi del Capitano mai obedire nonuolfe,leban
diere dell'imperatore erano nel me%£p,&il Duca
di Sinopoli haueua l’uno capo dell’ala,& il Duca di
Tera hauea Coltro.il Capitano era bora all’un capo
bora alTaltro,pregando,Jupplicado,e ammaeftrado
la gente,che ogn'uno fiejjè in ordine, chefeloroilfa
cenano egli conio aiuto del noflro Signore Dio quel
giorno gli faria uincitori,& m quelfratto che gli ne
mici ordinarono le battaglie. Tirante fece allajue
gente fimil orati one.
CHE TIHytT^TE FECE BEL «
la or ottone a ifuta, inanimandoli alla gran bat¬
taglia .& quel che in efiafeguì. Cap. LXIX*
I O non mi contento di honore, che conpericolo
non fi guadagna,& dalla noSba rettitudine > dr
ragione una freran^a uerace forge o CauaUieride-
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T U^T^TE IL SJ^il^CO. 306
gnì d'honore. Fenato h il giorno per me tonto defi
derato,neiquale di tutti li nimici uoSìri boner ernie
vittoria ottenente , per laquale ciafcuno che haue-
rà perfa la hereditàfuà potrà ricuperarla, & ogni
uno dee de fiderare la gloria, che difimili atti fi ot¬
tiene , & i pericoli che con paura fa affrettano non
debbono efjère tenuti in computodicofa alcuna,
vdncbowpermeglio manifestare alle uofirema-
gnificentie quello che nello intelletto mi occorre,
quanto mal fece la ignoranza di Dario, che per ba¬
vere mal ordine nella battaglia tutta la fungente,
&la propria perfona perfe, & gli altri pel petto
d’inuidia tutti perduti furono. Lafclamoflore que¬
llo che bora ci conuiene che con gagliardo animo di
ualorofi Cambimi facciamo fatto d‘armi, & an¬
diamo a porre il camino della falute noHra, & jup
plico a quellich’iodebho [applicare,(ragli altri co
me a fratelli, che fiate uakntisfimi, & con animo
uirtuofa uogliate combattere, &fiauiin memoria
la eterna mifiricordia, (rpojfanga di quello che i
vincitore di battaglie, & honere, & gloria, & an-
choralibertà acquiHarete,& feuincemo Magni¬
fici Signori tutto lo Imperio farà noHro,città,tutte.
caftellafaranno fatto la Signoria noHra, & fa la
dijgratiata fortuna confante che noi altri fuggiamo,
tutte quefle coft al contrario uenirano,fatui in me¬
moria la libertà mia ottenuta di poter uinceregli
umici detta fede. Eglino non hanno molta cura
4el combattere noftro ,per la pojfangaehebatmT
SA *
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4 Jf/ST.ÒEL CjtrjtlLlEU.
noi airi per la patria,per l a libertà , & ancora per
le proprie uite combattiamo, lo ut ricordo dellapri
ita uirtit,& dellajèconda per noi altri ottenuta , no
temiate uirtuofi Cauallieri la moltitudine de tùmi-
ci,che cofa certa i che ipochiponno uincere i molti*
che quanto piu fono , piu hanno da fare in potergli
ordinare>che il buòn ordine è quello che uince le hot
taglie tenendofi al reggimento del Capitano. *4-
dunqueSignori mieiuoichefentite d’honoreàouirt
cordo che con quelli mede fimi due uoltehabbiamo
combattuto , non penfate che bora fiano piu ualen-
ti > hauendo poca memoria della triHa morte dei
fuoij& del gran fiargimento delfangue,come la uir
tildi uoi altri ha fatto nelle perfine loro* penfate
con quanto dolore » & mijeria demo Ilare , &per
tutte le cofe che ioni ho detto a nói altri contiene
darla battaglia,fegia non fi conuertiffe in pace
quandofaremo requiritori >& uincitori della bat¬
taglia batteremo la ricchezza , & tutte le armi fa¬
ranno uoflre*& quando darete U battaglia fate
che fia con grande ardimento > che loro fino poSU
ingrandisfimo pericolo *& non barn» murò tanto
forte quanto è la uirtù uoilra, & non dubiti alcu¬
no della uittoria,&fe per auenturagli timorofi hd'
■ tteranno uoglia di fuggire guardinfi quello che fa¬
ranno , che piu gli uale perdere la uita che uolgere
la faccia in fuga con difordine ferrea uendetta * che
fareteprefi, & tagliati a peggi come pecore * &
fé combatteremo uirilmente, & con gagliardo ani-
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ri il Bi^riéx
me, cerne debitamente iebbe fare ciaftu*o Imm
Cauallìere, dolorefa & fanguinolentc untore U-
fdaremo a loro, volgete la faccia uerfo quelcafUL.
io, dotte è quel profitto, & utrtuofo CauaUiere té
Maeflà delle Illufirisfinto Signore Imperatore,com x
laSeremfiima Trenciptffa figliuola fua, & le altre
donzelle che la battaglia mireranno,{tuoi aman¬
ti che bene amate,qual gloria ui fard vincere iman
Zf alle dame » & innanzi alla Maeftà del Sereni-
fimo Imperatore ? & baciargli la mano come um-
€Ìtori,& quale infamia Jàrà per ueì altri, fe andare
te mum^i all’altezza fua uinti, & fuggitila ? chi
Jara quello che dinanzi a tal signore, {f a tante da
me babbia ardimento d'moUrarfó La terra innan¬
zi copragl'occbi mki,& le fieri beSUe la carne mia
mangino,che mancamento in me tantogrande ueg-
gagiamai,& nonpotèpiu dire,percbe ttidde i Tue
ehi che uigorofamente alla battaglia fi trono appa¬
recchiati.
IU HOj^ET^DM E ST^tFE^TE-
uole battaglia che fufra Cbriiliani ,eMori,&
quelcbenefeguì. Cap. IXX.
'A T jHoilSoldanocheiChrilìiamhaueuanoor
V dinota la battaglia ordinò incontinente il
fuo tmtum erabile ejfercito, & fece ponete tuttala
gente d’armi in ordine a quello modo. Tatti quel-
liete fottanano lande,lancioni ) & picche, rotelle
SIA ì
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IJ.'ST. DEL CJVALLIE\
targhotmbracciature,#targom,#ftmil cofi,fe*
cer( >èantìguarda, dietro gli ueniuanogli baliBrie-
ri& arcieri, dapoi quegli benquindecipasfìdaloit
tana ueniuanogli CbriBiani chejòldohaueuanopre
fi dal? rati Turco con i cornili molto ben abborda -
ti, & con gran pennacchi}# ultimi dì tutti uen 'ma-
noi Turchi con piu di quattrocènto bombarde ca¬
riche , quando tutte le battaglie furono inordine , H
He d'Egitto mandò a dire a Tirante per un trombet
ta che lo ringratiaua della promejja che gli haueua
nfferuata, & cheegli lo ucciderla, o lo pigliarla
prigione in quel giorno,# farla fare una imagi-
ne tutta dioro, # quando baueffiroprefa la cit-
tàdi Coflantinopoli lafaria porreJopra la porta,#
che preflamentegli fariafentire di che amaritudi¬
ne lafua lanciafapeua. Tirante gli rifpofe che e-
gli era contento che glie la factffeJenthre >percbc il
portano tatto %uccaro,che amaritudine aùunanon
guBaria, ma che non perdonarla in dargli la bat¬
taglia ,& che in quel giorno il fio dolorofo f angue
faria Jparfo,# Tirante tomo a pregare, amtnae -
Sirare, & confutare le fuegenti cbeteneflero il cuor
fermo , # porte da parte tutta la paura corner-
tèndo l'animo loro in gran fperanga di ottemre uit-i
toria. I Turchi fiancarono una bombarda, la-'
qual pafiò tanto alto che alcuno non toccò. Ti-
ranceportaua una piemia alga legata albracdn
con un cordon di fifa, # in mano haueua una pic¬
chia bandiera t con laqualefece il fanale ,J lùn-
l
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TIHyf^TE IL BI^-^CÒv ?0 S
ta di "Pera che’l uidde & baueua il cap o dea*U irai
tò tutta la gente fino al mezZP doue erano /cV^
iiere uolgendo le J'palle uerjo gli nemici a mar,
ra di circolo rotondo jempre con ordine a pafj
pajjò ,&Caltro capo dell'ala doue era il Duca di
Sinopoli girò per quello medefimo ordine. allhora
tennero la faccia uerfo il monte doue era Dioftlo »
& le frolle uerfo gli nemici, & cmincwrono a cor
fere di galoppo t & fempre ht belloordine chenon
pafaua piu il capo d’uno cauallo che dell altro. 1
Turchi quando cofì andare gli uiddero cominciaro¬
no a gridare con gran gridi ,gia fuggono ,gia fig¬
gono , di quelli da piedi parte gittorono le lande 4
terra, parte le rotelle, taxgom > & imbracciatu¬
re, altri le picche, altriìe baleHr e per correre die¬
tro gli rumici ChrìStiani, di quelli da cauallo, eli
foteuacorrere piupenfaua guadagnare ,et quelli
cbebaueuamgli caualli abbardatigittauano Ubar
de,acciochevndaJferopiukggieri,etTirantehor
bora fi uolgeua , et uedeua uenire tutta la gen¬
te l’uno dietro all’altro fernet ordine, & sbaxrat¬
tuti,,et per quello égli non fi curaua di cofani -
■ cuna Je non di andare correndo, et in ordine, et
anelli che haueuano buoni caualli fino a dargli dd-
Jte lande ne fianchi aggiungeuano, quando lo Im-
y/ foratore che era neUa torre uidde uenire Ingente
fuggendo ben fi pensò che la battaglia perfafuffe,ct
tutta quella notte le donzelle non s’erano froglia-
tc,facendo priegbi con gran diuotione, etfupptican _
rGoogle
f, r. DEL CAVALLIt\
io ah aore battaglie » & allafuafacratff-
* h Jr *adre » che alli Chrifiiari littoria concedere,
Aindo Tirante ridde che in tutto la gente da pie
/ii rcftaua adietro,& che già batteva paffuto il tuo-,
’ io doue era Diofebo » allboraalgò la bandiera che
portava» & ogniuno fi affermò » & eufemia[qua¬
dra fi tirò da parte per Jfe»allontanandoft l'una dal¬
lialtra uno tratto di pietra. 1 Turchi quando rid¬
derò ebe gli nimici t'erano qffermati,per ingannati
fi tennero » Tirante ordinò che il Duca, di Vera fe-
rifie primieramente » ilquale con grande ardire fi
fife in melode gli rimici uirtuofmente com¬
battendo. Quanioil Capitano ridde che gli rimi¬
ci drriuauano,& fi rinforzavano di gente fece ferve
lafquadradel Marchefe di San Oeorgiofito fratelo
lo, dapoi quella del Duca di SinopoliJjora una[qua
ira » bora un'altra , & facemmo tanta mortalità
digente,cbe eracofa di grande ammiratioue .Qua
do Tirante ridde che quafi la metà delle fue genti
era entrata nel fatto d'armi , & fempre andavano
guadagnando campo» & ridde nellapreflàdella gt
te il He di Cappadocia che'l veniva ocàdendo,flr de
Struggendo molti Chriftiani » lo conobbe al cimiero
ohe portaua,Uqual era uno leone tutto d’oro comma
picchia bandiera,tolfe unagroffalacia»&uerfo /#l\x
andare fi lafciò, & quando il Uefè’l ridde venire d
tra non lo fuggì, augi di molto buon grado lo affet¬
tò» & tanto fu grande lo incontro, che loro due fi.
AMerOf che con gli cavalli infime per terra
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TlUst^TE IL BlUTiCO. ^
éorono,leuati ciajcun ualentisfìmamente sfu *
noleff>ade,&fì affrontarono,dando fi gran colpi t
ma tanto era la moltitudine della gente che aiutay
idi'uno & all'altroché combattere non pòteuano\
mai Turchifecionogran sfiordo,& al dijpettode I
ChriHiani il He à cauallo rtmifiero.Tkamo fi pofe di
nan^i al t{e , accioche Tirante à cauallo rimontar
potéfiè i & tanto lo tenne ftretto combattendo fi m-
pe che la fiquadra del Conte Tlegaman ferì nel fiat-,
to darmi,laqualpafiòin quella parte doueera ilC4
pitano,& lo aiutarono » cheti montò a cauallo in
groppa del Signore di ^tgramante, & quello della
calca deliagente il truffe,&percbe molti cauaUi an
dottano per il campo che batteuano per fi i loro Si¬
gnori ne pre/èro uno & al Capitano il diedero, &
egli prettamente ritornò nella gran hattagl ia,& ci
la picchia *4%ga cheportaua legata al braccio la
éoue feruta ben poteua dir che il colpo che gli daua
era mortale,che in terra prendeua il fitto alloggia -•
mento*? egli à pericolo dellafiua perfiona conpo-
teredaltri focena la battagliatitiuinceua era uin
ritore alla patria, & per fie molto honore, & gloria
acquiHaua.il Capitano commadò che tutte le /qua
ire parte à man defira,&parte alla finillra nel fot-
fu d'armiferijfiero,&tuttiuenneroàferire altra-
uerfio,allhora fi uedeuano bacinetti andar per terra»
eSf Cauallieri dall'una parte,& l'altra morti, & fie
riti che era cofa di grande aàmrratione à uedere.
Tinnite tornò à ferire» fora era in un luogo , fo-
*f. DEL CjlV ^LL1E\
-, spoltro,& non combatteua in uno fòla pòrte»
\ ;.n molte,& f occorreva la doue era il bifogno.il
ffd’Egittoperjk* buona uentura uidde Tirante
ne molti ualorofamente cembatteua,&ufà un po
y (0 della battaglia,& il He di Cappadocia, &il Rp
' , d'spòrica con lui infteme ufdrono. il He d‘Egitto
gli pregò che lafciajfero tutti gli altri,& non curaf
fero fe non dieecidere Tirante, & accordati à que
Ho tornarono alla battaglia,& Tirante combattedo
il Duca di Macedonia gli Henne alle jfalle dalla par
te di dietro,&con lajpada gli tirò una fioccata ,
& diedegli di folto dal bacinetto,& tutta la ponto
gli cacciò nel collo,&quefto uiddero HippoUto,&
Tiramo,liquali con gran gridi griderono,oDuca tra
dhore,perche uuoi con tradimento uccidere uno de
tuoni Cauallitri del mondo lei fede diedero ài
lui. Ciafcuno degli tre Hegibamuano tolto una la
tia in mano,& tato feciono, & tanto s affaticarono
che ueneroda Tirate,& tutti t reJe drizzarono uer
fo lui,marnipotrro incontrare altriche'lRg d'Egit
to,& il He di Cappadocia,l incontro fu tantogratt .
de che egli & il tanello in terra cader ano, & il co-,
uallo haueafette ferite,érti Hf d'*4 phrica incontrò
il Duca diMacedoma,ilqual iobatteaprejfo*TirÌ
te e colpo tato grade inmegzp al petto gli diede cb^.
la lacia dall'altra parte gli pafiòy&fù lancia morta
le cbtipagò dellefue malignità,quadoTirante fu a
terra molto btbbe da far inpoterfi leuar, pcbe il ca
uaMo c bancafotto nellegàbe eraferitoamq co tutta
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Tl^TiTE IL BljTbi
queftotatogra sformo fece dife ch’egli »
uò, et cafcogli la bauieracbe por tana al l
che egli fu incitrato co una delle lacie, et
cotrò nel/palazzo ftniflroietfe nofUffèro fiate*
fideli armi à quella mlta egli era morto,quanio &
<£Egitto il utdde t terra incoùriete uolfefmetar,qiu
do eglihebbe la gabtf ìpra l’ardo dellaf ’.Ua,uene >
Signor i‘\Agramoteì et incontrollo in me^go della
cofcia epaffoglila da banda à banda,& egli che /enti
grandìsfmo dolore della ferita cafcò in terra à fuo
mal grado. Quado Tirante iluiddecofidifiefointer
ra uerfo lui corfe,ma mai «6 lo puote aggiungeresti
ta era la calca della g ete^uado il i{e fi fu leuato tol
fe una latta chetrouòin terra, et àpoco àpocofimi
fefra la gente,et accoftosfitato à Tirante che gli ti
rò una punta con la lancia,et perche (gli no haueua
fa bauieragli diede nel mczgp della guada, et rup*
pegli quattro denti mafceUarUche perjè moltofan -
gue,ma egli fempre cibatteua,che $ quello rio reftò
mai,et Hippolito che’l uidde àpiedi,et in tal punto,
fi affrettò tato ch’egli peruéne a lui,e co quella mag
gior preficgga ciré puote da cauallofmotò,e diffegln
Signor mio io tà priego f Dio che ajcediate qui,etTi
rune còbatteua uerfo il capo dell’ala,che àpoco àpo
fio andauafuggedo dalla preffa della gente, etafcefo
Tirate diffi à Hippolito,et tu che farai, rifpofe egli,
Signor faluate la fjona uofira,che anchora che mi ut
diano p amor dellaSignoria uofira io hauerò la mia
unric p be meritata. Tirate temè alla battaglia cer
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SToTL CAVALLIZH'
trottare ilred'Egitto,# egli per iota*
KHta era ufcito della battaglia, quàtftdo Ti
Ót/e che noi poteua trottare centra gli altri
'ìicmtnte combattè,# uccidendogli,dapoi bu
/•jpatio che combatteva per la battagliaJe incora
// o col I{e di CappadociajlUe che’l uiddegli andò .
iìl’incontro,# co la Jpadagli tirò alla man delV
jga, & fertilo un poco, # Tirante fegli accoflò, &
tanto che gli diede con l'atrafopra il capo che gli a*
macco il bacinetto,# tramortito il fece àterraca ■
dere,fubito Tirante [montò,# tagliogli le correg-
gie del bacinetto,# allhora atrutòun Caualliercbe
con alta #pietcfa voce gridò.Signor, digratia non .
vogliate decidere il I{e,che egli è mortalmente feri
to,# poi che egli è coft inauerato,#umto per la uo
Bra benignità dategliunpoco di(patio di tuta, che
affai battete,che fia muto, dijfe Tirante, quale è la
ragione che ti moue,che tu ti uogli efiercitare ingra
tìe di pietà uerfo quello noflro publico nimico, che
con tanta crudeltà,# con confidan^ajòlà dellafua
virtù,# delleJue armi ha fatto il fuo potere f dar¬
mi la morteìOndegiuflacoJà è che’lftapunitojècon
do che egli uoleua fare di noi altri,e non è bora tem
po d’altro che di crudeltà, che la nofira vittoria 1
nella fola pctentia della nofira uirtù,#nou ne i
riti della virtù della miapotentia,#per quefio
traffe il bacinetto,# tagliogli il cape fa lancia diTi
tante la quale era tutta vermiglia # gocciolante
itlfangue degli burnivi che baueuamertofra le al
.C'.OlH’Ic
Tl^TlTE IL E1U\
•tre era ben cono/ciuf a,& Interra copt
mortifera tutta tinta,# vermiglia del -,
gue che già s’era /parto. Tirante tornò à ca.
do i Turchi mddero il t{e tanto ualentisfim
in gran moltitudine gli vennero ado/fo, &,
* molto gran sformo per poterlo occidere, & fel¬
lamente ferito,#- abbattuto da cavallo,# Tira
nonfmarrito dettacaduta , ne timorofo dette feru
congran preHe^a fi levòt& à piedi fi cacciò nell*
folta dettamente gagliardamente combattendo , &
con l’aiuto de i fuoi tornò a montare à cavallo, qvc-
Sla fi* moltoforte,etafjnra battaglia , et quanto fe
magiare,tanto fu piu chiara la gloriafua, # conti
nuandofcmpre la battaglia,era quafi horadiuejpe
ro,& Diofebomaladiceua Tirante cke in quel luo¬
go lo haveapoStor&diceva,egit vuolfempre per fe
tutti gli bonari,# ad alcuno non ne malfar parte»
comejeio nonfusfi buono per nulla,qui mha lafcia
tOiperilmioDiodeWhonor anch’io lamia parte uo
glio,andiamo dijfeàgttJuoi,et non temiamogli futu
ri pericoli,et in me%go dettagenteferiamo,et detto
queflo del luogo doue erano occulti ufctrono, et con
grande ardimento ne gli nemici cominciormo à feri
rf,quando i Turchi che fi penfauam che piu non gli
JPjuJfedauenir alcuna[quadra, mddero tanta gente
ufcire,et venirgli incontro molto fi Jmarrhrono. Il
gran Saldano fe ne ujcì un poco fuori della battaglia
et era ferito,ma non molto,et dijje àgli fuoi, io ueg
govenire la nofiragenteàmeno,et delibero an^i ha
>
* - * * __ jgle-
^DEL CjrjLLl-El^
£ cbe fuggire, quando Tirante utile il
fa Jua gente con i flendardi piegati ufci
:o darmi,corfeuerfò quella parte et glie
;,et uccidendo molta gente à dare la caccia
, inciò . Durò quefla battaglia dalla mattina
~'Har del Sole fino à tre bore doppo il mcxgt **
Montata era la moltitudine della morifma,cbe i
nriHiani eran fianchi d'uccidere tati Mori ,etfu
quel giorno ftngulare, et di tanta gratta da fegnare
colrubeo lapillo, che durò la caccia col [caliamen¬
to della uittoria tre leghe fèmpre jeguendo,et ucci¬
dendo Turchi.Di queflo cafoTbrante poteua effer
ietto l{e di battaglia,etCaualliere imùncibile, cbe
come la projpera fortuna bauea per ceBume di fa¬
vorire i Turchi contra i CbrìBiani,la diurna proni-
dential'baueafatta uoltareper aumentar e la glo¬
ria di Tir ante,et Bone hi dalla uccifione l’bar a era
già tarda,quando il Capitano con la piu parte delle
genti arriuò à una città laqualfoleua ejjér delMar-
chefedifan Georgio, di cui egli bauea il nome di
Marche/è,tt egli bancaperfi tuttofi Marchionato,
e quella città era Bota donata al re d'Egitto, ilqual
fempre molto ben promfla,e fornita la tenea,dubita
•dofi di quel che poi gli interueme, cbe nella propri^
terra egli fu fatto prigione,et uilmente morfe, cornea,
nellafeguente parte jnudifttfamenteragmaretMt '
et contiaiuto di Iddio imporremo fine a quefla pri¬
ma parte, apparecchiandofi di narrare le granpaf-
fiomibeludorofo Ttrautefofferfe per la Trend-
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. pefla Carmefina,ct ella di lui^et ah*
ture,come nelprogrejjò dellagrandi^
glorieremo. \
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- • •, della Hiftoria di T ir ante il Biaru o
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